Nel post del 26 luglio 2022 avevo
scritto: “Norfolk Hotel, uno
storico albergo (per intenderci bungalows e frequentazione di White
Hunters). Proprio qui avevo ambientato la prima parte kenyota del mio unico
romanzo (manoscritto purtroppo non ultimato). L'avevo scritto a sedici anni. Il
protagonista era un etnologo italiano e
membro dell'Istituto Italiano per l'Africa. Il mio interesse allora era infatti
concentrato sull'Etnologia. L'Antropologia Culturale sarebbe arrivata in
seguito... Il romanzo racconta anche dell'amore tra
lui e un'affascinante, ma molto gelosa, donna. Ma le sue pagine descrivono
soprattutto l'ambiente tropicale, la fauna, alcuni popoli. Il tutto grazie ai
libri della mia biblioteca in formazione...”
……………..
Tornato a Roma, prendo in mano sia il manoscritto, che il dattiloscritto (oltre ad una bozza di canovaccio...). Vedo che risale al 1962-63. Grazie al blog ho così la possibilità di riportare alcuni
dei brani del mio romanzo incompiuto (e, naturalmente, senza titolo), così come
sono stati scritti a sedici anni!
………………………………
"ROMA
Giornata d'inverno. Piovosa come molte altre, fredda ma non
troppo. Le macchine correvano sdrucciolando sull'asfalto; la strada in qualche
parte avallata spruzzava acqua da tutte le parti, quando le gomme ci rotolavano
sopra.
Il ponte, le accademie, la galleria furono ben presto
lasciate dietro dalla potente Jaguar color giallo. I vetri appannati, le
fiancate grondanti d'acqua che scendeva giù precipite dalla "capote",
la difficoltà propria della circolazione, il tempo così brutto, tutto ciò
dunque faceva pensare al guidatore che in qualche altra parte del mondo il sole
splendeva a picco. In qualche zona sperduta del Sahara o del Kalahari qualche
indigeno - non importa se Tuareg che Boscimane - forse stava alla ricerca
di qualche falda acquifera, o con la sua cannuccia stava cercando di tirare qualche
sorso d'acqua dal terreno. "E lì l'acqua cadeva a torrenti".
L'Africa gli tornò alla mente. Kenya, Uganda, Tanganyika
furono passati brevemente in rassegna sullo schermo della sua memoria visiva.
Aveva soggiornato per molti mesi in quei posti e... non sarebbero stati
gli ultimi.
La macchina imboccò la salita tortuosa fino a che si arrestò
davanti alla porta di un edificio che avrebbe avuto bisogno di una ritoccatina.
L'intonaco cadeva a pezzi.
L'uomo, sceso velocemente dalla Jaguar, entrò decisamente,
salutò l'usciere, non con l'alterigia di coloro che sanno di essere qualcuno,
bensì con la bonomia di chi è un pari grado, imboccò risolutamente a sinistra
ed entrò in una saletta.
La saletta, di pochi metri quadrati, era pavimentata di un qualche
materiale plastico, a sinistra. Di fronte erano collocati dei tavolini
verdognoli. Grandi scaffalature con gli schedari dei libri della biblioteca riempivano
tutta la parete di destra. Sempre vicino alle scaffalature, una serie di
tavolinetti adatti alla consultazione, studio o lettura di libri. Carte
dell'Africa fisico-politiche facevano bella mostra di sé lungo le pareti.
Una donna di circa trent'anni si fece incontro al visitatore, salutandolo rispettosamente.
- Oh! Che piacere rivederla dopo tanto tempo. Spero che i
suoi viaggi siano andati magnificamente.
- Grazie, sì. C'è il dottor Rossi. Vorrei parlargli di una
questione importante, dato che dovrei entro una settimana ripartire per il
Kenya.
- Riparte? Ah, sì, capisco. L'etnologia, l'etnologia è una
grande maga ammaliatrice! Comunque adesso provo a vedere se c'è in
amministrazione. La mano alza il ricevitore del telefono interno, due parole...
il ricevitore viene rimesso al suo posto.
- Il dottor Rossi in questo momento è indaffarato in
quanto sta parlando con l'Ambasciatore del Burundi. Sa, il nostro Istituto
dipende dal Ministero degli Esteri.
- Capisco, risponde l'uomo.
. Non si preoccupi, continua la donna, mi ha assicurato
che tra qualche minuto sarà da lei.
- In attesa andrò a rovistare qualche rivista in biblioteca.
L'uomo si allontanò.
L'UOMO
L'uomo, trentacinquenne, alto un metro e novanta, con due larghissime
spalle, un torace ed un petto enormi da far invidia ad un pescatore di perle,
ben piantato, abbronzatura perfetta da poter competere con un Uolof (n. d. Gli Uolof
sono i negri più neri di tutta l'Africa. Sono situati nella West Africa:
Senegal e dintorni), era insomma il tipico esempio di esploratore dell'800,
tipo Speke o Stanley.
Habitants du Sénégal inférieur : Oualofs et Peulhs (1861, vol.3, Le Tour du Monde, Jules Duvaux) |
Leggendo e poi ancora leggendo, studiando si era laureato
in Scienze Politiche e contro la volontà dei genitori, che volevano fare di lui
un buon diplomatico, si era specializzato in Scienze Etnologiche.
Da quel momento fece molte spedizioni sia in Uganda tra i
Baganda, che nel Tanganyika (Masai) ed infine soggiornò presso i Kikuyu del
Kenya.
In una parola aveva visitato tutta l'East Africa ex inglese,
acquisendo una ricca esperienza.
Aveva scritto svariati libri di etnografia, per lo più
monografie dei popoli visitati, che erano stati tradotti in molte lingue.
Apprezzato in Italia, che all'estero, come "uno"
che sapeva il fatto suo e che faceva il suo dovere con rigore strettamente scientifico,
godeva dell'appoggio di molte persone influenti, sia in patria che in Gran
Bretagna. L'ultima sua spedizione, nel Tanganyika, presso i Masai, lo aveva
visto insieme ai "moran" uccidere un leone. Sapeva fare buon uso di
qualsiasi arma. L'Express era però il fucile da caccia grossa preferito. Non
disdegnava però neanche il machete con il quale un giorno, lungo le rive boscose di un fiume nel Buganda, aveva troncato in due la orripilante testa di un boa.
Moran Masai, Africa Orientale tedesca [Tanganyika], ca. 1906-1918, Bundesarchiv, Bild 105-DOA0816 / Walther Dobbertin / CC-BY-SA 3.0 |
LA BIBLIOTECA
Scendendo a passi misurati i gradini che dall’ampia vetrata d’ingresso
conducono alla biblioteca vera e propria, vide che una giovane negra alla sua
destra stava consultando alcune riviste. Era di una bellezza che la maggior
parte delle persone di cultura occidentale non avrebbe compreso. Alta,
slanciata, ben fatta, i capelli “a granuli di pepe” ricoperti da un fazzoletto
variopinto, due begli occhi color carbone acceso, attirava irresistibilmente il
giovane scienziato.
- Excusez-moi -, disse l’etnologo alla giovane – parlez-vous français? -
- Oui
! Rispose la ragazza – Qu’est-ce que vous voulez ? –
- Je
suis en ethnologue en admirant votre beauté, je me demande quelle population a
vu naitre une fleur aussi charmante !
- Je
suis une éthiopique, mais vous êtes très envahissant, rispose la negra un po’ sdegnosa
L’etnologo, che sapeva benissimo a quale razza
appartenesse la ragazza, comprese che non c’era niente da fare e quindi tirò
via e si diresse allo scaffale contenente libri riguardanti il Kenya: Something
of Value e Uhuru di R. Ruark, Facing Mount Kenya di Jomo Kenyatta, Africa di
John Gunther, Kenya del Central Office of Information. Tutti libri che aveva
letto e riletto e che ormai non avevano più nulla di nuovo da offrire. Pensò
che era ora che l’Istituto si rifornisse di nuovi libri quando… qualcuno entrò
in Biblioteca. Era il Dott Rossi.
CONTINUA: 3 ottobre
I popoli menzionati (Tuareg, Boscimani, Uolof, Masai, Baganda, Kikuyu) e gli esploratori citati (Speke, Stanley) figurano, rispettivamente, nella mia trilogia antropologica e nel vol. 2 di quella degli Esploratori.
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