La mappa ufficiale dell'Amboseli National Park, Kenya [precedenti 8 puntate: 23 settembre; 3, 8, 15, 23, 31. ottobre; 2 novembre, 11 dicembre, oltre all'integrazione del 22 novembre] |
AL RISTORANTE DEL NORFOLK
Erano le
quattordici. La sala da pranzo del Norfolk, così in penombra, vasta e fresca, sembrava
un controsenso, di fronte al sole, che fuori picchiava accecante.
Era
affollata. I clienti (bianchi) si trovavano sparsi tra i vari tavoli
appartati. Prima di entrare, il cameriere goanese che attende alla porta, baffetti
alla Hitler, bottoni d’oro e colletto inamidato, dopo avervi fatto un
meraviglioso sorriso, vi conduce al vostro tavolino. Subito dopo, ecco
accorrere un altro cameriere, che vi porta gin o whisky, secondo le vostre
preferenze. O birra ghiacciata, che è d’obbligo bere prima del pasto.
IL RISTORANTE LORD DELAMERE DEL NORFOLK HOTEL (inizio anni '1980) |
Ad un
pranzo al Norfolk Hotel non è contro le regole andare senza giacca o senza
cravatta, mentre al New Stanley, che è certamente più lussuoso e dove servono
perfino ostriche di Mombasa e, in genere, della costa, le trascuratezze nel
vestire sono invece malviste.
Ritornando alle persone che affollano il Norfolk, queste spesso sono già un po’ ebbre. Di solito all’ora del pranzo molti Kenyoti sono pressoché alticci: perché sono andati in banca per un conto corrente rimasto scoperto; hanno già bevuto un po’ troppo al grill del New Stanley; hanno dovuto rinnovare la licenza di caccia o somo stati costretti a far riparare la loro Land Rover. Che, non solo li ha lasciati per strada ad una trentina di chilometri da Nairobi, ma hanno anche subito l’onta di doverla fare trainare da un paio di vacche: il trionfo (o rivincita) dell’animale di fronte al mezzo meccanico!
Si vedono ricchi farmers del Northern Frontier District, come quelli che John e Milly avevano potuto osservare in città. Gente che, dopo un viaggio di parecchie centinaia di miglia, adesso si ritrova a pranzo, gli uni accanto agli altri. Assierme a coloro che provengono dalle steppe dei Masai o, magari, dalla lontana costa. Expatriates e Kenioti (bianchi) che, mentre nei loro viaggi si erano impastranati (come del resto è logico), sembrano essere i più eleganti della combriccola, grazie ai loro immacolati “fumo di Londra”.
Ormai da
più di mezz’ora i coniugi stavano aspettando l’arrivo di Giorgio. Qualche tempo
prima Tom, il portiere Luo, li aveva avvertiti che il bwana italiano avrebbe
tardato, poiché aveva impiegato più tempo del previsto per controllare il
bagaglio.
Così avevano bevuto due bottiglie di birra Carlsberg ghiacciatissima, e ora stavano fumando, in attesa del suo arrivo.
- “Quando
pensi che arriverà il Messia? Ruppe il silenzio Milly – “Come mai questo
inspiegabile ritardo?”
- “Io
ne so quanto te e, quindi, non mi chiedere previsioni metereologiche, che non
sono all’altezza. Piuttosto, tirando una boccata dalla Kent “prima
ho visto il Dott. Johnson, l’irlandese. Ha fatto una breve apparizione. Tu non l’hai
visto in quanto eri rivolta verso quel giovane americano. Gli ho fatto un cenno, ma
non deve avermi scorto”.
- “Oh,
guarda! Finalmente arriva il nostro simpatico etnologo. Non ti sembra che sia
ferito ad una mano?”
Infatti
Giorgio era entrato nella sala da pranzo. Si era messo un completo grigio, con
una bellissima cravatta dai colori sgargianti e, accompagnato dal cameriere
goanese, si diresse verso di loro.
- “Buongiorno
signori! Scusate se vi ho fatto attendere, ma la verifica di tutto il materiale
mi ha portato via molto tempo” , disse accomodandosi sulla sedia.
- “Non ci abbiamo fatto caso, fece Milly. Abbiamo
bevuto e fumato alla vostra salute! E sul suo viso si stampigliò un sorrisetto
ironico. Indossava un bel tailleur, celeste come i suoi occhi, mentre una
collana di perle ornava il suo collo, facendo risaltare la sua bella
carnagione.
- “Avete fatto molto bene. A proposito,
avete già ordinato il pranzo?
- “Aspettavamo
la vostra venuta… Senza di voi non ci saremmo mai azzardati. Fece John e,
sempre continuando, - Ho visto per caso Johnson, non era stato invitato a
pranzo con noi? Prima è comparso per un attimo, ma non ci ha notato.
- “L’ho
incontrato sul vialetto poco fa, ha detto che vi fa tante scuse, ma deve partire
immediatamente per Dublino, in quanto un suo zio sta molto male.
- “Ah,
deve essere per questo, allora! Ecco perché non ci ha visto! Doveva esser
stravolto.
Ordinarono
il pranzo: minestra d’avena, filetto di pesce del Victoria Nyanza, gamberi di
Mombasa, curry, bistecche, patatine fritte, dolce.
Tra un
boccone e l’altro, si riaccese il discorso.
- “Siete
stati a visitare Nairobi?”
- “Certamente,
fece Milly, ma credo che mai più ci tornerò. Sono rimasta profondamente disgustata!
- “Come
mai?”
- “Vede,
prima siamo capitati nel quartiere delle luci rosse, poi nei mercatini indigeni
e c’era tanto di quel cattivo odore e di quelle urla che anch’io, che sono un
uomo, e spesso vado in giro per Soho, non ne sono stato certo entusiasta.
Si intromise John.
- “Avete
però visto il colore locale? Non vi credevate mica che fosse tutto rose e
fiori. Quello che avete osservato si trova in parecchie decine di città
africane e, forse, c’è anche di peggio.
Nell’aria
si sentivano le grida degli uccelli, il cinguettio di qualche bellissima specie
tropicale, che, come un eco, si rifletteva all’interno della sala.
I camerieri
si muovevano da una parte all’altra. Prendevano dal buffet le pietanze fredde e
le portavano ai signori clienti. Qualche ospite si allontanava. Molti però indugiavano
ancora ai tavoli.
- “Come
mai avete quella fasciatura sulla mano sinistra? chiese Milly
- “Mi
sono ferito mettendo a posto alcuni coltelli. Uno di questi mi è scivolato. Così,
eccomi qua!”
Il
pappagallo, che si trovava sulla veranda, incominciò a far sentire la sua stridula
voce ai commensali.
SI PROGETTA UN SAFARI FOTOGRAFICO ALL'AMBOSELI, IN VISTA DELL'IMMINENTE SAFARI DI CACCIA
- “Ho
parlato con Mon Collins, uno dei migliori White Hunters di tutta l’East Africa.
Si è detto felicissimo di offrirvi i suoi servigi. È disposto ad accompagnarvi
in safari dovunque e quando voi volete (quest’ultima parte non la pigliate troppo
alla lettera, secondo me…) Ho un appuntamento con lui dopo domani. Naturalmente
verrete anche voi con me.
- “Grazie
Giorgio, ma perché dopo domani, e non domani? We don’t have anything to do
tomorrow, disse John con perfetto accento oxfordiano.
- “Come
non avete da fare! Non vi ricordate che vi… avevo proposto di fare un viaggetto
di una giornata all’Amboseli National Park?”
- “Dite
davvero?”
- “E
che scherzo? Quando dico una cosa la dico sul serio e mi arrabbio se gli altri
la prendono invece per ischerzo! Naturalmente noleggeremo una Land Rover e con
un po’ di provviste potremo passare una magnifica giornata tra le bestie
feroci. Voi potrete fotografare - disse rivolto all’inglesina-, mentre
noi potremo saziare lo sguardo con la vista del Kilimangiaro.
- “A
proposito del Kilimangiaro. questa mattina un boy dello Stanley ci ha detto che
da Nairobi si poteva avere una visione della più alta montagna africana. Come è
possibile?
- “È possibilissimo.
Siamo capitati in giornate abbastanza chiare, tanto che non solo si può vederlo
da qui, ma perfino dal Monte Kenya.
- “Certamente, non vedo l’ora di trovarmi
faccia a faccia con un rinoceronte per dirgli quello che penso di lui, fece
Milly
- E
poi esso ti dirà quello che pensa di te. Sciocchina, che non sei altra! Aggiunse
il marito
- “Basta
così: allora tutti d’accordo. Ci vediamo domani mattina prestissimo. Facciamo
alle 3 e mezzo. Certo è abbastanza presto, ma oggi ceneremo tutti prima e
andremo a nanna con le galline. Ci aspetta una giornata indimenticabile.
- “Va
bene capo. Ma lei è mai stato all’Amboseli? Chiese John, che ormai aveva
finito di mangiare.
- “No.
È per questo che ci andiamo!”
- “Ma
come facciamo per le guide? Addentrarci in un posto sconosciuto…
- “E
magari essere assaliti da qualche bestia feroce o da qualche moran sul piede di
guerra. Suvvia John, non siamo sulla luna. Comunque provvederò a
rimediare qualche boy pratico del luogo. Forse… qualche ex bracconiere. Fece
prendendosi il mento per grattarlo con la mano destra.
- “Va
bene allora, a domani. A domani. Good Bye gente… Good Bye.
- I due inglesi
erano rimasti nella sala da pranzo semi deserta. Volevano prendere un caffè, ma
fu loro risposto che non era possibile averlo al tavolo. Neanche facendo il
diavolo a quattro! Così furono costretti a spostarsi nella veranda e lì,
serviti da negri in giacca rossa e camicia bianca, riuscirono infine ad avere le
due tazze del nero e corroborante liquido.
....
Il sole picchiava forte sull’asfalto. Qua e là qualche pedone rincasava per la siesta. A Nairobi...
Sul lago [Rodolfo] gli ultimi primitivi stavano dando la
caccia al coccodrillo. Nudi, armati di lance e di coraggio, uccidevano per
sostentarsi. Al villaggio Turkana la vita si svolgeva come sempre. Una donna
portava cereali in un cesto, un’altra allattava il suo piccolo. Un giovane
della classe [d’età] degli Ude uccideva il torello, per passare tra i Ngabanak.
Verrà impiastrato con burro chiarificato. I cani scorrazzavano tra le capanne.
Il sole era accecante. Le rive dei pochi fiumi venivano presi d’assalto dal
bestiame, che si contendeva gli ultimi litri d’acqua.
.....
p.s. Attualmente sto lavorando alla stesura di una: BREVE INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA AI POPOLI DEL KENYA.
IN QUESTO PAESE DELL’AFRICA ORIENTALE HO AVUTO MODO DI EFFETTUARE DUE SESSIONI DI RICERCA. LA PRIMA NELLA CITTA’ MULTIETNICA E MULTICULTURALE DI ISIOLO, A NORD DEL MONTE KENYA. LA SECONDA TRA I POPOLI NOMADI, TRANSUMANTI E SEDENTARI (TURKANA, MERILLE, BORANA, RENDILLE, ELMOLO) LOCALIZZATI INTORNO ALLE SPONDE DEL LAGO TURKANA (GIÀ RODOLFO), KENYA NORD-OCCIDENTALE.
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