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sabato 10 agosto 2024

189.LA "FERROVIA DEL DESERTO", EGITTO-SUDAN: Churchill; La caduta di Khartoum e del Sudan per opera dei dervisci; La costruzione della “ferrovia del deserto”, 1896-1898, e la "Riconquista del Sudan". DA: IL GIRO DEL MONDO… IN 15 TRENI: TRANSCONTINENTALI E DI LUSSO, DI PENETRAZIONE COLONIALE E MILITARE, DEI CERCATORI D’ORO, DEGLI HAJJI, “ALPINISTICI”

 

La testa mozzata di Gordon mostrata al prigioniero europeo Rudolf Carl von Slatin ad Omdurman
(da: Fire and Sword in the Sudan, 1879-1895, Londra 1896)

Cosa c'è nel libro: 

AFRICA: Alessandria-Cairo, prima ferrovia dell’Egitto, dell’Africa, del Levante; La "ferrovia del deserto", Egitto-Sudan; A bordo di un treno della celebre “ferrovia di penetrazione” Mombasa-Kampala: l'Uganda Railways, Kenya; Il Lézard Rouge dei Bey di Tunisi, Tunisia; ASIA: La Ferrovia dell'Hejaz: La Damasco (Costantinopoli)-Medina; La Ferrovia Costantinopoli (Berlino)-Baghdad La Rumeli Demiryolu e l'Orient ExpressAMERICAWhite Pass and Yukon Route (Alaska, Stati Uniti -Yukon, Canada); Viaggio nella Colombia Britannica a bordo della cabina della storica locomotiva Royal Hudson, Canada; “C'era una volta il treno”... Storia della "Strada della Gente", la ferrovia dell’isola di Terranova, Canada; "Quel treno per Santa Fe": l'Atchison, Topeka e Santa Fe & Railway System nel "selvaggio" Sud-Ovest degli Stati Uniti, tra Natura e Cultura. EUROPAViaggio sulla storica ferrovia Parigi-Saint-Germain-en-Laye, Francia; Le Tramway du Mont-Blanc (T.M.B.): il tram che voleva arrivare sulla sommità del Monte Bianco, Francia;  Treno per Montenvers e la Mer de Glace, Francia. In viaggio da Dublino a Kingstown, oggi Dún Laoghaire, sul primo treno del paese (1834), Irlanda. 

La "ferrovia del deserto", Egitto-Sudan
Churchill

 "Nei racconti di guerra la mente del lettore è occupata dai combattimenti. La battaglia - con le sue vivide scene, i suoi toccanti episodi, i suoi tremendi risultati -, eccita l'immaginazione e attira l'attenzione (...) La lunga linea strisciante delle comunicazioni è inosservata (...) La vittoria è un bel fiore dai colori vivaci. Ma i trasporti rappresentano lo stelo senza il quale non sarebbe mai potuto fiorire. Perfino lo studioso di strategie militari, nel suo zelo di affrontare le affascinanti combinazioni del conflitto attuale, tende spesso a dimenticare le ben più intricate complicazioni dei rifornimenti (...) Combattere i Dervisci fu essenzialmente un problema di trasporto. Il Califfo è stato conquistato dalla ferrovia (...) ma era stata una strana guerra, assai diversa da ogni altra spedizione militare britannica " (...)  Churchill, 1899 (...)

 Con certezza questa ferrovia è stata la prima nella storia, forse anche l'unica, ad essere stata progettata e costruita per motivi prettamente bellici. 

Cioè per trasportare truppe combattenti e materiale sui lontani campi di battaglia. 

Quando approfondii la storia del paese, il Sudan, la sua presenza aveva più volte attratto la mia attenzione, anche se solo di sfuggita (...)

  La caduta di Khartoum e del Sudan per opera dei dervisci [mahdisti]

 Andando con il pensiero solo ad alcuni tra i "punti-chiave" ad essa collegati, ecco: la presa di Khartoum; l'uccisione del grande Charles Gordon Pasha (...) e l'arrivo, davanti a Khartoum, delle forze britanniche, dopo solo due giorni dalla caduta della città per mano dei mahdisti (i dervisci); il Nilo con le sue insormontabili e sempre pericolose cataratte; la riconquista del Sudan; Kitchener. Oltre all'Egitto e, naturalmente, al deserto del Sahara che, incontrastato, domina su tutto... 

 L'incredibile tragedia della caduta di Khartoum del 1884, con l'aggravante della pressoché sincrona "beffa sudanese" a danno degli europei, che per un soffio giunsero troppo tardi, poiché impastoiati, tra Londra, Cairo e Khartoum, da: ingessate burocrazie, contrastanti visioni politiche in patria, difficoltosi adattamenti climatici, impossibilità materiale di muoversi speditamente a dorso di cammelli o, sul Nilo, a bordo dei vaporetti o delle feluche arabe, dodici anni più tardi consigliarono a Kitchener di pensare, innanzitutto,... alle comunicazioni. 

 L'ostacolo maggiore, infatti, nonostante quello che si pensava a Londra e al Cairo, non era rappresentato dai dervisci del Califfo, che occupavano Khartoum e il Sudan, bensì dal deserto, che si frapponeva tra le due armate. 

Lo si doveva attraversare nel più veloce tempo possibile. In quell'epoca solo una ferrovia l’avrebbe consentito.  (:..)

E la morte di Gordon Pasha, nonché quella di tutti coloro che, assieme a lui, caddero difendendo Khartoum, avevano insegnato a Kitchener che l'eventuale riconquista non poteva che ripartire da una linea di comunicazione efficiente e rapida. Allora fu presa la triste decisione di abbandonare il Sudan al suo fosco destino... 

 A quei tempi per arrivare dal Cairo fino alla sudanese Dongola, quasi al termine dell'immensa ansa sudanese del Nilo, uomini e materiali dovevano percorrere un itinerario misto di 1.033 miglia: 271 su treni, 528 su battelli a vapore, 93 su cammelli. 

Infine a bordo di feluche (...)

Nel 1874 la ferrovia egiziana raggiungeva Assiut, 230 miglia nel meridione, mentre solo nel 1898 collegherà Luxor (...) 

Nel frattempo una ferrovia a scartamento ridotto da Luxor arrivava ad Assuan. 

 Al tempo dell'assedio mahdista di Khartoum, i militari avevano cercato di estendere la strada ferrata. 

Nel 1884 da Assuan raggiungevano Shellal, al di là della prima cataratta. Ma le impossibili condizioni del terreno montagnoso e roccioso del deserto nubiano ne sconsigliarono l'ulteriore prosecuzione fino al confine con il Sudan e a Wadi Halfa (...)

La costruzione della “ferrovia del deserto”, 1896-1898, e la "Riconquista del Sudan" 

Kitchener nel suo reiterare, amplificandolo, il ruolo portante della ferrovia, fu abbastanza fortunato. Allora non sapeva ancora che, di lì a poco, avrebbe trovato una sponda formidabile in un uomo d’eccezione (...). 

 L'uomo giusto, che lo aiutò nel momento giusto, fu quindi Percy Girouard (...). Ingegnere franco-canadese del genio militare, con una preziosa e profonda esperienza acquisita nel corso dei due anni trascorsi in qualità di surveyor della Canadian Pacific, la linea ferrata che era stata ultimata da poco e che collegava l'Atlantico al Pacifico. 

In seguito, a partire dal 1888 e per otto anni, il lavoro svolto nel corpo dei British Army Royal Engineers lo portò a teorizzare la possibilità di utilizzare proficuamente, in caso di guerra, le potenzialità insite nella ferrovia (...) . 

Al canadese fu richiesto di costruire una ferrovia attraverso il deserto del Sudan, alla media di un miglio al giorno! 

Un’impresa gigantesca, al tempo stesso complessa e quanto mai proibitiva, alla quale si sarebbe dedicato un apposito battaglione ferroviario. 

In realtà la media realizzata oltrepassò il miglio. 

 Arrivando, in qualche caso, addirittura alle tre miglia! 

D'altronde bisognava far presto, e sul serio. 

Non come nel 1884. 

E non tanto per i dervisci... Se l'opinione pubblica britannica si preoccupava per una possibile, ulteriore débâcle nel deserto, considerato che il precedente storico deponeva a sfavore di una qualsiasi campagna militare positiva (...), bisognava pure evitare che le altre potenze coloniali, francesi e belgi soprattutto (...) potessero trarre vantaggi territoriali dall'instabilità politica dell'immenso Sudan mahdista (...). 

Il quartiere generale anglo-egiziano fu così stabilito a Wadi Halfa e la campagna militare iniziò nel marzo del 1896. 

 Mappa dell’Egitto e del Sudan
(da Alfred Milner, England in Egypt, 1894, British Library)

Già a settembre di quell'anno il Sirdar Herbert Kitchener conquistava Dongola, tra la terza e la quarta cataratta. Nel frattempo si dava mano alla riparazione della vecchia ferrovia, che venne completata nel 1897 (...). 

Così i convogli ferroviari sostituirono egregiamente nel nord i trasporti cammellati e quelli fluviali. 

 Infine si arrivò ad Abu Hamed, 232 miglia più a sud. 

Qui le truppe incontrarono una fiera resistenza da parte mahdista. In seguito la ferrovia fu ulteriormente estesa. 

Il 7 luglio del 1898 raggiungeva Atbara, alla confluenza dell'omonimo fiume con il Nilo. 

In soli sette giorni vi si poté accumulare un gigantesco deposito di materiali e cibo capace di supportare per tre mesi i 25.800 uomini, di cui 8.600 britannici, dell'esercito di Kitchener. In tutto si collocarono 576 miglia di binari, il nucleo originario della rete ferroviaria dell'attuale stato del Sudan (...). 

DA: IL GIRO DEL MONDO… IN 15 TRENI: TRANSCONTINENTALI E DI LUSSO, DI PENETRAZIONE COLONIALE E MILITARE, DEI CERCATORI D’ORO, DEGLI HAJJI, “ALPINISTICI” 


241 pp., 223 foto, di cui 136 a colori (102 sono dell'A.), 254 note, bibliografia 

E-Book: https://www.amazon.it/dp/B07XPFQGLW

Versione cartacea a colori:  https://www.amazon.it/dp/1692957171 

Versione cartacea in bianco e nero: https://www.amazon.it/dp/1693164949 

venerdì 9 agosto 2024

188. Il fascino della danza irlandese: una coreografia semplice, ma coinvolgente. Connotata da verticalizzazioni, battiti veloci, compostezza estrema del corpo, movimenti in uno spazio ridottissimo. In grado di suscitare emozioni a non finire negli spettatori. Da: DALLA VICHINGA DUBH LINN ALLA GAELICA BHAILE ÁTHA CLIATH. “PASSEGGIANDO” PER DUBLINO, E OLTRE…

 

Un Maestro di Danza irlandese

La danza irlandese

(...) L’incontro con l’irlandese “Tersicore” è avvenuto invece in un albergo-teatro. 
Consigliatomi poiché non turistico. 
In effetti era stracolmo di Dublinesi e di gente venuta da fuori.
Compreso un gruppo di sole donne e un altro di soli maschi per un addio al celibato…

I River Dance 

Non conoscendo ancora i River Dance che, raggruppati in tre compagnie, girano il mondo dal 1994 utilizzando i migliori musicisti, ballerini e cantanti isolani, il mio primo impatto con la danza è stato del tutto inaspettato. 

 Riverdance al Gaiety Theatre, Dublino, 2019 (CC Some rights reserved, Sheila1988) *La foto non figura nel libro 

Oltre tutto il prezioso Media Pass offertomi dal Dublin Tourism mi ha consentito di ottenere un tavolino in prima fila…

Il fascino di una coreografia semplice, ma coinvolgente. Connotata da verticalizzazioni, battiti veloci, compostezza estrema del corpo, movimenti in uno spazio ridottissimo. In grado di suscitare emozioni a non finire negli spettatori. 

Inizialmente sono rimasto addirittura sconcertato di fronte a quelli che apparivano come i passi ripetitivi di tre ballerini, dagli eleganti costumi scuri dal sapore vagamente rinascimentale. 

Richiamando, oltre tutto, le verticalizzazioni da me osservate tra i moran, i guerrieri Masai del Kenya. 

Poi, gradatamente, sono stato attratto dal loro mondo. 

Fatto di salti in alto, ma anche di leggiadre movenze, perfino passaggi felpati. 

Presto diventati battiti, sempre più forti, rumorosi, accelerati, rapidi.

 Grazie ai movimenti incredibilmente parossistici impressi dalla parte inferiore del corpo. 

Perché i colpi secchi sul pavimento, inferti con le loro nere “scarpe dure” dalla fibra di vetro, danno ritmo e musica ad una danza dalla velocità impressionante, che può arrivare ai 4 colpi al secondo e ai 260 al minuto.

La differenza con il Tip-Tap di Fred Astaire e Gene Kelly

   Una danza forse paragonabile alla Tap americana, resa famosa dal tip-tap delle claquettes (scarpe con tacchi e punte in ferro capaci di offrire suoni diversi) di stars come Fred Astaire e Gene Kelly. 

Ma c’è una differenza... 

Perché la Tap dance è un blend derivante dall’apporto degli immigrati irlandesi (scozzesi e inglesi), ma ha una forte componente africana. 

Per cui è tutto il corpo a muoversi elasticamente, mentre il ballo che ammiro è caratterizzato, oltre che dalla velocità, dall’estrema compostezza del corpo: braccia rigide e parallele lungo i fianchi, che sembrano non reagire agli stimoli della prorompente sonorità vulcanica, quasi pliniana, dei loro piedi!   

Ecco le giravolte e la successione dei colpi. Sempre con un ritmo al limite dell’impossibile, movimenti a volte funamboleschi, acrobazie minimali. 

Il tutto in uno spazio ridotto. 

Perché ci si muove elevandosi. 

Indietreggiando. 

Avanzando. 

Spostandosi lateralmente, quasi impercettibilmente. 

Sembra che ognuno balli indipendentemente dall’altro. In realtà i movimenti e i passi sono studiati e all’unisono. 

Una coreografia semplice e scarna, che pure rende l’insieme attraente, affascinante, emozionante. 

Suscitando nel pubblico battimani a più non posso e grida di meraviglia a ripetizione…

Nei crocevia delle campagne l'origine della danza 
Quando secoli addietro ai crocevia nacque tra le popolazioni contadine la danza, che discendeva dai balli di gruppo e dalle quadriglie francesi, esse rappresentavano il focus della vita sociale comunitaria.   

(...) In seguito alcune danze opportunamente modificate saranno introdotte a corte e nei castelli. 

La danza a catena delle Fær Øer

Come la danza “a catena” tuttora eseguita nelle atlantiche isole Fær Øer, che purtroppo non riuscii ad ammirare durante il mio soggiorno di ricerca nell’arcipelago. 

Perché venne eseguita solo una volta, ma in piena notte. 

E dire che l’avevo attesa inutilmente per ore e ore. 

Fino a quando decisi che era ormai tempo di andare a dormire…

   Anche dopo che la cornamusa fu bandita, le danze continueranno a svolgersi (...)

I Maestri di Danza itineranti

Intorno al 1750 ecco irrompere sulla scena un’autentica “rivoluzione culturale”, quella dei Maestri di Danza itineranti. 

Viaggiavano per tutta la contea. Fermandosi per sei settimane in ogni villaggio ospiti di una famiglia onorata dalla loro presenza.

Il Maestro era un personaggio stravagante. 

Indossava abiti sgargianti e portava un bastone da passeggio. 

(..) E i Maestri insegnavano ballo nelle cucine, nelle corti delle fattorie, nei crocevia delle strade. 

In tutti quei luoghi, cioè, dove si teneva una céili: riunione di vicini per danzare, suonare, raccontare storie (...) 

Saranno proprio i Maestri a far evolvere il ballo.

 Creando nuovi ed elaborati passi. 

Fondando anche le prime scuole di danza, tra cui le più celebri di Kerry, Cork e Limerick (...) 

 (...) Dopo che nel 1902 fu pubblicato l’Handbook of Irish Dances, nel 1929 l’Irish Dancing Commission stabilì regole riguardo l’insegnamento, il giudizio e le competizioni. 

Dando così vita alla forma moderna della céili

Imponendo principi ferrei su quella che doveva essere la danza “appropriata”: movimento dei piedi (passo di passeggiata, laterale, verticale), posizione (braccia allungate sui fianchi), vestito (mantello con cappuccio, sopra un vestito bianco con scialle, almeno fino agli anni ‘1930).
   (...) Per quanto invece riguarda le meno appariscenti, ma ben più importanti scarpe, le donne indossano sia scarpe dure, che leggere (ghilles) introdotte intorno al 1924 per ballare reels e gighe. 

Quelle dure sono oggi in fibra di vetro per le punte, mentre i tacchi sono vuoti (...) 

Da: DALLA VICHINGA DUBH LINN ALLA GAELICA BHAILE ÁTHA CLIATH. “PASSEGGIANDO” PER DUBLINO, E OLTRE…

(E-Book, versione cartacea a colori (I e II ediz.) e in bianco e nero, 131 pp, 49 note, 104 immagini - 64 sono dell'A. -)







187. BALDWIN SPENCER e FRANCIS J. GILLEN TRA GLI UOMINI BRUNI DELLE SABBIE ROSSE AUSTRALIANE. DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA, Vol. 3: da KNUD RASMUSSEN A ROSEBUD YELLOW ROBE

 

. La coppia Baldwin Spencer (a sinistra) e Francis J. Gillen (destra)

Cosa c'è nel libro:

KNUD RASMUSSEN, FRIEDRICH RATZEL,  GLADYS AMANDA REICHARD, WILLIAM HALSE RIVERS,  GÉZA RÓHEIM, STEFANO SANTANDREA, FRITZ e PAUL SARASIN, ISAAC SCHAPERA,  PAUL JOACHIM SCHEBESTA, CHARLES G. SELIGMAN [e BRENDA ZARA], BALDWIN SPENCER e FRANCIS J. GILLEN, VILHJALMUR STEFANSSON,  LAURA MAUD THOMPSON,  LAURENS VAN DER POST,  PAUL-ÉMILE VICTOR, VICTOR WOLFANG VON HAGEN, CAMILLA HIDEGARDE WEDGWOOD, DIEDRICH HERMANN WESTERMANN,  EDWARD MOFFAT WEYER, PAUL WIRZ, ROSEBUD YELLOW ROBE

BALDWIN SPENCER, 1860-1929 e FRANCIS J. GILLEN, 1855- 1912 

 L'individualismo in dosi massicce è assai diffuso tra gli esseri umani, studiosi compresi... 

Specialmente quando si tratta di scrivere opere scientifiche a quattro mani, o di lavorare assieme sul terreno. 

Alcune "coppie", però, sono riuscite a sottrarsi a questa regola non scritta: Stephens-Caterwood (mondo Maya), Baumann-Westermann (culture africane), Schmidt-Koppers (popoli e culture). 

Senza contare i Seligman, che, come abbiamo appena visto, erano marito e moglie. 

 Fin da giovanissimo, cioè fin da quando cominciai ad interessarmi ai cosiddetti "popoli primitivi" e diressi la mia attenzione verso gli “uomini bruni delle sabbie rosse”, cioè verso il mondo desertico e semi-desertico della lontanissima Australia, dove solo le bande degli aborigeni riuscivano a sopravvivere con la loro caccia e raccolta, mi colpì il binomio Spencer e Gillen. 

Due nomi inossidabilmente legati tra loro. 

Non poteva essere altrimenti, poiché quanto scaturì dal loro straordinario lavoro: l'esplorazione dei vastissimi territori australiani, ma soprattutto le solide e intensive ricerche pluriennali tra i gruppi aborigeni, costituiscono le fondamenta dell'etnologia australiana. 

I loro libri, così come le numerose fotografie, i films, le registrazioni sonore, i pregiati reperti etnografici raccolti, ci offrono sinergicamente un'integrata visione d'assieme. 

Un'inestimabile panoramica sui molteplici aspetti culturali del mondo dei primi abitanti dell'Australia, come si presentava a cavallo tra il XIX e il XX secolo. 

Cioè a distanza di poco tempo dall'incontro-scontro culturale con gli europei di diversi di quei gruppi, come gli Arunta

Cursus honorum di Baldwin Spencer 

 Al di sopra delle righe si pone il cursus honorum di Baldwin Spencer (...) cattedra di Professore di Biologia all'Università di Melbourne - Australia - (1887), Direttore Onorario del National Museum di Victoria (1899) e, dal 1904, Presidente della Reale Società. 

Infine Professore Emerito nel 1919. 

Spedizione nell'Australia Centrale, 1894 

 In qualità di biologo dell’Università di Melbourne e di fotografo partecipa alla spedizione diretta dal ricco allevatore e minatore William Augustus Horn verso l'Australia centrale (1894). Partito da Adelaide, i mesi che passa caracollando in sella al suo cammello gli consentono di avvicinarsi con gradualità al mondo degli aborigeni dell'interno, rimasto pressoché inesplorato. 

L'esperienza rivoluzionerà completamente la sua vita, non solo quella accademica. 

 Scrive Horn nell’introduzione: “la partenza finale avvenne il 6 maggio 1894 da Oodnadatta, terminale nord della ferrovia da Adelaide"

(...) Spencer, nel suo rapporto (...) dichiara che “giudicando i risultati della spedizione è giusto ricordare che sono stati lentamente attraversati 3.200 chilometri, per la maggior parte su cammelli, e che dei 126 giorni trascorsi sul campo, meno di venti hanno consentito il riposo negli accampamenti; inoltre una o due ore giornaliere erano destinate alla raccolta di campioni, mentre il tempo effettivamente a disposizione per fare un’indagine è stato necessariamente limitato (…) nella mattina [abbiamo] raggiunto Alice Springs. La Stazione del Telegrafo è situata in un luogo pittoresco, subito a nord della MacDonnell Range (…) in serata siamo tornati alla Stazione e abbiamo ricevuto il benvenuto dal Sig. e dalla Sig.ra Gillen (...). 

Dopo una sosta di tre giorni, il gruppo principale ha iniziato il viaggio verso sud” raggiungendo Oodnadatta all’inizio di agosto”.

  Ad Alice Springs, nel centro dell'Australia, l'incontro con Francis J. Gillen, 1894 

(...) ad Alice Springs, nel centro dell'Australia, Baldwin a luglio incontra Francis J. Gillen (...) 

 Uomo dotato di un grosso bagaglio di esperienza, di conoscenze, non solo teoriche, e di capacità, che seppe assestargli la "spinta" risolutiva per il cambiamento. 

 Formalmente dal 1892 dirige la stazione telegrafica e postale. 

In realtà è estremamente interessato ad apprendere ogni dettaglio della vita della locale banda di aborigeni. 

Poiché ha trascorso quasi 20 anni della sua vita a contatto con gli Arunta e altre tribù. 

Ne conosce bene gli usi e costumi. 

Parla la loro lingua. 

Ha saputo intessere importanti "relazioni scherzose". 

In definitiva, non solo è un loro amico, ma è stato anche "accettato" dal gruppo come membro a pieno titolo. 

 Negli anni successivi, grazie al brillante e proficuo lavoro scientifico svolto con Spencer, in pratica Gillen si troverà ad amministrare il gigantesco interno dell'Australia. 

Sarà infatti nominato magistrato stipendiato e sostituto Protettore degli aborigeni. 

Insomma l'uomo del telegrafo è la "chiave" giusta per aprire il ricco e straripante scrigno dell'etnologia australiana, che Spencer abbraccerà con passione. 

(...) Decide perciò di restare ad Alice Springs, lasciando che la spedizione prosegua senza di lui.

Da Alice Springs le ricerche di Spencer e Gillen tra gli aborigeni australiani, 1894, 1895, 1896, 1897 

 Con Gillen si dedica, quindi, anima e corpo allo studio dei non lontani aborigeni. 

 Le ricerche proseguiranno anche nelle estati del 1896 e del 1897, durante le quali i due parteciperanno alle importanti cerimonie Engwura

Cinque anni dopo ecco i risultati: The Native Tribes of Central Australia (1899). 

Nel frattempo (1897) Spencer avrebbe ricevuto persino l'incoraggiamento e l'autorevolissimo sostegno del grande James Frazer, grazie al quale gli saranno spalancate tutte le residue porte ancora chiuse. 

Fuorché quella della cattedra universitaria nella disciplina...   

Le ricerche proseguono attraversando da sud a nord il continente 1901, 1902. La morte di Gillen nel 1912. 

 Nel 1901 Spencer e Gillen, accompagnati dagli assistenti aborigeni Purunda e Erlikiliaka e dal poliziotto Harry Chance, lasciano su dei carri Adelaide (Australia meridionale). 

Raggiungeranno il Golfo di Carpentaria un anno dopo (1902), attraversando da sud a nord l'intero continente. 

Trascorrendo settimane, a volte anche mesi, in ciascuna delle località toccate (...)

Studiando i gruppi aborigeni. 

Collezionando oggetti etnografici ed esemplari zoologici. 

Curando meticolosamente i rispettivi diari. 

Effettuando annotazioni. 

Fotografando. 

 Filmando. 

Realizzando le prime registrazioni etnomusicologiche dell'Australia.

 A Charlotte Waters (aprile 1901) riusciranno perfino a riprendere con un Warwick Bioscope alcune cerimonie sacre degli Arunta

Negli anni, infatti, anche Spencer è stato accettato dalla tribù come membro iniziato. 

(...) I 40 minuti di riprese copriranno i diversi aspetti della vita degli Arunta. 

Nel 1902 il film sarà integralmente proiettato (inclusa la delicata parte cultuale, che sarebbe dovuta restare segreta) davanti ad un'incredibile folla incuriosita, nella sede del comune di Melbourne (...)

A richiesta del governo (...) nel 1911 conduce un’altra spedizione nel Northern Territory

Nel 1912, l’anno della prematura morte di Gillen, pubblica Across Australia

Special Commissioner e Protettore Capo degli aborigeni

Quindi in qualità di Special Commissioner e Protettore Capo degli aborigeni trascorre un anno a Darwin, nel nord.

 Nel 1916 è nominato Sir. 

 Spencer si porterà ancora, con il geologo Ward, nel centro dell’Australia nel 1923, poi da solo ancora nel 1926

DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA

Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici 

Vol. 3: da KNUD RASMUSSEN A ROSEBUD YELLOW ROBE (E-Book e versione cartacea, 188 pp, 124 note, 157 immagini - 8 sono dell'A-)


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mercoledì 7 agosto 2024

186.Jean-Baptiste Charcot, il "gentleman del Polo", come venne definito dall'esploratore britannico Scott. Ma anche noto per il singolare nome dato ai suoi battelli: "Perchè-No?" ("Pourquoi-Pas?"), un'autentica sfida all'ignoto! DA: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO. PARTE III: XX SECOLO

La costa del continente Antartico vista da bordo del Pourquois-Pas III? 

Premessa

Per molti anni (dal 1995 al 2012) ho collaborato alla storica Rivista Marittima, pubblicando anche un supplemento sull’isola di Creta, oltre che al Notiziario della Marina. Inoltre sono stato onorato più volte dei Patrocini che lo Stato Maggiore della Marina Militare mi ha concesso per le ricerche condotte in Atlantico (tra il 1982 e il 1998), nell’ambito del mio Programma sulle Comunità Marittime dell’Atlantico del Nord.

Cosa c'è nel libro

Otto Nordenskjöld, Roald Amundsen, Luigi Amedeo di Savoia Duca degli Abruzzi, Jean-Baptiste Charcot, Gunnar Isachsen, Donald Baxter MacMillan, Thor Heyerdahl, Tim Severin, 

Jean-Baptiste Charcot, 1867-1936: il gentleman del Polo

1903, Prima missione al Polo Sud

Nel 1903 una missione al Polo Sud “inizia” alle esplorazioni polari Jean-Baptiste Charcot (Neully sur Seine, 1867-Mare d'Islanda, 1936). 

Questa per lui è addirittura una seconda “iniziazione”, poiché il medico Jean-Baptiste, dopo l'internato ospedaliero, aveva deciso di trascorrere tutta la sua vita sui mari. 

 A venticinque anni (1892) assieme al padre acquista il suo primo battello, il Courlis, con il quale effettua crociere nelle isole Shetland, Ebridi, Fær Øer. 

Arriva il primo Pourquoi-Pas?

In seguito lo scambia per un battello ben più grande, il Pourquoi-Pas?, primo di una fortunata serie di quattro battelli omonimi. 

(...)  Nel 1902 con una terza nave (il Pourquoi-Pas II?) si porta in Islanda e nella remota isola di Jan Mayen. 

Queste crociere gli cambieranno radicalmente la vita. 

Da allora navigherà per conquistare terre ignote ai confini del mondo. 

In effetti Charcot nel 1903 doveva dirigersi in Groenlandia. Deciderà, invece, di raggiungere il Polo Sud, per cercare Otto Nordenskjöld, scomparso con la sua nave   

(...)  Nella primavera del 1903 è in procinto di salpare per la Groenlandia, ma deve cambiare però idea. 

 Perché apprende della scomparsa al Polo Sud dell’esploratore svedese Otto Nordenskjöld a bordo dell’Antarctic

Decide perciò di cercarlo… 

(...) sarà finanziato da una sottoscrizione nazionale aperta dal giornale Le Matin

(...) Ottenendo anche l’appoggio dell’Accademia delle Scienze, della Società Geografica e del Muséum, il celebre Museo di Storia Naturale di Parigi. 

Il 15 agosto la Spedizione Antartica Francese salpa dal porto di Le Havre. 

Esplorazioni al Polo Sud

Da nord esplorerà la costa occidentale della Terra di Graham. Poi si avventurerà a sud, fino all’isola Adelaide e, possibilmente, all’isola Alessandro. 

Dovrà effettuare la reconnaissance della linea costiera e raccogliere dati botanici, zoologici, idrografici, meteorologici. 

Si vuol sapere se l'Antartico sia, o no, un continente...

Gli sponsors vogliono anche che si appuri definitivamente se l’Antartico sia o meno un continente. 

 Il 16 novembre a Buenos Aires apprende che lo svedese è stato recuperato da una nave argentina. 

L’incontra a dicembre. 

Otto visita la nave e, impressionato dal progetto, gli regala cinque huskies groenlandesi. 

Dopo aver incontrato in Argentina Nordenskjöld, Charcot esplora la Penisola Antartica

 Lasciata il 23 dicembre la città argentina, inizia ad esplorare la costa occidentale della Penisola Antartica. 

(...) La missione ha riconosciuto e mappato 620 miglia di coste e la Francia ha un nuovo eroe nazionale: il Comandante Charcot.

 Il "gentleman del Polo", come l’aveva definito lo sfortunato Scott, incontrandolo alle pendici del monte Ventoux, in occasione degli allenamenti per le loro spedizioni polari. 

Ancora al Polo Sud per l'ultima missione, 1908-1909-1910

 Nel 1908 con un secondo battello è di nuovo al Polo Sud. 

(...) Ha tre alberi, è lungo 40 m, ha 825 tonnellate di stazza e un motore ausiliario. È stato appositamente realizzato per le spedizioni polari.

 E’ il Pourquoi-Pas III?, un nome che è passato alla Storia, assieme a quello del suo comandante. 

 Rappresentando esso stesso una sfida verso l'ignoto. 

Con il Pourquoi-Pas III? prosegue le indagini sulla costa occidentale dell'immensa penisola e “riconosce” l'isola Adelaide. 

Nel 1909 sverna sull'isola Petermann, con la nave bloccata dai ghiacci. 

Nel gennaio del 1910 scopre una terra che chiama Charcot, in onore del padre. 

Principali risultati della missione: 1.250 miglia di coste “riconosciute”, realizzazione di mappe così accurate da essere utilizzate dai balenieri ancora 25 anni più tardi, un’enorme massa di dati raccolti in 28 libri. 

Dopo l'ultima spedizione al Polo Sud, Charcot non tornerà più nell'Antartico. 

Tutti i suoi sforzi si rivolgeranno, infatti, verso l’estremo nord del mondo. 

 La parentesi bellica vedrà Charcot a bordo di navi anti-sommergibili della Royal Navy

(...) Sarà poi a capo delle annuali missioni estive del Pourquoi-Pas III?, armato dal Ministero della Marina, che utilizza marinai volontari. 

(...) Avrà così inizio un brillante ciclo di missioni scientifiche, alle quali parteciperanno numerosi esploratori. 

Atlantico settentrionale e Groenlandia

 Dal 1920 al 1924 il Pourquoi-Pas III? conduce Charcot nell’Atlantico settentrionale, nel Mediterraneo e nelle isole Fær Øer.

 Nel 1921 effettua due sbarchi quasi acrobatici sul minuscolo scoglio di Rockall, a metà strada tra Irlanda e Islanda. 

Dal 1925 in poi Charcot si dedica completamente all’Artico. 

È il primo francese a penetrare sulla costa orientale della Groenlandia.

Alla ricerca dello scomparso Amundsen

 (...) Nel 1928 Charcot invano va alla ricerca di Amundsen, scomparso a bordo del suo idrovolante. 

L'Anno Polare Internazionale, la stazione scientifica nello Scoresby Sound groenlandese, in appoggio alla missione etnografica di Paul-Émile Victor, 1930-1936

Dal 1930 comincia a preparare l’Anno Polare Internazionale

Nel 1931 installa una stazione scientifica nello Scoresby Sound, dove sverna con la Mission polaire (1932-33). 

Nel 1934 Charcot porta in Groenlandia la missione etnografica diretta da Paul-Émile Victor, che soggiornerà per un anno tra gli eschimesi di Angmassalik

Nel 1935 recupera la missione e cartografa ancora le coste dell’isola.

 Il 5 agosto 1936 il Pourquoi-Pas III? sbarca in Groenlandia il materiale scientifico per la seconda missione di Victor, che conta di attraversare un settore dell’ilandsis. 

L'ultimo viaggio del Comandante: il Pourquoi-Pas III esplode al largo dell'Islanda

Sarà l’ultimo viaggio per il Comandante... 

Ripartito dall’Islanda verso la Francia, in un mare in tempesta la nave, dopo essere andata in panne per un'esplosione di grisou nel locale macchine, naufraga al largo di Alftanèes, a 30 miglia a nord-ovest di Reykjavík. 

Moriranno 42 membri d'equipaggio, oltre a Charcot. 

Si salverà solo il mastro-timoniere Gonidec. 

Da: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO.  NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA. PARTE III: XX SECOLO

E-Book, versione cartacea colori e in bianco e nero, I e II ediz., 113 pp, 41 note, 104 immagini, di cui 37 a colori (8 sono dell'A.)



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185.Tra i Dayak di... Sandokan: Charles Hose, il gentleman amministratore-giudice, etnologo ed esploratore nel Borneo dei Brooke, i Rajah Bianchi di Sarawak.DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA, VOL. 2: da THOR HEYERDAHL AD ALFRED REGINALD RADCLIFFE-BROWN

                                                      

Giovane capo Kayancon un compagno della classe media
(foto Hose: The Pagan Tribes of Borneo, 1912)

Cosa c'è nel libro

Thor Heyerdahl,  Charles Hose, Everard im Thurn,  Jesup North Pacific Expedition 1897-1902 (Bogoras, Farrand, Fowke, Hunt, Jacobsen, Jochelson, Jochelson-Brodskaya, Laufer, Smith, Swanton, Teit, Franz Boas),  Clyde Kay Maben Kluckhohn,  Michel Leiris, Ralph Linton,  Henri Lhote, Robert Lowie, Jean Malaurie, Edward Man, Margaret Mead, Alfred Métraux, Ashley Montagu, Siegfried Nadel, Kurt Nimuendajú, Erland Nils Nordenskjöld, Hortense Powdermaker, John Wesley Powell, Charles Rabot,  Radcliffe-Brown, 

Charles Hose: amministratore, giudice, ma anche etnologo, fotografo, esploratore nell'isola del Borneo. Ovvero quando la realtà supera la fantasia....

Sappiamo come a volte la realtà riesca a superare la fantasia e come entrambe, in alcuni casi, possano persino coincidere. 

Grazie anche a qualche "aiutino" prestato da chi sa "periodare e raccontare". 

Può così succedere che, d'improvviso, ricordi e reminiscenze, nel tempo sedimentatesi nel cervello, si affollino tutti assieme alla nostra mente. 

Tornando alla superficie. 

Scorrendo inarrestabili come un fiume in piena, di fronte ad un "qualcosa" che, indubbiamente, è singolare, incredibile e straordinario. 

Pur consapevoli che ciò che abbiamo di fronte non è solo frutto, totale o parziale, di un'invenzione letteraria, sia pure brillante...

 Come nel caso di questa figura eccezionale, che ha apportato contributi di rilievo alla storia dell'etnologia, della fotografia, dell'esplorazione, della ricerca naturalistica. 

Al servizio di Charles Brooke, Rajah bianco di Sarawak, tra i tagliatori di teste Dayak

Un personaggio che, al servizio di Charles Brooke (1829-1917), il secondo Rajah bianco di Sarawak , poco più di un secolo fa ricopriva formalmente l'incarico di amministratore e giudice nell'isola del Borneo, tra i famigerati tagliatori di teste-pirati Dayak: gli Iban ("Dayak di mare") e i Bidayu ("Dayak di terra"). 

Se non sono queste vere e proprie pagine del Sandokan di Salgari materializzatesi d'emblée...! 

Il Sarawak 

(...) Per oltre un secolo (1841-1946) è posto sotto la sovranità dei tre Rajah bianchi Brooke. 

Essi si sarebbero serviti di un ristrettissimo, ben selezionato, corpo di funzionari civili britannici (...) 

Un pugno d'uomini, in tutto 50-60 individui (...) reclutati nell'ambito della cerchia dei parenti e degli amici britannici della famiglia Brooke. 

Autentici gentlemen vittoriani, in malese defimiti orang dahulu, gli  "uomini d'un tempo". 

La loro principale qualifica era di essere soprattutto dei veri e propri gentlemen vittoriani. Non a caso sarebbero stati più tardi definiti orang dahulu, in malese gli "uomini d'un tempo". 

(...) E i nostri gentlemen, Residenti e District Officers, pressoché completamente isolati dal mondo nei loro quartieri generali, per lo più localizzati lungo i corsi dei fiumi medi e superiori, avrebbero goduto di ampi poteri discrezionali, che avrebbero soprattutto utilizzato nel supremo interesse dei popoli nativi amministrati. 

(...) lo scopo del governo coloniale doveva essere quello di insegnare l'autogoverno ai popoli soggetti. 

Il che si poteva concretamente realizzare solo attraverso lo studio dell'antropologia da parte degli amministratori. 

 Il distretto del fiume Baram (...) costituito da giungle impenetrabili, alte montagne e fiumi impetuosi, entrò a far parte nel 1882 del Sarawak dietro il pagamento annuo perpetuo di 6.000 dollari al Sultano del Brunei, che fino ad allora lo aveva posseduto. 

Anche se si era ben guardato dall’esercitarvi una qualsivoglia autorità, salvo lungo la costa... 

Poiché i Kayan, stanziati nella regione intermedia del corso del fiume, più volte avevano messo seriamente in pericolo gli insediamenti costieri e la stessa esistenza di Brunei. 

 Anche in questo caso la filosofia politica di Brooke sarà vincente! Piuttosto che con le armi dei rangers, le popolazioni più irrequiete e aggressive dovevano essere gradualmente portate sotto l'amministrazione del Rajah, grazie alle ripetute e amichevoli visite dei Residenti ai villaggi localizzati nelle più remote parti del distretto. 

Le continue "visite" di Hose dei villaggi delle tribù

(...) Gli impegni amministrativi portano Hose in lungo e in largo, attraverso un territorio delle dimensioni del Piemonte, in costante e intimo contatto con le diverse tribù. 

Lunghi viaggi della durata anche di qualche mese lo conducono nell'interno inesplorato. 

Sempre accompagnato dagli indigeni in qualità di guide, rangers e portatori. 

Vivendo nei villaggi degli autoctoni. 

Dormendo nelle loro case. 

Ottenendo, alla fine, una conoscenza quanto mai accurata e dettagliata della cultura dei popoli che via via avvicina. 

 Nel 1891 tutte le tribù della regione hanno finalmente riconosciuto l'autorità del Rajah. 

Nel 1898 sono anche quasi del tutto cessate le endemiche violenze. 

(...) Nel 1898 Hose inizia comunque a far costruire un piccolo forte (...)  per difendersi da eventuali attacchi provenienti dalla giungla e dal fiume. 

Quando termina (1901) disporrà di due cannoni.

 La Regata della Pace 

 Nella storia dell'Antropologia Hose è ricordato anche per aver ideato, proprio nel 1898, una regata intertribale, che avrebbe dovuto sostituire, riuscendoci, le sanguinose guerre, le interminabili faide, le orribili cacce alle teste, perpetrate soprattutto dagli Iban Dayak

(...) Anche perché a più riprese gli Iban avevano attaccato le forze di sicurezza dei Rajah (...). In qualche caso qualcuno dei suoi rangers, in occasione di operazioni di polizia “pacificatrici”, sia pure "accidentalmente" avrebbe tagliato la testa di qualche Dayak, per poi riportarsela indietro... 

Allo straordinario evento del 1898 avrebbe partecipato McDougall, uno dei membri della Cambridge Anthropological Expedition, la storica spedizione agli Stretti di Torres (...) del 1897. 

(...) Mesi prima erano stati fatti cadere a terra i giganti della foresta e scavate le grandi canoe di guerra appartenenti alle diverse tribù del territorio, per prepararle al loro nuovo, certamente inconsueto, utilizzo. 

 Alla grande jawa, o cerimonia della pace, partecipano i membri delle tribù Kayan, Kenyah, Lirong, Madang e Iban

Infatti la regata intertribale, unitamente ad altre gare sportive, deve poter prendere il posto della guerra (...) 

DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA 

Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici, 
Vol. 2: da THOR HEYERDAHL AD ALFRED REGINALD RADCLIFFE-BROWN
(181 pp., 131 note, 163 immagini)



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martedì 6 agosto 2024

184. Tra gli indios Chamacoco e Caduveo del Paraguay: Guido Boggiani (1861-1901), pittore, fotografo, esploratore ed etnografo, morto nella selva in circostanze misteriose . DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1: da Adolf Bastian a Vinigi L. Grottanelli



Guido Boggiani 

 Premessa: collaborazione fotografica alle Grandi Avventure dell’Archeologia (1980); l'idea di realizzare l'equivalente antropologico

Quando nel lontano 1980 apparve il sesto volume dell’Enciclopedia della Curcio: Le Grandi Avventure dell’Archeologia, ero reduce da tre sole sessioni di ricerca antropologica sul campo (Africa, Mesoamerica): nel 1976 nella cittadina multietnica di Isiolo, a nord del Monte Kenya, nel Kenya settentrionale; nel 1978 nel piccolo villaggio di indios Huave di Santa Maria del Mar, nell’istmo di Tehuantepec (Oaxaca, Messico); nel 1979 nella cittadina multietnica di Malakal, nella Provincia del Nilo Superiore (Sud Sudan). 

 Oltre agli usuali problemi d’ordine burocratico e alle difficoltà logistiche, che immancabilmente attendono al varco ogni ricercatore non “da tavolino”, a quei tempi già ero incorso in diverse “avventure”, tutte comunque andate a lieto fine. 

 Così, dopo aver collaborato con diapositive (Messico, Grecia, Italia meridionale) all’apparato fotografico dell’Enciclopedia, pensai che sarebbe stato fantastico riuscire a realizzare l’“equivalente” antropologico! 

Progetto che a quei tempi era forse troppo grande per le mie “possibilità”, così che non andò in porto… 

Oggi una trilogia dedicata agli Antropologi

 Oggi ritengo che età ed esperienza mi consentano di presentare ai lettori questa nuova trilogia interamente dedicata agli Antropologi. 

Vi ho raccolto, debitamente illustrate da foto d’epoca, le schede di 61 personaggi. 

Oltre a quella relativa ad una spedizione antropologica intercontinentale, svoltasi tra America del Nord e Asia a cavallo tra il secolo XIX e XX.

Cosa c'è nel libro

Ecco i nostri primi 20 personaggi:

Adolf Bastian, Hugo A. Bernatzik, Carl Alfred Bock, Guido Boggiani, George Catlin, Frank H. Cushing, Maria Antonina Czaplicka, Jan Czekanowski, Luigi M. D'Albertis, Frances T. Densmore, Karl von den Steinen, Germaine Dieterlen, Cora A. Du Bois, Fred Eggan, Edward Evans-Pritchard, Sir Raymond Firth, Peter  Freuchen, Leo Frobenius, Marcel Griaule, Vinigi L. Grottanelli.

Tra gli indios Chamacoco e Caduveo del Paraguay: Guido Boggiani (1861-1901), pittore, fotografo, esploratore ed etnografo, morto nella selva in circostanze misteriose   

Boggiani e le mie visite giovanili al Museo Pigorini al Collegio Romano

 Quello del Boggiani è un nome che mi è famigliare fin da ragazzo. Quando ammiravo le grandi vetrine del Museo Pigorini al Collegio Romano dedicate ai popoli indi del Sud America, che accoglievano oggetti etnografici appartenenti ai Chamacoco e ai Caduveo del Paraguay. 

Il grande antropologo francese Lévi-Strauss, i Caduveo e Boggiani

A proposito degli indios Caduveo, Lévi-Strauss, uno dei Grandi dell’Antropologia mondiale, nel suo capolavoro Tristi Tropici scrive come “il loro viso, e a volte il loro intero corpo, sia coperto da una rete di arabeschi asimmetrici alternati a motivi di una sottile geometriaIl primo a descriverli fu il missionario gesuita Sanchez Labrador, vissuto fra loro dal 1760 al 1770; ma per poterne vedere esatte riproduzioni bisogna aspettare un secolo e Boggiani”. 

 Tra questi indios “40 anni prima [la spedizione dello studioso francese nel Mato Grosso risale al 1935-36], il pittore ed esploratore Guido Boggiani soggiornò in due riprese, nel 1892 e nel 1897, e lasciò di questi viaggi importanti documenti etnografici, una collezione che si trova a Roma e un interessante diario di viaggio” . 

La maggior parte di quel materiale esposto era infatti dovuto all'iniziativa operosa di un artista. 

L'artista diventa esploratore ed etnologo

Che ben presto si tramutò in un esploratore… e in un etnologo! Nato nel 1861 ad Omegna, sulle rive del lago d’Orta, 

Una morte misteriosa

Boggiani sarebbe misteriosamente morto nel 1901 nel Gran Chaco a soli quarant'anni. 

I suoi resti mortali furono ritrovati nella selva solo l’anno appresso. Vita intensa, la sua, ma abbastanza breve, quasi una meteora! 

In Argentina (1887)

(...) Nel 1887 una visita in Argentina gli apre nuovi, più grandiosi orizzonti. L'anno dopo decide di recarsi nell'interno, nei territori a cavallo tra l'alto Paraguay e il Mato Grosso brasiliano. Dove rimane fino al 1893. In quei lunghi anni vive dapprima a contatto con i Chamacoco. Poi trascorre tre mesi tra i Caduveo, che lo “adottano”, tanto da chiamarlo Béttre

Rientro in Italia, D'Annunzio, la fotografia, 

(...) Una volta rientrato in Italia, partecipa attivamente alla vita culturale della capitale (...) entra in amicizia con D'Annunzio. Con il quale partecipa ad una crociera nelle isole greche, a bordo di un lussuoso yacht. 

 Nel corso del viaggio, oltre a dipingere, con profitto e maestria si dedica alla nuova musa della fotografia. 

Pubblicazioni e un libro

(...) Nel 1895 vengono dati alle stampe importanti contributi etno-linguistici curati da prestigiose istituzioni, quali l'Accademia dei Lincei e la Società Geografica Italiana

Nonché la sua principale opera: Viaggi di un artista nell'America Meridionale, i Caduvei

Di nuovo in Paraguay

(...) il 1° luglio del 1896 riparte per Asunción e il Paraguay. 

Nel selvaggio interno effettua nuove missioni etnografiche, nel corso delle quali dipinge, fotografa e colleziona altro preziosissimo materiale etnografico, che invia anche al museo etnologico di Berlino. 

Contemporaneamente continua a scrivere sulle tribù indie e sullo spinoso tema dei confini Paraguay-Bolivia. 

(...) Dirige anche la Revista del Instituto Paraguayo. Nel 1898 a Buenos Aires espone con successo quadri di paesaggi e fotografie di indios.

Scompare nella selva alla ricerca di "indios barbuti"

 Alla ricerca di una misteriosa tribù, scompare nella giungla nel 1901.  

Nell'agosto del 1901, assieme al fedele cuoco Gavilan, si inoltra nuovamente nel remoto Gran Chaco per verificare l'esistenza di una nuova e "mitica" tribù di "indios barbuti", che gli è stata segnalata.

 Deve però attraversare l’infida regione abitata dai Tumanà, sotto-tribù dei Chamacoco.

L'anno appreso si scoprono i suoi resti mortali

Entrambi scompariranno nel nulla… Solo l’anno appresso i loro resti mortali (il cranio del Boggiani risulta spaccato da un'ascia di pietra e decapitato) saranno rintracciati da una missione italo-paraguayana. 

(...) A quanto sembra ad aver provocato la loro terribile fine sembra sia stata la credenza, del resto ampiamente diffusa presso molti popoli “a tecnologia semplice” di tutto il mondo, relativa al potere che la macchina avrebbe di “catturare” l'anima del fotografato. 

 La sua opera d'avanguardia come fotografo - considerati epoca e luoghi - , negli ultimi anni ha ottenuto un meritato riconoscimento.

 Con la pubblicazione a Praga di un volume, che raccoglie 82 immagini di Caduveo e Chamacoco. Facevano parte di 400 lastre regalate dalla famiglia del Boggiani a Voitech Fric (1882-1944), esploratore ceco che, dieci anni dopo l’italiano, ne ripercorse i passi, interessandosi anche alla cessione dei beni posseduti in Paraguay dal Boggiani. 

Altre sono conservate nell’archivio fotografico della Società Geografica Italiana

 Oggi i musei di Berlino, Stoccarda, Vienna, Leida, Firenze e Roma espongono oggetti etnografici provenienti dalle raccolte del Boggiani. 

(...) nel 1989, su iniziativa di un gruppo di studiosi e imprenditori, viene fondato ad Asunción l’Instituto Museo Arqueológico y Etnográfico Guido Boggiani, poiché “è stato uno dei primi scienziati ad interessarsi alle culture dell'Alto Chaco". 

LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA 

Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1: da Adolf Bastian a Vinigi L. Grottanelli 

E-Book e versione cartacea in bianco e nero di grande formato (16,99 x 24,4), 171 pp., 87 note, 145 immagini (10 sono dell'A.)

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