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lunedì 1 luglio 2024

161. SUI SENTIERI DI GUERRA DEI MAASAI IN AFRICA ORIENTALE. DA: MAASAI. GENTI E CULTURE DEL KENYA



. Quattro guerrieri Maasai, con scudi (elongo) e cimieri di pelliccia in uso specialmente tra gli Il-Wuasin-Kishu, ca. 1890-1923
(Frank and Frances Carpenter Collection, Library of Congress, USA)

I Maasai hanno una tradizione storica ricca di imprese guerresche. Questi nomadi pastori dal 1850 al 1880 costituirono in Africa orientale una formidabile potenza militare, con la quale tutti coloro che si interessarono a quei territori: arabi prima, tedeschi e inglesi poi, dovettero fare i conti.

 Secondo lo studioso Maasai Kantai, i suoi avi spesso si sarebbero limitati a difendersi dalle carovane, sia degli schiavisti arabi, che di quelle dei bianchi ed africane di altre tribù, quando non del tutto pacifiche erano le loro intenzioni.

 Dai loro originali siti posti intorno all’area nilotica, i Maasai dapprima si diressero verso il lago Turkana, nel settentrione del Kenya.

Successivamente si spinsero verso sud. Arrivando, intorno al 1830, a quello che sarebbe dovuto diventare il loro limite meridionale, nell’odierna Tanzania.

 Al tempo della loro massima espansione dominavano un’area lunga, da nord a sud, 800 Km e larga 150. Nel 1857 un gruppo di razziatori costrinse la guarnigione persiana dei Baluchi a ripararsi all’interno di Fort Jesus, a Mombasa. 

I sentieri di guerra dei Maasai in Africa Orientale 
(da J.W. Gregoty, The Great Rift Valley, Londra, 1896)

Nel 1859 un gruppo di guerrieri si spinse sulla costa dell’attuale Tanzania. Distruggendo il porto di Tanga, nei pressi del confine con il Kenya.

Nel 1861 Mombasa era in allarme per una minacciosa ricognizione “in loco” di moran (guerrieri).

Invece l’isola di Zanzibar sarebbe stata sempre risparmiata per via dell’oceano.

Sembra, infine, che un loro commando si sia spinto fin sulle sponde del lago Nyassa (oggi Malawi), a ben 800 km dalla loro terra.  

Nel capitolo dedicato ai Bantu abbiamo visto come alcune tribù appartenenti a quel dominio linguistico rimasero così affascinate dai costumi dei loro bellicosi vicini, che finirono per copiarli.

Il guerriero Kikuyu imitava ogni dettaglio dell'equipaggiamento da combattimento Maasai, come i disegni dipinti sugli scudi (elongo).

Anche se, ovviamente, se ne sarebbero persi gli originali significati Culturali.

In seguito i Maasai sarebbero stati imitati anche da Embu e Chuka.

Del resto ricordo come dall’Africa meridionale provenga un altro esempio di acculturazione indotta da un popolo guerriero. I costumi degli Zulu furono infatti prontamente imitati dai membri delle diverse tribù sconfitte dalle armate del “Napoleone” Chaka (ca.1787-1828).

Da allora questi uomini vennero dispregiativamente denominati “scimmie degli Zulu”.

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