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Nonostante le carte la facciano sembrare distantissima, non è poi così difficile arrivare dall'Italia all'isola di Creta. Qualche difficoltà invece la si può incontrare allorché ci si sposta al suo interno. Nonostante la presenza sulla costa settentrionale di una strada, eufemisticamente definita “autostrada” (ha diversi tratti a doppia corsia) grazie alla quale abbastanza facilmente si può andare da Ágios Nikólaus (ad est) fino ad Haniá nell'ovest, passando per il capoluogo Herákleion e Réthimno...
A bordo dell’aereo di linea delle Aegean Airlines, che in soli cinquanta minuti di volo mi stava portando da Atene ad Herákleion, le condizioni viarie dell'isola non erano certamente comprese nei miei pensieri. Come più volte era capitato nel corso dei miei viaggi di avvicinamento, mi stavo invece domandando cosa ci si poteva aspettare dalla quinta più grande isola del Mediterraneo, con una superficie di poco inferiore a quella della Corsica. Sapevo come fosse l’isola del Mito per antonomasia. Vi era nato Zeus e a Cnosso si trovava il labirinto del Minotauro fatto costruire da Minosse. Creta era quindi la patria del mito dei miti... Per gli archeologi l'isola è in effetti un autentico Eldorado. Non solo perché la cultura minoica del bronzo, ampiamente presente con i suoi grandiosi e stupendi Palazzi, ha preceduto per splendore quella greca classica. Accanto alle aree archeologiche universalmente note, come Cnosso, Festo, Mália, il suo territorio è costellato, infatti, da decine e decine di centri minoici grandi e piccoli: città palaziali, insediamenti, ville, grotte cultuali, santuari, necropoli, abitati-rifugi protogeometrici. Oltre a città arcaiche, romane e proto-bizantine...
Creta è certamente immensa. Se per i greci è Megali Nísi, la "grande isola", per i cretesi è addirittura un continente. In effetti anche al viaggiatore appare ben più grande di quanto sia in realtà. Poiché nell'arco di pochi chilometri: appena al di là di una montagna, di una baia, di un promontorio, vi si ritrovano i più diversi ecosistemi e paesaggi. Curiosamente le distanze tendono ad "allungarsi" anche per la presenza di una serie di aspre montagne, che dividono il nord dal sud e che si superano solo grazie ad alcune tortuosissime valli latitudinali.
Contribuiscono a rafforzare l'immagine di una grande Creta anche le tuttora difficili condizioni viarie generali. Tanto che più volte sono andato con il pensiero a certe strade percorse in Africa orientale. Mentre gli "esagerati" andamenti e le pendenze delle strade di montagna mi hanno invece ricordato quelle islandesi, anche per la presenza di forti raffiche di vento... L'estrema pericolosità delle strade (per le loro condizioni e per la guida "disinvolta" della maggior parte dei conducenti locali) è testimoniata in ogni angolo dell'isola dalla presenza di cappellette "in memoriam". So bene, inoltre, come esistano numerose piste utilizzabili solo dai fuoristrada e come alcuni insediamenti nel sud siano raggiungibili esclusivamente per via mare.
D'altronde fino agli anni '1970 riusciva assai difficoltoso inoltrarsi nelle montuose regioni centrali. L'intero percorso andava affrontato a piedi o a dorso di mulo. Oggi le difficoltà non sono scomparse del tutto. Ad esempio l'itinerario che si deve obbligatoriamente seguire per giungere nel sud a Frangokástelo, attraversando l'impervia regione di Sfakiá, da altri definito come "uno dei più eccitanti viaggi automobilistici di Creta", è una serpeggiante successione di arrampicate, discese e curve a gomito, che si affrontano confidando che gli autoveicoli in senso contrario non si discostino troppo dal loro lato...
L'isola è caratterizzata da un clima mite tutto l'anno, ma anche da una nutrita presenza di venti, secondo la stagione e la provenienza. In primavera, alzando turbini di polvere, arriva dal Nord Africa e dalla Libia il subdolo sorokos, tanto temuto dai vecchi pescatori che, tradizionalmente, si andavano subito a rifugiare nei porti. D'estate per una quarantina di giorni soffia da nord ovest il fresco meltemia, assai bene accetto, perché rende sopportabili le temperature tropicali del periodo. Da ovest c'è poi il garbis, mentre il boreas soffia all'inizio dell'inverno.
La posizione geo-culturale di Creta tra tre continenti (Africa, Asia ed Europa) nel bene e nel male ha influito fortemente sulla sua storia, che più complessa di così non poteva essere... Fin dai tempi più antichi l'isola ha infatti conosciuto invasioni di genti provenienti "indifferentemente" dai tutti e tre i continenti... Iniziarono gli achei (Micenei), seguiti da dori, romani, bizantini dell'impero d'Oriente, saraceni, nuovamente bizantini. Un regime oppressivo fu imposto dai veneziani, preceduti nell'area di Ágios Nikólaus e di Haniá-La Canea dai Genovesi. Ecco infine sbarcare i turchi ottomani: nel 1645 cadde La Canea, nel 1646 Réthimno, nel 1647 il resto dell'isola. La conquista del capoluogo Candia (Herákleion) è rimandata al 1669. Ben 21 anni d'assedio e 69 assalti degli ottomani saranno necessari per piegare veneziani e isolani, costando la vita a 110.000 ottomani e 30.000 cristiani. L'ultimo baluardo europeo, l'isola di Spinalónga, resistette ancora per molti anni, fino al 1715.
Carta di Creta ottomana |
I turchi dominarono Creta per più di due secoli (1669-1898), salvo un breve interludio egiziano (1827-1840).
Alcuni anni di autonomia (1898-1913) garantita dalle potenze europee, Italia compresa, anticiparono la tanta agognata Enosis, la riunificazione alla Grecia. Ma le indicibili violenze venute da lontano non erano ancora terminate. Neanche trent'anni di libertà e nel 1941-1944 ecco pure quelle tedesche...
Di fronte alle ricorrenti, plurisecolari, "ondate lunghe" dell'oppressione, gli isolani fecero uscir fuori per intero il loro straordinario carattere. Dimostrandosi forti, orgogliosi, testardi, determinati, coraggiosi, eroici. D'altronde la maggior parte di loro non era formata da rudi montanari, come gli sfakioti che, per loro conto, ricorrevano regolarmente alla vendetta del sangue per i torti subiti? Nel contempo essi non si rifiutarono di sacrificare la loro vita pour cause: fino all'ultimo uomo, fino all'ultima orrenda tortura.
L'aspro carattere cretese sarebbe dovuto venire alla luce ben presto. Fin dalla distruzione di Cnosso, causata forse da una ribellione. Se questa è solo una delle ipotesi formulate dagli studiosi, abbiamo invece sicuri riscontri sulla storia più recente dell'isola. Caratterizzata, come si è visto, da una sequela di dominazioni, ma anche da un altrettanto infinita serie di ribellioni, rivolte e insurrezioni. A partire da quelle contro i veneziani: una dozzina nel XIII secolo e ancora nei secoli XIV e XV. Nell'ultima furono giustiziati il capo sfakiota Kandanóleon, con i suoi famigliari e numerosi sostenitori. Nel 1770 iniziarono ancora a Sfakiá le ribellioni contro i turchi. Allora Daskaloyiánnis, "Giovanni l'insegnante", alias Ioánnis Vláhos, di Anópoli, capo carismatico dei palikáres (combattenti per la libertà) fu fatto scorticare vivo dal Pasha a Megálo Kástro (altro storico toponimo di Herákleion). Da allora sempre più si evidenziò il ruolo decisivo che, in futuro, avrebbero giocato i montanari sfakioti nelle rivolte per la libertà. Andartes (ribellioni) ci furono così negli anni 1821 (coeva alla guerra d'indipendenza greca, ottenuta nel 1827), 1841, 1858, 1864, 1865, 1866, 1878, 1889, 1896.
L’esercito turco attacca nel 1867 il monastero di Arkádiou (Illustrated London News) |
Nonostante questo plurisecolare continuum di lotte sanguinose, l'abitante di Creta molto imprevedibilmente rivela una speciale predisposizione positiva nei confronti degli stranieri. Come in più occasioni ho personalmente verificato. D'altronde c'è chi sostiene come l'affabile ospitalità dei cretesi arrivi a peccare di philoxénia (amore verso lo straniero). Un obbligo nel contempo sociale e religioso, che si aggiunge al suo carattere generoso... Il tutto poi stride fortemente con il fatto che, fin dall'epoca del filosofo cretese Epimenide, che sostenne come un "onesto cretese" fosse una contraddizione in termini, sovente l'isolano sia portato a contraffare verbalmente la realtà: antico retaggio di un'involontaria difesa contro lo straniero?
Introduzione
1. Dove l’Oriente incontra l’Occidente: Storia dell’isola di Creta. Dalla Civiltà Minoica al termine della seconda dominazione Bizantina (2700 a.C.-1204 d.C.)
2. Storia di Creta: dalla dominazione veneziana all’occupazione germanica (1204-1945)
3. La città…? Per i cretesi è solo Herákleion!
4. Il Museo Archeologico di Herákleion
5. Evans a Cnosso: una ricerca archeologica di una vita
6. Architettura e ingegneria “naturalistica” e d’avanguardia nel Palazzo Minoico di Cnosso
7. L'Archeologia italiana a Creta: la città romano-bizantina di Górtina, quella Minoica di Festo
8. Viaggio verso l'Ovest cretese: Georgioúpoli, Haniá e Réthimno
Georgioúpoli
Haniá
Réthimno
9. Nella torre Firka di Haniá, il secondo Museo Marittimo della Grecia
10. Nell'Oriente cretese, tra siti minoici, splendidi centri turistici, antiche città sommerse, tradizionali villaggi di montagna
Hersoníssos e Mália
Ágios Nikólaus
Eloúnda
Kritsá
11. Nell'invincibile fortezza veneziana di Spinalónga (Golfo di Mirabello, Creta orientale), l’ultima colonia di lebbrosi d'Europa
12. Sulle sponde del Mare Libico, Creta meridionale: Mátala e Frangokástelo
13. Sfakiá, una Barbagia cretese
14. Viaggiatori a Creta dei secoli XII-XV: pellegrini e crociati
15. Viaggiatori a Creta dei secoli XV-XIX: umanisti, diplomatici, partecipanti al Grand Tour, scrittori, studiosi, artisti, antiquari, archeologi
BIBLIOGRAFIA
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PAGINA AUTORE ITALIA;
https://www.amazon.it/Franco-Pelliccioni/e/B01MRUJWH1/ref=dp_byline_cont_book_1
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