Illustrazione dell'Isola che non c'è, realizzata da F. D. Bedford, dal
romanzo Peter and Wendy del 1911Peter Pan & Wendy |
Ho deciso di scrivere questo post, dopo aver visto in televisione l’anteprima del trailer di Peter Pan & Wendy, l’ultima versione cinematografica del celebre Peter Pan [con Jude Law nel ruolo di Capitano Uncino], disponibile su Disney dal 28 aprile.
L'HARRIS HOTEL E TARBERT
Nel corso della mia ricerca nelle Ebridi Esterne [al largo della costa nord-occidentale della Scozia], prima e dopo aver raggiunto il remoto e disabitato arcipelago di St Kilda in aperto Oceano Atlantico, ho soggiornato nello storico Harris Hotel (del 1865), alla periferia della cittadina di Tarbert (in gaelico: An Tairbeart), nell'isola di Harris (Na Hearadh), sull’istmo che collega il loch occidentale (aperto sull’Oceano) all’orientale.
E Tarbert è un toponimo di
provenienza vichinga, che indica un portage,
il passaggio delle imbarcazioni effettuato a spalla, da un lato all'altro
dell'istmo [spesso indispensabile per passare da un corso d'acqua all'altro, o per riuscire a superare rapide e cascate].
L'Harris Hotel |
Sir James Matthew Barrie (1860-1937), foto del 1892 |
Essendo a
conoscenza che lo scozzese [dell'Angus] James Matthew Barrie (1860-1937), autore
del celebre personaggio di Peter Pan, era stato ospite dell’albergo nel 1912,
con l’aiuto della Sig.ra Morrison, la proprietaria, cercai la sua firma su un
vecchio registro degli ospiti.
James Matthew Barrie, Anthony Hope Hawkins, Edward Verrall Lucas
Rintracciata la firma, noto che accanto ci sono quelle dei suoi amici Anthony Hope (Hawkins), autore del celebre Prigioniero di Zenda, ed Edward Verrall Lucas, umorista saggista, drammaturgo, editore, poeta ecc.
Insomma nel luglio del 1912 c’è un “Bloomsbury” in sedicesimo [dal Bloomsbury Group londinese], trasferitosi alle porte dell’Oceano per pescare.
Anthony Hope, all'anagrafe Anthony Hope Hawkins (1863-1933), ca.1880-1898 (Harvard Art Museum/Fogg Museum) |
Ritratto di Edward Verrall Lucas (1868-1938), ca. 1905 |
Con Barrie c’erano anche i cinque figli degli amici Arthur e Sylvia Llewelyn Davies (ai quali si era ispirata la prima versione del 1902 di Peter Pan), da lui adottati “ufficiosamente” nel 1910, dopo la morte dei loro genitori.
Poi il gruppo si trasferirà nel non distante Ammhuinsuidh Castle.
James Matthew Barrie, l'Allahakbarries, il cricket e l'impressionante cerchia degli amici intellettuali
Barrie ha avuto una vita sociale estremamente intensa e legami amicali con il fior fiore della cultura britannica.
Tanto da fondare, per l’amato cricket, l’Allahakbarries.
Una squadra amatoriale (attiva tra il 1890 e il 1913) nelle cui file si cimenterà il Gotha del Regno Unito.
Tra cui Kipling, Wells, Conan Doyle, Wodehouse, Chesterton, Jerome, lo stesso Lucas.
Ma anche il singolare e "misterioso" esploratore ed antropologo franco-americano Paul Du Chaillu.
GLI ALTRI ESPLORATORI
Del resto tra i suoi tanti
amici figurano anche Thompson (il primo ad inoltrarsi nella terra dei temibili Masai
dell’Africa Orientale) e Robert Falcon Scott, l’esploratore del Polo Sud.
Ma c’è un altro motivo che mi ha spinto a realizzare il post.
Never Never Land, l'isola che non c'è!
Riguarda la famosa “isola che non c’è”. Dove Peter, Wendy e i ragazzi giungono dopo aver volato per giorni.
Isola resa celebre anche dalla canzone di Edoardo
Bennato.
La spiegazione trovata su Wikipedia ritiene che Barrie abbia individuato nelle regioni più remote dell'outback australiano, quelle che gli aussies chiamano appunto Never Never, l’isola immaginaria di Never Never Land, Neverland o Neverlands.
Ritengo, invece, che non ci sia alcun bisogno di andare all’altro capo del mondo per individuare l’isola che non c’è, specialmente da parte di uno scozzese.
Perché l’ha addirittura in “casa”, ed è esattamente l’isola
di Harris!
L'ISOLA, "NON ISOLA", DI HARRIS
Come ben sappiamo in tutto il mondo il suo nome è sinonimo di eleganza, sportività, resistenza.
Mi riferisco a quel particolare tipo di
tessuto pregiato, il tweed, più
precisamente all'Harris Tweed, che
deve il termine all'isola dove nacquero l'idea e la sua brillante, concreta
realizzazione.
Proprio Harris è l'isola che non c'è.
Almeno nel senso stretto del termine.
In effetti nella letteratura e sulla cartografia delle Ebridi, da secoli ci si riferisce all'isola di Harris.
Anche se è area
saldamente e naturalmente collegata all'isola di Lewis, e non per interventi
più o meno secolari dell'uomo - dighe o ponti -.
Lewis ed Harris sono infatti un tutt'uno.
Harris, l'isola che non c'è, e la parte meridionale dell'isola di Lewis. Nel riquadro l'arcipelago delle Ebridi Esterne |
Ma da sempre Harris è considerata un'isola:
"Leogus et Haraia insulae ex Aebudarum numero quae quamquam isthmo cohaerant pro diveris habetur".
("Lewis e
Harris nelle Ebridi sono considerate due diverse isole anche se collegate da un
istmo").
Così scriveva il cartografo olandese Blaeu nel 1655.
In proposito rilevo anche come il locale dialetto gaelico, oltre alla stessa inflessione linguistica inglese, parlato dai suoi abitanti, come avevo appreso già a Glasgow, in procinto di partire per le isole, e come più volte ho potuto verificare "in situ", abbia modo di differenziarsi notevolmente da quello parlato dagli abitanti di Lewis.
Una discrepanza percepibile perfino da chi non è assolutamente in grado di esprimersi o capire il gaelico.
Quindi l'isola di Harris è un caso speciale di
insularità, forse unico al mondo, di tipo "virtuale".
Geo-morfologicamente, sia pure con qualche forzatura, si tende a descrivere il distacco fisico tra le due aree con il fatto che la regione meridionale di Lewis è profondamente connotata dalla contemporanea presenza di due profondi lochs (Resort e Seaforth) e di una zona fortemente montagnosa, la Foresta di Harris. Che, nonostante il nome, non ha alberi all’interno, bensì solo daini.
Tanto che in Gaelico occasionalmente ci si riferiva ad Harris chiamandola Ardmeanach of Lewis, "le alte terre
nel mezzo di Lewis”.
.....
Sul remoto arcipelago di St Kilda, 41 miglia nautiche ad ovest delle Ebridi Esterne:
NELL'ARCIPELAGO DEGLI “UOMINI-UCCELLO” DI ST KILDA. VITA E MORTE DI UNA REMOTA COMUNITÀ' SCOZZESE
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