"Per un lunghissimo periodo di tempo questo era uno dei più remoti distretti dell'isola.
Non a caso la principale strada ad anello dell'Islanda - la n.1 – venne completata solo nel 1974.
Collegando l'Islanda orientale al resto del paese, grazie alle moderne tecnologie ingegneristico-costruttive, che resero possibile realizzare tre lunghissimi ponti nell'immensa area dello Skeiðarársandur.
Un terreno fino ad allora percorso dai coraggiosi viaggiatori, che lo attraversavano in sella ai forti ponies islandesi, servendosi soprattutto delle guide della fattoria di Núpsstaður.
Come per secoli si era sempre fatto per poter arrivare nell'est, dall’altra parte dell'isola, seguendo il profilo costiero.
Viaggiatori che, non volendo sobbarcarsi l'alternativo giro settentrionale lungo 1100 Km, sfidavano spesso la sorte effettuando l'infido attraversamento.
Reso ancora più temibile, se possibile, da venti violenti e tempeste di sabbia o neve in ogni mese dell'anno...
Viaggiatori sostano in un villaggio. La donna seduta sul Kvensöðull, il sellino laterale, ha il tradizionale cappello “crestato”… |
(...) Da questa fattoria oggi, grazie alla Ring Road, ha inizio il mio attraversamento del più grande dei sandur meridionali (circa 1000 Kmq di fango, sabbia e ghiaia), nella regione quasi completamente desertica dell’Austur-Skaftafellssýsla, dove c’è il concreto rischio di venire attaccati, nel caso si ritengano minacciati, dai grandi e aggressivi stercorari (Stercorarius skua), che qui hanno uno dei luoghi preferiti di riproduzione.
(...) Il geomorfologo e glaciologo Ives ricorda come durante gli anni 1930 diversi studiosi a dorso di ponies attraversarono lo Skeiðarársandur (le “sabbie” occidentali dell’Hérad milli sanda”) per recarsi a Skaftafell.
In questo “gli agricoltori di Skaftafell con i loro famosi vatnahestar (“cavalli d’acqua”) erano vitali per riuscire a superare il pericoloso ostacolo dello Skeiðará (...) ma alcune piccole cose sono cambiate (...) tra il 1929 e il 1936 si stabiliva una linea telefonica; nel 1935 diverse unità mini-idroelettriche, sfruttando i corsi d’acqua, accendevano qualche lampadina; c’era la radio.
Ma il postino arrivava una dozzina di volte l’anno, non c’era né il dottore, né il sacerdote.
Solo una levatrice e un insegnante itinerante, che viveva nelle diverse fattorie per brevi periodi di intensa istruzione.
Gli uomini con i loro ponies viaggiavano attraverso sandur e fiumi un paio di volte l’anno, sia verso ovest, a Vík i Mýrdalur, che verso est, ad Vopnafjördur”.
Viaggio per vendere i prodotti e acquistare provviste, che richiedeva giorni o addirittura settimane.
Una dura necessità che terminò nel 1916, quando lo Skaftafellingar, piccola imbarcazione a motore, ancorandosi sul lato orientale di Ingólfshöfði, giungerà con le provviste da Reykjavík che, non senza qualche rischio, saranno portate a riva su piccole imbarcazioni a remi.
Nel 1987, nel corso dell’ultima missione, Ives osservava come ormai “sono rimasti solo tre dei famosi “cavalli d’acqua”, Hæðir non ne ha nessuno e l’automobile regna anche in quest’inverosimile paesaggio”.
La spedizione dell’Università di Nottingham degli anni 1950
Nel 1952 Ives arrivò a Skaftafell su un pony.
Anche se il viaggio da Reykjavík, non solo sarebbe stato più breve del solito, ma soprattutto avrebbe evitato di attraversare lo Skeiðará.
Grazie al volo settimanale del Douglas DC 3 Dakota delle Flugfélag Íslands, che dal 1946 atterrava su una primitiva pista sita sulla striscia di sabbia nera di Fagurholsmyri, nei pressi dell’omonima fattoria e del villaggio di Hof.
Nel 1953, dopo un volo di 1,30 ore, i dieci membri della spedizione dell’Università di Nottingham e un paio di tonnellate di materiale “atterrarono su una piccola pista accanto ad una fattoria chiamata Fagursholmy, l’accampamento fu stabilito alcune miglia a sud del Vatnajökull e si fece un altro campo sul ghiacciaio.
Le provviste e l’equipaggiamento furono caricate su un vecchio camion a sei ruote, i dieci si arrampicarono a bordo e partimmo diretti a nord attraverso il sandur, un’area composta da detriti fatti scendere nei secoli dagli sfoghi dei ghiacciai del Vatnajökull.
Abbiamo impiegato 4 ore per fare 10 miglia lungo il lato orientale del sandur, passando una dozzina di piccole fattorie dislocate tra il sandur e le inospitali montagne,
Il nostro progresso era impedito da fiumi e torrenti che precipitavano dalla calotta di ghiaccio.
L’unica strada era una pista consumata sulle parti più asciutte e i fiumi turbinosi dovevano essere guadati dove il letto era più ampio e senza canali profondi.
Ad un certo punto in questo viaggio tortuoso il camion si impantanò per un quarto d’ora, in mezzo ad uno dei fiumi più ampi.
I letti dei fiumi cambiano giorno per giorno, perché i detriti sono trascinati via da un posto e depositati in un altro; spesso canali profondi sono scavati sul fondo dei fiumi ed è impossibile per i veicoli attraversare.
I ponies sono gli unici mezzi di trasporto”.
Da: AI CONFINI D’EUROPA. VIAGGIO-RICERCA NELL’ISLANDA DEI VULCANI, DEI GHIACCIAI, DELLE SAGHE, DEL MONDO VICHINGO
E-Book, versione cartacea a colori e in bianco e nero, I e II ediz., 297 pp., 150 note, Bibliografia, Mini-Glossario geografico, 346 immagini, di cui 304 a colori (284 sono dell'A.)
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