Ingresso al bazar di Khan el-Khalili, Ebers, 1878 |
Cairo, “Avventura” nel Bazar (1980)
Quando ci troviamo a visitare il grande bazar di Khan el-Khalili è ormai sera e si sta facendo rapidamente buio. Continuando a vagabondare senza fretta tra un banchetto e un altro, inoltrandoci sempre di più nel labirinto di strette viuzze, costellate da negozietti e chincaglierie, veniamo avvicinati da un ragazzo, che chiede se siamo interessati a vedere all’opera dei mastri vasai. Un’occasione, questa, che due antropologi, che aborrono il bric-brac turistico, non possono certo lasciarsi sfuggire.
Così il ragazzo si muove veloce davanti a noi. Prima attraverso vicoli e anguste strade, ancora illuminate dai negozi e frequentate.
Il tragitto poi si fa più lungo e sempre meno illuminato. Il tempo trascorre. Passiamo attraverso un cortile dietro l’altro.
Il tutto sempre più è scarsamente illuminato, se non addirittura quasi buio. Perché riusciamo appena ad intravedere il ragazzo, che corre davanti a noi, tanto che incontriamo qualche difficoltà a seguirlo.
Fino a che, più volte, sentiamo intorno a noi, ma a distanza, delle grida ripetute, ma anche dei colpi secchi.
Così, nonostante non siamo dei novellini dei paesi esotici, ci fermiamo. Guardandoci molto perplessi e preoccupati. Decidendo all’unisono di scappare immediatamente e di tornare velocemente sui nostri passi, in luoghi illuminati, frequentati, più sicuri.
Accompagnati dalle grida del ragazzo che, sempre più da lontano, ci dice di tornare indietro.
Assistendo ai festeggiamenti serali di due matrimoni, di
strada (egiziano) e in un teatro (sudanese)
Al rientro da Luxor, poiché la partenza per il Sudan è prevista solo alle 19 del giorno dopo (MS 751, con arrivo a Khartoum alle 21,40), il nostro amico tassista ci vuole fare un regalo, anzi… due!
Perché l’andare in giro di sera per la città, accompagnati dalla colonna sonora della superba e ritmica musica egiziana, che la sua radio trasmette a tutto volume, di tanto in tanto associata a più colpi di tromba, il tutto degnamente amplificato dai suoni di musiche e trombe dei numerosissimi automobilisti della città, è già un sorprendente regalo.
Poiché ci fa vivere un’atmosfera del Cairo invero particolare. Un regalo che si aggiunge al fatto che ci vuol portare nei luoghi dove si svolgono i festeggiamenti per due matrimoni.
Il primo di strada,
egiziano, l’altro sudanese, ma all’interno di un teatro.
Dopo aver via via bloccato e interpellato numerosi cairoti, indifferentemente automobilisti e pedoni, ecco che arriviamo al primo appuntamento: una stretta strada, tutta tappezzata a festa, ricoperta da un grande tendone.
È affollata da gente seduta davanti ad un palco, dove si esibisce una danzatrice del ventre, si fa musica, si leggono i nomi di coloro che hanno offerto denaro o regali alla coppia di sposi.
Assieme agli sposi egiziani, 1980 (© Franco Pelliccioni)Dopo essere stati fotografati assieme agli sposi e ai parenti più stretti della coppia, ci sediamo anche noi. Soddisfatti per ciò che stiamo vedendo e vivendo, noi assieme a loro.
Dopo qualche tempo mi viene passato un narghilè, perché qui gli uomini fumano la shisha. Così mi unisco a loro, godendomi lo spettacolo assieme a Cecilia.
Verso mezzanotte il nostro cortese anfitrione fa segno che è meglio andar vita, perché il tabacco che sta sul braciere del mio narghilè a quanto pare è stato sostituito dall’hashish…
Perciò la nostra presenza, lì,
potrebbe per noi diventare forse pericolosa!
Così, dopo esserci sbracciati per salutare, ci mettiamo
nuovamente in marcia. Vengono consultati altri automobilisti e pedoni. Infine
veniamo a sapere (“lui… viene a sapere”) dove si trova il matrimonio sudanese:
è in un teatro a Giza.
Così il nostro uomo, dopo aver spiegato chi siamo e che stiamo per recarci in Sudan (e io ci sono già stato), ci accolgono molto volentieri. Ci sediamo.
Il teatro, non piccolo, è completamente affollato, anche nelle balconate. Un’orchestrina sul palco esegue musica sudanese, interrotta di quando in quando dalla lettura di una serie di nomi.
Anche qui sono di coloro che hanno fatto regali agli sposi.
Poi si comincia a ballare. Ci chiamano. Andiamo sopra.
Io mi metto a ballare con le donne, fasciate dalle loro stupende tobe.
Subito rimproverato da Cecilia, che mi ricorda che qui io devo ballare con gli uomini in jellabia ed ema (il “turbante”). Mentre lei continua a farlo con le donne.
Trascorriamo diverso tempo. Alla fine si fa molto tardi. È ora di tornare all’albergo, anche perché domani sera dobbiamo volare fino a Khartoum.
Così,
dopo esserci sbracciati di nuovo per un saluto generale, lasciamo il teatro.
DA: VIAGGI IN EGITTO 1980-2009. CROCIERA AEREA E FLUVIALE SUL NILO; AI CONFINI CON IL SUDAN, ALLA RICERCA DI BERENICE TROGLODITICA E DELLA “CAROVANIERA DEGLI 11 GIORNI”; NEL SINAI
(E-Book, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 277 pp., 259 note, 271 immagini, di cui 242 a colori (230 foto sono dell’A.):
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IL LIBRO E’ DEDICATO ALLA COMPIANTA AMICA E COLLEGA CECILIA GATTO TROCCHI
(ROMA, 19 GIUGNO 1939- ROMA, 11 LUGLIO 2005)
Saqqara, dicembre 1980 |
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