Translate

venerdì 16 agosto 2024

195. AD ALERT BAY, NELL’ISOLA DEL CORMORANO (COLOMBIA BRITANNICA, CANADA), DOVE SI TROVA LA BANDA NIMPKISH DEI KWAKIUTL, INCONTRO ANCHE IL SINDACO: L'ITALIANO, E TRENTINO, GILBERT POPOVICH (GILBERTO GUELLA). DA: VIAGGIO ATTRAVERSO L'INSIDE PASSAGE, NELLA TERRA DEGLI INDIANI DEI TOTEM E DELL’EX AMERICA RUSSA

 

Gilbert Popovich riceve nel 2005 un premio dalla BC Achievement Foundation (foto BC Achievement Foundation)* 

Cosa c'è nel libro:

PRESENTAZIONE: IL LIBRO; PREMESSA: IL VIAGGIO,  INTRODUZIONE GEOGRAFICA;  INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA: GLI INDIANI DEL NORD-OVEST; 

PARTE I: CANADA 

 NELLA BRITISH COLUMBIA, AL LARGO DELL’ISOLA DI VANCOUVER, UN’IMMEDIATA E STRAORDINARIA FULL IMMERSION NELLA TERRA DEI KWAKIUTL, TRA LE ISOLE QUADRA (CAPE MUDGE) E CORMORANO (ALERT BAY);  RITORNO A VANCOUVER. VISITA AI TOTEM DELLO STANLEY PARK E DEL MUSEO DI ANTROPOLOGIA; PRINCE RUPERT, COLOMBIA BRITANNICA SETTENTRIONALE, TERRA TSIMSHIAN 

PARTE II: ALASKA, L’EX AMERICA RUSSA 

I PROMSYSHLENNIKI, CACCIATORI RUSSI DI PELLICCE, FONDANO L'AMERICA RUSSA (1741-1798); IL VIAGGIO NELL’INSIDE PASSAGE, ALASKA: KETCHIKAN, WRANGELL; RITORNO A KETCHIKAN; SITKA; INTERLUDIO; SKAGWAY 

 APPENDICE: Nell’Inside Passage, al tempo della spedizione del Duca degli Abruzzi al monte Sant’Elia del 1897, trentesimo anniversario dell’acquisto dell’America Russa

BIBLIOGRAFIA; CARTE 

....


(...) Il giorno dopo raggiungo l’isola del Cormorano a bordo di un altro ferry. Qui ho tutto il tempo per visitare attentamente Alert Bay, dove si trova la banda Nimpkish dei Kwakiutl. 

(...) Yah-lis (Alert Bay) è considerata un po' come l'ombelico dell'universo Kwakiutl. Qui si seppellivano i morti. Qui c'era, forse, il luogo più importante di aggregazione sociale e culturale di questo popolo. Qui sono nati i grandi personaggi di questo gruppo, capi e scultori di totem. Qui in passato, ma anche recentemente, si sono tenuti alcuni tra i più fastosi ed importanti potlatch Kwakiutl. Ed è ancora qui che si è voluto costruire, non molto tempo addietro, quella che per l'intera nazione dei Kwakiutl aveva sempre rappresentato un sogno, la "grande casa" tribale. 

(...) Qui, nonostante le proibizioni governative, queste "Grandi feste" [potlatch] si sono sempre tenute. Specialmente durante i lunghi periodi invernali. Quando le pessime condizioni del mare non consentivano i periodici controlli di polizia. E lo splendore di un tempo lo si può ammirare all'interno dell'U'mista Cultural Centre.

Gilbert Popovich, sindaco italiano di Alert Bay

 All’epoca non sapevo di aver incontrato un personaggio di eccezionale caratura. 

Perché Gilberto Guella (1935-2005) di Pranzo (fraz. di Tenno), a pochi chilometri da Riva del Garda, emigra a 17 anni in Canada, dove viene adottato dalla zia Popovich. Sarà così che il nome muterà.

 Gilberto Guella è stato aviatore (già Membro della Canadian Air Force, una foto lo ritrae accanto al suo idrovolante), ma ha fatto anche mille mestieri: tagliaboschi, operaio, pescatore, benzinaio, tassista, autista di autobus. 

Alla fine degli anni ‘1960 si trasferisce ad Alert Bay, dove sposa Margie, indiana Kwakiutl. 

Infatti il suo straordinario percorso esistenziale lo ha portato nell’isola del Cormorano, condivisa da euro-canadesi e indiani, diventando, prima consigliere di Alert Bay per alcuni anni, poi sindaco della cittadina per ben 28 anni. 

 Gordon Campbell, Primo Ministro della Provincia di Vancouver, nel ricordarlo dopo la sua scomparsa, ha dichiarato che: “era uno straordinario British Columbian, che ha dato un contributo senza pari alla sua comunità e all'Isola del nord. Attraverso oltre 30 anni di servizio nel governo locale, compreso quello come sindaco dal 1978, ha svolto un ruolo determinante in Alert Bay. In particolare, ha mostrato un’eccezionale leadership nel costruire ponti tra la municipalità e la locale comunità delle Prime Nazioni”. 

 Sulla sua storia di emigrante in Canada, nel 2015 Rosà e Senter hanno realizzato per il Museo Storico del Trentino (Trento) il documentario in inglese, con sottotitoli in italiano: Man with no Borders [Uomo senza confini]- Il viaggio di Gilbert. 

La stessa genesi del film è particolare. Perché gli autori sono venuti a conoscenza di Popovich, mentre nel 2009 stavano girando un film nello Yukon. 

Così si spostano per un primo approccio ad Alert. Tornando nell’isola nel 2012 per realizzare il documentario. 

 Il film si basa “sulla testimonianza della gente che lo conosceva bene e condivideva la sua passione per la politica, l’amore per la famiglia, la battaglia per la giustizia, e la gioia per l’amicizia”, così sostengono i Namgis (Nimpkish). 

Poiché il “sindaco dall'Italia” siglò con la tribù della riserva un trattato, il primo di questo genere in Canada. 

“Ridate la terra agli indiani - diceva - la sapranno gestire meglio dei bianchi”, ricorda nel film Bill Cranmer, Capo dei Namgis.

*La foto non figura nel mio libro:

DA: VIAGGIO ATTRAVERSO L'INSIDE PASSAGE, NELLA TERRA DEGLI INDIANI DEI TOTEM E DELL’EX AMERICA RUSSA SULLA COSTA DEL PACIFICO DELL’AMERICA DI NORD-OVEST, TRA COLOMBIA BRITANNICA E ALASKA

E-Book e versione cartacea di grandi dimensioni a colori e in bianco e nero (16.99 cm x 1.17 x 24.41), 192 pp., 287 note, 191 immagini (118 sono mie) 



Versione cartacea a colori: https://www.amazon.it/dp/B09L4SBWHQ


Versione cartacea in bianco e nero: https://www.amazon.it/dp/B09L4NZDB2

...

TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.

194. Meriwether Lewis e William Clark: l'avventurosa scoperta del Nord America lungo 11.265 chilometri di terra indiana. Da: Companion Book di Nel West, Conquistadores, Esploratori, Naturalisti, Archeologi, Etnologi alla Scoperta dell’Ovest Americano

Lewis & Clark at Three Forks. Dettaglio di un murale
(Campidoglio del Montana). Foto di Edgar Samuel Paxson

Cosa c'è nel libro:
Un Conquistador spagnolo, due militari-esploratori, due pittori (il primo sarà un famoso ornitologo, l’altro un celebre etnografo), un geologo-esploratore-etnografo. Oltre ad otto etnologi e/o antropologi culturali, un archeologo e ad un’appassionata divulgatrice della propria cultura indiana. Ecco i loro nomi:

Francisco Vásquez de Coronado (1510-1554); Meriwether Lewis (1774-1809) e William Clark (1770-1838); John James Audubon (1785-1851);George Catlin (1796-1872); John Wesley Powell (1834-1902);Frank Hamilton Cushing (1857-1900); Frederick Webb Hodge (1864-1956); Frances Theresa Densmore (1867-1957); Robert Lowie (1883-1957); Gladys Amanda Reichard (1893-1955); Ralph Linton (1893-1953); Clyde Kay Maben Kluckhohn (1905-1960); Laura Maud Thompson (1905-2000); Fred Eggan (1906-1991); Rosebud Yellow Robe (1907-1992) BIBLIOGRAFIA

...

Un manipolo di uomini, qualche guida franco-canadese, uno schiavo negro, la moglie indiana di un trapper, un paio di soldati di professione: ecco l'organigramma ridotto all'osso di coloro che, per primi, attraversarono  il Nord America da est ad ovest,  imbattendosi in decine di tribù indiane sconosciute 

Prendete un pugno di uomini al comando di due soldati di professione. 

Aggiungete qualche guida, magari franco-canadese, capace di muoversi agevolmente, sia sui fiumi che sul terreno. 

Inserite uno schiavo negro come domestico e, infine, la moglie indiana di un trapper: ecco l’organigramma di quella che costituì la prima grandiosa traversata, da est a ovest, del continente nordamericano. 

Ma non basta... 

Pur essendo stati i primi ad oltrepassare le Montagne Rocciose, portandosi fin sulla sponda dell’Oceano Pacifico ed aver individuato numerose specie vegetali ed animali, il risultato "principe" della grandiosa, epica impresa non è stato, certo, il percorso seguito.

 Bensì l’incontro culturale (in un caso sarà purtroppo uno scontro fisico) con decine e decine di tribù di pellerossa, di cui per lo più si ignorava totalmente l'esistenza. 

Un “incontro” reciproco, naturalmente, perché saranno anche i primi bianchi (e negri) visti dalla maggior parte delle nazioni indiane…

(...) A marzo del 1806 viene abbandonato Fort Clatsop. 

Il viaggio di ritorno non ha storia, poiché quasi integralmente si ripercorrerà l’itinerario dell'andata. 

Salvo quando Lewis, dopo una temporanea divisione in due gruppi, si scontra lungo una scorciatoia con i Minnetaree, che uccidono due suoi uomini.

   Dopo due anni, quattro mesi e dieci giorni ed aver percorso 11.265 chilometri di terre ignote, i Corps of North West Discovery   raggiungono nuovamente St. Louis. 

Scoperta di 200 specie botaniche, incontri con tribù che mai avevano visto un bianco 

Hanno scoperto duecento specie botaniche e contattato tribù indiane, i cui membri comprendevano, sia coloro che parlavano un inglese elementare e indossavano cappotti e cappelli regalati da capitani di navi europei, sia coloro che non avevano mai visto prima d’allora un uomo bianco.…

Elaborazione della Mappa del Nord America occidentale, grazie alle carte indiane (su pelle, stuoia o sabbia) 

   Servendosi anche delle carte disegnate dagli indiani (su pelle o stuoie, o tridimensionali disegnate sulla sabbia, spesso non orientate a nord, ma al tramonto, o all’alba, o in direzione del viaggio e con le distanze misurate in giorni), mappe, schizzi e appunti daranno vita alla Mappa del Nord America occidentale

Elaborazione dell'Estimate of Eastern Indians relativa a 50 tribù che, in aggiunta alla successiva "Stima degli Indiani Occidentali", forniscono un quadro completo del panorama etnico amerindiano

Inoltre l’Estimate of Eastern Indians (...) costituisce un considerevole sforzo euristico, sistematico e comparativo, su circa cinquanta tribù e bande di pellerossa, strutturato su diciannove domande: etnonimi, numero di villaggi, tende, guerrieri, abitanti, partners commerciali, località di scambio, nazioni nemiche, alleati, ecc… 

A Fort Clatsop è stato invece elaborato l’Estimate of the Western Indians (...) 

Entrambe comunque forniranno un quadro pressoché completo del panorama etnico amerindiano: dalle pianure del Canada al Texas settentrionale, dall’ovest dei Grandi Laghi alle Montagne Rocciose.

Da: Companion Book di Nel WestConquistadores, Esploratori, Naturalisti, Archeologi, Etnologi alla Scoperta dell’Ovest Americano E-Book e versione cartacea (108 pp., 47 foto, 35 note)


E-Book:  https://www.amazon.it/dp/B01N3BOKBP

Versione cartacea: https://www.amazon.it/dp/1520532458


 

mercoledì 14 agosto 2024

193. Il Primo Pilone del Tempio di Amon a Karnak; Min, Dio dal "pene eretto"; la Casa di Milioni di Anni di Ramses III; la tomba di Thutmose III; il serdab di Zoser a Saqqara; il mammisi di Kom Ombo; il Dio falcone Horo che protegge Tolomeo XV Cesarione, figlio di Cleopatra. Da/From: IMMAGINI DALL’EGITTO IMAGES FROM EGYPT. Companion book di / of: VIAGGI IN EGITTO 1980-2009

 

Dipinti della tomba di Thutmose III, decorati con figure dal libro di Amduat ("ciò che è nell'aldilà"), ornano le pareti. diventando un enorme papiro, che avvolge la tomba. Descrivono il viaggio della barca solare verso la grotta di Sokaris. I geroglifici in corsivo sono in nero e rosso su fondo grigio e imitano il colore di una foglia di papiro, 1980. [vedi dopo] Paintings from the tomb of Thutmose III decorated with figures from the book of Amduat ("what is in the afterlife"), which adorn the walls, becoming a huge papyrus, that wraps around the tomb. They describe the journey of the solar boat to the Sokaris cave. The italic hieroglyphics are in black and red on a grey background and imitate the colour of a papyrus leaf 
(© Franco Pelliccioni)
* In questo post, dedicato al pubblico italiano, ho mantenuto l'apparato bilingue solo nelle didascalie delle due foto

Cosa c'è nel libro:

Prefazione; 

Il viaggio del dicembre del 1980 Cairo; Menfi, capitale dell’Antico Regno; la Necropoli di Saqqara; Giza; ancora al Cairo: Al-Qarafah, la Città dei Morti 

Alto Egitto: Abu Simbel, Assuan, Elefantina, File 

Medio Egitto: Tebe Orientale: Luxor; Nel Suq;  Il Tempio; Karnak; Tebe Occidentale: Valle dei Re

Ritorno al Cairo: Helwan 

Cairo e Basso Egitto, gennaio 2007Cairo; Giza; Menfi; Saqqara

Una moderna Crociera sul Nilo 

Alto Egitto: Abu Simbel ; Assuan, Elefantina, la Prima Cateratta, le dighe, il villaggio Nubiano; File; Assuan e le due dighe 

In navigazione sul Nilo: Kom Ombo; Edfu 

Continua la navigazione sul Nilo;  Esna e la sua Chiusa 

Medio Egitto: Tebe Orientale: Luxor; Karnak; Tebe Occidentale, “Le Case di un milione di anni”: i Templi funerari di Amenhotep III (Memnone), Hatshepsut (Deir El-Bahari), Ramses III (Medinet Habu); i Colossi di Memnone; la Valle dei Re 

Sul Mar Rosso, al confine meridionale con il Sudan, giugno 2007

Lahami Bay; ai confini del Sudan: El-Shelateen, citta’-mercato e carrefour di popoli; lungo l’antica “Carovaniera degli 11 giorni” 

 Viaggio a Sharm, maggio 2009Naama Bay; l’area protetta di Nabq; Parco Marino di Ras Mohammed

Alla fine del “viaggio”. Bibliografia 

...

 In tutti i miei “racconti”, sia articoli, che libri, ho sempre ritenuto essenziale integrare il più possibile i testi con le immagini. 

Qui debitamente commentate in un apparato didascalico bilingue.

 Le ho riprese, nell’arco di quasi trent’anni, sulle due sponde di el-Bahr, il Nilo, e sulla costa del Mar Rosso

Anche se, non da molto, ho pubblicato “per prova” una versione non illustrata del libro, ampliando così l’«offerta» del mio Egitto…

   Sono foto di dettagli, particolari, curiosità, addirittura stranezze

La maggior parte giunte fino a noi attraverso i millenni. 

Immagini ovviamente storiche, finanche terribili, persino spudoratamente erotiche

Alcune di loro mi hanno consentito di fare inaspettate “scoperte”

A Karnak, ad esempio, ho fotografato la rampa di mattoni, terra e fango, che servì per erigere il Primo Pilone del Tempio di Amon.

 Dopo oltre duemila anni, si trova ancora oggi sul posto, addossata alle mura

Perché il pilone fu l’ultimo ad essere costruito da uno dei tanti faraoni, che hanno contribuito a rendere il tempio unico al mondo.

 Qui mi imbatterò casualmente in un sorprendente calendario egizio, ma osserverò anche Min, il Dio dal “pene eretto”, che su un pilone riceve l’offerta di un afrodisiaco vegetale

Dio che avevo già visto in tutto il suo “maschio splendore” in un bassorilievo ripreso nel 1980 nel Tempio di Luxor, mentre nel 2007 mi sarei accorto che, sempre nello stesso tempio, c’era ancora un altro bassorilievo, che lo raffigura mentre sta eiaculando e lo sperma viene debitamente raccolto in un contenitore. 

Poi scoprirò come l’anonimo scultore avesse persino raffigurato uno spermatozoo.

   Il libro mostra al lettore immagini di valore etno-antropologico, archeologico, naturalmente storico-religioso, naturalistico: paesaggi desertici e tropicali, templi più o meno celebri, alto e bassorilievi, figure, statue, genti, animali, tra cui i pesci delle barriere coralline del Mar Rosso, sia centrale, che settentrionale. 

Fotografie in qualche caso anche con effetti esteticamente apprezzabili, a volte persino strabilianti, non sempre da me volutamente ricercati. 

Come quelle realizzate nel 1980 al crepuscolo a Giza, al tramonto ad Esna, di sera al Tempio di Luxor illuminato. 

Ma anche un viso può essere estremamente interessante, se ripreso da lontano, con un potente teleobiettivo.

   Parlando di numeri, il libro contiene 31 foto del Cairo, 20 di Giza e le sue piramidi, 16 dei templi di Abu Simbel, 28 di quelli di Luxor e Karnak… 

Altre 18 foto riguardano la Casa di Milioni di Anni di Ramses III, la straordinaria Medinet Habu. Tempio funerario del faraone guerriero, localizzato nella Tebe occidentale, sulla sponda sinistra del Nilo. [complessivamente il libro contiene 278 foto, 275 sono mie]

Una volta tornato a Roma, scoprirò come i bassorilievi del suo Primo Pilone riportino un errore di non poco conto. 

Perché con i loro caratteri somatici vi figurano i popoli africani sottomessi da Ramses. 

Peccato che avesse combattuto, invece, contro quelli asiatici (sic).

 Non solo… 

Perché, dopo diversi e prolungati cicli di ricerche nella mia biblioteca e sul Web, ho appurato come quello che pensavo fosse solo uno dei tanti reperti archeologici egizi, in realtà era la tavola delle offerte votive al Dio Amon, da parte delle Divine Adoratrici, sue spose, in genere nobili e principesse.

Ho anche inserito un paio di foto di una delle più straordinarie tombe presenti nella Valle dei Re, quella di Thutmose III. La visitai nel 1980 [è la foto di apertura del post]. 

Oltre tutto era difficoltosa da raggiungere, perché scavata in alto, ma all’interno di una fenditura nella roccia

È possibile osservare il sarcofago e la camera mortuaria dalle pareti interamente dipinte, che diventa un enorme papiro, che avvolge la tomba. 

I geroglifici sono tratti dal Libro di Amduat ("ciò che è nell'aldilà").

  Ho parlato prima di “scoperte”. 

Perché, anche se faccio il ricercatore da ormai quasi sessant’anni, non essendo un egittologo, immedesimandomi nelle vesti di uno Champollion in sedicesimo, mi sono inoltrato in una terra per me quasi del tutto “incognita”, dove si possono disvelare persino “cose mirabili”. 

Così, per elaborare le didascalie di una delle foto, scattata attraverso “un piccolo buco”, mi sono improvvisamente reso conto che, proprio a pochissima distanza dai miei occhi, c’erano altri occhi, che sembravano guardarmi. 

Appartenevano al viso del faraone Zoser, cioè alla sua statua a grandezza naturale e, a quanto pare, abbastanza verosimile.

 Realizzata quasi 4.700 anni fa a Saqqara, accanto alla sua tomba-piramide. 

Perciò là c’era il suo ka

È da allora che attende sempre di essere onorato dal proprio popolo.

 Poiché, oltre a muoversi, riesce a percepire, nella sua modestissima camera sigillata, grazie alla presenza di due fori, gli odori e i profumi delle offerte. 

Così la foto, che vedevo nello schermo, era non solo curiosa, ma addirittura eccezionale… 

Perché quello era il suo serdab!

  Le altre due mie “scoperte” provengono dai templi di Kom Ombo e di Edfu.

   Inizialmente avevo scambiato il bassorilievo fotografato a Kom Ombo per uno dei tanti osservati in Egitto. In seguito ne accerterò l’importanza. 

Poiché esso dava forma e sostanza al termine archeologico mammisi

Rappresentando il parto di una donna, con il neonato che in quel momento sta fuoriuscendo dalla vagina della mamma.

La statua del Dio falcone Horo, che si trova a sinistra dell’entrata, protegge Tolomeo XV Cesarione, l’ultimo dei faraoni dell’Antico Egitto. Dopo aver prima regnato con sua madre, la celebre Cleopatra (Cleopatra VII), regnò poi da solo, dal 44 a.C. al 30 a.C., quando venne fatto uccidere da Ottaviano Augusto. Era figlio di Giulio Cesare. This statue of the falcon God Horus, which is to the left of the entrance, protects Ptolemy XV Caesarion, the last of the pharaohs of Ancient Egypt. Since he first reigned with his mother, the famous Cleopatra (Cleopatra VII), then alone, from 44 BC to 30 BC, when he was killed by Octavian Augustus. He was the son of Julius Caesar (© Franco Pelliccioni)

   Per quanto riguarda il tempio di Edfu, qui una statua del Dio falcone Horo protegge una figura che nel Web sembra non godere troppa attenzione. 

Eppure il Dio sta tutelando nientemeno che il figlio di Cleopatra (VII) e di Giulio Cesare: Cesarione, cioè Tolomeo XV, l’ultimo dei faraoni dell’Antico Egitto.

Da/FromIMMAGINI DALL’EGITTO IMAGES FROM EGYPT. Companion book di / of: VIAGGI IN EGITTO 1980-2009

E-Book e versione cartacea a colori di grande formato (17,78 x 25,4 cm), 171 pp, 138 note, 278 immagini (275 sono dell'A.) 

E-Book and paper colour version in large format (17.78 x 25.4 cm), 171 pages, 138 notes, 278 images (275 are from the A.)



 E-Book: https://www.amazon.it/dp/B08DCZ7D9F



https://www.amazon.it/dp/B08DGCFSDH



192. Un’escursione nelle centrali isole di Streymoy ed Eysturoy (ma anche come è "nato" il titolo del libro...). Da: VIAGGIO NELLE ATLANTICHE ISOLE FÆR ØER. IL PAESE DAI TETTI DI PRATO, CHE ONDEGGIANO AL VENTO

 

 Il "tetto di prato" dell'albergo Føroyar viene regolarmente innaffiato. Si scorge la parte orientale della città di Tórshavn. Al di là della montagna si trova l'antico centro vichingo di Kirkjubøur
(© Franco Pelliccioni)

Cosa c'è nel libro: 

PREMESSA; INTRODUZIONE; GEOGRAFIA, CLIMA, NATURA; STORIA; DEMOGRAFIA, ANTROPOLOGIA (FISICA); LINGUA E CULTURA DI UNA NAZIONE-COMUNITA’; ECONOMIA: IL PESCE, L'«ORO» DELLE FÆR ØER. UNA SOCIETÀ COSTRUITA SULLA PESCA; IERI: LA GRANDE CRISI DEGLI ANNI '1990; OGGI: UNA RINASCITA SCANDITA DAL “VERDE”; IL “PORTO DEL DIO TOR”, TÓRSHAVN, CAPITALE DELLE FÆR ØER; IL CATTOLICESIMO NELLE ISOLE; UN’ESCURSIONE NELLE ISOLE DI STREYMOY ED EYSTUROY;  VÁGUR (LA "BAIA"), COMUNITÀ DI PESCATORI DELLA LONTANA ISOLA MERIDIONALE DI SUÐUROY; RITORNO A TOR E, POI, A COPENHAGEN; APPENDICE (Corsari e pirati nordafricani, francesi, inglesi, irlandesi; L’isola che “non c’è”: la remota Mykines); BIBLIOGRAFIA, CARTE 

 Dal diario di viaggio

 “A causa delle inevitabili complicazioni derivanti dall’uso dei traghetti, ho deciso di limitare la conoscenza delle isole centrali dell’arcipelago a quelle più importanti, tra loro collegate da un ponte: Streymoy, dove mi trovo, ed Eysturoy. 

Interessanti, sia dal punto di vista ecologico e naturalistico, che etno-antropologico e storico. Noleggiata senza problemi una macchina (...) seguo la costiera orientale di Streymoy sulla 52, per poi imboccare il mio primo tunnel, che mi porta nei pressi di Kollafiorður, nell’omonimo fiordo. 

Isola di Streymoy: la vecchia stazione baleniera di Við Áir, l'ottocentesca chiesa nera di Hvalvík, cascata di Fossá

Continuo, quindi, sulla 594 per Hósvik e, poi, Við Áir. Qui c’era l’ultima stazione baleniera delle isole. 

Infine ecco Hvalvík, con la sua chiesa nera, la più vecchia delle Fær Øer (1829), dopo quella di St. Olav, a Kirkjubøur. 

 (..) Proseguendo, prima fotografo il villaggio di Svináir, sull’altra sponda dello stretto di Sundini, poi sulla sinistra Fossá, la cascata più alta dell’arcipelago (...). 

La "solare" Tjørnuvik, i faraglioni gemelli di Risin e Kellingin

Ad Haldarsvík, nei pressi di un ponte, fotografo un tjaldur. Infine ecco la mia prima meta, Tjørnuvik. 

E’ di fronte all’oceano aperto, incastonata in un bell’anfiteatro montuoso e, soprattutto, premiata da uno splendido sole. Qui, dopo aver osservato qualcuno che, molto coraggiosamente, fa il bagno, di fronte all’isola di Eysturoy, a non moltissima distanza da me, vedo i faraglioni gemelli di Risin (il “gigante”, alto 71 m) e di Kellingin (la “strega”, 68 m).

 Li fotografo con il teleobiettivo. Nella parte orientale della valle di Tjørnuvik, sono state trovate sepolture vichinghe, ma anche polline di coltivazioni anteriori all’arrivo vichingo (...)   

Isola di Eysturoy: Eiði (chiesa con modelli di navi sul soffitto come ex voto)

(...) Seguendo la 62, mi dirigo nuovamente verso nord, raggiungendo il villaggio di Eiði. 

Qui visito la chiesa del 1881 e fotografo i due modelli di imbarcazioni a vela, che pendono dal soffitto, uno per lato, con i bompressi rivolti verso l’altare. 

Attaverso l'interno montuoso, percorro il tratto più pericoloso dell'intero viaggio: strada stretta, ad una sola corsia, con forte pendenza  e piano non perfettamente orizzontale. Precipizi e scarpate sono tutti intorno e sotto di me, c'è poca luce e raffiche di vento scuotono la macchina  

Poi lascio la costa, per inoltrarmi con la 662 nell’interno montuoso. La strada è stretta, ad una sola corsia. 

Di tanto in tanto caratterizzata da modestissimi slarghi, per consentire il passaggio ai veicoli, che procedono in senso contrario. Pochissimi sono i guard rails. 

Non sapevo, allora, che questo sarebbe stato il tratto più “pericoloso” dell’intero viaggio. 

Per la forte pendenza, in ascesa e in discesa, solo parzialmente mitigata da numerosi tornanti. 

Con precipizi e scarpate, tutti intorno e sotto di me. Oltre tutto viaggiando su una sede stradale, il cui piano non sempre è perfetto. Anzi... Per cui a tutti i costi cerco di non distrarmi. Inoltre la luce del giorno tende a diventare sempre più fioca, per la forte nuvolosità. Almeno non c’è la nebbia, che giocoforza mi avrebbe costretto a fermarmi sulla montagna, non si sa per quanto tempo! 

 Ormai il sole di Tjørnuvik è solo un pallido ricordo! Le forti raffiche di vento, che senza pietà colpiscono l’automobile, facendola oscillare, di certo non aiutano. 

Nonostante sia cupo e orrido, il panorama che, via via, si presenta davanti ai miei occhi, ha un suo indubbio e tenebroso fascino… 

Così, in una curva, forse affrontata non con troppa accortezza, probabilmente distratto da ciò che vedo, la macchina sbanda, va leggermente fuori strada. 

Per una frazione di secondo temo che per me sia finita… 

Invece riesco a riprendere il controllo e a fermarmi! 

Dopo di allora, per ammirare e fotografare l’incredibile scenario, mi arresterò un paio di volte. [Una volta a Tor scopro che la strada passa accanto al monte più alto dell’arcipelago, lo Slættaratindur (882 m)]. 

Il villaggio di Gjógv, considerato il più bello dell'arcipelago

Quindi sulla più “umana” 632 (anche se la strada è sempre stretta, c’è un passo montano da superare, ma minore è l’altitudine media ed è anche meno tortuosa) proseguo fino alla mia nuova meta, Gjógv. Considerato il più bel villaggio delle Fær Øer, si trova in fondo ad una gola collegata al mare, lunga 188 m, dove osservo i binari dell’unica micro-ferrovia dell’arcipelago. Nei pressi c’è una chiesa del 1929. 

Fotografo un monumento, che ricorda gli isolani scomparsi in mare. Ancora una volta torno sui miei passi. 

Funningur dove, dopo l'anno 800, sbarcò il primo vichingo

Raggiunta Funningur, dove dopo l'anno 800 sbarcò Grímur Kamban, il primo vichingo, proseguo ancora grazie alla 662 (...). 

Tórshavn l'incredibile spettacolo di un tetto di prato, che oscilla al vento, e che viene debitamente annaffiato...

Una volta a Tor, ho ancora tempo (e la luce) per fermarmi davanti al lungo edificio dell’Hotel Føroyar, parallelo a Tórshavn e all’oceano (...) .

E’ l’albergo più lussuoso delle Fær Øer, ma non è questo che mi attrae (...) . 

Perché, mentre sono intento ad ammirare dall’alto il panorama dell’immensa baia di Tórshavn, gli innaffiatori, che mai avrei potuto immaginare si potessero trovare sopra il tetto di prato,  cominciano incredibilmente ad innaffiarlo. 

Mentre l’onnipresente e instancabile vento  fa oscillare i ciuffi d’erba…" 

....

"IL TITOLO DEL MIO LIBRO È UN OMAGGIO A QUESTO PAESAGGIO UNICO, DOVE I TETTI SEMBRANO DANZARE AL RITMO DEL VENTO..."

....

Da: VIAGGIO NELLE ATLANTICHE ISOLE FÆR ØER. IL PAESE DAI TETTI DI PRATO, CHE ONDEGGIANO AL VENTO 

E-Book, versione cartacea a colori e in bianco e nero: 182 pp, 271 note, 180 immagini (139 sono mie) 


 Versione cartacea a colori: https://www.amazon.it/dp/B0942FDTP5


 Versione cartacea in bianco e nero  https://www.amazon.it/dp/B0948JWTX2

...

TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.

martedì 13 agosto 2024

191. Nascita (con peccato originale: i lodberries e il contrabbando) e sviluppo di una capitale della pesca atlantica: Lerwick, capoluogo delle nordiche isole Shetland. Da: ULTIMA THULE. RICORDI DI UN VIAGGIO DI STUDIO INVERNALE NELLE ISOLE SHETLAND

 

. Veduta di Lerwick dal molo del porto (Victoria Pier)
(© Franco Pelliccioni)

Cosa c'è nel libro

PREFAZIONE; INTRODUZIONE; TAPPA NELL’INGHILTERRA SETTENTRIONALE: DURHAM E L’ESCURSIONE NEL  LAKE DISTRICT; STORIA DELLE SHETLAND; LA LINGUA, TRA INGLESE E NORN; LEGAMI CON LA NORVEGIA; L’ECONOMIA; NASCITA (CON PECCATO ORIGINALE) E SVILUPPO DI LERWICK; L’ISOLA DI MAINLAND; LE CRISI ESISTENZIALI COLLETTIVE; LE QUATTRO RIVOLUZIONI CULTURALI; PRIMA RIVOLUZIONE, 1886; SECONDA RIVOLUZIONE, ‘1960; TERZA RIVOLUZIONE, 1971-1998; QUARTA RIVOLUZIONE, 1998-oggi; CONTRABBANDO E PIRATERIA NELL’ARCIPELAGO; I NAUFRAGI; FAIR ISLE; BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

...

Il centro urbano di Lerwick, capoluogo dell'arcipelago, è situato nella regione sud-orientale di Mainland, sul Bressay Sound, che lo separa dall'omonima isola. 

Nell'ultimo secolo la città ha raddoppiato gli abitanti e si è estesa di oltre dieci volte.

Attratti dall’abbondanza di pesce, vi hanno operato per secoli pescatori e mercanti, provenienti da lontani paesi: commercianti tedeschi appartenenti alla Lega Anseatica e pescatori olandesi. 

Una presenza straniera, che darà origine, sia a questa “capitale della pesca” nord-atlantica, che all’epopea “marittima” delle Shetland. 

 Gli isolani, discendenti dai colonizzatori vichinghi, erano infatti solo pescatori part time, poiché avrebbero preferito continuare a coltivare la terra. 

Anche se, acquisendo un'intima conoscenza delle acque oceaniche, si trasformeranno ben presto in eccellenti marinai. 

D'altronde fino all’inizio del XX secolo usavano avventurarsi con le loro sixarens (barche a sei remi e velatura) fino ad una distanza di ben 64 km dalla costa, per effettuare l’haaf, la pesca in acque profonde... 

 Nei XIV-XV secolo mercanti di Danzica, Brema, Amburgo, Lubecca e Rostock hanno il monopolio del commercio del pesce (...) . 

 Dopo che le isole furono trasferite alla Scozia (XVI e XVII secolo), attratti da terre e potere sbarcano sulle isole migliaia di scozzesi (...)  

(...) Nei secoli successivi (XVI e XVII) gli olandesi concentrano nel Sound fino a duemila battelli per la pesca alle aringhe, che tradizionalmente ha inizio il 24 giugno (...)

(...) Gli accampamenti temporanei, che in questi secoli installano nel Bressay Sound, vanno a costituire il primo nucleo di Lerwick, che per la prima volta viene menzionata per la proibizione del commercio (1625): le baracche vanno perciò demolite, poiché fonte di ubriachezza, di ruberie, prostituzione, aggressioni e omicidi…

(...) intorno al 1665, c’erano solo 3 o 4 famiglie, mentre [intorno al 1695] già contava 300 individui. 

Un incremento demografico dovuto alla pesca. 

(...) Nel 1700 Lerwick conta ca. 700 abitanti. 

Tre anni dopo (1703), nel corso della Guerra di Successione Spagnola, navi da guerra francesi mettono fine alla pesca olandese. Incendiando nel Sound 160 imbarcazioni. 

(...) nel 1708, la capitale delle isole diventa Lerwick, sostituendo Scalloway. 

 Nel 1712 la fondazione di una Custom House minaccia fortemente gli scambi tra isolani e pescatori stranieri, prima di allora del tutto liberi. 

Così il dazio sul sale importato consente agli inglesi di scoraggiare definitivamente il commercio straniero, anche se metterà in grave crisi l’intera economia delle isole.

 Nel 1762 la cittadina è racchiusa all'interno di un'area compresa tra la base della collina, il piccolo molo del porticciolo e la linea costiera, cioè tra Market Cross e Fort Charlotte

Costruito nel 1665 per proteggersi dagli olandesi (...)  

 (...) Le abitazioni si trovano sia verso la collina, che lungo quella che ora è la Commercial Street, la strada per eccellenza, un tempo chiamata The Shore, la Riva. 

 Le case più antiche rappresentano le spaziose residenze dei benestanti. 

Ad esse si aggiungeranno, all'inizio del XIX secolo, case più modeste, divise tra loro da Lanes, che dalla collina scendono perpendicolari alla costa. 

Vi andranno ad abitare i mercanti e, poi, le classi più povere, gli immigrati dalle aree rurali. 

Affollandole e creando notevoli problemi igienico-sanitari, per la mancanza di idonee fognature, per le ricorrenti epidemie, ecc. 

Solo intorno agli anni ‘1920 si realizzeranno nuove aree residenziali.

(...) La parte meridionale della città (...) ha le case le cui fondamenta sono lambite dalle acque del Mare del Nord, e i cui moli privati costituiscono il ricordo di un tempo, in cui il contrabbando era parte integrante e vitale dell'economia e della cultura delle isole. Poiché casa, magazzino e molo formavano un tutt'uno: il lodberrie

La Storia dei Lodberries 

 I lodberries rappresentano la tangibile testimonianza di epoche in cui il contrabbando era parte integrante dell'economia isolana.

(...) Nel 1730 Patrick Scollay, un capitano orcadiano immigrato, edifica una casa parallela alla costa. 

Nel retro, allungantesi verso il mare, costruisce quello che sarà il primo lodberry cittadino, che nel 1758 venderà a Patrick Torrie. 

In seguito i lodberries si moltiplicheranno… 

The Lodberrie - Lerwick, Shetland - seen from East, luglio 2019 (CC Some rights reserved, Virtual-Pano) * questa foto non figura nel libro

 In questo modo sarà seriamente minacciato il libero scambio di merci tra isolani e pescatori stranieri, mentre il contrabbando si diffonderà così tanto che, sul finire del XVIII secolo, "era virtualmente diventata un'industria" (...)

(...) D’altronde non esistevano moli o magazzini pubblici ed era indispensabile che ogni commerciante, per lavorare, avesse un proprio accesso al mare. 

Quindi gli affari prosperarono. 

Tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo la panoramica di Lerwick sarà così punteggiata da numerosi lodberries.

....

Da: ULTIMA THULE. RICORDI DI UN VIAGGIO DI STUDIO INVERNALE NELLE ISOLE SHETLAND. E-book, e versione cartacea a colori (133 pp., 114 immagini, di cui 89 a colori - 55 sono dell'A.- ) e in bianco e nero)


E-Book: https://www.amazon.it/dp/B07N53RZCH

versione a colori: 
https://www.amazon.it/dp/1793119147

          versione in bianco e nero: https://www.amazon.it/dp/1094761575

 ...

TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.

lunedì 12 agosto 2024

190. Abu Simbel: ai confini con il Bilad as Sudan, la "Terra dei Neri". Dove, in un secondo tempo, avrò l'eccezionale opportunità di poter visitare il sito archeologico senza la presenza di alcun turista, ma anche di entrare all'interno della montagna ricostruita... DA: VIAGGI IN EGITTO 1980-2009. CROCIERA AEREA E FLUVIALE SUL NILO; AI CONFINI CON IL SUDAN, ALLA RICERCA DI BERENICE TROGLODITICA E DELLA “CAROVANIERA DEGLI 11 GIORNI”; NEL SINAI

  

 La colossale testa di Ramses II, scolpita sulla facciata del Grande Tempio di Abu Simbel, 1980 (© Franco Pelliccioni) 
Cosa c'è nel libro:

PREFAZIONE

PARTE I: IERI, IL VIAGGIO DEL 1980

INTRODUZIONE ALL'EGITTO; CONTINUA IL "VIAGGIO" NEL BASSO EGITTO: PIRAMIDI, CERCATORI DI TESORI DEL PASSATO, SCOPERTE ARCHEOLOGICHE DEL PRESENTE; VIAGGIO NELL'ALTO EGITTO, AI CONFINI CON IL BILAD AS SUDAN, LA "TERRA DEI NERI": ABU SIMBEL, ASSUAN, ELEFANTINA, FILE; MEDIO EGITTO: NELLA VALLE DEI RE SI RISCOPRONO LE TOMBE "SCOMPARSE" DEI FARAONI; 

PARTE II: OGGI, IL CAIRO

UNA PREMESSA DI ANTROPOLOGIA URBANA: GENESI E SVILUPPO DELLE CITTA’ AFRICANE; PIÙ “CITTA’ PARALLELE” HANNO DATO VITA ALLA CAIRO ATTUALE; IL CAIRO: IERI E DOMANI…; 

PARTE III: INTERMEZZO, UNA CROCIERA SUL NILO “VIRTUALE” FIN DE SIÈCLE

PARTE IV: OGGI, UNA MODERNA CROCIERA SUL NILO

DA ASSUAN A KOM OMBO; KOM OMBO, EDFU, LA CHIUSA DI ESNA, LUXOR; 

PARTE V: OGGI, SUL MAR ROSSO, AL CONFINE MERIDIONALE CON IL SUDAN

NELLA LAHAMI BAY, SULLA COSTA MERIDIONALE EGIZIANA DEL MAR ROSSO, ALLA RICERCA DELLA MITICA BERENICE; TRA I NOMADI DEL MAR ROSSO EGIZIANO: ETIOPICI BÈJA (ABABDA E BISHARIN), ARABI RASHÀIDA; LUNGO L’ANTICA VIA GRECO-ROMANA CHE, DALLA MITICA BERENICE TROGLODITICA, PORTAVA AL NILO, ATTRAVERSO LE MONTAGNE DI SMERALDO

PARTE VI: UNA CURIOSITA’ DA SODDISFARE, VIAGGIO A SHARM, 2009

SHARM EL-SHEIK: NAAMA BAY; BIBLIOGRAFIA

.....

Dal diario di viaggio: Abu Simbel, 1980 

"Ecco che continua il viaggio alla scoperta dell’Egitto, assieme a Cecilia [la compianta amica e collega antropologa Cecilia Gatto Trocchi]. È prestissimo ed è buio come la pece. 

Infatti il volo MU 349 (Egypt Air, volo interno) è programmato per le ore 5, poiché bisognerà sorvolare tutto il paese, per arrivare fino ad Abu Simbel alle 7,10, anche se faremo scalo ad Assuan, senza però cambiare aereo.

Grazie alle mie solite scartoffie, alla sede dell’Egypt Air al Cairo riesco ad ottenere la possibilità di rimanere nel sito archeologico un turno di visita in più. 

In pratica, tra l’arrivo di un gruppo e l’altro, c’è la possibilità di stare completamente soli, davanti ai maestosi templi di Abu Simbel, che si affacciano sul lago Nasser. 

 Dopo aver visitato i due templi, assieme ai pochi turisti presenti, apparentemente sembra che non ci sia alcuna possibilità di bere, mangiare e, soprattutto, di ripararci dai cocenti raggi del sole.

 Così, quando viene il nostro “turno” di andar via, Cecilia decide che non sarebbe rimasta là in quelle condizioni e che sarebbe ripartita per Assuan. 

Io, che avevo fatto di tutto per avere quell’eccezionale possibilità di godermi “in solitaria” Abu Simbel, scelgo invece di restare. 

Tra l’altro avevo notato lontano, verso il terrazzamento sul lago, un punto d’ombra, che in effetti nascondeva un piccolo chiosco di bevande fresche ed era fornito anche di un po’ di cibo. 

 Così, rigenerato, vado alla solitaria riscoperta dei templi, dove le uniche presenze umane sono rappresentate dai custodi. 

Vagando tra i due monumenti e osservando ogni particolare: bassorilievi, iscrizioni, “firme” di antichi viaggiatori, più o meno noti. 

Oltre ad andare persino sul “retro” dei templi, all’interno della montagna

Cosa che ritengo oggi del tutto impossibile e certamente fantascientifica, non solo per ragioni di sicurezza. 

 Ma anche per la presenza di un’enorme folla di turisti, come constaterò nel 2007". 

Abu Simbel e il Lago Nasser

Avevo già avuto modo l’anno prima (1979), al rientro dalla mia ricerca effettuata nell’allora Sudan meridionale, di sorvolare quel grande mare interno costituito dal lago Nasser. 

Laddove le acque, formatesi dalla costruzione nel 1960-64 dell'alta diga di Assuan (Saad el-Aali), avevano invaso buona parte dell'antica Nubia. 

Un lago lungo 500 km, largo dai 10 ai 30 km, profondo in media 100 m, con una capacità di 157 miliardi di m3, che ha sacrificato 22.000 kmq della bassa Nubia egiziana. 

Così, oltre a sommergere i numerosi villaggi nubiani (...), sono state inondate decine di monumenti più o meno importanti, incluse le celebri chiese rupestri e la meravigliosa cattedrale di Faras (VIII-XIII secolo d.C.), in Sudan

Di cui avevo ammirato gli stupendi affreschi "salvati dalle acque" e le loro ricostruzioni, gelosamente conservati nel Museo Nazionale di Khartoum

 Naturalmente quella mia visita nell'Alto Egitto non poteva che iniziare dalle rive di quell'immenso lago. 

Il Tempio Grande di Amon-Ra, il Tempio di Hathor 

Ad Abu Simbel, dove sono stati ricostruiti i due giganteschi e meravigliosi templi: quello Grande (...), caratterizzato dalle quattro  colossali (20 m di altezza) e stupende statue rappresentanti Ramses II e quello più “piccolo” di Hathor (...), dedicato alla moglie Neferta.

Al tempo degli egizi, i due templi contrassegnavano inequivocabilmente le frontiere meridionali di un possente paese, dove i faraoni si identificavano con gli dei. 

Quei grandiosi monumenti strappati alle rocce e plasmati grazie ad esse, furono ricollocati grazie all'imponente opera di salvataggio internazionale voluta dall'UNESCO (...).

"In solitaria" ammiro lo straordinario sito archeologico. Perchè tutti i turisti sono partiti e Abu Simbel è improvvisamente  immersa nel silenzio più totale...

Allora ebbi molto tempo a disposizione, per contemplare in tutta tranquillità quegli antichi monumenti. 

Poiché, come già rilevato, avevo fatto in modo di rimanere pressoché solo davanti ad essi, allorché i gruppi di turisti sciamavano per imbarcarsi sull'aereo del rientro. 

Il silenzio, la pace di cui ad un tratto tutto il luogo fu permeato, consentì di osservare dettagli e particolari in un primo momento sfuggiti, e che pure avrebbero meritato ogni attenzione. 

Lo svizzero Burckhardt (scopritore), l'italiano Belzoni (scavatore)

 In quei momenti, naturalmente, non potei non andare con il pensiero a quando i due B&B per antonomasia dell'Alto Egitto, lo svizzero Burckhardt e il nostro Belzoni, rispettivamente "scopritore" (1813):

 "se si potesse eliminare la sabbia, si scoprirebbe un grande tempio"

 e "scavatore" (1816-17) di Abu Simbel: 

"la sabbia trasportata dal vento sulla parete di roccia che domina il tempio si è accumulata sulla facciata e ha seppellito l'entrata per tre quarti. Quando mi avvicinai al tempio persi di colpo ogni speranza di poter sgombrare l'entrata: i mucchi di sabbia erano talmente alti che non vedevo come avrei potuto arrivare alla porta", individuarono i templi, pressoché sommersi dalla sabbia del deserto. 

Riportandone con difficoltà alla luce ingressi, sculture, statue e bassorilievi. 

"Al primo colpo d'occhio restammo meravigliati dall'immensità del sotterraneo, ma la nostra sorpresa fu ancora maggiore quando ci trovammo circondati da magnifici oggetti d'ogni specie: pitture, sculture, figure colossali".

 Inoltre mi interessò notevolmente il risultato complessivo dell'inusitato trasloco. Un'opera di alta e sofisticata ingegneria, con la quale nel 1965/66 i monumenti, preventivamente tagliati in 1.036 grandi blocchi, dal peso non superiore alle 20 tonnellate ciascuno, furono trasferiti in luogo più elevato. 

Tanto fine fu quel sottile accordo tecnologico con le conoscenze archeo-storiche che dei templi si avevano, che furono in pieno rispettate anche le particolarissime "condizioni" di illuminazione volute dal potente e onnipresente Ramses II. 

Il quale fece costruire il tempio maggiore, in modo che, nei giorni del suo compleanno (22 febbraio) e della sua incoronazione (22 ottobre), il sole vi entrasse in profondità, tanto da rischiarare la statua che lo rappresentava, nonché quelle di Ra-Hurakti e Ammone. 

Trascurando, ovviamente, Ptah, dio delle tenebre che, in quanto tale, doveva rimanere nella più completa oscurità. 

Lo spostamento dei templi 64 metri più in alto ha solo anticipato l'evento di un giorno (...). 

Ho l'eccezionale possibilità di penetrare all'interno della montagna. Dove osservo stupefatto un  gigantesco "porta-Abu Simbel". Tutto calcestruzzo, cavi, acciaio. 

Quindi curiosai a lungo sul retro del monumento. 

Laddove la montagna è stata artificialmente ricostruita con due cupole in calcestruzzo di 60 m di diametro ciascuna, per evitare che i santuari venissero schiacciati dalla roccia. 

“Campane” successivamente ricoperte da sabbia e sassi, che restituiscono al complesso l'originaria forma [ho inserito nel libro un paio di foto]. 

In definitiva una sorta di gigantesco "porta-Abu Simbel" (...) 

Al confine con il Bilad as Sudan, la "terra dei neri"

Ad Abu Simbel non stavo a molta distanza (40 km) dal confine con il Sudan, dal Bilad as Sudan, la "terra dei neri". 

Su queste alture si trovava, e ancora oggi gli archeologi continuano a scoprirne le tracce, una catena di forti, che gli antichi egizi avevano fondato allo scopo di proteggersi da eventuali invasioni provenienti da sud (...). 

 Come la fortezza di Kasr Ibrim, risalente a 3.000 anni fa, situata proprio di fronte ai templi. 

Le cui rovine, già visitate dal Belzoni, si notano da Abu Simbel con un potente teleobiettivo. 

DA: VIAGGI IN EGITTO 1980-2009. CROCIERA AEREA E FLUVIALE SUL NILO; AI CONFINI CON IL SUDAN, ALLA RICERCA DI BERENICE TROGLODITICA E DELLA “CAROVANIERA DEGLI 11 GIORNI”; NEL SINAI

(E-Book, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 277 pp., 259 note, 271 immagini, di cui 242 a colori (230 foto sono dell’A.):



Versione cartacea a colori: https://www.amazon.it/dp/B088N3WVYN

Versione cartacea in bianco e nero https://www.amazon.it/dp/B088N8ZQVV

Versione cartacea non illustrata https://www.amazon.it/dp/B08BW8LYDY

E-Book non illustrato: https://www.amazon.it/dp/B08BXQCMRY
...

TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.


IL LIBRO E’ DEDICATO ALLA COMPIANTA AMICA E COLLEGA CECILIA GATTO TROCCHI (ROMA, 19 GIUGNO 1939- ROMA, 
 11 LUGLIO 2005)

Saqqara, dicembre 1980