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mercoledì 18 settembre 2024

224. LA MISSIONE IN ASIA ORIENTALE DELLA OSTASIENGESCHWADER, 1860-62; Lo Squadrone tedesco dell'Asia orientale; In Giappone, Cina e Siam per stipulare trattati d'amiciza e commerciali; I membri della spedizione; Ferdinand Freiherr von Richthofen è lo scienziato della missione. Zio di Manfred, il famoso “Barone Rosso” della Grande Guerra, diventerà in futuro un celebre esploratore-geografo-geologo. Fu lui a coniare il termine “Via della Seta"; Nel 1897, su sollecitazione di Richtofen, la Germania acquisisce Kiaochow. Diventerà due anni dopo una concessione germanica; Lo squadrone getta le ancore nella baia giapponese di Edo (1860); Lunghe trattative con lo shōgun; In un'imboscata da parte degli xenofobi shishi è ucciso l'interprete statunitense; Gli shishi sono samurai di basso rango o senza signore (rōnin); Firma del trattato: 24 gennaio 1861; In Cina, al tempo dei Qing e dell'imperatrice vedova Cixi; Il 2 settembre 1861 si firma il trattato; A Bangkok, Siam, viene firmato il trattato (17 febbraio 1862); DA: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO. NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA. PARTE II: XIX SECOLO

 

 “Espelli i barbari”. Immagine di lottatore giapponese che manda a terra uno straniero (1861) 

Premessa

Per molti anni (dal 1995 al 2012) ho collaborato alla storica Rivista Marittima, pubblicando anche un supplemento sull’isola di Creta, oltre che al Notiziario della Marina. Inoltre sono stato onorato più volte dei Patrocini che lo Stato Maggiore della Marina Militare mi ha concesso per le ricerche condotte in Atlantico (tra il 1982 e il 1998), nell’ambito del mio Programma sulle Comunità Marittime dell’Atlantico del Nord.

Cosa c'è nel libro:

William Bligh, 1754-1817; Urey Fyodorovich Lisianski, 1773- 1837 e Johann von Kruzenstern, 1770-1846; Matthew Flinders, 1774 -1814; John Ross, 1777-1856;  Fabian Gottlieb Thaddeus von Bellingshausen, 1778-1852; Sir John Franklin, 1786-1848; Alla ricerca via mare della Spedizione FranklinElisha Kent Kane, 1820-1857; Robert McClure, 1807- 1873; Sir Francis Leopold Mc Clintock, 1819-1907Alla ricerca via terra della spedizione FranklinJohn Rae, 1813-1893; William Scoresby Jr. 1789-1857;  William Edward Parry, 1790-1855; Elling Carlsen, 1819-1900; Arciduca Ferdinando Massimiliano (Max) d’Asburgo, 1832-1867; Nils Adolf Erik Nordenskjöld, 1832-1901; Enrico Alberto  D’Albertis, 1846-1932; La Missione in Asia della Ostasiengeschwader, la Squadra Prussiana dell’Asia Orientale (1860-62);  Otto Sverdrup, 1854-1930;  Fridtjof Nansen, 1861-1930.

...

La Missione in Asia Orientale della Ostasiengeschwader, 1860-62 

 Voluta dalla Prussia (...), nel 1860-62 ha luogo un’importante missione diplomatico-commerciale in Asia orientale. 

Diretta dall’Ambasciatore straordinario Friedrich Albrecht Graf (...) von Eulenburg, (...) la spedizione è imbarcata su quattro navi (tre da guerra: la corvetta SMS - Seiner Majestät Schiff - Arcona, nave ammiraglia di 1.930 tonnellate; la fregata SMS Thetis, 1.550 tonnellate; la SMS Frauenlob, 300 tonnellate. 

Oltre alla nave da trasporto Elbe) dell’Ostasiengeschwader, la “Squadra dell’Asia Orientale”. 

Lo Squadrone tedesco dell'Asia orientale

Lo Squadrone tedesco dell'Asia orientale, cioè destinato alle operazioni interessanti il teatro del Pacifico, nel 1859 è al comando del Commodoro Sundewall e costituisce una formazione navale dell’allora giovane Marina da guerra (Kriegsmarine) prussiano-germanica, che storicamente precede la Kaiserliche Marine (“Marina Imperiale”), che si svilupperà dopo la formazione dell'Impero tedesco (...) 

La Squadra avrà comunque vita relativamente breve (1871- 1919). Inoltre, per alcuni decenni dopo la sua nascita, non avrà a disposizione alcuna base. 

Infatti solo dal 14 novembre 1897 la Germania otterrà Kiautschou in Cina, dove costruirà un’installazione navale presso il villaggio di pescatori di Tsingtao (...).  

In Giappone, Cina e Siam per stipulare trattati d'amiciza e commerciali

 La missione di von Eulenburg è finalizzata alla stipula di trattati d’amicizia e commerciali con lo shōgun giapponese (...), con l’impero cinese Qing (...), con il re del Siam (...). 

 Viene propiziata dal pittore-fotografo Wilhelm Heine (...).

 Un artista tedesco-statunitense, che in precedenza aveva accompagnato l’archeologo e diplomatico E.G. Squier che, come Console, aveva negoziato per gli Stati Uniti trattati commerciali con vari paesi centro-americani. 

Così Heine avrà modo di incontrare il Presidente Millard Fillmore e il Commodoro Matthew C. Perry. 

(...) Tanto da essere scelto come artista ufficiale per la spedizione di quest’ultimo in Giappone. Missione caratterizzata dalle kurofune, le “navi nere” americane. 

Come i giapponesi per via del colore scuro dei loro scafi le chiamavano. 

(...) La prolungata esperienza giapponese con gli americani ha infatti suggerito ad Heine di chiedere al governo prussiano di inviare una spedizione in Asia. 

Così da anticipare l’arrivo degli statunitensi, che certo vi si sarebbero insediati… 

Durante la lunga crociera Heine invierà anche corrispondenze ad un giornale di Colonia. 

I membri della spedizione

(...) Della missione fanno parte 64 ufficiali e diversi civili. 

Oltre ad Heine, ricordo il medico Lucius von Ballhausen, il diplomatico Max August Scipio von Brandt (...), il pittore-fotografo A. Berg, il fotografo ufficiale Carl Bismarck, Karl Eduard Heusner, Fritz von Hollmann, il “predicatore di bordo” J. Kreyher, il comandante dell’Elbe, capitano Werner von Reinhold (...), il medico Gustav Adolf Spies (...) e, in qualità di Attaché scientifico un giovane Ferdinand Freiherr (Barone) von Richthofen (...), che in futuro diventerà un celeberrimo esploratore-geografo-geologo. 

Ferdinand Freiherr von Richthofen è lo scienziato della missione. Zio di Manfred, il famoso “Barone Rosso” della Grande Guerra, diventerà in futuro un celebre esploratore-geografo-geologo. Fu lui a coniare il termine “Via della Seta" 

Tra l’altro porta un cognome che ben conosciamo, perché non è altri che lo zio di Manfred, l’asso dell’aviazione germanica della Grande Guerra dal notissimo soprannome di “Barone Rosso”. 

Ed è anche il sinologo a cui dobbiamo il termine “Via della Seta (Seidenstraße): “aperta nel II secolo a.C. dall’Imperatore cinese Wudi della dinastia degli Han". 

Ed è così che da allora chiamiamo i 7.000 km di vie carovaniere, che hanno unito Oriente ed Occidente, il Pacifico al Mediterraneo.

 Mettendo in contatto popoli e culture. 

 Promuovendo interscambi, non solo commerciali. 

Poiché veicolarono idee, arte, musica, scienza, tecnologie, invenzioni, innovazioni, perfino religioni… 

 Definizione che coniò nel 1877. 

Nel 1897, su sollecitazione di Richtofen, la Germania acquisisce Kiaochow. Diventerà due anni dopo una concessione germanica

(...) Quasi quaranta anni dopo, il lavoro di Richthofen del 1897 intitolato: (...) “Kiautschou, la sua importanza per il mondo e il suo significato per l’espansione dell’impero coloniale germanico in Cina” sarà determinante per acquisire alla Germania (...) la località di Kiaochow (...) con la sua baia, nella penisola cinese settentrionale dello Shandong. 

Lo studioso sottolineerà nel saggio sia l’importanza strategica dei giacimenti carboniferi esistenti, che la posizione della baia, ottima per installarvi un porto. 

Tra l’altro il suo lavoro è stato anticipato l’anno prima (1896) da una ricognizione in loco da parte dell’Ammiraglio von Tirpitz, che all’epoca comandava lo Squadrone. 

Oltre ad essere stato “propiziato”, a novembre sempre di quell’anno, dall’assassinio di due missionari tedeschi da parte di appartenenti alla Società della Grande Spada. 

Permettendo all’Ammiraglio von Diederichs, allora comandante dello squadrone, di occupare la baia con la fanteria navale, senza sparare un colpo. 

Dal marzo del 1899, infine, un’area di 552 kmq diventerà una concessione germanica per 99 anni (...) e l’Ostasiengeschwader disporrà di una sua base navale, dove gradatamente prenderà forma una “colonia modello”. 

Un protettorato (...), la cui importanza strategica farà sì che esso non ricada sotto la supervisione dell’Ufficio Coloniale Imperiale (...), bensì di quello Navale (...). 

Tsingao sarà così dotata di ampie strade, solide aree residenziali, sistemi idrici e fognari (...). 

Saranno fondate scuole di ogni ordine e grado e filiali di banche, tra cui la Deutsch-Asiatische Bank. 

Infine il completamento della ferrovia dello Shandong consentirà di collegarsi nel 1910 alla Transiberiana e di viaggiare in treno fino a Berlino. 

Lo squadrone getta le ancore nella baia giapponese di Edo (1860)

 Torniamo ora a parlare della spedizione prussiana… 

 Prima che la spedizione sbarchi in Giappone, un tifone davanti a Yokohama fa naufragare la Frauenlob (settembre 1860). 

Causando la perdita totale dell’equipaggio (...). 

Le navi superstiti decidono allora di gettare le ancore nella baia di Edo. 

Lunghe trattative con lo shōgun

Le trattative con lo shōgun si protraggono per molti mesi (...). 

Nei lunghi negoziati von Eulenburg è coadiuvato da Henry C. J. Heusken, un interprete statunitense di origine olandese, membro dello staff del Console degli Stati Uniti (...). 

In un'imboscata da parte degli xenofobi shishi è ucciso l'interprete statunitense  

Il 15 gennaio del 1861 Heusken, dopo una cena con von Eulenburg, ritorna alla legazione americana situata nei pressi del tempio di Zenpuku, ad Edo. 

Lo accompagnano tre ufficiali a cavallo, oltre a quattro valletti con le lanterne. 

Il piccolo gruppo però cade in un’imboscata da parte di sette shishi del clan Satsuma. 

Nella colluttazione Heusken è ferito a morte.

 Nonostante ciò, sale a cavallo e galoppa fino alla legazione, dove muore. 

Gli shishi sono samurai di basso rango o senza signore (rōnin)  

 Gli shishi costituivano un movimento politico di tipo xenofobo del tardo periodo Edo. 

In pratica samurai di basso rango o senza signore (rōnin), provenienti principalmente dai clan (...) sud-occidentali Satsuma (...). 

Un termine che indifferentemente si applica sia a coloro che combatterono contro lo shogunato, che a quelli che lo sostennero.

 Inoltre entrambe le fazioni erano accomunate dalla ferrea volontà di cacciare dal paese i “barbari” (...), cioè gli stranieri! 

I loro metodi andavano dall’uccisione di coloro che desideravano l’occidentalizzazione, agli attentati indiscriminati da parte degli elementi più radicali. 

Saranno perciò gli shishi ad uccidere il Gran Consigliere e Primo Ministro Ii Naosuke (...) colpevole, non solo di aver firmato trattati a favore delle nazioni straniere, in particolare quello del 1858 di “Amicizia e Commercio” con gli Stati Uniti, ma anche di aver messo un ragazzino di 12 anni (...) sul trono come XIV shōgun. 

(...)  La proditoria uccisione dell’interprete non influisce più di tanto sulle trattative, che tendono però a prolungarsi. 

Firma del trattato: 24 gennaio 1861

Dopo quattro mesi di estenuanti negoziati von Eulenburg e i delegati dello shōgun possono infine apporre la firma sul Trattato di amicizia, commercio e navigazione (24 gennaio 1861). 

 Stilato sulla falsariga delle convenzioni stipulate dal Giappone con le potenze occidentali (...), si andrà ad aggiungere agli altri “trattati ineguali” a cui il paese sarà costretto sul finire del periodo Tokugawa. 

Come saranno successivamente definiti (...), poiché “ispirati” eterodirettamente dalla massiccia e minacciosa presenza delle cannoniere occidentali. 

In Cina, al tempo dei Qing e dell'imperatrice vedova Cixi

Nel maggio del 1861 la spedizione di von Eulenburg si porta nello scalo cinese di Tientsin, dove il diplomatico intavola negoziati con (...) il Ministero degli Esteri cinese, per concludere un trattato commerciale anche con l'Impero Qing. 

 Richthofen nello scalo cinese di Tien Tsin vorrebbe visitare un paese ancora pressoché sconosciuto. 

Ma quelli per la Cina non sono invero tempi felici. Francia e Gran Bretagna hanno appena invaso Pechino nella seconda guerra dell'oppio (...). 

Mentre l'imperatore Xianfeng è sempre in esilio a Chengde. 

Inoltre l’immenso paese sta sperimentando un lungo periodo di agitazioni (...) causate della sanguinosa rivolta della milizia della Taiping Tianguo (...), che cerca di rovesciare i Qing e le religioni tradizionali. 

Erano anni troppo infidi, che non consentiranno al Richthofen, così come lo studioso desidera, di visitare il paese. 

 Anche in Cina le trattative sono interminabili. Richiedono tre mesi di tempo. 

Oltre tutto il sovrano muore in agosto inoltrato. 

Da questo momento in poi chi effettivamente regna in Cina (...), gettando le premesse per il crollo della dinastia nel 1911, è la famosa imperatrice vedova Cixi, una concubina che ha dato un figlio a Xianfeng. 

Il 2 settembre 1861 si firma il trattato

Alla fine (2 settembre) il conte Eulenburg e il delegato dei Qing Chonglun firmano un trattato commerciale (...) sul modello di quello concluso con la Francia, che prevede anche l’apertura di una Legazione a Pechino. 

Il trattato (...) regolerà le relazioni sino-tedesche fino alla prima guerra mondiale, quando sarà denunciato dalla Cina.

A Bangkok, Siam, viene firmato il trattato (17 febbraio 1862)

In seguito la spedizione è in Siam, dove il re Rama IV (...) da un anno attende i delegati. 

Il sovrano "esprime la propria gioia, si informa sul numero e sulla stazza delle navi, e quindi chiede subito se i prussiani detengano possedimenti coloniali o abbiano intenzione di acquisirli". 

La risposta negativa "lo conforta: egli è tanto più felice di trovare amici disinteressati, giacché quelli vecchi sono appena diventati scomodi". 

(...) Al termine di un ulteriore lungo soggiorno, il 17 febbraio del 1862 von Eulenburg firma anche a Bangkok un trattato per conto della Prussia (...).

Da: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO.   NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA. PARTE II: XIX SECOLO 

E-Book, versione cartacea a colori e in bianco e nero, I e II ediz., 165 pp, 31 note, 150 immagini, di cui 75 a colori (24 sono dell'A.)

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martedì 17 settembre 2024

223. LA CORSA PECHINO-PARIGI, 1907: L’inverosimile scommessa! L'opposizione del WAI-wu-pu, il Ministero degli Esteri cinese; L'annuncio sul giornale parigino; Un itinerario tutto da inventare; Gara internazionale senza premio; Il team italiano: Borghese, Barzini, Guizzardi; Si predispongono depositi di carburante e materiali in Mongolia, e in Russia grazie alla Transiberiana; L'autiere Guizzardi e la "sua" macchina; Luigi Barzini, Maestro del giornalismo italiano. Grande inviato di guerra in Cina e Sud Africa, aveva seguito a cavallo tutto il conflitto russo-giapponese. Da: GRANDI RAIDS AUTOMOBILISTICI DELLA STORIA: QUANDO L’AVVENTURA SI FA LEGGENDA. LA PECHINO-PARIGI E LE “CROCIERE” CITROËN, TRA AFRICA, ASIA E AMERICA DEL NORD

 

Luigi Barzini (1874-1947) ed Ettore Guizzardi (1881-1963) a bordo dell’Itala
 
Cosa c'è nel libro:

PREMESSA 

PARTE PRIMA: LA CORSA PECHINO PARIGI, 1907 

L’INVEROSIMILE SCOMMESSA! L’itinerario; I concorrenti; Il team italiano; La macchina; Il via; Al di là degli Urali; L’arrivo a Mosca; L’arrivo a Parigi 

PARTE SECONDA: LE CROCIERE CITROËN 

I QUATTRO RAIDS AUTOMOBILISTICI CITROËN, TRA VECCHIO E NUOVO MONDO André Citroën; I leaders sul terreno: Georges-Marie Haardt, Louis Audouin-Dubreuil, ma anche Victor Point

LA “CAPOSTIPITE” DELLE CROCIERE CITROËN: LA CROCIERA DELLE SABBIE (MISSION TUGGOURT-TIMBUCTÚ), 1922-23 Introduzione; Le macchine; Si parte; Si oltrepassa Abalessa, dove tre anni dopo si effettuerà la straordinaria scoperta della tomba di Tin Hinan, regina dei Tuareg; La missione Citroën continua ad avanzare nel Sahara; Arrivo nella leggendaria Timbuctú 

L’AVVENTURA CONTINUA: L’INCREDIBILE CROCIERA NERA (CITROËN CENTRE-AFRIQUE) DEL 1924-25. UN VAGABONDAGGIO NEL CONTINENTE SENZA UGUALI! Introduzione; Le finalità della Crociera Nera; I partecipanti;   L’itinerario; I preparativi; Le macchine; Infine si parte dalla Legione Straniera…; Attraverso la giungla equatoriale si costruisce una pista di centinaia di chilometri, grazie al millenarismo collegato a Bula Matari, l’esploratore Stanley; Sulle sponde del Lago Victoria, nell’Africa orientale britannica

LA MITICA CROCIERA GIALLA (MISSION CENTRE-ASIE),1931-1932. L’ESALTAZIONE CONTINUA! Introduzione: il progetto originale lungo la Via della Seta; Il 1931 è l’anno dell’Esposizione Coloniale di Parigi, la grande “vetrina” dell’Impero francese; Si modifica il progetto; Il gruppo Pamir: da Beirut all’Himalaia e oltre; Il gruppo Cina, con Victor Point e il celebre teologo-paleontologo Teilhard de Chardin; Il gruppo Cina attraversa la Porta del Gobi inoltrandosi nel Sinkiang (Xinjiang); Pamir e Cina insieme verso Peiping (Pechino); La missione continua verso l’Indocina .

UN FLOP COMPLETO: LA CROCIERA BIANCA (BEDAUX CANADIAN SUB ARCTIC EXPEDITION, ALIAS THE CHAMPAGNE SAFARI), 1934 Introduzione; I preparativi; Tassello dopo tassello si costruisce la grande “macchina” della spedizione; La partenza da Edmonton. L’itinerario; Il racconto “originale” della disfatta, ovvero la versione eurocentrica; La verità è una “finzione” cinematografica? Ovvero la versione canadese! Si torna ad Edmonton; Lo Champagne Safari, biografia filmica di uno stravagante megalomane e avventuriero, che è anche uno straricco industriale e un geniale inventore, un amico di re e di Hitler, forse un collaborazionista: ecco svelato il lato oscuro di Bedaux… BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE: Pechino-Parigi;  Crociere Citroën; Africa (e Sahara) 

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LA CORSA PECHINO-PARIGI, 1907

L’inverosimile scommessa! 

 Potrebbe essere la trama di qualche bel film, a metà tra avventura e commedia. 

Una pellicola magari già vista al cinema, perché alcuni elementi suonano famigliari come un deja vu

Raccontano di una scommessa, anche se non c’è premio finale, tangibile o “ricco”, ma solo quello incorporeo, oggi del tutto démodé, della gloria-fama-onore-bandiera… 

Per partecipare bisogna utilizzare mezzi inventati appena ventisette anni prima: gli automobili, come al maschile venivano ancora chiamati nel 1903, poco conosciuti e per lo più usati per passeggio o sport. 

Inoltre vanno attraversate regioni pressoché prive di strade, che mai hanno visto un’auto. 

L'opposizione del WAI-wu-pu, il Ministero degli Esteri cinese

Tanto che il Wai-wu-pu (Gran Consiglio degli Affari Esteri dell’Impero) [nel 1902 aveva sostituito lo Tsung-li Yamen, creato nel 1861] si opporrà all’ingresso dei “carri a combustibile”, per paura che la vista delle meraviglie della modernizzazione corrompa i cinesi... 

Sarà questa la molla che farà scattare l’incredibile sfida. 

Realizzarla significherà imprimere un gigantesco impulso per conoscere, apprezzare e diffondere il nuovo mezzo di trasporto. 

Due anni dopo Ford comincerà a produrre in serie negli Stati Uniti il modello T… 

 Ma sarà anche una duplice scommessa su tecnologia e capacità di sfidare la natura. 

Superando distanze, anche senza strade e mappe, nel corso di una bizzarra mission impossible: la corsa più avventurosa dell’automobilismo, il primo grande raid della storia! 

Da subito entrato nella leggenda, perché ha un cantore d’eccezione al seguito, che darà vita al primo grande servizio giornalistico della storia: Luigi Barzini! 

 In fondo nessuno pensa che quella che sembra un’eccentricità per milionari possa riuscire (...)

L'annuncio sul giornale parigino 

 (...) la mattina del 31 gennaio 1907 il parigino Le Matin si domanda se esistano persone pronte ad arrivare in macchina a Pechino (“qui veut rallier Paris à Pékin en automobile?”): 16.000 massacranti chilometri attraverso Europa e Russia europea, Siberia e Mongolia. 

Poiché all’inizio la gara è “al contrario”, da Parigi a Pechino. 

Ma già due giorni dopo, il 2 febbraio, si decide di invertire l’itinerario, per evitare la stagione delle piogge (...). 

Un itinerario tutto da inventare

 Il percorso è tutto da inventare: si parte da un punto per raggiungerne un altro, utilizzando la strada eufemisticamente “migliore e più corta”.... 

 (...) Guardando un atlante è evidente come obbligata sia la via più breve da Pechino alla Russia europea. 

Ma altrettanto bene balza agli occhi, “leggendo” i colori che riempiono la mappa, che ci parlano di montagne, deserti, laghi, fiumi, paludi, foreste (...)

(...) Ma non basta. 

Poiché i nostri eroi si inoltreranno in regioni dove non ci sono strade, che vanno costruite e scavate, metro dopo metro, e dove mai è penetrata una macchina, così rumorosa e puzzolente, ma che corre più dei cammelli bactriani e dei cavalli mongoli. 

Anche se più volte si insabbierà ed impaluderà. 

(...) Allora saranno quegli stessi animali a prendersi un’insperata rivincita. 

Trascinandola o sospingendola, grazie alle funi impiegate da molti uomini. 

Gara internazionale senza premio

La gara non ha premi - ma quelli erano altri tempi -, assistenza o regole, a parte qualche gentlemen’s agrement. 

Così, almeno nelle prime tappe, chi arrivava primo, aspettava gli altri per ripartire. 

(...) Il team italiano: Borghese, Barzini, Guizzardi 

 Suo leader è un nobile, facoltoso ed avventuroso giramondo, il principe Scipione Borghese (1871-1927), di antico, illustre e noto lignaggio, autore di spericolati viaggi automobilistici tra Europa, Medio Oriente e Asia centrale. 

(...) Anche adesso lo accompagna il fedele autista-meccanico Ettore Guizzardi (1881-1963), suo uomo di fiducia fin da quando perse il padre da ragazzo. 

Borghese è il navigatore e sponsor di se stesso. 

(...) Ed è un ottimo organizzatore. 

Si sentiva in lui il predominio del cervello sul cuore, della volontà sulla sensibilità (...) una volta partito avrebbe fatto tutto il possibile per trionfare (...) ebbi immediatamente fiducia in lui" (Barzini).

Borghese, giunto a Pechino in anticipo, a dorso di cavallo e di cammello ispeziona i primi cinquecento chilometri del percorso.

 Misurando valichi e sentieri con un bambù, della lunghezza della carreggiata dell’Itala. 

Si predispongono depositi di carburante e materiali in Mongolia e in Russia, grazie alla Transiberiana

Ma ha già predisposto depositi di combustibile e materiali, sia in Mongolia, inviando da Pechino carovane con carburante ed olio, che ogni settecento chilometri nell’immenso territorio russo, grazie alla Transiberiana. 

L'autiere Guizzardi e la "sua" macchina 

Guizzardi, che si definisce un autiere, sa guidare e trattare l’imponente veicolo, che coccola. 

Anticipandone le possibili défaillances. 

Del resto la sua posizione preferita, quando non al volante, è sotto la macchina. 

"La prima volta che lo vidi, era sdraiato sotto l'Itala, supino, immobile, con le braccia conserte. 

Al primo momento credetti che lavorasse. 

Invece si divertiva. In viaggio mi sono accorto che quella era una delle sue posizioni favorite, un suo passatempo, si sdraia sotto l'automobile e la contempla, bullone per bullone, pezzo per pezzo, vite per vite. 

E si intrattiene a lungo in quegli strani colloqui con la sua macchina" (Barzini). 

Come un medico che ausculta il paziente, controlla, osserva, esamina: ogni pezzo, parte, ingranaggio. 

Pronto ad intervenire, cambiare, sostituire, migliorare, improvvisare.

Usando anche materiali di fortuna e mezzi primitivi, come la forgia di un maniscalco mongolo per aggiustare una balestra. 

Luigi Barzini, Maestro del giornalismo italiano. Grande inviato di guerra in Cina e Sud Africa, aveva seguito a cavallo tutto il conflitto russo-giapponese

 Eccoci ora a Luigi Barzini senior (1874-1947). 

“Maestro” del giornalismo e cronista di razza, come inviato speciale per il Corriere della Sera ha già dimostrato di che stoffa è fatto il primo corrispondente di guerra italiano. 

 Oltre ad essere dotato di un non comune fiuto per lo scoop. Come si era visto nella rivolta dei Boxers cinesi (1900) e nella seconda guerra anglo boera terminata nel 1902. 

Nel conflitto russo giapponese (1905) aveva seguito a cavallo ogni fase della guerra. 

Riempiendo 700 taccuini di appunti. 

Scattando migliaia di foto. 

 Sarà l’unico giornalista presente alla battaglia di Mukden (Shenyang) in Manciuria (primavera del 1905), che mise fine all’espansionismo russo in Oriente (...). 

Da: GRANDI RAIDS AUTOMOBILISTICI DELLA STORIA: QUANDO L’AVVENTURA SI FA LEGGENDA. LA PECHINO-PARIGI E LE “CROCIERE” CITROËN, TRA AFRICA, ASIA E AMERICA DEL NORD

(E-Book e versione cartacea in bianco e nero - seconda edizione riveduta, corretta e aggiornata -, 113 pp., 81 note, 105 immagini)



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222. L'ORNITOLOGO CHE FACEVA IL PITTORE: L'AMERICANO JOHN J. AUDUBON, NATURALISTA E CELEBRE DISEGNATORE DI UCCELLI: Nel 1833 assiste allo sterminio degli uccelli nelle isole del Golfo del San Lorenzo (Canada); Nasce ad Haiti da un ricco comandante di nave francese, che commercia anche in schiavi. A 3 anni è in Francia, a 15 inizia a disegnare uccelli, a 17 studia pittura da un famoso artista; Nel 1803 rientra negli Stati Uniti. Quindi per due decenni percorre il Nord America, dal Canada al Golfo del Messico; Ormai celebre, nel 1843 va nel West. Dove "vede solo uccelli e animali" e, abbigliato come un pellerossa, caccia bisonti; Viene pubblicata un'edizione ridotta del suo Birds.... Seguirà una versione integrale in sette volumi. DA: COMPANION BOOK DI NEL WEST, CONQUISTADORES, ESPLORATORI, NATURALISTI, ARCHEOLOGI, ETNOLOGI ALLA SCOPERTA DELL’OVEST AMERICANO

Martin pescatore con cintura, ca. 1851, di John J. Audubon  
(Houghton Library, Università di Harvard)
Cosa c'è nel libro:
Un Conquistador spagnolo, due militari-esploratori, due pittori (il primo sarà un famoso ornitologo, l’altro un celebre etnografo), un geologo-esploratore-etnografo. Oltre ad otto etnologi e/o antropologi culturali, un archeologo e ad un’appassionata divulgatrice della propria cultura indiana. Ecco i loro nomi:

Francisco Vásquez de Coronado (1510-1554); Meriwether Lewis (1774-1809) e William Clark (1770-1838); John James Audubon (1785-1851);George Catlin (1796-1872); John Wesley Powell (1834-1902);Frank Hamilton Cushing (1857-1900); Frederick Webb Hodge (1864-1956); Frances Theresa Densmore (1867-1957); Robert Lowie (1883-1957); Gladys Amanda Reichard (1893-1955); Ralph Linton (1893-1953); Clyde Kay Maben Kluckhohn (1905-1960); Laura Maud Thompson (1905-2000); Fred Eggan (1906-1991); Rosebud Yellow Robe (1907-1992) BIBLIOGRAFIA

  ...

L'ornitologo che faceva il pittore: l'americano John J. Audubon, naturalista e celebre disegnatore di uccelli

Le avevo viste in passato, ma allora non ci avevo fatto caso più di tanto: riproduzioni a colori di dipinti di uccelli, perfino non troppo esotici. 
Poi qualche anno fa, per approfondire le mie conoscenze sulla caccia agli animali, non solo marini, storiche (considerata l'estinzione di alcune delle specie trattate) e attuali, della zona di Terranova, mi appassionai ad un libro del grande Farley Mowat (1988), ben curato - come è uso fare - fin nei minimi dettagli scientifici. 
Nonostante l'argomento non fosse tra i più piacevoli, fu nondimeno una lettura avvincente. 

Nel 1833 assiste allo sterminio degli uccelli nelle isole del Golfo del San Lorenzo (Canada)

Quando parlava degli uccelli spesso il canadese faceva riferimento agli scritti di Audubon, che nella prima metà del XIX secolo fu testimone di raccapriccianti episodi di caccia, in Canada
Per il modo atroce con cui, perpetuando un comportamento utilizzato ampiamente in passato, si massacravano gli uccelli delle numerose colonie presenti nelle isole del Golfo del San Lorenzo.
Per l'enorme quantità di uccelli abbattuti e di uova distrutte. 
Un autentico sterminio, più che un "gioco al massacro" che, evidentemente, non poteva rimanere senza conseguenze. 
Più tardi alcune specie si estinsero, mentre altre videro il loro numero drasticamente contrarsi.
Audubon nel corso di un viaggio in Labrador e in Nuova Scozia (1833) si rende [infatti] conto di quanto orribile sia quel commercio di uova e di piume. 
Nel 1821 aveva già visto nei pressi di New Orleans altri massacri perpetrati da cacciatori. 
48.000 pivieri furono abbattuti in un giorno da duecento di loro. 
Ora in Canada si imbatte, prima in un gruppo di cercatori d'uova, che aveva già raccolto qualcosa come 40.000 uova di uccelli.
 Poi si aggrega ad un'altra "banda" composta da otto uomini, che si spostano di isola in isola a bordo di una fetida barcaccia. 
Nelle piccole isole popolate solo da volatili, i raccoglitori scendono, sparano e distruggono, calpestando e schiacciando meticolosamente e selvaggiamente ogni uovo, inclusi quelli con i pulcini formati. 
Non rimarrà un sol uovo integro!

Nasce ad Haiti da un ricco comandante di nave francese, che commercia anche in schiavi. A 3 anni è in Francia, a 15 inizia a disegnare uccelli, a 17 studia pittura da un famoso artista 

(...)  John James Audubon (Les Cayes, Haiti, 1785 - New York 1851) è conosciuto al grande pubblico, in specie americano, più che per queste testimonianze, per le sue splendide opere pittoriche raffiguranti uccelli. 
 Figlio naturale di un comandante di nave francese, con successo dedicatosi al commercio, alle piantagioni di canna da zucchero e al traffico degli schiavi, all'età di tre anni è portato a Nantes (Francia), dove viene "bene" educato, a quindici inizia a disegnare uccelli, a diciassette a Parigi studia pittura dal famoso artista neoclassico Jacques Louis David.

Nel 1803 rientra negli Stati Uniti. Quindi per due decenni percorre il Nord America, dal Canada al Golfo del Messico 

(..) Nel 1803 rientra negli Stati Uniti. In Pennsylvania amministra Mill Grove, una fattoria del padre (...) 
 (...) Per due decenni in tutte le stagioni e con ogni tempo percorre in lungo e in largo montagne e vallate, paludi e altipiani, laghi e fiumi, dal Canada al Golfo del Messico. 
Nel 1820 viaggia lungo tutto il corso dei fiumi Ohio e Mississippi e su, lungo il Missouri, fino a Yellowstone. 
Esplora la costa atlantica fino al Labrador, poi quella del Golfo del Messico, dalla Florida al Texas. 
Per realizzare il suo grande sogno lavora duramente, senza concedersi un solo attimo di tregua.
 Il progetto impostosi fin dal 1824 è di pubblicare un libro sugli uccelli nordamericani. 
Il suo portfolio ospita dipinti a sufficienza. 
Ma anche l'Audubon conoscerà sulla propria pelle quella ferrea legge non scritta, che vuole che spesso il valore dell'artista non abbia riscontri immediati. 

Ormai celebre, nel 1843 va nel West. Dove "vede solo uccelli e animali" e, abbigliato come un pellerossa, caccia bisonti

(...) La decisione di andare a scoprire il West risale al 1843. 
Vuole documentarsi per una serie sui mammiferi. 
Lungo tutto il percorso, dove Catlin (celebre ritrattista del mondo indiano, visitò pressoché contemporaneamente le medesime regioni) osserva pellerossa, 
Audubon "vede solo uccelli e animali". 
A St. Louis si imbarca sull'Omega e risale il fiume Missouri fino a Fort Union. 
Poi va, per via terrestre, fino allo Yellowstone. 
Si ferma nel Nebraska. 
Non riesce a spingersi verso la costa.
 A St. Louis ritornerà abbigliato come un indiano. 
Ha cacciato le grandi mandrie di bisonti. 
Trascorso intere settimane nelle foreste a studiare uccelli e altri animali. 
Ha con sé cervi vivi, tassi e volpi. 
A quel tempo il personaggio è già celebre.

Viene pubblicata un'edizione ridotta del suo Birds.... Seguirà una versione integrale in sette volumi 

In quell'anno negli USA si pubblica anche un'edizione ridotta del suo The Birds..., seguita negli anni 1840-44 da un'altra versione in sette volumi...
(...) i dipinti di Audubon hanno sempre avuto un notevole valore storico-artistico, oltre che finanziario, i suoi scritti sono considerati oggi un autentico tesoro letterario.

DA: COMPANION BOOK DI NEL WEST, CONQUISTADORES, ESPLORATORI, NATURALISTI, ARCHEOLOGI, ETNOLOGI ALLA SCOPERTA DELL’OVEST AMERICANO E-Book e versione cartacea (108 pp., 47 foto, 35 note)


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giovedì 12 settembre 2024

221. È da manuale antropologico l’invenzione culturale “esogena” della St Kilda Mail. La realizzò un giornalista britannico, per mesi bloccato sull’isola atlantica di Hirta nel 1877. Gli isolani, che fino ad allora usavano consegnare le lettere ai pochi balenieri e pescatori in transito, l’avrebbero poi modificata. Dando forma alla “storica” St Kilda Mail: bottiglia (o barattolo) posta all'interno di un pezzo di legno a forma di barchetta, sormontato da un’asta portabandiera, a mo' di gavitello. Il servizio postale partirà solo nel 1899. DA: NELL'ARCIPELAGO DEGLI “UOMINI-UCCELLO” DI ST KILDA. VITA E MORTE DI UNA REMOTA COMUNITÀ' SCOZZESE

 

Così si inviavano le lettere sulle coste occidentali della Scozia grazie alla St Kilda-Mail (Cherry Kearton, 1896) 

Premessa

Per molti anni (dal 1995 al 2012) ho collaborato alla storica Rivista Marittima, pubblicando anche un supplemento sull’isola di Creta, oltre che al Notiziario della Marina. Inoltre sono stato onorato più volte dei Patrocini che lo Stato Maggiore della Marina Militare mi ha concesso per le ricerche condotte in Atlantico (tra il 1982 e il 1998), nell’ambito del mio Programma sulle Comunità Marittime dell’Atlantico del Nord.

...

Cosa c'è nel libro: 

Premessa; Introduzione; CAPITOLO 1  (Il viaggio;   L'arcipelago di St Kilda; La natura a St Kilda;  Una comunità' di “uomini-uccello”;   L'arrivo;  Nel villaggio: le “case bianche” e i ruderi di quelle “nere”;   L’incontro tra la Euphemia MacCrimmon e il grande folclorista scozzese Carmichael;     Le comunicazioni con il mondo esterno: John Sands e la St Kilda Mail;   Il “Parlamento”; XVIII secolo: lo strano, tragico caso di Lady Grange, deportata nell’isola; si cerca Bonnie Prince Charles a St Kilda; I soggiorni di John Sands a St Kilda: 1875 e 1876-77 CAPITOLO 2  Il turismo "ante litteram" verso l'esotico britannico CAPITOLO 3  La fine del Paese di Utopia: problemi ambientali, sanitari, di sopravvivenza ; Le tre fasi finali del tramonto di una remota comunità isolana: “contatto”, “scontro”, “disgregazione” culturale; Il giorno dell’evacuazione: 29 agosto 1930  CAPITOLO 4   Alla scoperta dell’arcipelago;    Stac Lee, Stac an Armin, Boreray;  John Sands si arrampica su Boreray: con gli “uomini-uccello” nel 1876, con le “donne-uccello” nel 1875; La scalata dello Stac an Armin del 1994; Quando Marylin non è la Monroe. Ovvero gli incredibili Stacs, palestra privilegiata di un pugno di alpinisti britannici, nella loro doppia sfida ai flutti dell’oceano e alle rocciose piramidi, per conquistare i più ambiti “marilyn” del Regno Unito;  Visitando Hirta CAPITOLO 5   I “Viaggiatori” (1202-1929): Vescovi, religiosi e fattori; pirati, naufraghi e deportati; naturalisti e ornitologi; geologi e folcloristi; medici e chimici; nobili, politici, filantropi e commissioni d’inchiesta; pittori, fotografi e cineasti; turisti e alpinisti; il leader di una missione di soccorso; perfino un’eccezionale emula della celebre aviatrice Amelia Earhart 1930: Due non previsti testimoni dell’evacuazione di St Kilda BIBLIOGRAFIA   

                                                  ...

St Kilda, ad ovest delle scozzesi isole delle Ebridi esterne 

La destinazione di quel giorno, anche simbolicamente, rappresentava per me moltissimo. 

Fin da quando, ormai molti anni addietro, avevo iniziato i miei vagabondaggi scientifici per l'Atlantico. 

In più di un'occasione avrei infatti ad essa fatto riferimento, senza averne conoscenza diretta. 

E i lineamenti della sua eccezionale storia, da un lato "unica" nel suo genere, dall'altro paradossalmente uguale a quella di tante altre situazioni riscontrabili non solo nello scacchiere europeo, mi avevano da tempo affascinato e coinvolto emotivamente. Non solo come studioso dell'uomo. 

Rendendomi partecipe di una straordinaria, plurisecolare vicenda umana. 

Storia il cui triste, anche se non del tutto inatteso, epilogo, avrebbe avuto luogo non tanti decenni addietro.

   Da tempo, quindi, avevo incluso nel mio programma antropologico sulle comunità marittime dell’Atlantico del Nord una ricognizione "in loco".

   Nei secoli precedenti, ma ancora ai giorni nostri, le difficoltà insite nella navigazione rendono sempre difficile e per niente scontato l'arrivo in quel remoto pugno di isole, costituito dall'arcipelago di St Kilda

Allorché si riesce poi a raggiungerlo (quanti viaggiatori sono arrivati nei pressi per essere poi obbligati a tornare indietro...), non è detto che vi si possa sbarcare. 

A causa delle precarie condizioni meteo-marine e all'assenza di un sicuro, protetto ancoraggio, che spesso sconsigliano l'ormeggio nella Village Bay [il villaggio evacuato dalla Marina britannica nel 1930], nell'isola di Hirta

Ove ciò sia   possibile, le non numerose imbarcazioni che riescono ad arrivare, si ancorano al largo. 

Facendo scendere i passeggeri su gommoni o dinghies, che raggiungeranno il piccolo molo senza ulteriori problemi.

....

Le comunicazioni con il mondo esterno: il giornalista John Sands e la St Kilda Mail 

 Continuando il cammino, ecco una tra le più importanti costruzioni di St Kilda, quella della Posta, accanto alla casa “numero 5”. 

Naturalmente il problema principe degli isolani di St Kilda è stato sempre il loro pressoché totale isolamento dal resto del mondo.

 Quindi la quasi nulla possibilità di riuscire a comunicare con l’esterno per qualsivoglia necessità, impellenza, urgenza e altro…

 Ciò che in genere facevano era cercare di attirare i marinai delle imbarcazioni di passaggio.

Oppure accendere grandi fuochi sulla sommità del Conachair per attrarre l’attenzione di qualche abitante dell’isola di Harris, la più vicina delle Ebridi Esterne (...) 

 Il giornalista John Sands nel 1877 scoprì che avevano anche un sistema interisolano per comunicare tra loro. 

Accorgendosi che nell’isolotto di Boreray erano stati incisi due marchi sulla torba posta sulla sommità, spiegarono a Sands che ciò significava: 

a) che qualcuno si era fatto male; b) si era ammalato; c) nella peggiore delle ipotesi, era morto. 

Per cui quanto prima bisognava mandare una barca dal villaggio! 

 In seguito il servizio postale andò a ricoprire un ruolo di assoluto rilievo all'interno della remota comunità. 

Spesso del tutto inesistente o irregolare, cessava completamente durante i mesi invernali. 

Per secoli la corrispondenza la si affidò al buon cuore dei non numerosi pescatori e cacciatori di balene in transito, che si fermavano per rifornirsi di cibo. 

O  alla buona sorte della St Kilda Mail, la "posta di St Kilda", i cui "marchingegni" vengono gelosamente esposti nelle vetrine dei musei delle Ebridi Esterne e a St Kilda. 

John Sands rimane bloccato per alcuni mesi a St Kilda

 Un’invenzione esogena dovuta a John Sands, che nel 1876-77 rimase bloccato nell’isola per alcuni mesi nel corso della sua seconda visita, che si sarebbe forzosamente prolungata anche durante il periodo invernale, quando l’arcipelago versava nel più totale isolamento. 

Oltre tutto durante il suo soggiorno la popolazione aumentò di numero, facendo scemare sensibilmente le provviste di cibo disponibili.

I naufraghi della  della nave austriaca Peti Dabrovacki

Infatti gli isolani dovettero accogliere nove marinai austriaci, superstiti della nave Peti Dabrovacki (880 tonnellate di stazza), in navigazione tra Glasgow e New York e naufragata nei pressi di Hirta.

 Profondamente preoccupato per la difficile situazione in cui lui e i St Kildani si erano venuti a trovare, Sands pensò di inserire un messaggio (l’alternativa al classico “biglietto nella bottiglia…) in un gavitello del relitto, confidando nella “giusta” corrente marina. 

La cosa funzionò! 

Nove giorni dopo il messaggio fu raccolto nell’isola di Birsay, nelle Orcadi, a nord est della Mainland scozzese. 

Presto arrivarono a St Kilda i soccorsi. 

 Ispirandosi al prototipo di Sands, gli isolani realizzarono la St Kilda Mail. 

 Piccola bottiglia (o barattolo) posta all'interno di un pezzo di legno a forma di barchetta, sormontato da una piccola asta portabandiera, a mo' di gavitello. 

La bottiglia conteneva le lettere indirizzate a famigliari e amici residenti nella terraferma. 

Oltre ad una moneta, che sarebbe servita allo scopritore per imbucarla regolarmente. 

Il tutto, però, dipendeva dal simultaneo e complesso gioco delle onde, delle correnti, della direzione del vento (favorevole quello di nord-ovest) e, infine, dalla fortuna… 

 La "posta di St Kilda" per raggiungere la terra opposta avrebbe impiegato dai quattro giorni ad un mese. 

Molto più tardi (dal 1899) il governo britannico istituì un vero e proprio servizio postale. 

Anche se la corrispondenza avrebbe continuato ad approfittare della disponibilità dei naviganti di passaggio, in inverno, e dei vapori dei turisti, in estate.

DA: NELL'ARCIPELAGO DEGLI “UOMINI-UCCELLO” DI ST KILDA. VITA E MORTE DI UNA REMOTA COMUNITÀ' SCOZZESE

E-Book, I e II ediz. cartacea a colori 
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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE

martedì 10 settembre 2024

220. AMMIRANDO NEL TRINITY COLLEGE DI DUBLINO IL LIBRO DI KELLS, CAPOLAVORO ARTISTICO IRLANDESE DI TUTTI I TEMPI: Nella penombra della Old Library; Un capolavoro unico al mondo, il Libro di Kells, lo "zenit" della calligrafia e della miniatura occidentale; Un valore stratosferico; Riesco ad ammirare solo un’infinitesima parte della bellezza delle sue miniature e della sua arte; Opera non di umani, ma di angeli! (Giraldus Cambrensis, 1185); Realizzato da monaci copisti e miniaturisti intorno all'800, la sua provenienza sembra tuttora incerta: Iona (Scozia), Lindisfarne (Inghilterra), Kells (Irlanda)... Per la prima volta menzionato nel 1007. Da: DALLA VICHINGA DUBH LINN ALLA GAELICA BHAILE ÁTHA CLIATH. “PASSEGGIANDO” PER DUBLINO, E OLTRE…

 

Folio 291 v, ritratto di san Giovanni con gli strumenti di un
amanuense

.Cosa c'è nel libro: 

Premessa; Introduzione; L’eleganza di uno sviluppo urbanistico inaugurato nel XVIII secolo: a nord e a sud-est del fiume Liffey; 
Alla ricerca di testimonianze storiche e religiose a Sud-Ovest di Dublino: per le vie di Temple Bar, dove antichi vicoli evocano atmosfere del passato, mentre bunker in cemento occultano scoperte archeologiche; Dal 1170 al 1540 un avvincente viaggio nei secoli attraverso la vita della gente comune: visitando Dublinia, il Museo della Storia Urbana; Sulle tracce del movimento vichingo d’oltremare, ecco i tesori e i raffinati manufatti conservati dal Settecento presso il “Museo Nazionale di Archeologia e Storia”;  Visitando il Coláiste Na Tríonóide, Baile Átha Cliath, il Trinity College di Dublino: tradizioni intatte da secoli e un notevole patrimonio librario per una vera fucina di uomini di sapere;  Ammirando nel Trinity College il Libro di Kells, capolavoro artistico irlandese di tutti i tempi; Un’incursione nel fascinoso mondo della musica e della danza irlandese;  La Jeanie Johnston, veliero ormeggiato al Custom House Quay, simbolo di un tragico e sofferto capitolo della storia irlandese: la “Grande Carestia” del 1845-49; In viaggio da Dublino a Kingstown (oggi Dún Laoghaire) sul primo treno del paese inaugurato alla fine di ottobre del 1834;  Immersi in un’atmosfera d’altri tempi, visitiamo la cittadina e il porto di Dún Laoghaire, l’accogliente “riviera irlandese” sul lato meridionale della baia di Dublino;  Bibliografia Essenziale      
...                 

Ammirando nel Trinity College il Libro di Kells, capolavoro artistico irlandese di tutti i tempi 

 Nella penombra della Old Library

Al termine del percorso museale della Old Library, in effetti non posso che attendermi una saletta in penombra. 

Anzi…, salvo le luci che illuminano l’interno di una bassa vetrina, sarò pressoché al buio! 

 Per arrivare lì al più presto, come sovente mi capita, ho superato un ambiente dopo l’altro. 

Saltando proiezioni, ingrandimenti, gigantografie, riproduzioni generali e di dettagli, spiegazioni e descrizioni. Ansioso, come sono, di ammirare l’originale. 

Un capolavoro unico al mondo, il Libro di Kells, lo "zenit" della calligrafia e della miniatura occidentale

Un capolavoro unico al mondo, esposto assieme ad altri tre preziosi manoscritti miniati. 

 Nonostante la sua apparente modestia, ho di fronte infatti il Libro di Kells

Un gigante dell’arte miniaturizzata e universalmente considerato il libro più bello e importante al mondo. 

Non tanto perché contiene i Vangeli basati sulla Volgata, traduzione latina della Bibbia di san Girolamo (384). 

Ma perché rappresenta il più grande monumento dell’antica civiltà irlandese, lo “zenit” della calligrafia e della miniatura occidentale.

 Così che per descriverlo, sia pure per difetto, bisognerebbe sfoderare a ripetizione aggettivi e iperboli di un buon dizionario dei sinonimi…

Un valore stratosferico 

Inestimabile è perciò il suo valore, anche economico. 

Basti pensare che i 1.480 esemplari dell’unico facsimile esistente, stampati in Svizzera nel 1990, hanno un costo stratosferico. 

Tanto che l’università americana di Long Island ne espone orgogliosamente una copia in un museo! 

Da solo il Libro di Kells meriterebbe il viaggio nella capitale irlandese. 

Come attesta l’annuo mezzo milione di visitatori… 

 Anche senza una lente, mi accorgo che trattengo il respiro mentre l’osservo. 

Riesco ad ammirare solo un’infinitesima parte della bellezza delle sue miniature e della sua arte

Eppure sto ammirando solo un’infinitesima parte della bellezza delle sue miniature e della sua arte: una pagina di miniature (folio 188 r, Luca: 1.1: “trattamento ornamentale della prima parola Quoniam”), due di scrittura (folio 322 v e 323 r, Giovanni: 10.4-18). 

Perché gli autori andarono alla costante ricerca dello spettacolare, del meraviglioso e dell’incredibile! 

Opera non di umani, ma di angeli!  (Giraldus Cambrensis, 1185)

Non a caso lo storico Giraldus Cambrensis, che lo vide a “Kildare” nel 1185, nella Topographia Hibernica lo definì: “opera non di umani, ma di angeli”… 

 Da molto tempo ero a conoscenza della sua esistenza. 

Collocandosi al vertice dei manoscritti d’incomparabile bellezza prodotti, tra il VII e il IX secolo, dai monaci irlandesi, rinomati copisti e miniaturisti, all’avanguardia della cultura cristiana in Europa. 

Realizzato da monaci copisti e miniaturisti intorno all'800, la sua provenienza sembra tuttora incerta: Iona (Scozia), Lindisfarne (Inghilterra), Kells (Irlanda)...

Il libro risale a ca. l’800 e ha una storia ricca di coups de théâtre e parzialmente avviluppata dalle brume del mistero. 

Il tutto su uno sfondo mutevole. 

Costituito da isole scozzesi (Iona) e dell’Inghilterra del nord (Lindisfarne, con la sua abbazia fondata nel 635 da san Aidan), oltre che da Kells (Cenannus), nella contea irlandese di Meath, a nord di Dublino. 

 I personaggi che vi si muovono sono santi irlandesi (san Colomba Colum Cille). 

Ma anche vichinghi, con le loro audaci e sanguinose scorrerie.

 Persino ladri. 

Per la prima volta menzionato nel 1007

“Grazie” a questi ultimi gli Annali dell’Ulster lo menzionarono per la prima volta nel 1007 perché: “il grande Vangelo di Columm Cille, reliquia principale del mondo occidentale, a causa della sua copertina ornamentale fu rubato di notte dalla sacrestia ovest della grande chiesa di pietra di Cenannus. 

Quel Vangelo fu trovato dopo venti notti e due mesi sepolto nel terreno”, privo del reliquiario d’oro tempestato di gioielli, che nell’isola racchiuse, proteggendoli, i libri considerati sante reliquie. Pertanto da allora mancheranno le pagine iniziali e finali, con parte del Vangelo di san Giovanni. 

 In seguito si deve alla mania di Cromwell, che usava trasformare ogni chiesa in stalla per i cavalli, se dapprima sarà messo in salvo (1653), poi donato al Trinity College (1661). 

 Nei secoli il libro è sempre vissuto pericolosamente…(...) 

Da: DALLA VICHINGA DUBH LINN ALLA GAELICA BHAILE ÁTHA CLIATH. “PASSEGGIANDO” PER DUBLINO, E OLTRE…

(E-Book, versione cartacea a colori (I e II ediz.) e in bianco e nero, 131 pp, 49 note, 104 immagini - 64 sono dell'A. -)



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lunedì 9 settembre 2024

219. LA "SCOPERTA" DELLA STORIA DELL'AFRICA DA PARTE DELLO STUDIOSO TEDESCO LEO FROBENIUS: Sintesi generale sullo sviluppo culturale dell’Africa, la Kulturgeschichte Africa (1933) costituisce un vero atto d’amore e un Monumento Poetico di Frobenius per il continente africano; A venticinque anni scrive: L’Origine delle culture africane; Un “Grande” dell’Etnologia, che è stato uno straordinario autodidatta, un bastian contrario dell'africanistica, un anticonformista d’avant garde, in grado di scandalizzare l’Occidente, con fatti che hanno ampiamente dimostrato l'esistenza di culture e civiltà autoctone africane; Gli stessi “padri” della Negritudine, Léopold Sédar Senghor e Aimé Cesaire, gli sono debitori… Nel 1904 "Leo l’Africano" dà inizio ad una serie di 12 brillanti missioni in Africa. Da: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA, VOL. 1: da Adolf Bastian a Vinigi L. Grottanelli


 Leo Frobenius a sinistra. Seduto al centro l’esploratore ungherese Lázló Almasy ["Il vero Paziente Inglese".Vedi post n. 203].
XI Spedizione del 1933. Deserto libico 

Cosa c'è nel libro

Adolf Bastian, Hugo A. Bernatzik, Carl Alfred Bock, Guido Boggiani, George Catlin, Frank H. Cushing, Maria Antonina Czaplicka, Jan Czekanowski, Luigi M. D'Albertis, Frances T. Densmore, Karl von den Steinen, Germaine Dieterlen, Cora A. Du Bois, Fred Eggan, Edward Evans-Pritchard, Sir Raymond Firth, Peter  Freuchen, Leo Frobenius, Marcel Griaule, Vinigi L. Grottanelli.

....

La "Scoperta" della Storia dell'Africa da parte dello studioso tedesco Leo Frobenius 

Sempre con tenerezza ricordo come quel primo gruppo di libri, consigliatomi nei primi anni ’1960 dal direttore della biblioteca [l'Etnologo Armando Cepollaro] dell’allora Istituto Italiano per l’Africa di Roma, comprendesse la corposa Storia della Civiltà Africana (1950) di Frobenius. 

Oggi non nascondo come, in quelle giovanili e febbrili immersioni nel fascinoso mondo africano, più volte lo sfogliai qua e là, soffermandomi sui brani più stimolanti. 

Ogni volta rimandando una sua puntuale e integrale lettura a quando sarei stato in grado di poterlo compiutamente apprezzare! 

Appresi in seguito come proprio al Frobenius vada ascritta la paternità della “scoperta” della storia dell’Africa.

Sintesi generale sullo sviluppo culturale dell’Africa, la Kulturgeschichte Africa (1933) costituisce un vero atto d’amore e un Monumento Poetico di Frobenius per il continente africano

In effetti la Kulturgeschichte Africa (1933), primo grandioso tentativo di sintesi generale sullo sviluppo culturale dell’Africa e di ricostruzione della civiltà africana, attraverso una preziosa summa di documenti storici, che chiariscono anche l’origine preistorico-africana della civiltà egizia, costituisce nel contempo un atto d’amore e un Monumento Poetico di Frobenius per l’Africa. 

Fino ad allora, ma anche in seguito, considerata a torto solo come una mera appendice della storia della colonizzazione europea. 

 Oggi sembrerebbe perfino superfluo ricordarlo. 

Ieri lo era molto meno... 

Perché la riscoperta occidentale della sua diversificata “Storia” e la rivalutazione delle sue molteplici “Culture” e, in generale, di quella che fu definita “Negritudine”, non è stata poi così pacifica, come si potrebbe ritenere. 

Anche se il “rivoluzionario” ingresso sullo scenario africano di Frobenius data dalla fine del XIX secolo, ancorprima di dare inizio alle sue brillanti spedizioni scientifiche in numerose regioni nordafricane e subsahariane. 

Non a caso, ancora sul finire degli anni ’1950, inizio ’1960 (fase della decolonizzazione), autori “impegnati” come Basil Davidson impartivano con profitto l’ABC della Storia africana, non limitata alle “culture superiori” (egizia) (...). 

Cenni biografici

Leo Viktor Karl Frobenius nasce a Berlino nel 1873. 

Il padre è un ufficiale prussiano. 

Per seguirlo Leo non potrà avere una completa educazione formale, ma apprenderà molto dagli avventurosi racconti degli esploratori tedeschi (Barth, Rohlfs, Nachtigal, Schweinfurth), dai quali è attratto fin da giovanissimo, oltre che dal lavoro volontario svolto nei più importanti musei etnografici dell’epoca (Brema, Basilea e Lipsia).

 Avvicinatosi alla teoria diffusionista di Ratzel (“cicli dei popoli” - Völkerkreise -, e criterio della qualità: l’arco piatto simile in Melanesia e in Africa occidentale), la spingerà ancora oltre.

 Aggiungendovi la quantità: le affinità devono includere anche maschere, architettura, tamburi, vesti, ecc.

A  venticinque anni scrive L’Origine delle culture africane (Ursprung der Afrikanischen Kulturen, 1898). 

È la prima analisi di un mondo diverso, complesso e variegato. 

In tal modo alza il velo, stratificato da plurisecolari ipocrisie, pregiudizi e ignoranza, che copre un’Africa ritenuta terra senza storia. 

La sua incredibile capacità di sintetizzare lo “spirito” di un intero continente, coniugata con un altrettanto brillante abilità di ordinare ciò che le sue infinite culture propalano, consente da subito di tratteggiare un Uomo, che ben presto diventerà un leader dell’approccio storico-culturale all’etnologia e un Maestro! 

Un “Grande” dell’Etnologia, che è stato uno straordinario autodidatta, un bastian contrario dell'africanistica, un anticonformista d’avant garde, in grado di  scandalizzare  l’Occidente, con fatti che hanno ampiamente dimostrato l'esistenza di culture e civiltà autoctone africane

 D’altronde ciò che Frobenius ha rappresentato mi è sempre piaciuto.

 Innanzitutto perché è stato un formidabile autodidatta. 

Il che torna sempre più a suo onore e merito! 

Poi perché è stato il “bastian contrario” dell’africanistica. 

Un autentico anticonformista d’avant garde, che ha spaziato ben al di là dei rigidi confini imposti da Autorità accademiche (e politiche).

 Un appassionato antesignano, in grado di scandalizzare l’Occidente, affermando con i fatti come esistessero una cultura africana e civiltà autoctone. 

 Gli stessi “padri” della Negritudine, Léopold Sédar Senghor e Aimé Cesaire, gli sono debitori...

Un rivoluzionario sui generis, al quale sono debitori perfino gli stessi “padri” della Negritudine: Léopold Sédar Senghor e Aimé Cesaire.

 Essi identificarono in quell’eccentrico scienziato il primo portavoce dell’affermazione di una filosofia e di un’antropologia africana (...) 

Nel 1904 "Leo l’Africano" dà inizio  ad una serie di 12 brillanti missioni in Africa

(...) Nel 1904 l’esploratore, filosofo e poeta dell’Etnologia Frobenius, poi soprannominato Leo l’Africano (Leo Afrikaner) dava inizio ad una serie di dodici brillanti missioni scientifiche in Africa, che termineranno solo poco prima della sua scomparsa, avvenuta nel 1938 a Biganzolo (Italia).

LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA 

Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1: da Adolf Bastian a Vinigi L. Grottanelli 

E-Book e versione cartacea in bianco e nero di grande formato (16,99 x 24,4), 171 pp., 87 note, 145 immagini (10 sono dell'A.)

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