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sabato 15 ottobre 2022

70. UN RACCONTO ESOTICO-ETNOLOGICO GIOVANILE: QUARTA PUNTATA (IL CIRCOLO EQUATORE - THE EQUATOR CLUB -, NAIROBI)

Un cantante europeo, forse Peter Colmore, si esibisce con una band di musicisti africani sul palco dell'Equator Club, 21 Settembre 1957 (CC BY-NC-SA 4.0, Bristol Archives, 2001/090/1/1/18074, Trotter Collection)

A sedici anni (1962-63) ho scritto il mio unico romanzo. Purtroppo è rimasto incompiuto... Il protagonista è un etnologo italiano, poiché allora ero attratto dall'Etnologia. Oltre a raccontare anche dell'amore tra lui e un'affascinante, ma molto gelosa, donna, basandomi sulla letteratura di viaggio ed etno-antropologica in mio possesso (e sulle ricerche  effettuate nelle Biblioteche dell'Istituto Italo-Africano e del Museo Pigorini, al Collegio Romano), ho cercato di descrivere l'ambiente tropicale, la fauna, alcuni popoli.  Ho anche lasciato inalterato il testo. 

[precedenti puntate: 23.9; 3.10; 8.10] 

ll Circolo Equatore è un ristorante ed un club notturno ostentatamente privato. Giorgio Rovi e il dott. Johnson erano arrivati da qualche minuto e stavano parlando tra loro, quando arrivarono i coniugi Smith.

- Buonasera signora, buonasera signor Smith, spero che vi siate riposati abbastanza e che abbiate trovato comoda la stanza.

- Non è male, certo che ci sono meno rumori che a Piccadilly Circus!

- Vogliamo andare, fece Giorgio

- Certo, e si avviarono verso l’entrata.

Un barbuto negro si trovava alla porta e non avrebbe fatto passare la coppia, se non ci fosse stato l’intervento del direttore del Norfolk e di Rovi.

- Lo sa perché è successo tutto questo? disse l’etnologo a Milly. Perché hanno voluto copiare i clubs londinesi.

- Ma lì da noi basta pagare il biglietto d’ingresso per ottenere la nomina di soci, rispose l’inglesina

. Qui invece hanno voluto strafare, comunque siamo riusciti a farvi entrare lo stesso.

Incominciarono a salire le scale coperte da una passatoia di velluto che, più che a scopo decorativo, serve da soffice cuscino per gli esuberanti, che hanno alzato il gomito un tantino di troppo. Che cadono, vengono spinti o precipitano giù dalle scale a qualsiasi ora dopo l’una del mattino.

L’orchestra fino a poco tempo fa suonava solo sambe e rumbe. Ora anche nel Kenya, come in molte altre parti del mondo, sono giunte le diavolerie di questi balli moderni: il rock and roll, il twist, l’hully gully, il madison, e così via, fino all’ultimo arrivato che prende il nome da un simpatico mezzo di divertimento acquatico usato alle Hawaii: il surf.

Una coppia balla energicamente al Limuru Hunt Ball. La donna, identificata come "Wanda", indossa un abito senza spalline che si allarga mentre balla, 19 Ottobre 1957 (CC BY-NC-SA 4.0 Bristol Archives, British Empire & Commonwealth Collection, 2001/090/1/1/18853)

Ritratto di tre camerieri africani in uniforme all'Equator Club. Due barman africani versano scherzosamente i drink nei bicchieri dietro un bancone decorato con strisce zebrate e sgabelli leopardati, 21 Settembre 1957 (CC BY-NC-SA 4.0, Bristol Archives: British Empire & Commonwealth Collection, 2001/090/1/1/18079)

Da un lato c’è il bar, di solito occupato da una sestupla fila di clienti, nebbioso di fumo. Le cene sono servite intorno alla pista di ballo. I tavolini sono letteralmente circondati da ogni sorta di esotismo africano: zanne di elefante, paralumi ornati da disegni di giraffe, gazzelle e rinoceronti e di ogni altro tipo animale, che si può vedere quasi ogni giorno nelle aperte praterie o nell’infida boscaglia.

Ritratto di tre camerieri africani in uniforme all'Equator Club.
21 Settembre 1957 (CC BY-NC-SA 4.0, Bristol Archives: British Empire & Commonwealth Collection, 2001/090/1/1/18080)

Il dottor Johnson fece iscrivere nel suo registro il nome degli ospiti e tutti quanti si diressero verso un tavolino d’angolo.

Giorgio ordinò la cena, che era composta da specialità italiane, inglesi e irlandesi ed era innaffiato da parecchi fiaschi di Chianti. Dopo cena, si fecero portare il caffè.

Mentre lo stavano sorseggiando, erano circa le 22 e la pista da ballo era gremita di giovani, che ballavano la bossa nova, 

Giorgio iniziò a parlare sull’argomento che stava molto a cuore agli sposini inglesi: non so se vi siate già messi d’accordo, fece rivolto a John, riguardo al white hunter, che dovrà portarvi in safari. Comunque, se non avete già preso impegni, io conosco uno dei migliori “safari guide” (credo che ormai sia il termine migliore, rispetto al sorpassato white hunter dell’epoca dei pionieri) di tutto lo Stato.

- Per la verità noi credevamo che… insomma ci saremmo messi d’accordo sul posto e… quindi non abbiamo nessun white hunter impegnato con noi.

Johnson s’intromise: avete fatto molto male, non sa che bisogna prenotarsi almeno un mese prima per fare un safari e, in alcuni casi, per i cacciatori bianchi assai abili ed esperti ci vuole anche la prenotazione di almeno un anno?

- Le giuro che non sapevo niente di tutto ciò…

Giorgio riprendendo: spero che Mon Collins non abbia preso alcun impegno e vi possa offrire il suo servigio!

Milly: certo che qui nel Kenya la voce del safari nelle entrate statali deve essere molto importante. Prima quasi non trovavamo posto in albergo, ora rischiamo di non fare alcun safari, perché ci vuole anche qui una prenotazione.

- In effetti, fece Johnson, la voce safari viene subito dopo quella dell’esportazione del caffè!

- Bisogna considerare, fece Rovi, finendo di bere il suo espresso, che la full licence, la licenza che dà la possibilità di uccidere un gran numero di animali di ogni taglia e dimensione, costa molto. Ma quali animali desidera cacciare?

- Noi vorremmo fare un Big Game, rispose Milly, anticipando il marito e, quindi, prendendolo in contropiede… cioè, come lei ben saprà, vorremmo uccidere e portarci tranquillamente a casa i trofei dei quattro animali più pericolosi: l’elefante, il rinoceronte, simba e il bufalo.

- Come pretese non c’è che dire, nient’altro? Fece Giorgio…

- Nient’altro, rispose con la sua faccetta impertinente Milly.

L’orchestra in quel momento attaccò un pezzo classico, quindi un lento e, ben presto, la pista fu lasciata dai giovani, che andarono a rifarsi al bar con qualche ghiacciata coca cola, mentre la vecchia guardia ne prendeva il posto.

- Bando alle chiacchiere, disse Rovi rivolgendosi a Milly, che ne direste di fare un ballo con me, sempre se suo marito acconsenta?

- Milly per tutte le cose che fa ha sempre il mio incondizionato assenso e, quindi, lei può ballare senza il pericolo che le spari alle spalle con una mia fantomatica rivoltella.

- Grazie!

Giorgio aiutò Milly ad alzarsi e insieme si recarono in mezzo alla pista.

Prese tra le braccia l’inglesina e si chinò a guardarla. Era molto alta di statura, ma i suoi occhi azzurri arrivavano appena all’altezza del mento di lui. I capelli biondi sembravano vivi alla luce dei candelabri, come se vi danzassero piccole scintille luminose. Indossava un semplice abito giallo, dalla scollatura assai bassa, ma senza arrivare al “topless”. Sapeva di un profumo che Giorgio non riuscì a riconoscere. Milly alzò il viso sorridendogli e Giorgio la ricambiò. La sentiva incredibilmente morbida sotto le dita. Danzava con la leggerezza di un seme piumato spinto dal vento sulla pianura.

- Lo sa che è molto bella?

- Non so, nessuno me lo ha mai detto prima di lei, è la prima volta, fece con un sorrisetto. Oh, vedo che il dottore si è alzato, temo che stia per andarsene.

- È meglio che ci avviciniamo e sentiamo un po’ che cosa è successo. Aggiunse Giorgio.

Si fecero largo tra la gente e finalmente arrivarono ai bordi della pista ed, infine, al tavolo.

- Mi hanno telefonato proprio ora dal Norfolk, disse con aria piuttosto preoccupata il direttore. Sembra che ci sia stata una zuffa al bar tra alcuni piloti ubriachi e che perfino Allub, uno dei barman, sia stato ferito al mento. Quindi mi dispiace lasciarvi, ma occorre la mia presenza.

Con una buonanotte a tutti si allontanò e sparì ben presto alla vista dei tre.

- Mi dispiace proprioed è veramente una persona a modo, fece John a Giorgio. Senta, sempre continuando, dato che domani mattina dovremo alzarci presto per fare un giro per Nairobi, non potremo andarcene?

- Giorgio - La vita notturna comincia proprio adesso (è mezzanotte!), ma se desiderate andare a letto subito, non sarò io a costringervi. Volete che chiami un taxi?

- Sì, grazie!

Giorgio andò a parlare con un negro, che si trovava vicino all’uscita e ritornò subito dopo.

- Una Chevrolet vi sta aspettando, buonanotte e sogni d’oro. Vi invito domani al Norfolk, mi dispiace non accompagnarvi, ma sono un tipo nottambulo e, quindi, resto ancora un po’ all’Equatore.

- Arrivederci Prof Rovi.

- Arrivederci

- A che ora dobbiamo stare al suo Hotel?

- All’una e mezza.

- Va bene

- Buona Notte

- Buona notte. Felici bagordi.

- Grazie…

Due europei vestiti in giacca e cravatta alzano i bicchieri per la macchina fotografica appoggiata al bancone del bar zebrato dell'Equator Club,  21 Settembre 1957 (CC BY-NC-SA 4.0, Bristol Archives: British Empire & Commonwealth Collection, 2001/090/1/1/18078)

I coniugi Smith se ne andarono e, quando Giorgio rimase solo (per modo di dire, in quanto il night club era abbastanza affollato), salì al piano di sopra, dove c’era un’ampia terrazza ed un secondo bar. Ordinò una birra e con il bicchiere in mano si appoggiò alle sbarre di protezione. La vetta nevosa del Kilimangiaro, che a sud si poteva scorgere solo in giornate particolarmente chiare, era all’oscuro. Nairobi era illuminata qua e là. Le luci al neon dei locali notturni e degli alberghi, le lampade al sodio delle strade, i fari anabbaglianti delle auto, che correvano veloci, gli facevano ricordare quella notte di tanti anni prima, quando ancora ragazzo era andato a vedere la Rassegna di Elettronica all’EUR (Roma) [22.6.1962], ed era ritornato a casa alle 3 e mezza! Ora era assai “diverso”, pensò... 

 CONTINUA: LA VISITA DELLA CITTA' DI NAIROBI


lunedì 3 ottobre 2022

67. UN RACCONTO ESOTICO-ETNOLOGICO GIOVANILE: SECONDA PUNTATA (ROMA-KHARTOUM-ENTEBBE-NAIROBI)

Il lago Rodolfo, oggi Turkana (da: von Höhnel, 
Discovery of lakes Rudolf and Stefanie; a narrative of
Count Samuel Teleki's exploring & hunting expedition
in eastern equatorial Africa in 1887 & 1888,
Londra, 1894
)
A sedici anni (1962-63) ho scritto il mio unico romanzo. Purtroppo è rimasto incompiuto... Il protagonista è un etnologo italiano, poiché allora ero attratto dall'Etnologia. Oltre a raccontare anche dell'amore tra lui e un'affascinante, ma molto gelosa, donna, basandomi sulla letteratura di viaggio ed etno-antropologica in mio possesso (e sulle ricerche  effettuate nelle Biblioteche dell'Istituto Italo-Africano e del Museo Pigorini, al Collegio Romano), ho cercato di descrivere l'ambiente tropicale, la fauna, alcuni popoli.  Ho anche lasciato inalterato il testo. 
[I puntata: 23.9] 

NELL’ISTITUTO ITALIANO PER L’AFRICA, ROMA, 1962

I soliti convenevoli tra il Dott. Rossi e Rovi: Come state? Bene, grazie. Come sta sua moglie? Il viaggio come è andato? Ecc

Giorgio Rovi, così si chiama lo studioso, affrontò l’argomento che lo interessava.

- Ho intenzione di ripartire sabato sera con la B.O.A.C. per Nairobi, desidero soggiornare presso i Turkana del Rodolfo.

- Se posso fare qualcosa per lei me lo dica, mi sembra che non le ho mai negato alcun favore, risponde Rossi

- Certamente! L’unica cosa che vorrei è che lei mi desse una lettera dj presentazione per il Prof. Giorgetti, che è distaccato a Nairobi, in modo da accompagnarmi nella mia spedizione (se possiamo chiamarla così nel 1962), verso il nord-ovest del Kenya.

- Senz’altro!

Salirono entrambi le scale, che portavano fuori della biblioteca, quindi l’ascensore, infine l’ufficio. Il dottore stilò in breve tempo una lettera, che consegnò a Giorgio.

Ringraziò, stretta di mano e di nuovo giù. Dopo aver salutato la signorina e l’usciere, risalì sulla Jaguar. Pioveva ancora.

Il giallo della macchina era diventato più scuro, il suo “bidone” era quasi del tutto infangato. Pensò tra sé e sé: “deve essere quel maledetto pulviscolo radioattivo portato da tutte quelle bombe atomiche, che russi e americani, per uno sciocco puntiglio di prestigio, si sono ostinati a sperimentare (Ma che sciocchezza sto dicendo. Sto diventando peggio di una donnetta! Mah…)

Ingranò la marcia, e via. Non volle correre troppo forte. Una frenata improvvisa ed addio Kenya!

Dopo essere giunto nel suo appartamento, si riposò un istante. Trasse dal mobile bar la bottiglia di Haig’s, riempii un bicchierino fino all’orlo, lo trangugiò tutto di un fiato. Si adagiò sulla poltrona preferita. Una telefonata e prenotò il posto dell’aereo. Tutto bene, pensò!  

DA ROMA A NAIROBI, VIA ENTEBBE, UGANDA

Da molte ore il DC 8 si era lasciata dietro la tanto noiosa, ma tanto amata, Roma e, con lei, l’Italia. Il Mare Nostrum era già stato sorvolato, e così il Cairo.

A Khartoum, uno dei pochi scali della linea, che arriva fino a Johannesburg e da lì a Cape Town, Rovi volle fare una deviazione - così, per capriccio - al programma che si era preventivamente fissato. Infatti, insieme a pochi altri europei prese una carretta di un trimotore, che gli ricordava i vecchi Caproni. La “signorina”, così era stato battezzato l’aereo dagli scherzosi piloti inglesi, lo portò ad Entebbe.

Il giardino botanico di Entebbe, 1971 (CC Some rights reserved, Guus Gorter) 

Una volta capitale dell’Uganda, famosa per il clima eternamente primaverile, Entebbe sorge in riva al Victoria. Conserva tuttora edifici inglesi di stile coloniale.

Giorgio era la terza volta che vi ritornava e francamente lo faceva volentieri.

- Che peccato! Pensò. Dato che la sosta era solo di poche ore. Vorrà dire che ne approfitterò per andare a bere un goccetto al Safari Hotel.

Al bar fece la conoscenza di una coppia di giovani inglesi, che si recavano nel Kenya per un safari.

Lui, tipo sportivo, sui 25 anni, laureato ad Oxford in filosofia, abile giocatore di rugby, fin da bambino aveva sognato di effettuare una partita di caccia grossa nel Continente Nero. 

Lei, una bella ragazza bionda sui vent’anni, aveva occhi azzurri, dita affusolate, un naso un po’ lungo, ma molto dritto, una bocca larga, con labbra lievemente carnose, ma molto ben tagliate. Molto alta, aveva delle belle gambe e anche un bel seno da quello che si poteva scorgere dal vestito. Nel complesso un bel tipino, che aveva indubbiamente attirato la cupidigia - prontamente repressa - dell’italiano.

Accompagnava il marito nel suo viaggio – sebbene di malavoglia – e avrebbe fatto le funzioni di fotografa.

Non sapevano una parola di kiswahili e quindi Giorgio ordinò per tutti tre Martini “Maui mbile” [doppio] al boy negro.

Sorseggiarono il liquido gelato un po’ per volta e incominciarono a parlare del più e del meno.

John parlò del suo passato di professore e del suo futuro; Giorgio disse il motivo per cui andava in Kenya.

- Ma lei passa la sua vita tra quelle genti primitive e selvagge, che neppure lontanamente si sognano cosa sia la civiltà mentre, continuò John, lei con il suo denaro potrebbe fare la “dolce vita” in Italia. Goda delle bellezze che Madre Natura ha concesso alla vostra penisola e magari si faccia dei viaggetti – se ama viaggiare - sulla Costa Azzurra o, magari, a Rio!

- A parte il fatto che sarei defraudato della mia dignità se non facessi nulla – rispose Rovi -lei si è laureato in filosofia ed insegna in un College, io mi sono specializzato in Etnologia e studio i popoli protomorfi “in loco”. Non mi sembra che ci sia nulla di strano! Due passioni, due mestieri (se il mio si può chiamarlo in questo modo).

- Perché non la finite di discutere? Tra poco l’aereo riparte e il pulmino sta aspettandoci! Continuerete in volo il vostro scambio di idee, s’intromise Milly

- Va bene, disse Giorgio.

- Okay, disse John.

Il pulmino Volkswagen li riportò all’aerostazione, dove salirono sull’aereo, insieme a molte altre persone di diverse condizioni sociali e di differenti razze. Tutti avevano come unica destinazione il Kenya.

Giornalisti, fotoreporters, facoltosi e vecchi industriali o comunque magnati americani con le consuete giovani mogli, che regolarmente avrebbero messo le corna ai rispettivi anziani mariti, farmers inglesi, Kikuyu laureatisi nelle migliori università europee ed americane e, forse, anche nell’Università Lumumba di Mosca. Vecchi “coloniali” inglesi affetti dal mal d’Africa, e così via.

Francobollo russo del 1960. L'Università Lumumba di Mosca. Oggi Università russa dell'amicizia tra i popoli
   (RUDNРоссийский университет дружбы           народов)

I motori dell’aereo furono accesi, l’apparecchio cominciò a rollare sulla pista, prima pian piano, poi sempre più velocemente, fino a che le ruote anteriori e quelle posteriori non abbandonarono il cemento armato. Via per il Kenya!

Addio Uganda, terra di foreste, steppe, grandi fiumi, laghi meravigliosi! Addio Montagne della Luna!

Lago Victoria, 1968

In breve tempo, l’aereo sorvolò a bassa quota il Victoria Nyanza. 

Il secondo lago al mondo per superficie era solcato regolarmente da battelli più o meno grossi (quando il lago è in burrasca, le onde raggiungono anche l’altezza di qualche metro). 

Quasi indistintamente, lungo le insenature della costa, si poteva scorgere l’attività dei pescatori Kavirondo. Con il loro primitivo metodo di pesca, potevano trarre di che sostentarsi. Uno “sbarramento” fatto di papiri mesi uno accanto all’altro, era portato al largo con delle zattere. Trascinato poi a riva, in qualche piccolo seno, i poveri pesciolini, che venivano intrappolati nella rozza gabbia, non avevano più scampo, se non quello di andare a finire in “padella”.

Pescatori Luo del Lago Victoria, 1949 (CC some rights reserved, Emile Dubois)

Coltivatrici Kavirondo (da: Peter MacQueen, In wildest Africa: the record of a hunting and exploration trip through Uganda, Victoria Nyanza, the Kilimanjaro region and British East Africa, with an account of an ascent of the snowfields of Mount Kibo, in East Central Africa, and a description of the various native tribes, 1910)


Giorgio era assorto in quei pensieri, quando Milly, che era seduta un po’ distante dal marito, gli fece una domanda – a dir poco - imbarazzante…

-È vergine? Disse la graziosa inglesina.

Giorgio strabuzzò un po’ gli occhi, per sincerarsi che non stava dormendo, poi:

- Lei mi fa una domanda alla quale non so se posso rispondere.

- Milly: Vede, so che tutti coloro che hanno la possibilità di andare in Africa (e lei ci è andato spesse volte), riescono sempre più ad accoppiarsi (scusi la parola) con qualche ragazza anche se negra! -  e incominciò a guardarlo fisso negli occhi.

Giorgio non era per niente timido, però quella domanda, fatta in tono molto pacato, quegli occhi di un colore così azzurro, che lo guardavano insistentemente nei suoi occhi, il fatto che Milly fosse sposata e lui no… ebbene tutto ciò lo rese alquanto nervoso.

Prese la sua pipa, la caricò con del tabacco “Prince Albert”, l’accese e tirò una, due boccate. Si volse verso Milly.

- Non sono vergine -, disse in maniera piuttosto asciutta ed anche un po’ seccata.

- Milly, sempre non distogliendo il suo sguardo dai suoi occhi… - Me lo sarei immaginato! Un tipo, diciamo all’italiana, “fusto” come lei, non poteva non aver provato l’amore. Con chi?

- Mi scusi se la interrompo, disse l’etnologo.

- Steward tra quanto tempo si atterra a Nairobi?

- Tra una decina di minuti, signore.

Nessuno dei due parlò più. Milly pensò che aveva fatto una “gaffe”, era stata troppo invadente! Una domanda indiscreta. Forse, pensò, era stato l’effetto di quel Martini “Malui” o come diavolo era stato chiamato, che l’aveva resa così euforica e priva di inibizioni.

L’uccello d’acciaio stava sorvolando quel caratteristico fenomeno geologico che si stende dal lago di Tiberiade in Palestina, fino alla regione dei Grandi Laghi ed oltre, che aveva il nome di Rift Valley o Valle Spaccata. 

Era stato proprio l’attraversamento di quella frattura che molti anni prima, nella costruzione della ferrovia dall’isola di Mombasa a Kampala, aveva causato la perdita di molte vite umane.

Ormai la meta era molto vicina.

Dopo aver piegato a destra, l’aereo si preparò ad atterrare.

Il grande apparecchio si abbassò sulla pista, sobbalzò un poco, frenò, voltò e si diresse verso gli edifici dell’aerodromo.  

NAIROBI

La grande capitale del Kenya indipendente è l’unico centro di tutta l’East Africa che si possa designare con il nome di città. Grattacieli, ampie vie, negozi elegantissimi come si possono trovare a Via Frattina o a Via del Tritone. Grandi magazzini di vendita al minuto tipo Standa trovano anche qui i loro clienti. Bungalows nei sobborghi e se vogliamo, anche le bidonvilles, gli slums dove vivono tutti gli urbanizzati Kikuyu, Masai, Kipsigi, Nandi, e chi più ne ha, più ne metta… 

Anche in Africa esiste il fenomeno dell’urbanesimo che, più che in Europa, date le ataviche tradizioni tribali, assume un aspetto ben più preoccupante. Gli agricoltori, in questo caso dobbiamo dire gli allevatori di bestiame, che vanno nella città per lavorare, o di solito, per cercare di sbarcare alla meglio il lunario facendo un po’ di tutto, dal ruffiano alla prostituta, creano vuoti spaventosi nelle file delle tribù. Queste vengono a trovarsi nella maggior parte dei casi senza uomini. Solo bambini, donne e vecchi rimangono nelle loro capanne. I popoli primitivi così, come per molte altre ragioni, sono destinati all’estinzione. Comunque questo è un problema che va trattato in separata sede, e non qui.

Nairobi, ca. 1950

Ritornando a Nairobi, questa si può definire la Johannesburg del Kenya. La sua popolazione, rispetto a quella del ricco centro minerario ed industriale del Transvaal, è esigua: non più di 297.000 abitanti, compresi europei, indiani e, naturalmente, gli arabi.

A Nairobi fanno capo le più importanti linee aeree dell’intero continente. 

“Il centro dell’acqua”, così vuol dire in Masai, è la capitale del turismo equatoriale e punto di partenza dei safari. Solo Arusha, nella East Africa ex britannica, le può fare concorrenza.

CONTINUA


Nairobi e la ferrovia Mombasa Kampala figurano nel Cap. 3 del mio libro Amazon (E-Book e versioni cartacee a colori e in  bianco e nero): IL GIRO DEL MONDO… IN 15 TRENI: TRANSCONTINENTALI E DI LUSSO, DI PENETRAZIONE COLONIALE E MILITARE, DEI CERCATORI D’ORO, DEGLI HAJJI, “ALPINISTICI”



PAGINA AUTORE ITALIA

PAGINA AUTORE USA

p.s. Attualmente (novembre 2022) sto lavorando alla stesura di una: BREVE INTRODUZIONE ETNO-ANTROPOLOGICA AI POPOLI DEL KENYA.
IN QUESTO PAESE DELL’AFRICA ORIENTALE HO AVUTO MODO DI EFFETTUARE DUE SESSIONI DI RICERCA. LA PRIMA NELLA CITTA’ MULTIETNICA E MULTICULTURALE DI ISIOLO, A NORD DEL MONTE KENYA. LA SECONDA TRA I POPOLI NOMADI, TRANSUMANTI E SEDENTARI (TURKANA, MERILLE, BORANA, RENDILLE, ELMOLO) LOCALIZZATI INTORNO ALLE SPONDE DEL LAGO TURKANA (GIÀ RODOLFO), KENYA NORD-OCCIDENTALE.




 

 


sabato 4 dicembre 2021

2. CHI SONO? UNA PRESENTAZIONE, SPERO NON “TROPPO” FORMALE…

 

Sono assieme a Simonie Alainga, uno dei più grandi cacciatori e leaders eschimesi (Inuit). Frobisher Bay (Iqaluit), isola di Baffin, Artico canadese Orientale, già 
 Northwest Territories (oggi Nunavut), settembre 1983. Simonie infatti apparteneva alla Baffin Regional Inuit Association e presiedeva l'Iqaluit Education Society, ma, prima di tutto, come orgogliosamente mi disse, era un cacciatore 
(© Franco Pelliccioni)


Il fuoco della passione per gli “usi e costumi” dei popoli del mondo che, nonostante l’età, ancora cova dentro di me, ha la sua origine in quella che è stata la mia spiccata curiosità giovanile. 
Nel tempo consolidatasi scientificamente, grazie a continui studi e ricerche. 
Del resto, quando ho svolto le mie prime indagini museologiche e bibliografiche presso l’Istituto Italo-Africano di Roma, il Museo Pigorini al Collegio Romano - sui Turkana del lago Rodolfo - e la Biblioteca Specializzata del Museo Pigorini, alla quale potevano accedere solo gli studiosi, o i laureandi, avevo solo sedici anni e dovetti avere una speciale autorizzazione dall’allora Sovrintendente del Museo, l’archeologo Claudio Sestieri. 
Nel Museo Pigorini avrei anche incontrato, per la prima volta, il grande etnologo Vinigi Grottanelli. 

Ero invece un diciannovenne, allorché nel 1966 pubblicai sulla rivista Africa, di Roma il mio primo “pezzo” scientifico: la recensione di un libro in lingua inglese.

Appena diplomato Ragioniere e Perito Commerciale, ho iniziato un corso universitario assai lontano dai miei veri interessi: l’Economia e Commercio. 

Anche se l’avrei arricchito con discipline insegnate a Lettere, Magistero e Scienze Politiche. 

Nel contempo in questi anni proseguivo miei studi etno-antropologici e la collaborazione alle riviste scientifiche veniva ampliandosi.

 Ottenendo i primi riconoscimenti universitari come Cultore della Materia, in Antropologia Culturale dalla Facoltà di Scienze Politiche di Bologna e dall’Università di Cassino e in Antropologia Sociale dalla LUISS di Roma. 

Frattanto davo inizio alle mie prime ricerche sul terreno in Africa (Kenya e Sudan) e in Mesoamerica (Messico). 

Così, dopo essere stato Ricercatore Associato nell’Università di Nairobi (Kenya) e in quella di Khartoum (Sudan), avrei anche ottenuto due contratti per insegnare nelle Università di Salerno e di Firenze.

Sempre da giovanissimo, la mia non nascosta passione per le culture “altre” mi avrebbe fatto incontrare diversi Maestri dell’Etnologia, dell’Antropologia Culturale, della Sociologia, della Storia dell’Africa, che furono prodighi di consigli e di incoraggiamenti nei miei confronti: Vinigi Grottanelli, Bernardo Bernardi, Tullio Tentori, Vittorio Lanternari, Gianni Statera, Teobaldo Filesi, Carlo Giglio, Salvatore Bono e, in seguito, tanti altri.

In questi ultimi anni ho quindi creato, passo dopo passo, come un buon artigiano, ogni prodotto culturale. 

Collaborando a diverse riviste, anche straniere e, per 13 anni, con “articoli di spalla” [cioè i più importanti] alla Terza Pagina (culturale) dell’Osservatore Romano e al suo Supplemento Domenicale

Realizzando come autore, non solo per Amazon, 35 libri di divulgazione scientifica e viaggi, anche in inglese o bilingui. 

Oltre a due libri come coautore. 

Ricordo come la prima e la seconda bozza di quello stampato nell’ormai lontano 1979 (Processi di comunicazione nell’ambito urbano, a cura di Claudio Stroppa, Pàtron editore, nel quale c’è un mio saggio sui “Parking Boys” di Nairobi) dovettero essere “controllate” da un altro dei coautori del volume, il sociologo urbano e rurale Franco Martinelli. 

Poiché all’epoca ero impegnato in una ricerca sul campo in Africa.

Poi, nonostante abbia sempre cercato di conservare un “profilo basso”, ritenendo che non sia necessario dimostrare niente a nessuno, in un mondo in cui la lettura e l’amore per i libri si sta gradatamente affievolendo, forse è qui il caso di sottolineare come Research Gate, il gigantesco portale dei ricercatori e scienziati di tutto il mondo (dove troviamo, ad esempio, i virologi, epidemiologi, infettivologi, pneumologi che abbiamo conosciuto in televisione), il 5 novembre 2021 mi ha comunicato che ho raggiunto la “pietra miliare” delle 900 reads

Anche se, essendo iscritto solo dal febbraio del 2020, ritengo sia forse più interessante il punteggio acquisito di 13,01 [34,6 al 29 luglio 2024]

Superiore a quello del 57,5% di tutti gli scienziati presenti sulla piattaforma, mentre l’interesse scientifico per le mie ricerche è pari al 16,6, superiore a quello del 36% dei ricercatori. 

Nonostante questo coacervo di numeri che, a chi legge, può perfino sembrare noioso, non nascondo che essi costituiscano per me un’ulteriore enorme soddisfazione, e un’indubbia attestazione, sia pure indiretta, dell’accuratezza di ciò che pubblico nei miei libri.

https://www.amazon.com/Franco-Pelliccioni/e/B01MRUJWH1/ref=ntt_dp_epwbk_0  (Pagina Autore USA); 


https://www.amazon.it/Franco-Pelliccioni/e/B01MRUJWH1/ref=dp_byline_cont_book_1 (Pagina Italiana)


https://www.researchgate.net/profile/Franco-Pelliccioni (Researchgate, il Portale dei ricercatori di tutto il mondo)


Ecco un piccolo campione dei miei libri (E-Book, versioni cartacee a colori e in bianco e nero):

IL GIRO DEL MONDO IN 15 TRENI…TRANSCONTINENTALI E DI LUSSO, DI PENETRAZIONE COLONIALE E MILITARE, DEI CERCATORI D’ORO, DEGLI HAJJI, “ALPINISTICI" (241 pp., 222 foto)

VIAGGI IN EGITTO 1980-2009. Crociera aerea e fluviale sul Nilo; ai confini con il Sudan, alla ricerca di Berenice Trogloditica e della “carovaniera degli 11 giorni”; nel Sinai (277 pp., 271 foto)


LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA 
Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi 
[62 Personaggi della Storia dell’Antropologia] 


ALLA SCOPERTA DEL MONDO. 
 ARCHEOLOGI, ESPLORATORI, GRANDI VIAGGIATORI, GEOLOGI, NATURALISTI, PALETNOLOGI 
(77 Personaggi della Storia delle Esplorazioni)