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martedì 24 dicembre 2024

306. PAUL BELLONI DU CHAILLU (1835? -1903): L’ISPIRATORE DEL TOLKIEN DI HOBBIT E DEL "SIGNORE DEGLI ANELLI". Nell’Africa Equatoriale Francese alla ricerca dei gorilla; Di nuovo in Africa; Le sue storie sui pigmei e la "piccola gente" permeerà la cultura americana e, in futuro, avrà parecchi imitatori. DA: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. VOL.2 AFRICA

 

Du Chaillu di fronte al suo primo gorilla (da: Explorations and adventures in Equatorial Africa, 1861, Bayerische Staatsbibliothek)

Cosa c'è nel libro:

INTRODUZIONE; 1. MA'AT-KA-RA HATSHEPSUT, 1501-1479 a. C. (Deir al-Bahri nei pressi di Luxor: una ricognizione delle pitture a rilievo che raccontano i viaggi degli antichi egizi ; Verso la Terra tropicale di Punt; Il “racconto” continua sulle mura di Deir al-Bahri); 2. LUCIO CORNELIO BALBO MINORE, ca. 55-ca. 13 a.C. (La spedizione punitiva contro i Garamanti nel Sahara); 3. LEO AFRICANUS (al-Hasan ben Muhammad el-Wazzân al-Fasi), 1494-1554 (Iniziano i viaggi; Catturato dai corsari cristiani; A Rodi e Roma; La Descrizione dell’Africa…); 4. RICHARD POCOCKE, 1704-1765 (Viaggio in Oriente, 1737-1742); 5. MUNGO PARK, 1771-1806 (Alla scoperta del fiume Niger, 1794-1797; La seconda spedizione sul fiume Niger, 1805-1806); 6. FRIEDRICH KONRAD HORNEMANN, 1772-1801 (Nel Sahara, 1798-1801); 7. RENÉ CAILLÉ, 1800-1838 (Verso Timbuctú, 1827-1828); 8. IPPOLITO ROSELLINI, 1800-1843 (In Egitto con Champollion, 1828-29; L’arrivo ad Abu Simbel, 1828); 9. HEINRICH BARTH, 1821-1865 (Spagna, Maghreb, Libia, Egitto, Palestina, Asia Minore, Grecia; Nel Sahara, 1850-55; La rivalutazione della storia e delle culture dell’Africa); 10. AUGUSTE MARIETTE, 1821-1881 (In Egitto tra gli antichi papiri egizi, 1850; La scoperta del Serapeum); 11. JOHN HANNING SPEKE, 1827-1864 (Con Burton alla scoperta delle sorgenti del Nilo: i laghi Tanganyika e Vittoria; Con Grant di nuovo al lago Vittoria, scopre infine la sorgente del Nilo); 12. CARLO PIAGGIA, 1827-1882 (Tunisia, Egitto e Sudan; In Sudan, tra i “famigerati” cannibali Niam Niam; Tra Eritrea, Etiopia e Sudan; Ancora in Sudan); 13. PAUL BELLONI DU CHAILLU, 1835? -1903 (Nell’Africa Equatoriale Francese alla ricerca dei gorilla, 1855-59; Di nuovo in Africa, 1863-65; Scandinavia, Danimarca, Finlandia, Russia); 14. HENRY MORTON STANLEY, 1841-1904 (Combattente nella Guerra civile americana; giornalista nel West; corrispondente di guerra in Abissinia; Il “binomio” Livingstone-Stanley; “Ma trovate Livingstone”! Una traversata est-ovest del Continente Nero lunga 8.000 km; Si parte da Zanzibar; In Congo al servizio del re del Belgio, 1879-188; 2.400 chilometri per soccorrere Emin Pasha: Zanzibar, Congo, Ruwenzori, lago Alberto, 1887-1889); 15. PIETRO SAVORGNAN DI BRAZZA', 1852-1905 (In Gabon e, poi, la risalita del fiume Ogooué; Ancora sull’Ogooué; L’incontro con Stanley; La Missione nell'Occidente Africano; Commissario Generale di Gabon e Congo); 16. SIR WILLIAM MATTHEW FLINDERS PETRIE, 1853-1942 (Prima Stonehenge, poi Giza, in Egitto; Egitto, Grecia e Palestina); 17. SIR E. A. WALLIS BUDGE, 1857-1934 (Egitto, Sudan e Iraq); 18. HARRY HAMILTON JOHNSTON, 1858-1927 (Nord Africa, Africa occidentale portoghese, Congo, Tanzania, 1879-1884; Camerun, Protettorato della Costa del Niger, Mozambico, spedizione ai laghi Nyasa e Tanganyika (e Protettorato dell'Africa Centrale Britannica), Reggenza di Tunisi, Special Commissioner del Protettorato dell'Uganda, 1885-1901; Nelle giungle del Congo scopre l'Okapi Johnstoni, metà giraffa, metà zebra; L’Okapi ); 19. JEAN-BAPTISTE MARCHAND, 1863-1934 (La Mission Congo-Nil giunge a Fashoda, sul Nilo Bianco (Sudan); La visita di Fashoda nel corso della mia seconda sessione di ricerca antropologica sul campo a Malakal); 20. JAMES BREASTED, 1865-1935 (La spedizione epigrafica in Egitto e Sudan del 1905-07; Primo survey archeologico di Egitto e Asia occidentale, 1919-20; Spedizioni in Palestina e Turchia, 1925); 21. ISABELLE EBERHARDT, 1877-1904. Tra Maghreb, Svizzera, Francia e Italia, 1897-1899; In Algeria, 1900-1904; 22. LÁSZLÓ ALMÁSY, 1895-1951 (Tra Egitto e Sudan,1926-1927; la traversata Kenya-Sudan, 1929; Nell’Egitto sudoccidentale alla ricerca di Zerzura, la favolosa “oasi delle tre valli”, 1930…; Le spedizioni continuano, 1932-33, 1934-35; Attraverso il Grande Mare di Sabbia, 1935; L’incredibile operazione Salaam per conto dell’Afrika Korps di Rommel ). 22.1. LA SCOMPARSA DELL’ARMATA DI CAMBISE NEL DESERTO LIBICO: LEGGENDA O REALTA’?; 23. THÉODORE MONOD, 1902-2000 (Mauritania e Sahara occidentale, 1922, 1927-28; Sahara, 1929-1964); 24. LOUIS LEAKEY, 1903-1972 (Le spedizioni paleontologiche in Africa, 1923, 1926-35; La scoperta dello Zinjanthropus boisei, Tanzania, 1959 ); 25. ROGER FRISON-ROCHE, 1906-1999 (Alpi Savoiarde; Sahara; Ancora nel Sahara, 1948 e 1950; in Lapponia, 1956; Spedizione Berliet Ténéré-Ciad, 1959-1960; Artico canadese, 1966, 1969; Sahara, 1975)  BIBLIOGRAFIA

PAUL BELLONI DU CHAILLU, 1835? -1903 

 "A malapena si può trovare negli Stati Uniti una persona che, vissuta tra il 1867 e il 1910, non conosca Paul. 

I suoi libri per la gioventù erano così popolari che i ragazzi di lingua inglese di tutto il mondo potevano recitare a memoria lunghi brani".

(...) Anche il suo inserimento tra I Grandi Esploratori, da parte di Marcel Griaule (1956), il grande etnologo francese, che ha fatto conoscere al mondo il popolo africano dei Dogon, con la loro straordinaria cosmogonia, doveva pur significare qualcosa. 

Anche se per me quello era sempre stato solo un cognome dalle indubbie assonanze italo-francesi. 

 Soprattutto perché le regioni esplorate (...) erano ben distanti da quelle che conosco. 

Eppure l'uomo ha più di una "freccia al suo arco". 

A cominciare dalla nascita, tuttora avvolta - per la seconda volta - nelle brume del mistero. 

Continuando con le sue "scoperte" di gorilla e pigmei africani. 

Noti fin dall'antichità (...) furono entrambi "riportati alla luce" proprio dalle attività esplorative dell'americano (...). 

L'oblio è perciò il filo conduttore, che lega indissolubilmente esploratore e "scoperte"... 

 In effetti il mistero sulla nascita di Du Chaillu in qualche modo fu svelato dopo la sua morte. 

Il personaggio era ormai così famoso da spingere la gente (...) a saperne di più. 

Invano si spulciarono i registri anagrafici a Parigi e New York, o si ascoltarono senza successo numerose persone. 

Non si incontrò nessuno che lo avesse conosciuto prima... 

Oggi, come allora, il mistero sembra aver nuovamente avviluppato Du Chaillu. 

Poiché le "coordinate" relative alla sua nascita sono sempre le più diverse (...). 

Per l'anno si è maggiormente concordi sul 1835. 

Perché tanto mistero? 

Perché quelli erano i tempi della Capanna dello Zio Tom (...). 

Dopo essere diventato famoso in mezzo mondo, non era quindi il caso di far sapere di avere avuto una madre mulatta... 

 Figlio di un commerciante francese, Paul Belloni Du Chaillu è educato a Parigi. 

Ancora adolescente, torna in Africa per continuare a commerciare con le popolazioni rivierasche del Gabon, come aveva fatto il padre.

 La perdita della piroga (...), la fuga dei suoi uomini, un quasi annegamento lo costringono a rifugiarsi in una vicina missione americana. 

Dove ottiene informazioni così interessanti sugli Stati Uniti, che si convince ad andare a New York (1852). 

Diventerà in seguito cittadino americano. 

 Un'idea è ben stampata nella sua mente: vuole a tutti i costi diventare uno scrittore. 

Conosce l'Africa, parla diverse lingue locali. 

Ritiene di essere in grado di raccontare cose interessanti, come quelle sui gorilla. 

 Non li ha mai visti (...), ma più volte ha sentito i racconti degli africani. 

Le persone con cui entra in contatto dimostrano molto interesse.

(...) Testardamente continua a prepararsi per l'Africa. 

 (...) Alla fine organizza una propria spedizione scientifica, con l'intento di raccogliere reperti per i musei di Boston e Filadelfia. 

 Nell’Africa Equatoriale Francese alla ricerca dei gorilla, 1855-59 

 Dopo solo tre anni che è negli USA, eccolo nuovamente nell'Africa equatoriale. 

Impegnato in una missione, che durerà quattro anni (...) 

Mano a mano che si inoltra verso l'ignoto, va incontro a numerose avventure. 

(...) L'obiettivo principale è (...) quello di trovare i gorilla. 

Mai visti dai bianchi, per i quali i più grandi esemplari di scimmie antropomorfe sono orang gutang e scimpanzé. 

(...) Nonostante (...) la presenza in alcuni musei di due scheletri (...) di gorilla. 

Il tutto si aggiungeva al fatto che i racconti sui giganteschi animali (...) erano i più incredibilmente terribili e strani. 

 (...) Ecco, infine, il tanto sospirato incontro ravvicinato: il gorilla è là, di fronte alla sua spedizione, in posizione eretta, con i denti che digrignano da far paura, le zampe che battono forti sul petto a mo' di tamburo, l'enorme bocca che emette versi sinistri. 

Improvvisamente avanza rapido verso la colonna e... la morte. 

È abbattuto a fucilate. 

Subito è scuoiato e mangiato dagli uomini affamati (...)

Alla fine, oltre al cranio e alla pelle del gorilla, si raccolgono numerosi esemplari di uccelli e (...). 

I risultati della missione (...) si dimostrano conflittuali con le teorie allora imperanti, tanto da suscitare diatribe a non finire. 

 Perché, dopotutto, "animali del genere non esistono"! 

Solo un gorilla vivo può convincere gli scettici connazionali. 

Invece, da subito, i magnetici racconti delle sue molteplici avventure diventeranno popolari tra il grande pubblico. 

Inoltre, contrariamente agli Stati Uniti, la Gran Bretagna ha nei suoi confronti una posizione antipodale: è invitato a Londra con tutti gli onori, ospite della Royal Geographical Society (...)

Una mano la darà anche il celebre Sir Richard Burton, che fermamente crede invece nel Du Chaillu. 

 Di nuovo in Africa, 1863-65 

 Intanto il franco-americano giorno dopo giorno diventa sempre più famoso. 

Vuole tornare in Africa per catturare un gorilla vivo. 

(...) la seconda spedizione (1863-65) non può che confermare i risultati della prima. 

Cattura anche una femmina di gorilla, con il piccolo, ma non arriveranno vivi in Inghilterra. 

Accumula comunque numerosi crani di africani (sic) e di gorilla, per provarne empiricamente la diversità. 

Infine riporta dati e informazioni sull'esistenza dei pigmei delle foreste (...). 

Le sue storie sui pigmei e la "piccola gente" permeerà la cultura americana e, in futuro, avrà parecchi imitatori, tra cui il Tolkien di Hobbit e del Signore degli Anelli.  

Riuscirà anche a permeare l'intera cultura americana con la creazione di una serie di storie sui pigmei e la "piccola gente". 

Che in futuro avranno numerosi imitatori, come il Tolkien di Hobbit e del Signore degli Anelli. 

 Grande scalpore ha la conferenza che tiene nella sede della Reale Società, dove sono riuniti i più grandi scienziati di mezza Europa (...). 

Scandinavia, Danimarca, Finlandia, Russia 

 Dopo l'Africa, come diversi noti esploratori ed etnologi hanno fatto, prima (...) di lui, i suoi interessi sono attratti verso il Grande Nord europeo e il mondo dei Vichinghi (...)

DA: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. VOL.2 AFRICA
Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi
E-Book e versione cartacea in bianco e nero di grandi dimensioni (16,99 x 1,17 x 24,41), 224 pp., 109 note,  bibliografia, 179 immagini (20 sono dell'A.) 




domenica 22 dicembre 2024

305. UNO STRAORDINARIO ANNIVERSARIO PER L’AUTORE DEL BLOG: 1964-2024, 60 ANNI DI RICERCHE ETNO-ANTROPOLOGICHE. 1964: ricerche bibliografiche (Istituto Italiano per l'Africa; Biblioteca specializzata del Museo Pigorini al Collegio Romano) e museografiche (Museo Pigorini al Collegio Romano: Turkana del lago Rodolfo, Kenya). Museo Pitt Rivers, Oxford. Il TITOLO DEL MIO ULTIMO LAVORO IN FASE DI ELABORAZIONE: PIRATI, CORSARI E CONTRABBANDIERI, TRA ATLANTICO DEL NORD E MEDITERRANEO, XV-XIX SECOLO. IL SINGOLARE ITINERARIO DELL’AUTORE, ALLA SCOPERTA DI LUOGHI, AVVENIMENTI, “COSE” E PERSONAGGI, CHE HANNO CARATTERIZZATO UNO DEI LATI OSCURI DELL’UMANITÀ

 

L'edificio del Museo Africano, Roma. Già sede dell'Istituto Italiano per l'Africa, poi diventato Istituto Italo-Africano, infine parte dell'ISIAO, Istituto per l'Africa e l'Asia (CC, alcuni diritti riservati, foto Carlo Dani, 2018) 

Forse perché turbato dalla drammatica realtà che ci circonda, o perché ogni giorno immerso nell’elaborazione di un nuovo libro 

(a dir poco insolito. Trattandosi di Pirati, Corsari e Contrabbandieri, tra Atlantico del Nord e Mediterraneo, XV-XIX Secolo. Il singolare itinerario dell’autore, alla scoperta di luoghi, avvenimenti, “cose” e personaggi, che hanno caratterizzato uno dei lati oscuri dell’umanità), eppure solo a pochissimi giorni dalla fine dell’anno, mi sono ricordato come il 2024 costituisca per me un anno importantissimo.

 Poiché sono trascorsi esattamente sessanta anni, da quando nel 1964, con le prime ricerche bibliografiche e museografiche, cominciai il mio lunghissimo percorso, spesso accidentato, a volte anche sofferto, di ricercatore etno-antropologo.

Nel 1964 infatti iniziavo la frequentazione della Biblioteca dell'allora Istituto Italiano per l'Africa 

["Attesto che il Dottor Franco Pelliccioni ha frequentato questa biblioteca fin da quando era studente di scuola media superiore, interessandosi vivamente di problemi etnografici ed antropologici, con ricerche specifiche sui Masai e sui Turkana". 

Firmato: Il Direttore della Biblioteca f.f. Dr. Armando Cepollaro, Biblioteca dell'Istituto Italo-Africano, 12, 2, 1975], 

ma anche di quella specializzata [riservata a studiosi e laureandi] del Museo Pigorini al Collegio Romano 

["Si autorizza il Sig. Franco Pelliccioni a frequentare la Biblioteca del Museo Nazionale Preistorico-Etnografico "L. Pigorini" (...)". Roma, 3 luglio 1964 Firmato: Il Soprintendente, Claudio Sestieri].

Palazzo del Collegio Romano, Roma, 2018
(CC Some rights reserved, 
Krzysztof Golik) 

Sempre in quell’anno, grazie all’autorevole presentazione di uno dei Maestri dell’Etnologia italiana, il Prof. Vinigi Grottanelli, e alla gentile disponibilità del Curatore della sezione africana, fui in grado di effettuare ricerche museografiche nello stesso Pigorini.

Foto d'epoca del Museo Preistorico Etnografico "Luigi Pigorini" nella sua prima sede al Collegio Romano a Roma (CC Some rights Reserved, Museo delle Civiltà, Roma):
è esattamente così che io l'ho  conosciuto e ammirato, 
una sala dopo l'altra, nel corso delle mie numerose visite degli anni '1960, Affascinato dalle centinaia (forse migliaia) di reperti etnografici, provenienti dai più diversi popoli del mondo.
Un allestimento per certi versi simile all'attuale e avvincente grande salone del Museo Pitt Rivers di Oxford.

 Interessandomi ai reperti etnografici dei Turkana del lago Rodolfo (oggi lago Turkana). 

Dove poi mi sarei recato per svolgere una ricerca sul campo nel 1980, grazie ad un finanziamento del CNR…

domenica 15 dicembre 2024

304. GLI AVVISTAMENTI DI BALENE. MARE DI BEAUFORT, ARTICO OCCIDENTALE CANADESE, NORTHWEST TERRITORIES. DA: BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO. VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE

 

Mare di Beaufort (Mar Glaciale Artico): in atterraggio nei pressi del centro di Tuktoyaktuk, tra bracci di mare, i "laghi eschimesi" e la sterminata tundra, Artico occidentale canadese (© Franco Pelliccioni)

Cosa c'è nel libro: 

1. PREMESSA ; 2. INTRODUZIONE - LA CACCIA NELLA PREISTORIA: ALTA, NORD NORGE - I BALENIERI E L'ESPLORAZIONE - LA CACCIA ALLE BALENE, TRADIZIONALE ATTIVITÀ ECONOMICA DI ALCUNE COMUNITÀ MARITTIME EUROPEE 3. LA CACCIA ALLE BALENE PRESSO ALCUNE POPOLAZIONI AUTOCTONE AMERICANE 4. GLI AVVISTAMENTI DI BALENE; 5. LA CACCIA ALLE BALENE: STORICA- NELLA COLOMBIA BRITANNICA (CANADA) - A SAINT-PIERRE ET MIQUELON (FRANCIA) - LE STAZIONI BALENIERE DI TERRANOVA (PROVINCIA DI TERRANOVA E LABRADOR, CANADA) - LE STAZIONI DI CACCIA ALLE BALENE DEL CUMBERLAND SOUND - KEKERTEN, IL CUMBERLAND SOUND E L’INIZIAZIONE ANTROPOLOGICA SUL CAMPO DI FRANZ BOAS - NELLE ISOLE SHETLAND (SCOZIA, UK) - NELLE ISOLE ORCADI (SCOZIA, UK) - NELLE ISOLE SVALBARD, NORVEGIA - NELLE EBRIDI ESTERNE (SCOZIA, UK) 6. LA CACCIA ALLE BALENE: ATTUALE - IQALUIT (GIÀ FROBISHER BAY, ISOLA DI BAFFIN, ARTICO ORIENTALE, NUNAVUT, CANADA) - A RESOLUTE BAY (OGGI QAUSUITTUQ, CORNWALLIS ISLAND, HIGH ARCTIC, NUNAVUT, CANADA) - NARSAQ (COSTA OCCIDENTALE DELLA GROENLANDIA MERIDIONALE, DANIMARCA) - NELLE ISOLE FÆR ØER (DANIMARCA): IL GRINDADRÁP, LA CACCIA COMUNITARIA - IN ISLANDA - IN NORVEGIA, QUANDO LA CACCIA ALLE BALENE NON È COSÌ PUBBLICIZZATA, COME L’ISLANDESE, LA FAROESE (O LA GIAPPONESE) 7. BALENE, UNA SCHEDA PICCOLE: MEDIE: GRANDI: 8APPENDICE LA CACCIA ALLE BALENE NELL’ARCIPELAGO DI MADEIRA (PORTOGALLO), 1941-1981 IL GIGANTESCO FLOP DELLA CACCIA ALLE BALENE NELL’ARCIPELAGO DELLE CANARIE (SPAGNA), 1784-1806 9. BIBLIOGRAFIA

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GLI AVVISTAMENTI DI BALENE (...)

Mare di Beaufort, Artico occidentale canadese, Northwest Territories, CANADA 

L'ultimo avvistamento, per mia fortuna, non è... avvenuto! 

Durante il mio soggiorno di ricerca a Tuktoyaktuk, sulle sponde del Mare di Beaufort, nell'Artico occidentale canadese, su un piccolo guscio di legno dotato di motore fuoribordo avevo accompagnato il mio gentile ospite, Richard Zigler, direttore della locale Scuola Elementare. 

Un euro-canadese che aveva una certa esperienza di Artico. 

 Avendo vissuto per qualche tempo a Sachs Harbour, nell'isola di Banks, una comunità ben più remota rispetto a Tuk. 

Egli mi aveva chiesto se volevo partecipare ad una caccia notturna alle oche della neve che, proprio in quel periodo, inizio settembre, dalle isole più settentrionali della Regina Elisabetta cominciavano a trasmigrare verso sud, in direzione del Deep South statunitense e del Texas. 

 Naturalmente accettai più che volentieri! 

 Dopo una non lunga traversata con la luce del giorno, che ci avrebbe accompagnato con il suo pallido chiarore fin verso mezzanotte, toccammo infine terra su una piccola penisola. protesa verso il Mare Glaciale Artico. 

Dall'altra parte del braccio di mare si distinguevano le luci all'interno di alcune bianche tende alpine, utilizzate dagli Inuit d'estate, per realizzare alcuni minuscoli outpost camps, per la caccia alle oche. 

 Quello sarà il mio primo incontro con le luci, e il gelo dell'ambiente aperto dei grandi spazi artici. 

Mentre il buio si andava ispessendo sempre di più. 

Il silenzio, oltre che dalla lontana risacca, di quando in quando veniva interrotto dal lontano gracidare delle oche, che, nella classica formazione dalla punta a V, iniziavano ad apparire sulla nostra verticale, una dopo l'altra. 

Gracidio ben presto seguito dalla rapida successione di diversi colpi di fucile. 

Prima dell’euro-canadese, poi ancora più lontano di quelli degli Inuit, appostati nell'interno paludoso della sconfinata e gelida tundra.

“Fortunatamente” quella notte non verrà abbattuta alcun'oca.

 Nell'attesa, a mia volta mi ero limitato a fotografare i paraggi e la deserta ed incredibile linea costiera. 

 Stando sempre attento a quanto mi circondava e, di quando in quando, piluccando, grazie all’ultimissimo chiarore, le mie prime dolci bacche selvatiche artiche. 

 Al rientro dall'infruttuosa caccia, notammo che all’interno della barca, per colpa dell’alta marea e del movimento delle onde, era entrata molta acqua. 

Passammo, quindi, molto tempo per cercare di toglierla. 

Purtroppo ne sarebbe rimasta sempre parecchia sul fondo. 

Ciò nonostante, dovendo comunque rientrare a Tuk, riuscimmo finalmente a prendere il largo. 

Con Richard intento alla navigazione, e io che cercavo ininterrottamente di togliere l’acqua, servendomi di un piccolo recipiente. 

 Stando sempre attentamente accovacciato, nel buio più completo.

 Perché non era possibile vedere alcunché, davanti ed attorno alla barca. 

A malapena riuscivo a scorgere "qualcosa" del mio accompagnatore, sempre continuando caparbiamente a levare la gelida acqua da sotto i piedi. 

Grazie soprattutto ad un grossissimo paio di pesanti guanti di foca avuti in prestito a Tuk proprio da Richard! 

In quei lunghissimi momenti, che allora mi sembrarono un’eternità, con raccapriccio ricordavo come quel tratto di mare fosse frequentato dai beluga nelle loro migrazioni verso est. 

Come all'andata avevo appreso dal mio cortesissimo ospite canadese. 

DA: BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO.     VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE

(163 pp., 156 foto, 79 sono dell'A.)

E-Book: https://www.amazon.it/dp/B0C446WJWH

versione cartacea a colori (“premium”) di grande formato (16.99 x 24.41 cm)https://www.amazon.it/dp/B0C522JP54

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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.


venerdì 13 dicembre 2024

303. TRA ORIENTE E OCCIDENTE: DAMASCO (COSTANTINOPOLI)-MEDINA; BERLINO-BAGHDAD; ORIENT EXPRESS: INTRODUZIONE; IL PELLEGRINAGGIO VERSO LA MECCA, 1876. DA: IL GIRO DEL MONDO… IN 15 TRENI: TRANSCONTINENTALI E DI LUSSO, DI PENETRAZIONE COLONIALE E MILITARE, DEI CERCATORI D’ORO, DEGLI HAJJI, “ALPINISTICI”


 Poster per il film Lawrence of Arabia, 1963 (Howard Terpning) 

Cosa c'è nel libro: 

AFRICA: Alessandria-Cairo, prima ferrovia dell’Egitto, dell’Africa, del Levante; La "ferrovia del deserto", Egitto-Sudan; A bordo di un treno della celebre “ferrovia di penetrazione” Mombasa-Kampala: l'Uganda Railways, Kenya; Il Lézard Rouge dei Bey di Tunisi, Tunisia; ASIA: La Ferrovia dell'Hejaz: La Damasco (Costantinopoli)-Medina; La Ferrovia Costantinopoli (Berlino)-Baghdad La Rumeli Demiryolu e l'Orient Express.  AMERICAWhite Pass and Yukon Route (Alaska, Stati Uniti -Yukon, Canada); Viaggio nella Colombia Britannica a bordo della cabina della storica locomotiva Royal Hudson, Canada; “C'era una volta il treno”... Storia della "Strada della Gente", la ferrovia dell’isola di Terranova, Canada; "Quel treno per Santa Fe": l'Atchison, Topeka e Santa Fe & Railway System nel "selvaggio" Sud-Ovest degli Stati Uniti, tra Natura e Cultura. EUROPAViaggio sulla storica ferrovia Parigi-Saint-Germain-en-Laye, Francia; Le Tramway du Mont-Blanc (T.M.B.): il tram che voleva arrivare sulla sommità del Monte Bianco, Francia;  Treno per Montenvers e la Mer de Glace, Francia. In viaggio da Dublino a Kingstown, oggi Dún Laoghaire, sul primo treno del paese (1834), Irlanda.

... 

TRA ORIENTE E OCCIDENTE: DAMASCO (COSTANTINOPOLI)-MEDINA, BERLINO-BAGHDAD, ORIENT EXPRESS: 

INTRODUZIONE 

 Alla fine degli anni ‘1970 ero stato attratto dall’avvincente film plurioscar di David Lean su Lawrence d’Arabia. 

Decenni più tardi mi sarei imbattuto più volte nelle sue tracce: a Istanbul, in Turchia, poi in Giordania. 

Oltre che a Londra e Oxford. 

In Giordania: Amman, Azraq, Kerak, Wadi Rum, Aqaba, Ma’an, Petra condividono tutte la sua presenza. 

Invece nell’Ashmolean Museum di Oxford avrei inaspettatamente osservato la sua celebre djellabia bianca, e il suo pugnale d’oro, mentre nella cripta della Basilica di St. Paul, a Londra, avrei reso un doveroso omaggio al suo busto. 

Infine nei miei soggiorni ad Istanbul sarei andato a contemplare la grandiosa stazione ferroviaria di Haydarpaşa a Kadıköy, sul lato asiatico del Bosforo. 

(...) Da lì sarebbero partiti i treni diretti, sia a Baghdad (...), che ad Amman (via Damasco) e, quindi, a Medina, con la ferrovia dell’Hejaz. 

Ma è stato durante il mio soggiorno nella mia “base” di Aqaba, sul Mar Rosso, che mi sarei interessato più da vicino alla ferrovia dell’Hejaz. 

Più volte attaccata dai beduini del leggendario Thomas Edward Lawrence, durante la al-Thawra al-‘Arabiyya, la Rivolta Araba. 

 In buona sostanza il capitolo si occuperà: 

a) della (...) Ferrovia dell’Hejaz, che originariamente sarebbe dovuta giungere fino alla Mecca, seguendo il plurisecolare itinerario dei pellegrini musulmani, nel corso dell’annuale hajji

 b) paragrafo preceduto da un accenno alla storica via seguita dai pellegrini; 

c) della ferrovia Costantinopoli-Bagdad (in realtà Berlino-Baghdad).

 Anche perché la prima sezione del tracciato inizia dalla medesima stazione ferroviaria e, fino ad Aleppo, segue il tracciato di quella diretta a Medina; 

d) delle connessioni della Rivolta Araba con la ferrovia; 

 f) della Ferrovia con la Rumelia (Rumeli Demiryolu) che (...) vedrà correre sui suoi binari l’Orient Express (...)

 Il Pellegrinaggio verso la Mecca, l’hajji, 1876 

 Con la Darb al-Hajj al-Shami, i pellegrini impiegavano oltre un mese per giungere da Damasco fino alla Mecca. 

Seguendo un pericoloso (...) tracciato desertico.

 Dove l’acqua scarseggiava e le carovane erano spesso oggetto delle razzie dei beduini. 

 (...) A partire dal XVI secolo i sultani ottomani costruirono lungo il percorso fortini presidiati, con un pozzo al centro e cisterne colme d’acqua (...). 

Nel XX secolo con l’avvento della ferrovia i forti esistenti o nuove fortificazioni proteggeranno le stazioni. 

 "E' domenica 13 novembre 1876 quando il pellegrinaggio ha inizio.

 Il giorno è sorto, le tende smontate, i cammelli pronti e carichi.

 Aspettiamo di udire il colpo di cannone che apre il pellegrinaggio dell'anno. 

Sono quasi le dieci quando arriva il segnale. 

In silenzio migliaia di cavalieri salgono sulle loro cavalcature.

 Si alzano pure i conducenti e i servi, che a piedi effettueranno l'intero percorso fino ai luoghi santi. 

(...) Dopo una quindicina di minuti noi (...) ci fermiamo per farci superare dal lungo treno. 

Poi incitiamo i cammelli, il pellegrinaggio ha inizio. 

La lunghezza della moltitudine di uomini a piedi e del bestiame è di circa due miglia (...)".

 Con estrema difficoltà la carovana si apre la via, superando freddi altipiani situati spesso sopra i mille metri. 

 "Dopo dodici miglia arriviamo ad una seconda stazione del deserto.

 Dove le tende (...) sono già state innalzate in file bianche. 

Così ogni giorno i servi sopravanzano la nostra pesante marcia, erigendo le stesse tende nei medesimi posti per le medesime compagnie di pellegrini. 

Fino alla fine del viaggio". 

Durante le prime settimane bisognerà fare 160 km di deserto per trovare l'acqua. 

"Dopo aver marciato per venti miglia, sulla sinistra appare Mafrak, la seconda torre della via dell'Haj, dopo la grande kella a Muzeyrib. 

(...) Le kellas sono stazioni d'acqua fortificate. 

 (...) Hanno un pozzo al centro. 

(...) In esse c'è la vita della grande carovana. 

I beduini nomadi non possono attingere l'acqua, poiché sono respinti a fucilate dai soldati della torre (...)  

Sono spesso a due, tre marce tra loro". 

Nel deserto l'ospitalità è legge, anche se bisogna fare i conti con i sempre possibili e improvvisi attacchi dei beduini. 

"Le piccole tende militari delle truppe di scorta all'Haj, gli Ageyl (...), sono innalzate ogni sessanta passi intorno all'accampamento della grande carovana. 

 Grande è in tutti i cittadini il terrore dei Beduini (...), sempre pronti all'aggressione".

Dopo numerosi viaggi in Europa, Egitto, Terra Santa e Siria, nel 1876 Charles M. Doughty (...) a Damasco, dove il console britannico gli rifiutò aiuto e protezione, diede inizio al suo più importante viaggio esplorativo in Arabia, tra i primissimi mai effettuati nella regione. 

Anche se non si travestì da musulmano, ma si dichiarò apertamente un Nasrãni (cristiano), unendosi ad un gruppo di 6.000 pellegrini iraniani diretti alla Mecca. 

DA: IL GIRO DEL MONDO… IN 15 TRENI: TRANSCONTINENTALI E DI LUSSO, DI PENETRAZIONE COLONIALE E MILITARE, DEI CERCATORI D’ORO, DEGLI HAJJI, “ALPINISTICI” 


241 pp., 223 foto, di cui 136 a colori (102 sono dell'A.), 254 note, bibliografia 

E-Book: https://www.amazon.it/dp/B07XPFQGLW

Versione cartacea a colori:  https://www.amazon.it/dp/1692957171 

Versione cartacea in bianco e nero: https://www.amazon.it/dp/1693164949 

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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.



302. Il “MARCO POLO cinese”: CHENG HO (ZHENG HE), 1371-1424, l'EUNUCO DEI TRE GIOIELLI (Sanbao taijian) e le sue sette spedizioni nell’Oceano Indiano [AFRICA ORIENTALE] del 1405-1407; 1408-1411; 1413-1415; 1416-1417; 1421-1422; 1424-?; 1430-33; L’Oceano Indiano; I Ming e l'Eunuco dei Tre Gioielli; Tramonto di una straordinaria epopea. Da: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO. NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA. PARTE I: XIV-XVIII SECOLO

Le grandi giunche oceaniche di Cheng Ho-Zheng He erano scortate da veloci giunche di guerra per difenderle dagli attacchi pirateschi

Cosa c'è nel libro

Il primo volume si interessa ai Navigatori che, dal XIV secolo fino alla soglia del secolo XIX, si spinsero ai “confini del mondo” per esplorare ulteriori rotte marittime e ricercare altre terre e nuovi continenti. Ecco i loro nomi: Cheng Ho (Zheng He), 1371-1424, L’infante Dom Henrique (“Enrico Il Navigatore”), 1394-1460; Giovanni Caboto, 1450?- 1498;  Bartolomeo Díaz, 1450-1500,  Gaspar Corte-Real, ca. 1450-1501,  Amerigo Vespucci, 1454-1512   Jacques Cartier, 1491-1557 Sir Francis Drake, 1544-1596, John Davis, 1550-1605, Henry Hudson, 1570-1611, Samuel De Champlain, ca. 1570-1635,  Abel Tasman, 1603-1659, Jacob Roggeveen, 1659-1729,  James Cook, 1728-1779  (A bordo dell’Endeavour, la nave del primo viaggio nel Pacifico di Cook), George Vancouver, 1757- 1798.

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Il “MARCO POLO cinese”: CHENG HO (ZHENG HE), 1371-1424, l'EUNUCO DEI TRE GIOIELLI (Sanbao taijian) e le sue sette spedizioni nell’Oceano Indiano [AFRICA ORIENTALE] del 1405-1407; 1408-1411; 1413-1415; 1416-1417; 1421-1422; 1424-?; 1430-33 

L’Oceano Indiano 

 Nonostante le sue dimensioni, anche l'Oceano Indiano è stato un "mare che ha unito". 

Come il Mediterraneo. 

E come il "Mare Nostrum" ha visto la circolazione e lo "scambio" di uomini, idee e culture. 

Vi si sono consolidati traffici commerciali, ma anche itinerari esplorativi e di "scoperta". 

Nei due sensi: sia verso l'Asia, che verso l'Africa (...)

(...) I Ming e l'Eunuco dei Tre Gioielli 

 I contatti diretti, scientificamente accertati, dei cinesi con l'Africa risalgono comunque al periodo in cui i Ming, dopo aver cacciato gli invasori mongoli e ottenuto il controllo sulla Cina, iniziarono ad espandersi sui mari e a popolare i territori adiacenti al loro immenso Impero. 

Fu proprio durante questa dinastia e, in particolare, al tempo del suo terzo (Yung-lo) e quinto (Hsüan-tê) Imperatore, che il famoso "Grande Eunuco" Cheng Ho (1371- 1424), un musulmano nativo dello Yùnnan (Yúnnán), anche noto come l'Eunuco dei Tre Gioielli (Sanbao taijian), portò a termine ben sette spedizioni marittime nei "mari del sud e in occidente". 

Visitando più di trenta paesi, al comando di numerose grandi giunche oceaniche, caratterizzate da vele simili a “grandi nuvole nel cielo” (...) e di migliaia di uomini. 

 Egli aveva saputo conquistare la fiducia del terzo Imperatore e della sua Corte, in particolare del suo elemento femminile. 

Desideroso come non mai di ottenere quanto di più diverso ed esotico potesse arrivare dai lontani paesi occidentali. 

 Nel corso della prima spedizione, iniziata nel 1405 e terminata nel 1407, Cheng Ho ebbe sotto di sé una flotta di 62 navi (...): "nel 3 anno di Yung-lo, alla 6 luna [27 giugno-25 luglio 1405] fu impartito l'ordine a Ho e ai suoi colleghi (...) di recarsi in ambasceria nei mari dell'Occidente. 

Il 5 anno, alla 9 luna [1-30 ottobre del 1407] tornarono in patria " (...). 

Le altre seguirono negli anni 1408-1411; 1413-1415;1416-1417; 1421- 1422; 1424-?; 1430-33. 21 

 Cheng Ho esplorò la costa orientale africana, toccando oltre Mogadiscio (Mu-ku-tu-shu), dove gli fu regalata una hua-fu-lu (zebra a strisce), Brava (Pu-la-wa) - qui ebbe in regalo cammelli e uccelli-cammello (cioè struzzi) -, e Zeila? (La-sa)

Infine giunse alla città di Malindi (Ma-lin) nel corso della quarta, quinta e, infine, settima (e ultima) spedizione. 

Dopo di allora non ci saranno altre spedizioni di "navi cinesi dalle gemme preziose", come furono definite. 

Poiché, se queste grandiose missioni avevano anche lo scopo di “riportare in patria innumerevoli oggetti preziosi di nome sconosciuto prodotti nei paesi lontani, le spese fatte dalla Cina non furono di poca entità"... (...). 

Oltre che in diverse opere cinesi (...), i viaggi vengono "narrati" anche in iscrizioni su pietra che lo stesso Cheng Ho fece scolpire su due tavolette: l'una nel tempio di T'ien Fei (la Sposa Celeste) a Liu-chia-Chiang, nella regione del T'ai-ts'ang (14 marzo 1431), e l'altra a Ch'ang-lo, nel Fukien (“in un fortunato giorno del secondo mese d'inverno degli anni 1431-1432”) (...). 

Entrambe furono casualmente scoperte nel 1935-37. 

 A proposito di quello che costituì l'ultimo viaggio di Cheng Ho, l'iscrizione del tempio di T'ien Fei così recita:" nel quinto anno di Hsüan-tê [1430] partendo ancora una volta per i [paesi] barbari allo scopo di far conoscere gli ordini imperiali, la flotta gettò l'ancora ai piedi del luogo sacro, e ricordando come in precedenza avevamo ricevuto in varie occasioni il beneficio della protezione della divina intelligenza scrivemmo per questo un testo sulla pietra" (...). 

Tramonto di una straordinaria epopea 

 Alla fine del XV secolo la talassocrazia di un tempo cedette il passo ad uno "splendido isolamento". 

Le prime misure prese dalle autorità furono di vietare la costruzione di giunche con più di due alberi e di chiudere tutti i grandi cantieri navali. 

Nel secolo successivo esse furono ben più numerose e rigorose.

 Tanto da arrivare nel 1525 alla promulgazione di un editto imperiale, che autorizzava "i funzionari costieri a distruggere tutte codeste navi e ad arrestare i marinai che avessero continuato a navigare con esse". 

 Secondo l'interpretazione di diversi studiosi, l’eccessivo vento isolazionista fu causato (...) soprattutto dal fatto che i portoghesi (...)  avevano iniziato ad espandere minacciosamente i loro traffici sui mari d'Oriente. 

 Di questo avvincente capitolo riguardante le relazioni, nel Medioevo, tra Cina e Africa, non ci rimangono ora che frammenti sparsi di porcellane e alcune manciate di monete. 

Nel tempo i nuclei di cinesi, che si erano stabiliti sulle isole al largo dell'Oltre Giuba somalo (Isole Bagiuni) e della costa settentrionale del Kenya, furono gradualmente assorbiti dalle popolazioni locali (...).

Da: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO. NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA. PARTE I: XIV-XVIII SECOLO

E-Book, versione cartacea di grande formato (16,99 x 24,4) a colori e bianco e nero, I e II ediz., 170 pp, 32 note, 130 immagini, di cui 101 a colori (38 sono dell'A.

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Versione cartacea bianco e nero, II ediz. 



giovedì 12 dicembre 2024

301. Tra i miti e le realtà del BORNEO favoloso: l’esploratore ed etnografo norvegese CARL ALFRED BOCK (1849-1932), uno tra i primi studiosi dei DAYAK; Tra i Dayak del Borneo, 1878-1880; Il primo incontro con un cannibale; In Thailandia e nel Lao, 1882-1883. DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1: da Adolf Bastian a Vinigi L. Grottanelli

Dayak in costume, Bock 1881 

Cosa c'è nel libro:  
1. Le "idee elementari" delle culture umane: lo studioso tedesco Adolf Bastian, uno dei padri dell'etnologia contemporanea; 2. Tra "gli spiriti delle foglie gialle": Hugo A. Bernatzik, uno dei massimi etnologi e viaggiatori austriaci"; 3. Tra i miti e le realtà del Borneo favoloso: l’esploratore ed etnografo norvegese Carl Alfred Bock, uno tra i primi studiosi dei Dayaks; 4. Un artista tra gli indios del Mato Grosso: Guido Boggiani, pittore, fotografo, esploratore ed etnografo, morto in circostanze misteriose; 5. George Catlin, pittore-etnografo, spese la sua vita per difendere e far conoscere il mondo in rapida scomparsa degli indiani d'America; 6. La saga di Ténatsali “Fiore medicinale”: Frank H. Cushing, uno dei più singolari esponenti della Storia dell’Antropologia; 7. La polacca Maria Antonina Czaplicka e la sua ricerca sul campo nell’artico siberiano; 8. Un polacco in Africa centrale: l’antropologo Jan Czekanowski protagonista della prima missione scientifica nei Grandi Laghi; 9. Un genovese in Nuova Guinea: Luigi M. D'Albertis, primo europeo a esplorare la terra degli uccelli del paradiso; 10. La grandiosa opera etnomusicologica di Frances T. Densmore sui canti degli Indiani delle Pianure; 11. Lo Xingú, un remoto angolo di mondo: Karl von den Steinen con le sue complesse esplorazioni scientifiche nel Mato Grosso è il “padre dell'etnologia brasiliana”; 12. Tra i "sapienti" Dogon del Mali: gli importanti studi sull'Africa occidentale dell'etnologa francese  Germaine Dieterlen; 13. Storie di vita nelle Indie Olandesi: l'antropologa americana Cora A. Du Bois nell'isola di Alor compì studi fondamentali sulla cultura e la personalità dei nativi; 14. Fred Eggan antropologo moderno. Lo studioso statunitense che ha saputo coniugare etnologia storica e struttural-funzionalismo; 15. Lo studio sistematico del popolo dei Nuer: Edward Evans-Pritchard, maestro dell'antropologia sociale britannica; 16. Un "ragazzo" tra i Maori: l'antropologo neozelandese Sir Raymond Firth; 17. Il “Grande Peter” degli Inuit artici: la vita avventurosa dell’esploratore e antropologo danese Freuchen; 18. Con ricerche audaci e "fuori dal coro" l'esploratore tedesco Leo Frobenius rivoluzionò gli studi etno-antropologici, restituendo all'Africa la propria storia; 19. Un appassionato studioso dell'Uomo dalle biblioteche alle piste dell'Africa occidentale: l'antropologo francese Marcel Griaule, maestro di generazioni di ricercatori; 20. Lungo la via maestra dell'etnologia italiana, un nome su tutti spicca nella ricerca sul campo e nell'analisi teorica: quello di Vinigi L. Grottanelli

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Tra i miti e le realtà del BORNEO favoloso: l’esploratore ed etnografo norvegese CARL ALFRED BOCK (1849-1932), uno tra i primi studiosi dei Dayak 

Nel XIX secolo il boom europeo delle scienze naturali comporterà la fondazione di musei e società geografiche, ma anche l’effettuazione di numerose spedizioni, dirette in special modo verso Africa e Asia.

 Da solo l’arcipelago indonesiano ne accoglierà oltre un centinaio... Alcuni partecipanti andranno là per la scienza, altri alla ricerca di avventure. 

Il materiale complessivamente raccolto risulterà comunque prezioso per gli studiosi. 

Pochi gli scandinavi che “sceglieranno” l’Asia. 

Ancor meno quelli che scriveranno sulle loro esplorazioni… 

Tra questi ultimi c’è il norvegese Carl Bock, nato nel 1849 a Copenaghen (...) e morto nel 1932.

 Diciannovenne va a lavorare per diversi anni in Inghilterra, a Grimsby. 

Poi si trasferisce a Londra, a realizzare quelli che sono i suoi reali interessi: lo studio delle scienze naturali. 

Entusiasmo e passione, uniti a ricerca e testardaggine, fanno sì che riesca ad introdursi negli esclusivi milieux scientifici e aristocratici della capitale.  

Dove conosce Arthur Hay, nono Marchese di Tweeddale, ma soprattutto Presidente della Società Zoologica londinese. 

È un ornitologo che, oltre agli uccelli, colleziona insetti, rettili e mammiferi. 

Per poter arricchire la sua collezione con specie dell’arcipelago indonesiano invierà là Bock. 

Tra i Dayak del Borneo, 1878-1880 

 Nell’agosto del 1878 Bock a Batavia (oggi Djakarta), capoluogo delle Indie olandesi, si imbarca su un vapore diretto a Padang (Sumatra). 

Per mesi percorre l’isola in lungo e in largo. 

Il viaggio previsto a Timor viene invece cancellato dopo la morte di Hay. 

È comunque sfacciatamente fortunato, perché a Batavia il Governatore-Generale Van Lansberghe vuole che organizzi una spedizione (...) nel Borneo meridionale, per relazionare sui Dayak dell’interno. 

Selvaggi che rifiutano l’autorità olandese e che con la forza impediscono agli europei l’accesso ai loro territori. 

Di loro si sa poco, salvo che sono cacciatori di teste e cannibali… 

La sua sarà un’impresa eccezionale, anche se tra i Dayak era stato preceduto decenni prima da una straordinaria donna, l’austriaca Pfeiffer... [vedi post n.230]

 Comunque le regioni dove si inoltrerà nel 1879-80 non sono mai state penetrate dagli europei. 

(...) Già prima di inoltrarsi nella foresta deve superare un insormontabile ostacolo: la difficoltà di trovare portatori e guide (...). 

(...) Del resto non può dare loro torto. 

Sa come l’orripilante pratica sia diffusa e come in quelle regioni siano stati uccisi alcuni europei. 

(...) Personalmente sarà notevolmente “aiutato” dal fatto che sarà accompagnato dal sultano di Kutai con la sua scorta armata. 

Il che faciliterà indubbiamente i contatti con i Dayak, come con i cannibali Trings, presso i quali Bock manda alcuni messaggeri per invitarli. 

Offrendo doni in segno di pace. 

 Poiché nessuno di loro tornerà indietro, ritiene che siano stati uccisi e divorati… 

(...) ricompariranno, accompagnati da una quarantina di cannibali, dopo che il sultano a sua volta aveva inviato un gruppo di dignitari bene armati… 

 Nel Borneo Bock percorre 700 miglia di foreste. 

Vede gli orangutans, ma non scopre il mitico orangbuntut: l’uomo con la coda. 

Semplicemente perché… non esiste! 

E dire che Bock voleva trovarlo ad ogni costo, perché si sosteneva che l’anello mancante tra uomo e scimmie esistesse da qualche parte nel Borneo (...). 

 Il primo incontro con un cannibale 

I suoi occhi hanno un’espressione da animale selvaggio, e intorno a loro ci sono linee nere, come ombre di un crimine. 

Allo stesso tempo che ho abbozzato il suo ritratto, egli aveva ancora fresco su di sé il sangue di non meno di settanta vittime, uomini, donne e bambini, che insieme ad altri aveva appena ucciso” (...). 

Pur omettendo l’ancor più truce finale, certamente esagerata è la descrizione di Sibau Mobang, capo di una tribù di Dayak, il primo “cannibale” incontrato dal norvegese. 

Anche se caccia alle teste e antropofagia esistono realmente, non sono solo gli esploratori a diffondere “storie” perfide su di loro. 

In ciò coadiuvati da altre tribù di Dayak (...) 

Per quanto riguarda l’orangbuntut, i fantasiosi racconti ascoltati da Bock hanno già fatto ricredere l’europeo. 

Poi la ricerca si sgretola del tutto, dopo l’invio di un messaggero al sultano di Pasir, dove sembrava che ci fossero gli orangbuntut, con la richiesta di averne un paio. 

Alcune settimane dopo apprenderà invece che “il sultano è molto offeso dalla richiesta… dopo tutto quegli uomini sono letteralmente “la sua gente con la coda”, cioè il suo seguito. 

Chiunque li vuole, deve prenderli con la forza” (...). 

Ecco come nasce (e muore) un mito!  

 Nel 1881 Bock consegna la relazione ufficiale in olandese. 

(...) Sono apprezzate le puntuali descrizioni di genti, luoghi, cultura, costumi matrimoniali, metodi di caccia con frecce avvelenate, rituali della caccia alle teste, ecc.... 

Ma anche il coraggio dimostrato (...). 

Però c’è anche chi lo critica pesantemente: non c’è quasi nulla di nuovo e dubbi sono parecchi racconti etnografici. 

Parte delle obiezioni olandesi sembrano dettate da invidia e bandiera.

 Poiché la Società Geografica dei Paesi Bassi si è sentita messa da parte ed è stato considerato un insulto, per i loro scienziati ed esploratori, il fatto che Van Lansberghe (...) abbia dovuto impiegare uno straniero.  

 Bock, al quale la querelle non interessa più di tanto, dopo aver aggiunto dettagli e aneddoti al rapporto, pubblicherà a Londra il libro: The Head-hunters of Borneo (...) diventato ben presto un best seller (...). 

 In Thailandia e nel Lao, 1882-1883 

 Nel 1884 sempre a Londra dà alle stampe: Temples and elephants (...). 

Narrazione dell’avventuroso viaggio nel Siam settentrionale e nel semi indipendente Lao, patrocinato dal re Chulalongkorn (...).

DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA 

Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1: da Adolf Bastian a Vinigi L. Grottanelli 

E-Book e versione cartacea in bianco e nero di grande formato (16,99 x 24,4), 171 pp., 87 note, 145 immagini (10 sono dell'A.)

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34 BIS. UNA STORIA DELL'ANTROPOLOGIA IN 61 PERSONAGGI E UNA SPEDIZIONE INTERCONTINENTALE TRA AMERICA E RUSSIA. DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA. VOLUME I°, DA ADOLF BASTIAN A VINIGI LORENZO GROTTANELLI

  Guerrieri  Zande , foto Czekanowski [Jan Czekanowski, 1882-1965, spedizione germanica nell'Africa Centrale, 1907-1908]   Quando nel lo...