. Quattro guerrieri Maasai, con scudi (elongo) e cimieri di pelliccia in uso
specialmente tra gli Il-Wuasin-Kishu, ca. 1890-1923
(Frank and Frances Carpenter Collection, Library of Congress, USA) |
I Maasai hanno una tradizione storica ricca di imprese guerresche. Questi nomadi pastori dal 1850 al 1880 costituirono in Africa orientale una formidabile potenza militare, con la quale tutti coloro che si interessarono a quei territori: arabi prima, tedeschi e inglesi poi, dovettero fare i conti.
Secondo lo studioso
Maasai Kantai, i suoi avi spesso si sarebbero limitati a difendersi dalle
carovane, sia degli schiavisti arabi, che di quelle dei bianchi ed africane di
altre tribù, quando non del tutto pacifiche erano le loro intenzioni.
Dai loro originali
siti posti intorno all’area nilotica, i Maasai dapprima si diressero verso il
lago Turkana, nel settentrione del Kenya.
Successivamente si spinsero verso sud. Arrivando, intorno al
1830, a quello che sarebbe dovuto diventare il loro limite meridionale,
nell’odierna Tanzania.
Al tempo della loro massima espansione dominavano un’area lunga, da nord a sud, 800 Km e larga 150. Nel 1857 un gruppo di razziatori costrinse la guarnigione persiana dei Baluchi a ripararsi all’interno di Fort Jesus, a Mombasa.
Nel 1859 un gruppo di guerrieri si spinse sulla costa
dell’attuale Tanzania. Distruggendo il porto di Tanga, nei pressi del confine
con il Kenya.
Nel 1861 Mombasa era in allarme per una minacciosa
ricognizione “in loco” di moran (guerrieri).
Invece l’isola di Zanzibar sarebbe stata sempre risparmiata
per via dell’oceano.
Sembra, infine, che un loro commando si sia spinto fin sulle sponde del lago Nyassa (oggi Malawi), a ben 800 km dalla loro terra.
Nel capitolo dedicato ai Bantu abbiamo visto come alcune
tribù appartenenti a quel dominio linguistico rimasero così affascinate dai
costumi dei loro bellicosi vicini, che finirono per copiarli.
Il guerriero Kikuyu imitava ogni dettaglio
dell'equipaggiamento da combattimento Maasai, come i disegni dipinti sugli
scudi (elongo).
Anche se, ovviamente, se ne sarebbero persi gli originali
significati Culturali.
In seguito i Maasai sarebbero stati imitati anche da Embu e
Chuka.
Del resto ricordo come dall’Africa meridionale provenga un
altro esempio di acculturazione indotta da un popolo guerriero. I costumi degli
Zulu furono infatti prontamente imitati dai membri delle diverse tribù
sconfitte dalle armate del “Napoleone” Chaka (ca.1787-1828).
Da allora questi uomini vennero dispregiativamente
denominati “scimmie degli Zulu”.
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