Translate

martedì 6 agosto 2024

183. LISIANSKI E VON KRUZENSTERN: DA SAN PIETROBURGO ALL'AMERICA. LA PRIMA CIRCUMNAVIGAZIONE DEL GLOBO COMPIUTA DALLA MARINA RUSSA, "SCORCIATOIA" PER EVITARE DUE ANNI DI LUNGHI VIAGGI ESTENUANTI CON OTTOMILA CAVALLI.Da: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO. NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA. PARTE II: XIX SECOLO

 

La Nadezhda di Johann von Kruzenstern

Premessa

Per molti anni (dal 1995 al 2012) ho collaborato alla storica Rivista Marittima, pubblicando anche un supplemento sull’isola di Creta, oltre che al Notiziario della Marina. Inoltre sono stato onorato più volte dei Patrocini che lo Stato Maggiore della Marina Militare mi ha concesso per le ricerche condotte in Atlantico (tra il 1982 e il 1998), nell’ambito del mio Programma sulle Comunità Marittime dell’Atlantico del Nord.

Cosa c'è nel libro

William Bligh, 1754-1817; Urey Fyodorovich Lisianski, 1773- 1837 e Johann von Kruzenstern, 1770-1846; Matthew Flinders, 1774 -1814; John Ross, 1777-1856;  Fabian Gottlieb Thaddeus von Bellingshausen, 1778-1852; Sir John Franklin, 1786-1848; Alla ricerca via mare della Spedizione Franklin: Elisha Kent Kane, 1820-1857; Robert McClure, 1807- 1873; Sir Francis Leopold Mc Clintock, 1819-1907; Alla ricerca via terra della spedizione Franklin: John Rae, 1813-1893; William Scoresby Jr. 1789-1857;  William Edward Parry, 1790-1855; Elling Carlsen, 1819-1900; Arciduca Ferdinando Massimiliano (Max) d’Asburgo, 1832-1867; Nils Adolf Erik Nordenskjöld, 1832-1901; Enrico Alberto  D’Albertis, 1846-1932; La Missione in Asia della Ostasiengeschwader, la Squadra Prussiana dell’Asia Orientale (1860-62);  Otto Sverdrup, 1854-1930;  Fridtjof Nansen, 1861-1930.

Urey Fyodorovich Lisianski, 1773- 1837 e Johann Von Kruzenstern, 1770-1846 

I russi non erano certamente i primi a circumnavigare il globo

Non erano certamente tra i primi, a quasi trecento anni di distanza dallo storico viaggio intorno al mondo di Magellano (1519-22). Seguito in quello stesso secolo da personaggi del calibro del celebre corsaro inglese Sir Francis Drake, degli olandesi de Cordes e Van Noort (...), ecc... 

Nel corso del mio viaggio-ricerca in Alaska apprendo dell'arrivo (1804) della Neva nell'America russa 

Eppure la prima circumnavigazione del mondo dei russi Kruzenstern e Lisianski sulle navi Nadezhda e Neva (1803-1806) ebbe caratteristiche del tutto speciali, che a Sitka in Alaska, un tempo America russa, mi avevano molto colpito. 

Apprendendo come vi si fosse ancorata una nave da guerra, la Neva, proveniente dal lontanissimo porto baltico di Kronstadt, base navale nei pressi di San Pietroburgo. 

Allora ritenevo come l’itinerario attraverso Siberia e Stretto di Bering fosse il più rapido. 

Grazie ai cannoni della nave viene riconquistato il forte russo 

L’intervento della nave fu determinante per riconquistare nel 1804 il forte S. Michele, attaccato dagli indiani Tlingit nel 1802. Il comandante della Neva Lisianski ricorda come: 

il 1 ottobre formammo una linea davanti all’insediamento con quattro delle nostre navi. Non essendoci niente di nuovo, ordinai alle navi di sparare contro il forte. I selvaggi si mantennero perfettamente quieti fino al buio e la loro tranquillità fu male interpretata da Baranov, che ordinò di attaccarlo. Con circa centocinquanta uomini andò sulla spiaggia. Quando i nemici videro la nostra gente vicino alle mura, ci colpirono con un ordine e un’abilità sorprendenti (…) se non avessi coperto la loro sfortunata ritirata con il mio cannone, non un uomo si sarebbe salvato (…) ordinai istantaneamente una vivace scarica di cannonate dalle navi sul forte”. Riconquistata l'area, qui poi fu fondata Novo Arkangelsk, la capitale dell'America Russa… 

I "perchè" di questa circumnavigazione della Terra da parte dei russi

(...) Torniamo ora alle motivazioni del periplo di Kruzenstern e Lisianski. Innanzitutto furono logistiche e commerciali. Il tradizionale percorso fino all’America Russa includeva l’intero attraversamento della Siberia fino a Petropavlovsk (Kamchatka), proseguiva sul Mare di Bering, fino alle isole Aleutine e al continente americano: un viaggio della durata di due anni, per il quale si impiegavano quattromila cavalli all’anno (...) 

Sembra assolutamente necessario che, se il commercio deve continuare con vantaggio, le navi debbano essere inviate nel mare orientale doppiando Capo Horn o il Capo di Buona Speranza fino alla costa nord-occidentale americana”. 

La conferma sarebbe venuta al tempo dello Zar Alessandro I, quando si dimostrerà più vantaggioso circumnavigare il globo (...) Dal punto di vista esplorativo-scientifico l’impresa costituì una svolta epocale per la Russia: sviluppò la Marina, l’oceanografia, le scienze naturali e umane, la conoscenza dell’Oceania (...) incidentalmente ci fu anche una motivazione militare, la riconquista di Sitka… 

I leaders dell'impresa  

Deus ex machina dell’eccezionale impresa è il giovane tenente Johann von Kruzenstern (1770-1846). Ha origini germanico-estoni e addestramento inglese (...) 

Tornato in Russia, nel gennaio del 1802 presenta una memoria al Conte Rumiantsov e all’Ammiraglio Mordvinov, Ministri del Commercio e della Marina. È accettata e raccomandata allo Zar. Kruzenstern scriverà come: “i vantaggi sarebbero infinitamente più grandi se dalle isole o dalla costa americana portassimo le merci direttamente a Canton. Propongo che due navi siano inviate da Cronstadt all’America, con ogni tipo di materiale necessario alla costruzione e all’allestimento di navi, fornendo valenti carpentieri, operai, un insegnante di navigazione" (…) 

Le navi da acquistare sono individuate in Inghilterra. Vi si raccoglierà il fior fiore della marineria russa. Ammiraglia è la Nadezhda, al comando di Bellingshausen, mentre la Neva è comandata da Urey Fyodorovich Lisianski (1773-1837), russo d’origine ucraina, la cui “storia di vita” è l’esatta copia di quella del capo-spedizione. 

Le due navi salpano per il loro giro intorno al mondo

 Dal libro di Lisianski: “[Kronstadt] 7 agosto 1803 alle 10 iniziamo il nostro viaggio intorno al mondo” (...) 

Capo Horn e isola di Pasqua

Doppiato Capo Horn, si perdono nella densa nebbia.  “La Neva procede sola per l’Isola di Pasqua e alle undici del mattino del 16 aprile l’abbiamo davanti a noi. Dopo aver fatto un giro della costa meridionale, osservai la parte occidentale dell’isola e, ad una distanza di circa tre miglia, riconobbi Cook’s Bay, certamente un buon posto per ancorarvi (…) 

Polinesia (isole Marchesi e Hawaii)

Il 10 maggio raggiungiamo all’alba la parte meridionale di Noocahiva (…) Considerando il buon temperamento degli abitanti dell’isola [Nukuhiva, Marchesi] ci riesce difficile credere che siano cannibali”. Qui le navi si ricongiungeranno, mentre alle Hawaii le loro rotte andranno a diversificarsi volontariamente (...)

Giappone

Il 26 settembre 1804 la Nadezhda giunge a Nagasaki, dove equipaggio e diplomatici per cinque estenuanti mesi attenderanno di incontrare l’Imperatore giapponese, che rifiuterà persino i regali dello Zar (...). 

Kamchatka (Russia) e Canton (Cina)

(...) Nuovamente nel porto della Kamchatka, [la Nadezhda] salpa quindi definitivamente per l’Europa il 23 settembre. Arrivando a Canton due giorni prima della Neva con le sue pellicce caricate a Sitka e Kodiak: “3.000 pelli di lontre, 150.000 pelli di foche e molte altre merci per un valore totale approssimativo di 460.000 rubli”. Nel febbraio del 1806 le navi salpano dal porto cinese (...) 

L'aarivo a Kronstadt (San Pietroburgo)

La Neva raggiungerà Kronstadt il 22 luglio 1806, la Nadezhda il 7 agosto.  

Da: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO.   NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA. PARTE II: XIX SECOLO 

E-Book, versione cartacea a colori e in bianco e nero, I e II ediz., 165 pp, 31 note, 150 immagini, di cui 75 a colori (24 sono dell'A.)

E-Book
https://www.amazon.it/dp/B079ZMVGQL



Versione cartacea colori, I ediz.
https://www.amazon.it/dp/1980379076


Versione cartacea bianco e nero, I ediz.
https://www.amazon.it/dp/1980405522

Versione cartacea colori II ediz.
https://www.amazon.it/dp/1095176285


Versione cartacea bianco e nero II ediz
https://www.amazon.it/dp/1095236547

 Per quanto riguarda l'ex America Russa (Alaska) vedi:



venerdì 2 agosto 2024

182. Sir Francis Drake 1544-1596, il “pirata” per antonomasia; Uno dci quaranta ladroni o "cani del mare" della Regina Elisabetta I; La Golden Hind, la nave ammiraglia di Drake; Il dragon, terrore degli spagnoli, per secoli spauracchio per i bambini; La distruzione dell’Invencible Armada, 1588; Gli intellettuali spagnoli gli portano rispetto; Un perfido epitaffio spagnolo. DA: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO. NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA. PARTE I: XIV-XVIII SECOLO

 

. La poppa della replica della Golden Hind, la nave ammiraglia di Sir Francis Drake, Londra (© Franco Pelliccioni)

Premessa

Per molti anni (dal 1995 al 2012) ho collaborato alla storica Rivista Marittima, pubblicando anche un supplemento sull’isola di Creta, oltre che al Notiziario della Marina. Inoltre sono stato onorato più volte dei Patrocini che lo Stato Maggiore della Marina Militare mi ha concesso per le ricerche condotte in Atlantico (tra il 1982 e il 1998), nell’ambito del mio Programma sulle Comunità Marittime dell’Atlantico del Nord.

Il titolo della trilogia

Non posso non riconoscere come il titolo scelto per questa trilogia di Grandi Navigatori sia indubbiamente “accattivante”... 

Me lo ha infatti suggerito il famoso film plurioscar Master and Commander, Sfida ai Confini del Mare (2003), con Russell Crowe come attore protagonista.

(...) In realtà sia Master che Commander sono due ben noti termini della marineria, non solo britannica. 

Designano chi, a bordo, dispone di un’autorità pressoché assoluta su nave ed equipaggio. 

Per la prima volta furono utilizzati assieme intorno al 1670. 

Quando si trattava di comandare grandi navi, che non potevano essere assegnate ad un Luogotenente, ma nel contempo non erano così imponenti da metterle agli ordini di un post-captain (Capitano).

Poiché erano navi da guerra dotate di non più di 20 cannoni, a bordo delle quali il Master & Commander era responsabile, sia della navigazione, che della condotta di eventuali scontri navali (...) 

Cosa c'è nel libro

Il primo volume si interessa ai Navigatori che, dal XIV secolo fino alla soglia del secolo XIX, si spinsero ai “confini del mondo” per esplorare ulteriori rotte marittime e ricercare altre terre e nuovi continenti. Ecco i loro nomi: Cheng Ho (Zheng He), 1371-1424, lDom Henrique (“Enrico Il Navigatore”), 1394-1460 3. Giovanni Caboto, 1450?- 1498,  Bartolomeo Díaz, 1450-1500,  Gaspar Corte-Real, ca. 1450-1501,  Amerigo Vespucci, 1454-1512   Jacques Cartier, 1491-1557 Sir Francis Drake, 1544-1596, John Davis, 1550-1605, Henry Hudson, 1570-1611, Samuel De Champlain, ca. 1570-1635,  Abel Tasman, 1603-1659,  Jacob Roggeveen, 1659-1729,  James Cook, 1728-1779  (A bordo dell’Endeavour, la nave del primo viaggio nel Pacifico di Cook), George Vancouver, 1757- 1798.
....

Sir Francis Drake 1544-1596, il “pirata” per antonomasia 

(...) Ma chi era Francis Drake (Tavistock, Devonshire, 1544 - mare di Portobelo, 1596)? 

Un pirata, senza dubbio! 

Che, però, assomigliava molto da vicino ad un corsaro... 

Anche se, come ho già ricordato, non possedeva una lettera di marca della Regina. 

Ma era anche un gentleman e uno dei favoriti della “Regina-vergine”, che lo proclamerà “primo gentiluomo del regno”. 

Inoltre era uno straordinario comandante di nave, un saccheggiatore, un abile stratega navale, un affabile interlocutore internazionale, un appassionato di pittura (usava decorare il proprio diario di bordo).

 Ma era ancora altro: un astuto procacciatore di tesori per il reame e un coraggioso. 

Possedeva un’educazione cavalleresca. 

Era colto. 

Uno dci quaranta ladroni della Regina, alias "cani del mare" 

Faceva infine parte dei “quaranta ladroni” della Regina d’Inghilterra.

 Poiché “la Regina ha molta simpatia per quella razza di banditi” . Anche se poi “la storia li definisce con un termine più espressivo: “i cani del mare” (sea dogs)”. 

Un gruppo di avventurieri attivo tra il 1560 e il 1605, un po’ pirati, un po’ schiavisti. 

Il cui leader era il cugino John Hawkins di Plymouth. 

La Golden Hind, la nave ammiraglia di Drake

Inoltre sull’Ammiraglia, cioè la Hind, c’era sempre della bella musica suonata da trombe e violini. 

Si portavano in tavola servizi d’oro e d’argento. Insomma, tutto attorno a lui c’era il lusso… 

Il dragon, terrore degli spagnoli, per secoli spauracchio per i bambini 

L’odio mortale di Drake nei confronti degli spagnoli Drake per gli spagnoli rappresentò un vero e proprio spauracchio. 

Anche dopo la sua scomparsa. 

Addirittura nei secoli successivi. 

Specie per i bambini, per il quali il dragòn era un po’ come l’«uomo nero». 

Mentre per gli spagnoli adulti El Draque rappresentò un autentico terrore. 

 A Vera Cruz, nel 1567-68, gli iberici avevano assalito a tradimento lui e Hawkins. 

Uccidendo e catturando metà dei loro uomini. 

Affondando quasi tutte le navi inglesi, meno le due sulle quali riuscirono fortunosamente a sfuggire.  

Fu allora che Drake giurò vendetta! 

Perseguendo gli spagnoli sia in mare, che per terra. 

Fino ad arrivare nel 1588 al suo spettacolare trionfo.

La distruzione dell’Invencible Armada, 1588 

Quando era vice ammiraglio della flotta inglese al comando di Lord Howard: la completa distruzione dell’Invencible Armada, in procinto di invadere l’Inghilterra. 

Oltre tutto un anno prima (1587) aveva compiuto un attacco preventivo al porto di Cadice. 

Nel corso del quale diede alle fiamme 30-40 navi spagnole e i cantieri navali. 

Non prima di averne svuotato i ricchi depositi. 

D’altronde va anche aggiunto come fu proprio la sua precedente attività piratesca ad agire da detonatore alla lunga guerra anglo-spagnola (1585-1604). 

Perfino gli intellettuali spagnoli gli portano rispetto 

Il drammaturgo e poeta Lope de Vega y Carpio, ad esempio, per celebrare la sua morte gli dedicherà un poema epico, Dragontea, con un sonetto laudatorio del de Cervantes… 

Un perfido epitaffio spagnolo

Anche se nell’immediatezza della ferale notizia (morte per dissenteria) per lui aveva scritto un perfido epitaffio: “crudele belva, riposerai per sempre in una fossa di orribili bestie: fuori della porta di Gerusalemme, fuori dal tempo, senza scudi e trofei. E che ti piangano solo i muti pesci! Che rosicchino la tua cuccetta sprofondata negli abissi [fu sepolto in mare]. Che si attacchino al cuore stesso del legno, per assaporare le tue misere ossa” .

Da: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO. NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA. PARTE I: XIV-XVIII SECOLO

E-Book, versione cartacea di grande formato (16,99 x 24,4) a colori e bianco e nero, I e II ediz., 170 pp, 32 note, 130 immagini, di cui 101 a colori (38 dell'A.)

E-Book
https://www.amazon.it/dp/B077LVJGGJ


Versione cartacea bianco e nero, I ediz. 

https://www.amazon.it/dp/1973386313

Versione cartacea a colori, I ediz
https://www.amazon.it/dp/1973354330

Versione cartacea colori, II ediz

https://www.amazon.it/dp/1791931529
 
Versione cartacea bianco e nero, II ediz. 


181. ATTRAVERSO IL DESERTICO SKEIÐARÁRSANDUR, UNA DELLE REGIONI PIÙ REMOTE DELL’ISLANDA; LE SPEDIZIONI GEOLOGICHE E GLACIOLOGICHE DELL'UNIVERSITÀ DI NOTTINGHAM (1952, 1953,1954, 1987). Da: AI CONFINI D’EUROPA. VIAGGIO-RICERCA NELL’ISLANDA DEI VULCANI, DEI GHIACCIAI, DELLE SAGHE, DEL MONDO VICHINGO

. L’attraversamento a guado di un fiume. Dovevano essere come questi i vatnahestar dello Skaftafell, i famosi “cavalli d’acqua” menzionati dal glaciologo Ives (Incisione di F.W.W. Howell, 1893)


Coa c'è nel libro

Nelle pagine di questo libro non ci faremo mancare proprio nulla. 

 Scopriremo, così, l’esistenza di un mostro omologo allo scozzese Nessie, come di pericolosissimi passi montuosi da superare. 

“In diretta” attraverseremo in automobile il remoto e desertico centro dell’Islanda, passeggiando poi, un brivido dopo l’altro (non solo per il continuo passare dal gelo al caldo), nel cratere di un vulcano capace di eruttare in qualsiasi momento. 

Organizzeremo una mini-spedizione nel lunare vulcano Askja, dove apprenderemo della passata presenza degli astronauti dell’Apollo, come di misteriose sparizioni. 

Ci imbatteremo in una Pompei in miniatura, la fattoria di Stöng dissepolta dalla cenere eruttata nel 1104 dall’Hekla e di come un’ascia ereditata, che era appartenuta al suo antico bóndi, abbia realizzato dall’altra parte dell’Atlantico, a distanza di circa duecento anni, le rune che decenni prima avevo osservato all’interno della straordinaria tomba ipogea di Maeshowe. 

Lasceremo l’antica fattoria di Núpsstaður, non come si è sempre fatto per secoli, cioè a dorso di un pony islandese e con l’aiuto delle guide della fattoria, e attraverseremo lo Skeiðarársandur, un'immensa pianura alluvionale (sandur) “tra le aree maggiormente desolate del mondo abitato”.

Si deve attraversare il desertico Skeiðarársandur, una delle regioni più remote dell’Islanda, per giungere a Skaftafell, la porta d’accesso al più grande ghiacciaio d'Europa, il Vatnajökull

Basta solo dare un rapido sguardo ad una cartina per rendersene immediatamente conto. 

Poiché quell'immensa macchia bianca, indice dell'esistenza di un ghiacciaio, non può non balzare agli occhi. 

In effetti nel sud dell'isola c’è quello più grande d'Europa: ben 8300 Kmq di ghiaccio, pari alla superficie dell'Umbria. 

Un'immensa massa gelata che rispecchia, forse qui più che mai, il cliché della "Terra del Ghiaccio e del Fuoco". 

E sì, perché il Vatnajökull ("ghiacciaio d'acqua") sotto la sua spessa coltre bianca nasconde, oltre alla montagna più alta dell'Islanda, ben più di un vulcano. 

Praticamente tre sono quelli principali situati sotto i ghiacci. Oltre agli usuali sistemi di fessure. 

Lo Skeiðarársandur 

Un terreno fino ad allora percorso dai coraggiosi viaggiatori, che lo attraversavano in sella ai forti ponies islandesi, servendosi soprattutto delle guide della fattoria di Núpsstaður. 

Come per secoli si era sempre fatto per poter arrivare nell'est, dall’altra parte dell'isola, seguendo il profilo costiero. 

Viaggiatori che, non volendo sobbarcarsi l'alternativo giro settentrionale lungo 1100 Km, sfidavano spesso la sorte effettuando l'infido attraversamento. 

Reso ancora più temibile, se possibile, da venti violenti e tempeste di sabbia o neve in ogni mese dell'anno... 

Le spedizioni geologiche e glaciologiche dell'Università di Nottingham (1952, 1953,1954, 1987)

Con ancora maggiore forza si esprimerà nel 1991 l’inglese Ives, che questa regione conosce bene. 

Per motivi scientifici c’è stato almeno quattro volte: come studente undergraduate (BA in Geografia) dell’Università di Nottingham e leader di una spedizione geologica e glaciologica composta da colleghi e due docenti nel lontano 1952, 1953, 54, la quarta volta nel 1987: “oggi la costa sud-orientale dell’Islanda, dalla vecchia fattoria di Núpsstaður (...) fino alla prospera cittadina portuale di Höfn i Hornafjördur, potrebbe essere considerata tra le aree maggiormente desolate del mondo abitato

Qui una stretta, irregolare e accidentata striscia di terra, circa 120 km da ovest ad est e ampia tre chilometri, tra il grande ghiacciaio del Vatnajökull e il grigio Atlantico, dà asilo in fattorie sparse a poche centinaia di islandesi” 

La fattoria di Núpsstaður

La fattoria di Núpsstaður appartiene alla stessa famiglia dal 1730. 

E nell'antica fattoria in torba, con stalle e piccoli magazzini dai tetti in erba, della famiglia Jonsson - una delle poche esistenti in Islanda - di Núpsstaður ("tenuta della chiesa del picco"), sovrastata dall'imponente picco del Lómagnúpur (770 m), è un must visitare la chiesetta parzialmente datata al XVII secolo, riconsacrata nel 1961 e restaurata dal Þjóðminjasafnið Íslands (il Museo Nazionale), che nel 1930 la dichiarò antico monumento protetto. Scoprendo, inoltre, che sul retro c’è il cimitero della famiglia Jonsson.  

Da questa fattoria oggi, grazie alla Ring Road, ha inizio il mio attraversamento del più grande dei sandur meridionali (circa 1000 Kmq di fango, sabbia e ghiaia), nella regione quasi completamente desertica dell’Austur-Skaftafellssýsla, dove c’è il concreto rischio di venire attaccati, nel caso si ritengano minacciati, dai grandi e aggressivi stercorari (Stercorarius skua), che qui hanno uno dei luoghi preferiti di riproduzione. 


Da: AI CONFINI D’EUROPA. VIAGGIO-RICERCA NELL’ISLANDA DEI VULCANI, DEI GHIACCIAI, DELLE SAGHE, DEL MONDO VICHINGO

E-Book, versione cartacea a colori e in bianco e nero, I e II ediz., 297 pp., 150 note, Bibliografia, Mini-Glossario geografico, 346 immagini, di cui 304 a colori (284 sono dell'A.)

 


Versione cartacea a colori I ediz.: https://www.amazon.it/dp/1520685890

Versione in bianco e nero I ediz. https://www.amazon.it/dp/1520757409

Versione a colori, II ediz. https://www.amazon.it/dp/1790378923

Versione bianco e nero, II ediz. https://www.amazon.it/dp/1790468795

...

TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.


...


giovedì 1 agosto 2024

180. LA "GEOGRAFIA DELL'IMMENSO; "LE "TERRE STERILI"; ARCIPELAGHI, ISOLE, GOLFI, BAIE, STRETTI: DOVE IL "CAOS" GEOGRAFICO REGNA SOVRANO; ALLA RICERCA DEL PASSAGGIO; LA SCOPERTA DEGLI ACCESSI AL PASSAGGIO: LE "PORTE" OCCIDENTALI E ORIENTALI. DA: TRA I GHIACCI DEL PASSAGGIO A NORD-OVEST. PROLOGO AD UNA RICERCA ANTROPOLOGICA TRA GLI INUIT DELL’ARTICO CANADESE

 

 L’Erebus e la Terror [le due navi di Franklin] tra i ghiacci della banchisa di Pierre Eugène Grandsire,  Le Tour du Monde, 1860

Per quasi quaranta anni mi sono occupato del Passaggio a Nord-Ovest. 

Scrivendo articoli, capitoli di libri e comunicazioni scientifiche, sia sul Grande Nord americano, che sugli intrepidi esploratori e navigatori europei che, spesso al prezzo di inenarrabili sacrifici, compresa la stessa loro vita, per secoli hanno cercato di scoprire una via, che li portasse verso l’Asia. 

Mi sono interessato a regioni intere, a luoghi in seguito divenuti storici, ma anche agli Inuit, perfino ai Vichinghi! 

A volte scendendo nei dettagli e nel particolare. 

Sempre tenendo bene in mente, però, il quadro complessivo. 

La cui cornice sul lato inferiore è delimitata dalle coste dell’Artico canadese. 

La "Geografia dell'immenso"

Oltrepassando le quali si accede all’interno, in una geografia dell’«immenso», caratterizzata da terre emerse pressoché prive di ogni specie di vita, ma cosparse a piene mani di fiumi, laghi ed acquitrini. 

Lande sferzate spesso dai blizzards e da tempeste di neve. 

Le "Terre Sterili"

Non a caso la regione ad occidente della Baia di Hudson, il Keewatin, nella lingua degli indiani Cree significa: “il luogo dove soffia il vento”. 

Poiché è parte integrante delle Barren Grounds, le “Terre Sterili”. 

Più di mezzo milione di miglia quadrate di “pianure ondulate, punteggiate di laghi, interrotte qua e là da catene di vecchie colline logore (...) 

Arcipelaghi, isole, golfi, baie, stretti: dove il "caos" geografico regna sovrano 

Gli altri tre lati della cornice racchiudono, invece, arcipelaghi e gigantesche isole, isolotti e penisole, golfi e baie, canali e stretti, quasi sempre tutti ghiacciati. 

Quindi percorribili solo per brevi periodi dell’anno. 

Ciò almeno fino all’accelerazione del cambiamento climatico di questi ultimi decenni. 

Alla ricerca del Passaggio

Nella ricerca del Passaggio si cimenteranno i protagonisti più diversi, formando uno straordinario e variegato mondo di esploratori e navigatori. 

Tutti loro, gradatamente, faticosamente, molto lentamente, avanzando o retrocedendo, tassello dopo tassello disveleranno la Geografia del Grande Nord americano. 

Riuscendo, infine, ad individuare l’intero itinerario di un Passaggio ricercato fin dall’epoca (fine del XV secolo) dei Caboto, Giovanni e Sebastiano. 

Anche se bisognerà aspettare ancora sei lunghissimi secoli. 

La scoperta degli accessi al Passaggio: le "Porte" Occidentali e Orientali

I molteplici tentativi esperiti nel tempo contribuiranno a far sì che alcune sue parti diventassero note come le “Porte” Occidentali e Orientali. 

Ma il vero problema consisterà soprattutto nel saper raccordare correttamente la rotta tra l’una e l’altra…. 

Cosa c'è nel libro

Il libro contiene una galleria di 21 protagonisti dell’esplorazione (e dell’antropologia) andati alla scoperta del Passaggio a Nord-Ovest, ma anche a disvelare la geografia fisica e antropica di un mondo fatto soprattutto di ghiaccio. 
Quattro di essi si misero a ricercare le evanescenti tracce lasciate dalla grande spedizione Franklin, misteriosamente scomparsa nella metà del XIX secolo. 
Ecco i loro nomi: Giovanni Caboto, Gaspar Corte-Real, Sir Francis Drake, John Davis, Henry Hudson, Samuel de Champlain, James Cook, George Vancouver, John Ross, William Edward Parry, Sir John Franklin, Elisha Kane, Robert McClure, Sir Francis Leopold Mc Clintock, John Rae, Otto Sverdrup, Roald Amundsen, Donald Baxter Macmillan, Peter Freuchen, Knud Rasmussen, Vilhjalmur Stefansson, 
Il volume include numerosi riferimenti ad altre 38 figure, non tutte di secondo piano. 
 Mi è sembrato infine opportuno inserire alcune osservazioni e fotografie tratte dal mio diario di viaggio, nonché dal ricco materiale etno-antropologico raccolto nel 1983, nel corso della mia ricerca effettuata in sei comunità Inuit . 
Un complesso lavoro sul campo, che mi ha condotto in quattro punti nevralgici del Passaggio.

Da: TRA I GHIACCI DEL PASSAGGIO A NORD-OVEST.        Prologo ad una ricerca antropologica tra gli Inuit dell’Artico canadese
 
E-Book, Versione cartacea a colori e in bianco e nero
di grandi dimensioni (16,99 x 24,4) 237 pp., 212 foto (47 sono dell'A.), 143 note.
E-Book: https://www.amazon.it/dp/B09X5DW3HK

Colori: https://www.amazon.it/dp/B09ZB7794T

Bianco e nero  https://www.amazon.it/dp/B09ZCS95LJ

La versione cartacea ha 37 pagine e 32 foto in più di quella digitale. In parte dovuti alla diversa impaginazione (i capitoli iniziano sempre sulla destra). Ma anche al fatto che ho inserito un’APPENDICE, che non c’è nell'E-Book: Ludvig Mylius-Erichsen, Peter Freuchen, Alfred Wegener e la prima automobile tra i ghiacci artici, Nella spedizione della Danimarca nel nord-est della Groenlandia (...)

...

TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.


 

mercoledì 31 luglio 2024

179. IL RAID AUTOMOBILISTICO CITROEN IN ASIA. LA CROCIERA GIALLA 1931-32: SULLE TRACCE DI MARCO POLO, LUNGO LA VIA DELLA SETA; LA FORZOSA MODIFICA DEL PROGETTO PREVEDE DI SUPERARE L'HIMALAIA; GILGIT; SI ARRIVA AI 4.200 M DI QUOTA. Da: GRANDI RAIDS AUTOMOBILISTICI DELLA STORIA: QUANDO L’AVVENTURA SI FA LEGGENDA. LA PECHINO-PARIGI E LE “CROCIERE” CITROËN, TRA AFRICA, ASIA E AMERICA DEL NORD

 Verso i 4.200 m d’altezza della catena occidentale dell’Himalaia 

Cosa c'è nel libro:

La prima parte è monotematica. 

LA PECHINO-PARIGI  1907

Tratta della leggendaria corsa automobilistica Pechino-Parigi di inizio XX secolo (1907). 

Scaturita, agli albori dell’automobilismo, da un’inverosimile scommessa lanciata attraverso le pagine di un giornale parigino. Si cercano persone temerarie in grado di fare 16.000 chilometri tra Europa e Asia sulle loro macchine tonanti. 

 Aprendosi la via attraverso montagne, deserti e foreste. 

Una scommessa che vedrà protagonisti gli italiani Scipione Borghese e Luigi Barzini senior. 

Le quattro crociere Citroën (1922-1934) effettuate tra Africa, Asia, Nord America

 La seconda si occupa dei quattro raids automobilistici ideati dal fondatore della casa automobilistica francese Citroën nell’arco di una dozzina d’anni (1922-1934), effettuati tra Africa, Asia, Nord America. 

Raids ufficialmente chiamati con i nomi delle località o delle regioni raggiunte. In un secondo tempo quelle straordinarie imprese, ben presto entrate di diritto nella leggenda, saranno denominate Crociere. Dopo aver osservato come si muovevano i semicingolati (autochenilles) Citroën impiegati. 

Autoveicoli che ondeggiavano, attraverso le sabbie di uno dei più terribili deserti sahariani, con movenze assai simili a quelle di un incrociatore in navigazione nelle burrascose acque del mare o di un oceano…

...

LA CROCIERA GIALLA

(...) Ma al “testimone” non sarà sufficiente l’ulteriore “traguardo” realizzato per potersi dichiarare più che soddisfatto. Nel 1931-32 lo si affiderà ai leaders di un nuovo raid che, tra parentesi, sono sempre gli stessi: Haardt e Audouin-Dubreuil. 

Ai quali in Cina e in Afghanistan si aggiungeranno, tra gli altri, il grande teologo e scienziato Teilhard de Chardin e l’archeologo francese Hackin, che ha scavato nella valle di Bamiyan, nota per i grandiosi Buddha scolpiti nella roccia. 

Questa volta il raid avrà anche la straordinaria opportunità di snodarsi lungo vie storiche e leggendarie. 

Poiché percorrerà la più che millenaria Via della Seta e la pista seguita in Afghanistan da Alessandro Magno. 

Inoltre le macchine dovranno essere in grado di “scalare” l’Himalaia, integre o, magari, “pezzo dopo pezzo”! 

Per giungere fin nel Sinkiang cinese. 

In una pericolosissima Cina, in preda alla guerra civile, a sanguinose rivolte etnico-religiose, al dilagante banditismo, al caos imperante, dentro il quale allegramente sguazzano diversi “Signori della Guerra”! 

...

Con il progetto originario si doveva percorrere la Via della Seta

(...) Nel 1928 si comincia ad accarezzare l’idea di aprire alla circolazione automobilistica l’antica e remota Via della Seta, sulle tracce di Hsüan-tsang (Xuanzang), monaco buddista del VII secolo, e di Marco Polo (XIII secolo). 

 Così da “collegare” il Mediterraneo al Mar della Cina. 

Il progetto entusiasma per l’estrema audacia e riceve l’incondizionato appoggio di Citroën, che scrive: “la carta dell’Asia colpisce l’uomo dell’Occidente per la sua massiccia densità, per la sua opacità, dove la vita umana sembra affluire verso le zone periferiche, escludendosi dall’epicentro, che non è che una vasta depressione desertica”.

La forzosa modifica del progetto prevede, invece, di superare l'Himalaia!

(...) Il progetto va quasi subito incontro ad una modifica non indifferente… 

 Sul finire del 1930 l’URSS non rinnova per il nuovo anno l’autorizzazione già concessa (...) 

Va perciò scartato il Turkestan occidentale (russo) e l’Himalaia deve essere superata, non dal Pamir, bensì dal Kashmir, attraverso il Passo di Valkhdjir (5.000 m). 

Questi sono anni assai difficili: nel 1929 c’è stata la crisi mondiale, la guerra sino-giapponese è in corso, c’è la rivoluzione in Afghanistan, dissidenza e banditismo sono endemici nel Sinkiang.

La via di Gilgit (attuale Pakistan)

(...) Un accampamento è innalzato ai piedi della via di Gilgit (nell’attuale Pakistan), sorta di mulattiera, che oltrepassa la catena montuosa. 

Al di là c’è Kashgar e il Sinkiang.

Haardt ha scommesso con se stesso che porterà le auto fin lassù, ma ritiene che solo due siano in grado di farcela (...) 

Mentre la vettura TSF (il telegrafo senza fili, che trasmette in Morse) rimarrà sul posto per collegarsi con il gruppo Cina. 

Si formano tre gruppi

Successivamente vengono formati tre gruppi di cinque uomini ciascuno. 

Il primo è incaricato di sistemare la pista, talvolta non più ampia di 1,20 m, mentre la larghezza delle vetture è di 1,50 m... 

Il secondo deve ricongiungersi con il primo con le due autochenilles alleggerite. 

Il terzo chiude la marcia e stabilisce i vari contatti con la sua postazione T.S.F.

Si arriva a 4.200 m di quota

(..) Barcollando ed ansimando le vetture transitano ad oltre 4.200 m di quota. 

Anche se un muro roccioso alto 300 m improvvisamente ne impedisce la discesa! 

Vanno smontate le macchine!

Saranno perciò smontate… 

Il 4 agosto Haardt decide che solo una vettura sarà in grado di proseguire. 

Così fa sezionare l’altra che, messa in una cassa, è inviata a Parigi. Perciò a Gilgit faranno il loro ingresso uomini spossati e un’auto danneggiata! 

Da: GRANDI RAIDS AUTOMOBILISTICI DELLA STORIA: QUANDO L’AVVENTURA SI FA LEGGENDA. LA PECHINO-PARIGI E LE “CROCIERE” CITROËN, TRA AFRICA, ASIA E AMERICA DEL NORD

(E-Book e versione cartacea in bianco e nero - seconda edizione riveduta, corretta e aggiornata -, 113 pp., 81 note, 105 immagini)



https://www.amazon.it/dp/B01LXYSS4A




https://www.amazon.it/dp/B09LGRPW17

178. NEL FORTE DI TISAVAR, AI CONFINI DELL'IMPERO ROMANO, DOVE GLI EXCUBITORES SCRUTAVANO L'IMMENSITA' DEL "NULLA", PRONTI A RESPINGERE GLI ATTACCHI DEI BARBARI. Da: DAL TELL AL SAHARA. VIAGGI IN TUNISIA, TRA LE TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE DEL PASSATO E CULTURALI ARABO-BERBERE-ISLAMICHE ODIERNE


L’arco attraverso il quale si accede al forte di Tisavar 
(© Franco Pelliccioni)

Cosa c'è nel libro: 

PARTE PRIMA 

DALLE SPONDE DEL MEDITERRANEO AL SAHEL SAHARIANO 

1.PREAMBOLO: DAL “SAHARA ALGERINO” AL SAHARA TUNISINO. VIAGGI VIRTUALI E REALI NEL MAGHREB; 2. INTRODUZIONE AL PAESE; 3. LA MEDINA DI TUNISI, CON I SUOI PIÙ DI SETTECENTO MONUMENTI STORICI, PATRIMONIO MONDIALE DELL’UMANITA’; 4. NEL MUSEO NAZIONALE DEL BARDO DI TUNISI Il "TEMPIO" MONDIALE DEL MOSAICO ROMANO; Breve cronologia del Museo; La visita; 5.CARTAGINE; La visita; 6. SIDI BOU SAÏD; 7. MONASTIR TRA ANTICO E PRESENTE: DALL'ENIGMA DI UN NOME ALLA RICOMPARSA A SORPRESA DI UNA FORTEZZA PERDUTA; 8. LA “CITTA’ SANTA” DI KAIROUAN; 9. LA CITTA’ ROMANA DI THYSDRUS (EL-DJEM); 10. LA CITTA’ ROMANA DI SUFETULA (SBEITLA); 11. L’ISOLA DI DJERBA: OASI DI RIFUGIATI, TERRA DI INVASORI; La visita; 12. NEL SUD, TRA I VILLAGGI “INVISIBILI” DEI “BERBERI SCAVATORI” MATMATA;  Mareth; Gabès; Verso Matmata; 13. NELLA REGIONE DEGLI CHOTTS;  Introduzione; Douz; Kébili (e Ancienne Kébili); Nel Bled el-Djerid; L’OASI DI PIANURA DI TOZEUR; L’OASI DI PIANURA DI NEFTA 

PARTE SECONDA 

RITORNO NEL PAESE DEI GELSOMINI 

14. OASI DI MONTAGNA; Introduzione; Nello Chott el-Gharsa la Mos Espa, cittadina del deserto del pianeta Tatooine di Star Wars; Verso le oasi di montagna; 15. IL LÉZARD ROUGE DEI BEY DI TUNISI; Le ferrovie tunisine; 16. IL LUNGO VIAGGIO DEL FOSFATO TUNISINO: DAL TRIANGOLO MONTUOSO AL CONFINE CON L’ALGERIA AL PORTO DI SFAX, PASSANDO PER L’ANTICA CAPSA ROMANA; 17. I KSOUR, LE ROCCAFORTI BERBERE DEL GRANDE SUD TUNISINO; Medenine; Ksar Haddada; Tataouine; Chenini; 18. PERCORRENDO LA REGIONE DOVE SI COMBATTE’ LA “GUERRA DEL DESERTO”; 19. INCURSIONE TRA LE SABBIE DEL SAHARA, AI CONFINI MERIDIONALI DELL’IMPERO ROMANO, IL LIMES IMPERII; Ksar Ghilane; 20. NEL FORTE ROMANO DI TISAVAR; I romani e il Limes Tripolitanus; 21. APPENDICE;   1. VIAGGIATORI IN TUNISIA TRA IL XVII SECOLO E LA FINE del XIX;   2. VIAGGIATORI IN TUNISIA TRA LA SECONDA META’ DEL XIX SECOLO E L’INIZIO DEL XX; 22. BIBLIOGRAFIA SELEZIONATA

... 

I FORTI ROMANI A PROTEZIONE DEL LIMES

"Abbiamo già visto come spesso villaggi e centri tunisini si siano sviluppati dai forti posti lungo le regioni di confine dell’Impero romano: quelli lungo la via che, da Tébessa (Theveste) in Algeria, portava a Gabès (Tacapae), cioè le oasi di montagna di Chebika (Ad Speculum) e Tameghza (Ad Turres); Nefta (Aggasel Nepte) e Tozeur (Thusuros); infine Turris Tamalleni, nei pressi di Telmine, lungo la strada che conduce al Bled el-Djerid. 

 Il forte romano di Tisavar, a Ksar Ghilane, è comunque un’altra cosa. 

Poiché è giunto pressoché intatto fino a noi, attraverso due millenni di storia! 

Protetto dall’eccentrica posizione geografica e dalla localizzazione ai margini del Grande Erg Orientale. 

Nel profondo sud della Tunisia rivestiva una notevole importanza strategica. 

Da qui i militi della III Legio Augusta erano sempre in allerta, per un eventuale arrivo dei barbari. 

 La Provincia dell’Africa, assieme a Numidia (Algeria) e Mauretania, faceva infatti parte dell’Impero romano. 

OCCUPAZIONE DEL FORTE DA PARTE DELLA LEGIONE STRANIERA FRANCESE 

E il luogo era così importante che, ancora molti secoli dopo, sarà utilizzato da una diversa formazione di Legionari: quella “straniera” francese, per prevenire gli attacchi dei predoni del deserto!

FONDAZIONE DEL CASTRUM DI TISAVAR

 Il castrum di Tisavar fu uno dei primi ad essere fondato in un punto strategico del deserto (...)

Il forte ha dimensioni relativamente modeste: mura alte non più di tre metri, una costruzione centrale e ambienti lungo il perimetro. 

In piccolo costituisce un eccezionale “modello” dei forti, edificati dai romani ai loro confini. 

 Se durante i primi due secoli d. C. i romani si dedicarono maggiormente a controllare gli affari tribali, come i percorsi annualmente seguiti dai pastori transumanti con il loro bestiame verso le fertili regioni costiere del Tell, in seguito bisognerà continuamente sorvegliare una frontiera militare, per prevenire i sempre possibili attacchi dei nomadi. 

 I soldati non si limiteranno, comunque, a presidiare i confini, ma cercheranno di esplorare le terre poste al di là del Limes (speculatores). 

Effettuando numerose spedizioni punitive per dominare e proteggere il traffico delle carovaniere transahariane. 

DALL'ALTO DELLE SUE MURA, GLI EXCUBITORES GIORNO E NOTTE  SCRUTANO  L'IMMENSITA DEL "NULLA",  LE GIGANTESCHE DUNE SABBIOSE SAHARIANE DEL GRANDE ERG ORIENTALEPRONTI A RESPINGERE GLI ATTACCHI DEI PREDONI 

 Dall’alto delle mura di Tisavar cerco di immaginare quale possa essere stato l’animo degli excubitores, i legionari di sentinella, che di continuo scrutano l’orizzonte alla ricerca di lontani e quasi impercettibili movimenti sospetti. 

 Laggiù, tra le immense dune in eterno, seppure impercettibile, movimento, sotto i dardi di un sole implacabile, 

Sforzandosi di captare ogni minimo e pur insignificante suono, che ondeggi nell’etere. 

Aspettando pazientemente in armi l’eventuale arrivo delle bande di nomadi razziatori. 

I “barbari”, che in ogni momento possono avvicinarsi con rapidità. Colpendo con la potenza di un maglio. 

Uccidendo e depredando. 

Per poi altrettanto fulmineamente sparire nell’infinità delle sabbie…

 Anche perché in caso di un massiccio attacco i legionari del forte non sarebbero stati in grado di fronteggiarlo da soli. 

 Nelle lunghe e rigide notti è invece la paura, nascosta accuratamente dentro di loro, che con il suo manto nero li assedia giorno dopo giorno, a fare da padrona e sovrana. 

Perché gli spiriti [djnoun] malvagi, forse acquattati nella più buia delle oscurità, possono venire attratti, come improbabili falene, dalla luce delle torce accese sugli spalti. 

Magari stanno già attendendo solo il momento giusto per l’incursione… 

Del resto è durante le notti che più facilmente si può essere tratti in inganno da suoni, che potrebbero essere forieri del fulmineo e letale sopraggiungere, dall’immensità del Nulla, dei predoni!"

Da: DAL TELL AL SAHARA. VIAGGI IN TUNISIA, TRA LE TESTIMONIANZE ARCHEOLOGICHE DEL PASSATO E CULTURALI ARABO-BERBERE-ISLAMICHE ODIERNE

(178 pp., 198 immagini [164 sono dell'A.], di cui 179 a colori, 83 note, Bibliografia)


Versione cartacea a colori e in bianco e nero, II ediz.



...

TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.

lunedì 29 luglio 2024

177. LA CACCIA ALLE BALENE STORICA: INDIANI NOOTKA DELL’ISOLA DI VANCOUVER, COLOMBIA BRITANNICA, CANADA. DA: BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO. VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE

 

Indiano Nootka del Clayoquot Sound (costa occidentale dell’isola di Vancouver) mentre effettua un bagno cerimoniale prima della caccia alle balene, ca. 1910 (foto Curtis, Library of Congress)

"Nel corso del mio viaggio tra gli Indiani del Pacifico settentrionale, tra Colombia Britannica e Alaska sud-orientale, dalla costa orientale dell’isola di Vancouver ho avvicinato i celebri Kwakiutl (oggi Kwakwaka'wakw). 

Prima nell’isola Quadra, poi in quella del Cormorano (Alert Bay).

 Tralasciando la costa occidentale, dove si trovano gli insediamenti della tribù dei Nootka (dal 1979 Nuu-chah-nulth), noti come coraggiosi cacciatori di balene. 

Infatti, nonostante i loro villaggi siano localizzati all’esterno dell’Inside Passage, lungo una costa esposta a tutti i rigori oceanici, in un non lontano passato essi costituirono luoghi perfetti dai quali avvistare i cetacei, in occasione delle loro migrazioni.

 La cultura dei Nootka era quasi totalmente incentrata sulla caccia alle balene, che venivano uccise, sia per il grasso, che per la carne.

 Ed era un’attività così importante, da richiedere tutta una serie di rituali, da osservare scrupolosamente, prima e dopo ogni caccia: bagno cerimoniale, astinenza, preghiera. 

Rituali eseguiti sia dal capo, che aveva guidato la caccia, che da sua moglie. Poiché tali cerimonie erano considerate essenziali per il buon esito dell’impresa venatoria. 

Mentre la partecipazione dei singoli alla caccia, e alla successiva distribuzione di carne e grasso, dipendeva dallo status sociale di ogni singolo cacciatore.

La caccia alla balena rimaneva comunque un’impresa pericolosa.

 Poiché gli arpioni erano difficili da controllare, si doveva portare la canoa a fianco della balena per poter scagliare un colpo deciso; una volta colpita, la balena si dibatteva e si immergeva improvvisamente, perciò l’abilissimo marinaio Nootka doveva usare tutta la sua destrezza per evitare di essere sommerso. 

Le sacche di vescica della foca attaccate alle corde dell’arpione servivano come draghe per indebolire la balena, che veniva condotta il più vicino possibile alla riva prima di essere uccisa, dato che la si doveva poi trascinare al villaggio. 

Poiché non sarà stato certo facile trainare con una canoa un simile peso morto, la moglie del baleniere, nel villaggio, aveva il compito importante di attirare la “bella signora” verso la riva con preghiere rituali e forza di volontà (…) Una caccia riuscita procurava cibo più che sufficiente per un villaggio di medie dimensioni, perciò solitamente si concludeva con una festa a cui erano invitate anche le tribù vicine”.

DA: BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO.     VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE

(163 pp., 156 foto)

E-Book: https://www.amazon.it/dp/B0C446WJWH

versione cartacea a colori (“premium”) di grande formato: https://www.amazon.it/dp/B0C522JP54

versione in bianco e nero: https://www.amazon.it/dp/B0C52BPD2B

...

TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.