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mercoledì 7 agosto 2024

185.Tra i Dayak di... Sandokan: Charles Hose, il gentleman amministratore-giudice, etnologo ed esploratore nel Borneo dei Brooke, i Rajah Bianchi di Sarawak.DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA, VOL. 2: da THOR HEYERDAHL AD ALFRED REGINALD RADCLIFFE-BROWN

                                                      

Giovane capo Kayancon un compagno della classe media
(foto Hose: The Pagan Tribes of Borneo, 1912)

Cosa c'è nel libro

Thor Heyerdahl,  Charles Hose, Everard im Thurn,  Jesup North Pacific Expedition 1897-1902 (Bogoras, Farrand, Fowke, Hunt, Jacobsen, Jochelson, Jochelson-Brodskaya, Laufer, Smith, Swanton, Teit, Franz Boas),  Clyde Kay Maben Kluckhohn,  Michel Leiris, Ralph Linton,  Henri Lhote, Robert Lowie, Jean Malaurie, Edward Man, Margaret Mead, Alfred Métraux, Ashley Montagu, Siegfried Nadel, Kurt Nimuendajú, Erland Nils Nordenskjöld, Hortense Powdermaker, John Wesley Powell, Charles Rabot,  Radcliffe-Brown, 

Charles Hose: amministratore, giudice, ma anche etnologo, fotografo, esploratore nell'isola del Borneo. Ovvero quando la realtà supera la fantasia....

Sappiamo come a volte la realtà riesca a superare la fantasia e come entrambe, in alcuni casi, possano persino coincidere. 

Grazie anche a qualche "aiutino" prestato da chi sa "periodare e raccontare". 

Può così succedere che, d'improvviso, ricordi e reminiscenze, nel tempo sedimentatesi nel cervello, si affollino tutti assieme alla nostra mente. 

Tornando alla superficie. 

Scorrendo inarrestabili come un fiume in piena, di fronte ad un "qualcosa" che, indubbiamente, è singolare, incredibile e straordinario. 

Pur consapevoli che ciò che abbiamo di fronte non è solo frutto, totale o parziale, di un'invenzione letteraria, sia pure brillante...

 Come nel caso di questa figura eccezionale, che ha apportato contributi di rilievo alla storia dell'etnologia, della fotografia, dell'esplorazione, della ricerca naturalistica. 

Al servizio di Charles Brooke, Rajah bianco di Sarawak, tra i tagliatori di teste Dayak

Un personaggio che, al servizio di Charles Brooke (1829-1917), il secondo Rajah bianco di Sarawak , poco più di un secolo fa ricopriva formalmente l'incarico di amministratore e giudice nell'isola del Borneo, tra i famigerati tagliatori di teste-pirati Dayak: gli Iban ("Dayak di mare") e i Bidayu ("Dayak di terra"). 

Se non sono queste vere e proprie pagine del Sandokan di Salgari materializzatesi d'emblée...! 

Il Sarawak 

(...) Per oltre un secolo (1841-1946) è posto sotto la sovranità dei tre Rajah bianchi Brooke. 

Essi si sarebbero serviti di un ristrettissimo, ben selezionato, corpo di funzionari civili britannici (...) 

Un pugno d'uomini, in tutto 50-60 individui (...) reclutati nell'ambito della cerchia dei parenti e degli amici britannici della famiglia Brooke. 

Autentici gentlemen vittoriani, in malese defimiti orang dahulu, gli  "uomini d'un tempo". 

La loro principale qualifica era di essere soprattutto dei veri e propri gentlemen vittoriani. Non a caso sarebbero stati più tardi definiti orang dahulu, in malese gli "uomini d'un tempo". 

(...) E i nostri gentlemen, Residenti e District Officers, pressoché completamente isolati dal mondo nei loro quartieri generali, per lo più localizzati lungo i corsi dei fiumi medi e superiori, avrebbero goduto di ampi poteri discrezionali, che avrebbero soprattutto utilizzato nel supremo interesse dei popoli nativi amministrati. 

(...) lo scopo del governo coloniale doveva essere quello di insegnare l'autogoverno ai popoli soggetti. 

Il che si poteva concretamente realizzare solo attraverso lo studio dell'antropologia da parte degli amministratori. 

 Il distretto del fiume Baram (...) costituito da giungle impenetrabili, alte montagne e fiumi impetuosi, entrò a far parte nel 1882 del Sarawak dietro il pagamento annuo perpetuo di 6.000 dollari al Sultano del Brunei, che fino ad allora lo aveva posseduto. 

Anche se si era ben guardato dall’esercitarvi una qualsivoglia autorità, salvo lungo la costa... 

Poiché i Kayan, stanziati nella regione intermedia del corso del fiume, più volte avevano messo seriamente in pericolo gli insediamenti costieri e la stessa esistenza di Brunei. 

 Anche in questo caso la filosofia politica di Brooke sarà vincente! Piuttosto che con le armi dei rangers, le popolazioni più irrequiete e aggressive dovevano essere gradualmente portate sotto l'amministrazione del Rajah, grazie alle ripetute e amichevoli visite dei Residenti ai villaggi localizzati nelle più remote parti del distretto. 

Le continue "visite" di Hose dei villaggi delle tribù

(...) Gli impegni amministrativi portano Hose in lungo e in largo, attraverso un territorio delle dimensioni del Piemonte, in costante e intimo contatto con le diverse tribù. 

Lunghi viaggi della durata anche di qualche mese lo conducono nell'interno inesplorato. 

Sempre accompagnato dagli indigeni in qualità di guide, rangers e portatori. 

Vivendo nei villaggi degli autoctoni. 

Dormendo nelle loro case. 

Ottenendo, alla fine, una conoscenza quanto mai accurata e dettagliata della cultura dei popoli che via via avvicina. 

 Nel 1891 tutte le tribù della regione hanno finalmente riconosciuto l'autorità del Rajah. 

Nel 1898 sono anche quasi del tutto cessate le endemiche violenze. 

(...) Nel 1898 Hose inizia comunque a far costruire un piccolo forte (...)  per difendersi da eventuali attacchi provenienti dalla giungla e dal fiume. 

Quando termina (1901) disporrà di due cannoni.

 La Regata della Pace 

 Nella storia dell'Antropologia Hose è ricordato anche per aver ideato, proprio nel 1898, una regata intertribale, che avrebbe dovuto sostituire, riuscendoci, le sanguinose guerre, le interminabili faide, le orribili cacce alle teste, perpetrate soprattutto dagli Iban Dayak

(...) Anche perché a più riprese gli Iban avevano attaccato le forze di sicurezza dei Rajah (...). In qualche caso qualcuno dei suoi rangers, in occasione di operazioni di polizia “pacificatrici”, sia pure "accidentalmente" avrebbe tagliato la testa di qualche Dayak, per poi riportarsela indietro... 

Allo straordinario evento del 1898 avrebbe partecipato McDougall, uno dei membri della Cambridge Anthropological Expedition, la storica spedizione agli Stretti di Torres (...) del 1897. 

(...) Mesi prima erano stati fatti cadere a terra i giganti della foresta e scavate le grandi canoe di guerra appartenenti alle diverse tribù del territorio, per prepararle al loro nuovo, certamente inconsueto, utilizzo. 

 Alla grande jawa, o cerimonia della pace, partecipano i membri delle tribù Kayan, Kenyah, Lirong, Madang e Iban

Infatti la regata intertribale, unitamente ad altre gare sportive, deve poter prendere il posto della guerra (...) 

DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA 

Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici, 
Vol. 2: da THOR HEYERDAHL AD ALFRED REGINALD RADCLIFFE-BROWN
(181 pp., 131 note, 163 immagini)



E-Book: https://www.amazon.it/dp/B07J5J84J2


Versione cartacea: https://www.amazon.it/dp/1728759420

martedì 6 agosto 2024

184. Tra gli indios Chamacoco e Caduveo del Paraguay: Guido Boggiani (1861-1901), pittore, fotografo, esploratore ed etnografo, morto nella selva in circostanze misteriose . DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1: da Adolf Bastian a Vinigi L. Grottanelli



Guido Boggiani 

 Premessa: collaborazione fotografica alle Grandi Avventure dell’Archeologia (1980); l'idea di realizzare l'equivalente antropologico

Quando nel lontano 1980 apparve il sesto volume dell’Enciclopedia della Curcio: Le Grandi Avventure dell’Archeologia, ero reduce da tre sole sessioni di ricerca antropologica sul campo (Africa, Mesoamerica): nel 1976 nella cittadina multietnica di Isiolo, a nord del Monte Kenya, nel Kenya settentrionale; nel 1978 nel piccolo villaggio di indios Huave di Santa Maria del Mar, nell’istmo di Tehuantepec (Oaxaca, Messico); nel 1979 nella cittadina multietnica di Malakal, nella Provincia del Nilo Superiore (Sud Sudan). 

 Oltre agli usuali problemi d’ordine burocratico e alle difficoltà logistiche, che immancabilmente attendono al varco ogni ricercatore non “da tavolino”, a quei tempi già ero incorso in diverse “avventure”, tutte comunque andate a lieto fine. 

 Così, dopo aver collaborato con diapositive (Messico, Grecia, Italia meridionale) all’apparato fotografico dell’Enciclopedia, pensai che sarebbe stato fantastico riuscire a realizzare l’“equivalente” antropologico! 

Progetto che a quei tempi era forse troppo grande per le mie “possibilità”, così che non andò in porto… 

Oggi una trilogia dedicata agli Antropologi

 Oggi ritengo che età ed esperienza mi consentano di presentare ai lettori questa nuova trilogia interamente dedicata agli Antropologi. 

Vi ho raccolto, debitamente illustrate da foto d’epoca, le schede di 61 personaggi. 

Oltre a quella relativa ad una spedizione antropologica intercontinentale, svoltasi tra America del Nord e Asia a cavallo tra il secolo XIX e XX.

Cosa c'è nel libro

Ecco i nostri primi 20 personaggi:

Adolf Bastian, Hugo A. Bernatzik, Carl Alfred Bock, Guido Boggiani, George Catlin, Frank H. Cushing, Maria Antonina Czaplicka, Jan Czekanowski, Luigi M. D'Albertis, Frances T. Densmore, Karl von den Steinen, Germaine Dieterlen, Cora A. Du Bois, Fred Eggan, Edward Evans-Pritchard, Sir Raymond Firth, Peter  Freuchen, Leo Frobenius, Marcel Griaule, Vinigi L. Grottanelli.

Tra gli indios Chamacoco e Caduveo del Paraguay: Guido Boggiani (1861-1901), pittore, fotografo, esploratore ed etnografo, morto nella selva in circostanze misteriose   

Boggiani e le mie visite giovanili al Museo Pigorini al Collegio Romano

 Quello del Boggiani è un nome che mi è famigliare fin da ragazzo. Quando ammiravo le grandi vetrine del Museo Pigorini al Collegio Romano dedicate ai popoli indi del Sud America, che accoglievano oggetti etnografici appartenenti ai Chamacoco e ai Caduveo del Paraguay. 

Il grande antropologo francese Lévi-Strauss, i Caduveo e Boggiani

A proposito degli indios Caduveo, Lévi-Strauss, uno dei Grandi dell’Antropologia mondiale, nel suo capolavoro Tristi Tropici scrive come “il loro viso, e a volte il loro intero corpo, sia coperto da una rete di arabeschi asimmetrici alternati a motivi di una sottile geometriaIl primo a descriverli fu il missionario gesuita Sanchez Labrador, vissuto fra loro dal 1760 al 1770; ma per poterne vedere esatte riproduzioni bisogna aspettare un secolo e Boggiani”. 

 Tra questi indios “40 anni prima [la spedizione dello studioso francese nel Mato Grosso risale al 1935-36], il pittore ed esploratore Guido Boggiani soggiornò in due riprese, nel 1892 e nel 1897, e lasciò di questi viaggi importanti documenti etnografici, una collezione che si trova a Roma e un interessante diario di viaggio” . 

La maggior parte di quel materiale esposto era infatti dovuto all'iniziativa operosa di un artista. 

L'artista diventa esploratore ed etnologo

Che ben presto si tramutò in un esploratore… e in un etnologo! Nato nel 1861 ad Omegna, sulle rive del lago d’Orta, 

Una morte misteriosa

Boggiani sarebbe misteriosamente morto nel 1901 nel Gran Chaco a soli quarant'anni. 

I suoi resti mortali furono ritrovati nella selva solo l’anno appresso. Vita intensa, la sua, ma abbastanza breve, quasi una meteora! 

In Argentina (1887)

(...) Nel 1887 una visita in Argentina gli apre nuovi, più grandiosi orizzonti. L'anno dopo decide di recarsi nell'interno, nei territori a cavallo tra l'alto Paraguay e il Mato Grosso brasiliano. Dove rimane fino al 1893. In quei lunghi anni vive dapprima a contatto con i Chamacoco. Poi trascorre tre mesi tra i Caduveo, che lo “adottano”, tanto da chiamarlo Béttre

Rientro in Italia, D'Annunzio, la fotografia, 

(...) Una volta rientrato in Italia, partecipa attivamente alla vita culturale della capitale (...) entra in amicizia con D'Annunzio. Con il quale partecipa ad una crociera nelle isole greche, a bordo di un lussuoso yacht. 

 Nel corso del viaggio, oltre a dipingere, con profitto e maestria si dedica alla nuova musa della fotografia. 

Pubblicazioni e un libro

(...) Nel 1895 vengono dati alle stampe importanti contributi etno-linguistici curati da prestigiose istituzioni, quali l'Accademia dei Lincei e la Società Geografica Italiana

Nonché la sua principale opera: Viaggi di un artista nell'America Meridionale, i Caduvei

Di nuovo in Paraguay

(...) il 1° luglio del 1896 riparte per Asunción e il Paraguay. 

Nel selvaggio interno effettua nuove missioni etnografiche, nel corso delle quali dipinge, fotografa e colleziona altro preziosissimo materiale etnografico, che invia anche al museo etnologico di Berlino. 

Contemporaneamente continua a scrivere sulle tribù indie e sullo spinoso tema dei confini Paraguay-Bolivia. 

(...) Dirige anche la Revista del Instituto Paraguayo. Nel 1898 a Buenos Aires espone con successo quadri di paesaggi e fotografie di indios.

Scompare nella selva alla ricerca di "indios barbuti"

 Alla ricerca di una misteriosa tribù, scompare nella giungla nel 1901.  

Nell'agosto del 1901, assieme al fedele cuoco Gavilan, si inoltra nuovamente nel remoto Gran Chaco per verificare l'esistenza di una nuova e "mitica" tribù di "indios barbuti", che gli è stata segnalata.

 Deve però attraversare l’infida regione abitata dai Tumanà, sotto-tribù dei Chamacoco.

L'anno appreso si scoprono i suoi resti mortali

Entrambi scompariranno nel nulla… Solo l’anno appresso i loro resti mortali (il cranio del Boggiani risulta spaccato da un'ascia di pietra e decapitato) saranno rintracciati da una missione italo-paraguayana. 

(...) A quanto sembra ad aver provocato la loro terribile fine sembra sia stata la credenza, del resto ampiamente diffusa presso molti popoli “a tecnologia semplice” di tutto il mondo, relativa al potere che la macchina avrebbe di “catturare” l'anima del fotografato. 

 La sua opera d'avanguardia come fotografo - considerati epoca e luoghi - , negli ultimi anni ha ottenuto un meritato riconoscimento.

 Con la pubblicazione a Praga di un volume, che raccoglie 82 immagini di Caduveo e Chamacoco. Facevano parte di 400 lastre regalate dalla famiglia del Boggiani a Voitech Fric (1882-1944), esploratore ceco che, dieci anni dopo l’italiano, ne ripercorse i passi, interessandosi anche alla cessione dei beni posseduti in Paraguay dal Boggiani. 

Altre sono conservate nell’archivio fotografico della Società Geografica Italiana

 Oggi i musei di Berlino, Stoccarda, Vienna, Leida, Firenze e Roma espongono oggetti etnografici provenienti dalle raccolte del Boggiani. 

(...) nel 1989, su iniziativa di un gruppo di studiosi e imprenditori, viene fondato ad Asunción l’Instituto Museo Arqueológico y Etnográfico Guido Boggiani, poiché “è stato uno dei primi scienziati ad interessarsi alle culture dell'Alto Chaco". 

LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA 

Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1: da Adolf Bastian a Vinigi L. Grottanelli 

E-Book e versione cartacea in bianco e nero di grande formato (16,99 x 24,4), 171 pp., 87 note, 145 immagini (10 sono dell'A.)

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Versione cartacea: https://www.amazon.it/dp/1719852340


183. LISIANSKI E VON KRUZENSTERN: DA SAN PIETROBURGO ALL'AMERICA. LA PRIMA CIRCUMNAVIGAZIONE DEL GLOBO COMPIUTA DALLA MARINA RUSSA, "SCORCIATOIA" PER EVITARE DUE ANNI DI LUNGHI VIAGGI ESTENUANTI CON OTTOMILA CAVALLI.Da: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO. NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA. PARTE II: XIX SECOLO

 

La Nadezhda di Johann von Kruzenstern

Premessa

Per molti anni (dal 1995 al 2012) ho collaborato alla storica Rivista Marittima, pubblicando anche un supplemento sull’isola di Creta, oltre che al Notiziario della Marina. Inoltre sono stato onorato più volte dei Patrocini che lo Stato Maggiore della Marina Militare mi ha concesso per le ricerche condotte in Atlantico (tra il 1982 e il 1998), nell’ambito del mio Programma sulle Comunità Marittime dell’Atlantico del Nord.

Cosa c'è nel libro

William Bligh, 1754-1817; Urey Fyodorovich Lisianski, 1773- 1837 e Johann von Kruzenstern, 1770-1846; Matthew Flinders, 1774 -1814; John Ross, 1777-1856;  Fabian Gottlieb Thaddeus von Bellingshausen, 1778-1852; Sir John Franklin, 1786-1848; Alla ricerca via mare della Spedizione Franklin: Elisha Kent Kane, 1820-1857; Robert McClure, 1807- 1873; Sir Francis Leopold Mc Clintock, 1819-1907; Alla ricerca via terra della spedizione Franklin: John Rae, 1813-1893; William Scoresby Jr. 1789-1857;  William Edward Parry, 1790-1855; Elling Carlsen, 1819-1900; Arciduca Ferdinando Massimiliano (Max) d’Asburgo, 1832-1867; Nils Adolf Erik Nordenskjöld, 1832-1901; Enrico Alberto  D’Albertis, 1846-1932; La Missione in Asia della Ostasiengeschwader, la Squadra Prussiana dell’Asia Orientale (1860-62);  Otto Sverdrup, 1854-1930;  Fridtjof Nansen, 1861-1930.

Urey Fyodorovich Lisianski, 1773- 1837 e Johann Von Kruzenstern, 1770-1846 

I russi non erano certamente i primi a circumnavigare il globo

Non erano certamente tra i primi, a quasi trecento anni di distanza dallo storico viaggio intorno al mondo di Magellano (1519-22). Seguito in quello stesso secolo da personaggi del calibro del celebre corsaro inglese Sir Francis Drake, degli olandesi de Cordes e Van Noort (...), ecc... 

Nel corso del mio viaggio-ricerca in Alaska apprendo dell'arrivo (1804) della Neva nell'America russa 

Eppure la prima circumnavigazione del mondo dei russi Kruzenstern e Lisianski sulle navi Nadezhda e Neva (1803-1806) ebbe caratteristiche del tutto speciali, che a Sitka in Alaska, un tempo America russa, mi avevano molto colpito. 

Apprendendo come vi si fosse ancorata una nave da guerra, la Neva, proveniente dal lontanissimo porto baltico di Kronstadt, base navale nei pressi di San Pietroburgo. 

Allora ritenevo come l’itinerario attraverso Siberia e Stretto di Bering fosse il più rapido. 

Grazie ai cannoni della nave viene riconquistato il forte russo 

L’intervento della nave fu determinante per riconquistare nel 1804 il forte S. Michele, attaccato dagli indiani Tlingit nel 1802. Il comandante della Neva Lisianski ricorda come: 

il 1 ottobre formammo una linea davanti all’insediamento con quattro delle nostre navi. Non essendoci niente di nuovo, ordinai alle navi di sparare contro il forte. I selvaggi si mantennero perfettamente quieti fino al buio e la loro tranquillità fu male interpretata da Baranov, che ordinò di attaccarlo. Con circa centocinquanta uomini andò sulla spiaggia. Quando i nemici videro la nostra gente vicino alle mura, ci colpirono con un ordine e un’abilità sorprendenti (…) se non avessi coperto la loro sfortunata ritirata con il mio cannone, non un uomo si sarebbe salvato (…) ordinai istantaneamente una vivace scarica di cannonate dalle navi sul forte”. Riconquistata l'area, qui poi fu fondata Novo Arkangelsk, la capitale dell'America Russa… 

I "perchè" di questa circumnavigazione della Terra da parte dei russi

(...) Torniamo ora alle motivazioni del periplo di Kruzenstern e Lisianski. Innanzitutto furono logistiche e commerciali. Il tradizionale percorso fino all’America Russa includeva l’intero attraversamento della Siberia fino a Petropavlovsk (Kamchatka), proseguiva sul Mare di Bering, fino alle isole Aleutine e al continente americano: un viaggio della durata di due anni, per il quale si impiegavano quattromila cavalli all’anno (...) 

Sembra assolutamente necessario che, se il commercio deve continuare con vantaggio, le navi debbano essere inviate nel mare orientale doppiando Capo Horn o il Capo di Buona Speranza fino alla costa nord-occidentale americana”. 

La conferma sarebbe venuta al tempo dello Zar Alessandro I, quando si dimostrerà più vantaggioso circumnavigare il globo (...) Dal punto di vista esplorativo-scientifico l’impresa costituì una svolta epocale per la Russia: sviluppò la Marina, l’oceanografia, le scienze naturali e umane, la conoscenza dell’Oceania (...) incidentalmente ci fu anche una motivazione militare, la riconquista di Sitka… 

I leaders dell'impresa  

Deus ex machina dell’eccezionale impresa è il giovane tenente Johann von Kruzenstern (1770-1846). Ha origini germanico-estoni e addestramento inglese (...) 

Tornato in Russia, nel gennaio del 1802 presenta una memoria al Conte Rumiantsov e all’Ammiraglio Mordvinov, Ministri del Commercio e della Marina. È accettata e raccomandata allo Zar. Kruzenstern scriverà come: “i vantaggi sarebbero infinitamente più grandi se dalle isole o dalla costa americana portassimo le merci direttamente a Canton. Propongo che due navi siano inviate da Cronstadt all’America, con ogni tipo di materiale necessario alla costruzione e all’allestimento di navi, fornendo valenti carpentieri, operai, un insegnante di navigazione" (…) 

Le navi da acquistare sono individuate in Inghilterra. Vi si raccoglierà il fior fiore della marineria russa. Ammiraglia è la Nadezhda, al comando di Bellingshausen, mentre la Neva è comandata da Urey Fyodorovich Lisianski (1773-1837), russo d’origine ucraina, la cui “storia di vita” è l’esatta copia di quella del capo-spedizione. 

Le due navi salpano per il loro giro intorno al mondo

 Dal libro di Lisianski: “[Kronstadt] 7 agosto 1803 alle 10 iniziamo il nostro viaggio intorno al mondo” (...) 

Capo Horn e isola di Pasqua

Doppiato Capo Horn, si perdono nella densa nebbia.  “La Neva procede sola per l’Isola di Pasqua e alle undici del mattino del 16 aprile l’abbiamo davanti a noi. Dopo aver fatto un giro della costa meridionale, osservai la parte occidentale dell’isola e, ad una distanza di circa tre miglia, riconobbi Cook’s Bay, certamente un buon posto per ancorarvi (…) 

Polinesia (isole Marchesi e Hawaii)

Il 10 maggio raggiungiamo all’alba la parte meridionale di Noocahiva (…) Considerando il buon temperamento degli abitanti dell’isola [Nukuhiva, Marchesi] ci riesce difficile credere che siano cannibali”. Qui le navi si ricongiungeranno, mentre alle Hawaii le loro rotte andranno a diversificarsi volontariamente (...)

Giappone

Il 26 settembre 1804 la Nadezhda giunge a Nagasaki, dove equipaggio e diplomatici per cinque estenuanti mesi attenderanno di incontrare l’Imperatore giapponese, che rifiuterà persino i regali dello Zar (...). 

Kamchatka (Russia) e Canton (Cina)

(...) Nuovamente nel porto della Kamchatka, [la Nadezhda] salpa quindi definitivamente per l’Europa il 23 settembre. Arrivando a Canton due giorni prima della Neva con le sue pellicce caricate a Sitka e Kodiak: “3.000 pelli di lontre, 150.000 pelli di foche e molte altre merci per un valore totale approssimativo di 460.000 rubli”. Nel febbraio del 1806 le navi salpano dal porto cinese (...) 

L'aarivo a Kronstadt (San Pietroburgo)

La Neva raggiungerà Kronstadt il 22 luglio 1806, la Nadezhda il 7 agosto.  

Da: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO.   NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA. PARTE II: XIX SECOLO 

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 Per quanto riguarda l'ex America Russa (Alaska) vedi:



venerdì 2 agosto 2024

182. Sir Francis Drake 1544-1596, il “pirata” per antonomasia; Uno dci quaranta ladroni o "cani del mare" della Regina Elisabetta I; La Golden Hind, la nave ammiraglia di Drake; Il dragon, terrore degli spagnoli, per secoli spauracchio per i bambini; La distruzione dell’Invencible Armada, 1588; Gli intellettuali spagnoli gli portano rispetto; Un perfido epitaffio spagnolo. DA: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO. NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA. PARTE I: XIV-XVIII SECOLO

 

. La poppa della replica della Golden Hind, la nave ammiraglia di Sir Francis Drake, Londra (© Franco Pelliccioni)

Premessa

Per molti anni (dal 1995 al 2012) ho collaborato alla storica Rivista Marittima, pubblicando anche un supplemento sull’isola di Creta, oltre che al Notiziario della Marina. Inoltre sono stato onorato più volte dei Patrocini che lo Stato Maggiore della Marina Militare mi ha concesso per le ricerche condotte in Atlantico (tra il 1982 e il 1998), nell’ambito del mio Programma sulle Comunità Marittime dell’Atlantico del Nord.

Il titolo della trilogia

Non posso non riconoscere come il titolo scelto per questa trilogia di Grandi Navigatori sia indubbiamente “accattivante”... 

Me lo ha infatti suggerito il famoso film plurioscar Master and Commander, Sfida ai Confini del Mare (2003), con Russell Crowe come attore protagonista.

(...) In realtà sia Master che Commander sono due ben noti termini della marineria, non solo britannica. 

Designano chi, a bordo, dispone di un’autorità pressoché assoluta su nave ed equipaggio. 

Per la prima volta furono utilizzati assieme intorno al 1670. 

Quando si trattava di comandare grandi navi, che non potevano essere assegnate ad un Luogotenente, ma nel contempo non erano così imponenti da metterle agli ordini di un post-captain (Capitano).

Poiché erano navi da guerra dotate di non più di 20 cannoni, a bordo delle quali il Master & Commander era responsabile, sia della navigazione, che della condotta di eventuali scontri navali (...) 

Cosa c'è nel libro

Il primo volume si interessa ai Navigatori che, dal XIV secolo fino alla soglia del secolo XIX, si spinsero ai “confini del mondo” per esplorare ulteriori rotte marittime e ricercare altre terre e nuovi continenti. Ecco i loro nomi: Cheng Ho (Zheng He), 1371-1424, lDom Henrique (“Enrico Il Navigatore”), 1394-1460 3. Giovanni Caboto, 1450?- 1498,  Bartolomeo Díaz, 1450-1500,  Gaspar Corte-Real, ca. 1450-1501,  Amerigo Vespucci, 1454-1512   Jacques Cartier, 1491-1557 Sir Francis Drake, 1544-1596, John Davis, 1550-1605, Henry Hudson, 1570-1611, Samuel De Champlain, ca. 1570-1635,  Abel Tasman, 1603-1659,  Jacob Roggeveen, 1659-1729,  James Cook, 1728-1779  (A bordo dell’Endeavour, la nave del primo viaggio nel Pacifico di Cook), George Vancouver, 1757- 1798.
....

Sir Francis Drake 1544-1596, il “pirata” per antonomasia 

(...) Ma chi era Francis Drake (Tavistock, Devonshire, 1544 - mare di Portobelo, 1596)? 

Un pirata, senza dubbio! 

Che, però, assomigliava molto da vicino ad un corsaro... 

Anche se, come ho già ricordato, non possedeva una lettera di marca della Regina. 

Ma era anche un gentleman e uno dei favoriti della “Regina-vergine”, che lo proclamerà “primo gentiluomo del regno”. 

Inoltre era uno straordinario comandante di nave, un saccheggiatore, un abile stratega navale, un affabile interlocutore internazionale, un appassionato di pittura (usava decorare il proprio diario di bordo).

 Ma era ancora altro: un astuto procacciatore di tesori per il reame e un coraggioso. 

Possedeva un’educazione cavalleresca. 

Era colto. 

Uno dci quaranta ladroni della Regina, alias "cani del mare" 

Faceva infine parte dei “quaranta ladroni” della Regina d’Inghilterra.

 Poiché “la Regina ha molta simpatia per quella razza di banditi” . Anche se poi “la storia li definisce con un termine più espressivo: “i cani del mare” (sea dogs)”. 

Un gruppo di avventurieri attivo tra il 1560 e il 1605, un po’ pirati, un po’ schiavisti. 

Il cui leader era il cugino John Hawkins di Plymouth. 

La Golden Hind, la nave ammiraglia di Drake

Inoltre sull’Ammiraglia, cioè la Hind, c’era sempre della bella musica suonata da trombe e violini. 

Si portavano in tavola servizi d’oro e d’argento. Insomma, tutto attorno a lui c’era il lusso… 

Il dragon, terrore degli spagnoli, per secoli spauracchio per i bambini 

L’odio mortale di Drake nei confronti degli spagnoli Drake per gli spagnoli rappresentò un vero e proprio spauracchio. 

Anche dopo la sua scomparsa. 

Addirittura nei secoli successivi. 

Specie per i bambini, per il quali il dragòn era un po’ come l’«uomo nero». 

Mentre per gli spagnoli adulti El Draque rappresentò un autentico terrore. 

 A Vera Cruz, nel 1567-68, gli iberici avevano assalito a tradimento lui e Hawkins. 

Uccidendo e catturando metà dei loro uomini. 

Affondando quasi tutte le navi inglesi, meno le due sulle quali riuscirono fortunosamente a sfuggire.  

Fu allora che Drake giurò vendetta! 

Perseguendo gli spagnoli sia in mare, che per terra. 

Fino ad arrivare nel 1588 al suo spettacolare trionfo.

La distruzione dell’Invencible Armada, 1588 

Quando era vice ammiraglio della flotta inglese al comando di Lord Howard: la completa distruzione dell’Invencible Armada, in procinto di invadere l’Inghilterra. 

Oltre tutto un anno prima (1587) aveva compiuto un attacco preventivo al porto di Cadice. 

Nel corso del quale diede alle fiamme 30-40 navi spagnole e i cantieri navali. 

Non prima di averne svuotato i ricchi depositi. 

D’altronde va anche aggiunto come fu proprio la sua precedente attività piratesca ad agire da detonatore alla lunga guerra anglo-spagnola (1585-1604). 

Perfino gli intellettuali spagnoli gli portano rispetto 

Il drammaturgo e poeta Lope de Vega y Carpio, ad esempio, per celebrare la sua morte gli dedicherà un poema epico, Dragontea, con un sonetto laudatorio del de Cervantes… 

Un perfido epitaffio spagnolo

Anche se nell’immediatezza della ferale notizia (morte per dissenteria) per lui aveva scritto un perfido epitaffio: “crudele belva, riposerai per sempre in una fossa di orribili bestie: fuori della porta di Gerusalemme, fuori dal tempo, senza scudi e trofei. E che ti piangano solo i muti pesci! Che rosicchino la tua cuccetta sprofondata negli abissi [fu sepolto in mare]. Che si attacchino al cuore stesso del legno, per assaporare le tue misere ossa” .

Da: MASTERS & COMMANDERS VERSO L’IGNOTO. NAVIGAZIONI STRAORDINARIE AI CONFINI DELLA TERRA. PARTE I: XIV-XVIII SECOLO

E-Book, versione cartacea di grande formato (16,99 x 24,4) a colori e bianco e nero, I e II ediz., 170 pp, 32 note, 130 immagini, di cui 101 a colori (38 dell'A.)

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Versione cartacea bianco e nero, II ediz. 


181. ATTRAVERSO IL DESERTICO SKEIÐARÁRSANDUR, UNA DELLE REGIONI PIÙ REMOTE DELL’ISLANDA; LE SPEDIZIONI GEOLOGICHE E GLACIOLOGICHE DELL'UNIVERSITÀ DI NOTTINGHAM (1952, 1953,1954, 1987). Da: AI CONFINI D’EUROPA. VIAGGIO-RICERCA NELL’ISLANDA DEI VULCANI, DEI GHIACCIAI, DELLE SAGHE, DEL MONDO VICHINGO

. L’attraversamento a guado di un fiume. Dovevano essere come questi i vatnahestar dello Skaftafell, i famosi “cavalli d’acqua” menzionati dal glaciologo Ives (Incisione di F.W.W. Howell, 1893)


Coa c'è nel libro

Nelle pagine di questo libro non ci faremo mancare proprio nulla. 

 Scopriremo, così, l’esistenza di un mostro omologo allo scozzese Nessie, come di pericolosissimi passi montuosi da superare. 

“In diretta” attraverseremo in automobile il remoto e desertico centro dell’Islanda, passeggiando poi, un brivido dopo l’altro (non solo per il continuo passare dal gelo al caldo), nel cratere di un vulcano capace di eruttare in qualsiasi momento. 

Organizzeremo una mini-spedizione nel lunare vulcano Askja, dove apprenderemo della passata presenza degli astronauti dell’Apollo, come di misteriose sparizioni. 

Ci imbatteremo in una Pompei in miniatura, la fattoria di Stöng dissepolta dalla cenere eruttata nel 1104 dall’Hekla e di come un’ascia ereditata, che era appartenuta al suo antico bóndi, abbia realizzato dall’altra parte dell’Atlantico, a distanza di circa duecento anni, le rune che decenni prima avevo osservato all’interno della straordinaria tomba ipogea di Maeshowe. 

Lasceremo l’antica fattoria di Núpsstaður, non come si è sempre fatto per secoli, cioè a dorso di un pony islandese e con l’aiuto delle guide della fattoria, e attraverseremo lo Skeiðarársandur, un'immensa pianura alluvionale (sandur) “tra le aree maggiormente desolate del mondo abitato”.

Si deve attraversare il desertico Skeiðarársandur, una delle regioni più remote dell’Islanda, per giungere a Skaftafell, la porta d’accesso al più grande ghiacciaio d'Europa, il Vatnajökull

Basta solo dare un rapido sguardo ad una cartina per rendersene immediatamente conto. 

Poiché quell'immensa macchia bianca, indice dell'esistenza di un ghiacciaio, non può non balzare agli occhi. 

In effetti nel sud dell'isola c’è quello più grande d'Europa: ben 8300 Kmq di ghiaccio, pari alla superficie dell'Umbria. 

Un'immensa massa gelata che rispecchia, forse qui più che mai, il cliché della "Terra del Ghiaccio e del Fuoco". 

E sì, perché il Vatnajökull ("ghiacciaio d'acqua") sotto la sua spessa coltre bianca nasconde, oltre alla montagna più alta dell'Islanda, ben più di un vulcano. 

Praticamente tre sono quelli principali situati sotto i ghiacci. Oltre agli usuali sistemi di fessure. 

Lo Skeiðarársandur 

Un terreno fino ad allora percorso dai coraggiosi viaggiatori, che lo attraversavano in sella ai forti ponies islandesi, servendosi soprattutto delle guide della fattoria di Núpsstaður. 

Come per secoli si era sempre fatto per poter arrivare nell'est, dall’altra parte dell'isola, seguendo il profilo costiero. 

Viaggiatori che, non volendo sobbarcarsi l'alternativo giro settentrionale lungo 1100 Km, sfidavano spesso la sorte effettuando l'infido attraversamento. 

Reso ancora più temibile, se possibile, da venti violenti e tempeste di sabbia o neve in ogni mese dell'anno... 

Le spedizioni geologiche e glaciologiche dell'Università di Nottingham (1952, 1953,1954, 1987)

Con ancora maggiore forza si esprimerà nel 1991 l’inglese Ives, che questa regione conosce bene. 

Per motivi scientifici c’è stato almeno quattro volte: come studente undergraduate (BA in Geografia) dell’Università di Nottingham e leader di una spedizione geologica e glaciologica composta da colleghi e due docenti nel lontano 1952, 1953, 54, la quarta volta nel 1987: “oggi la costa sud-orientale dell’Islanda, dalla vecchia fattoria di Núpsstaður (...) fino alla prospera cittadina portuale di Höfn i Hornafjördur, potrebbe essere considerata tra le aree maggiormente desolate del mondo abitato

Qui una stretta, irregolare e accidentata striscia di terra, circa 120 km da ovest ad est e ampia tre chilometri, tra il grande ghiacciaio del Vatnajökull e il grigio Atlantico, dà asilo in fattorie sparse a poche centinaia di islandesi” 

La fattoria di Núpsstaður

La fattoria di Núpsstaður appartiene alla stessa famiglia dal 1730. 

E nell'antica fattoria in torba, con stalle e piccoli magazzini dai tetti in erba, della famiglia Jonsson - una delle poche esistenti in Islanda - di Núpsstaður ("tenuta della chiesa del picco"), sovrastata dall'imponente picco del Lómagnúpur (770 m), è un must visitare la chiesetta parzialmente datata al XVII secolo, riconsacrata nel 1961 e restaurata dal Þjóðminjasafnið Íslands (il Museo Nazionale), che nel 1930 la dichiarò antico monumento protetto. Scoprendo, inoltre, che sul retro c’è il cimitero della famiglia Jonsson.  

Da questa fattoria oggi, grazie alla Ring Road, ha inizio il mio attraversamento del più grande dei sandur meridionali (circa 1000 Kmq di fango, sabbia e ghiaia), nella regione quasi completamente desertica dell’Austur-Skaftafellssýsla, dove c’è il concreto rischio di venire attaccati, nel caso si ritengano minacciati, dai grandi e aggressivi stercorari (Stercorarius skua), che qui hanno uno dei luoghi preferiti di riproduzione. 


Da: AI CONFINI D’EUROPA. VIAGGIO-RICERCA NELL’ISLANDA DEI VULCANI, DEI GHIACCIAI, DELLE SAGHE, DEL MONDO VICHINGO

E-Book, versione cartacea a colori e in bianco e nero, I e II ediz., 297 pp., 150 note, Bibliografia, Mini-Glossario geografico, 346 immagini, di cui 304 a colori (284 sono dell'A.)

 


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TUTTI I DATI (ECONOMICI, STATISTICI, DEMOGRAFICI, ETNOGRAFICI, ECC.) CONTENUTI NEI MIEI LIBRI SONO STATI ACCURATAMENTE VERIFICATI, INTEGRATI E AGGIORNATI AL MOMENTO DELLA LORO PUBBLICAZIONE.


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giovedì 1 agosto 2024

180. LA "GEOGRAFIA DELL'IMMENSO; "LE "TERRE STERILI"; ARCIPELAGHI, ISOLE, GOLFI, BAIE, STRETTI: DOVE IL "CAOS" GEOGRAFICO REGNA SOVRANO; ALLA RICERCA DEL PASSAGGIO; LA SCOPERTA DEGLI ACCESSI AL PASSAGGIO: LE "PORTE" OCCIDENTALI E ORIENTALI. DA: TRA I GHIACCI DEL PASSAGGIO A NORD-OVEST. PROLOGO AD UNA RICERCA ANTROPOLOGICA TRA GLI INUIT DELL’ARTICO CANADESE

 

 L’Erebus e la Terror [le due navi di Franklin] tra i ghiacci della banchisa di Pierre Eugène Grandsire,  Le Tour du Monde, 1860

Per quasi quaranta anni mi sono occupato del Passaggio a Nord-Ovest. 

Scrivendo articoli, capitoli di libri e comunicazioni scientifiche, sia sul Grande Nord americano, che sugli intrepidi esploratori e navigatori europei che, spesso al prezzo di inenarrabili sacrifici, compresa la stessa loro vita, per secoli hanno cercato di scoprire una via, che li portasse verso l’Asia. 

Mi sono interessato a regioni intere, a luoghi in seguito divenuti storici, ma anche agli Inuit, perfino ai Vichinghi! 

A volte scendendo nei dettagli e nel particolare. 

Sempre tenendo bene in mente, però, il quadro complessivo. 

La cui cornice sul lato inferiore è delimitata dalle coste dell’Artico canadese. 

La "Geografia dell'immenso"

Oltrepassando le quali si accede all’interno, in una geografia dell’«immenso», caratterizzata da terre emerse pressoché prive di ogni specie di vita, ma cosparse a piene mani di fiumi, laghi ed acquitrini. 

Lande sferzate spesso dai blizzards e da tempeste di neve. 

Le "Terre Sterili"

Non a caso la regione ad occidente della Baia di Hudson, il Keewatin, nella lingua degli indiani Cree significa: “il luogo dove soffia il vento”. 

Poiché è parte integrante delle Barren Grounds, le “Terre Sterili”. 

Più di mezzo milione di miglia quadrate di “pianure ondulate, punteggiate di laghi, interrotte qua e là da catene di vecchie colline logore (...) 

Arcipelaghi, isole, golfi, baie, stretti: dove il "caos" geografico regna sovrano 

Gli altri tre lati della cornice racchiudono, invece, arcipelaghi e gigantesche isole, isolotti e penisole, golfi e baie, canali e stretti, quasi sempre tutti ghiacciati. 

Quindi percorribili solo per brevi periodi dell’anno. 

Ciò almeno fino all’accelerazione del cambiamento climatico di questi ultimi decenni. 

Alla ricerca del Passaggio

Nella ricerca del Passaggio si cimenteranno i protagonisti più diversi, formando uno straordinario e variegato mondo di esploratori e navigatori. 

Tutti loro, gradatamente, faticosamente, molto lentamente, avanzando o retrocedendo, tassello dopo tassello disveleranno la Geografia del Grande Nord americano. 

Riuscendo, infine, ad individuare l’intero itinerario di un Passaggio ricercato fin dall’epoca (fine del XV secolo) dei Caboto, Giovanni e Sebastiano. 

Anche se bisognerà aspettare ancora sei lunghissimi secoli. 

La scoperta degli accessi al Passaggio: le "Porte" Occidentali e Orientali

I molteplici tentativi esperiti nel tempo contribuiranno a far sì che alcune sue parti diventassero note come le “Porte” Occidentali e Orientali. 

Ma il vero problema consisterà soprattutto nel saper raccordare correttamente la rotta tra l’una e l’altra…. 

Cosa c'è nel libro

Il libro contiene una galleria di 21 protagonisti dell’esplorazione (e dell’antropologia) andati alla scoperta del Passaggio a Nord-Ovest, ma anche a disvelare la geografia fisica e antropica di un mondo fatto soprattutto di ghiaccio. 
Quattro di essi si misero a ricercare le evanescenti tracce lasciate dalla grande spedizione Franklin, misteriosamente scomparsa nella metà del XIX secolo. 
Ecco i loro nomi: Giovanni Caboto, Gaspar Corte-Real, Sir Francis Drake, John Davis, Henry Hudson, Samuel de Champlain, James Cook, George Vancouver, John Ross, William Edward Parry, Sir John Franklin, Elisha Kane, Robert McClure, Sir Francis Leopold Mc Clintock, John Rae, Otto Sverdrup, Roald Amundsen, Donald Baxter Macmillan, Peter Freuchen, Knud Rasmussen, Vilhjalmur Stefansson, 
Il volume include numerosi riferimenti ad altre 38 figure, non tutte di secondo piano. 
 Mi è sembrato infine opportuno inserire alcune osservazioni e fotografie tratte dal mio diario di viaggio, nonché dal ricco materiale etno-antropologico raccolto nel 1983, nel corso della mia ricerca effettuata in sei comunità Inuit . 
Un complesso lavoro sul campo, che mi ha condotto in quattro punti nevralgici del Passaggio.

Da: TRA I GHIACCI DEL PASSAGGIO A NORD-OVEST.        Prologo ad una ricerca antropologica tra gli Inuit dell’Artico canadese
 
E-Book, Versione cartacea a colori e in bianco e nero
di grandi dimensioni (16,99 x 24,4) 237 pp., 212 foto (47 sono dell'A.), 143 note.
E-Book: https://www.amazon.it/dp/B09X5DW3HK

Colori: https://www.amazon.it/dp/B09ZB7794T

Bianco e nero  https://www.amazon.it/dp/B09ZCS95LJ

La versione cartacea ha 37 pagine e 32 foto in più di quella digitale. In parte dovuti alla diversa impaginazione (i capitoli iniziano sempre sulla destra). Ma anche al fatto che ho inserito un’APPENDICE, che non c’è nell'E-Book: Ludvig Mylius-Erichsen, Peter Freuchen, Alfred Wegener e la prima automobile tra i ghiacci artici, Nella spedizione della Danimarca nel nord-est della Groenlandia (...)

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