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Osservatorio di Jules Janssen sulla cima del Monte Bianco (CC Some rights reserved Leo Wehrli)
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Cosa c'è nel libro:
AFRICA: Alessandria-Cairo, prima ferrovia dell’Egitto, dell’Africa, del Levante; La "ferrovia del deserto", Egitto-Sudan; A bordo di un treno della celebre “ferrovia di penetrazione” Mombasa-Kampala: l'Uganda Railways, Kenya; Il Lézard Rouge dei Bey di Tunisi, Tunisia; ASIA: La Ferrovia dell'Hejaz: La Damasco (Costantinopoli)-Medina; La Ferrovia Costantinopoli (Berlino)-Baghdad La Rumeli Demiryolu e l'Orient Express. AMERICA: White Pass and Yukon Route (Alaska, Stati Uniti -Yukon, Canada); Viaggio nella Colombia Britannica a bordo della cabina della storica locomotiva Royal Hudson, Canada; “C'era una volta il treno”... Storia della "Strada della Gente", la ferrovia dell’isola di Terranova, Canada; "Quel treno per Santa Fe": l'Atchison, Topeka e Santa Fe & Railway System nel "selvaggio" Sud-Ovest degli Stati Uniti, tra Natura e Cultura. EUROPA: Viaggio sulla storica ferrovia Parigi-Saint-Germain-en-Laye, Francia; Le Tramway du Mont-Blanc (T.M.B.): il tram che voleva arrivare sulla sommità del Monte Bianco, Francia; Treno per Montenvers e la Mer de Glace, Francia. In viaggio da Dublino a Kingstown, oggi Dún Laoghaire, sul primo treno del paese (1834), Irlanda.
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Premessa: breve digressione nostalgico-alpinisticaDa giovane avrei voluto cimentarmi in due ascensioni, che
sapevo non avere alcuna difficoltà di ordine tecnico-alpinistico. Poiché
arrivare fino in cima dipendeva essenzialmente da un lungo addestramento, oltre
che da una meticolosa preparazione.
Nel primo dei miei
due soggiorni di ricerca antropologica sul campo ad Isiolo, in Kenya, più volte
andai con il pensiero al non lontano Kilimanjaro (Tanzania). Quella, in
effetti, poteva costituire la mia prima ascensione. Mentre sapevo bene come ci
fossero delle difficoltà per scalare il Monte Kenya, alle cui pendici sorgeva la cittadina dove mi trovavo.
Per quanto riguarda,
invece, la seconda scalata, il mio wishful thinking non poteva che concernere
il Monte Bianco.
Poi sono trascorsi anni
e decenni…
E dire che nella mia vita sono riuscito a concretizzare, in giro per
il mondo, molti “sogni”. Alcuni di loro mi sembrano ancora oggi così
incredibili, da non ritenere vero che io sia riuscito a realizzarli.
Altri, al
contrario, hanno continuato a rimanere latenti “nel cassetto”.
Qualche anno fa
decisi che, almeno da vicino, avrei visto il Monte Bianco. Non da Courmayeur,
ma dall’altro versante, quello dei nostri cugini d’oltralpe.
Così dalla mia
preziosa base di partenza di Chamonix progettai, nel mese di gennaio, ben tre
“modi” per riuscire ad ammirarlo: l’utilizzo di una delle cabinovie più alte al
mondo e di due treni a cremagliera, tra cui quello che mi avrebbe dato la possibilità
di osservare uno dei ghiacciai più famosi e storici d’Europa: la Mer de Glace,
il “Mare di Ghiaccio”…
Anni prima avevo
pubblicato un articolo su Richard Pococke, Arcidiacono di Dublino e grande
viaggiatore, che nel 1737 partì per il suo viaggio in Oriente (…) sarà lui il primo viaggiatore scientifico ad
entrare nel paese.
Precedendo di molte lunghezze l’impresa Napoleonica che, con
i suoi “somari”, come i militari soprannominarono i 167 studiosi e tecnici, che
vi parteciparono, è considerata la prima ad essersi interessata
scientificamente all’antico Egitto (…)
Tornerà in patria cinque anni dopo,
attraversando Svizzera e Savoia e offrendo le prime descrizioni dei ghiacciai del
Monte Bianco (…)
Poiché con una vera e propria spedizione, composta da 8
viaggiatori e 5 domestici armati fino ai denti, si era spinto nella vallata di
Chamonix, che allora si riteneva popolata da “selvaggi”.
Oggi il suo nome figura
nei trattati di Egittologia e in quelli di Storia dell’Alpinismo...
Le Tramway du Mont-Blanc (T.M.B.)
Mettete un pugno di ingegneri appassionati di montagna ed esperti di ferrovie,
soprattutto se a cremagliera.
Immaginate che c’è la possibilità di arrampicarsi,
non su una montagna qualsiasi, ma su una blasonata e prestigiosa vetta,
addirittura la più alta di Francia e d’Europa.
Mettete che quegli stessi uomini
abbiano una discreta dose di coraggio, intraprendenza, miscelata a “visioni”
indubbiamente fantascientifiche.
Il tutto unito a massicce dosi di romanticismo.
Anche, e soprattutto, in considerazione, sia dell’epoca nella quale vivono e
operano, che della tecnologia dell’epoca. Che apparteneva sì, e da tempo, all’età
industriale, ma certo non era assolutamente sofisticata, o comparabile in alcun
modo con quella che noi tutti, oggi, consideriamo, a volte perfino
sottovalutandola, come “normale”…
Perché qui parliamo di oltre un secolo fa.
Quando, all’inizio del XX secolo, si progettava di portare un treno su, su, fin
quasi sulla vetta del Monte Bianco, cioè sul Tetto d’Europa.
Del resto su quella vetta, come su uno spuntone di roccia lì vicino, a quei tempi
già si trovavano ben due Osservatori scientifici.
Il primo realizzato nel 1890 dal
fisico, astronomo e geologo Joseph Vallot, a 4.350 m d’altitudine. Oggi è ancora
in funzione…
Il secondo “poggiato” nel 1893 proprio sulla vetta dall’Accademico delle Scienze Jules Janssen che, non a caso, si rivolgerà per una
consulenza all’ing. Eiffel.
Poi sarà lo scoppio della Grande Guerra a mettere una brusca frenata ad un
sogno così ardito. Costringendo la ferrovia ad arrestarsi ben prima.
Chissà dove
sarebbero riusciti ad arrivare quegli uomini, senza quel tragico “contrattempo”.
Perché, all’epoca, tutto sembrava possibile e realizzabile, perfino, o soprattutto,
l’impossibile…
Probabilmente chi l’aveva ideata doveva essere un entusiasta di Jules Verne e
dei suoi straordinari romanzi.
Perché un treno che si arrampica fin sulla cima del
Monte Bianco non può che essere uscito dalla sua fervidissima fantasia…
Oggi il treno che voleva arrivare sul Monte Bianco parte da Saint-Gervais-Le
Fayet (584 m) e in un’ora, in inverno, conduce a Bellevue (1.794 m), ai piedi
del ghiacciaio di Bionassay (2.800 m), sotto l’Aiguille du Goûter. D’estate
giunge fino al Nid d'Aigle, a 2.372 m di altitudine.
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La “Mademoiselle d'Angeville”(020T n. 3), la locomotiva a vapore così chiamata in
onore dell’alpinista franco-svizzera, che è stata la seconda donna a salire sulla vetta del Monte
Bianco nel 1838. St. Gervais-La Fayet, Francia (Archivio A.) |
Breve cronistoria del progetto
Un primissimo progetto ferroviario risale al 1835. J.L. Eggen vuole che la
ferrovia passi sotto il ghiacciaio del Taconnaz, scavando una galleria tra la
montagna della Côte e il Monte Bianco. Dopo oltre mezzo secolo, si comincia a fare sul serio, tanto che i progetti si
moltiplicano.
Nel 1896 Saturnin Fabre idea una ferrovia che, partendo da Les Houches (a sud
di Chamonix), tocca il Gros Béchar, l’Aiguille, il Dôme du Goûter.
Raggiungendo senza ascensore la cima del Monte Bianco. In tutto 11,4 km, di
cui oltre 9 in tunnel, per un dislivello complessivo di 3.573 m.
Nel 1897 il progetto di Souleyre vuole invece portare il ferro sopra le “Gobbe
del Dromedario” (Bosses de Dromadaire), cioè proprio davanti alla cima, a ben
4.525 m di quota.
Verrà scartato, poiché irrealizzabile, vista l’enorme
pendenza.
Il progetto si è infatti dovuto confrontare con quello che risulterà vincente.
L’ha
ideato Henri Duportal, costruttore della linea Parigi-Lione-Mediterraneo. Risale
al 1902 e prevede l’arrivo all'Aiguille du Goûter, via Colle di Voza, Bellevue e
Pierre Ronde, per finire in sotterranea.
I lavori iniziano nel 1905. Nel 1907 i convogli, formati da locomotore e un
vagone, in due ore e mezza giungono al Colle di Voza (7,650 km), ad una velocità
di 8 km/h.
Due anni dopo (1909) il treno a cremagliera è operativo e si spinge
un altro chilometro più su (8,768 km).
Nel 1914, dopo un tragitto complessivo di
12,508 km, raggiunge la quota di 2.372 m.
È il Nid d'Aigle (il Nido dell’Aquila),
il capolinea.
Già dal 1913 turisti e alpinisti utilizzano il treno, che giunge fino a Bellevue, ai
piedi del ghiacciaio Bionnassay, dove c’è un panorama eccezionale.
Come già sappiamo, lo scoppio della Grande Guerra interromperà i lavori
ferroviari. In quegli anni i treni, salvo qualche rara eccezione, non circoleranno
sulla linea. Cominceranno gradatamente a viaggiare dalla primavera del 1918.
Anche se il prolungamento fino all’Aiguille du Goûter non vedrà mai la luce…
Né, tantomeno, i convogli arriveranno mai fin sulla sommità del Monte Bianco!
Il mio viaggio
Con un normale treno, raggiungo Saint-Gervais-La Fayet da Chamonix, giusto
in tempo per guardarmi intorno. Scattare qualche foto. Prendere il treno a
cremagliera delle 11. In un’ora sarò infatti a Bellevue. Avrò così tutto il tempo,
da lassù, di godermi il paesaggio e di pranzare nello storico albergo (...)
L’itinerario è ancora più affascinante d’inverno. Quando la neve, abbondante
quest’anno, ricopre l’intero percorso.
Purtroppo, per via della forte nevicata, il
viaggio non sarà proprio come l’immaginavo. Il tratto più bello parte dalla stazione di Saint Gervais, un paese che ha saputo
mantenere uno charme discreto e appartato. In stile Belle Époque, quando Saint
Gervais era frequentata da una clientela aristocratica e borghese (...) Il treno sul quale salgo si chiama Jeanne, poiché ha il colore rosso. È quasi
semideserto.
Il tempo è assai brutto. Non c’è neanche l’ombra di uno sciatore…
D’altronde siamo a gennaio, un mese durante il quale i francesi non amano andare
in montagna, per via del forte freddo.
Da Saint Gervais il treno prende quota in forte pendenza, con numerosi tratti a
cremagliera. La velocità non supera mai i 20 km/h. Il convoglio si inoltra fra
foreste di conifere e belle vedute sulla valle e gli alpeggi, però solo… in estate!
Perché mi sarà negata la fascinosa visione, che tanto attendevo (...)
Il panorama che osservo dai finestrini è infatti livellato da uno spesso manto
nevoso, che va ad aggiungersi a molta, troppa nebbia. Solo di tanto in tanto
riuscirò ad intravedere qualcosa.
Sul percorso si incontrano stazioni minuscole, come quella del villaggio di
Motivon, dove si sosta per i residenti. Il treno a volte trasporta anche
pane e scorte alimentari per gli alberghetti e i ristoranti in quota.
Infine, ecco il
colle di Voza. Sono quindi arrivato.
Anni dopo scoprirò come, grazie a quel mio
viaggio, io abbia potuto accedere all’originale Hotel Bellevue. Poiché due anni
dopo dovrà essere demolito, per essere ricostruito in base all’architettura
originaria, che aveva nel 1837. Per poi riaprire nel 2010.
Niente di tutto ciò è
invece avvenuto. A quanto pare l’albergo è oggi abbandonato.
DA: IL GIRO DEL MONDO… IN 15 TRENI: TRANSCONTINENTALI E DI LUSSO, DI PENETRAZIONE COLONIALE E MILITARE, DEI CERCATORI D’ORO, DEGLI HAJJI, “ALPINISTICI”