https://www.amazon.it/dp/B0CPSNZ9BW |
Grande formato (16,99 x 24,4), 174 pp., 173 foto - 94 a colori "premium" -, bibliografia, 258 note
SEGUIRA' LA VERSIONE IN BIANCO E NERO
IL RACCONTO DI UN ANTROPOLOGO APPASSIONATO, TRA VECCHIO E NUOVO MONDO
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SEGUIRA' LA VERSIONE IN BIANCO E NERO
Moran Maasai. Indossa l’e-rrap, il morsetto per il braccio sinistro, ca. '1920 |
Il libro, come indicato dal sottotitolo, offre una panoramica generale
sui popoli del Kenya. Il titolo "Maasai" è stato invece scelto per
celebrare un popolo le cui imprese guerresche hanno lasciato un segno
indelebile nella storia dell'Africa e nell'immaginario collettivo europeo.
Il libro presenta una rassegna etno-antropologica delle principali tribù
kenyote, suddivise in base a diversi criteri, quali economia, lingua, rapporto
con il territorio e con gli altri popoli, elementi culturali. Alcune di queste
tribù sono trattate in modo più approfondito, sia per la loro cultura in
generale, sia per alcuni aspetti specifici, che la rendono particolarmente
interessante.
Sfogliando le pagine del volume, dapprima testo e fotografie condurranno
il lettore tra le fertili White Highlands, contrassegnate dalla presenza
di estese piantagioni di caffè e tè. Poi, discendendo sul fondo della grandiosa
Rift Valley, potrà vedere coltivazioni, savana, foreste e laghi, a volte anche
di soda. Come il Magadi, al confine meridionale con la Tanzania, che si
può addirittura attraversare in macchina!
Dirigendosi verso il nord del paese, incontrerà invece steppa, deserti e lugga [Letti asciutti di corsi d’acqua]. Perché quelle sono le terre dei nomadi Nilo Camiti e Cusciti. Allevatori in particolare di dromedari. Il cui stile di vita è spesso scandito da razzie e contro razzie di bestiame, più o meno sanguinose.
Dal punto di vista storico, un rapido excursus lo farà tornare molto indietro nel tempo. Sarà così che si imbatterà nelle straordinarie scoperte della famiglia Leakey, che hanno saputo disegnare nuove date per l’evoluzione dell’Uomo. Poi un grosso balzo in avanti nella storia gli farà incontrare i primi invasori. Vengono dall’Europa (portoghesi)[Preceduti da indonesiani, arabi e persiani], ma anche dall’Arabia (Omaniti). Questi ultimi, dopo essere stati costretti ad abolire la schiavitù, da Zanzibar saranno in grado di esercitare ancora la loro sovranità sul paese, sia pure nominale, fino all’indipendenza del Kenya.
Nel frattempo, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, la ferrovia
Mombasa-Kampala aprirà la strada alla colonizzazione britannica. Così un paio
di testimoni saranno in grado di fornirgli qualche elemento in più su un’epoca
nella quale molti africani non avevano mai visto un uomo bianco. Erano gli
stessi tempi in cui si imponeva la Pax Britannica tra le varie tribù,
organizzando spedizioni punitive. Come contro i Turkana del nord.
Qualche decennio dopo, la fase terroristica dei Mau Mau sarà seguita
dall’indipendenza (1963).
La rassegna è aperta dalla “cultura mista costiera” dei Swahili.
Appartengono ai Bantu, a parte alcune realtà minori (Arabi, Shirazi).
La loro è una cultura sincretistica, che ha saputo realizzare un’interessante
civiltà urbana, densa di sviluppi nel campo dell’architettura, dell’arte, della
letteratura scritta in caratteri arabi.
Subito dopo con gli agricoltori sedentari Bantu, come i Kikuyu,
il lettore saprà come il pagamento della “ricchezza della sposa” non equivalga
alla compera di una moglie. Qui si inoltrerà nel “Mondo perduto” dei pescatori Bagiuni,
vessati da una lunga pulizia etnica da parte somala.
Il testo del successivo capitolo è tra i più corposi. Riguarda i Nilo
Camiti e, naturalmente, i famosi nomadi pastori Maasai. Ampiamente
conosciuti attraverso la letteratura e la filmografia, costituirono una
formidabile barriera fisica alla penetrazione, prima afro-araba, poi europea,
dell’interno africano. Del resto le loro razzie li spingeranno, non solo a
Mombasa sulla costa, ma anche a molta distanza dalla loro terra. Fino al lago
Nyassa, a ben 800 km di distanza.
Solo Joseph Thompson, un coraggioso giovanotto inglese, riuscirà ad
attraversare per primo la loro pericolosa terra. Giungendo indenne fin sulla
sponda del lago Victoria. Il capitolo include anche elementi e fatti poco noti
e indubbiamente interessanti. Tra i quali il “complesso del bestiame”, del
resto condiviso da altri gruppi di allevatori, e il “governo diffuso”. Senza
trascurare le profezie, per lo più avveratesi, del grande laibon (mago
professionista) Mbatian, il cui nome figura oggi sulla più alta vetta del monte
Kenya.
Le tribù di lingua cuscitica Somali, Borana, Rendille
sono anch’esse composte da allevatori, soprattutto di dromedari. Un accenno
(più che sufficiente!) al complicatissimo sistema sociale dei gada
(classi d’età) per i Borana, è seguito dalla importantissima cerimonia
collettiva del galgulumi per i Rendille, che ogni quattordici
anni si tiene in un gigantesco insediamento, che vede riuniti tutti i clan,
sulla sponda orientale del lago Turkana, alle pendici del monte Kulal.
Cerimonia che purtroppo mi “perderò” nel 1980, poiché avverrà un mese dopo la mia partenza dal Kenya. Al termine di quella che è stata la mia seconda ricerca antropologica sul campo. Infatti nel 1980 mi trovavo proprio in quel desertico e settentrionale lago, a non molta distanza dal luogo prescelto per l’occasione. Tanto da poter osservare un notevole incremento della presenza Rendille. La mia prima ricerca risale invece al 1976, ed è stata effettuata nella cittadina multietnica e multiculturale di Isiolo, a nord del Monte Kenya [Situata a 1.106 m di quota, contava 8 201 abitanti all’ultimo censimento del 1969. Erano invece 45 989 nel 2009]. Così ho ritenuto utile qui inserire estratti di entrambi i miei diari, Integrando, arricchendo e vivacizzando il testo, con narrazioni “dal vivo” di fatti, luoghi, situazioni, imprevisti, stati d’animo, emozioni, incontri con “l’altro da noi”.... [Così questo è anche un libro sul Kenya, come l’ho conosciuto e apprezzato durante i miei due lunghi soggiorni: dai confini con la Tanzania, a sud (lago Magadi e Rift Valley), a quello con l’Etiopia, a nord-ovest (lago Turkana) e a nord (Marsabit), alle sponde dell’Oceano Indiano, ad est (Mombasa, Malindi, Gedi).]
La rassegna si conclude con i popoli considerati “marginali”. Pressoché sconosciuti al grosso pubblico, comprendono i cacciatori raccoglitori Bon delle intricate foreste costiere, ai confini con la Somalia; i Dorobo delle foreste dell’interno; i pescatori Elmolo del lago Turkana.
Ho anche inserito brani dai libri, sia di Thompson, che di Teleki. Che con von Hohnel scoprì il lago oggi chiamato Turkana. Dandogli il nome di Rodolfo, in onore del Principe ereditario della Corona d'Austria[Meno di un anno dopo si sarebbe suicidato a Mayerling, assieme alla sua amante]. Inoltre ho aggiunto un paio di paragrafi relativi alla “scoperta”, nel XIX secolo (e nel 1952), degli sfuggenti cacciatori Bon.
In appendice una galleria “etnografico-artistica” espone le miniature di dipinti raffiguranti i membri di numerose tribù kenyote riportate su 22 carte da gioco. Indubbiamente si inspirano ai ritratti realizzati da Joy Adamson [L’autrice di Nata Libera]. per il governo del Kenya, a partire dal 1949. Per l’attenta cura di dettagli, particolari e paraphernalia tradizionali, sono in grado di contribuire alla maggiore comprensione della variegata umanità kenyota.
Il libro, 155 pp, 248 note, è corredato da 154 foto (69 sono mie). Tutte le altre sono d’epoca, alcune anche abbastanza rare. Come quella relativa ad un altro famoso laibon: Lenana, figlio di Mbatian (ca. 1890) [Avrà l’onore di figurare sulla terza vetta più alta del monte Kenya].
.......
Seguiranno le versioni cartacee a colori e in bianco e nero.
Oltre ad una non illustrata (salvo per 2-3 carte geografiche e demo-etnografiche), che ritengo possa essere utilmente impiegata nei corsi di Antropologia Culturale, Etnologia, Storia dell'Africa, Storia e Istituzioni dei Paesi afro-asiatici, Geografia.
o amazon.com/author/francopelliccioni
PAGINA AUTORE ITALIA;
https://www.amazon.it/Franco-Pelliccioni/e/B01MRUJWH1/ref=dp_byline_cont_book_1
PAGINA AUTORE FRANCIA:
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Ricordo i miei ultimi tre libri (E-Books e versioni cartacee a colori "premium" e in bianco e nero):
Danzatore-suonatore di tamburo Chuka (© Franco Pelliccioni) |
PRESENTAZIONE:IL
PAESE, LE GENTI, IL LIBRO
1. INTRODUZIONE
STORICA
UN SALTO NELLA
PREISTORIA: SCOPERTE PALEONTOLOGICHE E PALETNOLOGICHE IN AFRICA ORIENTALE
STORIA ANTICA
L’AZANIA, LA
“TERRA DEGLI ZENG, O ZENJ”
I PRIMI EUROPEI
ARRIVANO DAL PORTOGALLO
IL DOMINIO DEI
SULTANI OMANITI
L’AVVENTO
COLONIALE INGLESE: IMPERIAL BRITISH EAST AFRICA COMPANY (1887),
PROTETTORATO DELL’AFRICA ORIENTALE BRITANNICA (1895), PROTETTORATO E COLONIA
DEL KENYA (1920), RIVOLTA MAU MAU (1952-56). INDIPENDENZA
(1963)
QUALCHE
APPROFONDIMENTO STORICO
La creazione
del Northern Frontier District (1909)
Due testimoni
dei prodromi della colonizzazione britannica
Browne
(1909-1916)
Storia della
fondazione di Fort Hall tra i Kikuyu e i Maasai (1900). Nel 1907 giunge Winston
Churchill
Yardley
(1918), Kenya settentrionale: lago Rodolfo, Abissini [Merille?], Turkana, razzie,
schiavitù, Somali
2. INTRODUZIONE
GEOGRAFICA, DEMOGRAFICA, ETNO-ANTROPOLOGICA
LA PREZIOSA
GALLERIA DI DIPINTI ETNOGRAFICI DEL KENYA: 22 POPOLI IMMORTALATI SULLA TELA
DALLA TALENTUOSA ARTISTA JOY ADAMSON
3. LA
“CULTURA MISTA COSTIERA”: I SWAHILI
INTRODUZIONE:
LE “CONTAMINAZIONI” ETNICO-LINGUISTICO-CULTURALI AFRO-ASIATICHE
UNA
STRAORDINARIA FONTE STORICA. IL PERIPLO DEL MARE ERITREO, PORTOLANO
GRECO-EGIZIANO DEL I SEC. D.C.
L’AZANIA
CONTATTI CON
L’ESTREMO ORIENTE: LE ESPLORAZIONI MEDIEVALI CINESI
I Cinesi in
Africa Orientale: le fonti scritte
I Ming e le
sette esplorazioni marittime di Cheng Ho, l'«Eunuco dei Tre Gioielli». Fonti
scritte e iscrizioni su pietra
Tramonto di una
straordinaria, avventurosa e misconosciuta epopea asiatica nell’Oceano Indiano
IL CONTRIBUTO
ACCULTURATIVO PORTOGHESE
ALLA FINE DEL
XIX SECOLO NEL FOLTO DELLA FORESTA EQUATORIALE COSTIERA È SCOPERTA LA MACCHU
PICCHU AFRICANA, LA CITTA’ MEDIEVALE DI GEDI
LA CULTURA
SINCRETISTICA SWAHILI
LA LINGUA
SWAHILI, IL KISWAHILI
UTENDI WA
INKISHAFI, CELEBRE POEMA CHE RIMPIANGE I FASTI DEL PASSATO
4. I BANTU, GLI
“UOMINI”: GLI AGRICOLTORI SEDENTARI
MIGRAZIONI,
ECONOMIA
UNA
CARATTERISTICA CULTURALE: LA “RICCHEZZA DELLA SPOSA”
I KIKUYU E LA
RIBELLIONE ANTIBRITANNICA MAU MAU, PER RIAVERE LA TERRA DEGLI AVI
IL MITO DELLE
ORIGINI E IL PERCHÉ DEI NOMI FEMMINILI DEL SISTEMA CLANICO PATRILINEARE KIKUYU
I BAGIUNI
Il “mondo
perduto” dei Bagiuni, tra le omonime isole somale, l’arcipelago di
Lamu, la costa del Kenya: una “pulizia etnica” lunga oltre trenta anni
5. I NILO
CAMITI: I NOMADI PASTORI
UNA
CARATTERISTICA CULTURALE: IL “COMPLESSO DEL BESTIAME” TRA I POPOLI ALLEVATORI
DELL’AFRICA ORIENTALE
I MAASAI
NELL’IMMAGINARIO
COLLETTIVO EUROPEO, ARABO E AFRICANO
Nelle terre dei
Maasai: Joseph Thompson (1883); la spedizione Teleki-von Hohnel (1888); Charles
William Hobley (1929)
UNA STORIA
REALMENTE BELLICOSA
SANGUINOSI
CONFLITTI INTERTRIBALI (E INTRATRIBALI: IL “SUICIDIO” COLLETTIVO MAASAI) E LA
“PAX BRITANNICA”
IL “GOVERNO
DIFFUSO”, SISTEMA POLITICO DELLA SOCIETA’ ACEFALA MAASAI
Le profezie
avverate del grande laibon Mbatian
6. I NILOTICI
I LUO
MIGRAZIONI
DEI LWOO
7. LE
POPOLAZIONI DI LINGUA CUSCITICA
SOMALI
BORANA
Il sistema
sociale dei gada o classi d’età
RENDILLE
Il ciclo della
vita tra i Rendille
8. LE CULTURE
“MARGINALI”: I CACCIATORI RACCOGLITORI DOROBO E BON; I PESCATORI ELMOLO
DOROBO,
CACCIATORI-RACCOGLITORI DELLE FORESTE
Il primo
europeo ad incontrare i Dorobo, nel corso del suo coraggioso
attraversamento della terra Maasai è l’esploratore britannico
Thompson (1883)
GLI ELMOLO
PESCATORI DEL LAGO TURKANA
Dalla scoperta
europea (1888) al 2020
Alcune
caratteristiche culturali
NEL 2019 LE
PIOGGE CAUSATE DAL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LA CONSEGUENTE CRESCITA DEL LIVELLO
DELLE ACQUE DEL LAGO COSTRINGE GLI ELMOLO AD ABBANDONARE IL VILLAGGIO, PER
PORTARSI SU TERRENI PIU’ ELEVATI
I BON (BONI,
AWEER, WABONI), CACCIATORI-RACCOGLITORI DELLA FORESTA COSTIERA
I Bon oggi
Storia
dell’avventurosa scoperta dei Bon nelle foreste costiere tra
Somalia e Kenya
Nel 1952
l’incontro dell’etnologo Grottanelli con i Bon
9. APPENDICE:
UNA GALLERIA ETNOGRAFICO-ARTISTICA “PARTICOLARE”
10.BIBLIOGRAFIA
CARTE
.....
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PAGINA AUTORE ITALIA;
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PAGINA AUTORE FRANCIA:
Giorgio, com’era sua abitudine, si svegliò molto presto.
Alle sei, con tutto che aveva dormito solamente cinque ore, dopo essersi lavato
e, poi, rasato con il suo Philips a batteria, si pettinò accuratamente. Cosa
che faceva assai di rado, data l’enorme massa di capelli che doveva tentare di mettere
a posto. Quindi si ricordò che quello era il secondo giorno che si trovava a
Nairobi e che non aveva ancora telefonato al Prof. Giorgetti, per sapere quando
l’avrebbe potuto incontrare.
“Famme telefonà”, disse l’etnologo a voce alta. Cosa
del tutto insolita, anche perché l’aveva fatto in romanesco…
Per ottenere il numero telefonico, chiamò Tom, il portiere.
Quel “simpatico” Luo, che qualche anno prima gli aveva fatto trovare nel villino
un serpentello. Allora, essendo alla sua prima esperienza in Africa, aveva
provato veramente paura. Poi si sarebbe riconsolato... Apprendendo che, in
realtà, era solo una biscia. Certo, molto diversa da quelle che ci sono in
Italia. Oltre tutto era compagna di gioco dei bambini Luo. Insomma era una
specie di cane fedele, o di gatto!
- Pronto Tom, Jambo, sono Giorgio… mi dovresti dare il
numero di telefono del Prof. Giorgetti… Sì, il famoso etnologo!... Bravo!... Il
rappresentante ufficiale dell’Istituto… Come? 5.8.9.7. Va bene. Ndio Tom, kwaheri,
e riattaccò il ricevitore.
- 5…8…9…7… Pronto, c’è il Prof. Giorgetti?... Ah, è lei?
Senta sono il Prof. Giorgio Rovi… italiano, dovrei fare una spedizione nella
Northern Frontier… Ai Turkana, sì, è ho una lettera di presentazione fornitami dal
Dottor Rossi dell’Istituto, in quanto lei, per la sua maggior conoscenza dei
luoghi dovrebbe accompagnarmi e, così facendo, farebbe un gran favore a me e
all’Etnologia…. Ah, adesso non posso venire… Giovedì sera. Va bene! Se fosse così
gentile da darmi l’indirizzo… Non conosco ancora Nairobi, come dovrei… Ah,
Villa Fiorita, e devo domandare del cottage del Professor Rome. Ah, anche lei è
di Roma… Va bene, a Giovedì sera. Arrivederla.
IL LEOPARDO DELLE NEVI E IL KILIMANJARO
La cima più alta del Kilimanjaro, il Kibo, e il cratere Reusch, 2004 (User:Ori~) |
Il Kilimanjaro dall'aereo, 1936, Matson photograph collection (Library of Congress Prints and Photographs Division) |
Lasciò la radio sintonizzata su quel programma ed aprì la
porta. Era una giornata abbastanza chiara e, da buon esperto, pensò che il Kilimangiaro
poteva essere visto ad occhio nudo dalla capitale. Il fatto, inoltre, che l’anno
prima avesse compiuto un’ascensione sul Kenya, mentre ancora non era mai stato sulle
“nevi del Kilimangiaro”, (dal titolo del famoso libro di Hemingway, che aveva fatto
sapere a tutto il mondo che su quella vetta c’era, oltre alla “neve” [intorno al 1850 Krapf e Rebmann furono i primi europei a scoprire le montagne innevate del Kilimanjaro e, poi, del Kenya. Inviata la notizia in Europa, sarebbero stati ridicolizzati dagli esperti. Poichè ciò non poteva essere assolutamente vero!], anche un
fantomatico leopardo eternamente sepolto sotto i ghiacci), gli fece un po’ di
stizza.
Leopardo delle nevi asiatico nello Zoo di San Diego (USA), 2004 (CC Some rights reserved, Aaron Logan) |
Ormai quest’anno era impegnato nella spedizione al Lago Rodolfo. Perciò non poteva permettersi il lusso di perdere, come se niente fosse, una decina di giorni. Tra non molto sarebbe cominciata la stagione delle piogge!
- Voglio vedere se Milly e suo marito hanno il piacere
di venire con me all’Amboseli. Glielo domanderò! pensò Giorgio
Si guardò intorno per l’ultima volta, finì il suo doppio
gin e rientrò dentro. Aprì a libretto la veranda e posò il bicchiere, sempre accompagnato
dalla musichetta, che la radio elargiva ancora generosamente. Incominciò a
disfare il bagaglio, per vedere se tutto il materiale portato da Roma fosse a
posto, e quale invece mancasse. Per quest’ultimo enigma doveva sentire il
parere anche e… soprattutto del Prof. Giorgetti, che in materia era un’indiscussa
autorità.
Prese la valigia nella quale c’erano i fucili, cioè la
salvezza da ogni attacco inopportuno e dalla fame. Tirò fuori l’Express, il
“salvagente d’Africa”, per il fatto che poteva sicuramente sparare due colpi di
grosso calibro. Gli era costato un milione di lire e lo aveva appositamente fatto
venire dall’Inghilterra. Era in ordine, come i due fucili da caccia calibro 16.
C’erano ancora i documenti che l’anno prima le autorità inglesi del Kenya gli
avevano rilasciato per la legalizzazione delle armi, ma anche la cassetta degli
accessori, la cornetta d’ottone per la caccia, oltre alle cartucce, sia
normali, che da caccia grossa. Tutto si trovava nella prima valigia, che rimise
subito a posto
Via via aprì tutte le altre. Man mano tra le dita gli passarono
la cinepresa 16 mm, con la quale pensava di girare un documentario a colori sui
Turkana, macchine fotografiche con il teleobiettivo, complete di ogni accessorio:
dal cavalletto ai differenti filtri per ogni condizione di luce ed ambiente. Poi
un machete, grossi coltelli per scuoiare gli animali, zanzariere, lettini da
campo, canotto pneumatico con il fuoribordo, tenda, amache, pistole automatiche
e un lanciarazzi (per le segnalazioni). Perfino una fionda, che lanciava
pallini di ferro. Molto utile se nel suo documentario avesse ripreso gli
animali. E così molte altre “cose” si trovavano nelle prime valigie: la sferza
elettrica (quella usata per ammansire il toro), da utilizzare in caso di
baruffe tra gli indigeni, una penna che lanciava liquido colorato, un pugno di
ferro. Oltre ad altro ancora, che sarebbe troppo lungo e noioso raccontare, ma
che nel suo insieme avrebbe permesso la riuscita di ogni spedizione. Per inciso
si può notare che ciò che più lo preoccupava riguardava gli alimenti. Ne aveva
portati pochi. Per lo più, come si può bene immaginare, in scatola.
A Nairobi (anni '1970) si pubblicizzano abiti per safari |
Ad una ad una aprì tutte le valigie. Dopo averle controllate, le rimise al loro posto. Era un lavoro veramente noioso, che lo avrebbe ancor più irritato, se nella camera non fosse diffusa quella musichetta. Poi anche quella terminò. Così Giorgio dovette spegnere l’apparecchio radio.
Stava ultimando il suo lavoro mattutino, rimettendo l’ultimissima
valigia al suo posto, quando… suonarono alla porta.
- Sicuramente è il boy che mi porta la colazione e il giornale
in carta velina venuto dalla Gran Bretagna.
Chiusa la valigia, andò velocemente ad aprire.
- Pole, pole. Calma, calma.
Il boy, come aveva visto bene Giorgio, gli portava la colazione
all’italiana, così come aveva sempre voluto al Norfolk.
Sempre in ritardo,
pensò…
Prese il vassoio contenente caffè-latte, burro, panini,
marmellata e… il Times.
Andò in salotto e, mentre faceva colazione, sfogliò
distrattamente il giornale: “La crisi in Italia è ormai un fatto insanabile”,
stava scritto in grossi caratteri. Poi, i soliti annunci in prima pagina: un
assassinio nell’East End, la venuta di un Capo di Stato a London, e così via.
Guardò cosa proiettavano al cinema e un “Safari” gli ricordò
che doveva ancora parlare con Collins, in modo che i coniugi potessero effettuare
la tanto agognata partita di caccia.
- Pronto? C’è Collins? Gli dica che c’è Giorgio al
telefono e che…, se vuol vivere ancora più a lungo, faccia presto a venire al
ricevitore…
-Ciao Mon… non ti preoccupare, non sarò io a mandarti
dal buon Padre Manitou, ci penserà qualche mamba o qualche bufalo infuriato…
Senti, scherzi a parte, ho conosciuto una coppia veramente a posto di
simpaticissimi londinesi, che vogliono fare safari… Si hai ragione!... Ho
pensato di telefonare al caro ammazza-sette e vediamo un po’ se ancora una
volta può prestare i suoi servigi ai sudditi di Sua Maestà Britannica. Sembra,
ora che avete avuto l’indipendenza, che non vediate più di buon occhio i vostri
compatrioti, o sbaglio? Non farete per caso come gli Ultras dell’Algeria, i Pieds
Noirs… Ma no, non si può dire che la Gran Bretagna vi abbia abbandonati… Senti,
ritornando a bomba, ci stai a condurli a caccia? Non hanno preso alcun impegno…
Lo so, lo so che hanno fatto malissimo, però ho pensato che il vecchio Mon poteva
fare un favore ai due e uno personale e grande a me… No! Non mi sono innamorato della giovane… Senti,
allora ci vediamo tutti e quattro dopodomani mattina, in quanto domani ho
pensato di portarli all’Amboseli National Park… Per la verità, neanche io ci
sono mai stato… Arrivederci, Ciao!
Simpaticone Mon, è sempre il solito. Chissà
come mai ancora non si è ammogliato? Va bene che si rifà con le giovani mogli
dei clienti! pensò con ironia.
CONTINUA
La Sesta Avenue nei pressi della Standard Bank, 1935 (Eric and Edith Matson Photograph Collection, Library of Congress) |
A sedici anni (1962-63) ho scritto il mio unico romanzo. Purtroppo è rimasto incompiuto... Il protagonista è un etnologo italiano, poiché allora ero attratto dall'Etnologia. Oltre a raccontare anche dell'amore tra lui e un'affascinante, ma molto gelosa, donna, basandomi sulla letteratura di viaggio ed etno-antropologica in mio possesso (e sulle ricerche effettuate nelle Biblioteche dell'Istituto Italo-Africano e del Museo Pigorini, al Collegio Romano), ho cercato di descrivere l'ambiente tropicale, la fauna, alcuni popoli. Ho anche lasciato inalterato il testo.
Il sole era già alto nel cielo, quando Milly e John Smith
uscirono dall’albergo.
La prima notte a Nairobi era passata molto presto! Dopo una
lauta colazione nell’ampio bar dello Stanley i due, come già avevano detto la
sera prima a Giorgio, avevano l’intenzione di fare un giro di “perlustrazione”
per le vie della città, per scoprire gli aspetti più o meno visibili della
grande capitale kenyota. A tal uopo, sia John, che sua moglie si erano armati
di grosse macchine fotografiche.
Prima di uscire il cameriere negro, che aveva servito la
colazione, disse in un approssimativo inglese, misto ad un po’ di kiswahili:
- Ndio (sì), memsaab, oggi bella giornata. Chiara
giornata. Per tatu (“tre”) giorni il tempo essere così bello. Voi potete
vedere con un po’ di fortuna la “Montagna splendente” (è il significato di Kilimangiaro
in kiswahili). Voi sbrigare!
- Ndio, Moussa, ringraziò John. Così uscirono
dall’atrio guardandosi intorno, per cercare di scorgere il famoso vulcano, che
però non avrebbero potuto vedere, per la semplice ragione che il New Stanley è
circondato da edifici, che non lasciano spaziare la vista.
- Vorrà dire che ci faremo indicare da Giorgio un posto
più elevato, dal quale si possa avere questa stupenda visione. Ci pensi, vedere
il Kilimangiaro ad occhio nudo da Nairobi. Più o meno dista in linea d’aria 200
km e, forse, anche molto di più…
- Certo, deve essere bello!, rispose Milly.
Con le macchine fotografiche a tracolla, i due si avviarono per
la città, che incominciava allora a popolarsi di gente e di automezzi.
Il traffico era intenso e la popolazione, che animava il centro, era eterogena. È facile incontrare, per le vie principali, gruppi di Masai “moran” che, lasciate le lance nelle capanne nelle steppe gialle, con le loro rosse tuniche ed i capelli impastati d’argilla giungono in città, quasi sempre per protestare contro le tasse, che oberano questi prodi cacciatori di leoni.
Quattro guerrieri Masai [ca. 1890-1923] Frank and Frances Carpenter Collection (Library of Congress). |
LORD DELAMERE
Camminarono lungo la Delamere Avenue [oggi Kenyatta Avenue], che prende il nome dal primo residente europeo del Kenya [1901].
Lord Delamere (estrema destra) legge il discorso di benvenuto al Governatore entrante del protettorato dell'Africa Orientale Britannica, Sir Percy Girouard (1867-1932), 1909 |
Ora, per fortuna, quello che poteva essere il quadro del
Kenya pre-europeo, è scomparso. Se non totalmente, almeno in gran parte.
LA TUTELA DELLA
FAUNA
Ormai le grandi fiere per la stragrande maggioranza popolano i parchi nazionali creati dal governo inglese. Così come il governo belga, a sua volta, ha fatto nel Congo. In modo da conservare e preservare alcune specie dallo sterminio che, con la loro indiscriminata uccisione, poteva considerarsi quasi imminente.
Lo Tsavo National Park, l’Aberdare, l’Amboseli, il Kenya, e
il più grande giardino zoologico che una grande città possa vantare: il Nairobi
National Park, non sono che alcune delle riserve, nelle quali gli animali
possono vivere tranquillamente, non molestati dagli indigeni, che ne vogliono
mangiare la carne (ma ci sono anche molti casi di bracconaggio). Per non parlare degli
europei, che per avere l’avorio facevano una strage di elefanti. Ma anche di quegli individui, che
sparavano solo per il gusto di uccidere. Non importa se ammazzavano anche le
femmine ed i piccoli, e se non ne toccavano neanche la carne.
I POPOLI PRIMITIVI
I popoli primitivi desiderano sempre più la civiltà e la
collaborazione con l’uomo bianco. Non lo cuociono più nel pentolone bollente!
Aspirano al progresso.
Mentre prima l’élite indigena era per lo più mandata nelle grandi e famose università europee e statunitensi, grazie all'assegnazione di borse di studio, ora si cerca di creare “in casa” un proprio quadro dirigente ed una classe politica. Il “Royal Technical College” di Nairobi è un esempio. Si cerca di trovare nuovi mezzi per un’agricoltura veramente moderna: Si creano impianti. Si costruiscono case e strade e ponti.
Il Royal Technical College di Nairobi, ora parte dell'Università di Nairobi, 1957 (CC BY-NC-SA 4.0, Bristol Archives: British Empire & Commonwealth Collection, 2001/090/1/1/18651) |
Ma il progresso arriva anche dall’aria. Nel Kenya ci sono
almeno sette aeroporti di primaria importanza, di cui tre servono la capitale.
I “selvaggi” vanno nelle città, o fanno i braccianti
agricoli nelle grandi fattorie europee e nelle piantagioni. Il nuovo governo
indigeno, che nell’ambito del Commonwealth ha preso il posto del Governatore britannico
residente, studia le nuove necessità. I nuovi problemi che ogni giorno si
affacciano alla luce di uno Stato ancora neonato.
Piantagione di caffè nei pressi di Nairobi, 1936 (Eric and Edith Matson Photograph Collection, Library of Congress) |
JOMO KENYATTA, IL
GRANDE ANTROPOLOGO MALINOWSKI, I MAU-MAU, IL KENYA INDIPENDENTE
Jomo Kenyatta è un uomo di polso. Presunto capo dei Mau-Mau,
era stato confinato in una scuola requisita per l’occasione nella parte più sperduta
del paese: la Northern Frontier.
IL PRESIDENTE JOMO KENYATTA, NAIROBI, KENYA, 1966, Israel National Photo Collection |
Nelle rivolte delle
guarnigioni indigene, al tempo dell’alzata di scudi di Zanzibar, che con un colpo
di stato sanguinoso e con l’aiuto dei cinesi ha instaurato una Repubblica Democratica
[nel Tanganyika, oggi Tanzania], il Kenya ha infatti richiesto l’intervento degli
inglesi…
Una squadra britannica di mortai da 3 pollici in azione durante le operazioni contro i terroristi Mau Mau, 1952 - 1956, Imperial War Museums. |
Con Jomo Kenyatta tutto il Kenya aspira al progresso e all’inserimento
del paese tra le nazioni, che da millenni sono arrivate ad un alto grado di civiltà,
di “sviluppo”. Secondo una recente statistica dell’Onu solo uno Stato è
sviluppato in Africa: la Repubblica Sudafricana. Il Kenya cercherà di raggiungerlo.
Se non nello spazio di pochi anni, almeno tra i prossimi 25. E sarà un grosso
colpo per un paese dove domina l’apartheid!
Ritornando a parlare dei popoli primitivi, dei selvaggi,
questi sono sempre più assorbiti dalla civiltà, che non sempre porta benefici
(vedi sifilide, prostituzione, altre malattie che, come la tubercolosi, erano prima
sconosciute, l’alcoolismo, ecc.).
IL MOSAICO ETNICO
DEL KENYA
I Kikuyu, i Masai, i Nandi, i Dorobo, Samburu, Somali,
Turkana, Karamojong, Suk, Kipsigi, Swahili, Wakamba, Bakuya, Meru, Embu,
Kavirondo, Luo, Qanyika e molti altri ancora, assieme agli europei, agli
indiani di Goa e di Pondicherry, ai Parsi, ai Sikhs ed, infine, agli arabi, compongono
l’enorme mosaico eterogeneo della popolazione kenyota.
Appunto per tutte queste popolazioni si sta cercando di creare una federazione, in modo che si possano [omissis: non comprensibile, dopo 60 anni, l’aggiunta a penna nel dattiloscritto…
p.s.: mi accorgo ora che nel 1966 per la rivista Africa di Roma (Istituto Italiano per l'Africa) ho recensito (è una delle mie prime pubblicazioni...) il volume della O.U.P.: AA.VV., Federation in East Africa, Opportunities and Problems, 1965. Gli autori auspicavano un'integrazione economica e politica tra i tre Stati dell'ex Africa Orientale Britannica: Tanganyika, Uganda, Kenya. Dopo che nelle rispettive capitali si erano tenute, tra il 1962 e 1963, alcune conferenze internazionali, allo scopo di rilanciare l'EACSO, l'East Africa Common Services Organization]
La recensione figura su Research Gate:
I TURKANA
Le tribù ancora allo “stato di natura”, quelle primitive, sono veramente poche. I Turkana del Lago Rodolfo [oggi Lago Turkana] sono una di queste. Perché il loro habitat è uno dei più desolati e deserti al mondo. È terra ancora selvaggia, dove gli indigeni vivono a faccia a faccia con la natura, cacciando i coccodrilli, ma anche allevando il bestiame. Anche là, in un tempo non molto lontano, arriverà la civiltà che, a cominciare da questo secolo, ha cambiato molte cose sulla faccia del nostro pianeta.
CONTINUA
p.s. Attualmente (novembre 2022) sto lavorando alla stesura di una: BREVE INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA AI POPOLI DEL KENYA.
IN QUESTO PAESE DELL’AFRICA ORIENTALE HO AVUTO MODO DI EFFETTUARE DUE SESSIONI DI RICERCA. LA PRIMA NELLA CITTA’ MULTIETNICA E MULTICULTURALE DI ISIOLO, A NORD DEL MONTE KENYA. LA SECONDA TRA I POPOLI NOMADI, TRANSUMANTI E SEDENTARI (TURKANA, MERILLE, BORANA, RENDILLE, ELMOLO) LOCALIZZATI INTORNO ALLE SPONDE DEL LAGO TURKANA (GIÀ RODOLFO), KENYA NORD-OCCIDENTALE.
Ashley Montagu, 1958 Cosa c'è nel libro Thor Heyerdahl, Charles Hose, Everard im Thurn, Jesup North Pacific Expedition 1897-1902 ...