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lunedì 9 maggio 2022

18. LA NECROPOLI DEI RE DI FRANCIA DELLA BASILICA DI SAINT-DENIS. DA LUOGO DI PELLEGRINAGGIO E MERCATO A CITTA’ CULTURALMENTE ALL’AVANGUARDIA: NASCITA DEL GOTICO, LABORATORIO DIFFUSO DI ARCHEOLOGIA PREVENTIVA


Dettaglio di una litografia di Félix Benoist,1861: Chiesa dell'Abbazia di Saint-Denis (Abside e facciata settentrionale) 


Nell’ultimo viaggio a Parigi ho avuto modo di visitare, alla periferia della megalopoli, la città di Saint-Denis, sita lungo la Senna, a “distanza” di metropolitana. Un luogo straordinario e contemporaneamente singolare, di cui ignoravo totalmente l’esistenza, che mi ha notevolmente sorpreso per ciò che ha saputo riservarmi. Perché merita un’attenzione invero non secondaria la presenza di un’importante Basilica, un tempo Abbazia, attorno alla quale crebbe prima un mercato, poi il nucleo urbano.

   Quando nel 1973 si iniziò a costruire la metropolitana, come spesso accade quando un luogo cela una storia ben stratificata, i lavori di sterro iniziarono gradatamente a disvelare un prezioso “mondo”, che giungeva direttamente dal passato… Con scoperte così rilevanti che si continua ancora oggi a scavare, da allora - scientificamente e da archeologi -, sia nei dintorni, che nell’intera città. Il cui territorio è stato trasformato con eccellenti risultati in un grandioso laboratorio di archeologia, in divenire e “di prossimità”. Grazie all’«archeologia preventiva» effettuata dall’Unità di ricerca appositamente costituita nel Comune.

   Poco tempo prima il mio arrivo infatti era terminata un’indagine in Place Victor Hugo, attigua alla Basilica, dove c’è la Mairie (“municipio”) di Saint-Denis. Il suo scopo era di apprendere dal sottosuolo qualcosa di più sul grandioso palazzo, ormai scomparso, che aveva ospitato Carlo Magno. Era composto da più parti di cui alcuni grandiosi. Fu scavato nel 1990 dall’Unità e nel 1996 vi sono stati ritrovati i resti di un ulteriore palazzo a meno di 50 cm dal suolo.

   Tra il 1973 e il 2006 così furono effettuate 160 operazioni di archeologia preventiva: 45 di sorveglianza dei lavori, 82 sondaggi ed analisi diagnostiche, 33 scavi. Una gigantesca attività indotta dal fatto che la Basilica, e ciò che di santo essa racchiude, per secoli ha costituito un formidabile polo di attrazione per il popolo e la monarchia francese. Tanto da diventare una Abbazia potente.

   Addirittura reale! Fino a trasformarsi nella “necropoli” della monarchia francese. Ovvio che re ed Abati avrebbero poi fatto di tutto per impreziosirla. Introducendo una nuova architettura… Perché l’attuale Basilica-Cattedrale di Saint-Denis, dal 1966 sede vescovile, è il primo esempio di gotico nella storia!

   Tutto ebbe inizio quando Santa Genoveffa costruì nel 475 nel "vicus Catulliacus" una cappella, presto diventata luogo di pellegrinaggio, sulla tomba di san Dionigi. Primo vescovo di Parigi, martirizzato nel 250 d.C. dai romani a Montmartre ("Monte del martirio"), assieme ad Eleuterio e Rustico. Nel VII secolo il re merovingio Dagoberto I (628-637) vi fondò l’Abbazia reale, con accanto un monastero benedettino. Accordandole privilegi fiscali e, soprattutto, quello di ospitare la sua tomba: è l’inizio della Necropoli Reale. Accoglierà quasi tutti i sovrani di Francia: Merovingi, Carolingi, Capetingi, Valois, Borboni… Nei suoi pressi si formò, almeno dall’anno 600, anche un altro cimitero. Questa volta “popolare” e delimitato a nord da tre cappelle. Gli archeologi vi hanno individuato 40 livelli di occupazione, più di 20.000 sepolture, migliaia di oggetti: anche il popolo aveva cercato “protezione” in un’area considerata santa per la vicinanza all’Abbazia!

   Città che, a partire dalla rivoluzione industriale (fabbrica del XVIII secolo di tele dipinte), la costruzione di un canale (1824), l’arrivo del treno (1843), la realizzazione di diverse fabbriche, diventerà terra d’arrivo di immigrazioni successive. Un luogo di accoglienza e di esilio, oggi multiculturale, con abitanti (95.000, di cui quasi 25 mila hanno meno di 20 anni) di origine spagnola, portoghese, africana, dell’est europeo, bretone, antillana.

   L’unicità di tale “presenza” ha fatto sì che, fin dalle prime indagini preliminari eseguite nelle vicinanze, sia scaturita una vasta operazione di “archeologia preventiva” e urbana, che porterà a scavare, senza soluzione di continuità, dal 1977 al 1992, in un quartiere in via di rinnovamento a nord della basilica (oltre 13 ettari), in pieno centro cittadino. Ricevendo apprezzamenti in campo nazionale ed internazionale. Inoltre l’Unità di archeologia dal 1982 sta analizzando l’evoluzione dell’agglomerato urbano attorno all’Abbazia. Interessandosi particolarmente a topografia storica, artigianato e vita quotidiana. Dal 1995 le indagini sono state estese all’intero territorio comunale (1.200 ettari). Con una decina di operazioni l’anno effettuate dalla, o in collaborazione con, l'INRAP (del 2001, Institut national des recherches archéologiques préventives).

   Un’archeologia del territorio, «di prossimità», in presa diretta, che viene percepito dagli opinion leaders come elemento del processo di realizzazione della città del futuro. 

   Grazie alla riqualificazione del centro città, che si ispira ai lavori archeologici, che hanno rivelato l’antica trama del tessuto urbano, ecco riapparire le tracce delle attività del passato, che permettono di far rivivere una città invisibile. Ravvivando la memoria di luoghi e uomini.

   Per arrivare fin là, fiancheggio un’ampia piazza, quel giorno assolata e deserta. Nel Medioevo questa era la Pannetière. Qui si tenne dal XV secolo l’importante fiera del Lendit, dopo l’abbandono dell’originario luogo, ormai divenuto pericoloso, dove attualmente si trova lo Stade de France

   All’angolo, sulla sinistra, ecco davanti a me la facciata principale dell’imponente basilica. Ma sarà il suo interno ad impressionarmi maggiormente. Per le notevoli dimensioni verticali, le grandi vetrate, la copiosa luce che le attraversa, le slanciate colonne, la maestosa cripta. Ma anche perché lì mi inoltro attraverso i secoli e la Grande Storia. Passando accanto a superbe tombe scolpite. Autentiche opere d’arte, dove riposano i Grandi della Francia. Poi scoprirò che ora sono quasi tutte vuote. Nel 1790 i rivoluzionari le avevano profanate e saccheggiate. Nel 1792 l’Abbazia fu soppressa e trasformata in magazzino. Nel 1793 le salme furono esumate e collocate in due fosse comuni nel cimitero a nord dell’Abbazia, nell’attuale giardino Pierre de Montreuil, dopo che fu richiesta la distruzione “dei monumenti della feudalità e della monarchia”. Comunque le tombe furono successivamente recuperate, restaurate e ricollocate al loro posto. Erano state salvate dall’archeologo Lenoir, che le aveva volute per il suo museo dei monumenti francesi!

 Un cenotafio dalle eccezionali dimensioni. Fu realizzato nel XIII secolo, prima delle 16 tombe giacenti di San Luigi. E’ di re Dagoberto (603-639), primo re ad essere sepolto nell’Abbazia. Raffigura la leggenda, scritta nell’VIII secolo da Hinemar, monaco di Saint-Denis, della visione dell’eremita Giovanni (isola di Lipari, (Myrabella,)

   Compunto ed immalinconito mi sposto tra i monumenti, poiché luogo che ispira indubbiamente anche tanta pietà. Rimanendo poi sorpreso dal fatto che ci siano anche le sculture tombali di Luigi XVI e di Maria Antonietta: in preghiera, uno accanto all’altra. Nel 1815 Luigi XVIII vi aveva infatti trasferito le ceneri, individuate nel cimitero della Madeleine. Ma nel 1816 Luigi ricostituì pure la necropoli reale. Inumando i resti dei re in un ossario nella cripta nel 1817. D’altronde Napoleone aveva riaperto l’Abbazia al culto nel 1802, restaurandola nel 1806. Anche se nel 1809 aveva assegnato gli edifici del monastero alla Maison d’éducation de la Légion d’honneur, tuttora funzionante.

   Infine vedrò nell’immensa cripta le tombe con le reliquie dei martiri, dove tutto ebbe inizio…

Veduta parziale delle tombe, 2009
( Rita 1234) 


   Dopo aver conosciuto un primo ampliamento nell’832, l’Abate Sugerio (1081-1151) con un autentico colpo di maestro la rivoluzionò completamente… Diplomatico, reggente di Francia, amministratore, cronista, Sugerio ne fece una delle più potenti di Francia. D’altronde, e per forza di cose, il rapporto con la monarchia era stato sempre strettissimo. Raggiungendo il culmine con l’Abate-Re Carlo I il Calvo (867) prima, con l’Abate Cardinale Mazzarino (1654-61), poi. Ma essa gli darà anche modo di “inventare” un nuovo stile! Ricostruendo l’edificio dal 1135 e realizzando nel 1140-44, “in tre anni, tre mesi, tre giorni”, un nuovo abside ingrandito e luminosissimo: vero inno alla luce; manifesto d’avanguardia di un’arte innovativa prodotta dalla mirabile sintesi delle tecniche europee; simbolo di una monarchia capetingia in espansione. “Il nuovo abside è stato riunito al nartece. La chiesa scintilla, illuminata al suo interno (…) L’insigne opera risplende a questa novella luce. L’innalzamento è stato realizzato ai giorni nostri. Sono stato io, Sugerio, a dirigere i lavori”.

   Una rivoluzione architettonica completata dall’assenza di mura tra le cappelle, dal raddoppio delle vetrate negli spazi di preghiera, da un immenso rosone sopra l’ampio portone centrale, dal coro attorniato da un deambulatorio aperto su cappelle sfavillanti di luce.

   L’immenso ed alto interno è invece dell’epoca di San Luigi (Luigi IX), che dal 1231 fece ricostruire le navate. Dotandole, dopo aver trasformato il coro, di una foresta di alte colonne e di un transetto di eccezionale ampiezza, per accogliere le tombe reali e realizzando le prime 16 statue giacenti di pietra, di cui ne esistono ancora oggi 14. Mentre la sua tomba andrà distrutta nella Guerra dei Cento Anni.

In quello che è il più grande insieme al mondo di monumenti funerari, ci sono i sepolcri, spesso riccamente scolpiti e monumentali, di 46 Re, 32 Regine, 63 Principi e Principesse, 10 Grandi del Regno. Perché l’Abbazia ha esercitato una duplice funzione protettiva e legittimante: i reali erano sepolti accanto alle reliquie dei martiri; qui erano conservati la corona e il vessillo reale, che univa l’Abbazia al Santo Patrono e al re. Simbolo che i re innalzavano in guerra e intorno al quale si andrà formando un sentimento di unità nazionale. 


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