PREFAZIONE
PARTE I: IERI, IL VIAGGIO DEL 1980
INTRODUZIONE ALL'EGITTO; CONTINUA IL "VIAGGIO" NEL BASSO EGITTO: PIRAMIDI, CERCATORI DI TESORI DEL PASSATO, SCOPERTE ARCHEOLOGICHE DEL PRESENTE; VIAGGIO NELL'ALTO EGITTO, AI CONFINI CON IL BILAD AS SUDAN, LA "TERRA DEI NERI": ABU SIMBEL, ASSUAN, ELEFANTINA, FILE; MEDIO EGITTO: NELLA VALLE DEI RE SI RISCOPRONO LE TOMBE "SCOMPARSE" DEI FARAONI;
PARTE II: OGGI, IL CAIRO
UNA PREMESSA DI ANTROPOLOGIA URBANA: GENESI E SVILUPPO DELLE CITTA’ AFRICANE; PIÙ “CITTA’ PARALLELE” HANNO DATO VITA ALLA CAIRO ATTUALE; IL CAIRO: IERI E DOMANI…;
PARTE III: INTERMEZZO, UNA CROCIERA SUL NILO “VIRTUALE” FIN DE SIÈCLE
PARTE IV: OGGI, UNA MODERNA CROCIERA SUL NILO
DA ASSUAN A KOM OMBO; KOM OMBO, EDFU, LA CHIUSA DI ESNA, LUXOR;
PARTE V: OGGI, SUL MAR ROSSO, AL CONFINE MERIDIONALE CON IL SUDAN
NELLA LAHAMI BAY, SULLA COSTA MERIDIONALE EGIZIANA DEL MAR ROSSO, ALLA RICERCA DELLA MITICA BERENICE; TRA I NOMADI DEL MAR ROSSO EGIZIANO: ETIOPICI BÈJA (ABABDA E BISHARIN), ARABI RASHÀIDA; LUNGO L’ANTICA VIA GRECO-ROMANA CHE, DALLA MITICA BERENICE TROGLODITICA, PORTAVA AL NILO, ATTRAVERSO LE MONTAGNE DI SMERALDO
PARTE VI: UNA CURIOSITA’ DA SODDISFARE, VIAGGIO A SHARM, 2009
SHARM EL-SHEIK: NAAMA BAY; BIBLIOGRAFIA
.....
Dal diario di viaggio: Abu Simbel, 1980
"Ecco che continua il viaggio alla scoperta dell’Egitto, assieme a Cecilia [la compianta amica e collega antropologa Cecilia Gatto Trocchi]. È
prestissimo ed è buio come la pece.
Infatti il volo MU 349 (Egypt Air, volo
interno) è programmato per le ore 5, poiché bisognerà sorvolare tutto il
paese, per arrivare fino ad Abu Simbel alle 7,10, anche se faremo scalo
ad Assuan, senza però cambiare aereo.
Grazie alle mie solite scartoffie, alla sede dell’Egypt Air al Cairo riesco ad
ottenere la possibilità di rimanere nel sito archeologico un turno di visita in
più.
In pratica, tra l’arrivo di un gruppo e l’altro, c’è la possibilità di stare
completamente soli, davanti ai maestosi templi di Abu Simbel, che si
affacciano sul lago Nasser.
Dopo aver visitato i due templi, assieme ai pochi turisti presenti,
apparentemente sembra che non ci sia alcuna possibilità di bere, mangiare
e, soprattutto, di ripararci dai cocenti raggi del sole.
Così, quando viene il
nostro “turno” di andar via, Cecilia decide che non sarebbe rimasta là in
quelle condizioni e che sarebbe ripartita per Assuan.
Io, che avevo fatto di
tutto per avere quell’eccezionale possibilità di godermi “in solitaria” Abu
Simbel, scelgo invece di restare.
Tra l’altro avevo notato lontano, verso il
terrazzamento sul lago, un punto d’ombra, che in effetti nascondeva un
piccolo chiosco di bevande fresche ed era fornito anche di un po’ di cibo.
Così, rigenerato, vado alla solitaria riscoperta dei templi, dove le uniche
presenze umane sono rappresentate dai custodi.
Vagando tra i due
monumenti e osservando ogni particolare: bassorilievi, iscrizioni, “firme” di
antichi viaggiatori, più o meno noti.
Oltre ad andare persino sul “retro” dei
templi, all’interno della montagna.
Cosa che ritengo oggi del tutto
impossibile e certamente fantascientifica, non solo per ragioni di sicurezza.
Ma anche per la presenza di un’enorme folla di turisti, come constaterò nel
2007".
Abu Simbel e il Lago Nasser
Avevo già avuto modo l’anno prima (1979), al rientro dalla mia
ricerca effettuata nell’allora Sudan meridionale, di sorvolare quel
grande mare interno costituito dal lago Nasser.
Laddove le acque,
formatesi dalla costruzione nel 1960-64 dell'alta diga di Assuan
(Saad el-Aali), avevano invaso buona parte dell'antica Nubia.
Un
lago lungo 500 km, largo dai 10 ai 30 km, profondo in media 100
m, con una capacità di 157 miliardi di m3, che ha sacrificato 22.000
kmq della bassa Nubia egiziana.
Così, oltre a sommergere i
numerosi villaggi nubiani (...), sono state inondate decine di monumenti più
o meno importanti, incluse le celebri chiese rupestri e la
meravigliosa cattedrale di Faras (VIII-XIII secolo d.C.), in Sudan.
Di
cui avevo ammirato gli stupendi affreschi "salvati dalle acque" e le
loro ricostruzioni, gelosamente conservati nel Museo Nazionale di
Khartoum.
Naturalmente quella mia visita nell'Alto Egitto non poteva che
iniziare dalle rive di quell'immenso lago.
Il Tempio Grande di Amon-Ra, il Tempio di Hathor
Ad Abu Simbel, dove sono
stati ricostruiti i due giganteschi e meravigliosi templi: quello Grande (...), caratterizzato dalle quattro colossali (20 m di altezza) e stupende statue rappresentanti
Ramses II e quello più “piccolo” di Hathor (...),
dedicato alla moglie Neferta.
Al tempo degli egizi, i due templi contrassegnavano
inequivocabilmente le frontiere meridionali di un possente paese,
dove i faraoni si identificavano con gli dei.
Quei grandiosi
monumenti strappati alle rocce e plasmati grazie ad esse, furono
ricollocati grazie all'imponente opera di salvataggio internazionale
voluta dall'UNESCO (...).
"In solitaria" ammiro lo straordinario sito archeologico. Perchè tutti i turisti sono partiti e Abu Simbel è improvvisamente immersa nel silenzio più totale...
Allora ebbi molto tempo a
disposizione, per contemplare in tutta tranquillità quegli antichi
monumenti.
Poiché, come già rilevato, avevo fatto in modo di
rimanere pressoché solo davanti ad essi, allorché i gruppi di turisti
sciamavano per imbarcarsi sull'aereo del rientro.
Il silenzio, la pace
di cui ad un tratto tutto il luogo fu permeato, consentì di osservare
dettagli e particolari in un primo momento sfuggiti, e che pure
avrebbero meritato ogni attenzione.
Lo svizzero Burckhardt (scopritore), l'italiano Belzoni (scavatore)
In quei momenti, naturalmente, non potei non andare con il
pensiero a quando i due B&B per antonomasia dell'Alto Egitto, lo
svizzero Burckhardt e il nostro Belzoni, rispettivamente
"scopritore" (1813):
"se si potesse eliminare la sabbia, si
scoprirebbe un grande tempio"
e "scavatore" (1816-17) di Abu Simbel:
"la sabbia trasportata dal vento sulla parete di roccia che
domina il tempio si è accumulata sulla facciata e ha seppellito
l'entrata per tre quarti. Quando mi avvicinai al tempio persi di colpo
ogni speranza di poter sgombrare l'entrata: i mucchi di sabbia erano
talmente alti che non vedevo come avrei potuto arrivare alla
porta", individuarono i templi, pressoché sommersi dalla sabbia
del deserto.
Riportandone con difficoltà alla luce ingressi, sculture,
statue e bassorilievi.
"Al primo colpo d'occhio restammo meravigliati
dall'immensità del sotterraneo, ma la nostra sorpresa fu ancora
maggiore quando ci trovammo circondati da magnifici oggetti d'ogni
specie: pitture, sculture, figure colossali".
Inoltre mi interessò notevolmente il risultato complessivo
dell'inusitato trasloco. Un'opera di alta e sofisticata ingegneria, con
la quale nel 1965/66 i monumenti, preventivamente tagliati in 1.036
grandi blocchi, dal peso non superiore alle 20 tonnellate ciascuno,
furono trasferiti in luogo più elevato.
Tanto fine fu quel sottile
accordo tecnologico con le conoscenze archeo-storiche che dei
templi si avevano, che furono in pieno rispettate anche le particolarissime "condizioni" di illuminazione volute dal potente e
onnipresente Ramses II.
Il quale fece costruire il tempio maggiore,
in modo che, nei giorni del suo compleanno (22 febbraio) e della
sua incoronazione (22 ottobre), il sole vi entrasse in profondità,
tanto da rischiarare la statua che lo rappresentava, nonché quelle
di Ra-Hurakti e Ammone.
Trascurando, ovviamente, Ptah, dio delle
tenebre che, in quanto tale, doveva rimanere nella più completa
oscurità.
Lo spostamento dei templi 64 metri più in alto ha solo
anticipato l'evento di un giorno (...).
Ho l'eccezionale possibilità di penetrare all'interno della montagna. Dove osservo stupefatto un gigantesco "porta-Abu Simbel". Tutto calcestruzzo, cavi, acciaio.
Quindi curiosai a lungo sul retro del monumento.
Laddove la
montagna è stata artificialmente ricostruita con due cupole in
calcestruzzo di 60 m di diametro ciascuna, per evitare che i santuari
venissero schiacciati dalla roccia.
“Campane” successivamente ricoperte da sabbia e sassi, che restituiscono al complesso
l'originaria forma [ho inserito nel libro un paio di foto].
In definitiva una sorta di gigantesco "porta-Abu
Simbel" (...)
Al confine con il Bilad as Sudan, la "terra dei neri"
Ad Abu Simbel non stavo a molta distanza (40 km) dal confine con
il Sudan, dal Bilad as Sudan, la "terra dei neri".
Su queste alture si
trovava, e ancora oggi gli archeologi continuano a scoprirne le
tracce, una catena di forti, che gli antichi egizi avevano fondato allo
scopo di proteggersi da eventuali invasioni provenienti da sud (...).
Come la
fortezza di Kasr Ibrim, risalente a 3.000 anni fa, situata proprio di
fronte ai templi.
Le cui rovine, già visitate dal Belzoni, si notano da
Abu Simbel con un potente teleobiettivo.
DA: VIAGGI IN EGITTO 1980-2009. CROCIERA AEREA E FLUVIALE SUL NILO; AI CONFINI CON IL SUDAN, ALLA RICERCA DI BERENICE TROGLODITICA E DELLA “CAROVANIERA DEGLI 11 GIORNI”; NEL SINAI
(E-Book, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 277 pp., 259 note, 271 immagini, di cui 242 a colori (230 foto sono dell’A.):
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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.
IL LIBRO E’ DEDICATO ALLA COMPIANTA AMICA E COLLEGA CECILIA GATTO TROCCHI (ROMA, 19 GIUGNO 1939- ROMA, 11 LUGLIO 2005)
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Saqqara, dicembre 1980 |