Non era mai successo di non avere da lontano, sia
pure per un attimo, la visione di una città. Ma qui il treno arriva in galleria.
Perciò, salendo sulla scala mobile, sono ansioso di sapere quale sarà il primo
impatto con Saint-Germain-en-Laye.
Di essa ho solo pochi elementi: il castello-reggia, che
ha preceduto Versailles, nei pressi della stazione; il Museo del pittore
Maurice Denis, più distante. So anche che vi sono stati firmati trattati
internazionali: l’Editto, che mise
fine alle Guerre di Religione (1570), i trattati tra Francia ed Inghilterra (1624,
1632), quello che scorporò l’Impero Austro-Ungarico (1919).
Il campo visivo gradualmente si allarga e inizia ad “affollarsi”.
All’azzurro del cielo rapidamente si aggiungono sulla sinistra, come se spuntassero
da un immaginifico e gigantesco “cappello a cilindro”, le parti superiori di un
imponente castello rossiccio: torri a cupola, merli e balaustre, doccioni fantastici,
comignoli turriti, alte mura, infine il parco… Non l’aspettavo così vicino
e massiccio. Certo è che nemmeno lontanamente è paragonabile, per magnificenza e
grandiosità, a Versailles. Perché il Re Sole rimpiazzerà lo château
vieux di Saint-Germain con il palazzo più grande d’Europa!
Muovendomi alla scoperta della città, sono subito intrigato nell’apprendere che i castelli qui
sono due (vecchio e nuovo), ma in
giro ne vedo uno solo. Costruzioni che iniziano già nel Medio Evo e che andranno
incontro ai numerosi rimaneggiamenti voluti dai vari re, datisi enormemente da
fare nel rivaleggiare tra loro: demolendo, costruendo, nuovamente abbattendo. Lasciando
infine marcire mura e quant’altro. Il tutto “anticipato”, nel tempo, dalle
molteplici ri-costruzioni perfino della dirimpettaia chiesa. Un fervore edilizio
di tutto rispetto, che certamente ha fatto felici generazioni di muratori e
sarà accompagnato dai rifacimenti dei rispettivi giardini, ad opera di
architetti illustri...
L’ingresso dello châteaux vieux è anche quello del Museo delle Antichità Nazionali |
All’inizio ritengo che quello davanti a me sia lo château
neuf. Quanto mai errato… Calpestando ogni logica e cronologia temporale è
invece il vecchio. Sopravvissuto inspiegabilmente
all’altro. Andato in rovina. Infine demolito! Anche se l’intenzione era di ricostruirlo...
La storia di Saint-Germain-en-Laye,
tranquilla cittadina immersa nel verde, non può che iniziare dai suoi… boschi.
Infatti è nella “foresta di Laye” che re Roberto il Pio costruisce un monastero,
in onore di san Germain (996). Poi Luigi VI, detto il Grosso, nel 1124 vi edifica accanto la sua residenza reale: il Grand Châtelet. Nel 1238 san Luigi (Luigi
IX) edifica una cappella, dopo aver ingrandito il castello anche con un Petit Châtelet, collegando i due con un
muro. Il futuro château vieux prende
forma… Nel 1346 truppe inglesi lo distruggono, ma risparmiano la cappella. Sarà
ricostruito da Carlo V (1367).
Nel 1539 Francesco
I abbatte l’edificio, rifabbricandolo in stile rinascimentale. I lavori
proseguono con il figlio Enrico II (1547). Naturalmente, adesso che château vieux sta assumendo l’aspetto attuale,
è ora per un altro re di voltar pagina, per avere una reggia “su misura”… In
effetti questi eterni lavori in corso: demolizioni e edificazioni,
ristrutturazioni e ingrandimenti, manufatti lasciati andare in rovina, parlano
di tanti, più o meno piccini, Ramses II.
Preoccupati unicamente di apporre le firme sulle cartouches dei loro castelli-regge.
Nel 1556 sull’attuale
Terrazza Enrico II costruisce una petite maison du
théâtre. E’ il futuro
château neuf... Un’opera
portata avanti da Enrico IV (1589), che vuol farne l'une
des merveilles du monde. Aggiungendo sei terrazze fino alla Senna, con giardini all’italiana e
grotte animate da automi idraulici. Nel 1603 vi si installa Luigi XIII. Qui nasce nel 1638 Luigi XIV. Nel
frattempo il castello vecchio è lasciato a figli e
servitù.
Neppure il nuovo però è all’altezza dei regal
personaggi. Infatti, “fa acqua da tutte
le parti” e Luigi XIV nel 1660 torna al… vecchio. Nel 1669-73 André Le Nôtre realizza i suoi giardini. Unificando
quelli dei due castelli, realizzando una terrazza lunga due chilometri e mezzo.
Questo stesso grande architetto di “giardini formali”, che ha fatto un’arte della
loro progettazione, creerà anche quelli di Versailles, dove nel 1682 si trasferisce
Luigi XIV. Alcuni anni dopo il castello è lasciato al cugino Giacomo II Stuart,
re d’Inghilterra, esule in Francia (1689).
Ma la storia di entrambi
i castelli ha un seguito che giunge fino ad oggi…
Nel 1777 il Conte
d’Artois, fratello di Luigi XVI, demolisce l’ormai cadente castello nuovo. L’intenzione è di costruirne, ovviamente, un altro ancora… Non ha fatto i conti con la rivoluzione. Dovrà limitarsi ad andare in esilio!
Il Padiglione Enrico IV, oggi albergo
di lusso, è ciò che ne rimane. Nel 1870 e durante la Seconda Guerra Mondiale sarà
il Quartier Generale dello Stato Maggiore tedesco.
Il superstite château vieux avrà invece diverse
destinazioni: prigione e poi ospedale per le malattie infettive (durante la
rivoluzione), scuola di cavalleria (Napoleone I), penitenziario militare
(Luigi-Filippo). Sarà restaurato nel
1862 da Napoleone III, su
suggerimento, magari un tantino interessato, della regina Vittoria, che nel
1855 visita la tomba dell’antenato. Del resto il rischio era che, andando in rovina,
qualche bel palazzone prendesse il suo posto. Soprattutto perché nella chiesa
di fronte è sepolto, dal 1701, Giacomo II...
Nel 1867 il re gli
assegna la definitiva funzione di Museo
delle Antichità Nazionali. I tre milioni di reperti che possiede, 29.000
dei quali esposti, riguardano Preistoria, Protostoria, Gallia romana, Gallia
merovingia ed Archeologia comparata. Interessando un arco temporale che, dal
Paleolitico, arriva ai Celti e al Medio Evo.
Dopo aver curiosato
a fondo tra le sue ben curate sale, poiché particolarmente attratto dalle
specializzazioni areali e storiche della sua collezione, che spazia dalle
caverne preistoriche, all’età del bronzo, alla Gallia romana: gioielli in oro,
armature, statue dei vari dei, ecc., la successiva visita guidata sui tetti del
maniero mi offre una visione incomparabile ed assai suggestiva della città e del
circondario. Oltre a darmi la possibilità di osservare i singoli dettagli del
castello, la struttura pentagonale, il perfetto inserimento dell’antica cappella,
l’accuratezza dei restauri. Così ammiro la grande terrazza naturale
sistemata a giardino, al di là della quale vedo campagna e bosco, la Senna e,
in lontananza, la parte occidentale di Parigi, con la Defense e la Torre Eiffel. Una posizione privilegiata che consente anche
di scrutare a lungo la città. Nella vicina Place
De Gaulle, la chiesa di Saint-Germain
si trova accanto ad alcune delle decine di Hotels
costruiti al tempo di Luigi XIV e, poi, abbandonati dai nobili, dopo il
trasferimento del re a Versailles.
Lasciato il
castello, la mia prossima sosta è nella chiesa. Anch’essa ha una storia
singolare. L’ultimo intervento murario del 1827 si è infatti limitato a concludere
i lavori iniziati già 60 anni prima da Luigi XV. Il quale non aveva gradito quanto
fatto da Luigi XIV che, rispettando le consuetudini delle chiese dell’epoca, aveva
permesso che la porta fosse rivolta ad ovest e al villaggio, volgendo così le
spalle al castello... La facciata principale ha un bel frontone triangolare,
supportato da sei colonne doriche. All’interno sosto accanto alla tomba di Giacomo
II, voluta dalla regina Vittoria. Nel 1848 la chiesa è affrescata da un allievo
di Ingres.
Scendendo verso il Museo di Maurice Denis, i tetti del “Priorato” (la casa-museo di Maurice Denis), con i quartieri della cittadina immersi nel bosco (© Franco Pelliccioni) |
Scendendo
leggermente verso il basso, lungo il pendio soleggiato della collina, giungo infine al Museo di Maurice Denis, nel Prieuré,
un po’ più distante dal centro storico. Museo dedicato dal 1980 al teorico
del movimento d’avanguardia Nabi e agli
artisti contemporanei di fine XIX secolo: simbolisti e Nabis. La casa è monumento storico, poiché fu costruita da Madame
de Montespan (1681) per diventare Ospedale Generale Reale (fino al 1802). Dopo essere
stata utilizzata in vario modo, diviene nel 1914 l’atelier del pittore saint-germanois
Maurice Denis. La cappella all’interno è stata restaurata e decorata dal
pittore, con affreschi, pitture e vetrate. La casa è completamente immersa nel
verde di un grande giardino ombreggiato, a più livelli e vari “paesaggi”. Grazie
ad esso, comprendo l’importanza che la natura ha per il pittore, costituendo
uno spazio privilegiato della contemplazione estetica...
La cappella all’interno del museo Le Prieuré è stata chiamata in onore di san Luigi. Fu riconsacrata nel 1922. La vetrata è di Maurice Denis (© Franco Pelliccioni) |
La ferrovia Parigi-Saint-Germain-en-Laye, la prima della Francia (1837), figura nel mio libro Amazon (e-Book e versione cartacea a colori e in bianco e nero): IL GIRO DEL MONDO… IN 15 TRENI: TRANSCONTINENTALI E DI LUSSO, DI PENETRAZIONE COLONIALE E MILITARE, DEI CERCATORI D’ORO, DEGLI HAJJI, “ALPINISTICI"
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