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venerdì 11 ottobre 2024

237. A Parigi vado alla ricerca di ciò che è rimasto dopo ciascuna Esposizione Universale; Uno straordinario collante tra società, genti e culture diverse; Agone privilegiato per i più grandi architetti e ingegneri dell’epoca, le Esposizioni servono da cassa di risonanza anche per gli artisti, che espongono i loro capolavori; Basta un biglietto d'ingresso per accedere alla grandiosa vetrina del mondo delle Esposizioni parigine... Straordinarie realizzazioni, che saranno smontate, se non addirittura demolite, al termine delle manifestazioni! La Torre Eiffel, ovvero la "rivincita" dell'Effimero; Un’insolita guida illustrata alle bellezze della capitale francese, che dà modo al lettore di conoscere, sia l’evoluzione urbana del centro storico di Parigi, che alcune tematiche storico-culturali e di Storia della Seconda Rivoluzione Industriale... L’ESPOSIZIONE UNIVERSALE DEL NUOVO MILLENNIO, 1900; "BILANCIO DI UN SECOLO": 51 milioni di visitatori; Stazioni ferroviarie, parcheggi, ippodromo; La prima linea della Metropolitana, la n. 1, trasporterà ben 10 milioni di passeggeri. Da: ESPOSIZIONI UNIVERSALI, COLONIALI E INTERNAZIONALI DI PARIGI 1855-1937. ALLA RICERCA DELLE STRAORDINARIE TESTIMONIANZE DELLE “MANIFESTAZIONI MASSIME” DELL’IMPERO FRANCESE: INDUSTRIA, TECNOLOGIA, INVENZIONI, ARTE, ARCHITETTURA, PAESI, GENTI

 

Il Padiglione dell’Italia (foto Joseph Hawkes)
[Esposizione Universale del 1900]


Cosa c'è nel libro:

INTRODUZIONE 

NASCITA DELL’ESPOSIZIONE UNIVERSALE: IL CRYSTAL PALACE DI LONDRA, 1851

PARTE PRIMA. LE ESPOSIZIONI UNIVERSALI
1855-1900

- L’ESPOSIZIONE UNIVERSALE DEI PRODOTTI DELL’AGRICOLTURA, DELL’INDUSTRIA E DELLE BELLE ARTI, 1855; - L’ESPOSIZIONE UNIVERSALE FRANCESE DEL 1867, L’ANNO IN CUI PARIGI DIVENTA LA VILLE LUMIÈRE; - ALL’INSEGNA DELLE NUOVE TECNOLOGIE E DELLA RICONCILIAZIONE NAZIONALE, L’ESPOSIZIONE UNIVERSALE DEL 1878; - NEL CENTENARIO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE, L’ESPOSIZIONE UNIVERSALE DEL 1889 E LA TOUR EIFFEL; - L’ESPOSIZIONE UNIVERSALE DEL NUOVO MILLENNIO, 1900: “BILANCIO DI UN SECOLO”; - IL PANORAMA DIORAMA “VIVENTE” DEL MAGAGASCAR AL TROCADÉRO; - ATTRAZIONI, INVENZIONI, CURIOSITÀ, ARTE, ART NOUVEAU, ALTRI PANORAMI, ILLUSIONI E ULTERIORI MERAVIGLIE…

PARTE SECONDA. LE ESPOSIZIONI DI PARIGI
1907-1931-1937: COLONIALISMO, ARTE, TECNICA, ARCHITETTURA, CONTRAPPOSIZIONI IDEOLOGICHE

- L’ESPOSIZIONE COLONIALE DEL 1907; - L’ESPOSIZIONE COLONIALE INTERNAZIONALE, 1931; - L’ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE DELLE ARTI E TECNICHE APPLICATE ALLA VITA MODERNA, 1937

....

Come si può “raccontare” una città mondiale, una delle più importanti capitali europee, senza incorrere nel banale, nel dejà vu, in ripetizioni o cliché

Laddove novità architettonico-ingegneristiche, grandiose o futuristiche, non si siano aggiunte ultimamente al territorio urbano e al complesso dei suoi arredi, trasformando con intelligenza l’esistente?  

Nel 1975, quando per la prima volta giunsi nella Ville LumièreBeauborg, Piramidi del Louvre e grattacieli della Defense, con la sua Arche trionfale, non facevano parte del suo skyline

Avrei invece osservato un gigantesco cratere, che potenti macchine stavano scavando nelle Halles, lo storico “ventre” di Parigi! 

Ma è “cosa”, ormai, di anni luce fa…

Dunque, come fare? 

Naturalmente posso parlare dei musei, visitati anche per professione.

E, poi? 

È a questo punto che scatta in me “qualcosa”. 

Chissà, forse è l’idea giusta, capace di suscitare interesse in chi legge… 

 D’altronde è là, davanti a me, davanti a tutti noi (...)

La Tour Eiffel

  Ma sì, è… la Tour Eiffel

Non solo perché è la “Torre” del mondo, per antonomasia. 

Ma perché rappresenta una parte, sia pur minima, sia pure “grandiosa”, di una delle gigantesche e storiche Esposizioni Universali, tenutesi a Parigi a partire dalla seconda metà del XIX secolo. 

Ecco che, sic et simpliciter, una delle mie ricorrenti visite alla megalopoli europea si tramuterà, sia pure parzialmente, in un’autentica “caccia al tesoro”. 

A Parigi vado alla ricerca di ciò che è rimasto dopo ciascuna Esposizione Universale

Dove i “gioielli” sono i resti e le vestigia di ciò che è rimasto dopo ciascuna Esposizione. 

Anche perché era invalsa l’abitudine di disfarsi di quanto costruito, tra l’altro non sempre eseguito con materiale “precario”... (...)

(...) le Esposizioni degli ultimi decenni non mi affascinano, né mi fanno fantasticare (...) 

Uno straordinario collante tra società, genti e culture diverse

Non costituendo un grande palco, che faccia da tramite e da collante comunicativo tra società, genti e culture diverse. 

Come invece hanno fatto le Esposizioni di Parigi, tenutesi prima dell’avvento (...) della radio, prima, e della televisione, poi. 

E prima ancora dei viaggi: da quelli con la britannica Cook, a quelli di massa…

(...) proprio la televisione sarà all’ordine del giorno nel Congresso dell’Elettricità dell’Esposizione del 1900. 

Si parlò allora della trasmissione delle immagini a distanza. 

Agone privilegiato per i più grandi architetti e ingegneri dell’epoca, le Esposizioni servono da cassa di risonanza anche per gli artisti, che espongono i loro capolavori

E perché non ricordare come esse abbiano costituito un agone privilegiato, dove si sono cimentati i più grandi architetti e ingegneri dell’epoca, mentre illustri artisti hanno esposto i loro capolavori?

 Inoltre interi gruppi umani, non solo provenienti dalle colonie, qui si sono fatti conoscere ed apprezzare. 

   Perché le Esposizioni 1855-1937 possiedono una marcia in più che, in seguito, nessun’altra avrà mai. 

Anche perché i tempi, il clima, le situazioni, gli avvenimenti, le cornici sociali e culturali, i modelli culturali e di riferimento sono radicalmente cambiati. 

Basta un biglietto d'ingresso per accedere alla grandiosa vetrina del mondo delle Esposizioni parigine...

Mentre in quegli anni esse rappresentavano, nel contempo, la “Manifestazione Massima” e una grandiosa vetrina del mondo. 

Fatta da edifici, prodotti, musiche, cibi, danze, arte, tecnologia, industria, invenzioni, uomini. 

Tanto da contribuire alla marcia del progresso nel corso della Seconda Rivoluzione Industriale.

In una parola vi era racchiusa un’onnicomprensiva sintesi dell’universo umano, che a quei tempi si poteva solo sognare.

 Eccola, invece, a portata di passi e di treno. 

Perché basta solo un… biglietto d’ingresso! 

Singoli, famiglie intere e gruppi avranno a disposizione, al loro interno, un’immagine caleidoscopica del mondo, sia pure riveduta e corretta, fors’anche stereotipata, comunque didascalica!

 (...) In occasione delle Esposizioni furono sperimentati anche nuovi e futuristici materiali.

 Per innalzare strutture ed edifici, a volte simili a tanti altri, spesso per tentare nuove strade: nelle forme, nelle dimensioni, nelle combinazioni. 

Come nel caso dell’avveniristica, se non utopica, Tour Eiffel (...)

Ma anche nei prodotti, nelle macchine, nei mezzi esposti o regolarmente in servizio. 

Come il trottoir roulant, marciapiede mobile per i visitatori (1900), auto elettriche “il mezzo di trasporto di domani” (1931), un treno elettrico (1937). 

Straordinarie realizzazioni, che saranno smontate, se non addirittura demolite, al termine delle manifestazioni!  

Sapendo bene che quelle straordinarie attrazioni, tutto ad un tratto, saranno smontate e, perfino, demolite. 

Perché quella doveva per lo più restare solo un’architettura dell’Effimero

Al pari delle stupende repliche a grandezza naturale di grandi templi ed edifici: il cambogiano Angkor Vat (1931), il Bardo di Tunisi (1867). 

(...) Ma si penserà anche, in maniera del tutto innovativa, ad alloggiare le folle di visitatori provenienti da fuori, sia cittadini, che stranieri, creando i primi alberghi per viaggiatori (...)

In quegli anni due sono state le Parigi, l’una all’interno dell’altra. 

Ma la “nuova”, così attraente e desiderata, non doveva cercare di sostituirsi alla “vecchia”, ma solo scomparire. 

La Torre Eiffel, ovvero la "rivincita" dell'Effimero

La stessa Eiffel ha rischiato di fare quella fine nel 1909, anche se con lei l’Effimero si prenderà la più straordinaria delle rivincite!

   Uno dei principali motivi della singolare autodistruzione sta nel fatto che le Esposizioni si tenevano nel centro di Parigi, dove l’unico grande spazio disponibile era lo Champ-de-Mars. Ma qui c’è l’École Militaire ed è terreno militare. 

Utilizzato per le parate dei cadetti, oltre che per le corse dei cavalli, per le mongolfiere e per gli anniversari della rivoluzione francese.

 Bisognava, quindi, sgombrarlo…

Un’insolita guida illustrata alle bellezze della capitale francese, che dà modo al lettore di conoscere, sia l’evoluzione urbana del centro storico di Parigi, che alcune tematiche storico-culturali e di Storia della Seconda Rivoluzione Industriale... 

In conclusione il libro può essere visto come un’insolita guida illustrata alle bellezze della capitale francese. 

Con un approccio indubbiamente “diverso”, che dà modo al lettore di conoscere per grandi linee, sia l’evoluzione urbana del centro storico di Parigi dalla metà del XIX secolo, che alcune tematiche storico-culturali e di Storia della Seconda Rivoluzione Industriale.

...

L’ESPOSIZIONE UNIVERSALE DEL NUOVO MILLENNIO, 1900; "BILANCIO DI UN  SECOLO" 

(...) Ça va sans dire, l’Esposizione del 1900 giganteggia ancora di più, nonostante scandali finanziari e frequenti cambi di governo dell’ultimo scorcio di secolo

L’Esposizione sarà infatti dieci volte più estesa di quella del 1855.

 Copre ben 216 ettari, perché ai 112 dello Champ-de-Mars, de les Invalides e delle sponde della Senna, si aggiungono ora i 104 del Bois de Vincennes, alla periferia orientale della città. 

In estate ci saranno anche le Olimpiadi 

 Il suo tema è: “Bilancio di un secolo”. 

Avrà 83.000 espositori, metà dei quali stranieri. 

Sarà un altro trionfo, ma ormai ci si sta facendo l’abitudine… 

51 milioni di visitatori

La Francia conta allora 41 milioni di abitanti, mentre i visitatori saranno 10 milioni di più (51 milioni) e 102 milioni i viaggiatori in transito nelle stazioni parigine. 

Stazioni ferroviarie, parcheggi, ippodromo

 La stazione della Compagnia Parigi-Orleans sostituisce quella dello Champ-de-Mars e si risistemano quelle di Lyon, dell’Est e di Montparnasse. 

Sugli Champs-Elysées e sul quay d’Orsay si costruiscono due parcheggi per velocipedi, mentre a Montmartre si inaugura un ippodromo capace di 7.000 posti su cinque livelli, dotato di una pista di 70 m di lunghezza per 35 di larghezza e di un ristorante in grado di soddisfare contemporaneamente 2.000 clienti. 

La prima linea della Metropolitana, la n. 1, trasporterà ben 10 milioni di passeggeri

 Quindi si inaugura la prima linea della Metropolitana: Porte Maillot-Porte de Vincennes, ancora oggi la n. 1, con fermata intermedia agli Champs-Elysées. 

Trasporterà 10 milioni di passeggeri fino al termine della Mostra (novembre). 

Ma il rivoluzionario mezzo di trasporto passa in secondo piano, rispetto a ciò che si può vedere in un’Esposizione che farà compiere una virata di 360° all’animus del visitatore. 

Interessato, ora, più a divertirsi, con le spettacolari attrazioni da immensa fiera di strapaese, che ad apprendere. 

Inoltre sono presenti Boeri e Zulu nel Padiglione “Transvaal e Africa selvaggia”, nello Champ-de-Mars e Abissini (Amhara) nell’ippodromo di Montmartre.

Da: ESPOSIZIONI UNIVERSALI, coloniali e internazionali DI PARIGI 1855-1937. ALLA RICERCA DELLE STRAORDINARIE TESTIMONIANZE DELLE “MANIFESTAZIONI MASSIME” dell’IMPERO francese: Industria, Tecnologia, Invenzioni, Arte, Architettura, Paesi, Genti

(E-Book, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 118 pp, 57 note, 146 immagini, di cui 91 a colori - 54 sono mie - )




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giovedì 10 ottobre 2024

236. I CUGINI SVIZZERI FRITZ E PAUL SARASIN TRA I VEDDA DI CEYLON (SRI LANKA) E GLI ISOLANI DI CELEBES (SULAWESI). UNA COPPIA CHE SI POTREBBE CONSIDERARE COME LA "PAPERON DE PAPERONI" DELLA STORIA DELL'ANTROPOLOGIA MONDIALE: I cugini svizzeri Fritz e Paul Sarasin sono stati etnologi, ma anche antropologi fisici, archeologi e naturalisti; Le biografie; Fritz (Karl Friedrich) Sarasin; Paul (Benedikt) Sarasin; La nuova spedizione a Celebes del 1902-03 è possibile solo grazie all'intervento di un Reale Incrociatore olandese e di 300 fanti; D'altronde i Sarasin appartengono ad una potente e straricca famiglia dell’élite di Basilea, i cui inesauribili mezzi finanziari hanno addirittura "finanziato” settori delle infrastrutture coloniali olandesi a Celebes; Precedentemente il Rajah di Enrekang aveva costretto la spedizione del 1895 a rientrare a Makassar. Incidente che avrà una risonanza internazionale. Tanto che, da allora in poi, i giornali olandesi seguiranno passo passo le ricerche degli svizzeri. DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA. Vol. 3: da KNUD RASMUSSEN A ROSEBUD YELLOW ROBE

 Fritz e Paul Sarasin durante la loro spedizione a Celebes
 (CC Some rights reserved, Tropenmuseum, part of the National Museum of World Cultures)


Cosa c'è nel libro:

INTRODUZIONE1. KNUD RASMUSSEN, 1879-1933 (Danske Literaere Grönlands Ekspedition, Groenlandia 1902-1904: Eschimesi (Inuit); La nascita in Groenlandia; Le sette spedizioni Thule; Le prime quattro spedizioni: 1912-13, 1916-1917, 1919; La Quinta Spedizione, la più grandiosa di tutte: Groenlandia-Siberia, 1921-1924; Dall’Isola dei Danesi: molteplici indagini etnografiche, etnologiche, archeologiche; Rasmussen racconta; Sesta e Settima Spedizione: 1931, 1932-33) 2. FRIEDRICH RATZEL, 1844-1904 (I viaggi, 1869-1875: Mediterraneo, Cuba, Messico, Stati Uniti; L’antropogeografia e la teoria dei cicli dei popoli: Völkerkreise L’Ambiente) 3. GLADYS AMANDA REICHARD (1893-1955) Tra i Navaho4. WILLIAM HALSE RIVERS, 1864-1922 (La Cambridge Expedition to the Torres Straits (CAETS), 1898: Australia, Nuova Guinea; Le caratteristiche che hanno fatto entrare di diritto la CAETS nella Storia dell’Antropologia; Tra i Toda dell’India e nelle isole Salomone, 1901-1908; La Grande Guerra, l’Oceania, in Gran Bretagna come Capitano Medico, 1914-1917) 5GÉZA RÓHEIM, 1891-1953 (Un “ponte” tra psicoanalisi e antropologia; Budapest; Melanesia, Australia centrale, Somalia e Arizona, 1919-1931; Il “Tempo del Sogno” tra gli aborigeni australiani) 6. STEFANO SANTANDREA, 1904-1990 (Una consulenza per un raid fluviale (Nilo Azzurro) sportivo-etnologico, tra Etiopia e Sudan; Missionario-Etnografo-Etnostorico-Glottologo nel Bahr-el-Ghazal, sud Sudan, 1928-1957) 7. FRITZ SARASIN, 1859-1942 E PAUL SARASIN, 1856-1929 (Due facoltosi e potenti cugini svizzeri; L’epopea asiatica dei cugini Sarasin, Ceylon (oggi Sri Lanka), 1883-1925: Vedda; A Celebes (Sulawesi), 1893-1896: Buginesi, Macassaresi, Toraja; La nuova spedizione a Celebes del 1902-03 è possibile solo grazie all’intervento di un Reale incrociatore e della fanteria olandese; La ricerca del 1902-03: Toála Fritz Sarasin e i Canachi della Nuova Caledonia, 1910-11; Paul Sarasin e l’Ecologia; Fritz Sarasin, Tunisi e Thailandia, 1923, 1931) 8. ISAAC SCHAPERA, 1905-2003 (La carriera universitaria; Le ricerche sul terreno nel Bechuanaland (oggi Botswana), 1929-1950: Tswana) 9. PAUL SCHEBESTA, 1887-1967 (Nell’Africa orientale portoghese (Mozambico), 1912-16; In Malesia, 1924-25: Semang e Sakai Congo, 1929-1930; 1934-1935: Pigmei dell’Ituri Filippine, 1938-39 e 1949-50: Negritos; “Baba wa Bambuti” è ancora una volta in Congo, tra i Pigmei dell’Ituri, 1954-55) 10. CHARLES G. SELIGMAN, 1873-1940 (La partecipazione alla Cambridge Expedition to the Torres Straits, 1898: Australia, Nuova Guinea; Nuova Guinea, 1904; Il sistema commerciale del kula: Massim A Ceylon, assieme alla moglie Brenda, 1906-07: Vedda e Tamil; Sud Sudan e Kordofan meridionale, 1909-10, 1911-12, 1921-22: Dinka, Shilluk, Nuer, Bari, Anuak, Acholi, Baria, Lario, Gwallam, Madi, Moru, Lango, Latuka, Langerio, Eliri, Lafofa, Talodi, Shambe, Gwola, Gura) 11BALDWIN SPENCER, 1860-1929 e FRANCIS J. GILLEN, 1855-1912 (Cursus honorum di Baldwin Spencer; Spedizione nell’Australia Centrale, 1894; Incontro ad Alice Springs, nel centro dell’Australia, con Francis J. Gillen, 1894; Da Alice Springs le ricerche di Spencer e Gillen tra gli aborigeni australiani, 1894, 1895, 1896, 1897; Le ricerche tra gli aborigeni proseguono attraversando da sud a nord tutto il continente australiano, 1901, 1911: Arunta et alia; La morte di Gillen nel 1912; Spencer ancora nel centro dell’Australia: 1922, 1926; Spencer muore tra i fuegini della Terra del Fuoco, 1929) 12. VILHJALMUR STEFANSSON, 1879-1962 (Islanda, 1904-05; Alaska e Artico occidentale canadese, con la Anglo-American Polar Expedition, 1906-07; Artico occidentale canadese, 1908-12: Eschimesi del Mackenzie e del Rame; La Canadian Arctic Expedition (CAE), la più lunga esplorazione polare della Storia, tra Alaska e Artico canadese, 1913-18; L’odissea della Karluk) 13LAURA MAUD THOMPSON (1905-2000) (Figi, Germania e Guam: 1933-1939; Indiani d’America: 1941-1947; Islanda: 1952, 1960) 14. SIR LAURENS VAN DER POST, 1906-1996 (Tra Africa e Europa; Nella Seconda Guerra Mondiale, prigioniero dei giapponesi, rischia l’esecuzione, poiché appartenente allo spionaggio britannico; Spedizione nel Nyasaland (oggi Malawi); 1949 Spedizione nel deserto del Kalahari, Bechuanaland (Botswana); 1955: Boscimani) 15. PAUL-ÉMILE VICTOR, 1907-1995 (Groenlandia orientale, 1934-35, 1936-37: Eschimesi Agmagssalik; Tra i Lapponi (Sami), 1939; Marocco, Martinica, Stati Uniti: 1940-1944; Nascono le Expéditions Polaires Françaises (EPF), 1947: Groenlandia, Polo Sud; A Bora Bora, Polinesia francese, 1977-1995) 16VICTOR WOLFANG VON HAGEN, 1908-1985 (Messico, 1931-32; Arizona, 1933 Tra i cacciatori di teste Jivaros dell’Equador, 1934; Galapagos, 1935; Strada Reale incaica, 1954-55; Ripercorrendo le strade romane: Italia, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Spagna, Francia, Balcani, Medio Oriente, Inghilterra, Germania, Nord Africa, Grecia e Turchia, 1962-1967; La strada reale Persiana, 1974-75: Turchia, Iraq, Iran 17CAMILLA HIDEGARDE WEDGWOOD (1901-1955) (Londra, Cambridge; Australia, Sud Africa, Londra: 1928-1932; Nuova Guinea: 1934, 1935; Isola di Nauru: 1935; Di nuovo in Australia, Papua e Nuova Guinea: 1935-1947; Australia: dal 1949) 18DIEDRICH HERMANN WESTERMANN, 1875-1956 (Togo, 1900-03; 1907: Ewe; Senegal e Sud Sudan; 1910-13: Gbe, Nuer, Kpelle, Shilluk, Dinka, Golo, Zande, Haussa e Guang; Liberia; 1914: Gola, Kpelle, Mende) 19. EDWARD MOFFAT WEYER, 1904-1998 (La Stoll-McCracken Siberian Arctic Expedition, isole Aleutine, Mare e Stretto di Bering; 1928: Aleuti; Ricerche archeologiche e antropologiche nel Sud-Ovest degli USA; 1929: Navaho; Peary Memorial Expedition, Groenlandia; 1932: Eschimesi (Inuit); Brasile, 1953: indios Chavante e Camayurà; Svezia e Messico; 1956: Lapponi (Sami) e Lacandoni; Arizona, 1957: Navaho) 20. PAUL WIRZ, 1892-1955 (Nuova Guinea, tra il 1915 e il 1955: Marind-Anim, Asmat; Canarie, Tibet, Caraibi, Ceylon, India, isole Salomone, Indonesia, tra il 1938 e il 1955) 21. ROSEBUD YELLOW ROBE (1907-1992) (South Dakota; New York: 1927)

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I cugini svizzeri Fritz e Paul Sarasin sono stati etnologi, ma anche antropologi fisici, archeologi e naturalisti. 

Assieme hanno affrontato la ricerca scientifica in remoti e difficili paesi esotici e condiviso l’amore per la conoscenza di culture, che allora venivano definite come “primitive”. 

Le biografie

Nati entrambi a Basilea da una famiglia patrizia (Patriziat), potente e ricca che, all’epoca, dominava la città, sono pressoché coetanei. Paul scomparirà 13 anni prima di Fritz. 

 Nel corso della parte centrale della loro vita (1884-1907) costituiranno una formidabile coppia. 

Un duo inscindibile, come quello degli etnologi Spencer e Gillen, che si interessarono agli aborigeni australiani (vedi cap. 12). 

Poiché solo all’inizio e nella tarda maturità si differenzierà il loro percorso esistenziale ed euristico... 

Fritz (Karl Friedrich) Sarasin (1859-1942) specialmente in campo etno-antropologico è il più noto dei due. 

Avrà come maestri universitari l’antropologo fisico Carl Vogt, fondatore del Museo Etnografico di Ginevra, ed Henri de Saussure.

 Paul (Benedikt) Sarasin (1856-Lugano 1929) dapprima studia Medicina all’Università di Basilea, poi segue Zoologia a Würzburg, con Karl Semper, dove si laurea nel 1882 (...) 

La nuova spedizione a Celebes del 1902-03 è possibile solo grazie all'intervento di un Reale Incrociatore olandese e di 300 fanti 

 La spedizione del 1902 dei due “gentlemen scienziati”, come li aveva definiti la stampa delle Indie Olandesi, è composta da 80 portatori armati, oltre a Willem Brugman, un Ufficiale dei Paesi Bassi. 

Dopo essersi inoltrati nel territorio del regno autonomo di Sigi, il 19 luglio improvvisamente 50 portatori fuggono via e il Rajah si rifiuta categoricamente di sostituirli. 

Subito viene inviato a Makassar un messaggio al Barone van Hoëvell, Governatore dell’isola. 

Facendo presente che, così, il prestigio del Governo coloniale all’interno di Celebes è stato oltraggiato. 

Queste parole faranno balzare sulla sua poltrona van Hoëvell che, a sua volta, invia un telegramma al Governatore Generale a Batavia (Giava): “se il nostro prestigio nel centro di Celebes non si ridurrà a zero per anni, è necessaria un’immediata ed energica azione

Pertanto si chiede che si autorizzi l’invio degli incrociatori H.M. Utrecht e Java, entrambi qui in rada, e una compagnia di fanteria, per occupare la Baia di Palu con lo sbarco di una divisione di fanteria da inviare nel capoluogo del Regno di Sigi, al fine di ristabilire la legge”.

La richiesta non rimane inascoltata. 

Il 15 agosto del 1902 un incrociatore sbarca 300 fanti nella Baia di Palu (Celebes centrale) per aiutare i ricercatori svizzeri. 

Il che farà radicalmente cambiare idea al Rajah. 

Tanto che la spedizione non troverà più ostacoli nel suo cammino.

D'altronde i Sarasin appartengono ad una potente e straricca famiglia dell’élite di Basilea, i cui inesauribili mezzi finanziari hanno addirittura "finanziato” settori delle infrastrutture coloniali olandesi a Celebes 

 Quello olandese fu un intervento certamente eccezionale, che non sarebbe stato possibile se i cugini, oltre ad essere di nazionalità svizzera, non appartenessero ad una potente e straricca famiglia dell’élite di Basilea, i cui inesauribili mezzi finanziari furono impiegati anche a favore delle stesse Indie Olandesi. 

In proposito Schär sostiene come i Sarasin e i loro parenti della lontanissima Basilea abbiano “finanziato” settori delle infrastrutture coloniali olandesi a Celebes. 

Una conferma che arriverà anche dal Bataaviasch Nieuwsblad: “i gentlemen Sarasin possono considerarsi fortunati poiché non sono olandesi”. 

 Secondo il direttore del giornale le truppe si erano mosse solo per via del loro prestigiosissimo status elitario. 

Non disponendo la colonia di risorse sufficienti per allestire “una spedizione militare per gli olandesi che nelle isole esterne si trovino in qualche grossa difficoltà”. 

Mentre il De Locomotief criticherà le autorità coloniali, che rischiano ulteriori conflitti a Celebes: “i nostri soldati devono ancora una volta spostarsi… 

Perché rischiavamo di offrire una brutta impressione, perfino in Svizzera, che non ha colonie, se non potevamo far circolare due dei loro famosi compatrioti attraverso Celebes, da noi governata”.

In futuro il Governatore di Celebes accennerà all’intervento militare, parlando dell’opportunità “di essere grandi, dove perfino una piccola nazione [la Svizzera] può essere grande”. 

Ciò al fine di evitare di essere scherniti dagli altri Stati, difendendo il prestigio olandese e l’onore nazionale… 

Precedentemente il Rajah di Enrekang aveva costretto la spedizione del 1895 a rientrare a Makassar. Incidente che avrà una risonanza internazionale. Tanto che, da allora in poi, i giornali olandesi seguiranno passo passo le ricerche degli svizzeri 

 Va comunque ricordato come la loro precedente spedizione del 1895, dopo aver raggiunto il Regno di Enrekang, nella penisola sud-occidentale, sia stata costretta dalle milizie del Rajah a rientrare a Makassar. 

Un incidente che ebbe un’immediata risonanza nell’impero olandese e in Europa… 

Da quel momento in poi ogni singolo passo dei viaggi di ricerca dei Sarasin verrà ampiamente raccontato sulle pagine dei giornali.

 Comprese le misure adottate dalle autorità coloniali per la loro protezione. 

 Così che sui quotidiani i Sarasin diventeranno ben presto delle vere e proprie stars. 

 Come fu evidente quando il Bataviaasch Dagblad augurò loro un grande successo, ancor prima che sbarcassero a Batavia (oggi Djakarta) l’11 febbraio del 1902… (...)

DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA

Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici 

Vol. 3: da KNUD RASMUSSEN A ROSEBUD YELLOW ROBE (E-Book e versione cartacea, 188 pp, 124 note, 157 immagini - 8 sono dell'A-)


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martedì 8 ottobre 2024

235. FRANCISCO DE ORELLANA, 1500-1545: L’incontro-scontro con le Amazzoni, giugno 1542; Alla ricerca dell’Eldorado; La spedizione lascia Quito, 1539; Le Amazzoni; Le Amazzoni e gli indios Tupinambá. Da: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. VOL. 4: AMERICA

Le Amazzoni combattono con archi e scudi di tartaruga
 (da una stampa del XVI secolo di André Thevet)
Cosa c'è nel libro:
INTRODUZIONE; NORD AMERICA: 1. EIRÍK “IL ROSSO (EIRÍK THORVALDSSON “RAUÐI”), ca. 945-950- ca. 1002  (In Groenlandia; In Islanda; Si naviga verso la “Terra Verde”) 2. FRANCISCO VASQUEZ DE CORONADO, 1510-1554; 3. MERIWETHER LEWIS, 1774-1809 e WILLIAM CLARK, 1770-1838; 4. JOHN JAMES AUDUBON, 1785-1851; 5. HELGE INGSTAD, 1899-2001 (La visita di Anse-aux-Meadows (isola di Terranova), alla personale “scoperta” di Vínland; Alla ricerca della mitica Vínland; Biografia; Governatore della Terra di Eirík il Rosso (1932-33), Groenlandia orientale, quindi Governatore delle Svalbard; Tra gli Apache, 1938; i Nunamiut alaskani, 1950-51; in Groenlandia, 1953). CENTRO AMERICA: 6. JOHN LLOYD STEPHENS, 1805-1842 (L’incontro a Londra con l'artista e architetto Frederick Catherwood, 1836; Il contratto da firmare prima della partenza per il Messico, 1839; La spedizione si inoltra nella regione dei Maya, 1839); 7. ALFRED PERCIVAL MAUDSLAY, 1850-1931(Centro America, Indie occidentali, Queensland australiano, Polinesia; Tra i Maya: Honduras britannico (Belize), Guatemala, Messico, 1880-1894); 8. ALFRED MARSTON TOZZER, 1877-1954 (Nello Yucatán, tra le rovine Maya e gli indios Lacandoni, 1902-1905; In Guatemala, 1910-11); 9. MATTHEW W. STIRLING, 1896-1975 (Biografia; Florida, Sud Dakota, Nuova Guinea, 1923-1927; In Sud America, 1928-1932; Mesoamerica e America Centrale: la scoperta delle “teste” degli Olmechi, 1938-1946; Panama, Ecuador, Costarica, Jalisco (Messico), 1948-1967); SUD AMERICA: 10. FRANCISCO DE ORELLANA, 1500-1545 (L’incontro-scontro con le Amazzoni, giugno 1542; Alla ricerca dell’Eldorado; La spedizione lascia Quito, 1539; Si naviga, prima lungo il Rio Napo, poi nel Rio “non ancora” delle Amazzoni…; Le Amazzoni; È raggiunta Nueva Cádiz, agosto 1542; La seconda spedizione, 1545; Le Amazzoni e gli indios Tupinambá); 11. CHARLES-MARIE DE LA CONDAMINE, 1701-1774 (Colombia, Panama, Ecuador, 1735-36; Marzo 1743: “l’arco è misurato”…); 12. FRIEDRICH HEINRICH ALEXANDER VON HUMBOLDT, 1769-1859 (Parla Humboldt Cenni biografici)  13. ALCIDE CHARLES VICTOR MARIE DESSALINES D'ORBIGNY, 1802-1857 (In Sud America, tra pericoli di ogni natura, attacchi di pirati e corsari, percorre 3.500 km, ricercando nei più vari campi e collezionando un’immensa mole di materiali, 1826-1834 Ritorno in Francia, 1834 ) 14. SIR ROBERT HERMANN SCHOMBURGK, 1804-1865 (Cartografo nelle isole Vergini, 1831-1835 Nella Guyana britannica, 1835-1839 Traccia i confini tra Guyana, Venezuela e Brasile, 1840-1844) 15. JEAN LOUIS RUDOLPHE AGASSIZ, 1807-1873 (Biografia Vienna, Parigi, Neuchâtel Tra i ghiacciai delle Alpi, 1837 Tra i ghiacciai della Scozia, 1840 Stati Uniti, dal 1846 La spedizione Thayer (Brasile), 1865-66 e la crociera dell’Hassler, 1871-1872) 16. MAX UHLE, 1856-1944 (Argentina, Bolivia, Perù, 1892-1897 Ancora in Perù, 1899-1901, 1903-1909 In Cile, 1912-1918 In Ecuador, 1919-1933 Di nuovo in Perù, 1939-1942) 17. PERCY HARRISON FAWCETT, 1867-1925? (L’autentico Indiana Jones, nel corso della sua ultima esplorazione sudamericana, alla ricerca di una civiltà perduta, scompare nel nulla (1925) La biografia di un eccezionale, coraggioso, visionario include ben otto esplorazioni, tra Bolivia e Brasile Le ultime notizie dal Campo del Cavallo Morto: 29 maggio 1925 La rivalità Fawcett-Alexander Hamilton Rice Una misteriosa scomparsa 

ALLA RICERCA DI FAWCETT: IERI (1927-1957): Roger Courteville, George M. Dyott, Aloha Wanderwell, Vincent Petrullo, Peter Fleming, Robert Churchward, Stefan Rattin, Horacio Fusoni, Albert de Winton Jones, Aniceto Botelho, Virginio Pessione, J. Ikissima, Patrick e Gordon Ulyatt, Martha Moennich, Edmar Morel, Hugh McCarthy, Orlando Villas-Boas, Brian Fawcett, Nilo Vellozo, Rolf Blomberg. 

ALLA RICERCA DI FAWCETT: “OGGI” (1982-2005): E. Basso, spedizione brasiliana, Benedict Allen, David Grann. L’incontro con l’esploratore Fawcett, secondo la narrazione tramandata oralmente dai Kalapalo La straordinaria scoperta nel Mato Grosso di una rete di città precolombiane: Kuhikugu. Fawcett aveva quindi ragione? 

18. ALEXANDER HAMILTON RICE JR., 1875-1956 (Una biografia “molto” al di sopra delle righe Sette spedizioni in Amazzonia, 1901-1925 Il sanguinoso attacco dei Guaharibo (Yanoáma), 1920 Nel corso dell’ultima spedizione modernamente equipaggiata (utilizzo dell’aereo e dell’aerofotografia, disponibilità di una radio rice-trasmittente) viene girato il primo documentario sull’Amazzonia, 1924-1925 19. HIRAM BINGHAM, 1875-1956 (L’incredibile scoperta sulle Ande peruviane, 1911 Biografia Una prima spedizione sulle tracce di Bolivar (Venezuela, Colombia) è seguita da quella della strada spagnola, tra Argentina e Perù, 1906-1908 La Yale University Peruvian Expedition e la scoperta di Machu Picchu, che ritiene essere Vilcabamba, 1911 20. VICTOR OPPENHEIM, 1906-2005 (Biografia In Sud America Argentina, dal 1930 Brasile e Perù, 1935-36 Cinquanta spedizioni tra Ecuador (9 spedizioni), Colombia (23), Bolivia (8), Perù (10), 1937-1949 Stati Uniti, e non solo… APPENDICE BIBLIOGRAFIA 
                                                 ...

 FRANCISCO DE ORELLANA, 1500-1545 

 L’incontro-scontro con le Amazzoni, giugno 1542 

 Era una regione "bella dove crescevano querce sempreverdi e sugheri". 

Qui gli indios, e non solo loro… attaccarono gli spagnoli. 

Fra' Gaspar de Carvajal, cronista della spedizione, ricorderà come: "essi erano soggetti e tributari delle Amazzoni, e avendo saputo del nostro arrivo erano andati da quelle a chiedere aiuto, e qui vennero almeno dieci o dodici di esse, perché noi stessi vedemmo queste donne, che combattevano davanti a tutti gli indiani come donne capitane, ed esse si battevano così coraggiosamente che gli uomini non osavano fuggire e chiunque tentasse di fuggire lo uccidevano con le mazze (…) 

Queste donne sono assai bianche e grandi, e portano i capelli lunghissimi intrecciati e avvolti attorno al capo, e sono molto robuste [e vanno quasi nude, con le parti intime coperte], con le frecce e gli archi in mano, e combattono con vigore di dieci guerrieri indiani…". 

 Sono le leggendarie Amazzoni!

I conquistadores erano arrivati nel Pará brasiliano, l'unica area dove cresce il sughero, a 965 km di distanza dalla foce del Fiume-Oceano, da allora battezzato Río de las Amazonas. 

Oltre tre secoli dopo l'insolito "scontro", l'esploratore e botanico britannico Richard Spruce (1817-1893) rilevava come i conquistadores dovevano essere infatti giunti nella regione del Pará, all'altezza del Rio Trombetas.

 Alla ricerca dell’Eldorado 

 Nel 1539 il Governatore di Quito, Gonzalo Pizarro, organizza una spedizione che, apparentemente, ha lo scopo di annettersi La Canela, la terra del cinnamomo. 

L'impero Inca del Perù era stato conquistato dal fratello Francisco (1533). 

Da poco era terminata la prima guerra civile, tra i conquistadores (1538). 

 La reale intenzione è però un'altra, la medesima di tutti gli avventurieri presenti nel Nuovo Mondo: acquisire ricchezze in oro e preziosi appartenenti, in questo caso, all'«Uomo Dorato», l'Eldorado.

È così approntato un formidabile apparato: 220 spagnoli, quasi tutti a cavallo, 4.000 indiani, numerosissimi lama, oltre a immensi branchi di maiali da consumare "in itinere". 

Gonzalo avrà come luogotenente Francisco de Orellana (1500-1545), parente dei Pizarro. 

E de Orellana passerà alla storia per la sua “molto involontaria” impresa: la prima discesa ed esplorazione integrale del Rio delle Amazzoni. 

Un fiume scoperto contemporaneamente nel 1500 da Pinzon, uno dei capitani di Colombo, che vi era penetrato solo per una ottantina di chilometri. 

Oltre che dal Vespucci, che non riuscì a sbarcarvi. 

La foce del fiume è infatti di difficilissimo accesso.

La spedizione lascia Quito, 1539 

 Nel giorno di Natale del 1539 la spedizione lascia Quito. 

Subito le cose non vanno per il verso giusto: "si aprì la terra in molti luoghi; vi furono lampi, tuoni, fulmini così frequenti e potenti da lasciare scossi gli spagnoli". 

In quel periodo terremoti e tempeste d'acqua si abbatterono impietosamente su quelle terre. 

Il tempo richiesto si allungò così a dismisura! 

 Lasciato alle spalle il territorio Inca, si prosegue sotto la neve, cercando un valico attraverso le Ande (...).  

(...) Le Amazzoni 

 Il 3 giugno ecco un fiume di acque scure come l'inchiostro, che Orellana battezza Rio Negro. 

Il 24 sono prossimi al territorio delle Amazzoni: "qui approdammo di repente alla buona terra e al dominio delle Amazzoni". 

 Esse risiedono a 7 giorni di distanza dalla riva del fiume. 

E, come ormai sappiamo, andranno in soccorso degli indios (..)

(...) Le Amazzoni e gli indios Tupinambá 

 Per quanto riguarda la presenza di donne guerriere, nel tempo sono state fornite diverse interpretazioni circa l'esistenza di società femminili segregate in posizione di superiorità. 

A partire da quella più puerile: maschi scambiati per femmine…

 D'altra parte l'esistenza di villaggi di sole donne, accertata già da Colombo e ricordata da Walter Ralegh, dopo il suo primo viaggio in Guyana del 159555, venne confermata nel 1878 da Jules N. Crévaux che, in un villaggio del Rio Parú (affluente del Rio delle Amazzoni), si era imbattuto in un villaggio di sole donne. 

Del resto: Un'«agricoltura relativamente progredita, presenza di culti elevati, grande importanza della guerra, formano, con la posizione elevata della donna o di certe donne di particolare lignaggio e aventi mansioni anche sacerdotali, un quadro storico-culturale coerente».

Arrivo della flotta bellica dei Tupinamba, carica di prigionieri. A destra un prigioniero viene ucciso in due maniere: con la freccia e con la mazza, più in fondo lo si squarta e lo si prepara
(dalla Warhaftig Historia… in: Neuen Welt di Hans Staden, Marburgo, 1557) 
La discordanza sulla loro localizzazione sarebbe invece dovuta alle pressioni esercitate dalle storiche migrazioni dei Tupinambá (di lingua Tupi-Guaranì), successive al viaggio dell'Orellana, che avrebbero sconvolto per sempre il tessuto geo-etnico di numerosissimi popoli indios.

Da: ALLA SCOPERTA DEL MONDOARCHEOLOGI, ESPLORATORI, GRANDI VIAGGIATORI, GEOLOGI, NATURALISTI, PALETNOLOGI.  VOL. 4: AMERICA 

E-Book, versione cartacea in bianco e nero di grandi dimensioni (16,99 x 1,17 x 24,41), 253 pp, 243 note,  Bibliografia, 197 immagini (14 sono dell'A.), Appendice ("Narrazione Storica di una Grande, Nascosta Città Antichissima, Senza Abitanti. Che Venne Scoperta nel 1753", conservata con il n.512 nella Biblioteca Nazionale di Rio de Janeiro)







lunedì 7 ottobre 2024

234. HUGO A. BERNATZIK (1897-1953): Biografia; Quattro spedizioni in Africa, 1924-1931; Nel Pacifico, isole Salomone, 1932: Owa Raha e Owa Riki; Tra i cacciatori-raccoglitori Mokèn dell’arcipelago Mergui della Birmania (oggi Myanmar), 1936-37. Nomadi o "zingari del mare", che sopravvivono utilizzando reti da pesca e lance. DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA Vol. 1: da Adolf Bastian a Vinigi L. Grottanelli

Guerrieri di Owa Raha, isole Salomone, con lance e clave scutiformi, foto Bernatzik, 1936
 
Cosa c'è nel libro:  1. Le "idee elementari" delle culture umane: lo studioso tedesco Adolf Bastian, uno dei padri dell'etnologia contemporanea; 2. Tra "gli spiriti delle foglie gialle": Hugo A. Bernatzik, uno dei massimi etnologi e viaggiatori austriaci"; 3. Tra i miti e le realtà del Borneo favoloso: l’esploratore ed etnografo norvegese Carl Alfred Bock, uno tra i primi studiosi dei Dayaks; 4. Un artista tra gli indios del Mato Grosso: Guido Boggiani, pittore, fotografo, esploratore ed etnografo, morto in circostanze misteriose; 5. George Catlin, pittore-etnografo, spese la sua vita per difendere e far conoscere il mondo in rapida scomparsa degli indiani d'America; 6. La saga di Ténatsali “Fiore medicinale”: Frank H. Cushing, uno dei più singolari esponenti della Storia dell’Antropologia; 7. La polacca Maria Antonina Czaplicka e la sua ricerca sul campo nell’artico siberiano; 8. Un polacco in Africa centrale: l’antropologo Jan Czekanowski protagonista della prima missione scientifica nei Grandi Laghi; 9. Un genovese in Nuova Guinea: Luigi M. D'Albertis, primo europeo a esplorare la terra degli uccelli del paradiso; 10. La grandiosa opera etnomusicologica di Frances T. Densmore sui canti degli Indiani delle Pianure; 11. Lo Xingú, un remoto angolo di mondo: Karl von den Steinen con le sue complesse esplorazioni scientifiche nel Mato Grosso è il “padre dell'etnologia brasiliana”; 12. Tra i "sapienti" Dogon del Mali: gli importanti studi sull'Africa occidentale dell'etnologa francese  Germaine Dieterlen; 13. Storie di vita nelle Indie Olandesi: l'antropologa americana Cora A. Du Bois nell'isola di Alor compì studi fondamentali sulla cultura e la personalità dei nativi; 14. Fred Eggan antropologo moderno. Lo studioso statunitense che ha saputo coniugare etnologia storica e struttural-funzionalismo; 15. Lo studio sistematico del popolo dei Nuer: Edward Evans-Pritchard, maestro dell'antropologia sociale britannica; 16. Un "ragazzo" tra i Maori: l'antropologo neozelandese Sir Raymond Firth; 17. Il “Grande Peter” degli Inuit artici: la vita avventurosa dell’esploratore e antropologo danese Freuchen; 18. Con ricerche audaci e "fuori dal coro" l'esploratore tedesco Leo Frobenius rivoluzionò gli studi etno-antropologici, restituendo all'Africa la propria storia; 19. Un appassionato studioso dell'Uomo dalle biblioteche alle piste dell'Africa occidentale: l'antropologo francese Marcel Griaule, maestro di generazioni di ricercatori; 20. Lungo la via maestra dell'etnologia italiana, un nome su tutti spicca nella ricerca sul campo e nell'analisi teorica: quello di Vinigi L. Grottanelli
...

HUGO A. BERNATZIK (1897-1953)

Da giovanissimo iniziai a dar gradatamente vita ad una biblioteca etno antropologica. 

Anche con l’apporto di preziose enciclopedie, come quella curata dall’etnologo austriaco Hugo A. Bernatzik: Popoli e Razze (...), che ebbe il privilegio di precedere di qualche anno l’arrivo del più “classico” e italianissimo Razze e Popoli della Terra (Biasutti).

 Acquistate entrambe all’inizio degli anni ’1960 dello scorso secolo, unitamente ad altri lavori collettivi esse mi permisero di mettere insieme un discreto nucleo di manuali specialistici su base areale e tematica, che “coprivano” tutto il mondo. 

In particolare l’opera del Bernatzik aveva un apparato iconografico di tutto rilievo, per qualità e dimensioni. 

In effetti lo studioso austriaco (...) ha effettuato numerose spedizioni etnologiche in Africa, Asia e Oceania. 

[Africa (Maghreb; Egitto e Nord Sudan; Sudan - Dinka, Nuer, Shilluk, Nuba, Bongo, Mittu, Bari, Mondari, Uled Hamid -; Kenya - Masai -; Tanzania - Nyaturu -; Congo - Mangbetu, Yobe, Lunda, Kundu -; Namibia - Herero -; Camerun - Paduko, Tikar, Yetsang -; Ciad - Kanembu -; Isole Bissagos, Guinea portoghese - Bidyogo -); Asia (Mokèn, arcipelago Mergui, Birmania; Phii Thong Luang, Moi, Meo, Miao, ecc., Thailandia); Oceania (Isole Salomone: Owa Raha, Owa Riki; Nuova Guinea)] 

Nelle quali, facendo largo uso della fotografia, ha certamente travalicato i confini della pura e asettica documentazione scientifica, per farla assurgere a vera e propria arte. 

Lo si potrebbe, perciò, considerare un antesignano della moderna Antropologia Visiva. 

 Ad esempio nel 1927, quando parte per l’Africa, ha con sé due macchine fotografiche in tek della società Krupp Ernemann di Dresda con 1.000 lastre, 5 obiettivi (Leica, Leitz, Voitgländer), flash.

 Oltre a 6 macchine reflex Caminda, con 10.000 m. di pellicola. 

 Non a caso i suoi volumi, sempre superbamente illustrati, prima dello scoppio della seconda guerra mondiale ebbero uno strepitoso successo nel mondo germanico, dove figurava tra i massimi rappresentanti delle scienze etnologiche. 

 Anche se oggi, a quanto pare, se ne sta purtroppo perdendo addirittura il ricordo (...). 

Biografia

(...) Hugo A. Bernatzik (1897-1953), dopo aver abbandonato nel 1923 gli studi di Medicina iniziati nel 1920 a Vienna, si iscrive nel 1930 al Dipartimento di Filosofia di quell’Università. 

Seguendo i corsi di geografia, psicologia e quelli di etnologia di Padre Wilhelm Koppers (...) 

Nel 1935 diventa Maître de Conferences all’Università di Graz e dal 1939 è professore associato. 

 In Austria e in Germania è considerato il fondatore dell’Etnologia Applicata: si interessa principalmente all’allora rapido declino demografico dei popoli coloniali; con passione promuove illuminate politiche colonialistiche, che tengano in maggiore considerazione i tradizionali stili di vita dei popoli soggetti.

Quattro spedizioni in Africa, 1924-1931

 Tra il 1924 e il 1931 effettua quattro spedizioni in Africa, che lo portano in tutti gli angoli del continente. 

A cominciare dal viaggio del 1924 nel Maghreb (e Spagna).

 Continuando nel 1925 quando si reca in Egitto e nel nord Sudan, dove inizia a fotografare, nel loro contesto naturale, le diverse genti avvicinate.

Il terzo viaggio africano si svolge nel 1927 ed è di grandissimo respiro. 

 Interessando l’Africa nord-orientale, centro-orientale e occidentale. In particolare i vasti spazi aperti del sud Sudan, dove ha anche modo di incontrare l’antropologo britannico Evans-Pritchard, che costituiscono una delle più remote regioni del continente, ma anche tra le più difficili e inospitali. 

Così che gli è possibile documentare visivamente quelle fiere e bellicose popolazioni solo dopo averne conquistato la fiducia e grazie ai doni che fa ai capi locali… 

Solo in questo modo sarà in grado di muoversi liberamente nei loro territori e all’interno dei villaggi, raccogliendo testimonianze iconografiche di quel variegato mondo, così come esso si presentava all’inizio del XX secolo (...).

Nel Pacifico, isole Salomone, 1932: Owa Raha e Owa Riki

 Nel 1932 parte per il Pacifico e le isole Salomone orientali. 

Dove documenta attentamente la vita giornaliera degli isolani, anche grazie ad un sapiente utilizzo della macchina fotografica. 

Conscio, com’è, che quelle popolazioni appartengano a culture morenti, poiché non possono che soccombere nel loro “incontro-scontro” culturale con il mondo moderno e occidentale! (...)

(...) Ad Owa Raha stretti sono i legami esistenti tra i due principali villaggi di Gupuna (o Ghupuna) e Nafinotoga. 

Eppure entrambi sono in uno stato di permanente e preoccupata vigilanza nei confronti dell’esterno. 

Anche perché, quando da un’altra isola sopraggiunge una piroga di guerra, non si può mai sapere se ci si trovi di fronte ad un’autentica spedizione ostile, oppure a una visita amichevole. 

Nell’isola lo studioso otterrà da bambini e adulti anche un impressionante numero di disegni eseguiti a matita su soggetti scelti a piacere. 

 Owa Riki, l’altra isola principale studiata da Bernatzik, risulta difficilmente accessibile a causa di una pericolosa barriera corallina e per la presenza di scogli cosparsi a piene mani. 

Per questo è stata in grado di scampare all’avidità dei mercanti cinesi e alle negative e “civilizzatrici” influenze occidentali (...)


Case-imbarcazioni dei Mokèn, arcipelago Mergui, Birmania. Consistono in un tronco d’albero scavato e slargato con l’aiuto del fuoco, con frangi-onda aggiunto e tetto mobile di pandano, foto Bernatzik  


Tra i cacciatori-raccoglitori Mokèn dell’arcipelago Mergui della Birmania (oggi Myanmar), 1936-37. Nomadi o "zingari del mare", che sopravvivono utilizzando reti da pesca e lance

(...) Bernatzik si reca poi tra i cacciatori-raccoglitori Mokèn dell’arcipelago Mergui della Birmania (oggi Myanmar), nel Mare delle Andamane e della Thailandia meridionale. 

Questi “nomadi o zingari del mare” sopravvivono utilizzando reti da pesca e lance. 

Trascorrendo l’intera esistenza sulle barche (kabang). 

I Mokèn della Birmania sono suddivisi in cinque sottogruppi, che prendono il nome dalle “isole madri”, dove trascorrono la stagione delle piogge (...)

Tradizionalmente si spostano in flottiglie di 6-8 imbarcazioni in un’area di mare prestabilita sotto la guida di un anziano (potao).

 Accanto alle cinque isole, esistono poi numerose “isole-satelliti” scelte in base: alle condizioni meteo-marine, ai modelli delle maree, alla disponibilità stagionale delle risorse marine. 

Qui accumulano i prodotti del mare, poiché i Mokèn essiccano tutto ciò che non si consuma immediatamente e verrà poi barattato nei mercati locali, per ottenere ciò che non si possiede.

DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA 

Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1: da Adolf Bastian a Vinigi L. Grottanelli 

E-Book e versione cartacea in bianco e nero di grande formato (16,99 x 24,4), 171 pp., 87 note, 145 immagini (10 sono dell'A.)

E-Book: https://www.amazon.it/dp/B07GKR6BKP


Versione cartacea: https://www.amazon.it/dp/1719852340