Se un paio dei suoi preziosi libri figurano nella mia biblioteca,
sia pure indirettamente Malaurie mi conosceva. Perché la sig.ra Gertrude Stolp,
vedova del Generale Umberto Nobile, a suo tempo mi aveva riferito come il grande
amico di suo marito avesse apprezzato quanto scritto nel 1996. Infatti, in occasione
del Settantesimo Anniversario della spedizione del dirigibile Norge, la Rivista
Aeronautica aveva ospitato un mio articolo commemorativo sull’impresa: “70
Anni per la Verità” (n. 5, pp. 70-73), nel quale sostenevo come Nobile Amundsen
ed Ellsworth fossero stati i primi, sia pure dall’aria, ad aver raggiunto il
Polo Nord.
….
Ecco quanto Malaurie ebbe modo di scrivere su Peary, la Conquista
del Polo e Nobile:
Ci vuole un Émile Zola americano...
“Non ci si può non stupire del fatto che a tutt'oggi il
governo americano non abbia ancora sollecitato un'istituzione scientifica
indipendente e rispettata che stabilisca finalmente la verità storica.
L'ostinazione delle più prestigiose enciclopedie nel conservare, senza riserve,
il nome di Peary come conquistatore del Polo Nord lascia perplessi, e bisogna
constatare come le voci dei critici che si sono levate (...) stranamente non
abbiano trovato alcuna risonanza. L'America, che volle la bandiera stellata al
Polo, sembra poco incline ad accordare a questo caro e rimpianto Umberto Nobile
- sarà perché è italiano? - il titolo di primo conquistatore del Polo Nord (...)
In questa storia polare manca un Zola americano. Non ci possono essere
prescrizioni allorché si tratta di correggere un errore o un'impostura..."
(J. MALAURIE, Ultima Thulé. Les Inuit nord-groenlandais face aux conquérants
du Pôle (1818-1993), Paris: Bordas, 1993 (1990), 221.
…….
Dopo questa breve digressione, ricordo come Malaurie, un autentico
"cittadino del mondo" (nato nel 1922 a Magonza, in Germania, da padre
normanno e madre scozzese, trasferitosi ben presto in Francia), come
ricercatore non era certamente alle prime armi nella Groenlandia settentrionale.
Nel carnet del giovane studioso c’erano già un paio di ricerche
geomorfologiche nel Sahara algerino e marocchino. Oltre a due missioni, in
qualità di geografo-fisico, sempre in Groenlandia, nell’ambito delle Expéditions
Polaires Françaises (1948-1949) dirette dal celebre Paul-Emile Victor.
Scopo
delle E.P.F. era di costruire nel centro della più grande isola della terra,
sull'inlandsis, a 400 km dalla costa e a 3.000 metri di quota, una
stazione meteo e glaciologica detta "Stazione Centrale". Nello stesso
luogo in cui per non molto tempo fu installata l'Eismitte di Wegener -
il brillante teorico della deriva dei continenti -, che morirà per
congelamento nella sfortunata spedizione del 1930, al ritorno dalla sua
stazione.
Gli Inuit Polari, dove invece nel 1950-51 si recherà Malaurie,
sono localizzati ben più a nord (76°).
Questi Inuit, totalmente isolati dal
resto del mondo fino all'arrivo di John Ross nel 1818, sono stati i soli non
aver mai cacciato una balena. Non disponendo di arpioni adatti o di
imbarcazioni collettive (umiaq). Mentre il kayak vi venne reintrodotto
solo nel 1863.
Umanaq, il principale villaggio, venne in seguito ribattezzato dai
bianchi "Baia della Stella Polare". Mentre il mitico toponimo di
Thule lo ebbe nel 1909 dal grande antropologo dano-groenlandese Knud Rasmussen,
che vi fondò il primo spaccio Inuit.
Fino all’arrivo di Malaurie poche erano state le ricerche
effettuate nella regione. La prima in assoluto fu la Missione Letteraria Danese del 1902-1904.
Nella missione a Thule del 1950-51, Malaurie consegue
risultati di assoluto rilievo, non solo dal punto di vista più strettamente
etno-antropologico.
Il 29 maggio 1951 su slitte trainate da cani raggiunge il
Polo Magnetico (78° 29' N, 68°54' O). Nello stesso anno mappa 300 Km di coste
delle desertiche Terre di Inglefield e di Washington. Battezzando baie e capi
con toponimi francesi, Inuit, danesi.
Tra il 1° ed il 3 giugno del 1951 da Capo
Grinnel raggiunge il Fiordo Alessandra, in un viaggio ardimentoso con un team
di tre slitte trainate da cani e accompagnato da due coppie di Inuit.
Un'impresa eccezionale, la sua, realizzata attraversando i ghiacci della
banchisa dello Smith Sound, che separa l'isola di Ellesmere (Canada) dalla
Groenlandia nord-occidentale. Nel corso della sua permanenza in Groenlandia
Malaurie percorrerà complessivamente circa 1.500 Km.
Isolato, come ama raccontare, tra i suoi compagni Inuit di
Siorapaluk condivide interamente la loro vita di tutti i giorni. Dorme in un
igloo di torba. Mangia i prodotti della caccia.
Inoltre gli Inuit
partecipano attivamente al suo lavoro scientifico, esercitando con ciò un ruolo
non certo "gregario".
Facilitato dal molto tempo a disposizione che ha durante la
lunga notte polare, effettua ampi studi genealogici.
Interessandosi anche alle risorse dell'habitat circostante,
sottolineerà la loro capacità di aver saputo individuare il giusto punto di
equilibrio tra i loro bisogni e le risorse naturali.
La lunga esperienza di vita passata in comune tra gli Anangnâmiutt,
gli "Uomini del Nord", come si autodefiniscono questi Inuit, in
particolare il duro sverno del 1950-51, affrontato senza equipaggiamento
polare, né viveri portati da fuori, segnerà indelebilmente la sua vita.
Da
allora completamente dedicata all'approfondimento della conoscenza delle
popolazioni del Grande Nord. Grazie anche all'ottimo volano rappresentato dal Centro
di Studi Artici, che fonda nel 1958 a Parigi.
Non limitandosi, quindi, a
continuare lo studio di quel gruppo di cacciatori artici.
In circa quaranta anni di attività organizzerà altre trenta
missioni, tra Artico centrale canadese, Siberia orientale, Alaska e la stessa
Groenlandia.
Diventando, in tal modo, un eccezionale testimone di un periodo
estremamente fondamentale e critico per le culture di quei popoli tradizionali.
Sottoposti a massicce e rinnovate ondate di cambiamento provenienti
dall'esterno e dal sud.
Nel 1968-1969 fa parte della Commissione franco-québécoise
per la creazione del Nouveau-Québec. Il dossier che ne scaturirà, assieme al
forte impulso impresso dal senatore Inuit Charlie Watt [l’ho incontrato e
intervistato a Fort Chimo (Kuujuaq), proprio nel Nouveau Québec, nel corso del
mio survey in sei comunità Inuit dell’Artico canadese, nel settembre del 1983.
Già allora era il leader indiscusso degli Inuit canadesi (aveva anche parlato
all’ONU). Poi è stato eletto senatore (1984-marzo 2018). Il secondo Inuit in
Canada ad avere questo privilegio], contribuirà a realizzare in futuro lo
statuto dei territori dell’Artico canadese.
Nel 1990 dirige la
prima spedizione franco-sovietica in Siberia (Čukotka), dove lungo la
spiaggia dell’isola di Yttygram “riscopre” il “Viale delle Balene” di origine
sciamanica. Formato da crani, ossa e costole di cetacei.
Nel 1992 fonda l’Accademia Polare di Stato a San Pietroburgo
(1.000 studenti siberiani, 5 facoltà, 45 etnie), di cui sarà Presidente d’onore
a vita.
Si è sempre battuto per i
diritti delle minoranze artiche minacciate dall’industrializzazione, dallo sfruttamento petrolifero,
dalla globalizzazione imperante e dalla conseguente omologazione culturale.
Nel 2007 l’UNESCO lo nomina “Ambasciatore di buona volontà”
per l’Artico.
Nel 2009 presiede il Primo Congresso Internazionale per
l’Artico dell’Agenzia ONU sul Climate change and Arctic sustainable
development: scientific, social, cultural and educational challenges.
"Jean Malaurie riceve la medaglia d'onore della città di Strasburgo, 23 maggio 2013" (Claude Truong-Ngoc)
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