Indiano Nootka del Clayoquot Sound (costa occidentale dell’isola di Vancouver) mentre effettua un bagno cerimoniale prima della caccia alle balene, ca. 1910 (foto Curtis, Library of Congress) |
"Nel corso del mio viaggio tra gli Indiani del Pacifico settentrionale, tra Colombia Britannica e Alaska sud-orientale, dalla costa orientale dell’isola di Vancouver ho avvicinato i celebri Kwakiutl (oggi Kwakwaka'wakw).
Prima nell’isola Quadra, poi in quella del Cormorano (Alert Bay).
Tralasciando la costa occidentale, dove si trovano gli insediamenti della tribù dei Nootka (dal 1979 Nuu-chah-nulth), noti come coraggiosi cacciatori di balene.
Infatti, nonostante i loro villaggi siano localizzati all’esterno dell’Inside Passage, lungo una costa esposta a tutti i rigori oceanici, in un non lontano passato essi costituirono luoghi perfetti dai quali avvistare i cetacei, in occasione delle loro migrazioni.
La cultura dei Nootka era quasi totalmente incentrata sulla caccia alle balene, che venivano uccise, sia per il grasso, che per la carne.
Ed era un’attività così importante, da richiedere tutta una serie di rituali, da osservare scrupolosamente, prima e dopo ogni caccia: bagno cerimoniale, astinenza, preghiera.
Rituali eseguiti sia dal capo, che aveva guidato la caccia, che da sua moglie. Poiché tali cerimonie erano considerate essenziali per il buon esito dell’impresa venatoria.
Mentre la partecipazione dei singoli alla caccia, e alla successiva distribuzione di carne e grasso, dipendeva dallo status sociale di ogni singolo cacciatore.
La caccia alla balena rimaneva comunque un’impresa pericolosa.
Poiché gli arpioni erano difficili da controllare, si doveva portare la canoa a fianco della balena per poter scagliare un colpo deciso; una volta colpita, la balena si dibatteva e si immergeva improvvisamente, perciò l’abilissimo marinaio Nootka doveva usare tutta la sua destrezza per evitare di essere sommerso.
Le sacche di vescica della foca attaccate alle corde dell’arpione servivano come draghe per indebolire la balena, che veniva condotta il più vicino possibile alla riva prima di essere uccisa, dato che la si doveva poi trascinare al villaggio.
Poiché non sarà stato certo facile trainare con una canoa un simile peso morto, la moglie del baleniere, nel villaggio, aveva il compito importante di attirare la “bella signora” verso la riva con preghiere rituali e forza di volontà (…) Una caccia riuscita procurava cibo più che sufficiente per un villaggio di medie dimensioni, perciò solitamente si concludeva con una festa a cui erano invitate anche le tribù vicine”.
DA: BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO. VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE
(163 pp., 156 foto)
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