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domenica 15 dicembre 2024

304. GLI AVVISTAMENTI DI BALENE. MARE DI BEAUFORT, ARTICO OCCIDENTALE CANADESE, NORTHWEST TERRITORIES. DA: BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO. VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE

 

Mare di Beaufort (Mar Glaciale Artico): in atterraggio nei pressi del centro di Tuktoyaktuk, tra bracci di mare, i "laghi eschimesi" e la sterminata tundra, Artico occidentale canadese (© Franco Pelliccioni)

Cosa c'è nel libro: 

1. PREMESSA ; 2. INTRODUZIONE - LA CACCIA NELLA PREISTORIA: ALTA, NORD NORGE - I BALENIERI E L'ESPLORAZIONE - LA CACCIA ALLE BALENE, TRADIZIONALE ATTIVITÀ ECONOMICA DI ALCUNE COMUNITÀ MARITTIME EUROPEE 3. LA CACCIA ALLE BALENE PRESSO ALCUNE POPOLAZIONI AUTOCTONE AMERICANE 4. GLI AVVISTAMENTI DI BALENE; 5. LA CACCIA ALLE BALENE: STORICA- NELLA COLOMBIA BRITANNICA (CANADA) - A SAINT-PIERRE ET MIQUELON (FRANCIA) - LE STAZIONI BALENIERE DI TERRANOVA (PROVINCIA DI TERRANOVA E LABRADOR, CANADA) - LE STAZIONI DI CACCIA ALLE BALENE DEL CUMBERLAND SOUND - KEKERTEN, IL CUMBERLAND SOUND E L’INIZIAZIONE ANTROPOLOGICA SUL CAMPO DI FRANZ BOAS - NELLE ISOLE SHETLAND (SCOZIA, UK) - NELLE ISOLE ORCADI (SCOZIA, UK) - NELLE ISOLE SVALBARD, NORVEGIA - NELLE EBRIDI ESTERNE (SCOZIA, UK) 6. LA CACCIA ALLE BALENE: ATTUALE - IQALUIT (GIÀ FROBISHER BAY, ISOLA DI BAFFIN, ARTICO ORIENTALE, NUNAVUT, CANADA) - A RESOLUTE BAY (OGGI QAUSUITTUQ, CORNWALLIS ISLAND, HIGH ARCTIC, NUNAVUT, CANADA) - NARSAQ (COSTA OCCIDENTALE DELLA GROENLANDIA MERIDIONALE, DANIMARCA) - NELLE ISOLE FÆR ØER (DANIMARCA): IL GRINDADRÁP, LA CACCIA COMUNITARIA - IN ISLANDA - IN NORVEGIA, QUANDO LA CACCIA ALLE BALENE NON È COSÌ PUBBLICIZZATA, COME L’ISLANDESE, LA FAROESE (O LA GIAPPONESE) 7. BALENE, UNA SCHEDA PICCOLE: MEDIE: GRANDI: 8APPENDICE LA CACCIA ALLE BALENE NELL’ARCIPELAGO DI MADEIRA (PORTOGALLO), 1941-1981 IL GIGANTESCO FLOP DELLA CACCIA ALLE BALENE NELL’ARCIPELAGO DELLE CANARIE (SPAGNA), 1784-1806 9. BIBLIOGRAFIA

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GLI AVVISTAMENTI DI BALENE (...)

Mare di Beaufort, Artico occidentale canadese, Northwest Territories, CANADA 

L'ultimo avvistamento, per mia fortuna, non è... avvenuto! 

Durante il mio soggiorno di ricerca a Tuktoyaktuk, sulle sponde del Mare di Beaufort, nell'Artico occidentale canadese, su un piccolo guscio di legno dotato di motore fuoribordo avevo accompagnato il mio gentile ospite, Richard Zigler, direttore della locale Scuola Elementare. 

Un euro-canadese che aveva una certa esperienza di Artico. 

 Avendo vissuto per qualche tempo a Sachs Harbour, nell'isola di Banks, una comunità ben più remota rispetto a Tuk. 

Egli mi aveva chiesto se volevo partecipare ad una caccia notturna alle oche della neve che, proprio in quel periodo, inizio settembre, dalle isole più settentrionali della Regina Elisabetta cominciavano a trasmigrare verso sud, in direzione del Deep South statunitense e del Texas. 

 Naturalmente accettai più che volentieri! 

 Dopo una non lunga traversata con la luce del giorno, che ci avrebbe accompagnato con il suo pallido chiarore fin verso mezzanotte, toccammo infine terra su una piccola penisola. protesa verso il Mare Glaciale Artico. 

Dall'altra parte del braccio di mare si distinguevano le luci all'interno di alcune bianche tende alpine, utilizzate dagli Inuit d'estate, per realizzare alcuni minuscoli outpost camps, per la caccia alle oche. 

 Quello sarà il mio primo incontro con le luci, e il gelo dell'ambiente aperto dei grandi spazi artici. 

Mentre il buio si andava ispessendo sempre di più. 

Il silenzio, oltre che dalla lontana risacca, di quando in quando veniva interrotto dal lontano gracidare delle oche, che, nella classica formazione dalla punta a V, iniziavano ad apparire sulla nostra verticale, una dopo l'altra. 

Gracidio ben presto seguito dalla rapida successione di diversi colpi di fucile. 

Prima dell’euro-canadese, poi ancora più lontano di quelli degli Inuit, appostati nell'interno paludoso della sconfinata e gelida tundra.

“Fortunatamente” quella notte non verrà abbattuta alcun'oca.

 Nell'attesa, a mia volta mi ero limitato a fotografare i paraggi e la deserta ed incredibile linea costiera. 

 Stando sempre attento a quanto mi circondava e, di quando in quando, piluccando, grazie all’ultimissimo chiarore, le mie prime dolci bacche selvatiche artiche. 

 Al rientro dall'infruttuosa caccia, notammo che all’interno della barca, per colpa dell’alta marea e del movimento delle onde, era entrata molta acqua. 

Passammo, quindi, molto tempo per cercare di toglierla. 

Purtroppo ne sarebbe rimasta sempre parecchia sul fondo. 

Ciò nonostante, dovendo comunque rientrare a Tuk, riuscimmo finalmente a prendere il largo. 

Con Richard intento alla navigazione, e io che cercavo ininterrottamente di togliere l’acqua, servendomi di un piccolo recipiente. 

 Stando sempre attentamente accovacciato, nel buio più completo.

 Perché non era possibile vedere alcunché, davanti ed attorno alla barca. 

A malapena riuscivo a scorgere "qualcosa" del mio accompagnatore, sempre continuando caparbiamente a levare la gelida acqua da sotto i piedi. 

Grazie soprattutto ad un grossissimo paio di pesanti guanti di foca avuti in prestito a Tuk proprio da Richard! 

In quei lunghissimi momenti, che allora mi sembrarono un’eternità, con raccapriccio ricordavo come quel tratto di mare fosse frequentato dai beluga nelle loro migrazioni verso est. 

Come all'andata avevo appreso dal mio cortesissimo ospite canadese. 

DA: BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO.     VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE

(163 pp., 156 foto, 79 sono dell'A.)

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versione cartacea a colori (“premium”) di grande formato (16.99 x 24.41 cm)https://www.amazon.it/dp/B0C522JP54

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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.


venerdì 13 dicembre 2024

303. TRA ORIENTE E OCCIDENTE: DAMASCO (COSTANTINOPOLI)-MEDINA; BERLINO-BAGHDAD; ORIENT EXPRESS: INTRODUZIONE; IL PELLEGRINAGGIO VERSO LA MECCA, 1876. DA: IL GIRO DEL MONDO… IN 15 TRENI: TRANSCONTINENTALI E DI LUSSO, DI PENETRAZIONE COLONIALE E MILITARE, DEI CERCATORI D’ORO, DEGLI HAJJI, “ALPINISTICI”


 Poster per il film Lawrence of Arabia, 1963 (Howard Terpning) 

Cosa c'è nel libro: 

AFRICA: Alessandria-Cairo, prima ferrovia dell’Egitto, dell’Africa, del Levante; La "ferrovia del deserto", Egitto-Sudan; A bordo di un treno della celebre “ferrovia di penetrazione” Mombasa-Kampala: l'Uganda Railways, Kenya; Il Lézard Rouge dei Bey di Tunisi, Tunisia; ASIA: La Ferrovia dell'Hejaz: La Damasco (Costantinopoli)-Medina; La Ferrovia Costantinopoli (Berlino)-Baghdad La Rumeli Demiryolu e l'Orient Express.  AMERICAWhite Pass and Yukon Route (Alaska, Stati Uniti -Yukon, Canada); Viaggio nella Colombia Britannica a bordo della cabina della storica locomotiva Royal Hudson, Canada; “C'era una volta il treno”... Storia della "Strada della Gente", la ferrovia dell’isola di Terranova, Canada; "Quel treno per Santa Fe": l'Atchison, Topeka e Santa Fe & Railway System nel "selvaggio" Sud-Ovest degli Stati Uniti, tra Natura e Cultura. EUROPAViaggio sulla storica ferrovia Parigi-Saint-Germain-en-Laye, Francia; Le Tramway du Mont-Blanc (T.M.B.): il tram che voleva arrivare sulla sommità del Monte Bianco, Francia;  Treno per Montenvers e la Mer de Glace, Francia. In viaggio da Dublino a Kingstown, oggi Dún Laoghaire, sul primo treno del paese (1834), Irlanda.

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TRA ORIENTE E OCCIDENTE: DAMASCO (COSTANTINOPOLI)-MEDINA, BERLINO-BAGHDAD, ORIENT EXPRESS: 

INTRODUZIONE 

 Alla fine degli anni ‘1970 ero stato attratto dall’avvincente film plurioscar di David Lean su Lawrence d’Arabia. 

Decenni più tardi mi sarei imbattuto più volte nelle sue tracce: a Istanbul, in Turchia, poi in Giordania. 

Oltre che a Londra e Oxford. 

In Giordania: Amman, Azraq, Kerak, Wadi Rum, Aqaba, Ma’an, Petra condividono tutte la sua presenza. 

Invece nell’Ashmolean Museum di Oxford avrei inaspettatamente osservato la sua celebre djellabia bianca, e il suo pugnale d’oro, mentre nella cripta della Basilica di St. Paul, a Londra, avrei reso un doveroso omaggio al suo busto. 

Infine nei miei soggiorni ad Istanbul sarei andato a contemplare la grandiosa stazione ferroviaria di Haydarpaşa a Kadıköy, sul lato asiatico del Bosforo. 

(...) Da lì sarebbero partiti i treni diretti, sia a Baghdad (...), che ad Amman (via Damasco) e, quindi, a Medina, con la ferrovia dell’Hejaz. 

Ma è stato durante il mio soggiorno nella mia “base” di Aqaba, sul Mar Rosso, che mi sarei interessato più da vicino alla ferrovia dell’Hejaz. 

Più volte attaccata dai beduini del leggendario Thomas Edward Lawrence, durante la al-Thawra al-‘Arabiyya, la Rivolta Araba. 

 In buona sostanza il capitolo si occuperà: 

a) della (...) Ferrovia dell’Hejaz, che originariamente sarebbe dovuta giungere fino alla Mecca, seguendo il plurisecolare itinerario dei pellegrini musulmani, nel corso dell’annuale hajji

 b) paragrafo preceduto da un accenno alla storica via seguita dai pellegrini; 

c) della ferrovia Costantinopoli-Bagdad (in realtà Berlino-Baghdad).

 Anche perché la prima sezione del tracciato inizia dalla medesima stazione ferroviaria e, fino ad Aleppo, segue il tracciato di quella diretta a Medina; 

d) delle connessioni della Rivolta Araba con la ferrovia; 

 f) della Ferrovia con la Rumelia (Rumeli Demiryolu) che (...) vedrà correre sui suoi binari l’Orient Express (...)

 Il Pellegrinaggio verso la Mecca, l’hajji, 1876 

 Con la Darb al-Hajj al-Shami, i pellegrini impiegavano oltre un mese per giungere da Damasco fino alla Mecca. 

Seguendo un pericoloso (...) tracciato desertico.

 Dove l’acqua scarseggiava e le carovane erano spesso oggetto delle razzie dei beduini. 

 (...) A partire dal XVI secolo i sultani ottomani costruirono lungo il percorso fortini presidiati, con un pozzo al centro e cisterne colme d’acqua (...). 

Nel XX secolo con l’avvento della ferrovia i forti esistenti o nuove fortificazioni proteggeranno le stazioni. 

 "E' domenica 13 novembre 1876 quando il pellegrinaggio ha inizio.

 Il giorno è sorto, le tende smontate, i cammelli pronti e carichi.

 Aspettiamo di udire il colpo di cannone che apre il pellegrinaggio dell'anno. 

Sono quasi le dieci quando arriva il segnale. 

In silenzio migliaia di cavalieri salgono sulle loro cavalcature.

 Si alzano pure i conducenti e i servi, che a piedi effettueranno l'intero percorso fino ai luoghi santi. 

(...) Dopo una quindicina di minuti noi (...) ci fermiamo per farci superare dal lungo treno. 

Poi incitiamo i cammelli, il pellegrinaggio ha inizio. 

La lunghezza della moltitudine di uomini a piedi e del bestiame è di circa due miglia (...)".

 Con estrema difficoltà la carovana si apre la via, superando freddi altipiani situati spesso sopra i mille metri. 

 "Dopo dodici miglia arriviamo ad una seconda stazione del deserto.

 Dove le tende (...) sono già state innalzate in file bianche. 

Così ogni giorno i servi sopravanzano la nostra pesante marcia, erigendo le stesse tende nei medesimi posti per le medesime compagnie di pellegrini. 

Fino alla fine del viaggio". 

Durante le prime settimane bisognerà fare 160 km di deserto per trovare l'acqua. 

"Dopo aver marciato per venti miglia, sulla sinistra appare Mafrak, la seconda torre della via dell'Haj, dopo la grande kella a Muzeyrib. 

(...) Le kellas sono stazioni d'acqua fortificate. 

 (...) Hanno un pozzo al centro. 

(...) In esse c'è la vita della grande carovana. 

I beduini nomadi non possono attingere l'acqua, poiché sono respinti a fucilate dai soldati della torre (...)  

Sono spesso a due, tre marce tra loro". 

Nel deserto l'ospitalità è legge, anche se bisogna fare i conti con i sempre possibili e improvvisi attacchi dei beduini. 

"Le piccole tende militari delle truppe di scorta all'Haj, gli Ageyl (...), sono innalzate ogni sessanta passi intorno all'accampamento della grande carovana. 

 Grande è in tutti i cittadini il terrore dei Beduini (...), sempre pronti all'aggressione".

Dopo numerosi viaggi in Europa, Egitto, Terra Santa e Siria, nel 1876 Charles M. Doughty (...) a Damasco, dove il console britannico gli rifiutò aiuto e protezione, diede inizio al suo più importante viaggio esplorativo in Arabia, tra i primissimi mai effettuati nella regione. 

Anche se non si travestì da musulmano, ma si dichiarò apertamente un Nasrãni (cristiano), unendosi ad un gruppo di 6.000 pellegrini iraniani diretti alla Mecca. 

DA: IL GIRO DEL MONDO… IN 15 TRENI: TRANSCONTINENTALI E DI LUSSO, DI PENETRAZIONE COLONIALE E MILITARE, DEI CERCATORI D’ORO, DEGLI HAJJI, “ALPINISTICI” 


241 pp., 223 foto, di cui 136 a colori (102 sono dell'A.), 254 note, bibliografia 

E-Book: https://www.amazon.it/dp/B07XPFQGLW

Versione cartacea a colori:  https://www.amazon.it/dp/1692957171 

Versione cartacea in bianco e nero: https://www.amazon.it/dp/1693164949 

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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.



302. Il “MARCO POLO cinese”: CHENG HO (ZHENG HE), 1371-1424, l'EUNUCO DEI TRE GIOIELLI (Sanbao taijian) e le sue sette spedizioni nell’Oceano Indiano [AFRICA ORIENTALE] del 1405-1407; 1408-1411; 1413-1415; 1416-1417; 1421-1422; 1424-?; 1430-33; L’Oceano Indiano; I Ming e l'Eunuco dei Tre Gioielli; Tramonto di una straordinaria epopea. Da: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO. NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA. PARTE I: XIV-XVIII SECOLO

Le grandi giunche oceaniche di Cheng Ho-Zheng He erano scortate da veloci giunche di guerra per difenderle dagli attacchi pirateschi

Cosa c'è nel libro

Il primo volume si interessa ai Navigatori che, dal XIV secolo fino alla soglia del secolo XIX, si spinsero ai “confini del mondo” per esplorare ulteriori rotte marittime e ricercare altre terre e nuovi continenti. Ecco i loro nomi: Cheng Ho (Zheng He), 1371-1424, L’infante Dom Henrique (“Enrico Il Navigatore”), 1394-1460; Giovanni Caboto, 1450?- 1498;  Bartolomeo Díaz, 1450-1500,  Gaspar Corte-Real, ca. 1450-1501,  Amerigo Vespucci, 1454-1512   Jacques Cartier, 1491-1557 Sir Francis Drake, 1544-1596, John Davis, 1550-1605, Henry Hudson, 1570-1611, Samuel De Champlain, ca. 1570-1635,  Abel Tasman, 1603-1659, Jacob Roggeveen, 1659-1729,  James Cook, 1728-1779  (A bordo dell’Endeavour, la nave del primo viaggio nel Pacifico di Cook), George Vancouver, 1757- 1798.

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Il “MARCO POLO cinese”: CHENG HO (ZHENG HE), 1371-1424, l'EUNUCO DEI TRE GIOIELLI (Sanbao taijian) e le sue sette spedizioni nell’Oceano Indiano [AFRICA ORIENTALE] del 1405-1407; 1408-1411; 1413-1415; 1416-1417; 1421-1422; 1424-?; 1430-33 

L’Oceano Indiano 

 Nonostante le sue dimensioni, anche l'Oceano Indiano è stato un "mare che ha unito". 

Come il Mediterraneo. 

E come il "Mare Nostrum" ha visto la circolazione e lo "scambio" di uomini, idee e culture. 

Vi si sono consolidati traffici commerciali, ma anche itinerari esplorativi e di "scoperta". 

Nei due sensi: sia verso l'Asia, che verso l'Africa (...)

(...) I Ming e l'Eunuco dei Tre Gioielli 

 I contatti diretti, scientificamente accertati, dei cinesi con l'Africa risalgono comunque al periodo in cui i Ming, dopo aver cacciato gli invasori mongoli e ottenuto il controllo sulla Cina, iniziarono ad espandersi sui mari e a popolare i territori adiacenti al loro immenso Impero. 

Fu proprio durante questa dinastia e, in particolare, al tempo del suo terzo (Yung-lo) e quinto (Hsüan-tê) Imperatore, che il famoso "Grande Eunuco" Cheng Ho (1371- 1424), un musulmano nativo dello Yùnnan (Yúnnán), anche noto come l'Eunuco dei Tre Gioielli (Sanbao taijian), portò a termine ben sette spedizioni marittime nei "mari del sud e in occidente". 

Visitando più di trenta paesi, al comando di numerose grandi giunche oceaniche, caratterizzate da vele simili a “grandi nuvole nel cielo” (...) e di migliaia di uomini. 

 Egli aveva saputo conquistare la fiducia del terzo Imperatore e della sua Corte, in particolare del suo elemento femminile. 

Desideroso come non mai di ottenere quanto di più diverso ed esotico potesse arrivare dai lontani paesi occidentali. 

 Nel corso della prima spedizione, iniziata nel 1405 e terminata nel 1407, Cheng Ho ebbe sotto di sé una flotta di 62 navi (...): "nel 3 anno di Yung-lo, alla 6 luna [27 giugno-25 luglio 1405] fu impartito l'ordine a Ho e ai suoi colleghi (...) di recarsi in ambasceria nei mari dell'Occidente. 

Il 5 anno, alla 9 luna [1-30 ottobre del 1407] tornarono in patria " (...). 

Le altre seguirono negli anni 1408-1411; 1413-1415;1416-1417; 1421- 1422; 1424-?; 1430-33. 21 

 Cheng Ho esplorò la costa orientale africana, toccando oltre Mogadiscio (Mu-ku-tu-shu), dove gli fu regalata una hua-fu-lu (zebra a strisce), Brava (Pu-la-wa) - qui ebbe in regalo cammelli e uccelli-cammello (cioè struzzi) -, e Zeila? (La-sa)

Infine giunse alla città di Malindi (Ma-lin) nel corso della quarta, quinta e, infine, settima (e ultima) spedizione. 

Dopo di allora non ci saranno altre spedizioni di "navi cinesi dalle gemme preziose", come furono definite. 

Poiché, se queste grandiose missioni avevano anche lo scopo di “riportare in patria innumerevoli oggetti preziosi di nome sconosciuto prodotti nei paesi lontani, le spese fatte dalla Cina non furono di poca entità"... (...). 

Oltre che in diverse opere cinesi (...), i viaggi vengono "narrati" anche in iscrizioni su pietra che lo stesso Cheng Ho fece scolpire su due tavolette: l'una nel tempio di T'ien Fei (la Sposa Celeste) a Liu-chiaChiang, nella regione del T'ai-ts'ang (14 marzo 1431), e l'altra a Ch'ang-lo, nel Fukien (“in un fortunato giorno del secondo mese d'inverno degli anni 1431-1432”) (...). 

Entrambe furono casualmente scoperte nel 1935-37. 

 A proposito di quello che costituì l'ultimo viaggio di Cheng Ho, l'iscrizione del tempio di T'ien Fei così recita:" nel quinto anno di Hsüan-tê [1430] partendo ancora una volta per i [paesi] barbari allo scopo di far conoscere gli ordini imperiali, la flotta gettò l'ancora ai piedi del luogo sacro, e ricordando come in precedenza avevamo ricevuto in varie occasioni il beneficio della protezione della divina intelligenza scrivemmo per questo un testo sulla pietra" (...). 

Tramonto di una straordinaria epopea 

 Alla fine del XV secolo la talassocrazia di un tempo cedette il passo ad uno "splendido isolamento". 

Le prime misure prese dalle autorità furono di vietare la costruzione di giunche con più di due alberi e di chiudere tutti i grandi cantieri navali. 

Nel secolo successivo esse furono ben più numerose e rigorose.

 Tanto da arrivare nel 1525 alla promulgazione di un editto imperiale, che autorizzava "i funzionari costieri a distruggere tutte codeste navi e ad arrestare i marinai che avessero continuato a navigare con esse". 

 Secondo l'interpretazione di diversi studiosi, l’eccessivo vento isolazionista fu causato (...) soprattutto dal fatto che i portoghesi (...)  avevano iniziato ad espandere minacciosamente i loro traffici sui mari d'Oriente. 

 Di questo avvincente capitolo riguardante le relazioni, nel Medioevo, tra Cina e Africa, non ci rimangono ora che frammenti sparsi di porcellane e alcune manciate di monete. 

Nel tempo i nuclei di cinesi, che si erano stabiliti sulle isole al largo dell'Oltre Giuba somalo (Isole Bagiuni) e della costa settentrionale del Kenya, furono gradualmente assorbiti dalle popolazioni locali (...).

Da: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO. NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA. PARTE I: XIV-XVIII SECOLO

E-Book, versione cartacea di grande formato (16,99 x 24,4) a colori e bianco e nero, I e II ediz., 170 pp, 32 note, 130 immagini, di cui 101 a colori (38 sono dell'A.

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Versione cartacea bianco e nero, II ediz. 



giovedì 12 dicembre 2024

301. Tra i miti e le realtà del BORNEO favoloso: l’esploratore ed etnografo norvegese CARL ALFRED BOCK (1849-1932), uno tra i primi studiosi dei DAYAK; Tra i Dayak del Borneo, 1878-1880; Il primo incontro con un cannibale; In Thailandia e nel Lao, 1882-1883. DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1: da Adolf Bastian a Vinigi L. Grottanelli

Dayak in costume, Bock 1881 

Cosa c'è nel libro:  
1. Le "idee elementari" delle culture umane: lo studioso tedesco Adolf Bastian, uno dei padri dell'etnologia contemporanea; 2. Tra "gli spiriti delle foglie gialle": Hugo A. Bernatzik, uno dei massimi etnologi e viaggiatori austriaci"; 3. Tra i miti e le realtà del Borneo favoloso: l’esploratore ed etnografo norvegese Carl Alfred Bock, uno tra i primi studiosi dei Dayaks; 4. Un artista tra gli indios del Mato Grosso: Guido Boggiani, pittore, fotografo, esploratore ed etnografo, morto in circostanze misteriose; 5. George Catlin, pittore-etnografo, spese la sua vita per difendere e far conoscere il mondo in rapida scomparsa degli indiani d'America; 6. La saga di Ténatsali “Fiore medicinale”: Frank H. Cushing, uno dei più singolari esponenti della Storia dell’Antropologia; 7. La polacca Maria Antonina Czaplicka e la sua ricerca sul campo nell’artico siberiano; 8. Un polacco in Africa centrale: l’antropologo Jan Czekanowski protagonista della prima missione scientifica nei Grandi Laghi; 9. Un genovese in Nuova Guinea: Luigi M. D'Albertis, primo europeo a esplorare la terra degli uccelli del paradiso; 10. La grandiosa opera etnomusicologica di Frances T. Densmore sui canti degli Indiani delle Pianure; 11. Lo Xingú, un remoto angolo di mondo: Karl von den Steinen con le sue complesse esplorazioni scientifiche nel Mato Grosso è il “padre dell'etnologia brasiliana”; 12. Tra i "sapienti" Dogon del Mali: gli importanti studi sull'Africa occidentale dell'etnologa francese  Germaine Dieterlen; 13. Storie di vita nelle Indie Olandesi: l'antropologa americana Cora A. Du Bois nell'isola di Alor compì studi fondamentali sulla cultura e la personalità dei nativi; 14. Fred Eggan antropologo moderno. Lo studioso statunitense che ha saputo coniugare etnologia storica e struttural-funzionalismo; 15. Lo studio sistematico del popolo dei Nuer: Edward Evans-Pritchard, maestro dell'antropologia sociale britannica; 16. Un "ragazzo" tra i Maori: l'antropologo neozelandese Sir Raymond Firth; 17. Il “Grande Peter” degli Inuit artici: la vita avventurosa dell’esploratore e antropologo danese Freuchen; 18. Con ricerche audaci e "fuori dal coro" l'esploratore tedesco Leo Frobenius rivoluzionò gli studi etno-antropologici, restituendo all'Africa la propria storia; 19. Un appassionato studioso dell'Uomo dalle biblioteche alle piste dell'Africa occidentale: l'antropologo francese Marcel Griaule, maestro di generazioni di ricercatori; 20. Lungo la via maestra dell'etnologia italiana, un nome su tutti spicca nella ricerca sul campo e nell'analisi teorica: quello di Vinigi L. Grottanelli

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Tra i miti e le realtà del BORNEO favoloso: l’esploratore ed etnografo norvegese CARL ALFRED BOCK (1849-1932), uno tra i primi studiosi dei Dayak 

Nel XIX secolo il boom europeo delle scienze naturali comporterà la fondazione di musei e società geografiche, ma anche l’effettuazione di numerose spedizioni, dirette in special modo verso Africa e Asia.

 Da solo l’arcipelago indonesiano ne accoglierà oltre un centinaio... Alcuni partecipanti andranno là per la scienza, altri alla ricerca di avventure. 

Il materiale complessivamente raccolto risulterà comunque prezioso per gli studiosi. 

Pochi gli scandinavi che “sceglieranno” l’Asia. 

Ancor meno quelli che scriveranno sulle loro esplorazioni… 

Tra questi ultimi c’è il norvegese Carl Bock, nato nel 1849 a Copenaghen (...) e morto nel 1932.

 Diciannovenne va a lavorare per diversi anni in Inghilterra, a Grimsby. 

Poi si trasferisce a Londra, a realizzare quelli che sono i suoi reali interessi: lo studio delle scienze naturali. 

Entusiasmo e passione, uniti a ricerca e testardaggine, fanno sì che riesca ad introdursi negli esclusivi milieux scientifici e aristocratici della capitale.  

Dove conosce Arthur Hay, nono Marchese di Tweeddale, ma soprattutto Presidente della Società Zoologica londinese. 

È un ornitologo che, oltre agli uccelli, colleziona insetti, rettili e mammiferi. 

Per poter arricchire la sua collezione con specie dell’arcipelago indonesiano invierà là Bock. 

Tra i Dayak del Borneo, 1878-1880 

 Nell’agosto del 1878 Bock a Batavia (oggi Djakarta), capoluogo delle Indie olandesi, si imbarca su un vapore diretto a Padang (Sumatra). 

Per mesi percorre l’isola in lungo e in largo. 

Il viaggio previsto a Timor viene invece cancellato dopo la morte di Hay. 

È comunque sfacciatamente fortunato, perché a Batavia il Governatore-Generale Van Lansberghe vuole che organizzi una spedizione (...) nel Borneo meridionale, per relazionare sui Dayak dell’interno. 

Selvaggi che rifiutano l’autorità olandese e che con la forza impediscono agli europei l’accesso ai loro territori. 

Di loro si sa poco, salvo che sono cacciatori di teste e cannibali… 

La sua sarà un’impresa eccezionale, anche se tra i Dayak era stato preceduto decenni prima da una straordinaria donna, l’austriaca Pfeiffer... [vedi post n.230]

 Comunque le regioni dove si inoltrerà nel 1879-80 non sono mai state penetrate dagli europei. 

(...) Già prima di inoltrarsi nella foresta deve superare un insormontabile ostacolo: la difficoltà di trovare portatori e guide (...). 

(...) Del resto non può dare loro torto. 

Sa come l’orripilante pratica sia diffusa e come in quelle regioni siano stati uccisi alcuni europei. 

(...) Personalmente sarà notevolmente “aiutato” dal fatto che sarà accompagnato dal sultano di Kutai con la sua scorta armata. 

Il che faciliterà indubbiamente i contatti con i Dayak, come con i cannibali Trings, presso i quali Bock manda alcuni messaggeri per invitarli. 

Offrendo doni in segno di pace. 

 Poiché nessuno di loro tornerà indietro, ritiene che siano stati uccisi e divorati… 

(...) ricompariranno, accompagnati da una quarantina di cannibali, dopo che il sultano a sua volta aveva inviato un gruppo di dignitari bene armati… 

 Nel Borneo Bock percorre 700 miglia di foreste. 

Vede gli orangutans, ma non scopre il mitico orangbuntut: l’uomo con la coda. 

Semplicemente perché… non esiste! 

E dire che Bock voleva trovarlo ad ogni costo, perché si sosteneva che l’anello mancante tra uomo e scimmie esistesse da qualche parte nel Borneo (...). 

 Il primo incontro con un cannibale 

I suoi occhi hanno un’espressione da animale selvaggio, e intorno a loro ci sono linee nere, come ombre di un crimine. 

Allo stesso tempo che ho abbozzato il suo ritratto, egli aveva ancora fresco su di sé il sangue di non meno di settanta vittime, uomini, donne e bambini, che insieme ad altri aveva appena ucciso” (...). 

Pur omettendo l’ancor più truce finale, certamente esagerata è la descrizione di Sibau Mobang, capo di una tribù di Dayak, il primo “cannibale” incontrato dal norvegese. 

Anche se caccia alle teste e antropofagia esistono realmente, non sono solo gli esploratori a diffondere “storie” perfide su di loro. 

In ciò coadiuvati da altre tribù di Dayak (...) 

Per quanto riguarda l’orangbuntut, i fantasiosi racconti ascoltati da Bock hanno già fatto ricredere l’europeo. 

Poi la ricerca si sgretola del tutto, dopo l’invio di un messaggero al sultano di Pasir, dove sembrava che ci fossero gli orangbuntut, con la richiesta di averne un paio. 

Alcune settimane dopo apprenderà invece che “il sultano è molto offeso dalla richiesta… dopo tutto quegli uomini sono letteralmente “la sua gente con la coda”, cioè il suo seguito. 

Chiunque li vuole, deve prenderli con la forza” (...). 

Ecco come nasce (e muore) un mito!  

 Nel 1881 Bock consegna la relazione ufficiale in olandese. 

(...) Sono apprezzate le puntuali descrizioni di genti, luoghi, cultura, costumi matrimoniali, metodi di caccia con frecce avvelenate, rituali della caccia alle teste, ecc.... 

Ma anche il coraggio dimostrato (...). 

Però c’è anche chi lo critica pesantemente: non c’è quasi nulla di nuovo e dubbi sono parecchi racconti etnografici. 

Parte delle obiezioni olandesi sembrano dettate da invidia e bandiera.

 Poiché la Società Geografica dei Paesi Bassi si è sentita messa da parte ed è stato considerato un insulto, per i loro scienziati ed esploratori, il fatto che Van Lansberghe (...) abbia dovuto impiegare uno straniero.  

 Bock, al quale la querelle non interessa più di tanto, dopo aver aggiunto dettagli e aneddoti al rapporto, pubblicherà a Londra il libro: The Head-hunters of Borneo (...) diventato ben presto un best seller (...). 

 In Thailandia e nel Lao, 1882-1883 

 Nel 1884 sempre a Londra dà alle stampe: Temples and elephants (...). 

Narrazione dell’avventuroso viaggio nel Siam settentrionale e nel semi indipendente Lao, patrocinato dal re Chulalongkorn (...).

DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA 

Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1: da Adolf Bastian a Vinigi L. Grottanelli 

E-Book e versione cartacea in bianco e nero di grande formato (16,99 x 24,4), 171 pp., 87 note, 145 immagini (10 sono dell'A.)

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300. Dalle isole SVALBARD alla cima dell'ACONCAGUA: SIR WILLIAM MARTIN CONWAY, 1856-1937, esploratore, alpinista, storico dell'arte, scrittore, politico inglese. L’arrivo nelle Svalbard, 1896. La fotografia come documentazione delle sue spedizioni. Biografia, la fase alpinistica: Alpi, Karakorum, Himalaya, Ande, Terra del Fuoco. Da: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. Esploratori, Geologi. VOL. 3: ARTICO – ANTARTICO

 Disegno di Conway. Un’imbarcazione, dopo lo sverno nell’Advent Bay (Adventfjorden), isola Spitsbergen, Svalbard, è completamente circondata dai ghiacci della banchisa (The First Crossing of Spitsbergen, 1897)

Cosa c'è nel libro:

 INTRODUZIONE; ARTICO: 1. JOHN RAE, 1813-1893 (Premessa: la scomparsa della spedizione Franklin alla ricerca del leggendario Passaggio a Nord-Ovest, 1847; Il “personaggio”: un orcadiano al servizio della Compagnia della Baia di Hudson); 2. SALOMON AUGUST ANDRÉE, 1854-1897 (La visita allo Scott Polar Research Institute di Cambridge; La misteriosa scomparsa di un pallone aerostatico diretto al Polo Nord, 1897; Il mistero svelato trentatré anni dopo, nel 1930; I personaggi della tragedia polare, direttamente o indirettamente coinvolti; Biografia; La partenza dell’Aquila: il breve volo e, poi, lo schianto sulla banchisa polare, 1897; La marcia dei tre esploratori sui ghiacci della banchisa; Il ritrovamento della spedizione, 1930) 3. PEARY, 1856-1920 (3.1 La “corsa al Polo”; 3.2 Un ritratto di Peary; 3.3 Polemiche, verifiche e una conferma; 3.4 Biografia; 3.4.1 Le Spedizioni, dal 1884-85 al 1898-1902: Nicaragua, Groenlandia, Ellesmere (Canada); 3.4.2 La nave Roosevelt; 3.4.3 Le Spedizioni, 1905-06: Ellesmere e verso il Polo Nord: 87° 6’ Lat N. La Roosevelt si spinge fino agli 82°20’ Lat N; 3.4.4 Le Spedizioni, 1908-09: la “Conquista del Polo”; 3.4.5 Epilogo: tra trionfo e amarezza) 4. WILLIAM MARTIN CONWAY, 1856-1937 (L’arrivo nelle Svalbard, 1896; Biografia, la fase artistica; La fotografia come documentazione delle sue spedizioni; Biografia, la fase alpinistica: Alpi, Karakorum, Himalaya, Ande, Terra del Fuoco) 5. ALFRED WEGENER, 1880-1930 (Lo tsunami del 2004, la teoria della deriva dei continenti e Wegener; Biografia; Due spedizioni in Groenlandia: 1906-08 e 1912-13; La terza (e ultima) spedizione in Groenlandia per installare, al centro della calotta glaciale (ilandsis), la base scientifica Eismitte, 1930; Il progetto; Le negatività presenti nel progetto: difficili condizioni climatiche, l’assenza di una solida leadership…; Un rientro fatale per Wegener) 6. LINCOLN ELLSWORTH, 1880-1951 (Biografia; Con Amundsen in aereo, 1925; A bordo del dirigibile Norge sorvola il Polo Nord, 1926; A bordo del dirigibile Graf Zeppelin sorvola la Terra di Francesco Giuseppe, 1931; La prima traversata aerea del Polo Sud, 1935-36) 7. LOUISE ARNER BOYD, 1887-1972 (Dall’High Society… all’Artico; Svalbard, Terra di Francesco Giuseppe, 1926; Nell’Atlantico del Nord, 1928: dalla Terra di Francesco Giuseppe alla Groenlandia, alla ricerca di Amundsen; Di nuovo nella Terra di Francesco Giuseppe, tra i Lapponi (Sami) della Scandinavia e nella Groenlandia orientale, 1930-1938; La missione strategico-militare nella Groenlandia nord-occidentale, 1941; Il volo sopra il Polo Nord, 1955) 

ANTARTICO: 8. VIVIAN FUCHS, 1908-1999 (Biografia; La spedizione nella Groenlandia orientale, 1929; Kenya, Uganda-Zaire, Tanzania, 1930-31; Lago Turkana, Kenya, 1934: la misteriosa scomparsa di due scienziati; Tanzania, 1937-38; Nelle Isole Falkland, 1947-1950; La Grande Traversata Antartica, 1957-58: la Commonwealth Trans-Antarctic Expedition; L’organizzazione della spedizione; La realizzazione delle basi Shackleton, South Ice, Scott e di depositi sull’altopiano polare, 1955-57; Inizia l’attraversamento dell’Antartico di Fuchs: 24 novembre 1957; Al Polo Sud: 19 gennaio 1958) BIBLIOGRAFIA

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Dalle isole SVALBARD alla cima dell'ACONCAGUA: SIR WILLIAM MARTIN CONWAY, 1856-1937, esploratore, alpinista, storico dell'arte, scrittore, politico inglese 

  Esploratore e alpinista in tre continenti, storico e storico dell’arte, scrittore e giornalista, collezionista e mercante d’arte, fondatore di musei e politico, Sir e Barone: incredibile a dirsi, ma il nostro personaggio è stato tutto questo… 

 Da parte mia l’ho particolarmente apprezzato per uno di questi aspetti: il suo storico affresco sulle Svalbard, il primo nella letteratura dell’arcipelago. 

Più volte per i miei lavori ho infatti consultato: No Man's Land, a History of Spitsbergen from its discovery in 1596 to the beginning of the Scientific Exploration of the Country (1906). 

In seguito avrei appreso come William Martin Conway sia stato anche un grande esploratore e alpinista (...). 

Del resto proprio all’interno delle Svalbard effettuerà uno straordinario exploit, il primo nella storia (...)

In effetti le sue ascensioni saranno anche le prime ad essere effettuate nell’Artico… 

Il tutto nel corso della sua “traversata”, come semplicemente la definirà, dello Spitsbergen, l’isola più grande, da ovest ad est (...). 

 Ciò che brillantemente ha compiuto nella prima delle due spedizioni (1896-1897), lo si ritrova tutto (...) nel chilometrico sottotitolo del libro: 

Narrazione di viaggio via terra di esplorazione e di ricognizione, con le descrizioni di numerose montagne scalate, di spedizioni con le barche nel Fiordo dei Ghiacci, di un viaggio della terra di Nord-Est, alle Sette Isole, fino allo Stretto Hinloopen, in prossimità di Wiches Land e nella maggior parte dei fiordi di Spitsbergen e una quasi completa circumnavigazione dell’isola principale”.  

 Sul finire del XX secolo l’interno dell’arcipelago artico è del tutto ignoto. 

(...) Solo diversi anni dopo lo statunitense John Munro Longyear fonderà, ai margini dell’Adventfjorden, dove Conway si era accampato, la cittadina che oggi ha il suo nome: Longyearbyen. 

L’arrivo nelle Svalbard, 1896 

 Conway giunge nell’isola la prima volta nel giugno del 1896. 

Ha due slitte, che vanno trainate dai ponies

Non è questo certamente il periodo migliore, perché ad agosto-settembre avrebbe potuto trovare i primi ghiacci (...). 

Mentre così affronterà fiumi in piena, dappertutto celati da "un indicibile composto, né solido, né liquido, né ghiaccio, acqua o neve, ma ha l’umidità dell’acqua, la freddezza del ghiaccio e, mentre non offre alcun supporto al cammino, oppone una massiccia ostruzione al piede che avanza”. 

William Martin Conway nasce a Rochester (....) nel 1856. 

 Educato tra Repton e il Trinity College di Cambridge, i suoi interessi si indirizzano alla storia dell’arte e, in particolare, alle incisioni (...). 

Così nel 1880 effettua un esteso tour delle principali biblioteche europee. 

 Nel 1884 scrive: History of the Woodcutters of the Netherlands in the Fifteenth Century, ottenendo la prima cattedra di Storia dell’arte dell’Università di Liverpool (...). 

Successivamente insegna a Cambridge (...). 

Brillante critico d’arte, riesce a spaziare tra Assiri ed Egizi, Giorgione e Dürer, l’arte fiamminga e quella sovietica, sempre irresistibilmente attratto da sculture ed avori medievali. 

È anche un formidabile collezionista (...). 

La sua maggiore debolezza è (...) quella di collezionare… castelli! 

Come quello di Allington (Kent), che restaura alla perfezione. 

Ma non disdegna di commerciare in capolavori d’arte, perché è pragmatico, poco british (...) 

 Forse a causa delle sue relazioni famigliari d’oltre Atlantico, avendo sposato la ricca ereditiera di un magnate della stampa americana? 

La fotografia come documentazione delle sue spedizioni 

 La sua raccolta più importante è comunque quella fotografica, che inizia (...) quando è uno studente. 

Alla sua morte (1937) lascerà un patrimonio di circa un milione di foto, in parte proveniente dalle spedizioni compiute in mezzo mondo.

(...) Inoltre cerca sempre di tenersi aggiornato. 

Nella spedizione himalaiana del 1892 porta rollini di fotografie, comparsi per la prima volta solo tre anni prima, nel 1889. 

Biografia, la fase alpinistica: Alpi, Karakorum, Himalaya, Ande, Terra del Fuoco 

 Eccoci ora alla parte più avventurosa della sua vita. 

Iniziato all’alpinismo all’età di sedici anni, con la scalata dell’alpino Breithorn (1872), venti anni dopo (1894) effettua la grandiosa impresa di attraversare le Alpi, dal Monviso al Gross Glockner (...)  

(...) Nel 1895 diventa Sir per aver mappato nel 1892 ben 5.180 kmq della catena del Karakorum e battuto il record di altitudine. 

 Raggiungendo sull’Himalaya i 7.010 m, nel corso di un’imponente spedizione esplorativo-alpinistica, patrocinata da Royal Society, Royal Geographical Society, British Association for the Advancement of Science. 

Nel 1898-99 è il primo ad esplorare e ad eseguire un survey nelle Ande boliviane. 

Scala il Sorata (6.553 m), l’Illimani (6.462 m) e l’Illampu (6.421 m). 

In Argentina raggiunge la vetta del monte più alto dell’emisfero occidentale: l’Aconcagua (6.959 m). 

 Quindi esplora la remota Terra del Fuoco e le sue montagne.

 L’ultima scalata è del 1901. 

(...) Dopo la Grande Guerra si dà alla politica. 

Quanto ha così straordinariamente regalato alla nazione: in campo accademico, come nei più remoti e difficili angoli del mondo, è premiato nel 1918 con l’elezione nel Partito Conservatore alla Camera dei Comuni, in rappresentanza delle Università Inglesi. 

Vi rimarrà fino al 1931. 

L’anno in cui diventa Primo Barone di Allington (...)

Nell’ultima parte della sua eccezionale vita fonda e dirige l’Imperial War Museum (...). 

 William Martin Conway morirà a Londra nel 1937.

Da: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. Esploratori, Geologi. VOL. 3: ARTICO – ANTARTICO 

E-Book e versione cartacea in bianco e nero di grandi dimensioni (16,99 x 1,17 x 24,41), 133 pp., 84 note, Bibliografia, 116 immagini (8 sono dell'A.




mercoledì 11 dicembre 2024

299. VIAGGIO TRA GLI INDIANI KWAKIUTL (OGGI KWAKWAKA'WAKW) DELLA COLOMBIA BRITANNICA (CANADA): CAMPBELL RIVER (ISOLA DI VANCOUVER); DISCOVERY PASSAGE; BANDA WEWAYAKAY (CAPE MUDGE, QUADRA ISLAND), BANDA NIMPKISH (ISOLA DI ALERT BAY), FORT RUPERT: TOTEM FUNERARI, POTLATCH, MUSEI COMUNITARI, PERSONAGGI STRAORDINARI… DA: VIAGGIO ATTRAVERSO L'INSIDE PASSAGE, NELLA TERRA DEGLI INDIANI DEI TOTEM E DELL’EX AMERICA RUSSA SULLA COSTA DEL PACIFICO DELL’AMERICA DI NORD-OVEST, TRA COLOMBIA BRITANNICA E ALASKA

 

Cimitero della riserva indiana Kwakiutl, Alert Bay (Cormorant Island, Colombia Britannica). Totem funerario rappresentato da una figura umana con cappello. Fu scolpito per Kamdatsa (Mrs. Tom Patch) di Village Island, che visse fino ad oltre 100 anni. Donna di alto rango, commissionò questo palo prima della sua morte, ma (...) 
(© Franco Pelliccioni)
Cosa c'è nel libro:

PRESENTAZIONE: IL LIBRO; PREMESSA: IL VIAGGIO,  INTRODUZIONE GEOGRAFICA;  INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA: GLI INDIANI DEL NORD-OVEST; 

PARTE I: CANADA 

 NELLA BRITISH COLUMBIA, AL LARGO DELL’ISOLA DI VANCOUVER, UN’IMMEDIATA E STRAORDINARIA FULL IMMERSION NELLA TERRA DEI KWAKIUTL, TRA LE ISOLE QUADRA (CAPE MUDGE) E CORMORANO (ALERT BAY);  RITORNO A VANCOUVER. VISITA AI TOTEM DELLO STANLEY PARK E DEL MUSEO DI ANTROPOLOGIA; PRINCE RUPERT, COLOMBIA BRITANNICA SETTENTRIONALE, TERRA TSIMSHIAN 

PARTE II: ALASKA, L’EX AMERICA RUSSA 

I PROMSYSHLENNIKI, CACCIATORI RUSSI DI PELLICCE, FONDANO L'AMERICA RUSSA (1741-1798); IL VIAGGIO NELL’INSIDE PASSAGE, ALASKA: KETCHIKAN, WRANGELL; RITORNO A KETCHIKAN; SITKA; INTERLUDIO; SKAGWAY 

 APPENDICE: Nell’Inside Passage, al tempo della spedizione del Duca degli Abruzzi al monte Sant’Elia del 1897, trentesimo anniversario dell’acquisto dell’America Russa

BIBLIOGRAFIA; CARTE 

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Dal diario di viaggio 

 “ (...) Il primo impatto con la terra dei Kwakiutl l'ho avuto a Campbell River, autentico paradiso dei pescatori, dove giungo con un volo della Pacific Western Airlines (...). 

(...)  La cittadina sorge davanti alle acque dello storico Discovery Passage, scoperto dall’esploratore e navigatore George Vancouver a bordo della sua Discovery, e all'isola Quadra, dove è mia intenzione recarmi. 

 Nei pressi dell'Information Centre sono esposte all'attenzione del visitatore un house-post (totem a sostegno di una casa) ed altre sculture, appartenenti ai Wewayakay, la locale banda Kwakiutl. 

Il tutto sembra, però, troppo apertamente artificioso, poiché completamente avulso da quello che deve essere il suo autentico contesto ambientale e culturale. 

Troppo "americaneggiante", insomma! 

Anche se sarà interessante incontrarvi Joy Inglid, un’esperta della cultura Kwakiutl.(...)  

 In poco tempo il ferry Tanaka mi porta dall'altra parte dello stretto, a Quathiaski Cove, nell’isola Quadra. 

(...) Di lì a poco giungerò nella riserva della banda Kwakiutl dei Wewayakay, nel villaggio di Cape Mudge. 

Da quel momento in poi, il mio approccio con il variegato mondo indiano comincerà ad acquisire sempre maggiore spessore e consistenza. 

(...) per quanto di "vivo ed attuale" ho modo di osservare all'interno del… suo cimitero! 

Dove mi accompagna Pam Olney, ragazza di Campbell River, nata nella storica Alert Bay. 

Qui mi mostra alcuni pali totemici scolpiti secondo l'antica tradizione del gruppo. 

In particolare quello dedicato al Capo Daniel Assu. 

Ma sarà di estremo interesse osservare ciò che è accuratamente mostrato all'interno del piccolo museo comunitario, fortemente voluto dal Capo Harry Assu. 

Questi nel 1979 si adoperò per far rientrare i numerosi oggetti etnografici (...) appartenenti alla propria gente che, nel tempo, erano stati loro sottratti. 

Andando ad arricchire le collezioni di vari musei canadesi. 

In quell'occasione si tenne il primo potlatch dal 1922, che avrebbe visto la partecipazione di centinaia e centinaia di indiani e di almeno 14 capi (...). 

Dove finalmente avrebbero ammirato, a distanza di più di cinquanta anni, i tesori di famiglia. 

Lasciando il villaggio, mi porto ancora più ad est, per osservare (...) il faro di Cape Mudge, dove una targa ricorda il passaggio di Vancouver. 

 Il secondo approccio è avvenuto subito dopo. 

(...) Lasciata Campbell River, proseguo (...) in direzione di Port McNeill (...). 

Il giorno dopo raggiungo l’isola del Cormorano a bordo di un altro ferry. 

Qui ho tutto il tempo per visitare attentamente Alert Bay, dove si trova la banda Nimpkish dei Kwakiutl.  

E’ indubbio come questo “contatto” sia stato più profondo e ben più interessante del primo. 

Per l'importanza e le dimensioni dell'insediamento, per il numero dei reperti materiali (...), visibili non esclusivamente all'interno del recinto cimiteriale, per la possibilità avuta di incontrare diversi residenti (...) tra cui l'appartenente ad una delle più "blasonate" famiglie di questa storica area Kwakiutl, la Judith Cranmer (...). 

  (...) E l'interesse e l’ansia per "vedere" Alert Bay si dimostrano sempre più crescenti, mano a mano che la nave si va lentamente avvicinando all’isola, attraverso le spumose acque dello Stretto, tra le brume e la pioggia battente. 

Ecco gradualmente apparire l’insediamento, la baia, le abitazioni. 

Grazie ad un'accurata dissolvenza, degna di un buon regista cinematografico, dapprima lenta, poi sempre più rapida e completa, ecco i boschi e il porto, le molteplici moderne imbarcazioni da pesca e la sommità di qualche totem. 

(...) Tutto contribuisce a far sì che, da questo mio secondo impatto culturale, io abbia riportato sensazioni e ricordi, che forse non si sarebbero più ripetuti nel corso del mio viaggio nel Nord-Ovest. 

Anche perché Yah-lis (Alert Bay) è considerata un po' come l'ombelico dell'universo Kwakiutl. 

Qui si seppellivano i morti. 

Qui c'era, forse, il luogo più importante di aggregazione sociale e culturale di questo popolo. 

Qui sono nati i grandi personaggi di questo gruppo, capi e scultori di totem. 

Qui in passato, ma anche recentemente, si sono tenuti alcuni tra i più fastosi ed importanti potlatch Kwakiutl. 

(...) Grazie al mio vagabondare nell’isolotto, sono stato in grado di ottenere un complessivo input culturale, che mi ha consentito di ricavare molto più di una semplice e onnicomprensiva idea su questa cultura: per posizione, ricchezza degli arredi, complessità delle sculture totemiche, attualità di usanze e tradizioni. 

Anche nella scultura dei totem funerari. 

 Anche nel perseverare dei potlatch

Qui, nonostante le proibizioni governative, queste "Grandi feste" si sono sempre tenute. 

Specialmente durante i lunghi periodi invernali. 

(...) E lo splendore di un tempo lo si può ammirare all'interno dell'U'mista Cultural Centre

Dove maschere, gioielli, rami, coperte, arredi cultuali, preziosi e non (...), continuano a stupirmi, per la sua complessità e ridondanza, materiale e spirituale. 

Oppure lo si può osservare all'interno del cimitero della riserva, dove numerosi sorgono i pali funerari. 

Anche se qui è proibito entrarvi.

 Ritornato a Port McNeill, il giorno dopo continuo il viaggio verso nord e Port Hardy (...) . 

(...) Nei pressi dell’aeroporto c’è, infatti, un altro importante luogo collegato, sia ai Kwakiutl, che alla Compagnia della Baia di Hudson.

 Così nella riserva indiana di Fort Rupert osservo (...) quanto rimane della fortificazione costruita nel 1849 dalla Compagnia: l’alto caminetto di pietra dell’abitazione del fattore. 

Poiché nel 1888 il forte venne completamente distrutto da un incendio”. 

DA: VIAGGIO ATTRAVERSO L'INSIDE PASSAGE, NELLA TERRA DEGLI INDIANI DEI TOTEM E DELL’EX AMERICA RUSSA SULLA COSTA DEL PACIFICO DELL’AMERICA DI NORD-OVEST, TRA COLOMBIA BRITANNICA E ALASKA

E-Book e versione cartacea di grandi dimensioni a colori e in bianco e nero (16.99 cm x 1.17 x 24.41), 192 pp., 287 note, 191 immagini (118 sono mie) 



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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.