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lunedì 29 luglio 2024

176. "A ELLA MAILLART, FEMME DU GLOBE, LE POÈTE QUI L'ENTREVIT” (PAUL VALÉRY). DA: L’AVVENTURA AL FEMMINILE VENTI RITRATTI DI DONNE STRAORDINARIE, CHE HANNO PERCORSO LE VIE DEL MONDO ALLA RICERCA DI CONOSCENZA

La traversata del “deserto delle sabbie rosse” nel 1932, a -30°: Ella Maillart si riscalda ad un fuoco di bivacco

"Ecco ora un’altra viaggiatrice eccezionale che dell’Asia fece la sua personale “terra di conquista conoscitiva”: la svizzera Ella Maillart (Ginevra, 1903 - Chandolin, 1997). 

Donna straordinaria che bene ha incarnato l’Avventura “al femminile”, per la quale il celebre Paul Valéry, che l’aveva appena “intravista”, scrisse la seguente dedica nelle sue poesie: "a Ella Maillart, femme du globe, le poète qui l'entrevit"

...

Cina e la Via della Seta: 1934-1935. A Pechino, prima incontra  il giornalista Peter Fleming, fratello di Ian, l'autore di James Bond, poi il celebre esploratore e geografo svedese Sven Hedin  

" Nel 1934-35 il Petit Parisien, specializzato in grandi reportages, la invia in Cina per un’inchiesta sulla Manciuria occupata dai giapponesi. 

A Pechino incontra Peter Fleming, un brillante giornalista del Times di Londra, fratello del più celebre Ian, il creatore di James Bond. 

Ella è però interessata al Turkestan cinese (od orientale). Regione completamente interdetta agli stranieri. 

Nessuno sa ciò che vi è successo da quattro anni. 

 Decide di andarci e di guadagnare l’India attraverso Sinkiang (Xīnjiāng) e Karakorum. 

Tra l’altro ha l’insperata opportunità di ottenere consigli dal celebre Sven Hedin, anche lui nella capitale cinese.

L'ardito progetto: Tibet, Tsaidam, Sinkiang, Kashmir

Assieme a Fleming, la Maillart dovrà passare per il nord del Tibet e dello Tsaidam (Cháidámù Péndì), percorrendo un itinerario talmente infido, da non essere neppure proibito dal governo cinese. 

Provvisti di permesso per la regione del Koko Nor (Qinghai Hu), i due lasciano Pechino per la Cina interna nel gennaio del 1935. 

Otto mesi a piedi e a dorso di mulo attraverso "l'ignoto sproporzionato"

Da lì, cercando di eludere i controlli militari e le autorità governative, si lanceranno verso “l'inconnu démesuré”. 

A piedi e a dorso di mulo attraversano gli altopiani dello Tsaidam, caratterizzati dall’estremo: povertà e clima. 

Giunti nel Sinkiang, si portano attraverso la storica Via della Seta nel Pamir. 

Otto mesi dopo sono a Srinagar, nel Kashmir indiano: hanno brillantemente attraversato una delle regioni più segrete del mondo…"

da:L’AVVENTURA AL FEMMINILE

VENTI RITRATTI DI DONNE STRAORDINARIE, CHE HANNO PERCORSO LE VIE DEL MONDO ALLA RICERCA DI CONOSCENZA

MA'AT-KA-RA HATSHEPSUT, IDA PFEIFFER,  ISABELLA LUCY BIRD, ANNIE (HANNAH) ROYLE TAYLOR, FRANCES THERESA DENSMORE, GERTRUDE BELL, ALEXANDRA DAVID-NÉEL,  ISABELLE EBERHARDT, MARIA ANTONINA CZAPLICKA, LOUISE ARNER BOYD, GLADYS AMANDA REICHARD,  FREYA STARK,  HORTENSE POWDERMAKER,  CAMILLA HIDEGARDE WEDGWOOD, MARGARET MEAD, CORA ALICE DU BOIS,  ELLA MAILLART, GERMAINE DIETERLEN,  LAURA MAUD THOMPSON, ROSEBUD YELLOW ROBE



(157 pp., 115 foto, 60 note)
E-Book https://www.amazon.it/dp/B07732SMT8

Versione cartacea I ediz.  https://www.amazon.it/dp/197322934X

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domenica 28 luglio 2024

175. L'ARCHETIPO DI "INDIANA JONES", MA ANCHE L’ISPIRATORE DEL “MONDO PERDUTO” DI CONAN DOYLE, IL COLONNELLO ED ESPLORATORE INGLESE PERCY HARRISON FAWCETT, SCOMPARVE NEL 1925. CERCANDO UNA FANTOMATICA CITTÀ PERDUTA NEL MATO GROSSO BRASILIANO.Da: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. ARCHEOLOGI, ESPLORATORI, GRANDI VIAGGIATORI, GEOLOGI, NATURALISTI, PALETNOLOGI. VOL. 4: AMERICA

 


. Percival (Percy) Henry Fawcett
Cosa c'è nel libro: 

NORD AMERICA (EIRÍK “IL ROSSO” (EIRÍK THORVALDSSON “RAUÐI”); FRANCISCO VÁSQUEZ DE CORONADO, MERIWETHER LEWIS E WILLIAM CLARK; JOHN J. AUDUBON; HELGE MARCUS INGSTAD); 
CENTRO AMERICA (JOHN LLOYD STEPHENS, ALFRED P. MAUDSLAY, ALFRED MARSTON TOZZER, MATTHEW W. STIRLING), 
SUD AMERICA (FRANCISCO DE ORELLANA, CHARLES-MARIE DE LA CONDAMINE, FRIEDRICH HEINRICH ALEXANDER VON HUMBOLDT, ALCIDE D'ORBIGNY, ROBERT H. SCHOMBURGK, JOHN LOUIS RUDOLPHE AGASSIZ, MAX UHLE, PERCY HARRISON FAWCETT, ALEXANDER HAMILTON RICE. HIRAM BINGHAM, VICTOR OPPENHEIM)]
...

  PREMESSA
"Quando a suo tempo progettai la scaletta della mia terza trilogia: Alla Scoperta del Mondo, il volume avrebbe dovuto contenere 28 personaggi, attratti dall’ignoto geografico, storico e culturale, sia dell’America, che delle Regioni Polari. 
Nel corso della stesura, ho invece ritenuto opportuno dare più spazio ad uno dei capitoli. 
Quello riguardante il colonnello britannico Percy Fawcett. Esploratore scomparso misteriosamente, nel 1925, nel Mato Grosso brasiliano. 
Andando alla ricerca della Città Perduta di Z (“Zeta”), in quella che sarà la sua ultima spedizione sudamericana. 
Le sue straordinarie avventure, che a suo tempo hanno ispirato la serie filmica di Indiana Jones, ma prima ancora il Mondo Perduto di Conan Doyle, a cui Fawcett raccontò le proprie esperienze, mi avevano oltremodo appassionato da ragazzo.
 Così, per decenni , nel bacino dell’Alto Xingú sono andati alla ricerca di ogni seppur minimo indizio, racconto o flebile traccia degli scomparsi, come della stessa “Z”, spedizioni ben strutturate e organizzate (di “ricerca e soccorso”, diremmo oggi), che singoli individui. 
Avventurieri di ogni nazionalità e risma, visionari, gente in cerca di un’effimera notorietà, ma anche spiriti compassionevoli, animati da sincera volontà di contribuire a risolvere quello che ha rappresentato il mistero esplorativo per antonomasia del XX secolo. 
Gradatamente il capitolo su Fawcett è così diventato un capitolo-contenitore di diverse altre esplorazioni. [mentre la trilogia sugli esploratori si è trasformata in una tetralogia!]
Che, una dopo l’altra, si sono andate snodando per quasi un secolo, fino ad oggi… 
 Oltre tutto, se il mistero sembrerebbe risolto solo in parte, le esplorazioni di questi ultimi anni hanno comportato sviluppi inaspettati e del tutto sorprendenti! 
Forse perché indirettamente facilitati dal “cambiamento climatico”, che ha incrementato, facilitandoli, gli incendi anche delle boscaglie del Mato Grosso?
[Naturalmente il capitolo dedicato a Fawcett è il più corposo del libro: 32 pagine, 28 foto (7 di Fawcett), 23 spedizioni] 
 Ed è stato l’amore per l’Avventura, coniugata sottilmente con la Conoscenza, che ha indissolubilmente legato tra loro queste figure.

Dando vita ad uno straordinario filo conduttore, che si è andato snodando, dall’Artico fino a Capo Horn, attraverso epoche, culture, civiltà, popolazioni, territori, nel corso di una continua sfida dell’Uomo contro l’ignoto.

LA SPEDIZIONE SCOMPARSA NEL MATO GROSSO BRASILIANO
Il libro narra anche di una spedizione scomparsa nel nulla, alla ricerca di un “sogno”, che un esploratore inglese aveva sempre tenuto gelosamente segretoMa anche delle decine e decine di missioni, andate invano a cercarla, per quasi un secolo.

Il sogno riguardava l’esistenza di una città favolosa, descritta da un’antica cronaca, probabilmente apocrifa, situata in una regione, dove l’unica civiltà visibile ancora oggi è quella dei villaggi degli indios, immersi nelle boscaglie e circondati dai fiumi.

   A questo punto, però, si impone un ma…! 

RECENTI SCOPERTE HANNO SCONVOLTO LE FONDAMENTA DELL'ARCHEOLOGIA PRECOLOMBIANA...

Perché proprio in questi ultimi tempi, un antropologo americano, che da tredici anni ricercava tra gli indios, aiutato da una buona dose di fortuna e dalla sua perspicacia, due doti invero non secondarie, che si sono aggiunte al fatto che era anche un archeologo, affermerà come quella lontana fantasticheria avesse un fondamento di verità. Presumibilmente derivante da leggende tramandate di generazione in generazione dagli indios… 

Poiché ha scoperto ben venti insediamenti risalenti all’800-1600 d.C., collegati da strade, con case costruite con il materiale esistente nella regione: terra, legno, palme. 

Ogni insediamento aveva dai 2.000 ai 5.000 abitanti. 

Cioè numeri ben superiori a quelli degli odierni villaggi, che sono nell’ordine delle centinaia di anime. 

Poiché le città risalgono a ben prima dell’avvento dei brancos, i bianchi, con le loro malattie e la loro “pacificatrice” violenza.

 Una scoperta, confermata anche dai radar, dalle rilevazioni satellitari, dai sensori remoti, che ha una portata incredibilmente rivoluzionaria, poiché ha sconvolto le fondamenta stesse dell’Archeologia precolombiana. Tanto che andrebbero, forse, rivalutate le stesse “cronache”, sulle quali si basò la ricerca dell’esploratore scomparso!

   E dire che negli anni ‘1950 il figlio aveva, senza successo, sorvolato la zona. 

IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Così la recente straordinaria scoperta potrebbe essere stata resa possibile, grazie al cambiamento climatico, che ha amplificato e moltiplicato gli incendi, anche delle boscaglie del Mato Grosso… 

.....

 "Il celebre esploratore britannico Percy Harrison Fawcett (1867-1925?) scomparirà nel nulla, quando nel 1925 si mise alla ricerca dei resti di una città leggendaria: forse parte dell'Atlantide?!"

    "Attraverseremo lo Xingú al decimo Parallelo e ci inoltreremo diritti verso est, attraverso il Tocantins. Superato questo, là dove s'incontrano gli Stati di Goiáz, Piauí e Baía, si trova "Z", il mio obiettivo principale... Quando avremo terminato le nostre ricerche ci sposteremo verso est fino al São Francisco (...) non molto lontano, dall'altra parte del fiume, si trova la città del 1753, che intendo visitare prima di uscire dalle zone selvagge a Salvador". Non sapeva che, dopo la sua sparizione, egli stesso sarebbe diventato una leggenda!

(...) Il 29 maggio del 1925 due mulattieri brasiliani rimandati indietro recano l'ultima lettera indirizzata alla moglie: "penso che verremo a contatto con gl'Indiani tra una settimana o una decina di giorni. Siamo qui al Campo del Cavallo morto, a 11°43' di latitudine Sud e 54°35 Ovest, esattamente nel punto in cui morì il mio cavallo nel 1920 (…) Non devi temere che non si riesca".

  "La spedizione, alla quale partecipano il figlio primogenito ventunenne Jack e il suo amico Raleigh Rimmel, è in procinto di lasciare le sorgenti dello Xingú, per inoltrarsi in terre sconosciute!

   Da quel momento non si saprà più nulla. Va ricordato come la spedizione fosse "leggera", cioè in grado di inoltrarsi più agevolmente nelle terre degli indios, senza tema di venire scambiati per invasori. Anche perché la loro stessa sopravvivenza era legata alle risorse dei luoghi."

   "Se non dovessimo tornare", aveva sostenuto, "non voglio che vengano a cercarci con spedizioni di soccorso. È troppo pericoloso. Se con tutta la mia esperienza, non riusciamo noi a farcela, che speranza può esserci per gli altri? Ecco perché non voglio dire esattamente dove andiamo. Sia che riusciamo a salvarci e ritornare, sia che lasciamo là le nostre ossa a marcire, una cosa è certa. La soluzione dell'enigma dell'antica America del Sud - e forse di tutto il mondo preistorico - si troverà solo quando le antiche città saranno ritrovate e aperte alla ricerca scientifica. Che queste città esistano, lo so con certezza...".

   “Se il viaggio non avrà successo, tutto il mio lavoro nell’America meridionale si concluderà con un fallimento, poiché non potrò fare più nulla. Sarò inevitabilmente screditato come visionario, accusato di volermi soltanto arricchire personalmente” (…)

ALLA RICERCA DI FAWCETT: IERI (1927-1957)

(...) Molti hanno supposto che gli indigeni locali li abbiano uccisi, poiché a quel tempo diverse tribù vivevano nelle vicinanze: i Kalapalo, che furono gli ultimi a vederli, o gli Arumá, i Suyá o i Xavante, nel cui territorio stavano penetrando. Entrambi i giovani erano malati e camminavano con difficoltà quando sono stati visti l'ultima volta, ma non ci sono prove che furono uccisi. È probabile che siano morti per cause naturali nella giungla brasiliana”.

   Si dovranno comunque aspettare oltre venticinque anni, per avere la conferma dell’inesistenza di quella città, almeno come l’aveva concepita Fawcett, grazie alle due spedizioni e relative ricognizioni aeree effettuate nel 1952-4 dal figlio Brian (1906-1984). Sarebbero infatti tutte fallite quelle che, a partire dal 1927, si organizzarono, per individuare le tracce del colonnello e dei suoi compagni. Incluse quelle dei singoli individui che, a vario titolo, in quegli anni già si trovavano, o si inoltrarono, nel Mato Grosso, per cercarlo, spesso perdendovi anche la vita."

(...) 1931

  "Nella regione del fiume Kuluene la spedizione antropologica dell’Università della Pennsylvania diretta da Vincent Petrullo (1906-1991) si imbatte in indios Kalapalo, che avevano incontrato i tre uomini scomparsi. A quanto pare i giovani erano malati e non volevano proseguire. Per cinque notti gli indios da lontano videro innalzarsi il fumo del loro accampamento, poi più nulla. Più tardi constateranno che l’accampamento era stato abbandonato. Questa sarà la versione “ufficiale”, più meno integrata da altri particolari, che da allora in poi sarà fornita dai Kalapalo sulla misteriosa scomparsa della spedizione…

Uomini della tribù Kalapalo

   Petrullo ritiene che Fawcett probabilmente “è morto di sete, fame o malattia. Da qualche parte nelle dense foreste ad est del fiume Kuluene. Credo sia impossibile per il colonnello Fawcett essere vivo in una regione che non si conosce. Là le notizie viaggiano velocemente. Specialmente se riguardano uomini bianchi, perché ce ne sono pochi”.

Da: ALLA SCOPERTA DEL MONDOARCHEOLOGI, ESPLORATORI, GRANDI VIAGGIATORI, GEOLOGI, NATURALISTI, PALETNOLOGI.  VOL. 4: AMERICA 

E-Book, versione cartacea in bianco e nero di grandi dimensioni (16,99 x 1,17 x 24,41), 253 pp, 243 note,  Bibliografia, 197 immagini (14 sono dell'A.), Appendice ("Narrazione Storica di una Grande, Nascosta Città Antichissima, Senza Abitanti. Che Venne Scoperta nel 1753", conservata con il n.512 nella Biblioteca Nazionale di Rio de Janeiro)





174. UN’«AVVENTURA URBANA»: SFERRAGLIANDO TRA LE COLLINE DI LISBONA, CON IL TRAM 28. DA: LISBONA, TRA TRADIZIONE E MODERNITA’. ALLA SCOPERTA DI UN’INSOLITA “CAPITALE-VETRINA” ATLANTICA

   

Il tram 28 al capolinea  (© Franco Pelliccioni)

Sussulta, sferraglia, si ferma. 

Riparte, accelera, svolta. 

Sale, scende, decelera. 

Potrebbe essere un treno, un otto volante o, con uno sforzo di fantasia in più, perfino un improbabile “tappeto volante”. 

Il rumore di fondo del mezzo, che si addolcisce solo poco prima di fermarsi, di tanto in tanto accompagnato da suoni simili alla percussione dei piatti di un’orchestra, non attenua la gioia e la confusione, l’allegria e l’entusiasmo di chi, in quel momento, condivide la mia stessa, certamente unica, esperienza. 

E i turisti si confondono con i locali, con i quali si trovano gomito a gomito. 

 Tanto che, a volte, li si può individuare solo per la loro eccitazione, che in qualche caso contagia anche i lisboeti, orgogliosi della loro particolarissima “sala de reuniones común”… 

A bordo del tram 28 tutti si reggono con forza a qualsiasi cosa sia capace di sostenerli e di mantenerli perpendicolari al pavimento. Resistendo, così, agli strappi che, più o meno a tradimento, infligge la vettura. 

Anche se con l’usuale affollamento l’unico rischio è che il colpo lo ammortizzino gli altri passeggeri… 

 Ad ogni sosta si avvicendano i viaggiatori che, come nei paesi nordici, attendono pazientemente in fila davanti a ciascuna paragem, bianca o gialla. 

Una correttezza scandinavo-britannica, che certamente non può che “spiazzare” il visitatore mediterraneo! 

E la rotazione si deve al fatto che negozi ed abitazioni si miscelano con le principali attrattive della città. 

 È comunque il forte abbrivo, che presto acquisisce la vettura, oltre alla sua velocità di crociera, che si incrementa discendendo dalle ripide colline (fino al 14,5% di pendenza), che creano a bordo un’aspettativa crescente. 

 Un’emozionante attesa per tutto ciò che in qualsiasi momento può accadere. 

Dopo poco, o appena dietro un’inaspettata curva. 

E l’acuto stridio dei freni va così a combinarsi al sibilante attrito metallico di ruote e binari. 

 La ridotta distanza spaziale esistente all’interno, corrisponde poi a quella tra le case e il mezzo, che si inerpica velocemente e viaggia spedito anche tra le Calçadas

Stradine così strette, che ne sfioriamo quasi le mura. 

Una sensazione intensa, che si amplifica allorché ci si sporge fuori dei finestrini. 

Quando il segnale stradale sembra che mi stia venendo addosso a tutta velocità e possa staccarmi la testa! 

Le singolari percezioni si placano laddove il mezzo deve, infine, arrendersi di fronte all’impenetrabilità dei corpi. 

Allorché il percorso si duplica a forcella e ci si immette in un vicolo a senso unico. 

Poiché la presenza di un’utilitaria, pure parcheggiata al millimetro, l’obbliga ad una lunga fermata. 

 D’altronde nelle strette strade di Lisbona non sempre c’è “posto per due”: forse è il tratto che costituisce il suo minimo “storico”, cioè quattro metri di ampiezza? 

Anche perché è una linea caratterizzata da vicoli così stretti, che solo lui è in grado di affrontare. 

Offrendo al passeggero emozioni a non finire, scorci suggestivi ed affascinanti, angolazioni inusitate e verticalizzate. 

Ma ecco che il mezzo stride nuovamente, continuando ad impressionarmi. 

Come ha fatto tutte le volte che sono salito sul tram numero 28. 

 Per cambiare direzione, grazie ad uno scambio, il conducente del tram turistico deve spostare manualmente la stanga del trolley.

   Prima di arrivare nella capitale portoghese, non sapevo che “quel” tram fosse una sorta di mito… 

Il mio rapporto con questi mezzi, a torto considerati obsoleti, ha conosciuto due momenti importanti, corrispondenti alla mia fase bambina ed adulta… 

Quando per Roma ne circolavano ancora parecchi, più volte l’avevo preso con la mamma, per andare al parco di Monte Mario. 

Decenni dopo non potrò fare a meno di viaggiare su uno dei celebri tram di San Francisco, rigorosamente sporto in fuori dal predellino...

 Anche perché non sufficientemente pubblicizzato all’estero, il 28 ha costituito una graditissima sorpresa. 

Tra l’altro mi era sfuggito il fatto che, al tempo della mia prima visita, potevo assistere ad un’eccezionale performance di fado

Per la presenza di ben 64, tra cantanti e musicisti di grido, al semplice costo di un biglietto! 

Viaggiare sul leggendario 28 è diventato, infatti, un must. Non solo perché il suo sarebbe il più bell’itinerario tranviario del mondo

...

PARTE SECONDA: RITORNO A LISBONA

(...) nei pressi dell’albergo, dove c’è il capolinea del celebre tram 28, sono sconcertato nel vedere un’interminabile fila di turisti in attesa, anche se i tram arrivano uno dopo l’altro. Certo, il tempo è trascorso, e le sue “particolari” performances urbano-tranviarie sono note oggi in tutto il mondo… 


DA: LISBONA, TRA TRADIZIONE E MODERNITA’. 

ALLA SCOPERTA DI UN’INSOLITA “CAPITALE-VETRINA” ATLANTICA

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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.


sabato 27 luglio 2024

173. CONQUISTARE IL POLO NORD: LA "MAGNIFICA OSSESSIONE " DELL’ESPLORATORE STATUNITENSE ROBERT EDWIN PEARY. Da: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. Esploratori, Geologi. VOL. 3: ARTICO – ANTARTICO

L'esploratore statunitense sostenne di aver compiuto l'impresa, ma in realtà si fermò a pochi chilometri dalla meta

   "Più volte ho avuto modo di scrivere sulla non conquista del Polo Nord, nel 1909, da parte dell’americano Robert Peary. Come nel 1996, quando per la Rivista Aeronautica commemorai l’impresa del dirigibile Norge di Amundsen, Nobile, Ellsworth, a cui certamente va ascritto, sia pure dall’aria, quel primato…

Ritratto di Peary, 1907

Indubbiamente è un personaggio assai controverso della storia delle esplorazioni. 

Poiché, salvo le due ultime spedizioni (1905-06 e 1908-09), i cui risultati si sono dimostrati inattendibili, è evidente come Peary abbia dimostrato al mondo un indomito coraggio e una capacità di accettare stoicamente la sofferenza. 

Perché è un uomo ostinato e sorretto da una volontà prodigiosa, animato da un corsaro spirito individualista e dotato di evidente carisma. 

Insomma un uomo d’acciaio che, ad ogni costo e con ogni mezzo, assume su di sé rischi incredibili, ricercando quella gloria che può raggiungere solo conquistando il Polo. 

“Io devo diventare famoso”, scriverà alla madre dopo la prima spedizione. 

Sarà purtroppo questa la sua “magnifica ossessione”

La “corsa al Polo”

   Sul finire del XIX secolo la “Conquista del Polo” è divenuta un’autentica e sfrenata gara internazionale, in cui si cimentano esploratori delle più diverse nazionalità, tra cui i più temibili sono i norvegesi. 

Per di più l’anno prima dell’ultima spedizione, sulla scena polare appare quel dottor Frederick A. Cook, che Peary aveva portato appresso da giovane in Groenlandia, in qualità di etnologo. 

Oltre tutto gli aveva anche sistemato la gamba spezzata. 

È partito l’anno precedente dagli Stati Uniti, e non si sa che fine abbia fatto. “Magari è già morto…”, avrà più volte pensato Peary!

 Comunque Cook è ormai diventato un pauroso incubo, che sempre ha presente dentro di sé. Proprio ora che anche lui è ormai là, a “pochi passi” dal Polo, che certo, prima o poi, raggiungerà… 

In cuor suo sa bene che ci deve riuscire, “comunque”! Dopo tutti i tentativi esperiti partendo dalla “via americana” (le regioni settentrionali di Groenlandia e dell’isola canadese di Ellesmere), utilizzando teams di supporto per stabilire depositi di provviste e costruire igloo, ricorrendo cioè al “suo” sistema.

   Purtroppo per Peary, l’incubo si materializzerà nel 1909, al suo rientro in patria dall’Artico...

Cape Columbia, Ellesmere settentrionale, punto di partenza verso il Polo Nord. Due Eschimesi Polari accanto al cairn, con i “cartelli indicatori” fatti apporre da Peary

(...) Quanto Peary fa tra il 1892 e il 1895 è eccezionale. 

Di per sé sufficiente ad annoverarlo tra i più grandi esploratori polari: utilizza i cani come forza motrice e come cibo, così che viaggia spedito, con poco peso, coprendo lunghi tragitti; si è spinto ben più in là di qualsiasi europeo; sperimenta e migliora il pemmican; costruisce igloo; indossa le pellicce eschimesi, che gli servono anche come giacigli e coperte; attraversa nel punto più ampio l’ilandsis; scopre la Terra più a nord del mondo. 

Prendi questa bandiera e installala nel posto più a nord che riuscirai a raggiungere”, gli aveva detto nel 1891 Hubbard, primo presidente della National Geographic Society. Ebbene, lui sì, che ci è riuscito..."

Da: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. Esploratori, Geologi. VOL. 3: ARTICO – ANTARTICO 

E-Book e versione cartacea in bianco e nero di grandi dimensioni (16,99 x 1,17 x 24,41), 133 pp., 84 note, Bibliografia, 116 immagini (8 sono dell'A.) 




giovedì 25 luglio 2024

172. CHAMP-DE-MARS, SENNA, PONTE ALESSANDRO III, TROCADERO, TORRE EIFFEL, GRAND PALAIS: ECCO I LUOGHI-SIMBOLO DELLE ESPOSIZIONI UNIVERSALI E INTERNAZIONALI DI PARIGI (1855-1889), CHE OSPITERANNO LE GARE DELLE IMMINENTI OLIMPIADI 2024. DA: ESPOSIZIONI UNIVERSALI, COLONIALI E INTERNAZIONALI DI PARIGI 1855-1937. ALLA RICERCA DELLE STRAORDINARIE TESTIMONIANZE DELLE “MANIFESTAZIONI MASSIME” DELL’IMPERO FRANCESE: INDUSTRIA, TECNOLOGIA, INVENZIONI, ARTE, ARCHITETTURA, PAESI, GENTI

 

 

Stupenda immagine del Palazzo del Trocadéro (foto del 1900). Al centro ospita una sala concerto, mentre in una delle due ali il Museo Etnografico e il Museo Indocinese (1884-1927), nell’altra il Museo della Scultura Comparata (United States Library of Congress)

Anche i luoghi-simbolo delle gigantesche e storiche Esposizioni Universali e Internazionali, svoltesi a Parigi tra il 1855 e il 1889, parteciperanno attivamente allo svolgimento dei Giochi Olimpici 2024.

Ad iniziare dallo Champ-de-Mars (Esposizioni del 1855, 1867, 1878) e, naturalmente, dalla Senna (i primi bateaux-mouches risalgono all’Esposizione del 1867) e dalle sue sponde. Ma anche dallo stupendo Ponte Alessandro III, coevo della Torre Eiffel e del Grand Palais (1889). Senza comunque dimenticare il Trocadero, che risale invece al 1878.

E dire che allora “era invalsa l’abitudine di disfarsi di quanto costruito [per ogni singola Esposizione], tra l’altro non sempre eseguito con materiale “precario”...

Distruggendo o trasferendo i manufatti altrove, nella banlieue o fuori Parigi. “In quegli anni due sono state le Parigi, l’una all’interno dell’altra.

Ma la “nuova”, così attraente e desiderata, non doveva cercare di sostituirsi alla “vecchia”, ma solo scomparire. La stessa Eiffel ha rischiato di fare quella fine nel 1909, anche se con lei l’Effimero si prenderà la più straordinaria delle rivincite!

Uno dei principali motivi della singolare autodistruzione sta nel fatto che le Esposizioni si tenevano nel centro di Parigi, dove l’unico grande spazio disponibile era lo Champ-de-Mars.

Ma qui c’è l’École Militaire ed è terreno militare. Utilizzato per le parate dei cadetti, oltre che per le corse dei cavalli, per le mongolfiere e per gli anniversari della rivoluzione francese.

Bisognava, quindi, sgombrarlo…"

Da: ESPOSIZIONI UNIVERSALI, coloniali e internazionali DI PARIGI 1855-1937. ALLA RICERCA DELLE STRAORDINARIE TESTIMONIANZE DELLE “MANIFESTAZIONI MASSIME” dell’IMPERO francese: Industria, Tecnologia, Invenzioni, Arte, Architettura, Paesi, Genti

(E-Book, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 118 pp, 57 note, 146 immagini, di cui 91 a colori)

In conclusione il libro può essere visto come un’insolita guida illustrata alle bellezze della capitale francese. Con un approccio indubbiamente “diverso”, che dà modo al lettore di conoscere per grandi linee, sia l’evoluzione urbana del centro storico di Parigi dalla metà del XIX secolo, che alcune tematiche storico-culturali e di Storia della Seconda Rivoluzione Industriale.





171. NEL SUDAN MERIDIONALE, LUNGO IL NILO BIANCO, SULLE TRACCE DELL'OTTOCENTESCA E INCREDIBILE "SPEDIZIONE" TRANS-AFRICANA DI JEAN-BAPTISTE MARCHAND: SEIMILA CHILOMETRI DI GIUNGLA PORTANDO SULLE SPALLE UN BATTELLO A VAPORE SMONTATO. DA: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori,Geologi, Naturalisti, Paletnologi. VOL.2 AFRICA


La spedizione Marchand in marcia

LA GRANDE STORIA 

" A volte la Storia con la S maiuscola è stata scritta in posti del tutto anonimi e remoti, sconosciuti e selvaggi, lontani dalla cosiddetta "civiltà". 
Spesso persino difficili da raggiungere, non solo per gli ostacoli che frappone la natura.
IMPROVVISAMENTE ECCO ARRIVARE L'EVENTO…
  È incredibile, ma riesce a trasformare quel luogo "impossibile" in un simbolo. 
Nel nostro caso anche straordinariamente affascinante. 
Certo, se le cose fossero andate differentemente, il tutto avrebbe potuto assumere tinte più forti e fosche, se non terribili. 
Poiché la sua carica dirompente avrebbe potuto coinvolgere tragicamente l'esistenza di milioni di persone... [POICHE'AVREBBE POTUTO PROVOCARE UNA GUERRA TRA FRANCIA E INGHILTERRA, ALLA FINE DEL XIX SECOLO]

UN LUOGO CHE, PIU' REMOTO DI COSI,' NON POTEVA ESSERE...  
   Ecco le coordinate geo-temporali della nostra località: un villaggio indigeno posto lungo il corso di un fiume importante, ma a diverse centinaia di chilometri di distanza dal primo centro urbano degno di questo nome e situato all'interno di una regione africana pressoché isolata dal mondo esterno. Da molti anni ormai è infatti sanguinosamente sfuggita di mano agli artigli delle potenze coloniali europee. In quell'epoca, perciò, il villaggio è totalmente irraggiungibile per gli esploratori e i militari europei.
UNA LUNGA STAGNAZIONE
   Poi, dopo una lunga stagnazione, ecco che tutto ad un tratto la storia si rimette in marcia, a nord come nel sud. 
Dapprima lentamente, poi sempre più freneticamente. 
L'abbrivo è forte.
 FINALMENTE SI VUOLE RICONQUISTARE IL SUDAN, DA 13 ANNI IN MANO AI DERVISCI, CHE HANNO PRESO KHARTOUM, UCCIDENDO IL GRANDE GORDON PASHA
Gli attori sono diversi: sudanesi, egiziani, turchi, inglesi, francesi.
 La posta in gioco è altissima: la riconquista dell'immenso territorio del Sudan. 
LA MISSION IMPOSSIBLE DI  UN PUGNO DI FRANCESI
Ma potrebbe essere ancora più elevata, quando in discussione sarà messo il prestigio di una grande e orgogliosa nazione come l'Inghilterra, per colpa di un pugno di eroici francesi, che hanno effettuato un'autentica Mission Impossible. 
La loro è stata realmente un'impresa incredibile...
Espletata da uomini ben motivati e altamente addestrati che, partendo da molto lontano, dalle sponde dell'Atlantico, sono arrivati in quello sperduto villaggio del Sud Sudan.
   La non nascosta intenzione di quel pugno di arditi è di inchiodare un intero esercito europeo nel nord del paese. 
SI INTENDE BLOCCARE IL SOGNO DI UNA COLONIZZAZIONE  BRITANNICA NORD-SUD, DAL CAIRO A CITTA' DEL CAPO.
Ostacolando seriamente la realizzazione del vecchio sogno imperialista inglese di costruire una via - e una colonizzazione - Cairo-Capo. 
REALIZZANDO UN COLLEGAMENTO IMPERIALE FRANCESE OVEST-EST, TRA DAKAR (AOF; OGGI SENEGAL) E GIBUTI (SOMALIA FRANCESE)
E rimpinguando, in tal modo, il bottino coloniale del governo di Parigi, con un'omologa unificazione coloniale Dakar-Gibuti.
 Tutto ciò quando l'Inghilterra, a distanza di tredici anni, cerca di rimediare all'onta subita nel 1885 per la presa di Khartoum e l'uccisione del grande Gordon Pasha, ad opera dei seguaci del Mahdi - il “ben guidato”, il profeta - Mohammed Ahmed ibn Seyyid Abdullah. 
Va ricordato come per l'Africa intera l'epopea della Mahdiyya abbia rappresentato uno dei più grandi ed autentici fermenti nazional-religiosi a carattere anticoloniale del XIX secolo.
NEL CORSO DELLE MIE RICERCHE NELL'ARCHIVIO DEL SUDAN (UNIVERSITA' DI DURHAM, INGHILTERRA SETTENTRIONALE), SCOPRO UNO STRAORDINARIO  MANOSCRITTO ARABO, NEL QUALE SI  ACCENNA ALLA CONTEMPORANEA PRESENZA  DI TRUPPE INGLESI NEL NORD E FRANCESI LUNGO IL NILO BIANCO, A SUD   
   Ma restiamo ai fatti:
   “Gli inglesi e i francesi stanno venendo sul Nilo Bianco da est e da ovest (...) Ho mandato il mio esercito lungo il Nilo Bianco, sii attento e non degnare di attenzione le storie di mercanti che hanno un loro (...) scopo (...) Sii forte e non permettere agli stranieri di farci disperare (...) Ti ho mandato un messaggero (…)"
   Così lessi in un vecchio manoscritto arabo da me rintracciato nell'Archivio dell'Università di Durham (Inghilterra settentrionale)
È una lettera di un capo mahdista del settembre del 1898 inviata ad Omdurman al Califfo Abd Allahi Muhammad Turshain, che nel 1885 aveva preso il posto del Mahdi deceduto. 
Sia pure in ritardo lo avvisa dell'avvicinarsi degli inglesi di Kitchener, che già occupano Omdurman, ma anche della straordinaria presenza nella regione del Nilo Superiore di un pugno di soldati francesi.
NEL CORSO DELLA MIA SECONDA SESSIONE DI RICERCA ANTROPOLOGICA NELLA CITTA' DI MALAKAL, INCONTRO E INTERVISTO IL "RE DIVINO" DEL POPOLO DEGLI SHILLUK, VISITO FASHODA E OSSERVO LA RESIDENZA DI MARCHAND, ANCORA SUL POSTO... 
(...) Nella mia ultima sessione di ricerca nel Sud Sudan (1980-1981) ebbi la possibilità di recarmi a Fashoda (...)

La residenza del Capitano Marchand sulla sommità di una collinetta (© Franco Pelliccioni)
(...) All'ispettore, che preventivamente lesse, approvandolo, il testo delle domande da rivolgere al monarca, manifestai il desiderio di visitare il forte Marchand, che secondo la mia carta topografica del 1975, doveva pur essere nei paraggi. 
Ad una cinquantina di metri dal Rural Council, dove in quel momento mi trovavo, cioè dal centro della cittadina, sorgeva infatti una bassa costruzione, non troppo mal ridotta e di puro stampo coloniale. 
Era tuttora abitata. 
Quella, mi riferì l'ispettore, era stata la residenza di Marchand (...) 
   In seguito verrò accompagnato al locale posto di polizia, cioè a quello che era stato il quartiere generale di Marchand
Dall'alto di una delle pareti esterne, una placca del 1898 ricordava la brillante impresa francese
Considerato l'assoluto divieto esistente in Sudan di fotografare edifici militari o della polizia, la potrò riprendere solo dopo che l'ispettore fornirà esaurienti spiegazioni, sulla mia presenza e su quelli che erano i miei scopi, ai poliziotti seduti nell'attigua veranda".  

DA: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. VOL.2 AFRICA
Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori,Geologi, Naturalisti, Paletnologi
E.Book e versione cartacea in bianco e nero di grandi dimensioni (16,99 x 1,17 x 24,41), 224 pp., 109 note,  bibliografia, 179 immagini (20 sono dell'A.) 

martedì 16 luglio 2024

170. QUEI "RAIDS” LUNGO I PERDUTI TRACCIATI DELLA VIA DELLA SETA DI SIR AUREL STEIN, “COLOSSO DELL’ARCHEOLOGIA E DELL’ESPLORAZIONE ASIATICA” . DA: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi. Vol. 1: EUROPA – ASIA


Stein al tavolo di lavoro, 1915. Spedizione del 1913-1916 
(Pamir, Buhara,  Amudarja, Sistan, Afghanistan, Indo)

 

"Nel 1930 Sir Aurel Stein, un Grande dell’archeologia e dell’esplorazione, doveva effettuare quella che sarebbe stata la sua quarta spedizione in Asia centrale, alla ricerca di antiche strade carovaniere tra Cina e Occidente. Purtroppo fallì miseramente! Profondamente umiliato, Stein non scriverà, né farà mai riferimento ad essa, né sarà menzionata nel suo necrologio… 

   D'altronde non fu certo colpa sua se in Cina era scoppiata una rivalità, prima tra diplomatici britannici e statunitensi, poi tra il Fogg Museum (Harvard) e il British (Londra), infine tra i due sponsors di Harvard... 

Nel conto va anche aggiunto un tardivo risveglio nazionalistico, che bruscamente spariglierà le carte sulla tavola dell’archeologia, cambiando radicalmente le regole del gioco. 

Perché dalla metà degli anni ‘1920 la Cina aveva cominciato a mostrarsi assai sensibile all’ingresso degli stranieri e, raramente, rilasciava permessi di ricerca. 

Meno che mai a lui… 

A seconda dell’angolazione visiva, difatti il nostro personaggio ha una doppia reputazione.

UN "EROE" IN OCCIDENTE 

   In Occidente è considerato uno dei più grandi archeologi, geografi ed esploratori del XX secolo e la massima Autorità nel campo degli studi centro-asiatici: “gli eccellenti lavori di Sir Aurel Stein contribuirono a far luce sull’archeologia dell’India, dell’Iran e dell’Asia centrale. Era un viaggiatore infaticabile”.

 MA UN "GRAN LADRONE" IN CINA... 

   In Cina è, invece, il più malvagio tra i “diavoli stranieri”, che razziarono i loro tesori. Un imperialista, che li aveva derubati della loro storia. Portando via enormi pitture murali, sculture, preziosi manoscritti e antiche sete. Oltre al primo libro stampato al mondo, oggi orgoglio della British Library. Anni addietro la BBC lo definiva: The original Chinese Takeaway: “l’originale porta-via cinese”!

   Dunque, Stein è un eroe, o un gran “ladrone”?

   Allora solo “sottovoce” si parlava di eventuali restituzioni del “maltolto”. Non essendoci richieste ufficiali da parte cinese. Anche se a partire dal 2014 la Cina ha cercato di “cambiare indirizzo”, per rientrare in possesso di ciò che appartiene al proprio Patrimonio storico, artistico e culturale. 

Purtroppo, rileva Peter Neville-Hadley nel suo illuminante articolo del 2017, quello cinese è solo un wishful thinking. Perché, anche avendo aderito nel 1989 alla Convenzione dell’UNESCO del 1970 sull’illecito trasferimento di “proprietà culturali rubate”, il periodo antecedente al 1970 è comunque escluso dall’accordo.

   Sempre tornando a parlare di Stein, va ricordato come gli stessi studiosi cinesi ammettano come lo sviluppo archeologico della regione debba essere ascritto proprio a lui. Pur criticandone, ovviamente, i metodi “distruttivi e di rapina”. 
D’altronde era del tutto “normale” ciò che all’epoca faceva Stein.

LO STRAORDINARIO TESORO ARCHEOLOGICO RAPPRESENTATO DALLE CAVERNE DI TUNHWANG

L’alternativa era la distruzione della collezione. Mai si erano mossi i funzionari cinesi, che conoscevano bene le caverne di Tunhwang, oggetto del contendere. I reperti perciò potevano essere svenduti. 

Nel 1920 le caverne rimasero gravemente danneggiate dai Russi bianchi in fuga e negli anni ‘1930 la guerra sino-giapponese avrebbe fatto la sua parte...

Affresco murale buddista a Tunhwang
   Del resto l’unica aspirazione di Stein è quella di conoscere il passato delle grandi civiltà, “conducendo i raids più audaci e temerari nel mondo antico che qualsiasi archeologo abbia mai tentato”. 
Raids anche nel senso stretto di razzie... 

Perché Stein non è uomo da scavi senza fine, o da tavolino.

BRITISH MUSEUM, NATIONAL MUSEUM DI DELHI, MA ANCHE I MUSEI DI  PARIGI, SAN PIETROBURGO E KYOTO ESPONGONO I REPERTI ACQUISITI DA STEIN

Comunque ciò che riporta alla luce (e a casa) è per sempre assicurato all’Umanità… 

   Così riempirà le sale del British Museum e del National Museum di Delhi, ma suoi reperti si trovano oggi anche a Parigi, San Pietroburgo e Kyoto!

   (...) Sir Aurel Stein è stato molto più di un cercatore di tesori e di una mera pedina nel Great Game russo-britannico. 

È un archeologo genuino, che scopre i siti grazie a quanto ha appreso dai libri, compresi quelli di Marco Polo e di Hsüan-Tsang (Memorie sui paesi occidentali). 

LOCALIZZA LA PORTA DI GIADA


Localizza la famosa Porta di Giada, che marcava la fine della Cina e l’inizio dei Reami Occidentali, nonché la cinta muraria di confine, costruita sotto la dinastia Ch’in (249-206 a.C.), per controllare i nomadi e proteggere le comunicazioni.

SPEDIZIONI NELLA SERINDIA LUNGO LA VIA DELLA SETA


   Le sue spedizioni nella Serindia, la sterminata regione tra Cina ed India, che chiama così nel 1921, sono autentiche imprese epiche, effettuate principalmente lungo i dimenticati tracciati della Via della Seta, aperta all’epoca degli Han (viaggio di Chang Ch’ien del 138 a.C.). 

   Certosinamente ricostruisce le culture fiorite lungo un percorso, che vedrà il passaggio di sete orientali e di vetrerie europee, ma anche di religioni, lingue, arti, imperi, perfino epidemie. 

Tutto ebbe origine, o si propagò, lungo di essa: le diverse civiltà, i sincretismi indo-persiani, la Cina, il mondo ellenistico, turco, tibetano, le conquiste e il tracollo dei popoli nomadi, le conversioni religiose, gli intrighi politici. 

   Gradualmente il commercio, che la originò, preferirà utilizzare le più sicure vie marittime. 
Così la strada decadrà lentamente, per poi morire. 
Scomparendo nel nulla e nell’oblio delle genti. 
Sorte condivisa da città importanti, per secoli rimaste silenti sotto la spessa coltre di sabbie infuocate. 
Dove si preserveranno incredibilmente immacolate per i posteri indagatori...".

Da: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi. 

Vol. 1: EUROPA – ASIA

E-Book, versione cartacea in bianco e nero di grandi dimensioni (16,99 x 1,17 x 24,41), 205 pp., 58 note, 143 immagini (6 sono dell'A.)

 Ecco i nomi dei 22 personaggi, che figurano nel I volume della mia tetralogia: Luigi Pigorini, Sir Arthur Evans, Vere Gordon Childe, fra Giovanni da Pian del Carpine, Abu Abdullah Muhammad Ibn Battuta, Ludovico de Varthema, Semion Ivanovich Dezhnev, Ida Pfeiffer, Sir Austen Layard, Isabella Lucy Bird, Ferdinand von Richthofen, Charles Montagu Doughty, Annie Royle Taylor, Sir Aurel Stein, Francis Younghusband, Sven Hedin, Gertrude Bell, Alexandra David-Néel, Giotto Dainelli, Leonard Woolley, Freya Stark, Ella Maillart



E.Book: https://www.amazon.it/dp/B07MGDKQKD


Versione cartacea:  https://www.amazon.it/dp/1794173943

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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.