. Straordinaria foto di tre megaliti del Cerchio di Brodgar [2500-2000 a.C.]. Sullo sfondo vista del Loch di Harray (© Franco Pelliccioni) |
Uno degli aspetti più straordinariamente insoliti di quella mia lontana visita invernale, alla scoperta della principale delle isole dell’arcipelago [Mainland], è consistito nell’essere sempre stato incredibilmente solo, in ognuno dei miei spostamenti.
In tutte le diverse aree archeologiche e naturalistiche da me visitate, nessuna esclusa, non ho visto l’ombra di un turista, o di un isolano, o… di animali. A parte, ovviamente, dei soliti uccelli marini, di qualche pecora e di alcune mucche a mantello rosso, tipiche della Scozia, appartenenti alla razza highlander.
Il mio viaggio in quella terra così remota, alla scoperta di antiche testimonianze storiche, non può non farmi pensare che anch’io, grazie ad un’improbabile “macchina del tempo”, sia tornato indietro nel passato. Ad un’epoca, mi piace pensare, visti i luoghi, che potrebbe forse corrispondere a quella di fine Ottocento.
Tanto da farmi immedesimare in un viaggiatore dell’età vittoriana. O, comunque, in un forestiero, intento a effettuare un classico Grand Tour, sia pure organizzato “al contrario”. Cioè in un uomo del sud, un mediterraneo quale io sono, che voleva avvicinarsi, conoscere e apprezzare realtà e habitat nordici.
Sfidando “coraggiosamente” le difficoltà insite in un clima certamente inclemente. Oppure, pensandola ancora più in grande, indossando i panni di un esploratore che, in una terra ignota, andava alla scoperta di peculiarità naturali e di abbondanti ed evidenti tracce di un remotissimo, a volte perfino “misterioso”, passato.
Risalente, addirittura, a prima dell’edificazione delle Grandi Piramidi Egizie.
La cui comprensione, come la “giustificazione” della loro stessa esistenza e funzione, in passato erano state così controverse, da aver dato adito ad un’infinita sequela di contrastanti dibattiti pseudo-scientifici. Sui quali, talvolta, ha saputo “infierire” chi le avrebbe considerate perfino aliene dal nostro mondo.
All’epoca del mio viaggio, ormai quasi quaranta anni fa, quell’arcipelago rappresentava ancora una terra pionieristica.
Dove i visitatori, anche in estate, non dovevano poi essere
moltissimi.
Figuriamoci poi in inverno, nel mese più duro qual è dicembre.
Quando la media della temperatura oscilla tra 2,3 e 6,8
gradi, con 24 ore di sole, ma… per l’intero mese!
D’altronde nel 1982 si era ancora agli albori dei viaggi e del turismo di massa, i tour organizzati erano ancora invero pochi, i biglietti aerei relativamente cari, c’era ancora chi aveva la fobia per i voli aerei, le compagnie low cost erano al di là da venire, così come Internet e la possibilità di autogestirsi i viaggi. Così ho potuto visitare lungamente, “in solitaria”, ogni singolo sito archeologico e addentrarmi in aree, dove oggi è totalmente impossibile penetrare. Poiché possono essere osservate solo a distanza…
Inoltre, anche in base ai miei ricordi, confortati dallo Scrap
Book dei miei viaggi, penso che solo in un’occasione: la visita della Tomba
a camera di Maeshowe [2800 a.C.], io abbia avuto un regolare biglietto di
ingresso.
DA: REMINISCENZE DI UN VIAGGIO NELL’ARCIPELAGO SCOZZESE DELLE ORCADI
(E.Book, versione cartacea a
colori e in bianco e nero, 178 pp, 188 note, 172 immagini, di cui 142 a colori. 72 sono dell'A.)
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