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domenica 25 agosto 2024

203. Alla ricerca dell’oasi perduta di Zerzura (con la sua misteriosa città bianca e forzieri stracolmi di pietre preziose e perle di incommensurabile valore). e dell’armata persiana di Cambise, scomparsa nel Deserto Libico nel 525 a.C. Le spedizioni di László Almásy, l’autentico “Paziente Inglese”, nel “Grande Mare di Sabbia” egiziano. DA: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. VOL.2 AFRICA

 László Almásy

Cosa c'è nel libro:

INTRODUZIONE; 1. MA'AT-KA-RA HATSHEPSUT, 1501-1479 a. C. (Deir al-Bahri nei pressi di Luxor: una ricognizione delle pitture a rilievo che raccontano i viaggi degli antichi egizi ; Verso la Terra tropicale di Punt; Il “racconto” continua sulle mura di Deir al-Bahri) 

2. LUCIO CORNELIO BALBO MINORE, ca. 55-ca. 13 a.C. (La spedizione punitiva contro i Garamanti nel Sahara) 

3. LEO AFRICANUS (al-Hasan ben Muhammad el-Wazzân al-Fasi), 1494-1554 (Iniziano i viaggi; Catturato dai corsari cristiani; A Rodi e Roma; La Descrizione dell’Africa…)

4. RICHARD POCOCKE, 1704-1765 (Viaggio in Oriente, 1737-1742) 

5. MUNGO PARK, 1771-1806 (Alla scoperta del fiume Niger, 1794-1797; La seconda spedizione sul fiume Niger, 1805-1806) 

6. FRIEDRICH KONRAD HORNEMANN, 1772-1801 (Nel Sahara, 1798-1801) 

7. RENÉ CAILLÉ, 1800-1838 (Verso Timbuctú, 1827-1828) 

8. IPPOLITO ROSELLINI, 1800-1843 (In Egitto con Champollion, 1828-29; L’arrivo ad Abu Simbel, 1828) 

9. HEINRICH BARTH, 1821-1865 (Spagna, Maghreb, Libia, Egitto, Palestina, Asia Minore, Grecia; Nel Sahara, 1850-55; La rivalutazione della storia e delle culture dell’Africa) 

10. AUGUSTE MARIETTE, 1821-1881 (In Egitto tra gli antichi papiri egizi, 1850; La scoperta del Serapeum) 

11. JOHN HANNING SPEKE, 1827-1864 (Con Burton alla scoperta delle sorgenti del Nilo: i laghi Tanganyika e Vittoria; Con Grant di nuovo al lago Vittoria, scopre infine la sorgente del Nilo) 

12. CARLO PIAGGIA, 1827-1882 (Tunisia, Egitto e Sudan; In Sudan, tra i “famigerati” cannibali Niam Niam; Tra Eritrea, Etiopia e Sudan; Ancora in Sudan) 

13. PAUL BELLONI DU CHAILLU, 1835? -1903 (Nell’Africa Equatoriale Francese alla ricerca dei gorilla, 1855-59; Di nuovo in Africa, 1863-65; Scandinavia, Danimarca, Finlandia, Russia) 

14. HENRY MORTON STANLEY, 1841-1904 (Combattente nella Guerra civile americana; giornalista nel West; corrispondente di guerra in Abissinia; Il “binomio” Livingstone-Stanley; “Ma trovate Livingstone”! Una traversata est-ovest del Continente Nero lunga 8.000 km; Si parte da Zanzibar; In Congo al servizio del re del Belgio, 1879-188; 2.400 chilometri per soccorrere Emin Pasha: Zanzibar, Congo, Ruwenzori, lago Alberto, 1887-1889) 

15. PIETRO SAVORGNAN DI BRAZZA', 1852-1905 (In Gabon e, poi, la risalita del fiume Ogooué; Ancora sull’Ogooué 
L’incontro con Stanley; La Missione nell'Occidente Africano; Commissario Generale di Gabon e Congo) 

16. SIR WILLIAM MATTHEW FLINDERS PETRIE, 1853-1942 
(Prima Stonehenge, poi Giza, in Egitto; Egitto, Grecia e Palestina)

17. SIR E. A. WALLIS BUDGE, 1857-1934 (Egitto, Sudan e Iraq) 

18. HARRY HAMILTON JOHNSTON, 1858-1927 (Nord Africa, Africa occidentale portoghese, Congo, Tanzania, 1879-1884; Camerun, Protettorato della Costa del Niger, Mozambico, spedizione ai laghi Nyasa e Tanganyika (e Protettorato dell'Africa Centrale Britannica), Reggenza di Tunisi, Special Commissioner del Protettorato dell'Uganda, 1885-1901; Nelle giungle del Congo scopre l'Okapi Johnstoni, metà giraffa, metà zebra; L’Okapi )

19. JEAN-BAPTISTE MARCHAND, 1863-1934 (La Mission Congo-Nil giunge a Fashoda, sul Nilo Bianco (Sudan); La visita di Fashoda nel corso della mia seconda sessione di ricerca antropologica sul campo a Malakal) 

20. JAMES BREASTED, 1865-1935 (La spedizione epigrafica in Egitto e Sudan del 1905-07; Primo survey archeologico di Egitto e Asia occidentale, 1919-20; Spedizioni in Palestina e Turchia, 1925) 

21. ISABELLE EBERHARDT, 1877-1904 
Tra Maghreb, Svizzera, Francia e Italia, 1897-1899; In Algeria, 1900-1904 

22. LÁSZLÓ ALMÁSY, 1895-1951 (Tra Egitto e Sudan,1926-1927; la traversata Kenya-Sudan, 1929; Nell’Egitto sudoccidentale alla ricerca di Zerzura, la favolosa “oasi delle tre valli”, 1930…; Le spedizioni continuano, 1932-33, 1934-35; Attraverso il Grande Mare di Sabbia, 1935; L’incredibile operazione Salaam per conto dell’Afrika Korps di Rommel )

22.1. LA SCOMPARSA DELL’ARMATA DI CAMBISE NEL DESERTO LIBICO: LEGGENDA O REALTA’? 

23. THÉODORE MONOD, 1902-2000 (Mauritania e Sahara occidentale, 1922, 1927-28; Sahara, 1929-1964)

24. LOUIS LEAKEY, 1903-1972 (Le spedizioni paleontologiche in Africa, 1923, 1926-35; La scoperta dello Zinjanthropus boisei, Tanzania, 1959 )

25. ROGER FRISON-ROCHE, 1906-1999 (Alpi Savoiarde; Sahara; Ancora nel Sahara, 1948 e 1950; in Lapponia, 1956; Spedizione Berliet Ténéré-Ciad, 1959-1960; Artico canadese, 1966, 1969; Sahara, 1975)  BIBLIOGRAFIA

...

LÁSZLÓ ALMÁSY, 1895-1951

Al romanzo e al film pluri-Oscar Paziente Inglese non necessitavano, certo, “aggiunte” fantasiose.

Bastando la vita reale, di per sé già così straordinaria, di questo singolare personaggio, giustamente ricordato nei libri di Storia delle Esplorazioni: László Almásy

Un borghese diventato Conte per aver cercato per due volte, nel 1921, di accompagnare a Budapest in macchina il successore di Francesco Giuseppe, Carlo I d’Asburgo.

Intenzionato a restaurare la monarchia ungherese, non avendo abdicato, come re d’Ungheria, dopo la proclamazione della repubblica austriaca (1918)!

Appassionato di caccia, automobili e aerei, a lungo esplorerà il Sahara egiziano-sudanese. 

Andando instancabilmente alla ricerca del “paradiso perduto” del deserto: la «favolosa oasi» di Zerzura (“degli uccelli”), con la sua misteriosa città bianca e forzieri stracolmi di sfavillanti pietre preziose e di perle di incommensurabile valore.
 
Tanto da essere inevitabilmente cooptato in un Club assai snob e particolare, avendo un mito come fine: lo Shepheard's Hotel del Cairo.

Il luogo più famoso della città dopo le piramidi….
 
Un club esclusivo che, tra i suoi membri, ha nobili egiziani, esploratori, piloti d’aereo e archeologi.

 

Lo Shepheard's hotel (Cairo), inizio '900
.
Il tenente colonnello dell’aviazione britannica Penderel prossimo all’atterraggio a Jebel Kissu su un aereo da trasporto Vickers Victoria, utilizzato per ricognizioni aeree nel Gilf Kebir (1932). Membro del Club di Zerzura, sempre come pilota parteciperà a diverse spedizioni di Almásy

   Amico di principi egiziani, che sono anche celebri esploratori, è tra i primi a servirsi dell’aereo per le ricognizioniscopre pitture rupestri preistoriche, farà poi da guida al celebre etnologo tedesco Frobenius. 

Sodale di inglesi e italiani, sarà però l’Afrika Korps di Rommell ad utilizzare, durante la seconda guerra mondiale, la sua preziosa esperienza per rocambolesche missioni. tra cui quella di condurre un paio di spie al di là delle linee nemiche "(...)

DA: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. VOL.2 AFRICA
Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori,Geologi, Naturalisti, Paletnologi
E.Book e versione cartacea in bianco e nero di grandi dimensioni (16,99 x 1,17 x 24,41), 224 pp., 109 note,  bibliografia, 179 immagini (20 sono dell'A.) 



sabato 24 agosto 2024

202. La Crociera Nera (Citroen) attraversa la giungla equatoriale, grazie alla costruzione di una pista di centinaia di chilometri da parte dei congolesi, stimolati dal millenarismo collegato a Bula Matari, il celebre esploratore Stanley.Da: GRANDI RAIDS AUTOMOBILISTICI DELLA STORIA: QUANDO L’AVVENTURA SI FA LEGGENDA. LA PECHINO-PARIGI E LE “CROCIERE” CITROËN, TRA AFRICA, ASIA E AMERICA DEL NORD

La colonna della Crociera Nera davanti alla residenza del Governatore, Stanleyville, Congo Belga (12 marzo 1925)

Cosa c'è nel libro:

PREMESSA 

PARTE PRIMA: LA CORSA PECHINO PARIGI, 1907 

L’INVEROSIMILE SCOMMESSA! 

L’itinerario; I concorrenti; Il team italiano; La macchina; Il via; Al di là degli Urali; L’arrivo a Mosca; L’arrivo a Parigi 

PARTE SECONDA: LE CROCIERE CITROËN 

I QUATTRO RAIDS AUTOMOBILISTICI CITROËN, TRA VECCHIO E NUOVO MONDO 

André Citroën; I leaders sul terreno: Georges-Marie Haardt, Louis Audouin-Dubreuil, ma anche Victor Point

LA “CAPOSTIPITE” DELLE CROCIERE CITROËN: LA CROCIERA DELLE SABBIE (MISSION TUGGOURT-TIMBUCTÚ), 1922-23

Introduzione; Le macchine; Si parte; Si oltrepassa Abalessa, dove tre anni dopo si effettuerà la straordinaria scoperta della tomba di Tin Hinan, regina dei Tuareg; La missione Citroën continua ad avanzare nel Sahara; Arrivo nella leggendaria Timbuctú 

L’AVVENTURA CONTINUA: L’INCREDIBILE CROCIERA NERA (CITROËN CENTRE-AFRIQUE) DEL 1924-25. UN VAGABONDAGGIO NEL CONTINENTE SENZA UGUALI! 

Introduzione; Le finalità della Crociera Nera; I partecipanti;  L’itinerario; I preparativi; Le macchine; Infine si parte dalla Legione Straniera…; Attraverso la giungla equatoriale si costruisce una pista di centinaia di chilometri, grazie al millenarismo collegato a Bula Matari, l’esploratore Stanley; Sulle sponde del Lago Victoria, nell’Africa orientale britannica

LA MITICA CROCIERA GIALLA (MISSION CENTRE-ASIE),1931-1932. L’ESALTAZIONE CONTINUA! 

Introduzione: il progetto originale lungo la Via della Seta; Il 1931 è l’anno dell’Esposizione Coloniale di Parigi, la grande “vetrina” dell’Impero francese; Si modifica il progetto; Il gruppo Pamir: da Beirut all’Himalaia e oltre; Il gruppo Cina, con Victor Point e il celebre teologo-paleontologo Teilhard de Chardin; Il gruppo Cina attraversa la Porta del Gobi inoltrandosi nel Sinkiang (Xinjiang); Pamir e Cina insieme verso Peiping (Pechino); La missione continua verso l’Indocina .

UN FLOP COMPLETO: LA CROCIERA BIANCA (BEDAUX CANADIAN SUB ARCTIC EXPEDITION, ALIAS THE CHAMPAGNE SAFARI), 1934 

Introduzione; I preparativi; Tassello dopo tassello si costruisce la grande “macchina” della spedizione; La partenza da Edmonton. L’itinerario; Il racconto “originale” della disfatta, ovvero la versione eurocentrica; La verità è una “finzione” cinematografica? Ovvero la versione canadese! 

Si torna ad Edmonton 

Lo Champagne Safari, biografia filmica di uno stravagante megalomane e avventuriero, che è anche uno straricco industriale e un geniale inventore, un amico di re e di Hitler, forse un collaborazionista: ecco svelato il lato oscuro di Bedaux… .

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE: Pechino-Parigi; Crociere Citroën; Africa (e Sahara) 

...


Bangassou (attuale Repubblica Centroafricana) e, quindi, Congo Belga

   "Il primo marzo, oltrepassato il fiume N’Bomou, la Crociera Nera giunge a Bangassou, zona che “anticipa” la giungla equatoriale del Congo Belga. 

Già per arrivare a Bondo sono stati costretti ad inoltrarsi con difficoltà nelle paludi. 

Recupereranno nella tappa successiva, con la quale giungeranno a Buta. 

Tra i pigmei

Tra Buta e la città di Stanleyville (Kisangani), capoluogo della provincia dell’Equatoria, attraverseranno una regione popolata anche dai pigmei. 

In tutto per arrivare a Stanleyville dalla frontiera con l’A.E.F. percorreranno centinaia di km su una pista aperta dal lavoro di 40.000 uomini, “stimolati” dagli amministratori belgi del Congo.

 Che artatamente hanno fatto circolare voci su un imminente arrivo nella regione di inviati di Bula-Matari o, più propriamente, Bula Matale (“Frangitore di rocce”).

   Soprannome in Swahili del celebre esploratore statunitense Stanley.

 Affibbiato nel 1879 dai capi del villaggio congolese di Vivi, dopo che con una mazza aveva spezzato per primo una roccia, per iniziare a costruire una strada fino a Vivi. 

Soprannome “con il quale, dal mare fino alle cataratte, Stanley, tutti gli indigeni del Congo si sono adesso familiarizzati”.

Re Leopoldo II del Belgio, Stanley e la fondazione della "sua" città: Stanleyville (oggi Kisangani)

   Del resto Stanley, che per conto di re Leopoldo II del Belgio più volte ha percorso, e a lungo, la regione del fiume Lualaba-Congo, nel 1883 fonderà alle Stanley Falls, a 1.300 km dalla foce del fiume, il primo nucleo della città, che per quasi un secolo porterà il suo nome. 

E le genti congolesi per decenni avevano sentito parlare di Bula Matari nei racconti di padri e nonni. 

Così che Stanley da tempo era considerato alla stregua di un profeta, in grado di annunciare una nuova era… 

L'arrivo della colonna francese a Stanleyville

Sfruttando la curiosità e ingenuità di gente accorsa da ogni angolo della colonia, per un mese gli africani si daranno da fare con panga e machete per far giungere il convoglio francese a Stanleyville il 12 marzo. 

Dove la Crociera Nera si ferma 11 giorni, avendo già percorso ca. 9.000 km dalla partenza.

   Il 28 marzo, si ripassa nuovamente per Buta, raggiungendo Niangara, nell’Haut-Ouellé. 

Tra i Mangbetu, dove donne e uomini mostrano strane teste allungate

Regione abitata dai Mangbetu, etnia sudanese in terra Bantu. 

Dove donne (e uomini) mostrano strane teste allungate a causa di una caratteristica deformazione artificiale del cranio. 

Ottenuta fasciando i neonati fin dall’infanzia. 

Così, anche a causa della loro dolicocefalia, sembra che “con esso abbiano voluto maggiormente differenziarsi già nell’aspetto dalle genti brachioidi circonvicine”. 

Nelle donne il singolare aspetto risulta ancora più accentuato per l’elaborata capigliatura sviluppata all’indietro, che dà loro maggiore risalto

Un costume che colpirà molto gli ambienti artistici europei, allorché la Crociera rientrando in patria lo renderà noto. 

Infatti Iacovleff, Poirier e Specht si fermeranno nel villaggio del capo Ekibondo e così potranno riportare numerosi disegni, foto e filmati delle donne Mangbetu, il cui straordinario aspetto figurerà nelle locandine del film di Léon Poirier.

Si raggiunge il lago Alberto

   Il 10 aprile il convoglio è a Kasenyi, sulla sponda del lago Alberto, che si attraversa a bordo del vapore Samuel Baker. 

Non prima di aver incontrato la Duchessa d’Aosta, Hélène d’Orléans (1871-1951), cognata di Vittorio Emanuele II, Re d’Italia, accompagnata dal figlio, il Duca di Pouilles".

Da: GRANDI RAIDS AUTOMOBILISTICI DELLA STORIA: QUANDO L’AVVENTURA SI FA LEGGENDA. LA PECHINO-PARIGI E LE “CROCIERE” CITROËN, TRA AFRICA, ASIA E AMERICA DEL NORD

(E-Book e versione cartacea in bianco e nero - seconda edizione riveduta, corretta e aggiornata -, 113 pp., 81 note, 105 immagini)



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giovedì 22 agosto 2024

201. Nell'invincibile fortezza veneziana di Spinalónga l’ultima colonia di lebbrosi d'Europa. Da: ALLA SCOPERTA DI MEGALI NÍSI, L’ISOLA DI CRETA. STORIA, ARCHEOLOGIA, NATURA, CULTURA

 

L'isola-fortezza veneziana di Spinalónga (© Franco Pelliccioni)

Cosa c'è nel libro: 

Introduzione1. Dove l’Oriente incontra l’Occidente: Storia dell’isola di Creta. Dalla Civiltà Minoica al termine della seconda dominazione Bizantina (2700 a.C.-1204 d.C.); 2. Storia di Creta: dalla dominazione veneziana all’occupazione germanica (1204-1945); 3. La città…? Per i cretesi è solo Herákleion!; 4. Il Museo Archeologico di Herákleion; 5. Evans a Cnosso: una ricerca archeologica di una vita; 6. Architettura e ingegneria “naturalistica” e d’avanguardia nel Palazzo Minoico di Cnosso;7. L'Archeologia italiana a Creta: la città romano-bizantina di Górtina, quella Minoica di Festo; 8. Viaggio verso l'Ovest cretese: Georgioúpoli, Haniá e Réthimno; 9. Nella torre Firka di Haniá, il secondo Museo Marittimo della Grecia; 10. Nell'Oriente cretese, tra siti minoici, splendidi centri turistici, antiche città sommerse, tradizionali villaggi di montagna Hersoníssos e Mália, Ágios Nikólaus, Eloúnda, Kritsá ;11. Nell'invincibile fortezza veneziana di Spinalónga (Golfo di Mirabello, Creta orientale), l’ultima colonia di lebbrosi d'Europa; 12. Sulle sponde del Mare Libico, Creta meridionale: Mátala e Frangokástelo; 13. Sfakiá, una Barbagia cretese; 14. Viaggiatori a Creta dei secoli XII-XV: pellegrini e crociati; 15. Viaggiatori a Creta dei secoli XV-XIX: umanisti, diplomatici, partecipanti al Grand Tour, scrittori, studiosi, artisti, antiquari, archeologi; BIBLIOGRAFIA 

....

 L’isola della Giudecca a Venezia, anticamente chiamata Spinalónga per il suo profilo lungo e sottile, ha un’omonima nell’est di Creta. Qui i veneziani, durante la plurisecolare occupazione dell’isola, costruirono una formidabile e inespugnabile fortezza che, dopo la conquista di Creta da parte dei turchi, resterà in mano alla Serenissima ancora per quasi mezzo secolo(...) 

 La storia della Spinalónga cretese, però, non è fatta solo da accadimenti militari, poiché molti secoli dopo l’isola-fortezza diventerà l’isola dei lebbrosi… 

Perché per oltre cinquant’anni (1903-1957) vi verranno segregati quattrocento malati, diversi dei quali nati da coppie sposatesi sull’isola. 

 Nonostante il suo complesso, tormentoso, finanche terribile, passato, Spinalónga è meta assai ambita dai turisti, che dal 1970 vi approdano in decine di migliaia (...) 

 Anticamente c’era già una costruzione fortificata sull'isolotto, a protezione di Oloús. 

Tra le sue imponenti rovine si sarebbero poi andati a rifugiare gli abitanti della regione, per scampare agli attacchi dei pirati saraceni.

 Quando gli ingegneri militari veneziani ispezionarono l'isola nel 1574, i suoi resti erano ancora visibili. 

 Ogni residua traccia però scomparve con l’edificazione dell'attuale fortezza, voluta dal Governatore Generale Jacopo Foscarini per bloccare l'accesso al porto di Eloúnda, a protezione delle saline, che fornivano alla Serenissima il minerale, indispensabile dopo la perdita di Cipro (1573). 

Il 15 giugno del 1579 Luca Michele, Provveditore Generale di Creta, collocava la prima pietra, come l'iscrizione scolpita sulla sommità dell'arco del porticciolo principale ricorda: LUCAS MIC(HAEL) PRO(VISOR) GE(NERALIS) CR(ETAE) II AN(NO). 

 Nel 1630 Spinalónga è tra i più importanti forti veneziani. 

La sua batteria, posta su una posizione sopraelevata dominante il mare, dispone di 35 cannoni di diverso calibro. 

Le alte e spesse mura dei bastioni, specie a settentrione, formando corpo unico con le rocce, rappresentano un invalicabile baluardo agli attacchi per mare, ed è pressoché impossibile sbarcarvi. 

Anche la galleria d’accesso dal porto secondario (dove oggi si sbarca), stretta e tortuosa, è facilmente difendibile. 

Dopo la conquista turca del 1669, Venezia aveva infatti conservato il possesso di 110 Spinalónga e delle fortezze di Gramvoússa e Soúda, per proteggere le rotte verso oriente delle sue navi. 

Fu così veneziana fino al 1715, allorché fu costretta ad arrendersi dopo un lungo assedio da parte di Kapoudan Pascià: “intanto il Bassà di Candia insidiava con lusinghe e con minaccie la Piazza di Spinalónga difesa intrepidamente da Francesco Giustiniano che, circondato in quell'angusto scoglio da' numerosi Legni armati, implorava soccorsi bastevoli o a sostenere la Piazza o a perire con gloria. Mentre attendevano i Veneti Comandanti a rispingere il nimico a questa parte, aveano già l'armi Ottomane deciso del destino delle due uniche Piazze, che rimanevano in Candia alla Repubblica, vale a dire di Suda e di Spinalónga, che quantunque bravamente e a lungo difese da chi le aveva in custodia, aveano finalmente, per la scarsezza de' soccorsi, dovuto cedere al continuo fuoco, e agli ostinati attacchi degli Ottomani” (...)

Molto tempo dopo, più volte vi si rifugiarono i ribelli cretesi.

 Costringendo i turchi a “regolamentare” gli insediamenti dell'est cretese. 

Poi vi si sviluppò un villaggio ottomano, che nel corso della rivoluzione del 1821 accolse molti connazionali e in quelle del 1866 e 1897 fu assediato dai rivoltosi. 

 (...) Nel 1881 i turchi erano 1.112, dediti per lo più al contrabbando.

 A Spinalónga sarebbero rimasti fino al 1903 poiché, contrariamente ai connazionali che vivevano a Creta, in un primo tempo si rifiutarono di rientrare in Turchia (...)

Solo la notizia dell’imminente arrivo dei lebbrosi provenienti dall’intera isola e, poi, dalla Grecia, li costrinse infine alla fuga! 

In quell’anno la Repubblica autonoma di Creta, propedeutica all’Enosis alla Grecia, decise infatti di insediarvi una colonia di lebbrosi. 

A quei tempi i malati cretesi vivevano della pietà della gente, in caverne e ricoveri di fortuna disseminati sull’isola (...)  

Agli albori del secolo XX ebbe così inizio un’inenarrabile epopea, per la quale non ci sono adeguati aggettivi per descriverla, sia solo per difetto: tormentosa, sofferta, tragica, dolorosa, triste… 

Non solo per la malattia, in sé terribile e angosciosa e senza rimedio, che pure determinava un lento sfacelo del corpo, erroneamente preso a visibile simbolo di impurità… 

 Almeno nei primi decenni, quando da fuori ci si limitava di tanto in tanto a depositarvi cibo e acqua, Spinalónga divenne un vero e proprio inferno in terra. 

 Anche se più tardi la presenza medico-infermieristica e religiosa diventerà quasi regolare. 

Qui fu confinata, e per sempre abbandonata al suo spaventoso e mortale destino, gente piegata nel fisico e nell’anima. 

Anche perché aveva dovuto abbandonare tutto ciò che, nel tempo e negli anni, aveva costruito intorno a sé: affetti, parentele, amicizie. 

E dire che in seguito altri, italiani compresi, non disdegnarono di sbarcarvi. 

Utilizzando l'isola dei lebbrosi come temporaneo deposito di merci, per portare avanti con tranquillità il contrabbando. 

Al contrario dei tedeschi che, occupata Creta durante l'ultima guerra, non pensarono minimamente ad insediarvi un contingente militare, limitandosi a controllarla a distanza con le sentinelle. 

 Nel frattempo Grammatikakis, Governatore dell'isola, cercò di migliorare le loro condizioni di vita (...)

(...) Nel 1954 si decise infine di trasferirli in un ospedale di Atene, ma solamente nel 1957 i trenta lebbrosi superstiti lasceranno definitivamente Spinalónga (...)

La mia visita dell’antica isola-fortezza, che ha costituito una delle tre più importanti colonie di lebbrosi del mondo (...), è contrassegnata da un duplice sentimento. 

Forse perché è un’assolata giornata di ottobre, non resto sconvolto da ciò che ho intorno a me, più di quanto già non sono. 

 Allorché la mia attenzione “supera” le luci, il calore dell’intenso sole e il vento marino, che incessantemente spira, sibilando, tra gli squarci delle case del villaggio fantasma, veneziane, turche e greche, riesco ad accostarmi a questo mondo spettrale in due modi. 

 Nel primo osservo gli spartani comforts di un’isola, dove si andava solo ad aspettare una morte liberatoria. 

Stando bene attento a dove poggio i piedi, poiché molte sono le costruzioni crollate, scruto vie e piazzette deserte, da cui si accede alle case dei lebbrosi (...) 

Nel secondo va invece a dipanarsi sotto i miei occhi il terrificante backstage di ciò che si trova al di sotto di quelle solide e visibili superfici: gli abitanti di un tempo, che per sempre si sono lasciati alle spalle mogli, mariti, figli, genitori, parenti. 

Ma anche le amicizie, la casa e i beni, la civiltà, perfino la medesima dignità di essere umano… 

Ecco che sulla collina, alle spalle del severo bastione, come in una sequenza mozzafiato da film del terrore, appare l’ospedale, dove si portavano i malati più gravi, poiché lassù i venti spazzavano via i cattivi odori! 

Anche perché per molto tempo non si poté far altro che amputare le parti distrutte dalla malattia od alleviare i dolori dei lebbrosi… 

Ecco ancora, in prossimità dell’ingresso principale, la stanza di disinfezione, poiché si doveva sterilizzare tutto ciò che lasciava l’isola (...)

In effetti solo la natura, ancora possente in un habitat così tragico, eppure così stupendo, mitiga la drammaticità di ciò che mi circonda.

 Poiché ogni casa, ogni rudere, ogni tegola, ogni mattone, ogni pietra, ciascuna di loro, e tutte assieme in coro, avrebbero potuto raccontarmi, perfino strillandolo, quanto possa essere stato spietato e crudele il rimedio proposto per circoscrivere una malattia contagiosa, “sporca” e mortale. 

Non essendoci cure, o un Albert Schweitzer nei paraggi, fu infatti combattuta isolando gli sfortunati dal resto dell’umanità… 

Da: ALLA SCOPERTA DI MEGALI NÍSI, L’ISOLA DI CRETA.
STORIA, ARCHEOLOGIA, NATURA, CULTURA
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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.



mercoledì 21 agosto 2024

200. A PROPOSITO DELL'AEROPORTO DI FUNCHAL (MADEIRA) E DI ALTRI AEROPORTI CON "QUALCHE DIFFICOLTA' IN PIU"' DA ME UTILIZZATI TRA EUROPA E ARTICO

 

(© Franco Pelliccioni)

A proposito dell'odissea dei passeggeri  italiani all'aeroporto Cristiano Ronaldo di Funchal (Madeira) del 15 agosto, nel mio libro BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO ho accennato in una nota alla pericolosità di alcuni degli aeroporti utilizzati nel corso dei miei viaggi, tra Europa e Artico.  Tra cui, naturalmente,  c'è quello di Funchal... 

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Testo: Poi, esposti al sole e alla brezza marina [mi riferisco a banani e viti]

Nota 212: Che, all’altezza dell’aeroporto, peraltro si può trasformare in un pericolosissimo vento trasversale… 

Infatti, organizzando a Roma il viaggio, ho scoperto come l’aeroporto sia tra i più pericolosi al mondo. 

Nonostante l’unica pista, che corre parallela all’oceano, sia stata prolungata ben due volte. 

Prima nel 1986 (fino a 1.860 m), poi nel 2002 (fino a 2.781 m). 

 Così quello di Madeira è il terzo aeroporto, con qualche “difficoltà in più” per i piloti, che nella mia vita ho “sperimentato”. 

Dopo quello di Sunburgh nel 1982 (isole Shetland), e quello localizzato sulla spiaggia di conchiglie (l’unico al mondo), quando c’è la bassa marea, dell’isola di Barra (Ebridi Esterne), nel 1997.

 Anche se, in base ad altre statistiche, forse dovrei includere altri due aeroporti. 

Quelli di Longyearbyen (Svalbard) e di Narsarssuaq (Groenlandia).

199. Cabeza de Vaca, Fra Marcos da Nizza e Coronado alla ricerca dell'oro delle sette città di Cibola nel Sud-Ovest. La città indiana tra le "nuvole": l’imprendibile pueblo Acoma del Nuovo Messico, l’insediamento più lungamente abitato degli Stati Uniti. DA: NEL WEST: ATTRAVERSO LE MONTAGNE ROCCIOSE, IL SUD-OVEST, I DESERTI DELLA CALIFORNIA MERIDIONALE

Coro indiano durante la Sun Dance, Acoma, ca. 1900
Cosa c'è nel libro:

PREMESSA

PARTE PRIMA: DA DENVER ATTRAVERSO LE MONTAGNE ROCCIOSE  Denver, capitale del Colorado, “Porta d’ingresso” al Far West; Buffalo Bill, gli Indiani, il Mito della Frontiera e il Wild West Show. Denver e gli Indiani delle Pianure. Gli italiani. Viaggio a Georgetown, nel cuore del “cerchio d’oro” del Colorado

PARTE SECONDA: DA LAS VEGAS ATTRAVERSO IL SUD-OVEST:  Tra i grandiosi monumenti naturali del Grand Canyon del Colorado, Arizona settentrionale; Nel Tribal Park della Monument Valley dello Utah, la riserva indiana (Navaho) più popolosa degli Stati Uniti; Gli scomparsi abitatori delle città costruite all’interno delle grandi caverne della Mesa Verde, Colorado meridionale; Nello stupendo Canyon de Chelly dell’Arizona l'ultima resistenza dei Navaho. Un graffito ricorda l’arrivo della cavalleria spagnola; Nello spaccio Navaho. Visita allo storico Hubbel Trading Post dell'Arizona, l’emporio che divenne punto di dialogo tra il mondo dei bianchi e quello degli indiani; Attraverso il Deserto Dipinto e la Foresta Pietrificata dell'Arizona. Una singolare passeggiata fra gli alberi di duecento milioni di anni fa; La città indiana tra le "nuvole": l’imprendibile pueblo Acoma del Nuovo Messico, l’insediamento urbano più lungamente abitato degli Stati Uniti; Nel Nuovo Messico, tra Gallup e Albuquerque: testimonianze preistoriche, tradizionali pow wow indiani e diligenze assalite da Billy the Kid

PARTE TERZA: DA LOS ANGELES ATTRAVERSO I DESERTI DELLA CALIFORNIA MERIDIONALE: La "città fantasma" di Calico e i laghi salati del deserto Mojave: dove passavano le carovane dei pionieri, oggi atterrano gli shuttles di ritorno dallo spazio; Nella "Valle della Morte" e un “miraggio” nel deserto: il castello del cow boy Scotty. BIBLIOGRAFIA

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Dopo essere entrato nel Nuovo Messico, mi rendo conto come l'interstatale 40 mi dia ancora una volta l'opportunità di percorrere i sentieri della storia americana. 

Ma quale storia! 

Mi sto inoltrando nello stesso paesaggio e nel medesimo territorio ancora abitato dai popoli che i conquistadores spagnoli avevano incontrato nel corso delle loro prime spedizioni. 

Avvicinandomi a quella che, nella prima metà del XVI secolo, aveva costituito la regione di contatto transculturale tra il mondo precolombiano e l'europeo. 

Va ricordato ancora una volta come si consideri "storico” quanto accaduto in queste regioni solo dopo il 1540. 

 Quando avvenne la "scoperta" delle terre e delle popolazioni del Sud-Ovest da parte dei soldati provenienti dalla Nuova Spagna, alla ricerca dell’oro delle "sette città di Cibola". 

 La penetrazione spagnola nella regione ebbe la caratteristica della casualità, della coercizione e della gradualità. 

Grazie ad un'inconsueta triade di conquistadores-naufraghi-esploratori. 

 Il primo che ne sentì parlare sarebbe stato l'ormai celebre Cabeza de Vaca. 

Raccontò la sua incredibile impresa in un diario di incalcolabile valore storico e antropologico (...). 

Descrive il naufragio in terre sconosciute (nel 1528). 

La morte di quasi tutti i suoi compagni d'avventura. 

La decisione di inoltrarsi a piedi, perfino nudi, in mezzo a territori popolati da tribù selvagge, ma che ben presto cominciarono a rispettarli, poiché considerati sciamani-guaritori. 

Fino all'arrivo nella Nuova Spagna, dopo un'odissea durata otto lunghissimi anni. 

Nel corso dei quali attraversarono per primi, da est a ovest, la parte meridionale del Nordamerica: "di quelle case, solo alcune erano di fango; tutte le altre sono in genere di canne. Di qui, per oltre cento leghe, trovammo sempre insediamenti stabili e grande abbondanza di granoturco e di fagioli. Ovunque ci veniva offerta molta selvaggina e numerose coperte di cotone, senz’altro superiori a quelle della Nuova Spagna (…) Poiché questi smeraldi mi erano parsi assai pregevoli, mi informai della loro provenienza e gli indios mi risposero che li portavano da certi villaggi grandi e molto popolosi, situati su quelle montagne altissime a nord e che li ottenevano in cambio di pennacchi e piume di pappagallo" (...)

 (...) Trascorsi tre anni, il negro Esteban, uno dei quattro naufraghi superstiti, assieme a Fra Marcos da Nizza raggiungeva nel 1539 il Nuovo Messico. 

 Il francescano e il "Moro" si erano nuovamente avventurati nei territori che Cabeza de Vaca aveva calpestato. 

Spingendosi ben oltre. 

Poiché la spedizione arrivò fino all'agognata città di Cibola, dove Esteban, che aveva preceduto il frate, sarà ucciso. 

Fra Marcos riuscì ad osservare la città, meta dei sogni di ricchezza e di cupidigia degli spagnoli, solo da lontano. 

(...) Il mirabolante resoconto sulla "grandezza" di Cibola, che ne scaturì, portò alla conquista spagnola del Sud-Ovest ad opera della spedizione comandata da Coronado e guidata dal frate. 

Nella metà di giugno del 1540 gli spagnoli arrivarono a Cibola, dopo aver attraversato un ultimo tratto di deserto. 

La città venne conquistata con la forza. 

Il capitano de Alvarado inviato in ricognizione "incontrò altre rovine, con fondamenta formate da blocchi di granito, quindi la città di Acoma, costruita in modo imprendibile su un roccione munito di un unico accesso. Ma gli Spagnoli... furono accolti amichevolmente ed invitati a visitare la città...". 

Poiché non prevedo di visitare il Pueblo degli Zuñi, cioè quella che per Coronado era la mitica città di Cibola, mi reco invece nella vicina Acoma. Ah'-ko-mah, "il popolo della roccia bianca" (...), sembra essere l'insediamento umano più lungamente e continuativamente abitato nella storia degli Stati Uniti. 

Ed è anche uno dei pueblos più tradizionalisti dell'intero Sud-Ovest. Tanto che spesso, nei confronti dei suoi abitanti si parla di "compartimentalizzazione” culturale. 

Cioè della possibilità che l'individuo ha, tenendo ben distinte le due culture (l'autoctona e l'europea), di passare da un sistema culturale all'altro, secondo la situazione… 

(...) Acoma, sull'alta mesa, inaccessibile fortezza fin dall'epoca dei conquistadores, ha comunque un indubbio fascino, una sua potente attrattiva. 

Le sue case ad alveare hanno costituito, assieme a quelle degli Anasazi e degli Zuñi (...), i primi grattacieli americani. 

Molte di loro conservano ancora la tradizionale via d'accesso, sia all'edificio, che ai piani superiori: la scala in legno. 

Perché la difesa è stata sempre una costante preoccupazione comunitaria. 

Pienamente giustificata dalle scorribande di Apache e Navaho, prima, e dagli attacchi militari di spagnoli e statunitensi, poi. 

Ecco perché originariamente le case a piano terra non avevano porte o finestre. L'entrata era sempre dall'alto, dal soffitto. 

(...) Sempre per ragioni difensive, per fondare le loro città questi gruppi hanno privilegiato gli alti siti, difficilmente accessibili, perciò imprendibili. 

 Sulla sommità di mesas circondate da altopiani pressoché desertici.

(...) Ecco un interessante e autoctono esempio di “incastellamento”, sulla falsariga di quelli avvenuti nell'Europa medievale.

DA: NEL WEST: ATTRAVERSO LE MONTAGNE ROCCIOSE, IL SUD-OVEST, I DESERTI DELLA CALIFORNIA MERIDIONALE 

E-Book, versione cartacea a colori (I e II ediz.) e in bianco e nero: 116 pp., 34 note, 76 foto (50 sono mie) 


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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.

lunedì 19 agosto 2024

198. "THEY WUR CHEUST FOLK”, “LORO ERANO PERSONE MALEDUCATE”. LA CACCIA ALLE STREGHE nelle isole Orcadi (XVI-XVIII secolo): IERI, un capitolo buio della storia delle Orcadi, OGGI, si rende giustizia alla memoria di donne e uomini incolpevoli. DA: REMINISCENZE DI UN VIAGGIO NELL’ARCIPELAGO SCOZZESE DELLE ORCADI

 

Sospette streghe inginocchiate davanti a Re Giacomo
(da King James Daemonologie, 1597)

Cosa c'è nel libro: 

1. PREFAZIONE; 2. INTRODUZIONE; 3. LINGUA; 
4. FOLKLORE; 5. ECONOMIA; 6. TRASPORTI E TURISMO; 
7. CENNI STORICI; 8. UN CAPITOLO INVERO SINGOLARE: LA “SCOPERTA” DELLE ORCADI DA PARTE DEGLI ESCHIMESI (INUIT) NEL XVII- XVIII SECOLO…; 9. LA CACCIA ALLE STREGHE, XVI-XVIII SECOLO; 10. L’ISOLA DI MAINLAND; 11.  MAINLAND: KIRKWALL, CAPOLUOGO DELL’ARCIPELAGO; 12. MAINLAND: STROMNESS, AVAMPOSTO BRITANNICO DELLE GRANDI E AVVENTUROSE ESPLORAZIONI GEOGRAFICHE E TAPPA PER LE NAVI DELLA POTENTE COMPAGNIA DELLA BAIA DI HUDSON; 13. IL VIAGGIO DEL 1982; 14. ALLA SCOPERTA DELLE TESTIMONIANZE STORICO-ARCHEOLOGICHE DELLA MAINLAND OCCIDENTALE; 15. IN NAVIGAZIONE TRA LE ISOLE SETTENTRIONALI; 16. LE ISOLE MERIDIONALI; 17. NAUFRAGI E AUTOAFFONDAMENTI; 
18. CONTRABBANDIERI E PIRATI; 19. BIBLIOGRAFIA

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LA CACCIA ALLE STREGHE, XVI-XVIII SECOLO 

 Mentre nel libro sulle Shetland ho affrontato il tema delle streghe e delle loro esecuzioni, avvenute sulle Gallow Hill, che non sapevo, allora, di aver anche fotografato, ero invece al corrente come nelle Orcadi la stregoneria avesse fatto parte integrante, non solo delle leggende isolane, ma anche di una delle pagine più terrificanti della sua storia. 

Poiché pettegolezzi e maldicenze, pregiudizi, ignoranza, fragilità psichica, comunque l’essere in qualche maniera “diverso/a” dagli altri, o in qualunque modo percepito come tale, potevano andare a confliggere con i potenti. 

O, meglio, facilitare mire e interessi, più o meno oscuri, di chi all’epoca deteneva l’autorità. 

Fu così che, per molto tempo, si ritenne che le Orcadi rappresentassero un discreto rifugio per streghe e stregoni. 

 In effetti, le leggi norvegesi dell’XI secolo consentivano di sequestrare le proprietà dei colpevoli, il che risultava assai gradito ai potenti di turno (...). 

Tali leggi furono annullate nel 1611 e sostituite da quelle scozzesi, grazie alle quali lo sfruttamento dei “colpevoli” passava direttamente nelle mani della macchina giudiziaria, ma sempre con i medesimi risultati… 

Le streghe: ieri, un capitolo buio della storia delle Orcadi 

 1563: il Parlamento scozzese approva lo Scottish Witchcraft Act

 1597: Giacomo VI di Scozia, successivamente diventato anche Giacomo I d’Inghilterra, nel suo libro Daemonologie (...)  sostiene che il potere speciale del diavolo nelle Orcadi, come in Lapponia, Finlandia e Shetland, sia dovuto “all’ignoranza della gente e all’audacia del Diavolo, che in queste aree è più grande” . 

 Ecco l’Incipit del libro: “i paurosi abbondano in questo momento in questa nazione, di questi detestabili schiavi del Diavolo, delle Streghe o degli incantatori, mi ha commosso (amato lettore) a spedire per posta, questo mio trattato (...) per risolvere il dubbio (...) sia che tali assalti di Satana siano certamente praticati, sia che il loro strumento meriti di essere punito severamente”. 

Daemonologie facilitò la creazione della riforma della stregoneria, ispirando pesantemente il manuale di Richard Bernard sulla caccia alle streghe del 1629 (...)  

Influì anche su Matthew Hopkins nel suo lavoro di cacciatore di streghe, tra il 1644 e il 1646, nel corso del quale si processarono e giustiziarono ca. 300 streghe”. 

I processi si tenevano nella Cattedrale di St Magnus, a Kirkwall.

 Eccone alcuni: 

 Una delle prime “streghe” ad essere processata fu Allison Balfour, di Stenness, nel 1594, anno in cui l’Earl Patrick Stewart venne assolto dall’accusa di aver distrutto una nave di Danzica (...) 

A lei era stato chiesto il modo migliore per lanciare un incantesimo (con il veleno) sull’Earl. Nonostante avesse poi ritratto la sua confessione, il 16 dicembre fu portata a Gallowha, strangolata, infine, bruciata. 

 Nel 1595 furono bruciate, sempre per stregoneria, due donne: Jonet di Cara (South Ronaldsay), le cui proprietà furono confiscate dallo Stewart e la “figlia di Alisoun Margaret”, da Thurvoe. 

 Il primo processo con l’accusa dell’«abominevole e divelishe crimine di stregoneria», avvenuto in base alla legge scozzese, si tenne il 7 giugno del 1615, contro due donne di Westray, Jonet Drever e Katherene Bigland. 

 Ritenute entrambe colpevoli, la prima fu esiliata, dopo essere stata pubblicamente fustigata. 

L'altra, legata ad un palo, fu strangolata e bruciata. 

 Elspeth Reoch, giustiziata nel 1616, dopo aver confessato di aver intrattenuto, da quando aveva 12 anni, “rapporti sessuali con le fate”, in realtà il diavolo. Anie Tailzeour, giustiziata nel 1624, fu accusata perché era stata vista la sua faccia su un gatto. 

(...) La “sognatrice di sogni” (”dreamer of dreams”) Bessie Skebister, da Walls, fu processata il 21 marzo 1633, poiché accusata da James Sandison di averlo cavalcato, con una briglia in bocca, portandolo in aria verso le Shetland e la Norvegia. 

Mentre Margaret Mudie la ritenne responsabile di un maleficio, che l’aveva fatta ammalare, dopo che la sua mucca era entrata nel campo di grano della Skebister. 

Bessie si sarebbe così seduta, scuotendo quindi i suoi capelli sciolti verso Mudie. 

Bessie fu strangolata e poi bruciata. 

 Il maggior numero di casi avvenne nel 1643: ventiquattro processi, di cui il 94% costituito da donne, per stregoneria o per aver eseguito incantesimi. 

Le streghe: oggi si rende giustizia alla memoria di donne e uomini incolpevoli 

2019: a Kirkwall viene inaugurato, nel luogo delle esecuzioni conosciuto come Gallowha, una targa agli isolani (almeno 20: 19 donne e 1 uomo, giustiziati tra il 1594 e il 1645, di cui 9 donne bruciate e strangolate), tutti accusati di stregoneria. 

La targa, una meridiana, riporta una strega, un demone e uno stregone, che volano verso una contadina, con l'aiuto dei loro manici di scopa, come raffigurato in una xilografia medievale. 

Riporta la scritta: “they wur cheust folk”, “loro erano persone maleducate”.

DA: REMINISCENZE DI UN VIAGGIO NELL’ARCIPELAGO SCOZZESE DELLE ORCADI 

(E.Book, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 178 pp, 188 note, 172 immagini, di cui 142 a colori. 72 sono dell'A.)

                           



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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.

197. Gli avvistamenti di balene: Il mio primissimo “incontro” con una balena è avvenuto a… Roma! A distanza di quasi settanta anni, un’imprevista e sorprendente integrazione! Da: BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO. VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE

Fotogramma tratto dalla clip svizzera della RSI Archivi - RSI Radiotelevisione svizzera: il vagone che contiene la balena arriva nel Ticino.  Da: "Goliath, una balena in mostra". "Dopo una prima apparizione in Ticino proprio nel 1959, Goliath torna alle nostre latitudini per un nuovo momento espositivo". Da "Il Regionale", 11.10.1977, di Vittorio Lenzi, commento di Edoardo Gatti. Da "La storia del Regionale", 23.01.2006. (Web Page, 18.8.2024). Naturalmente la foto non figura nel libro...


Cosa c'è nel libro: 

1. PREMESSA ; 2. INTRODUZIONE - LA CACCIA NELLA PREISTORIA: ALTA, NORD NORGE - I BALENIERI E L'ESPLORAZIONE - LA CACCIA ALLE BALENE, TRADIZIONALE ATTIVITÀ ECONOMICA DI ALCUNE COMUNITÀ MARITTIME EUROPEE 3. LA CACCIA ALLE BALENE PRESSO ALCUNE POPOLAZIONI AUTOCTONE AMERICANE 

4. GLI AVVISTAMENTI DI BALENE; 

5. LA CACCIA ALLE BALENE: STORICA- NELLA COLOMBIA BRITANNICA (CANADA) - A SAINT-PIERRE ET MIQUELON (FRANCIA) - LE STAZIONI BALENIERE DI TERRANOVA (PROVINCIA DI TERRANOVA E LABRADOR, CANADA) - LE STAZIONI DI CACCIA ALLE BALENE DEL CUMBERLAND SOUND - KEKERTEN, IL CUMBERLAND SOUND E L’INIZIAZIONE ANTROPOLOGICA SUL CAMPO DI FRANZ BOAS - NELLE ISOLE SHETLAND (SCOZIA, UK) - NELLE ISOLE ORCADI (SCOZIA, UK) - NELLE ISOLE SVALBARD, NORVEGIA - NELLE EBRIDI ESTERNE (SCOZIA, UK) 6. LA CACCIA ALLE BALENE: ATTUALE - IQALUIT (GIÀ FROBISHER BAY, ISOLA DI BAFFIN, ARTICO ORIENTALE, NUNAVUT, CANADA) - A RESOLUTE BAY (OGGI QAUSUITTUQ, CORNWALLIS ISLAND, HIGH ARCTIC, NUNAVUT, CANADA) - NARSAQ (COSTA OCCIDENTALE DELLA GROENLANDIA MERIDIONALE, DANIMARCA) - NELLE ISOLE FÆR ØER (DANIMARCA): IL GRINDADRÁP, LA CACCIA COMUNITARIA - IN ISLANDA - IN NORVEGIA, QUANDO LA CACCIA ALLE BALENE NON È COSÌ PUBBLICIZZATA, COME L’ISLANDESE, LA FAROESE (O LA GIAPPONESE) 7. BALENE, UNA SCHEDA PICCOLE: MEDIE: GRANDI: 8. APPENDICE LA CACCIA ALLE BALENE NELL’ARCIPELAGO DI MADEIRA (PORTOGALLO), 1941-1981 IL GIGANTESCO FLOP DELLA CACCIA ALLE BALENE NELL’ARCIPELAGO DELLE CANARIE (SPAGNA), 1784-1806 9. BIBLIOGRAFIA

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Il mio primissimo “incontro” con una balena è avvenuto a… Roma! 

 Tornando indietro nel tempo, ho cercato di focalizzare i miei ricordi su quale poteva essere stato il mio primissimo incontro con quelli che, tanto, tanto tempo fa, venivano descritti come "mostri marini". 

Subito mi sono venute in mente le piccole balene bianche, con termine russo denominati beluga, che molti anni fa avevo osservato in un fiordo del fiume San Lorenzo, nel Québec canadese. 

 Poi un inaspettato flash back mi ha condotto ancora più indietro nel tempo. 

Molto più a ritroso! 

Facendomi tornare, sia pure per qualche attimo, bambino. 

Mi sono visto assieme a mio padre, e con lui, ma anche assieme a tanti altri, adulti e bambini, si andò a vedere uno di questi grandi animali imbalsamati, che veniva esposto alla curiosità della gente su un grande e lungo camion. 

 "Forse", si diceva, quella doveva essere proprio la più grande balena esistente al mondo: molto probabilmente un capodoglio. 

E tale "rarità" sarebbe stata esposta nel corso di un lunghissimo (almeno a me così sembrava) giro per l'Italia (e per l'Europa?). 

 Nei primi anni '1950, come ben sanno i miei coetanei (o, comunque, i più anziani), le possibilità di "evasione" e di svago erano molto poche. 

Mentre i problemi che gli adulti (e i miei genitori) dovevano risolvere giorno dopo giorno erano invece numerosi. 

Ma quel poco ci bastava, e in quella vita d'allora, ben più semplice dell'attuale, non ci si domandava dei perché e dei per come. 

E quale occasione era più ghiotta, per un piccolo dell'Uomo, di stare almeno per un attimo, e senza alcun apparente pericolo... a tu per tu con il più grande abitatore dei mari e delle profondità degli abissi? 

A distanza di quasi settanta anni, un’imprevista e sorprendente integrazione! 

 Nel corso dell’elaborazione del libro, che ha comportato gli usuali, robusti e prolungati cicli di ricerche, su Internet e nella mia biblioteca, più volte ho cercato di vedere se sul Web ci fosse qualche minimo riferimento a quel mio “incontro” infantile. 

Infine, dopo diversi tentativi falliti, sono riuscito ad individuare una prima traccia. 

 Infatti la recensione intitolata: “C’era una volta una balena”, 4 Gennaio 2018 (Web Page 7.1.2023), del libro di Leopoldo Santovincenzo: La balena di piazza Savoia"L’immaginario che avevamo in dote" (a cura di Filippo La Porta), parlava di Goliath
Balena imbalsamata lunga 22 metri, che pesava quasi 700 quintali. 

Esposta per un mese su un carro a Roma, nel quadro di una mostra didattica norvegese. 

 Prima a Piazza del Popolo, poi per il cattivo odore spostata a Piazza dei Cinquecento. 

Il recensore parla del gennaio del 1970, ma accenna anche al fatto che il cetaceo fosse stato “anticipato” da analoga balena verso la metà degli anni ’1950

 Cioè dalla mia! 

 Per me, però, non è ancora sufficiente aver individuato questo primo timido indizio. 

Così, continuando ancora sul Web, riuscirò ad arrivare alla balena, che da bambino mi aveva così meravigliato… 

 Infatti nella pagina: “Quando preferiamo il falso: storia di una balena a Torino”, di Mariano Tomatis, del 14 luglio 2014 (Web Page. 7.1.2023), ecco la verità. 

In realtà la balena che avevo visto il 6 giugno del 1954, quando non avevo ancora 8 anni…, era la stessa del 1970

 Allora in italiano si chiamava Golia: pesava 68 tonnellate ed era stata uccisa al largo di Trondheim. 

Dopo averla condotta sulla riva, era stata svuotata. 

Così, per conservare al meglio la carcassa, era stata riempita con 7.000 litri di formalina, per esporla al pubblico e far vedere il suo interno ai visitatori. 

Quindi, anche se non ne ho il ricordo, devo essere passato anch’io attraverso la sua gigantesca bocca… 

 Dopo 16 anni la Golia del 1954 era stata “ricostruita” e, in qualche modo, restaurata. 

Rendendola nuovamente fruibile ai visitatori come Goliath. 

 Altre ricerche mi hanno consentito addirittura di vederla. 

Sul Web c’è una clip cinematografica di 44 secondi, tratta da un cinegiornale dell’Archivio Storico Luce

 E questa è stata un’altra sorprendente scoperta. 

Perché il cinegiornale mostra una grande folla intorno al lungo camion della balena. 

Tutta quella gente, accorsa ad osservare il cetaceo, mi ha infatti stupito. 

Perché nel 1954 eravamo realmente in un’altra epoca. 

Dove qualsiasi novità poteva ancora stupirci.
 
Mentre sedici anni dopo c’era stato il boom economico, le Olimpiadi del 1960, l’avvento della motorizzazione di massa, degli elettrodomestici in casa, della capillare diffusione della televisione, che ci consentiva di “vedere” il mondo, delle vacanze estive e del turismo in Italia e all’estero, nel 1967 c’era stato il primo trapianto di cuore, nel 1969 era addirittura sbarcato un uomo sulla Luna 

 Ecco perché mi è sembrato così incredibile vedere oggi quella clip!

 https://patrimonio.archivioluce.com/luce-web/detail/IL5000072457/2/roma-balena-mostra.html

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DA: BALENE E BALENIERI, TRA NORD ATLANTICO, PACIFICO SETTENTRIONALE, MAR GLACIALE ARTICO.     VAGABONDAGGI ALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZE DELL’ERA DELLA CACCIA ALLE BALENE

(163 pp., 156 foto, 79 sono dell'A.)

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