Dettaglio di una litografia di Félix Benoist,1861: Chiesa dell'Abbazia di Saint-Denis (Abside e facciata settentrionale)
Nell’ultimo viaggio a Parigi ho avuto modo di visitare, alla periferia della megalopoli, la città di Saint-Denis, sita lungo la Senna, a “distanza” di metropolitana. Un luogo straordinario e contemporaneamente singolare, di cui ignoravo totalmente l’esistenza, che mi ha notevolmente sorpreso per ciò che ha saputo riservarmi. Perché merita un’attenzione invero non secondaria la presenza di un’importante Basilica, un tempo Abbazia, attorno alla quale crebbe prima un mercato, poi il nucleo urbano.
Quando nel 1973 si
iniziò a costruire la metropolitana, come spesso accade quando un luogo cela una
storia ben stratificata, i lavori di sterro iniziarono gradatamente a disvelare
un prezioso “mondo”, che giungeva direttamente dal passato… Con scoperte così
rilevanti che si continua ancora oggi a scavare, da allora - scientificamente e
da archeologi -, sia nei dintorni, che nell’intera città. Il cui territorio è stato
trasformato con eccellenti risultati in un grandioso laboratorio di archeologia,
in divenire e “di prossimità”. Grazie all’«archeologia preventiva»
effettuata dall’Unità di
ricerca appositamente costituita nel Comune.
Poco tempo prima il
mio arrivo infatti era terminata un’indagine in Place Victor Hugo, attigua alla Basilica, dove c’è la Mairie (“municipio”)
di Saint-Denis. Il suo scopo era di apprendere dal sottosuolo qualcosa di più sul
grandioso palazzo, ormai scomparso, che aveva ospitato Carlo Magno. Era
composto da più parti di cui alcuni grandiosi. Fu scavato nel 1990 dall’Unità e
nel 1996 vi sono stati ritrovati i resti di un ulteriore palazzo a meno di 50
cm dal suolo.
Tra il 1973 e il 2006 così furono
effettuate 160 operazioni di archeologia preventiva: 45 di sorveglianza dei
lavori, 82 sondaggi ed analisi diagnostiche, 33 scavi. Una gigantesca attività
indotta dal fatto che la Basilica, e ciò che di santo essa racchiude, per
secoli ha costituito un formidabile polo di attrazione per il popolo e la
monarchia francese. Tanto da diventare una Abbazia potente.
Addirittura reale! Fino a trasformarsi
nella “necropoli” della monarchia francese. Ovvio che re ed Abati avrebbero poi
fatto di tutto per impreziosirla. Introducendo una nuova architettura… Perché
l’attuale Basilica-Cattedrale di Saint-Denis, dal 1966 sede vescovile, è il
primo esempio di gotico nella storia!
Tutto ebbe inizio quando Santa Genoveffa costruì nel 475 nel "vicus
Catulliacus" una cappella, presto diventata luogo di pellegrinaggio, sulla
tomba di san Dionigi. Primo vescovo di Parigi, martirizzato nel 250 d.C.
dai romani a Montmartre ("Monte
del martirio"), assieme
ad Eleuterio e Rustico. Nel VII
secolo il re merovingio Dagoberto I (628-637) vi fondò l’Abbazia reale, con accanto
un monastero benedettino. Accordandole privilegi fiscali e, soprattutto, quello
di ospitare la sua tomba: è l’inizio della
Necropoli Reale. Accoglierà quasi tutti i sovrani di Francia: Merovingi, Carolingi,
Capetingi, Valois, Borboni… Nei suoi pressi si formò, almeno dall’anno 600, anche un altro
cimitero. Questa volta “popolare” e delimitato a nord da tre cappelle. Gli
archeologi vi hanno individuato 40 livelli di occupazione, più di 20.000
sepolture, migliaia di oggetti: anche il popolo aveva
cercato “protezione” in un’area considerata santa per la vicinanza all’Abbazia!
Città che, a
partire dalla rivoluzione industriale (fabbrica del XVIII secolo di tele
dipinte), la costruzione di un canale (1824), l’arrivo del treno (1843), la
realizzazione di diverse fabbriche, diventerà terra d’arrivo di immigrazioni
successive. Un luogo di accoglienza e di esilio, oggi multiculturale, con
abitanti (95.000, di cui quasi 25 mila hanno meno di 20 anni) di origine
spagnola, portoghese, africana, dell’est europeo, bretone, antillana.
L’unicità di tale “presenza” ha fatto sì che,
fin dalle prime indagini preliminari eseguite nelle vicinanze, sia scaturita
una vasta operazione di “archeologia preventiva” e urbana, che porterà a
scavare, senza soluzione di continuità, dal 1977 al 1992, in un quartiere in
via di rinnovamento a nord della basilica (oltre 13 ettari), in pieno centro
cittadino. Ricevendo apprezzamenti in campo nazionale ed internazionale. Inoltre
l’Unità di archeologia dal 1982 sta analizzando l’evoluzione dell’agglomerato urbano
attorno all’Abbazia. Interessandosi particolarmente a topografia storica,
artigianato e vita quotidiana. Dal 1995 le indagini sono state estese all’intero
territorio comunale (1.200 ettari). Con una decina di operazioni l’anno
effettuate dalla, o in collaborazione con, l'INRAP (del 2001, Institut
national des recherches archéologiques préventives).
Un’archeologia del territorio, «di prossimità», in presa diretta, che viene percepito dagli opinion leaders come elemento del processo di realizzazione della città del futuro.
Grazie alla riqualificazione del centro città, che si ispira ai lavori
archeologici, che hanno rivelato l’antica trama del tessuto urbano, ecco riapparire
le tracce delle attività del passato, che permettono di far rivivere una città
invisibile. Ravvivando la memoria di luoghi e uomini.
Per arrivare fin là,
fiancheggio un’ampia piazza, quel giorno assolata e deserta. Nel Medioevo questa
era la Pannetière. Qui si tenne dal
XV secolo l’importante fiera del Lendit,
dopo l’abbandono dell’originario luogo, ormai divenuto pericoloso, dove
attualmente si trova lo Stade de France…
All’angolo, sulla
sinistra, ecco davanti a me la facciata principale dell’imponente basilica. Ma
sarà il suo interno ad impressionarmi maggiormente. Per le notevoli dimensioni
verticali, le grandi vetrate, la copiosa luce che le attraversa, le slanciate colonne,
la maestosa cripta. Ma anche perché lì mi inoltro attraverso i secoli e la
Grande Storia. Passando accanto a superbe tombe scolpite. Autentiche opere
d’arte, dove riposano i Grandi della Francia. Poi scoprirò che ora sono quasi
tutte vuote. Nel 1790 i rivoluzionari le avevano profanate e saccheggiate. Nel
1792 l’Abbazia fu soppressa e trasformata in magazzino. Nel 1793 le
salme furono esumate e collocate in due fosse comuni nel cimitero a nord dell’Abbazia,
nell’attuale giardino Pierre de Montreuil,
dopo che fu richiesta la distruzione “dei monumenti della feudalità e della monarchia”. Comunque le
tombe furono successivamente recuperate,
restaurate e ricollocate al loro posto. Erano state salvate dall’archeologo Lenoir, che le
aveva volute per il suo museo dei monumenti francesi!
Compunto ed
immalinconito mi sposto tra i monumenti, poiché luogo che ispira indubbiamente anche
tanta pietà. Rimanendo poi sorpreso dal fatto che ci siano anche le sculture
tombali di Luigi XVI e di Maria Antonietta: in preghiera, uno accanto all’altra.
Nel 1815 Luigi XVIII vi aveva infatti
trasferito le ceneri, individuate nel cimitero della Madeleine. Ma nel 1816 Luigi
ricostituì pure la necropoli reale. Inumando i resti dei re in un ossario nella
cripta nel 1817. D’altronde Napoleone
aveva riaperto l’Abbazia al culto nel 1802, restaurandola nel 1806. Anche se nel
1809 aveva assegnato gli
edifici del monastero alla Maison d’éducation de la Légion
d’honneur, tuttora
funzionante.
Infine vedrò nell’immensa
cripta le tombe con le reliquie dei martiri, dove tutto ebbe inizio…
Veduta parziale delle tombe, 2009 ( Rita 1234) |
Dopo aver
conosciuto un primo ampliamento nell’832, l’Abate Sugerio (1081-1151) con un autentico colpo di maestro la rivoluzionò
completamente… Diplomatico,
reggente di Francia, amministratore, cronista, Sugerio ne fece una delle più
potenti di Francia. D’altronde, e per forza di cose, il rapporto con la monarchia era stato
sempre strettissimo. Raggiungendo il culmine con l’Abate-Re Carlo I il Calvo (867)
prima, con l’Abate Cardinale Mazzarino
(1654-61), poi. Ma essa gli darà
anche modo di “inventare” un nuovo stile! Ricostruendo l’edificio dal 1135 e realizzando nel 1140-44, “in
tre anni, tre mesi, tre giorni”, un nuovo abside ingrandito e luminosissimo:
vero inno
alla luce; manifesto d’avanguardia di un’arte innovativa prodotta dalla mirabile sintesi delle
tecniche europee; simbolo di una monarchia capetingia in espansione. “Il nuovo abside è stato riunito al nartece.
La chiesa scintilla, illuminata al suo interno (…) L’insigne opera risplende a questa novella luce. L’innalzamento è
stato realizzato ai giorni nostri. Sono stato io, Sugerio, a dirigere i lavori”.
Una rivoluzione
architettonica completata dall’assenza di mura tra le cappelle, dal raddoppio
delle vetrate negli spazi di preghiera, da un immenso rosone sopra l’ampio portone
centrale, dal coro attorniato da un deambulatorio aperto su cappelle
sfavillanti di luce.
L’immenso ed alto interno è invece
dell’epoca di San Luigi (Luigi IX), che dal 1231 fece ricostruire le
navate. Dotandole, dopo aver trasformato
il coro, di una foresta di alte
colonne e di un transetto di
eccezionale ampiezza, per accogliere le tombe reali e realizzando
le prime 16 statue giacenti di pietra, di cui ne esistono ancora oggi 14. Mentre
la sua tomba andrà distrutta nella Guerra dei Cento Anni.
In quello che è il più grande insieme al mondo di monumenti
funerari, ci sono i sepolcri, spesso riccamente scolpiti e monumentali, di 46 Re,
32 Regine, 63 Principi e Principesse, 10 Grandi del Regno. Perché l’Abbazia ha esercitato
una duplice funzione protettiva e legittimante: i reali erano sepolti accanto alle
reliquie dei martiri; qui erano conservati la corona e il vessillo reale, che univa l’Abbazia al Santo Patrono e al
re. Simbolo che i re innalzavano in guerra e intorno al quale si andrà formando
un sentimento di unità nazionale.
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