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martedì 10 dicembre 2024

298. IL CAIRO: IERI E DOMANI… Atmosfere e contraddizioni del Cairo. DA: VIAGGI IN EGITTO 1980-2009. CROCIERA AEREA E FLUVIALE SUL NILO; AI CONFINI CON IL SUDAN, ALLA RICERCA DI BERENICE TROGLODITICA E DELLA “CAROVANIERA DEGLI 11 GIORNI”; NEL SINAI

  

“Veduta Generale di Cairo”. Incisione dal libro: L’Egitto antico e moderno, dell’archeologo Georg Moritz Ebers, 1893 (1878)

Cosa c'è nel libro:

PREFAZIONE

PARTE I: IERI, IL VIAGGIO DEL 1980

INTRODUZIONE ALL'EGITTO; CONTINUA IL "VIAGGIO" NEL BASSO EGITTO: PIRAMIDI, CERCATORI DI TESORI DEL PASSATO, SCOPERTE ARCHEOLOGICHE DEL PRESENTE; VIAGGIO NELL'ALTO EGITTO, AI CONFINI CON IL BILAD AS SUDAN, LA "TERRA DEI NERI": ABU SIMBEL, ASSUAN, ELEFANTINA, FILE; MEDIO EGITTO: NELLA VALLE DEI RE SI RISCOPRONO LE TOMBE "SCOMPARSE" DEI FARAONI; 

PARTE II: OGGI, IL CAIRO

UNA PREMESSA DI ANTROPOLOGIA URBANA: GENESI E SVILUPPO DELLE CITTA’ AFRICANE; PIÙ “CITTA’ PARALLELE” HANNO DATO VITA ALLA CAIRO ATTUALE; IL CAIRO: IERI E DOMANI…; 

PARTE III: INTERMEZZO, UNA CROCIERA SUL NILO “VIRTUALE” FIN DE SIÈCLE

PARTE IV: OGGI, UNA MODERNA CROCIERA SUL NILO

DA ASSUAN A KOM OMBO; KOM OMBO, EDFU, LA CHIUSA DI ESNA, LUXOR; 

PARTE V: OGGI, SUL MAR ROSSO, AL CONFINE MERIDIONALE CON IL SUDAN

NELLA LAHAMI BAY, SULLA COSTA MERIDIONALE EGIZIANA DEL MAR ROSSO, ALLA RICERCA DELLA MITICA BERENICE; TRA I NOMADI DEL MAR ROSSO EGIZIANO: ETIOPICI BÈJA (ABABDA E BISHARIN), ARABI RASHÀIDA; LUNGO L’ANTICA VIA GRECO-ROMANA CHE, DALLA MITICA BERENICE TROGLODITICA, PORTAVA AL NILO, ATTRAVERSO LE MONTAGNE DI SMERALDO

PARTE VI: UNA CURIOSITA’ DA SODDISFARE, VIAGGIO A SHARM, 2009

SHARM EL-SHEIK: NAAMA BAY; BIBLIOGRAFIA

...

IL CAIRO: IERI E DOMANI… 

 Atmosfere e contraddizioni del Cairo 

 Nell’ultimo quarto del XIX secolo Ebers cercava di spiegarsi “il fascino che questa ammirabile città non manca mai d’esercitare”. 

In nessun caso è stata una bella città “e i monti ai quali si appoggia, come il Moqattam, sono privi di vegetazione”. 

Ma era sufficiente “una cavalcata in essa” per scoprire un caleidoscopio storico-culturale e un mosaico di contraddizioni, come non se ne trovano altrove. 

D’altronde: “non si toccano qui colla fronte tre parti del mondo?

 Ecco allora folle incalzanti e piazze deserte, dirupati edifici e rigogliosi giardini, splendidi negozi e carretti pieni di povere cose in vendita, cammelli. 

Quando ci si spostava, lo si faceva con l’asino. 

Realizzando in tal modo, sullo sfondo dell’Oriente, un articolato mosaico di contrasti... 

 Come già sottolineato, ad oltre un quarto di secolo di distanza sono tornato in Egitto. 

Nel 1980, en route per il Sudan, assieme a Cecilia colsi l’occasione per dare un’occhiata al paese, dall’Alto al Basso Egitto. 

Avendo difficili obiettivi da perseguire e remote mete da raggiungere, non esenti da rischi e pericoli, non c’era stato tempo e voglia di “preparare” l’immersione nel Mashreq

Né saremmo “vissuti di rendita”, partecipando ad un gruppo organizzato. 

Pratica già allora abbastanza diffusa, certo non massicciamente come oggi…. 

Tanto che all’Hotel Oberoi di Assuan proprio non si capacitarono come il “nostro” gruppo potesse essere composto solo da noi due, due antropologi… 

 Non avendo una guida, ci affidammo, si fa per dire, alla storica Guide Bleu di Hachette, pressoché la sola all’epoca. 

Non sapevamo che, in realtà, di guide ne avremmo avute a bizzeffe e “a catena”: per ogni tomba, angolo, rudere, anfratto, piccola piramide, ecc. 

Tante microguide, troppe… 

Pronte a dirigerci e a spiegare, con sussiego e autorità, per un modesto bakshish, l’universo intorno. 

Anche perché passammo un’intera giornata a Giza e, poiché al di fuori di tour organizzati, saremmo stati pressoché perennemente sballottati da una sorta di catena di Sant’Antonio di guide arabe locali, più o meno ufficiose, più o meno improvvisate, che via via ci avrebbero fatto avvicinare i vari monumenti. 

 In ciò supportati dalla presenza di una molteplicità di venditori di “antichità”, di cammellieri e quant’altro cercava, grazie ai turisti, di sbarcare allora il lunario. 

Inoltre, siccome quanto giganteggiava intorno a noi sembrava più che sufficiente per farci felici, probabilmente non ci facemmo troppo caso (almeno all’inizio!). 

Anche perché, seppure come una sorta di palline di un flipper, ci spostavamo a piacere da una parte all’altra dell’area. 

Poiché allora ci si poteva ancora accostare e deambulare tutto attorno alla Sfinge. 

E c’era chi, sia pure a fatica, si arrampicava sulla sommità delle piramidi.

E non ci fu alcun verso di rinunciarvi… 

 Oggi quella singolare “Piazza dei Miracoli”, dall’atmosfera tipicamente levantina, non esiste più. 

Gli unici che si muovono su cammelli sono gli appartenenti alla polizia turistica. 

 Ma alla fine di un’intera, comunque straordinaria, giornata, ci spostammo sulla sommità di una collina, dove nel 1980 c’era un ristorante-bar tendato, il Sahara City

Qui, oltre a riposarci, bere e mangiare qualcosa, avemmo dall’alto un’eccezionale visione dell’intera area. 

Anche con due “bonus” in più: il sole al tramonto dietro le piramidi, l’arrivo di cavalieri al galoppo. 

Chissà da quanti anni il Sahara non c’è più. 

 Oggi sostituito da un “punto panoramico”. 

 A quel tempo c’era ancora Sadat, la sala delle mummie del Museo Egizio era chiusa, ci si poteva addentrare in quasi tutte le tombe della Valle dei Re e, come si è visto, andare di fronte alla Sfinge, mentre non era stato costruito il grande parcheggio tra le piramidi di Cheope e Chefren

E neppure esisteva la struttura posta a sud della Grande Piramide di Cheope. 

Una costruzione che può apparire anche stranamente avveniristica, quasi una navicella spaziale. 

E dire che al suo interno ospita una delle prime imbarcazioni dell’uomo, una “barca solare” egizia: sarà inaugurata cinque anni dopo il nostro viaggio, nel 1985 (...)

DA: VIAGGI IN EGITTO 1980-2009. CROCIERA AEREA E FLUVIALE SUL NILO; AI CONFINI CON IL SUDAN, ALLA RICERCA DI BERENICE TROGLODITICA E DELLA “CAROVANIERA DEGLI 11 GIORNI”; NEL SINAI

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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.

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IL LIBRO E’ DEDICATO ALLA COMPIANTA AMICA E COLLEGA CECILIA GATTO TROCCHI (ROMA, 19 GIUGNO 1939- ROMA,  11 LUGLIO 2005)

Saqqara, dicembre 1980

lunedì 9 dicembre 2024

297. ISOLE FÆR ØER: VÁGUR (LA "BAIA"), COMUNITÀ DI PESCATORI DELLA LONTANA ISOLA MERIDIONALE DI SUÐUROY. II PARTE. Da: VIAGGIO NELLE ATLANTICHE ISOLE FÆR ØER. IL PAESE DAI TETTI DI PRATO, CHE ONDEGGIANO AL VENTO.

 

Non avendo fotografato lo stupendo coltello per il grindadráp mostratomi dal mio interlocutore, lo sostituisco con questa vecchia immagine, tratta da Nordische Fahrten-Island und die Faröer. Skizzen und Studien, di A. Baumgartner, 1889 (British Library)
Cosa c'è nel libro: 

PREMESSA; INTRODUZIONE; GEOGRAFIA, CLIMA, NATURA; STORIA; DEMOGRAFIA, ANTROPOLOGIA (FISICA); LINGUA E CULTURA DI UNA NAZIONE-COMUNITA’; ECONOMIA: IL PESCE, L'«ORO» DELLE FÆR ØER. UNA SOCIETÀ COSTRUITA SULLA PESCA; IERI: LA GRANDE CRISI DEGLI ANNI '1990; OGGI: UNA RINASCITA SCANDITA DAL “VERDE”; IL “PORTO DEL DIO TOR”, TÓRSHAVN, CAPITALE DELLE FÆR ØER; IL CATTOLICESIMO NELLE ISOLE; UN’ESCURSIONE NELLE ISOLE DI STREYMOY ED EYSTUROY;  VÁGUR (LA "BAIA"), COMUNITÀ DI PESCATORI DELLA LONTANA ISOLA MERIDIONALE DI SUÐUROY; RITORNO A TOR E, POI, A COPENHAGEN; APPENDICE (Corsari e pirati nordafricani, francesi, inglesi, irlandesi; L’isola che “non c’è”: la remota Mykines); BIBLIOGRAFIA, CARTE

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ISOLE FÆR ØER: VÁGUR (LA "BAIA"), COMUNITÀ DI PESCATORI DELLA LONTANA ISOLA MERIDIONALE DI SUÐUROY.   II PARTE

Dal diario di viaggio: 

"Oggi è nuvoloso. 

Alle 9,30 esce un’imbarcazione dalla baia.

 Intervisto in Municipio Jógvan Krosslá, sindaco di Vágur, con tutto che è festa. 

Dopo ci sarà sempre il sole… 

Eccezionale! 

Due giorni incredibilmente soleggiati. 

 Alle 14 intervisto Ditlev Hammer, di Hov, 68 anni, nazionalista, indipendentista, sei figli. 

Pescatore, farmer, insegnante di faroese, esperto di cose vichinghe e di trolls. 

Alle 15, assieme ad Hammer, vado al bygd di Hov. 

Ho faticato per camminare nel suo bøur. 

Ho dovuto scavalcare due recinzioni elettrificate, come quelle di Patursson. 

Prima Hammer mi ha mostrato alcuni cairns, che segnano l'antico sentiero intercomunitario, che attraversa l'interno montuoso, tra Porkeri e Fámjin, l'unico centro dell'impervia costa occidentale dell'isola. 

Rientro alle 17”. 

 Queste annotazioni mi danno modo di sottolineare un “concreto” esempio di sincretismo, tra fantastico e realtà. 

Perché il mio cortesissimo ospite mi ha portato anche a vedere quello che aveva descritto come "un monumento di portata storica", localizzato all'interno del suo scosceso bøur (...)

 Secondo la tradizione locale, in un evidente rigonfiamento del terreno marcato da pietre, sarebbero stati sepolti i resti di colui che potremmo definire come uno dei primi “eroi di fondazione", (...) della colonizzazione vichinga delle isole, il ricco e potente Havgrímur. 

Questi, secondo la Saga del Faroese, venne ucciso a Stóra Dímun e sepolto a Suðuroy (...). 

Nel 1832 un coltivatore (...) accanto ad alcune ossa rinvenne una pietra per affilare e, secondo il mio accompagnatore, anche due monili di netta derivazione vichinga. . 

Sarebbe auspicabile che archeologi professionisti possano effettuare in loco esami approfonditi (...). 

Al rientro fotografo il luogo dove secoli fa c’era una chiesa cattolica, distrutta al tempo della Riforma, e il suo cimitero. 

Il mare ha mangiato la terra. 

Nella parte finale del camposanto sembra siano sepolti sei marinai francesi naufragati. 

Da queste parti i naufragi sono stati molti, ma nessuno ha scritto qualcosa (...) 

Faccio foto delle due pietre del re vichingo segnalatemi, ma non vedo segni runici (..). 

Alle 20,25 osservo l’inizio della bassa marea. 

 Incontro il pescatore Kari Poulen, e la moglie Mary Krosslá, figlia del sindaco (..). 

Alle 21 intervista al M.P. Hergeir Nielsen (insegnante, già Ministro dell'Educazione e Traffico (1989-1990), nonché Presidente della Commissione per gli Affari Internazionali (1984-1994) e oggi Membro del Parlamento Faroese). 

Accompagnato dagli albergatori, vengo prima circondato da tre Vābingar (abitanti di Vágur). 

Hanno già bevuto. 

Uno assomiglia al classico vecchio sergente inglese dei film di guerra: pacioccone, sempre sorridente, rosso in viso, capelli altrettanto rossi. 

Anche il secondo sorride, mentre il terzo non ha mai parlato. 

I primi due sono pescatori, 

il terzo è un autista di bus licenziato per la crisi (...)... 

 Bella la casa del MP.

 Mi mostra uno stupendo coltello, con manico e fodera in legno, per il grindadráp (...). 

Finisco di intervistarlo alle 22,30. 

Poi, nel buio più totale, cerco di individuare la strada del rientro.

 Poche persone in giro, qualche ragazza ubriaca in vena di scherzi.

 L’albergo è chiuso e con poche luci. 

Alle 23,15 finisco la mia giornata. 

Fuori c’è nebbia ed è freddo (...). 

Pranzo nell’albergo (...). 

Dopo pranzo intervisto il rappresentante dei pescatori. 

Nonostante quanto afferma, si vede che la sua posizione all’interno della comunità è di rilievo. 

Dopo (...) visito una nave oceanica. 

(...) A bordo incontro il Primo Comandante di macchina Jøgvan Nolsøe, di Klaksvík. 

Ex rappresentante di commercio, ora piccolo imprenditore di pesca e pescatore lui stesso.  

Alle 16,57 riprendo a scrivere. 

Alle 17,07 la moglie dell’albergatore tira fuori le smørrebrød, le classiche tartine scandinave. 

Qui le abitudini sono al contrario di quelle danesi. 

Colazione abbondante, pranzo abbondante – si fa per dire –, cena fredda. 

(...) Dopo cena vado dalla “memoria storica” di Vágur, Asbjorn Jacobsen, a registrare la sua “storia di vita”. 

Scalette vertiginose portano al piano superiore della casa (...). 

Qui mi riceve, seduto sopra una stupenda carrozzella a motore ultimissimo tipo. 

E’ paralizzato da quando, all’età di 24/26 anni, è stato colpito da un toro. 

 Questa mattina: freddo e vento. 

Finalmente riesco ad andare più a nord, fino ad Oravik. 

Pomeriggio di sole. 

Oceano. 

Gabbiani” (...).

Da: VIAGGIO NELLE ATLANTICHE ISOLE FÆR ØER. IL PAESE DAI TETTI DI PRATO, CHE ONDEGGIANO AL VENTO 

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domenica 8 dicembre 2024

296. ISOLE FÆR ØER: VÁGUR (LA "BAIA"), COMUNITÀ DI PESCATORI DELLA LONTANA ISOLA MERIDIONALE DI SUÐUROY. Dal diario di viaggio, I PARTE. Da: VIAGGIO NELLE ATLANTICHE ISOLE FÆR ØER. IL PAESE DAI TETTI DI PRATO, CHE ONDEGGIANO AL VENTO.

Lo storico sloop Johanna TG 326, del 1884, all’ormeggio nel porto
(© Franco Pelliccioni)

Cosa c'è nel libro: 

PREMESSA; INTRODUZIONE; GEOGRAFIA, CLIMA, NATURA; STORIA; DEMOGRAFIA, ANTROPOLOGIA (FISICA); LINGUA E CULTURA DI UNA NAZIONE-COMUNITA’; ECONOMIA: IL PESCE, L'«ORO» DELLE FÆR ØER. UNA SOCIETÀ COSTRUITA SULLA PESCA; IERI: LA GRANDE CRISI DEGLI ANNI '1990; OGGI: UNA RINASCITA SCANDITA DAL “VERDE”; IL “PORTO DEL DIO TOR”, TÓRSHAVN, CAPITALE DELLE FÆR ØER; IL CATTOLICESIMO NELLE ISOLE; UN’ESCURSIONE NELLE ISOLE DI STREYMOY ED EYSTUROY;  VÁGUR (LA "BAIA"), COMUNITÀ DI PESCATORI DELLA LONTANA ISOLA MERIDIONALE DI SUÐUROY; RITORNO A TOR E, POI, A COPENHAGEN; APPENDICE (Corsari e pirati nordafricani, francesi, inglesi, irlandesi; L’isola che “non c’è”: la remota Mykines); BIBLIOGRAFIA, CARTE

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 VÁGUR (LA "BAIA"), COMUNITÀ DI PESCATORI DELLA LONTANA ISOLA MERIDIONALE DI SUÐUROY

Dal diario di viaggio, I PARTE 

 “Il progetto prevede ora di continuare l’indagine a Suðuroy, la più meridionale e decentrata delle isole faroesi, a due ore e mezza di nave della Strandfaraskip Landsins

Mi imbarco alle 19,15. 

Il ferry, che sembrava vuoto, presto si riempie di macchine e passeggeri, tra cui numerosissimi bambini. 

Se volessimo individuare un altro “simbolo” delle isole, alla “comunità nazione”, ai prati ondeggianti sui tetti, alla “Terra dei puffini” (Lundaland), al pesce (“l’oro delle Fær Øer”) e al grindadráp, potremmo benissimo includere le famiglie “numerose”.

 In vita mia, non ho mai visto intorno tanti piccoli. 

Ad occhio e croce una media di tre a famiglia, che a bordo giocano da scalmanati. 

Nessuno se ne cura più di tanto. 

Ma i paesi scandinavi, si sa, sono molto permissivi… 

 Alle 20 si salpa, sotto la pioggia. 

Nuvole basse durante la navigazione. 

 Dopo 30 minuti la nave comincia ad ondeggiare notevolmente.

 Come nel Fiordo del Ghiaccio, alle Svalbard, numerosi gabbiani cercano di oltrepassare il natante. 

Volando bassissimi, rasentando le onde. 

Arrivo alle 22,30. 

Ecco le prime nebbie. 

L’isola è completamente immersa nel buio. 

Si carica la mia pesantissima valigia a bordo di un taxi, che mi porta fino a Vágur, il secondo villaggio più grande dell’isola: albergo Bakkin (...). 

C’è molto rumore per il chiasso dei ragazzi di Miðvagur e Sørvágur, che domani a Sumba giocheranno la partita di calcio Vágar -Sumba. 

 Il primo risveglio a Vágur è con la pioggia. 

Poi sole tutto il giorno. 

Attendo di parlare dei problemi della ricerca con il figlio dell'albergatrice (...). 

Voglio accennargli i lineamenti del progetto, l'importanza di incontrare i giusti "informatori": gli anziani, i pescatori, i leaders della comunità, ecc. 

 Dal gruppo di giocatori di calcio presenti si alza un ragazzo. 

Ha seguito il mio colloquio con l'albergatrice. 

Fino ad allora era stato in silenzio. 

Mi chiede quali siano i miei problemi. 

Ritenendo che sia il figlio della signora, gli spiego ogni cosa. 

Mi dice che ciò che dico è giusto, che certamente è importante, anche per la comunità, potermi aiutare, ma che non può far niente. 

Deve giocare nel pomeriggio, e poi se ne andrà via. 

Non era il figlio, né un suo amico di Vágur. 

Proveniva addirittura da un altro villaggio, dall’isola di Vágar, dove ero atterrato con l’aereo. 

Aveva sentito l'impulso di rendersi subito utile all'ospite italiano.

 Dopo arriva (...) il figlio. 

 Il progetto viene nuovamente illustrato. 

Studia all’Università di Aalborg. 

Si interessa allo sviluppo sostenibile… 

 Mi dice che i grind [le balenottere] depauperano la popolazione di merluzzi (...). 

Anche lui è stato a Tor per St. Olav (...). 

La madre telefona per un appuntamento: domani vedrò il sindaco alle 10. 

Oggi è domenica, per cui in chiesa, dall’altra parte della baia, troverò certamente gente. 

Così vado alla Vägs Kirkja (...)

Il diacono luterano (...), molto gentile, mi fa fotografare durante la funzione e, all’inizio, mi fa perfino salire sulla cantoria, dove c’è l’organo. 

Ai fedeli, una cinquantina, legge gli inni (...)

(...) Nella parete della chiesa pende un ex-voto. 

E’ il modello della nave che ho fotografato in porto, lo sloop Johanna TG 326, del 1884.

 Spesso il modello esposto, mi dice, è di una nave naufragata. 

Fuori, a non molta distanza dalla chiesa, osservo il nero monumento a Nólsoyar Páll, l’eroe faroese, che nel 1804, assieme ad altri isolani, qui costruì la prima nave delle Fær Øer, dai tempi del Medio Evo (...). 

Pomeriggio eccezionale, camminata di tre ore (15,30-18,30) per raggiungere le alte scogliere di Skúvanøs, alle spalle del villaggio, verso l’oceano aperto, e osservare gli uccelli marini. 

Catturati dagli abitanti di Vágur con la tecnica dell'uccellagione (...)  

 Pensavo di non farcela. 

(...) Brutta salita, ma su strada. 

Al ritorno la lascerò, per accorciare la distanza. 

Durante l’escursione non ho visto altri esseri umani. 

Perché è domenica? 

Sorprendentemente mi imbatto in alti piloni. 

Sembrano antenne. 

Ricordo che le basi della DEW Line, come quella “fantascientifica”, vista oltre dieci anni prima sulle sponde dell’Oceano artico, in Canada, arrivassero anche alle Fær Øer. 

Al rientro mi dicono che là, durante la seconda guerra mondiale, c’era una stazione radar britannica. 

 Gabbiani di tutti i tipi, anche minacciosi. 

Fortunatamente non le tremende sterne artiche, la cui aggressività mi era già nota. 

Ho però rivisto il tjaldur, la beccaccia di mare, simbolo delle isole.

 Con la Canon fotografo l’oceano verso l’Islanda. 

Scatto diverse foto alle scogliere. 

Per avvicinarmi il più possibile al precipizio, mi devo però buttare ventre a terra. 

Certo (...) alle Shetland, ero più giovane di tredici anni, forse anche un po’ avventato. 

Poiché non ricordo di aver avuto paura dell’abisso... 

In effetti fa uno strano effetto guardare giù, verso il basso. 

 (..)  Alle 22,30 dall’albergo vedo luci nelle acque di Vágur. 

E’ un peschereccio medio-piccolo. 

Lentamente sta entrando nel riparo delle imbarcazioni. 

Li avevo già contati, sono 24. 

Ecco perché in giro c’erano pochi battelli (...). 

CONTINUA

Da: VIAGGIO NELLE ATLANTICHE ISOLE FÆR ØER. IL PAESE DAI TETTI DI PRATO, CHE ONDEGGIANO AL VENTO 

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sabato 7 dicembre 2024

295. ISOLE SHETLAND: LE QUATTRO RIVOLUZIONI CULTURALI. PRIMA RIVOLUZIONE, 1886: il Crofters' Act; SECONDA RIVOLUZIONE, ‘1960: lana, maglieria, pesce refrigerato, artigianato d’argento; TERZA RIVOLUZIONE, 1971-1998: scoperta e sfruttamento di petrolio e gas; QUARTA RIVOLUZIONE, 1998-oggi: contrazione estrazione petrolifera, rinascita e sviluppo delle tradizionali attività economiche (crofting, allevamento, pesca, itticoltura), turismo petrolio, gas. Da: ULTIMA THULE. RICORDI DI UN VIAGGIO DI STUDIO INVERNALE NELLE ISOLE SHETLAND.


L’interno di una casa di crofters (foto Ramsay)

Cosa c'è nel libro

PREFAZIONE; INTRODUZIONE; TAPPA NELL’INGHILTERRA SETTENTRIONALE: DURHAM E L’ESCURSIONE NEL  LAKE DISTRICT; STORIA DELLE SHETLAND; LA LINGUA, TRA INGLESE E NORN; LEGAMI CON LA NORVEGIA; L’ECONOMIA; NASCITA (CON PECCATO ORIGINALE) E SVILUPPO DI LERWICK; L’ISOLA DI MAINLAND; LE CRISI ESISTENZIALI COLLETTIVE; LE QUATTRO RIVOLUZIONI CULTURALI; PRIMA RIVOLUZIONE, 1886; SECONDA RIVOLUZIONE, ‘1960; TERZA RIVOLUZIONE, 1971-1998; QUARTA RIVOLUZIONE, 1998-oggi; CONTRABBANDO E PIRATERIA NELL’ARCIPELAGO; I NAUFRAGI; FAIR ISLE; BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
...

SHETLAND: LE QUATTRO RIVOLUZIONI CULTURALI 

PRIMA RIVOLUZIONE, 1886: il Crofters' Ac

Grazie al Crofters' Act, il Primo Ministro William Gladstone nel 1886 emancipò i crofters dai grandi latifondisti. 

Consentendo a coloro, che erano stati alle loro dipendenze, di diventare proprietari delle loro piccole fattorie. 

In questo stesso periodo i pescatori olandesi di aringhe diedero vita ad una vera e propria industria ittica, che conobbe quasi quaranta anni di prosperità (...), cioè fino a quando iniziarono a diminuire le riserve di pesce. 

Il picco sarà raggiunto nel 1905, con oltre un milione di barili (...). 

SECONDA RIVOLUZIONE, ‘1960: lana, maglieria, pesce refrigerato, artigianato d’argento 

 La seconda rivoluzione inizia negli anni ‘1960. 

E’ trainata dalla fortissima domanda di maglieria e lana Shetland, grazie alla quale le ditte hanno così tante ordinazioni, che non sono in grado di soddisfarle totalmente. 

(...) Le maglie verranno esportate in Francia e in altre nazioni europee.

 Nel 1960 si costruiscono anche i primi impianti di refrigerazione del pesce, (...) 

Gli artigiani inizieranno anche a riprodurre in argento ornamenti e monili basati su motivi, sia celtici, che scandinavi. 

 TERZA RIVOLUZIONE, 1971-1998: scoperta e sfruttamento di petrolio e gas 

 Nel 1971 incomincia la terza rivoluzione: la scoperta da parte della Shell del petrolio nel Mare del Nord. 

Seguita da un notevole sviluppo dell’estrazione petrolifera e di gas naturali (...). 

La produzione di petrolio raggiunse il suo massimo nel 1984, con 58.328.785 tonnellate (...). 

 Come mi fu detto allora: "il petrolio passa, il petrolio finisce.

 Abbiamo visto e subito molti avvenimenti nella nostra lunga storia, ma la pesca, i campi, l'allevamento ci sono stati e sempre ci saranno.

 È ancora sempre, e tutto lì, il nostro futuro". 

Essi sanno come rispondere all'eterno interrogativo di questa nostra esistenza: da dove veniamo, chi siamo, dove andiamo... 

 Ecco quindi arrivare la “Quarta Rivoluzione Culturale”: 

QUARTA RIVOLUZIONE, 1998-oggi: contrazione estrazione petrolifera, rinascita e sviluppo delle tradizionali attività economiche (crofting, allevamento, pesca, itticoltura), turismo petrolio, gas 

 Nel 1998 la Shell si ritira dalle Shetland. 

Da tempo la produzione di petrolio e gas ha raggiunto il suo picco.

 Da allora altri players si sono introdotti nell’agone economico di Shetland (e Gran Bretagna). 

 La BP nel dicembre del 2017 a sua volta consegna il Terminal di Sullom Voe all’Enquest (...). 

Anche perché, accanto ai campi già esistenti ad est delle isole, dopo le 86 ulteriori prospezioni nella piattaforma continentale, si è trovato gas anche ad ovest dell’arcipelago (...). 

. Quando sembrava, ormai, che le riserve esistenti fossero pressoché esaurite. 

Attualmente la produzione è pari a 70-80.000 barili di petrolio, con un picco di 110.000 previsto per il 2018. 

 Oggi l’economia è tornata a scommettere sulle sue tradizionali attività: agricoltura, pesca, itticoltura, turismo. 

Anche se, in tono minore, continua l’estrazione petrolifera e di gas naturali. 

Tentando però, senza riuscirci, di aggiungere al “pacchetto” le energie rinnovabili. 

Pesca e itticoltura 

 Si è registrato un forte incremento del tonnellaggio pescato: 75.767 tonnellate nel 2009 e 86.752 tonnellate nel 2010 (...), mentre gli impianti di refrigerazione del pesce nel 2010 sono diventati 20 (...). 

Anche l’itticoltura, con l’allevamento del salmone, ha avuto una notevole crescita (...).

 Coltivazione, allevamento, turismo 

 La tradizionale coltivazione (avena e orzo) su piccole parcelle di terreno, su una base di affitto legalmente limitato, costituisce tuttora un'importante fonte di reddito, mentre l’allevamento delle pecore è sempre fondamentale. 

Pur avendo subito una modesta contrazione (...), rispetto all’epoca del mio soggiorno. 

 Dal punto di vista turistico le Shetland costituiscono una destinazione popolare per le navi da crociera. 

Nel 2010 la Lonely Planet collocava le isole tra le prime sei al mondo per tutti coloro che erano alla ricerca di destinazioni “incontaminate”. 

Nel 2006 sono sbarcati a Lerwick ca. 26.000 passeggeri e quasi 31.000 nel 2010.

Da: ULTIMA THULE. RICORDI DI UN VIAGGIO DI STUDIO INVERNALE NELLE ISOLE SHETLAND. E-book, e versione cartacea a colori (133 pp., 114 immagini, di cui 89 a colori - 55 sono dell'A.- ) e in bianco e nero)


E-Book: https://www.amazon.it/dp/B07N53RZCH

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          versione in bianco e nero: https://www.amazon.it/dp/1094761575

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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.

venerdì 6 dicembre 2024

294. VILHJALMUR STEFANSSON, 1879-1962. È STATO UN PERSONAGGIO STRAORDINARIO, UN MITO E UNA LEGGENDA. LA CANADIAN ARCTIC EXPEDITION (CAE), LA PIÙ LUNGA ESPLORAZIONE POLARE DELLA STORIA, TRA ALASKA E ARTICO CANADESE, 1913-18. L’ODISSEA DELLA KARLUK. DA: TRA I GHIACCI DEL PASSAGGIO A NORD-OVEST

 

 Stefansson in tenuta polare

Cosa c'è nel libro: 

PREMESSA; PARTE I.   L’A. e il Passaggio a Nord-Ovest

La scoperta involontaria dell’accesso orientale al Passaggio nel 1616; L’anomia nell’Artico: corsari “on duty” e fuori servizio; ammutinamenti degli equipaggi; Spedizioni pluriennali volontarie e non (per sverno o deriva dei ghiacci), o ripetute nel tempo; Alla ricerca di montagne, isole e terre inesistenti; Scoperta di nuove isole e “riscoperta” nel XX secolo di terre dimenticate; Missioni solitarie, di gruppo, via terra, via mare; Nel 1819 Parry riceve il premio per aver raggiunto la metà della  distanza tra i due accessi (orientale e occidentale) del Passaggio; Spedizioni scomparse nel nulla (XV-XVIII secolo); Il “mistero” per antonomasia della Storia delle Esplorazioni: la  Grande Spedizione “perduta” di Sir John Franklin, 1845; Nel 1854 il premio di 20.000 sterline spetta a McClure per la  scoperta, da ovest ad est, del Passaggio; Amundsen naviga il Passaggio da est a ovest nel 1903-1906. Nel  1921-24, sia pure su slitte, il percorso è ripetuto dalla Quinta  Spedizione Thule dell’etnologo Rasmussen; Infine, sezione dopo sezione, l’itinerario del mitico Passaggio a Nord-Ovest

PARTE II        Nel Passaggio a Nord-Ovest

TuktoyaktukMare di Beaufort (Artico Occidentale, Northwest Territories); Resolute Bay (Qausuittuq): Stretto di Barrow (Artico Centrale-Alto Artico, Nunavut);  Iqaluit (Frobisher Bay): Isola di Baffin, Artico Orientale, oggi Nunavut; Pangnirtung (Cumberland Sound): Isola di Baffin, Artico Orientale, oggi Nunavut; Le altre due comunità: Inuvik, delta del fiume Mackenzie (ad ovest, nei Northwest Territories), Kuujjuaq, già Fort Chimo (ad est, nel Nunavik)

PARTE III   ALLA SCOPERTA DEL PASSAGGIO A NORD-OVEST:  ESPLORATORI, NAVIGATORI, ANTROPOLOGI

1. GIOVANNI CABOTO, 1450? - 1498. Nell’outport di Bonavista, nell’isola canadese di Terranova. La misteriosa scomparsa di Caboto e delle sue navi, 1498; 2. GASPAR CORTE-REAL, ca. 1450-1501. I portoghesi si interessano ai banchi di merluzzo di Terranova. I fratelli Gaspar e Miguel Corte-Real. Gaspar Corte-Real e la prima spedizione del 1500. La scomparsa di Gaspar Corte-Real nella spedizione del 1501; 3. SIR FRANCIS DRAKE, 1544-1596.  Nel 1577 una squadra al comando di Francis Drake salpa da  Plymouth, dando inizio alla prima circumnavigazione inglese della  Terra; Raggiunto il Pacifico, si risale la costa del Sud America (1578), attaccando a sorpresa navi e insediamenti spagnoli, per proseguire  ancora verso nord, ma solo al 48° N, 1579; 4. JOHN DAVIS, 1550-1605. La prima spedizione del 1585: Groenlandia e Baffin; La seconda spedizione del 1586: Groenlandia e Labrador; La terza spedizione, 1587: Groenlandia, ancora Baffin, Stretto di  Hudson, Labrador; 5. HENRY HUDSON, 1570-1611. La spedizione del 1607: Groenlandia, Svalbard, Jan Mayen; Le spedizioni del 1608 e 1609: Nuova Zemlja, Terranova, Maine,  Cape Cod, Manhattan; L’ultima spedizione del 1610-11: Islanda, Groenlandia, Labrador,  Baia di Hudson, l’ammutinamento e… la morte; Uno straordinario insegnamento nautico; 6. SAMUEL DE CHAMPLAIN, ca. 1570-1635. Il primo viaggio del 1603 serve anche per ricercare il Passaggio, che  però non riesce a trovare…; 7. JAMES COOK, 1728-1779. Il terzo, e ultimo, viaggio, 1776-79: lo Stretto di Bering; 8. GEORGE VANCOUVER, 1757-1798. A bordo della Resolution e della Discovery con Cook, 1772-75 e  1776-80; La spedizione in Nord America, 1791-95; 9. JOHN ROSS, 1777-1856. Stretto di Davis, Baia di Baffin, Lancaster Sound, le “Montagne di  Crocker”, 1818; Penisola e Golfo di Boothia, King William Island, quindi nella  Penisola di Boothia viene raggiunto il Polo Magnetico Nord, 1829-1833; Alla ricerca della Spedizione Franklin: Stretto di Lancaster, 1850-1851; 10. WILLIAM EDWARD PARRY, 1790-1855. Con John Ross nel Lancaster Sound, 1818; Lancaster Sound, Stretto di Barrow, Melville Sound. Nella Melville  Island tocca i 110°Ovest: È a metà del Passaggio a Nord-Ovest. Quindi l’isola di Banks, 1819-1820; Bacino di Foxe, Isola Southampton, Repulse Bay, Penisola di  Melville, Igloolik, 1821-1823; Canale del Principe Reggente, Stretto di Barrow, 1824-1825; Verso il Polo Nord raggiunge gli 82° 45' N, 1827; 11. SIR JOHN FRANKLIN, 1786-1847. Introduzione; La Grande Spedizione di Franklin salpa alla ricerca del Passaggio a  Nord-Ovest, 1845. PRIMA FASEAlla ricerca della spedizione, le missioni di soccorso  e ricerca (1848-1880) scoprono materiali, tombe, resti umani; 11. 1 Alla ricerca via mare della Spedizione Franklin: Elisha Kane  (1820-1857): 1850-51; 1853-55 11. 2 Alla ricerca via mare della Spedizione Franklin: Robert  McClure (1807-1873): 1850-54 11. 3 Alla ricerca via mare della Spedizione Franklin: Sir Francis  Leopold Mc Clintock (1819-1907): 1848-49; 1850-51; 1852-1855; 1857-59 11. 4 Alla ricerca via terra della Spedizione Franklin: John Rae  (1813-1893):1848-49; 1850; 1850-51; 1853-54; SECONDA FASE: alla fine di un decennio di ricognizioni sul  terreno, di studi e analisi a tavolino e in laboratorio, negli anni ‘1980  si ricostruiscono le cause del tragico fallimento di una delle più  grandi imprese umane, che la storia dell'esplorazione ricordi; TERZA FASEanni ‘2000. il cambiamento climatico favorisce il ritrovamento sul fondo del Mar Glaciale Artico delle navi di  Franklin: l’Erebus (2014) e la Terror (2016); La sopravvivenza nell'Artico: insegnamenti provenienti dalla cultura  eschimese (Inuit) e dall'antropologia; 12. OTTO SVERDRUP, 1854-1930. Con Nansen attraversa da est ad ovest l’inlandsis della Groenlandia  con gli sci (1888); Con la Fram verso il Polo Nord su slitte trainate da cani. La  Norwegian Arctic Expedition, 1898-1902; 13. ROALD AMUNDSEN, 1872-1928. Alla conquista del Passaggio a Nord-Ovest, 1903-1906. La Gjøa salpa da Cristiania (Oslo); 14. DONALD BAXTER MACMILLAN, 1874-1970. Un grande divulgatore scientifico; Le prime spedizioni artiche (1908-1917); Le spedizioni polari con la Bowdoin (1921-1954); 15. PETER FREUCHEN, 1886-1957. Con Wegener nel nord-est della Groenlandia con la Spedizione Danese, 1906-1908; Con Rasmussen Prima Spedizione di Thule, 1912; Quinta Spedizione di Thule: Isola di Baffin, Penisola di Melville, Baia di Hudson Occidentale,1921-1924; 16. KNUD RASMUSSEN, 1879-1933; La Danske Literaere Grönlands Ekspedition, Groenlandia 1902-1904; La nascita in Groenlandia; Lo Spaccio di Thule tra gli Eschimesi (Inuit) Polari, Groenlandia  settentrionale; Le Sette Spedizioni Thule; Le prime quattro spedizioni: 1912-13, 1916-1917, 1919; La Quinta Spedizione, la più grandiosa di tutte: Groenlandia-Siberia, 1921-1924; Dall’Isola dei Danesi: molteplici indagini etnografiche, etnologiche, archeologiche. RASMUSSEN RACCONTA; Sesta e Settima Spedizione: 1931, 1932-33; 17. VILHJALMUR STEFANSSON, 1879-1962. Islanda, 1904-05; Alaska e Artico occidentale canadese, con la  Anglo-American Polar Expedition, 1906-07; Artico occidentale canadese, 1908-12: Eschimesi del Mackenzie e del Rame; La Canadian Arctic Expedition (Cae), la più lunga esplorazione  polare della storia, tra Alaska e Artico Canadese, 1913-18; L’odissea della Karluk APPENDICE AI MARGINI, MA NON TROPPO…Ludvig Mylius-Erichsen, Peter Freuchen, Alfred Wegener e la prima automobile tra i ghiacci artici, Nella spedizione della Danimarca nel nord-est della Groenlandia (...) BIBLIOGRAFIA CARTE

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VILHJALMUR STEFANSSON, 1879-1962 

 È stato un personaggio straordinario, un mito e una leggenda. Un esploratore, ma anche un antropologo, che ha vissuto a lungo con gli Eschimesi (Inuit). 

 Condividendone fatiche, pericoli, drammi, fame. 

Le sue tre spedizioni, effettuate, tra Artico canadese e alaskano nel 1906-18, hanno avuto una durata tra i 16 ed i 57 mesi. 

Così che è suo il record di permanenza al di sopra del Circolo Polare Artico… 

LA CANADIAN ARCTIC EXPEDITION (CAE), LA PIÙ LUNGA ESPLORAZIONE POLARE DELLA STORIA, TRA ALASKA E ARTICO CANADESE, 1913-18

Nel 1913-18 si cimenta, tra Alaska ed Artico canadese, nella più lunga esplorazione polare della storia. 

Un tempo così lungo ed aree così remote, che i suoi membri apprenderanno dello scoppio della Prima Guerra Mondiale solo nel 1916… 

Intenzionato ad approfondire il lavoro già svolto (...) decide di coinvolgere il governo canadese (...)

In quegli anni è stata infatti dichiarata la sovranità del suo paese su tutte le terre (...) site tra la terraferma e il Polo Nord…

 Ottawa così subentra (...) ai precedenti sponsors, dando carta bianca alla sua Grande Spedizione: la Canadian Arctic Expedition (CAE). 

Lo affiancherà lo zoologo Anderson e vedrà la partecipazione di quindici scienziati (...).

(...) Molteplici sono gli scopi che dovrà perseguire: antropologia (...); biologia (...) geografia (...). 

Oltre all’esplorazione (...). 

Potrà disporre di quattro navi: l’ammiraglia Karluk, Mary Sachs, Alaska, North Star, e due saranno i gruppi ad operare. 

 Quello settentrionale, con la Karluk, ha finalità geografico-esplorative. 

Dovrà spingersi verso il Polo di “relativa inaccessibilità”, la regione polare più lontana dalle terre emerse… 

Stefansson ne è il leader. 

Con lui quattro, tra scienziati (...) e capi delle “divisioni”. (...) 

 L’Anderson comanda il gruppo meridionale. 

Lo affiancano cinque scienziati (...) e sei, tra capitani e membri d’equipaggio. 

Oltre a diciassette eschimesi. 

 L’odissea della Karluk 

La Karluk, al comando del celebre polarista Robert Bartlett (...), e un equipaggio composto da quattordici uomini, oltre a due eschimesi, originariamente fa parte del gruppo settentrionale. 

Poi, a causa di un’imprevista deriva, naufragherà. 

 Una tragedia che comporterà la morte di diversi suoi membri. 

A bordo sono infatti imbarcati sei scienziati, di cui solo McKinlay, l’esperto scozzese di magnetismo, sopravviverà.

 Mentre tra i ghiacci della banchisa, nei pressi dell’isola siberiana di  Wrangel, si perderanno: Henri Beuchat (antropologo parigino), Mackay (...), Murray (...).

 Infine sull’isola moriranno i geologi Malloch e Mamen. 

Tre saranno invece le perdite subite dall’equipaggio. 

Eccoci all’odissea della Karluk

Subito imprigionata dai ghiacci al largo delle coste alaskane, Stefansson l’abbandona temporaneamente, per cacciare. 

Non la rivedrà più, poiché andrà alla deriva per diversi mesi. 

Quando la pressione dei ghiacci si farà insostenibile, verrà abbandonata in tutta fretta e, infine, si inabisserà. 

 Così gli uomini dovranno fare la spola, con slitte ed equipaggiamento, verso l’isola di Wrangel. 

Già conosciamo il destino di otto di loro. 

Gli altri saranno salvati dopo diversi mesi da una nave (...)

 È praticamente impossibile raccontare in poche righe l’attività della spedizione. 

 Per rendersene conto è sufficiente dare uno sguardo ad una delle mappe del Geodetic Survey of Canada, acclusa al volume: The Friendly Arctic. The Story of Five Years in Polar Regions (1921), di cui anni fa acquistai una copia presso un famoso antiquario di Oslo.

Sette tracciati formano un’immensa ragnatela, dalla Siberia all’isola Axel Heiberg (...). 

Stefansson infatti effettuerà lunghissime “galoppate” su slitte trainate da cani, lottando contro la deriva della banchisa, che lo sospingerà verso tutt’altre direzioni. 

Mentre il gruppo meridionale sulla terraferma, dall’Alaska al Coronation Gulf, svolgerà un’intensa attività scientifica (...).

 Gigantesco il materiale riportato dalla CAE: animali, piante, fossili, rocce (...)

“Etnografo percettivo”, come lo ha definito l’antropologo islandese Gísli Pálsson, Stefansson è indubbiamente un serio ricercatore sul campo: vive con gli eschimesi; ne impara la lingua; cerca perfino di pensare come loro. 

Sempre particolarmente attento al cambiamento culturale, è indubbiamente un antesignano rispetto ai suoi colleghi: nel 1913 descrive quella che in futuro sarà definita: osservazione partecipante; nel 1938 suggerisce di utilizzare il termine Inuit, al posto del peggiorativo algonchino Eschimese… 

Il suo profondo relativismo culturale lo farà lottare contro l’etnocentrismo degli esploratori e, in genere, degli “agenti di cambiamento”. 

Rispettando, fino in fondo, saggezza e conoscenze di questi “primitivi” e “illetterati”…

DA: TRA I GHIACCI DEL PASSAGGIO A NORD-OVEST
 

E-Book, Versione cartacea a colori e in bianco e nero
di grandi dimensioni (16,99 x 24,4) 237 pp., 212 foto (47 sono dell'A.), 143 note.
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La versione cartacea ha 37 pagine e 32 foto in più di quella digitale. In parte dovuti alla diversa impaginazione. Ma anche al fatto che ho inserito un’APPENDICE, che non c’è nell'E-BookLudvig Mylius-Erichsen, Peter Freuchen, Alfred Wegener e la prima automobile tra i ghiacci artici, Nella spedizione della Danimarca nel nord-est della Groenlandia (...)

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PAGINA AUTORE ITALIA AMAZON:

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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.