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martedì 16 agosto 2022

56. VISITANDO IL NORSK FOLKEMUSEUM, IL “MUSEO ALL’APERTO” DEL FOLKLORE NORVEGESE (BYGDØY, OSLO), NEL CENTENARIO DELLA FONDAZIONE

Il tetto quasi a pagoda della stavkirke di Gol (Hallingdal), con le sue teste di drago vichinghe scolpite. Norsk Folkemuseum, Oslo (© Franco Pelliccioni)

Per il turista che non ha il tempo e i mezzi necessari per approfondire la conoscenza delle tradizioni architettoniche e folkloriche delle diverse regioni norvegesi, è d'obbligo visitare con estrema attenzione il Museo del Folklore Norvegese a Bygdøy. Sobborgo elegante di Oslo, che ospita anche la residenza reale estiva, il maniero di Kongsgård.

Il Norsk Folkemuseum ha 128 anni di vita. Fu fondato nel 1894 da Hans Aall, che ne divenne anche il suo primo direttore. Dal 1898 si trova nella sua attuale sede, nei pressi della collezione del re Oscar II (nata nel 1881), dal 1907 diventata parte integrante del Folkemuseum. Il primo edificio veniva ricostruito già nel 1899. Tre anni dopo il museo apriva al pubblico.

LA VISITA

Un'intera intensa giornata sarà un tempo appena sufficiente per l’antropologo. Curioso, com'è, di vedere le case, i complessi delle fattorie e le ricostruzioni a grandezza naturale di pezzi autentici e secolari, di storia ed architettura nordica, anche se molte di loro risalgono solo al XVIII-XIX secolo. Preziose testimonianze architettoniche e culturali, in questo modo salvate da un'irrimediabile e deprecabile perdita.

In questo piccolo, seppure molto ampio, microcosmo dello stupendo paese scandinavo, tutti sono stati ricostruiti, pezzo dopo pezzo. Così basta spostarsi solo di qualche metro, al di là di un albero o dietro un angolo di strada, che si cambia regione, vallata, fiordo. Ecco che un’autentica scuola (con i suoi banchi, la lavagna e quant'altro serviva, in un non lontano passato, per imparare a scrivere, leggere e a far di conto) lascia il passo ad una casa di abitazione, con i vari arredamenti per la cucina, la sala del camino, la camera da letto. Oppure ad un fienile. E che dire della stupenda stavkirke (chiesa in legno) di Gol, risalente al 1200? Adesso un forno è celato da un mulino ad acqua. Mentre gli intarsi delle finestre di un edificio a due piani si possono immediatamente paragonare a quelli dei tetti della casa accanto. Ed una nuova vallata prende il posto della precedente. Dove osservo, intagliati sulla cornice di una porta (dørkinni), una vecchia data di costruzione...

In quest’angolo di Oslo, nell'«isola della cultura» di Bygdøy, in realtà una penisola, che i visitatori amano raggiungere con i frequenti vaporetti direttamente dal Rådhusbbrygge, il molo portuale antistante il municipio, il Museo all'aperto espone un’interessante collezione di 140 edifici di varie epoche, dal Medio Evo ai giorni nostri, provenienti dalle diverse vallate e regioni della Norvegia.

Nel tradizionale complesso museale, ma anche nei suoi ampi spazi interni, il Museo ospita mostre permanenti (ambienti delle abitazioni, dal Rinascimento ad oggi; arte rurale; suppellettili; sculture lignee; costumi; arte sacra; utensili agricoli; strumenti musicali) ed esibizioni temporanee.

Nel 1994, anno del centenario, queste erano state particolarmente numerose. Poiché ospitavano settimanalmente mostre tematiche e regionali. All'epoca ho avuto la possibilità di ammirare due mostre straordinarie.

La prima sulla cultura dei Lapponi (Sami): costumi, tende, utensili per la caccia, la pesca e l’allevamento delle renne, oltre ad una tradizionale casa di zolle erbose ricostruita nel 1992 da Jonas Danielsen, allevatore Sami di 64 anni dell’Engerdalin.

La seconda relativa al ricco folklore della fertile regione centrale di Valdres (tra Oslo e Bergen). Con mostre, artigianato, gastronomia, e culminata in manifestazioni all'aperto nella Festplassen, con musiche, danze e canti tradizionali.

Una tipica fattoria del Setesdal (Norvegia sud-occidentale) ha rappresentato il primo complesso da me visitato. Costituisce un modello che viene ripetuto, nel metodo e nella sostanza, nei diversi altri tipi di costruzioni regionali presenti. La dislocazione dei dodici edifici in legno che la compongono rispecchia quella originaria di provenienza, cioè le vallate di Austad, Valle, Hylestad, Bygdland e Skomedal e i centri di Kjelleberg, Ose, Amlid, Brottveit, Rysstad, Rike, Kultran. Le abitazioni sono state collocate ai due lati di una “corte” centrale, così come avveniva prima della riforma agraria norvegese: le residenze da una parte, le pertinenze (magazzini, stalle, ecc.) dall’altra.

La fattoria include due stue (case di abitazione), che denotano come vi abitassero due famiglie. Ma anche due loft ("zona notte") costruite sopra la bur del XVIII secolo (camera a piano terra, adibita a magazzino, ma utilizzata durante l'estate anche per dormirci, come ricorda la presenza del letto nell’angolo). Oltre ad un magazzino, a due granai, a due stalle per le mucche e una per i cavalli e ad una sauna del XVII secolo, in cui è evidente l’intaglio 1600.

Nel mio itinerario Setesdal è seguita dal Numedal, con una stue di Rauland (Uvdal), uno dei più antichi edifici in legno della Norvegia. Risale alla seconda metà del XIII secolo. Sulla porta c’è un’iscrizione runica: “Þorgautr fifil mil gerði” (“Torgaut Fivil mi ha costruito”). Certamente essa non è più recente del 1300. Anche se non sappiamo se la data riguardi l’edificio nel suo complesso o, ben più modestamente, solo l’intaglio in legno.

 La stavkirke di Gol, ca. 1890-1900, Library of Congress, USA 

LA STAVKIRKE DI GOL (HALLINGDAL)

Il "pezzo" più bello dell'intera collezione è, senza alcun dubbio, la stupenda stavkirke di Gol, nell'Hallingdal, a nord-ovest di Oslo. Dalla curiosa forma a pagoda, apparteneva alla collezione reale. Venne qui ricostruita nel 1885, subendo da allora diversi interventi restaurativi. Non ha finestre. L’unica fioca luce che vi penetra proviene dagli occhi delle teste di drago scolpite. Un’illuminazione che a malapena consente di scorgere le decorazioni pittoriche del coro, risalenti al 1652 o qualche runa intagliata sui muri.

La stavkirke è il più antico modello di chiesa norvegese. Fiorì nel meridione - la città di Trondheim ne rappresenta il limite settentrionale - tra il XII e il XIII secolo (anche se qualche prodromo risale al IX secolo). Coincidendo l’epoca con la definitiva affermazione nel paese della religione cristiana. E’ caratterizzata da una struttura a tavole verticali (stav) che, per sostenere il tetto fortemente spiovente, utilizza tronchi-pilastri ancorati nel terreno e disposti parallelamente alle quattro pareti perimetrali. I pilastri reggono un’architrave di appoggio ed ancora altri pilastri. Una successione verticale che dà alla chiesa un’originalissima fisionomia esterna, grazie ai suoi molteplici piani progressivamente rientranti, coperti da tetti spioventi. La sua intelaiatura, come la struttura delle navi vichinghe, fu accuratamente studiata per contrastare  efficacemente il rigido clima nordico. Spesso connotato da tempeste e bufere, che non prevede l’impiego di chiodi, né di parti in ferro. Come nelle imbarcazioni norrene. Il tutto consente, nel suo insieme, una maggiore elasticità e flessibilità strutturale.

LE STAVKIRKER NORVEGESI

La stavkirke è la testimonianza architettonica più originale che questa terra scandinava offre graziosamente al mondo: un tipo di sincretismo religioso-architettonico che riesce a conciliare, durante la sua evoluzione, le forme romaniche (le due teorie di colonne longitudinali, i capitelli cubici, la sopraelevazione della navata centrale rispetto alle laterali, la presenza di presbiterio e abside) alla tradizionale, solida costruzione in legno. Dando vita ad un qualcosa di incomparabilmente unico e stupendo! I motivi ornamentali d’altra parte sono propri della cultura vichinga: figure zoomorfe ad intreccio e stilizzate, che traggono la loro ispirazione più profonda dalla mitologia nordica. Anche se più tardi verranno sostituite da decorazioni più povere. Mentre l’iniziale navata unica sarà gradatamente sostituita da una più alta struttura centrale, separata dalle due laterali da un colonnato. Il tutto però vedrà il coevo ritorno delle tradizionali ornamentazioni. In questa fase ricompaiono le teste di drago poste, assieme alle croci, sulla sommità degli edifici.

Simili a mostri ricoperti di scaglie, le stavkirker si elevavano tra le vallate e le montagne nel paese dei fiordi. Slanciandosi orgogliosamente al di sopra delle prime costruzioni in pietra, con le loro teste di drago dalle fauci spalancate sui frontoni. Come quelle che ritroviamo sulle prue delle “lunghe navi” vichinghe.

Intorno al 1300 le chiese di legno esistenti in Norvegia erano più di 650. Già nel secolo successivo la maggior parte di esse era in rovina. Tra il XVII e il XIX secolo molte furono abbattute per far posto ad edifici più grandi. Attualmente esistono 32 stavkirker, compresa una situata in Polonia. Di queste 27 sono rimaste nei siti originari, mentre cinque sono state smontate e ricostruite altrove come chiese-museo. Come la Vang Kirke di Grindaheim (Valdres). Riassemblata nel 1842 a Brückenberg, in Slesia (un tempo Prussia, oggi Polonia).

La stavkirke di Vang, cartolina del 1900


Chiesa di Vang, sezione trasversale e longitudinale (di Ludwig Böttger, 1891, Zeitschrift für Bauwesen 41. Ministerium der öffentlichen Arbeiten, Berlino)

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La storia del suo “trasloco” ha dell’avventuroso. Specialmente pensando che è avvenuto nella prima metà del XIX secolo.

Il pittore Johan Christian Dahl, dopo aver acquistato la chiesa di Vang nel 1841, convince re Federico Guglielmo IV di Prussia a riedificarla a Potsdam. Contrassegnati e imballati tutti i pezzi, a settembre nel Sognefjord sono caricati a bordo di una nave, che giungerà a Stettino dopo due mesi di navigazione. Qui saranno trasferiti su una chiatta e, una volta a Berlino, verranno immagazzinati nell'Altes Museum. Ma non andranno più a Potsdam. Saranno invece trasferiti a Brückenberg, un villaggio del Riesengebirge, tra i Monti dei Giganti (oggi Karkonosze). Nella primavera del 1842 i materiali riprenderanno il loro lungo e complesso viaggio a bordo di una nuova chiatta, che lentamente risalirà l’Oder, fino alle pendici delle montagne. Dove con un carro saranno portati fino a Krummhübel e, infine, a Brückenberg (885 m slm). Villaggio a metà strada tra Krummhübel e lo Schneekoppe. 

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Ventitre anni dopo, nel 2017, avrei avuto l'opportunità di andare ad ammirare la stavkirke di Vang, nel corso del mio secondo viaggio in Polonia. Da Breslavia (Wroclaw) un'escursione giornaliera mi avrebbe infatti portato fino alle montagne Karkonosze e a Brückenberg

Da Roma, dopo aver visto un interessante documentario televisivo, avevo invece deciso di visitare l'incredibile complesso militare, scavato sotto le montagne, di Osówka. E' stato aperto al pubblico nel 1996. E' composto da una rete di tunnel (1.750 m di lunghezza e un'area di 6.700 mq). E questo complesso è solo uno dei numerosi sistemi di tunnel costruiti tra il 1943 e il 1945 dai nazisti, nell'ambito del progetto Riese. Tra l'altro era collegato al castello di Książ (dove nei sotterranei sono stati scavati ben due livelli di tunnel), sito a 30 km di distanza. Probabilmente il tutto doveva servire come Quartier Generale deFührer.

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La visita al museo termina nella Natås skole. Una scuola proveniente da Lindås, nell’Hordaland, costruita subito dopo la legge scolastica del 1860, che aveva messo fine all’insegnamento primario affidato da ogni parrocchia (o impresa avente più di 30 operai) a maestri ambulanti, a partire dal 1827. E’ costruita come un'unità residenziale di una fattoria. La camera principale è in tronchi sovrapposti ed è unita alla kove, una camera più piccola, per l’insegnante.

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A proposito dei "Musei all'aperto" del Nord Europa

Nel corso dei miei viaggi, pur andando ovviamente a visitare anche i Musei "generalisti", d'arte, storici e archeologici, tendo a privilegiare quelli Etnografici-Antropologici e i Marittimi. Quando invece il mio itinerario mi ha portato verso il nord Europa, ad essi non posso non aggiungere anche quelli all'aperto. Così, dopo Oslo, già in quell'anno visiterò nel Nord Norge il Folkeparken di Tromsø. Tappa intermedia obbligata del mio avvicinamento alle isole Svalbard

Negli anni successivi mi troverò invece a "vagabondare" nello Árbæjarsafn (Reykjavík, Islanda), Skansen (Stoccolma,   Svezia),  nello Seurasaari (sull'isola omonima, Helsinki, Finlandia), nell'Eesti Vabaõhumuuseum (Tallinn, Estonia), nello Latvijas Etnogrāfiskais brīvdabas muzejs (sponda del Lago Jugla, Riga, Lettonia)in quello dell'isola di Kiji (Lago Onega, Carelia russa, Russia ), o nel ben conosciuto Zaanse Schans olandese.  

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I popoli della Fennoscandia  (Norvegia settentrionale: Sami - Lapponi -, Kvens e Careli finlandesi), e l'Architettura nordica tradizionale e innovativa, autoctona e non, figurano nel mio libro Amazon: 

Qui Base Artica Dirigibile Italia, Svalbard. Dalla Terra degli Orsi Polari una Rassegna e un Inventario Culturale dei Popoli del Grande Nord

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