Donna Samburu - Maasai settentrionale - (© Franco Pelliccioni) |
"Giungiamo ad Archer's Post attraversando la Samburu Game Reserve, senza vedere un animale, salvo qualche piccolo uccello. Sarà così fino a Marsabit, dove però mi aspettano elefanti, giraffe e zebre….
Ci fermiamo per scaricare birra e caricare bottiglie vuote.
Quattro casupole, il posto di polizia su una collinetta, la bandiera del Kenya.
Poco distante la linda chiesetta cattolica, nei paraggi alcuni tradizionali accampamenti Samburu.
I centri lungo la pista, come Serolevi o Laisamis, appariranno tutti così.
Nei pressi della Missione di Archer's Post (© Franco Pelliccioni) |
Ad Archer's Post ho paura.
Forse ho fatto male a prendere il camion.
Non so nulla degli autisti.
Non credo che ci si possa aspettare, in caso di aggressione, un qualche aiuto dagli africani ospiti.
Nello scaricare le birre, ogni tanto mi guardano e attentamente osservano orologio [al polso ho il mio vistoso Bulova Accutron subacqueo – ho fatto immersioni in apnea e caccia subacquea sulla costa dell’Argentario, nell’ex Jugoslavia, nelle isole Tremiti e in Grecia -, un ERRORE, il mio che in futuro non si ripeterà], borsa e valigie.
Uno dei tre porta un ben visibile coltellaccio.
300 Km sono moltissimi in Africa.
Penso che in ogni momento possano tranquillamente uccidermi per derubarmi.
Potrebbero
lasciare il mio corpo a mezzo metro dalla pista senza che nessuno possa mai
accorgersene.
A Marsabit mi diranno che il poliziotto che li ha
fermati ha costituito la mia "assicurazione sulla vita".
Vorrei scendere, scappare alla Missione, ma
desisto.
Scendo a prendere un'aranciata, offrendone una anche al ragazzo per farmelo amico, in un negozietto zeppo di mercanzie.
Sulla sinistra, incollati al bancone, due Moran Samburu, con lance, ocra rossa sul viso, grasso sui capelli.
Mi guardano, mettendo una certa soggezione.
Si riparte.
Ora è salita sul cassone una donna, che a quanto pare viene molto criticata dalle altre persone.
È l’unica vestita all’europea, quando le altre indossano pelli di animali e mostrano i seni.
Dovrebbe essere una prostituta e scenderà a Serolevi.
Dromedari sostano nel piccolo centro di Laisamis, vera e propria oasi nel deserto (© Franco Pelliccioni) |
La pista caratterizzata dalla terra dal forte colore rosso (© Franco Pelliccioni) |
Sulla pista incontriamo una decina di camion bloccati dai guasti.
Tra cui quello del D.C. [District Commissioner] di Marsabit con numerosi poliziotti.
Ci si
ferma e gli autisti danno una mano.
Un Rendille con lancia e bastone ci saluta (© Franco Pelliccioni) |
Il paesaggio è straordinario, magnifico.
Steppa e terra rossa dappertutto.
Vicino ed in lontananza scorgo montagne isolate, grossi "macigni" alti anche 5-600 m, catene montuose.
È stupendo!
Donne Rendille tornano al loro insediamento con calebasse e lattine colme d’acqua (© Franco Pelliccioni) |
Nelle sette ore del viaggio, incroceremo il pullman che da poco fa servizio in queste zone di frontiera e cinque, sei Land Rovers.
Di tanto in tanto intravedo altri accampamenti.
Sono dei Rendille.
Poi, ai lati della pista, prima uno, poi molti dromedari.
Ne conto circa 200, sparsi sopra una vasta zona: è l'avvisaglia che il deserto del Kaisut incombe.
I cespugli si fanno radi e bassi, ci sono solo pietre e terra e polvere.
Temo per le pellicole.
In lontananza sovente vedo salire del fumo dai fuochi di bivacco.
Mi sbaglio.
Sono grossi mulinelli di polvere mossi rapidamente dal vento.
Cerco di coprire le valigie con un giaccone del ragazzo e
spero di non sentirmi male.
Panoramica sul deserto del Kaisut dalla montagna di Marsabit (© Franco Pelliccioni) |
Penso che questa che vivo sia un'esperienza più unica che rara.
La vera Africa indubbiamente sta ancora da queste parti e mi domando come facciano a vivere i pastori nomadi con questo duro clima e così poca acqua.
So che da quattro anni qui non piove...
Cominciamo a salire.
Riappare la steppa, più frequenti si fanno gli accampamenti dei pastori.
Ci sono dromedari solitari, asini, capre e pecore, pochi zebù e mucche.
Salendo sembra che il camion non ce la faccia più.
Spero che non faccia la fine degli altri camion incontrati per
la strada.
Un vecchio
cartello indica che siamo nella Marsabit Game Reserve e, poco dopo, in un
habitat a savana, con alberi spinosi, due elefanti mangiano tranquillamente a
non molta distanza sulla destra, a ca. 300 m. dalla
pista.
Il deserto del Kaisut, Kenya settentrionale (© Franco Pelliccioni) |
Salendo sulla montagna di Marsabit, un vulcano estinto, fa freddo.
Quale diversità di clima e di regioni!
Le cime montuose ricoperte da un fitto manto boscoso appaiono ora più vicine.
Incontriamo altri elefanti, due a sinistra, poi un gruppo di cinque sulla destra, oltre a giraffe e zebre.
Scendiamo lungo ripide curve.
Funzioneranno i freni?
Non sbanderà il mezzo così pesante?
Va tutto bene…
Eccoci infine arrivati alla cittadina di Marsabit, preannunciata da alcuni
shambas [campi coltivati].
Andiamo a scaricare la birra, non molto lontano dalla Missione.
Mi faccio condurre là da un ragazzo, che mi porta una valigia.
Alla scuola tecnica chiedo dove sia la residenza dell’arcivescovo.
Sono poi accompagnato in Land Rover dall'arcivescovo.
Non c'è luce e sta leggendo al lume di candela.
Consegno la lettera dell’Ambasciatore.
Si vedrà cosa è
possibile fare per me.
Si ritorna alla Missione, bevo moltissimo, ceno.
C'è stato un furto di vestiti.
Gli shiftas si sono infiltrati in Kenya per combattere, questa volta, in Etiopia ed alleggerire il fronte Eritreo.
In territorio kenyota domenica hanno ucciso due pastorelli di quattordici anni, che volevano difendere il loro bestiame.
Qui entrano anche per procurarsi cibo.
Siamo a non molta distanza dal confine etiopico.
Incontro il medico di Sololo.
È stato nel Sahara, a Beni Abbes e in Mandara, nel Camerun settentrionale, per due anni e mezzo.
Mi invita a passare una settimana da lui.
Non ci sono problemi.
Potrei fotografare i Borana liberamente.
Mi dicono che è venuto il Capo della polizia della Eastern
Province, che tutti gli stranieri si devono presentare al D.C. ed alla polizia
e che tutti coloro che risultano in possesso di armi devono denunciarle.
Il medico mi dice che effettivamente ho passato un brutto quarto d'ora senza bere, ecc.. e ho fatto bene a mettermi l'acqua sul viso.
Potevo prendere un colpo di sole molto, ma molto pericoloso.
L'avventura africana è forse terminata.
Il giorno dopo scoprirò che non è possibile far ricerca a Marsabit!”
Sarà così effettuata ad Isiolo…
p.s. Oggi la strada è asfaltata ed esiste un
regolare servizio di autobus.
Aggiornamento del 30 ottobre 2023:
(DALL'APPENDICE DI: MAASAI. GENTI E CULTURE DEL KENYA, COLLANA: VIAGGI E RICERCHE DI UN ANTROPOLOGO TRA VECCHIO E NUOVO MONDO, VOL. 20)
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Contiene le seguenti carte e mappe del Kenya: politica; fisica; demografica; etnografica; Periplo del Mare Eritreo; Operazione di “pattugliamento” militare tra i Turkana; Percorso della spedizione Teleki-von Hohnel ai laghi Rodolfo e Stefanie; Distribuzione delle tribù Somale; Villaggi dei Bon nel distretto di Lamu; “Mappa dell'area meridionale Galla e Waboni insieme ai paesi somali adiacenti: dopo i suoi viaggi del 1866 e 1867 di von R. Brenner".
Suddivise in base a economia, lingua, rapporto con il territorio e con gli altri popoli
Il titolo "Maasai" è stato invece scelto per celebrare un popolo le cui imprese guerresche hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell'Africa e nell'immaginario collettivo europeo.
A questi nomadi pastori ho dedicato uno dei capitoli più corposi del libro.
Perché, ampiamente conosciuti attraverso la letteratura e la filmografia, costituirono una formidabile barriera fisica alla penetrazione dell’interno.
Le loro razzie li spingeranno anche a molta distanza dalla loro terra.
Solo un coraggioso giovanotto inglese riuscirà ad attraversare per primo la loro pericolosa terra.
Giungendo fino al lago Victoria.
Il capitolo include anche elementi poco noti.
Come il “governo diffuso” e le profezie del grande laibon Mbatian.
Grazie ai miei diari, ho integrato e vivacizzato il testo, con narrazioni “dal vivo” di fatti, luoghi, situazioni, imprevisti, stati d’animo, emozioni, incontri con “l’altro da noi”.
Così è anche un libro sul Kenya, come l’ho conosciuto e apprezzato durante i miei due lunghi soggiorni di ricerca antropologica effettuati nel 1976 e nel 1980.
TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.
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