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lunedì 20 gennaio 2025

39.BIS GRANDI RAIDS AUTOMOBILISTICI DELLA STORIA: QUANDO L’AVVENTURA SI FA LEGGENDA. LA PECHINO-PARIGI E LE “CROCIERE” CITROËN, TRA AFRICA, ASIA E AMERICA DEL NORD

 

La consegna ufficiale della prima posta transahariana (7 gennaio 1923), dopo 20 giorni e quindici tappe di viaggio attraverso il deserto

[a Timbuctú, la “misteriosa”. La favolosa città nel deserto del Sahara, uno dei più affascinanti miti che abbia avuto l'umanità: Crociera delle Sabbie - Citroën -, Mission Tuggourt-Timbuctú, 1922-23]

PREMESSA

La corsa automobilistica Pechino-Parigi, di inizio XX secolo (1907),  scaturisce agli albori dell’automobilismo da un’inverosimile scommessa lanciata attraverso le pagine di un giornale parigino. 

Si cercano persone temerarie in grado di fare 16.000 chilometri tra Europa e Asia sulle loro macchine tonanti. 

Aprendosi la via attraverso montagne, deserti e foreste. 

Una scommessa che vedrà protagonisti gli italiani Scipione Borghese e Luigi Barzini senior.

Quattro, invece, sono i raids automobilistici ideati dal fondatore della casa automobilistica francese Citroën nell’arco di una dozzina d’anni (1922-1934). 

Effettuati tra Africa, Asia, Nord America. Raids ufficialmente chiamati con i nomi delle località o delle regioni raggiunte. 

In un secondo tempo quelle straordinarie imprese, ben presto entrate di diritto nella leggenda, saranno denominate Crociere, dopo aver osservato come si muovevano i semicingolati (autochenillesCitroën impiegati. 

Autoveicoli che ondeggiavano, attraverso le sabbie di uno dei più terribili deserti sahariani, con movenze assai simili a quelle di un incrociatore in navigazione nelle burrascose acque del mare o di un oceano…

Quattro saranno le crociere Citroën: delle Sabbie (transahariana), Nera (transafricana), Gialla (transasiatica), Bianca

   Qui è d’uopo fermarsi. 

Perché è l’unica a non essere entrata nella leggenda. 

Avendo fallito miseramente, per due volte, l’obiettivo canadese: sia quello autentico (a carattere geo-esplorativo), che quello fittizio. 

Da immortalare nella celluloide, per essere offerto al pubblico da una star della fotografia hollywoodiana, già Premio Oscar per il celeberrimo film Tabù, a cui un ventennio dopo andrà ad aggiungersi quello per Mezzogiorno di Fuoco.

Successivamente all’A., mentre è attento, come un coscienzioso artigiano, a redigere questo libro: tessera dopo tessera, itinerario dopo itinerario, avvenimento dopo avvenimentoecco apparire qualche luce, ma anche le numerose ombre che avvolgono chi, sia pure dalla parte sbagliata, è comunque “entrato” nella leggenda, grazie alla Crociera Bianca.

Ma certo, è proprio Charles Bedaux, il suo ideatore franco-statunitense! 

Straricco tycoon, geniale inventore, imprenditore di successo, amico di re e di Hitler, che collaborerà con i nazisti, sarà perciò arrestato dagli alleati e…

LA PECHINO PARIGI

   Ma torniamo all’inizio, alla Pechino-Parigi

Un exploit, quello dell’Itala della coppia Borghese (nobile e avventuroso giramondo) e Barzini (“Maestro” del giornalismo), che in 44 giorni di viaggio effettivi arriverà prima a Parigi.

L’arrivo dell’Itala al Bois de Vincennes di Parigi, 10 agosto 1907

Partendo dalla concessione francese di Tien Tsin, nei pressi di Pechino. Superando montagne, deserti, steppe, foreste e impedimenti di ogni natura. 

Riuscendo a battere i concorrenti (quei pochi rimasti…), nonostante Borghese da Mosca abbia voluto effettuare una deviazione di ben mille chilometri, per assistere ad un gran ballo a San Pietroburgo.

LE CROCIERE CITROEN

   La prima delle Crociere Citroën è quella delle Sabbie del 1922-23.

 Macchine semicingolate, al comando dei due leaders Haardt e Audouin-Dubreuil, dal nord algerino si avventurano per la prima volta nel Sahara, che superano. 

Giungendo fino nella mitica Timbuctù. 

Attraversando dapprima il “paese della paura”, l’Hoggar, patria dei famosi Tuareg, i nomadi blu del deserto. 

Poi inoltrandosi nel “paese della sete”, alias il “deserto dei deserti”: il famigerato Tanezrouft

Dove nei secoli carovane intere sono scomparse nel nulla, senza aver potuto raggiungere la “sponda” opposta. 

Infine oltrepassando il grande fiume Niger. 

In tal modo per la prima volta hanno collegato il Mediterraneo all’Africa Occidentale francese, cioè il Tell al Sahel.

Un raid ben presto diventato leggendario, ma che quasi subito dovrà fare un passo indietro. 

Per lasciare il posto ad una nuova avventura e ad ancora una nuova probabile leggenda: quella della Crociera Nera (1924-25), sempre realizzata da un convoglio di macchine semicingolate Citroën e diretta dalla coppia Haardt e Audouin-Dubreuil.

   Questa volta l’obiettivo non si “riduce” al solo, sia pure immenso quanto vogliamo, deserto sahariano. 

Perché si vuole addirittura attraversare l’intera l’Africa, da ovest ad est, da nord a sud. 

Per raggiungere, infine, la remota isola del Madagascar. 

Particolare attenzione verrà prestata alla composizione della squadra, i cui membri si dovranno impegnare in una difficile missione esplorativa, etno-antropologica, artistica e di documentazione foto-cinematografica. 

Inoltre sembra pure lapalissiano che, avendo una portata continentale, la spedizione andrà incontro ad un caleidoscopio di avventure ed accadimenti, che il lettore passo passo potrà conoscere.

Locandina per la Serata di Gala del film La Crociera Nera (22 aprile 1926) nel Théâtre Royal de la Monnaie di Bruxelles, alla presenza dei reali del Belgio, Alberto I ed Elisabetta

   Ça va sans dire: ecco la nuova “leggenda che cammina” e che andrà a prendere più che degnamente il posto di quella precedente.

 Non per niente, mentre l’autochenille chiamata Scarabeo d’oro (“ammiraglia” della precedente spedizione transahariana) era stata esposta a Parigi nel “modesto” Musée dell’Armée, questa volta la si potrà ammirare, assieme al materiale collezionato in Africa, nel ben più reale Louvre

Ma al “testimone” non sarà sufficiente l’ulteriore “traguardo” realizzato per potersi dichiarare più che soddisfatto. 

Perché nel 1931-32 lo si affiderà ai leaders di un nuovo raid che, tra parentesi, sono sempre gli stessi: Haardt e Audouin-Dubreuil. 

Ai quali in Cina e in Afghanistan si aggiungeranno, tra gli altri, il grande teologo e scienziato Teilhard de Chardin e l’archeologo francese Hackin, che ha scavato nella valle di Bamiyan, nota per i grandiosi Buddha scolpiti nella roccia.

Questa volta il raid avrà anche la straordinaria opportunità di snodarsi lungo vie storiche e leggendarie. 

Poiché percorrerà la più che millenaria Via della Seta e la pista seguita in Afghanistan da Alessandro Magno. 

Inoltre le macchine dovranno essere in grado di “scalare” l’Himalaia, integre o, magari, “pezzo dopo pezzo”! 

Per giungere fin nel Sinkiang cinese. 

In una pericolosissima Cina in preda alla guerra civile, a sanguinose rivolte etnico-religiose, al dilagante banditismo, al caos imperante, dentro il quale diversi “Signori della Guerra” sguazzano allegramente!

   Poi, nel 1934, arriva la Crociera Bianca

Da: GRANDI RAIDS AUTOMOBILISTICI DELLA STORIA: QUANDO L’AVVENTURA SI FA LEGGENDA. LA PECHINO-PARIGI E LE “CROCIERE” CITROËN, TRA AFRICA, ASIA E AMERICA DEL NORD

(E-Book e versione cartacea in bianco e nero - seconda edizione riveduta, corretta e aggiornata -, 113 pp., 81 note, 105 immagini)



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SOMMARIO

PREMESSA 

PARTE PRIMA: LA CORSA PECHINO PARIGI, 1907 

L’INVEROSIMILE SCOMMESSA! 

L’itinerario; I concorrenti; Il team italiano; La macchina; Il via; Al di là degli Urali; L’arrivo a Mosca; L’arrivo a Parigi 

PARTE SECONDA: LE CROCIERE CITROËN 

I QUATTRO RAIDS AUTOMOBILISTICI CITROËN, TRA VECCHIO E NUOVO MONDO; André Citroën, I leaders sul terreno: Georges-Marie Haardt, Louis Audouin-Dubreuil, ma anche Victor Point

LA “CAPOSTIPITE” DELLE CROCIERE CITROËN: LA CROCIERA DELLE SABBIE (MISSION TUGGOURT-TIMBUCTÚ), 1922-23 Introduzione; Le macchine; Si parte; Si oltrepassa Abalessa, dove tre anni dopo si effettuerà la straordinaria scoperta della tomba di Tin Hinan, regina dei Tuareg; a missione Citroën continua ad avanzare nel Sahara; Arrivo nella leggendaria Timbuctú 

L’AVVENTURA CONTINUA: L’INCREDIBILE CROCIERA NERA (CITROËN CENTRE-AFRIQUE) DEL 1924-25. UN VAGABONDAGGIO NEL CONTINENTE SENZA UGUALI! .

Introduzione; Le finalità della Crociera Nera; I partecipanti; L’itinerario; I preparativi; Le macchine; Infine si parte dalla Legione Straniera…; Attraverso la giungla equatoriale si costruisce una pista di centinaia di chilometri, grazie al millenarismo collegato a Bula Matari, l’esploratore Stanley; Sulle sponde del Lago Victoria, nell’Africa orientale britannica

LA MITICA CROCIERA GIALLA (MISSION CENTRE-ASIE),1931-1932. L’ESALTAZIONE CONTINUA! Introduzione: il progetto originale lungo la Via della Seta; Il 1931 è l’anno dell’Esposizione Coloniale di Parigi, la grande “vetrina” dell’Impero francese; i modifica il progetto; Il gruppo Pamir: da Beirut all’Himalaia e oltre; Il gruppo Cina, con Victor Point e il celebre teologo-paleontologo Teilhard de Chardin; Il gruppo Cina attraversa la Porta del Gobi inoltrandosi nel Sinkiang (Xinjiang); Pamir e Cina insieme verso Peiping (Pechino); La missione continua verso l’Indocina .

UN FLOP COMPLETO: LA CROCIERA BIANCA (BEDAUX CANADIAN SUB ARCTIC EXPEDITION, ALIAS THE CHAMPAGNE SAFARI), 1934 Introduzione; I preparativi; Tassello dopo tassello si costruisce la grande “macchina” della spedizione; La partenza da Edmonton. L’itinerario; Il racconto “originale” della disfatta, ovvero la versione eurocentrica; La verità è una “finzione” cinematografica? Ovvero la versione canadese! Si torna ad Edmonton; Lo Champagne Safari, biografia filmica di uno stravagante megalomane e avventuriero, che è anche uno straricco industriale e un geniale inventore, un amico di re e di Hitler, forse un collaborazionista: ecco svelato il lato oscuro di Bedaux… .

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE Pechino-Parigi; Crociere Citroën  Africa (e Sahara) 


sabato 18 gennaio 2025

36 BIS. VOLUME 3°, DA KNUD RASMUSSEN A ROSEBUD YELLOW ROBE, DELLA MIA STORIA DELL'ANTROPOLOGIA IN 61 PERSONAGGI E UNA SPEDIZIONE INTERCONTINENTALE TRA AMERICA E RUSSIA

 

È probabilmente tra le più antiche immagini della mia fototeca. L’ho scattata nel 1965 con una Kodak Instamatic nel Museo Etnografico di Basilea. Oggi Museo delle Culture (Museum der Kulturen), allora Museum für Völkerkunde und Schweizerisches Museum für Volkskunde. Raffigura costumi e oggetti etnografici provenienti dalla Nuova Guinea [raccolti da PAUL WIRZ, 1892-1955] Franco Pelliccioni
Ala Rockefeller, Metropolitan Museum, New York: una straordinaria collezione di pali mbis degli antenati. Appartengono agli Asmat (Nuova Guinea olandese, villaggi di Omadesep, Otsjanep, Per) e furono acquisiti da Michael Rockefeller
[nel 1961, dove poi sarebbe scomparso e probabilmente ucciso e mangiato dagli stessi Asmat, popolazione studiata da Paul Wirz] Franco Pelliccioni

I 21 personaggi presenti in questo volume, che conclude la trilogia delle Grandi Avventure dell’Antropologia, costituiscono un vero e proprio ONU dell’Antropologia, poiché appartengono ad 11 nazioni

7 di essi, nei quali mi sono “imbattuto” da giovanissimo, sono stati in grado di influenzare il mio futuro percorso esistenziale e scientifico.

 Non solo per i racconti delle loro affascinanti avventure, indubbiamente assai attrattive per un adolescente curioso e desideroso di conoscere i popoli del mondo. 

Trattando di Eschimesi (Inuit) e indios, di aborigeni australiani e Papuasi, di Boscimani e Aleuti, di deserti africani e australiani, di giungle sudamericane e della Papuasia, delle distese ghiacciate della Groenlandia, ecc. 

Più tardi, il profondo interesse che avrei avuto per un paio di altri personaggi sarebbe stato invece indotto da motivi d’ordine famigliare. 

Il lettore così mi perdonerà, se nell’incipit di alcuni capitoli troverà qualche premessa di natura personale…

Vediamo adesso che qui figurano quattro “coppie” di studiosianche se una è senza il partner

Iniziando dalla coppia svizzera, che si potrebbe considerare come la “Paperon de Paperoni” della Storia dell’Antropologia mondiale

Si interesserà all’India e all’Indie Olandesi (oggi Indonesia).

 L’elevato status elitario, che la contraddistingueva, farà sì che una delle loro spedizioni possa contare sull’immediato intervento di un incrociatore e di 300 fanti di marina olandesi (sic). 

Si attraversa il fiume Todschie nella regione degli Ewe, 1892-1893 
(da: Bilder aus dem Gebiet der Norddeutschen Missions-Gesellschaft auf der Sklavenküste in Westafrika - IV. Reisen der Missionare, Lipsia, 1894)
[DIEDRICH HERMANN WESTERMANN, 1875-1956] 

 

Quella tedesca studierà sul campo le lingue africane, elaborando un’ortografia standardizzata per scrivere koinè fino ad allora solo orali. 

Mentre l’anglo-australiana non poteva che mettersi a studiare gli aborigeni, che aveva a “portata di mano”, anzi di lento pede e cammello… 

Anche se riconosco che il mio è un puro eufemismo, viste le distanze esistenti in Australia! 

Infine c’è una vera coppia. È l’anglosassone, composta da marito e moglie. 

Studierà principalmente le popolazioni del Sud Sudan.

Ecco ora le altre nazionalità. 

Continuando a parlare di aborigeni australiani, un ungherese cercherà di accostare la psicoanalisi all’antropologia, fornendo un’inedita chiave di lettura al loro “Tempo del Sogno”. 

Uno studioso inglese si dividerà tra diverse Psicologie e l’Antropologia, mentre un’anglo-australiana terrà fissa la barra sulle sue stelle polari: condizione femminile ed educazione. 

 Un francese, dopo aver vissuto tra i poco conosciuti eschimesi della Groenlandia orientale, coinvolgerà il proprio governo in molteplici missioni dirette ai due Poli.

Il drappello più numeroso è, comunque, quello statunitense: ben cinque studiosi

Il primo di loro, dopo aver esplorato, studiato e ricercato: indios tagliatori di teste, Eldorado, quetzal, mondo Maya, cercando anche di difendere, riuscendoci, la natura delle Galapagos, percorrerà la Strada reale Inca, quelle romane, tra Europa, Asia e Africa e, infine, quella Persiana

 Il secondo eseguirà scavi archeologici e studi etnologici tra le isole Aleutine e i Lacandoni del Messico. 

   La terza lavorerà tra i Navaho nel corso di 25 estati, mentre la pronipote di Toro Seduto è la quarta. È una pellerossa Lakota e per tutta la vita si batterà per la causa indiana. 

 Infine l’ultima, la quinta, è un’antropologa applicata, che cercherà di migliorare la qualità della vita delle popolazioni in Micronesia, Melanesia e Stati Uniti

Interessandosi di educazione e coordinando un Programma su Personalità, Educazione e Amministrazione Indiana.

   Se poi vogliamo nuovamente parlare di ghiacci, Artico ed Eschimesi (Inuit), eccovi accontentati, poiché in serbo ho ancora un paio di miti. 

Il primo è un dano-Groenlandese. 

Tra gli Eschimesi Polari fonderà uno spaccio che, grazie ai suoi proventi, finanzierà le sette storiche Spedizioni di Thule tra Groenlandia e Siberia

L’altro è un islando-canadese. Organizzerà la più lunga esplorazione artica della storia, poiché durerà ben cinque anni.

 Al glottologo sopra citato, vanno però ancora aggiunti altri due studiosi germanici: il fondatore dell’antropogeografia e lo studioso dei pigmei della Terra

Saranno invece due sudafricani a studiare Boscimani e Tswana, mentre un altro svizzero condurrà sette lunghe spedizioni in Nuova Guinea. 

   Infine ecco un missionario italiano. Ha trascorso 29 anni della sua vita tra i popoli del Sud Sudan ed elaborerà un’autentica summa etno-storica e glottologica su quelle genti. 

È il secondo italiano presente nella mia trilogia.

1. KNUD RASMUSSEN, l’etnologo autodidatta, che fondò la moderna Eschimologia

2. FRIEDRICH RATZEL, padre dell'antropogeografia e primo teorizzatore della moderna geopolitica

3. L’antropologa e glottologa americana GLADYS AMANDA REICHARD e i Navaho

4. WILLIAM HALSE RIVERS, lo psicologo che trasformò l’Antropologia in una vera e propria scienza

5. L'antropologo ungherese GÉZA RÓHEIM tra gli aborigeni australiani, con lo sguardo alla psicoanalisi

6. Il trentennale soggiorno missionario nel remoto Bahr-El-Ghazal ha fatto di padre STEFANO SANTANDREA uno dei più grandi esperti del Sudan

7. I cugini svizzeri FRITZ e PAUL SARASIN etnologi, naturalisti e archeologi, tra i Vedda di Ceylon (Sri Lanka) e gli isolani di Celebes (Sulawesi)

8. Un antropologo contro l'apartheid: ISAAC SCHAPERA, lo studioso sudafricano degno allievo di Malinowski e Radcliffe-Brown

9. La straordinaria vicenda umana e scientifica del missionario ed etnologo PAUL JOACHIM SCHEBESTA, il “Padre dei pigmei”

10. CHARLES G. SELIGMAN [e BRENDA ZARA], “Maestro” dei Grandi dell’Antropologia, e la scoperta della posizione strategica dell'«isola dei mercanti»

11. BALDWIN SPENCER e FRANCIS J. GILLEN tra gli uomini bruni delle sabbie rosse australiane

12. VILHJALMUR STEFANSSON, l'«Amico» dell'Artico

13. L’antropologa statunitense LAURA MAUD THOMPSON e la ricerca di un’etica ecologica "al di là del sogno"

14. L'antropologo Afrikaner LAURENS VAN DER POST, un "Boscimane bianco" nemico dell'apartheid

15. PAUL-ÉMILE VICTOR si spinse ad esplorare i confini della Terra attratto dai deserti ghiacciati e dai popoli nativi. Innovatore e grande comunicatore, ha diretto personalmente 17 missioni al Polo Sud e 14 in Groenlandia

16. VICTOR WOLFANG VON HAGEN, etnologo, ricercatore delle civiltà imperiali perdute, rinvenne la Grande Strada del Sole degli Incas

17. CAMILLA HIDEGARDE WEDGWOOD, antropologa e pioniera dell’istruzione femminile in Oceania.

18. Dalla trasmissione “orale” alla lettura: il missionario e antropologo DIEDRICH HERMANN WESTERMANN, uno dei padri della moderna linguistica africana

19. L'antropologo dell'Artico EDWARD MOFFAT WEYER, tra i principali studiosi di Aleuti e Inuit

20. Alla scoperta dell'arte della Nuova Guinea. All'etnologo svizzero PAUL WIRZ si devono alcuni dei maggiori studi sulle società umane del Pacifico

21. La Lakota Sioux ROSEBUD YELLOW ROBE, intrepida figlia di “Uccide-nei-boschi”, studiosa e storica dei nativi americani

LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA

Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici 

Vol. 3: da KNUD RASMUSSEN A ROSEBUD YELLOW ROBE (E-Book e versione cartacea, 188 pp, 124 note, 157 immagini)


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Versione cartacea https://www.amazon.it/dp/1790972345


INTRODUZIONE

1. KNUD RASMUSSEN, 1879-1933 (Danske Literaere Grönlands Ekspedition, Groenlandia 1902-1904: Eschimesi (Inuit) ; La nascita in Groenlandia; Le sette spedizioni Thule; Le prime quattro spedizioni: 1912-13, 1916-1917, 1919; La Quinta Spedizione, la più grandiosa di tutte: Groenlandia-Siberia, 1921-1924; Dall’Isola dei Danesi: molteplici indagini etnografiche, etnologiche, archeologiche; Rasmussen racconta; Sesta e Settima Spedizione: 1931, 1932-33) 

2. FRIEDRICH RATZEL, 1844-1904 (I viaggi, 1869-1875: Mediterraneo, Cuba, Messico, Stati Uniti; L’antropogeografia e la teoria dei cicli dei popoli: Völkerkreise; L’Ambiente) 

3. GLADYS AMANDA REICHARD (1893-1955): Tra i Navaho 

4. WILLIAM HALSE RIVERS, 1864-1922 (La Cambridge Expedition to the Torres Straits (CAETS), 1898: Australia, Nuova Guinea; Le caratteristiche che hanno fatto entrare di diritto la CAETS nella Storia dell’Antropologia; Tra i Toda dell’India e nelle isole Salomone, 1901-1908; La Grande Guerra, l’Oceania, in Gran Bretagna come Capitano Medico, 1914-1917)  

5. GÉZA RÓHEIM, 1891-1953 (Un “ponte” tra psicoanalisi e antropologia; Budapest; Melanesia, Australia centrale, Somalia e Arizona, 1919-1931; Il “Tempo del Sogno” tra gli aborigeni australiani)  

6. STEFANO SANTANDREA, 1904-1990 (Una consulenza per un raid fluviale (Nilo Azzurro) sportivo-etnologico, tra Etiopia e Sudan; Missionario-Etnografo-Etnostorico-Glottologo nel Bahr-el-Ghazal, sud Sudan, 1928-1957)

7. FRITZ SARASIN, 1859-1942 E PAUL SARASIN, 1856-1929 (Due facoltosi e potenti cugini svizzeri; L’epopea asiatica dei cugini Sarasin, Ceylon (oggi Sri Lanka), 1883-1925: Vedda; A Celebes (Sulawesi), 1893-1896: Buginesi, Macassaresi, Toraja; La nuova spedizione a Celebes del 1902-03 è possibile solo grazie all’intervento di un Reale incrociatore e della fanteria olandese; La ricerca del 1902-03: Toála; Fritz Sarasin e i Canachi della Nuova Caledonia, 1910-11; Paul Sarasin e l’Ecologia; Fritz Sarasin, Tunisi e Thailandia, 1923, 1931) 

8. ISAAC SCHAPERA, 1905-2003 (La carriera universitaria; Le ricerche sul terreno nel Bechuanaland (oggi Botswana), 1929-1950: Tswana) 

9. PAUL SCHEBESTA, 1887-1967 (Nell’Africa orientale portoghese (Mozambico), 1912-16; In Malesia, 1924-25: Semang e Sakai; Congo, 1929-1930; 1934-1935: Pigmei dell’Ituri; Filippine, 1938-39 e 1949-50: Negritos; “Baba wa Bambuti” è ancora una volta in Congo, tra i Pigmei dell’Ituri, 1954-55) 

10. CHARLES G. SELIGMAN, 1873-1940 (La partecipazione alla Cambridge Expedition to the Torres Straits, 1898: Australia, Nuova Guinea; Nuova Guinea, 1904; Il sistema commerciale del kula: Massim; A Ceylon, assieme alla moglie Brenda, 1906-07: Vedda e Tamil ; Sud Sudan e Kordofan meridionale, 1909-10, 1911-12, 1921-22: Dinka, Shilluk, Nuer, Bari, Anuak, Acholi, Baria, Lario, Gwallam, Madi, Moru, Lango, Latuka, Langerio, Eliri, Lafofa, Talodi, Shambe, Gwola, Gura) 

11. BALDWIN SPENCER, 1860-1929 e FRANCIS J. GILLEN, 1855-1912 (Cursus honorum di Baldwin Spencer; Spedizione nell’Australia Centrale, 1894; Incontro ad Alice Springs, nel centro dell’Australia, con Francis J. Gillen, 1894; Da Alice Springs le ricerche di Spencer e Gillen tra gli aborigeni australiani, 1894, 1895, 1896, 1897; Le ricerche tra gli aborigeni proseguono attraversando da sud a nord tutto il continente australiano, 1901, 1911: Arunta et alia. La morte di Gillen nel 1912. Spencer ancora nel centro dell’Australia: 1922, 1926; Spencer muore tra i fuegini della Terra del Fuoco, 1929) 

12. VILHJALMUR STEFANSSON, 1879-1962 (Islanda, 1904-05; Alaska e Artico occidentale canadese, con la Anglo-American Polar Expedition, 1906-07; Artico occidentale canadese, 1908-12: Eschimesi del Mackenzie e del Rame; La Canadian Arctic Expedition (CAE), la più lunga esplorazione polare della Storia, tra Alaska e Artico canadese, 1913-18; L’odissea della Karluk) 

13. LAURA MAUD THOMPSON (1905-2000) (Figi, Germania e Guam: 1933-1939; Indiani d’America: 1941-1947; Islanda: 1952, 1960) 

14. SIR LAURENS VAN DER POST, 1906-1996 (Tra Africa e Europa; Nella Seconda Guerra Mondiale, prigioniero dei giapponesi, rischia l’esecuzione, poiché appartenente allo spionaggio britannico; Spedizione nel Nyasaland (oggi Malawi), 1949; Spedizione nel deserto del Kalahari, Bechuanaland (Botswana), 1955: Boscimani) 

15. PAUL-ÉMILE VICTOR, 1907-1995 (Groenlandia orientale, 1934-35, 1936-37: Eschimesi Agmagssalik; Tra i Lapponi (Sami), 1939; Marocco, Martinica, Stati Uniti: 1940-1944; Nascono le Expéditions Polaires Françaises (EPF), 1947: Groenlandia, Polo Sud; A Bora Bora, Polinesia francese, 1977-1995) 

16. VICTOR WOLFANG VON HAGEN, 1908-1985 (Messico, 1931-32; Arizona, 1933; Tra i cacciatori di teste Jivaros dell’Equador, 1934; Galapagos, 1935; Strada Reale incaica, 1954-55; Ripercorrendo le strade romane: Italia, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Spagna, Francia, Balcani, Medio Oriente, Inghilterra, Germania, Nord Africa, Grecia e Turchia, 1962-1967; La strada reale Persiana, 1974-75: Turchia, Iraq, Iran) 

17. CAMILLA HIDEGARDE WEDGWOOD (1901-1955) (Londra, Cambridge; Australia, Sud Africa, Londra: 1928-1932; Nuova Guinea: 1934, 1935; Isola di Nauru: 1935; Di nuovo in Australia, Papua e Nuova Guinea: 1935-1947; Australia: dal 1949) 

18. DIEDRICH HERMANN WESTERMANN, 1875-1956 (Togo, 1900-03, 1907: Ewe; Senegal e Sud Sudan, 1910-13: Gbe, Nuer, Kpelle, Shilluk, Dinka, Golo, Zande, Haussa e Guang; Liberia, 1914: Gola, Kpelle, Mende) 

19. EDWARD MOFFAT WEYER, 1904-1998 (La Stoll-McCracken Siberian Arctic Expedition, isole Aleutine, Mare e Stretto di Bering, 1928: Aleuti; Ricerche archeologiche e antropologiche nel Sud-Ovest degli USA, 1929: Navaho; Peary Memorial Expedition, Groenlandia, 1932: Eschimesi (Inuit); Brasile, 1953: indios Chavante e Camayurà; Svezia e Messico, 1956: Lapponi (Sami) e Lacandoni; Arizona, 1957: Navaho) 

20. PAUL WIRZ, 1892-1955 (Nuova Guinea, tra il 1915 e il 1955: Marind-Anim, Asmat; Canarie, Tibet, Caraibi, Ceylon, India, isole Salomone, Indonesia, tra il 1938 e il 1955)  

21. ROSEBUD YELLOW ROBE (1907-1992) (South Dakota; New York: 1927).  

lunedì 13 gennaio 2025

34 BIS. UNA STORIA DELL'ANTROPOLOGIA IN 61 PERSONAGGI E UNA SPEDIZIONE INTERCONTINENTALE TRA AMERICA E RUSSIA. DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA. VOLUME I°, DA ADOLF BASTIAN A VINIGI LORENZO GROTTANELLI

 

Guerrieri Zande, foto Czekanowski
[Jan Czekanowski, 1882-1965, spedizione germanica nell'Africa Centrale, 1907-1908]  

Quando nel lontano 1980 apparve il sesto volume dell’Enciclopedia della Curcio: Le Grandi Avventure dell’Archeologia, ero reduce da tre sole sessioni di ricerca antropologica sul campo (Africa, Mesoamerica): nel 1976 nella cittadina multietnica di Isiolo, a nord del Monte Kenya, nel Kenya settentrionale; nel 1978 nel piccolo villaggio di indios Huave di Santa Maria del Mar, nell’istmo di Tehuantepec (Oaxaca, Messico); nel 1979 nella cittadina multietnica di Malakal, nella Provincia del Nilo Superiore (Sud Sudan).

   Oltre agli usuali problemi d’ordine burocratico e alle difficoltà logistiche, che immancabilmente attendono al varco ogni ricercatore non “da tavolino”, a quei tempi già ero incorso in diverse “avventure”, tutte comunque andate a lieto fine. 

Così, dopo aver collaborato con diapositive (Messico, Grecia, Italia meridionale) all’apparato fotografico dell’Enciclopedia, pensai che sarebbe stato fantastico riuscire a realizzare l’“equivalente” antropologico! 

Progetto che a quei tempi era forse troppo grande per le mie “possibilità”, così che non andò in porto…

   Oggi ritengo che età ed esperienza mi consentano di presentare ai lettori questa nuova trilogia interamente dedicata agli Antropologi.

 Vi ho raccolto, debitamente illustrate da foto d’epoca, le schede di 61 personaggi

Oltre a quella relativa ad una spedizione antropologica intercontinentale, svoltasi tra America del Nord e Asia a cavallo tra il secolo XIX e XX.

   Se possiamo affermare che, in generale, conosciamo i contributi fondamentali apportati alla disciplina dai numerosi studiosi “incontrati” sul nostro cammino, al di là di teorie, idee, correnti di pensiero e scuole nazionali, sappiamo invece poco, o nulla, dei singoli e diversificati percorsi esistenziali. 

Infatti spesso, al di là delle righe scritte dai ricercatori, c’è esclusivamente il nulla. 

Ove ad hoc non abbiamo potuto approfondirne la vita. 

Circostanza secondo me determinante per comprendere appieno ciò che ritroveremo all’interno di un discorso scientifico. 

Se poi, per ipotesi, siamo in possesso di qualche elemento in più, spesso è lì, appiccicato nel vuoto “più spinto”, slegato dalla realtà, frammentato…

   Eppure gli uomini e le donne che hanno un “posto” in questa mia galleria virtuale, ciascuno nel proprio campo e nel proprio paese, sono personaggi indubbiamente d’eccezione e valgono, non solo per ciò che hanno fatto all’Università, o sul terreno. 

Tutti loro hanno difatti apportato straordinari contributi a scienza e conoscenza. 

Molti hanno avuto echi di portata mondiale e storica. 

E il loro vissuto continua tuttora a stupirmi. 

Poiché, man mano che mi sono addentrato nelle loro vite, sono rimasto sempre più colpito ed attratto da quelle che sono state le profonde passioni, che li hanno guidati sui loro strabilianti, se non unici, itinerari esistenziali e scientifici. 

Peraltro spesso in tempi ed epoche dove pressoché tutto risultava difficoltoso, pionieristico, pericoloso, impossibile. 

Poiché ci si doveva inoltrare con pochi mezzi, a volte anche con scarsi riconoscimenti, in terreni “geografici” e “culturali” prima di allora mai violati. 

Osservando e partecipando alla vita dei popoli più diversi, in particolare di quelli un tempo definiti “primitivi”. 

Rischiando spesso la vita.

Sempre ricercando la Verità e le risposte a mille interrogativihanno studiato le sfaccettature culturali dei gruppi umani.

 “Diversità” che rendono comunque tutti noi “uguali”: nelle emozioni, nei sentimenti, nei bisogni primari, nella dignità umana… 

Così, al di là delle loro asettiche descrizioni scientifiche, ho sempre cercato di apprendere: come siano arrivati sul campo e perché, cosa e chi hanno incontrato.

   Trattando di Antropologi, non posso fare a meno di citare alcuni aneddoti personali. 

A cominciare dal fatto che, sia pure on line, anni addietro fui accettato come membro dallo storico Explorer’s Club di New York. 

Il primo risale agli ultimi anni della collaborazione all’Osservatore Romano (Terza Pagina e supplemento domenicale). 

Quando inaspettatamente scoprii in redazione, con indubbia soddisfazione, come fossi considerato l’Indiana Jones del giornale. 

In quel momento il pensiero mi riportò indietro di oltre una ventina d’anni. 

Allorché nel 1979, al mio rientro a Khartoum dalla prima ricerca sul campo a Malakal, il Direttore dell’Agip Sudan Ltd. mi svelò come nell’ambiente degli expatriates europei, dopo la mia determinata partenza per l’ignoto…, ero stato soprannominato: Dr. Livingstone.

 In effetti loro, che si spostavano nelle vicine oasi con almeno un paio di fuoristrada, cuoco e kit d’emergenza medico-chirurgica al seguito, erano rimasti “sconvolti” per il fatto che, poco dopo essere giunto nella capitale sudanese, ero intenzionato a spingermi per 850 km a sud, con un paio di valigie e il borsone con il registratore e la pesante attrezzatura fotografica di quei tempi. 

Attraversando in jeep il deserto fino a Kosti, per poi risalire lo storico Nilo Bianco su un vetusto battello a pale posteriori per quattro lunghissimi e straordinari giorni…

Questo volume contiene i primi venti protagonisti delle Grandi Avventure dell’Antropologia. 

Alcuni di essi si spinsero nelle inesplorate boscaglie del Mato Grosso e del Paraguay popolate dalle tribù indie - dove un italiano vi perderà la vita -. 

Ma si recarono anche tra i pellerossa delle praterie e dei semi-desertici altopiani del Far West. 

Per conoscerli, studiarli, registrarne i canti. 

Addirittura vivere con loro. 

Come loro. 

Cioè: “andando nativi”. 

In un caso cercarono anche di “difenderli”. 

Nell’Insulindia incontrarono i cannibali del Borneo e studiarono gli isolani di Alor. 

Nell’Asia sud-orientale si imbatterono nei popoli che vivevano sulle montagne e sopra le barche. 

Più volte attraversarono da ovest ad est il Continente Nero e nell’Africa centro-orientale scoprirono una moltitudine di popoli, mentre in quella occidentale un colpo di fortuna li fece incappare in uno straordinario “cantastorie”, un vecchio e cieco griot

In seguito dovettero anche prendere atto come egli appartenesse ad un popolo che sapeva dell’esistenza di Sirio B, stella nana visibile solo con il telescopio

E che dire di uno dei maestri dell’antropologia, che si interessò ai nudi Nilotici, ma anche ai Zande

Noti nella letteratura ottocentesca come Niam Niam, poiché cannibali

Ecco ora arrivare colui che, con le sue molteplici spedizioni, riscoprì prima di ogni altro lo spessore culturale delle civiltà autoctone africane. 

Infine un altro italiano a me molto caro, conosciuto quando ero ancora un ragazzo, scelse l’Africa come campo di ricerca.

 Trascorrendo la sua vita scientifica tra Etiopia, Somalia e Ghana.

 Anche gli Inuit, cioè quelli che prima del “politically correct” tutti noi chiamavamo “eschimesi”, hanno qui un loro pregevole testimone, che potremmo definire emico, cioè “dal di dentro”, avendo una moglie Inuit… 

Inoltre c’è una donna coraggiosa che, all’inizio del XX secolo, si spinse in Siberia fin sulle remote coste del Mar Glaciale Artico.

 Grazie ai Papua della Nuova Guinea. alle Salomone e alla Polinesia qui sono rappresentati anche gli isolani degli arcipelaghi dell’Oceania.

Guerrieri di Owa Raha, isole Salomone, con lance e clave scutiformi [a forma di scudo], foto Bernatzik, 1936
[Hugo A. 
Bernatzik, 1897-1953]

Al tedesco Adolf Bastian l’onore di aprire il volume: ha fondato a Berlino il primo Museo Etnografico al mondo e trascorso quasi un terzo della sua vita in lunghi e complessi viaggi intorno alla Terra e nei paesi più lontani e sconosciuti. 

Trasformando la sua inesauribile curiosità per il “diverso” in una straripante passione scientifica per l’Etnologia e l’Etnografia.

LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA 

Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1: da Adolf Bastian a Vinigi L. Grottanelli 

E-Book e versione cartacea in bianco e nero di grande formato (16,99 x 24,4), 171 pp., 87 note, 145 immagini

E-Book: https://www.amazon.it/dp/B07GKR6BKP


Versione cartacea: https://www.amazon.it/dp/1719852340

SOMMARIO

1. Le "idee elementari" delle culture umane: lo studioso tedesco Adolf Bastian, uno dei padri dell'etnologia contemporanea

2. Tra "gli spiriti delle foglie gialle": Hugo A. Bernatzik, uno dei massimi etnologi e viaggiatori austriaci"

3. Tra i miti e le realtà del Borneo favoloso: l’esploratore ed etnografo norvegese Carl Alfred Bock, uno tra i primi studiosi dei Dayaks

4. Un artista tra gli indios del Mato Grosso: Guido Boggiani, pittore, fotografo, esploratore ed etnografo, morto in circostanze misteriose

5. George Catlin, pittore-etnografo, spese la sua vita per difendere e far conoscere il mondo in rapida scomparsa degli indiani d'America

6. La saga di Ténatsali “Fiore medicinale”: Frank H. Cushing, uno dei più singolari esponenti della Storia dell’Antropologia

7. La polacca Maria Antonina Czaplicka e la sua ricerca sul campo nell’artico siberiano

8. Un polacco in Africa centrale: l’antropologo Jan Czekanowski protagonista della prima missione scientifica nei Grandi Laghi

9. Un genovese in Nuova Guinea: Luigi M. D'Albertis, primo europeo a esplorare la terra degli uccelli del paradiso

10. La grandiosa opera etnomusicologica di Frances T. Densmore sui canti degli Indiani delle Pianure

11. Lo Xingú, un remoto angolo di mondo: Karl von den Steinen con le sue complesse esplorazioni scientifiche nel Mato Grosso è il “padre dell'etnologia brasiliana”

12. Tra i "sapienti" Dogon del Mali: gli importanti studi sull'Africa occidentale dell'etnologa francese Germaine Dieterlen

13. Storie di vita nelle Indie Olandesi: l'antropologa americana Cora A. Du Bois nell'isola di Alor compì studi fondamentali sulla cultura e la personalità dei nativi

14. Fred Eggan antropologo moderno. Lo studioso statunitense che ha saputo coniugare etnologia storica e struttural-funzionalismo

15. Lo studio sistematico del popolo dei Nuer: Edward Evans-Pritchard, maestro dell'antropologia sociale britannica

16. Un "ragazzo" tra i Maori: l'antropologo neozelandese Sir Raymond Firth

17. Il “Grande Peter” degli Inuit artici: la vita avventurosa dell’esploratore e antropologo danese Freuchen

18. Con ricerche audaci e "fuori dal coro" l'esploratore tedesco Leo Frobenius rivoluzionò gli studi etno-antropologici, restituendo all'Africa la propria storia

19. Un appassionato studioso dell'Uomo dalle biblioteche alle piste dell'Africa occidentale: l'antropologo francese Marcel Griaule, maestro di generazioni di ricercatori

20. Lungo la via maestra dell'etnologia italiana, un nome su tutti spicca nella ricerca sul campo e nell'analisi teorica: quello di Vinigi L. Grottanelli


sabato 4 gennaio 2025

29 TER. CRETA, L’ISOLA DEL MITO PER ANTONOMASIA. II PARTE. DA: ALLA SCOPERTA DI MEGALI NÍSI, L’ISOLA DI CRETA. STORIA, ARCHEOLOGIA, NATURA, CULTURA

 

Carta di Creta ottomana

Cosa c'è nel libro: 
Introduzione; 1. Dove l’Oriente incontra l’Occidente: Storia dell’isola di Creta. Dalla Civiltà Minoica al termine della seconda dominazione Bizantina (2700 a.C.-1204 d.C.); 2. Storia di Creta: dalla dominazione veneziana all’occupazione germanica (1204-1945); 3. La città…? Per i cretesi è solo Herákleion!; 4. Il Museo Archeologico di Herákleion; 5. Evans a Cnosso: una ricerca archeologica di una vita; 6. Architettura e ingegneria “naturalistica” e d’avanguardia nel Palazzo Minoico di Cnosso; 7. L'Archeologia italiana a Creta: la città romano-bizantina di Górtina, quella Minoica di Festo; 8. Viaggio verso l'Ovest cretese: Georgioúpoli, Haniá e Réthimno (Georgioúpoli; Haniá; Réthimno); 9. Nella torre Firka di Haniá, il secondo Museo Marittimo della Grecia; 10. Nell'Oriente cretese, tra siti minoici, splendidi centri turistici, antiche città sommerse, tradizionali villaggi di montagna (Hersoníssos e Mália; Ágios Nikólaus; Eloúnda; Kritsá); 11. Nell'invincibile fortezza veneziana di Spinalónga (Golfo di Mirabello, Creta orientale), l’ultima colonia di lebbrosi d'Europa; 12. Sulle sponde del Mare Libico, Creta meridionale: Mátala e Frangokástelo; 13. Sfakiá, una Barbagia cretese; 14. Viaggiatori a Creta dei secoli XII-XV: pellegrini e crociati; 15. Viaggiatori a Creta dei secoli XV-XIX: umanisti, diplomatici, partecipanti al Grand Tour, scrittori, studiosi, artisti, antiquari, archeologi; BIBLIOGRAFIA 

... 

La posizione geo-culturale di Creta tra tre continenti (Africa, Asia ed Europa) nel bene e nel male ha influito fortemente sulla sua storia, che più complessa di così non poteva essere... 

Fin dai tempi più antichi l'isola ha infatti conosciuto invasioni di genti provenienti "indifferentemente" dai tutti e tre i continenti... Iniziarono gli achei (Micenei), seguiti da dori, romani, bizantini dell'impero d'Oriente, saraceni, nuovamente bizantini. 

Un regime oppressivo fu imposto dai veneziani, preceduti nell'area di Ágios Nikólaus e di Haniá-La Canea dai Genovesi. 

Ecco infine sbarcare i turchi ottomani: nel 1645 cadde La Canea, nel 1646 Réthimno, nel 1647 il resto dell'isola. 

La conquista del capoluogo Candia (Herákleion) è rimandata al 1669. 

Ben 21 anni d'assedio e 69 assalti degli ottomani saranno necessari per piegare veneziani e isolani, costando la vita a 110.000 ottomani e 30.000 cristiani. 

L'ultimo baluardo europeo, l'isola di Spinalónga, resistette ancora per molti anni, fino al 1715.

   I turchi dominarono Creta per più di due secoli (1669-1898), salvo un breve interludio egiziano (1827-1840).

   Alcuni anni di autonomia (1898-1913) garantita dalle potenze europee, Italia compresa, anticiparono la tanta agognata Enosis, la riunificazione alla Grecia. 

Ma le indicibili violenze venute da lontano non erano ancora terminate. 

Neanche trent'anni di libertà e nel 1941-1944 ecco pure quelle tedesche...

Di fronte alle ricorrenti, plurisecolari, "ondate lunghe" dell'oppressione, gli isolani fecero uscir fuori per intero il loro straordinario carattere. 

Dimostrandosi forti, orgogliosi, testardi, determinati, coraggiosi, eroici. 

D'altronde la maggior parte di loro non era formata da rudi montanari, come gli sfakioti che, per loro conto, ricorrevano regolarmente alla vendetta del sangue per i torti subiti? 

Nel contempo essi non si rifiutarono di sacrificare la loro vita pour cause: fino all'ultimo uomo, fino all'ultima orrenda tortura.

   L'aspro carattere cretese sarebbe dovuto venire alla luce ben presto.

 Fin dalla distruzione di Cnosso, causata forse da una ribellione. 

Se questa è solo una delle ipotesi formulate dagli studiosi, abbiamo invece sicuri riscontri sulla storia più recente dell'isola.

 Caratterizzata, come si è visto, da una sequela di dominazioni, ma anche da un altrettanto infinita serie di ribellioni, rivolte e insurrezioni. 

A partire da quelle contro i veneziani: una dozzina nel XIII secolo e ancora nei secoli XIV e XV. 

Nell'ultima furono giustiziati il capo sfakiota Kandanóleon, con i suoi famigliari e numerosi sostenitori. 

Nel 1770 iniziarono ancora a Sfakiá le ribellioni contro i turchi.

 Allora Daskaloyiánnis, "Giovanni l'insegnante", alias Ioánnis Vláhos, di Anópoli, capo carismatico dei palikáres (combattenti per la libertà) fu fatto scorticare vivo dal Pasha Megálo Kástro (altro storico toponimo di Herákleion). 

Da allora sempre più si evidenziò il ruolo decisivo che, in futuro, avrebbero giocato i montanari sfakioti nelle rivolte per la libertà. 

Andartes (ribellioni) ci furono così negli anni 1821 (coeva alla guerra d'indipendenza greca, ottenuta nel 1827), 1841, 1858, 1864, 1865, 1866, 1878, 1889, 1896.

L’esercito turco attacca nel 1867 il monastero di Arkádiou
(Illustrated London News)


Rivoluzionario cretese del XIX secolo

   Il XX secolo non fu da meno, poiché subito dopo la battaglia di Creta furono sferrate numerose azioni partigiane contro i tedeschi.

   Nonostante questo plurisecolare continuum di lotte sanguinose, l'abitante di Creta molto imprevedibilmente rivela una speciale predisposizione positiva nei confronti degli stranieri. 

Come in più occasioni ho personalmente verificato. 

D'altronde c'è chi sostiene come l'affabile ospitalità dei cretesi arrivi a peccare di philoxénia (amore verso lo straniero). 

Un obbligo nel contempo sociale e religioso, che si aggiunge al suo carattere generoso... 

Il tutto poi stride fortemente con il fatto che, fin dall'epoca del filosofo cretese Epimenide, che sostenne come un "onesto cretese" fosse una contraddizione in termini, sovente l'isolano sia portato a contraffare verbalmente la realtà: antico retaggio di un'involontaria difesa contro lo straniero?

Da: ALLA SCOPERTA DI MEGALI NÍSI, L’ISOLA DI CRETA.
STORIA, ARCHEOLOGIA, NATURA, CULTURA
E-Book, versione cartacea a colori - I e II ediz. - e in bianco e nero, 153 pp., 179 foto, di cui 148 a colori (128 sono dell’A.)


E-Book https://www.amazon.it/dp/B07HZ2JWTS


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Colore II ediz. https://www.amazon.it/dp/1093729066


Bianco e nero https://www.amazon.it/dp/1729033830

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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.