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martedì 21 giugno 2022

35. UNA STORIA DELL'ANTROPOLOGIA IN 61 PERSONAGGI E UNA SPEDIZIONE INTERCONTINENTALE TRA AMERICA E RUSSIA: VOLUME 2°, DA THOR HEYERDAHL AD ALFRED REGINALD RADCLIFFE-BROWN

Erland Nordenskiöld fotografa un indio Chocó in visita.
Colombia, 1927 (Wärldskultur Museerna)

Questo secondo volume delle Grandi Avventure dell’Antropologia contiene altri 20 personaggi, oltre ai membri di una spedizione russo-tedesco-americana svoltasi a cavallo tra il XIX e il XX secolo tra Siberia, Alaska e Canada. Molto sommessamente potrei forse aggiungere come il lettore si trovi qui di fronte ad un autentico parterre de roi. Non solo perché vi figura una studiosa statunitense, che per molto tempo è stata considerata la più grande antropologa vivente! O perché, accanto alle numerose ricerche effettuate in mezzo mondo, allo scopo di dimostrare le sue teorie un norvegese è stato il primo ad attraversare Oceano Pacifico, Atlantico e Indiano con una zattera, o con tradizionali imbarcazioni di giunchi e papiri.

   E che dire di chi, per cercare di dare finalmente “un taglio” alla plurisecolare, senz’altro singolare agli occhi di un europeo, pessima “abitudine” di tagliare le teste, organizzerà nel Borneo una regata intertribale? Entrata giustamente a far parte della Storia dell’Antropologia. Sempre in Asia, nell’Oceano Indiano, un funzionario britannico si è poi “improvvisato”, a quanto pare con molto successo, etnografo delle popolazioni da lui amministrate.

   In Sud America c’è stato anche chi, sia pure inconsapevolmente, ha offerto su un piatto d’argento a Conan Doyle, l’autore di Sherlock Holmes (e a tanti altri dopo di lui, scrittori e registi), allettanti e sostanziosi argomenti capaci di suscitare nell’immaginario collettivo favolosi racconti di terre perdute nel tempo, di un “Mondo Perduto”. Scalando il tepuis del Roraima, dopo essersi interessato per anni agli indios della Guyana.

   Per quanto riguarda gli indiani del Nord America, il volume include quattro studiosi statunitensi, che hanno lavorato tra Navaho, Comanche e Indiani delle Pianure, in toto. Mentre una quinta antropologa ha saputo “dividersi” tra due continenti e… Hollywood! E non è finita qui… Perché ancora un anglo-statunitense ha dedicato tutta la sua vita scientifica a sconfessare, “carte alla mano”, il mito della razza.

   Qui sono presenti anche cinque francesi. Il primo si è dedicato allo studio degli indios sudamericani e dell’Isola di Pasqua. Altri due hanno preferito rivolgere le loro attenzioni alle genti del Grande Nord, sia europeo, che americano. Anche se uno di loro, tuttora vivente, all’inizio non ha certo disdegnato di percorrere i deserti del Nord Africa. Come del resto ha fatto il quarto. Dedicatosi allo studio dei nomadi berberi del Sahara, cioè dei famosi Tuareg. Anche se poi ha preferito indagare le raffigurazioni rupestri (dipinti e incisioni) presenti in abbondanza tra le montagne del sud algerino. L’ultimo, il quinto, è un poeta, letterato e critico d’arte, tanto da aderire al movimento surrealista. Anche se partecipò alla grande ricerca continentale africana, che portò un drappello di studiosi d’oltralpe dalle coste dell’Atlantico fino al Golfo di Aden.

   Forse che il menu appena elaborato non sia di per sé già sufficientemente appetitoso? Peraltro “all’appello” mancano ancora altri quattro personaggi: uno svedese, due britannici, un tedesco naturalizzato brasiliano.

   Il primo è un barone scandinavo. Ha un cognome assai noto, sia agli studiosi di Antropologia, che a quelli di Geografia e di Storia delle Esplorazioni. Dall’inizio del XX secolo si è interessato ai popoli indios del Chaco e del Perù, cioè da quando la missione Chaco Cordillera, scortata per l’occasione da soldati boliviani, giunse fin sulle sponde del Pilcomayo, dove venti anni prima quasi tutti i numerosi membri di un’importante spedizione francese erano stati massacrati a coltellate e bastonate e, infine, “mangiati” dagli indios! Uscito indenne da una regione di indubbia pericolosità, una decina di anni dopo uno dei componenti della sua missione in Bolivia e Brasile sarà invece barbaramente assassinato

   Il secondo, un anglo-austriaco, ha studiato due popoli assai distanti tra di loro (Nigeria e Sudan), i cui etnonimi hanno forti assonanze, tanto da riuscire a confondere perfino il più incallito degli studenti universitari. Se propedeuticamente non ha dato almeno uno sguardo all’Atlante...

  Il terzo, anche lui britannico, è nientemeno che il Padre dell’Antropologia Sociale, la cui “iniziazione” alla ricerca sul campo è avvenuta tra gli Andamanesi. Ma l’Uomo ha anche un’altra caratteristica. Poiché potremmo anche definirlo come un vero e proprio “antropologo internazionale”, avendo insegnato agli studenti delle università di tutti e cinque i continenti…

   Infine il tedesco, poi fattosi brasiliano, quindi, indio Guaranì. L’etnologo che per 40 anni ha studiato e vissuto presso 45 tribù indie, tra Amazzonia e Mato Grosso, e che seppe fronteggiare un furioso assalto con archi e frecce dei temibili indios Parintintin del fiume Madeira, senza spargimento di sangue!

I loro nomi:

1. L’etnologo norvegese Thor Heyerdahl, che con una semplice zattera di balsa, la celeberrima Kon-Tiki, ha attraversato il Pacifico orientale. Raggiungendo le isole Tuamotu (Polinesia francese) dal Perù, con una straordinaria e rischiosissima navigazione

2. Tra i Dayak di... Sandokan: Charles Hose, il gentleman amministratore-giudice, etnologo ed esploratore nel Borneo dei Brooke, i Rajah Bianchi di Sarawak

Sulau, moglie di un capo Kayan, mostra la sua preziosa collezione di perline
(foto Hose: The Pagan Tribes of Borneo, 1912)

3. L'antropologo britannico Everard im Thurn, che si rese celebre per la conquista del mitico Roraima, la “Montagna di Cristallo” di Sir Walter Raleigh, corsaro, poeta e favorito della regina Elisabetta I, alla ricerca dell’Eldorado

4. La Jesup North Pacific Expedition 1897-1902, la grandiosa spedizione etno-antropologica, che studiò i popoli del Pacifico del Nord: Bogoras, Farrand, Fowke, Hunt, Jacobsen, Jochelson, Jochelson-Brodskaya, Laufer, Smith, Swanton, Teit. Oltre al suo ideatore-organizzatore: Franz Boas, “mostro sacro” dell’Antropologia mondiale

5. Clyde Kay Maben Kluckhohn, antropologo statunitense, da giovane percorse a cavallo le terre dei Navaho per 4.800 km. Consuetudine che rispetterà negli anni successivi. Quando ogni estate cavalcherà attraverso le regioni del Sud-Ovest, effettuando numerose sessioni di ricerca tra i Navaho

6. Il Poeta dell'etnologia francese Michel Leiris, che dal 1931 al 1933 attraversò tutta l'Africa da Dakar a Gibuti

7. Quell'antropologo cittadino del mondo: Ralph Linton, scultore nelle isole Marchesi e uomo-medicina in Madagascar, già nel 1911 effettuava scavi archeologici in Nuovo Messico e Colorado. Poi nel 1933 andrà tra i Comanche dell’Oklahoma, dove sarà adottato dalla comunità nel corso della Brush Dance

8. L’antica pinacoteca del Sahara occidentale: l’etnografo francese Henri Lhote, massima autorità mondiale dei "Tassili des Ajjier"

9. Robert Lowie, storico dell’Etnologia, è stato il massimo studioso degli Indiani delle Pianure. A partire dalla sua prima ricerca tra gli Shoshoni, per continuare con quelle ben più importanti sui Crow

10. Jean Malaurie, un antropologo francese tra gli Eschimesi (Inuit) Polari di Thule, Groenlandia Nord-Occidentale

11. Le pluridecennali ricerche dell’antropologo Edward Man sui Negritos delle isole Andamane, testimonianza scientifica e amore per un popolo in via d’estinzione

Tipi delle Grandi Andamane nella loro casa di Port Blair (foto Man, The Aboriginal Inhabitants of the Andaman Islands, 1883) 

12. La diversità culturale ricchezza dell'umanità: Margaret Mead la più grande antropologa dei nostri tempi

                            Ad Alitoa tra gli Arapesh di montagna (Nuova Guinea): 
Neumasi e sua madre Wasimai (1931-32)


13. Il mistero svelato dell'Isola di Pasqua:
Alfred Métraux, uno dei massimi esponenti dell'antropologia contemporanea

14. L'amore come indice dei livelli di umanità: l'antropologo inglese Ashley Montagu, paladino della dignità umana

15. Dai Nupe nigeriani ai Nuba del Sudan. I maturi contributi allo studio moderno dell'antropologia dello studioso anglo-austriaco Siegfried Nadel

16. La corsa contro il tempo per salvare la cultura in estinzione degli indios: Kurt Nimuendajú, pioniere tedesco dell'etnologia brasiliana

Partecipanti alla festa di imposizione di nomi maschili, con mazze, cravatte e cinture. foto Nimuendaju, 1937 [indios Xerente]

17. Uno svedese sulle Ande: la missione etnologica di Erland Nils Nordenskjöld nel Chaco-Cordillera

18. Un'antropologa nella Fabbrica dei Sogni: Hortense Powdermaker, allieva di Malinowski ed esperta di Melanesia, Rhodesia e... Hollywood!

19. John Wesley Powell, conosciuto soprattutto per le sue avventurose e coraggiosissime esplorazioni su e giù per i fiumi del West, in particolare del Colorado. Ma è anche colui che diede vita al fondamentale American Bureau of Ethnology

20. Charles Rabot, geografo, etnologo ed esploratore francese dei Mari e delle Terre del Grande Nord europeo

21. L'Antropologia Sociale di Radcliffe-Brown, grande studioso britannico e autentico “antropologo internazionale

DA: LE GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA 
Antropologi culturali, sociali, fisici, applicati, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici, 
Vol. 2: da THOR HEYERDAHL AD ALFRED REGINALD RADCLIFFE-BROWN
(181 pp., 131 note, 163 immagini)



E-Book: https://www.amazon.it/dp/B07J5J84J2


Versione cartacea: https://www.amazon.it/dp/1728759420


SOMMARIO

INTRODUZIONE

1. THOR HEYERDAHL, 1914-2003: Polinesia (Isole Marchesi e Tuamotu), Galapagos, Isola di Pasqua, Maldive, Perù, Canarie; traversate oceaniche (Pacifico, Atlantico, Indiano) 

La zattera del Kon-Tiki (1947)

2. CHARLES HOSE, 1863-1929: Sarawak (Dayak)

Al servizio di Charles Brooke, secondo Rajah bianco di Sarawak

La Regata della Pace

Il racconto 

The Pagan Tribes of Borneo 

3. SIR EVERARD FERDINAND IM THURN 1852-1932: Guyana Britannica (Warrau, Arawak, Caribi, Awakoi, Macusi, Arecuna, Wapishana, Atorai, Amaripa, Wai-Wai), Ceylon, Melanesia (isole Figi) 

Il “Mondo Perduto” del Roraima, Guyana

Ceylon e Figi

4. JESUP NORTH PACIFIC EXPEDITION, 1897-1902: Asia (Siberia: Ciukci, Coriachi, Lamuti, Yup'ik, Even, Iucaghiri, Nivkhi, Evenki, Jacuti, Ainu, Nanai), Nord-America (Chilcotin, Quinaultm, Salish, Tlingit, Kwakiutl, Hàida, Nlaka'pamux, Lilloet, Shuswap) 

Un grandioso progetto intercontinentale 

Franz Boas, “mostro sacro” dell’Antropologia mondiale, ideatore e organizzatore della spedizione 

I protagonisti della Grande Avventura fin de siécle

In Asia: 

In America: 

Antropologia d’urgenza

5. CLYDE KAY MABEN KLUCKHOHN, 1905-1960: USA (Navaho, Zuñi)

6. MICHEL LEIRIS, 1901-1990: Africa (Spedizione continentale Dakar-Gibuti), Martinica, Guadalupa, Haiti 

La Missione Dakar-Gibuti 

Michel Leiris 

7. RALPH LINTON, 1893-1953: Scavi archeologici (Nuovo Messico, Colorado, Guatemala, New Jersey); USA (Comanche), Polinesia (Marchesani), Madagascar (Tanala) 

8. HENRI LHOTE, 1903-1991: Sahara algerino (Tuareg; incisioni e pitture rupestri dei Tassili)

Nel Sahara una sterminata pinacoteca “all’aria aperta” 

Tuareg ed europei alla scoperta delle figure rupestri 

Henri Lhote 

9. ROBERT LOWIE, 1883-1957: Indiani delle Pianure (Shoshoni, Crow, Arikara, Chippewa, Ute, Washo, Mandan, Hopi, Hidatsa, Comanche)

10. JEAN MALAURIE, 1922-: Sahara algerino e marocchino, Groenlandia (Expéditions Polaires Françaises; Eschimesi - Inuit - Polari), Siberia, Artico centrale canadese, Alaska 

Tra gli Eschimesi polari di Thule, Groenlandia settentrionale 

Altri cenni biografici

“Noi non siamo più soli al mondo”

La missione a Thule (Groenlandia settentrionale) del 1950-51 

11. EDWARD MAN, 1846-1929: Isole Andamane (Andamanesi) e Nicobare (Nicobaresi), Oceano Indiano 

The aboriginal inhabitants of the Andaman Islands, 1883 e l’utilizzo, da parte di Man, delle celebri Notes and Queries on Anthropology 

Isole Nicobare e Gran Bretagna 

12. MARGARET MEAD, 1901-1978: Polinesia (Samoa), Melanesia (Isole dell'Ammiragliato, Manus; Nuova Guinea, Arapesh, Mundugumor, Ciambuli, Iatmul); USA (pellerossa Omaha); Indonesia (Bali) 

13. ALFRED MÉTRAUX, 1902-1963: Sud-America (Argentina, Bolivia: Calchaquí, Guaraní, Chiriguano, Toba, Wichís, Uros-Chipaya; Cile: Isola di Pasqua; Brasile: Amazzonia), America centrale (Haiti) 

In Sud America e nell’Isola di Pasqua 

14. ASHLEY FRANCIS MONTAGU, 1905-1999: studi fondamentali sulla razza 

Elephant Man 

15. SIEGFRIED FERDINAND STEPHAN NADEL, 1903- 1956: Nigeria (Nupe), Sudan (Nuba), Eritrea 

16. CURT (UNKEL) NIMUENDAJÚ, 1883-1945: Brasile (45 tribù indie tra Amazzonia e Mato Grosso nell’arco di 40 anni) 

In Brasile 

Cartas do Sertão 

In Amazzonia attaccato dagli indios Parintintin 

Militante indigenista 

Antropologia d’urgenza 

Le preciosidades indígenas 

17. ERLAND NILS HERBERT NORDENSKJÖLD, 1877-1932: Cile (Patagonia), Argentina-Bolivia (Chaco), Perù, Colombia-Panama (indios Chiriguano, Toba, Wichís, Chocò, Cuna et alia) 

Nella Patagonia cilena

La Spedizione Svedese Chaco-Cordillera, Argentina-Bolivia 

Crevaux, già teatro venti anni prima del massacro di una spedizione francese 

Interludio 

Jules Crevaux e la spedizione al Pilcomayo, 1881-1882 

Il racconto dell’imboscata degli indios, a due mesi dalla tragedia 

I battaglieri indios Toba, le reazioni militari argentine e boliviane: altri massacri 

La spedizione Chaco-Cordillera di Nordenskjöld rientra in patria 

Nordenskjöld Tra Argentina, Bolivia, Brasile, Perù, Colombia e Panama 

18. HORTENSE POWDERMAKER, 1900-1970: Melanesia (Nuova Irlanda), USA (Indianola, Mississipi; Hollywood), Zambia (Luanshya)

Rhodesia settentrionale (Zambia): 1953

Filadelfia, Baltimora, Londra: 1900, 1921, 1925 

Melanesia (Nuova Irlanda): 1929 

Mississipi: 1932-1934 

Hollywood: 1946,1947

19. JOHN WESLEY POWELL, 1834-1902: USA (Grand Canyon; indiani Ute, Kaibab, Paiute, Shoshoni) 

Ecco una rapida cronistoria della sua straordinaria “avventura fluviale”

20. CHARLES RABOT, 1856-1944: Svalbard, Nordland norvegese, Lapponia svedese e russa (Lapponi - Sami -, Komi, Chanti, Mansi, Nénétse, Nenci, Ciuvasci, Mari), Groenlandia, Islanda, Jan Mayen 

Svalbard e Scandinavia settentrionale

Lapponia russa 

Islanda, Jan Mayen 

Svalbard 

21. ALFRED REGINALD RADCLIFFE-BROWN, 1881-1955: Isole Andamane (Andamanesi), Kariera (Australia nord-occidentale), Tonga (Polinesia) 

Andamane, Australia, Tonga 

Docente “internazionale” di Antropologia: Sud Africa, Australia, Gran Bretagna, Brasile, Egitto, Cina 

Il Metodo nell’Antropologia Sociale 

 

mercoledì 9 febbraio 2022

11. LA “SOCIETÀ DEI CANNIBALI”: GLI HĀMA'TSA (INDIANI KWAKIUTL - OGGI KWAKWAKA’WAKW - , COLOMBIA BRITANNICA, CANADA)

Un Kwakiutl della banda Nakoaktok (oggi Nak'waxda'xw) in costume Hāma’tsa senza maschera, ca. 1910 (foto Edward S. Curtis, Library of Congress)

Tra i Kwakiutl esistevano “società segrete”, anche conosciute come “Società di Danza”, “ciascuna delle quali caratterizzata da un certo numero di posizioni di danza classificate in ordine di importanza” [Bancroft-Hunt, 1979: 110]. Le più importanti erano quelle degli Sciamani e dei Dluwulaxa, “Quelli-che-discendono-dai-cieli”. La più potente era però la terza, quella degli Hāma'tsa, la “Società dei Cannibali”, alla quale potevano appartenere solo i capi e le persone di alto lignaggio.

Membri della Società del Lupo dei Kwakiutl (Kwakwaka'wakw) danzano in una “grande casa” (da: Franz Boas, 1897, “ The social organization and the secret societies of the Kwakiutl Indians”, Annual Report, US National Museum,  313-738)

   “Ciò che distingueva il “Cannibale” dai membri di tutte le altre società religiose era la sua passione per la carne umana. Si gettava sugli spettatori mordendoli e strappando bocconi di carne dalle loro braccia. La sua danza era quella di un folle inebriato dal “cibo”, un cadavere preparato in precedenza, che gli veniva recato da una donna sulle braccia tese. Nelle grandi occasioni i “Cannibali” mangiavamo i corpi di schiavi uccisi a questo scopo” [Benedict, 1960: 181]. Come accadde a Fort Rupert, nel nord dell’isola di Vancouver, nella seconda metà dell’ottocento [Vedi nota n. 115]. L’antropologo Franz Boas ascoltò il racconto di un indiano, che era stato testimone di un altro raccapricciante episodio: “una schiava doveva ballare davanti agli Hāma’tsa. Prima di cominciare esclamò: “Non abbiate fame, non mangiatemi!” Nello stesso momento il suo padrone che le stava dietro l’uccise con un colpo d’accetta sul cranio. Poi gli Hāma’tsa la mangiarono. Lo stesso indiano spiegò che era difficilissimo mangiare carne umana fresca. Molto più difficile che mangiare salme essiccate” [Volhard, 1949: 377]. Solo dopo aver bevuto sangue umano si diventa infatti membro della Società segreta, anche se il primo “pasto” verrà consumato in gran segretezza assieme agli altri Hāma’tsa. In tal modo sarà in grado di aggiungere teschi umani in legno alla propria maschera. Nel XIX secolo Jacobsen, collezionista di oggetti etnografici per conto del Museo di Berlino, vide maschere Hāma’tsa con almeno otto teschi...[Volhard, 1949: 380].


Una foto realmente terribile! Un Hāma’tsa Kwakiutl si predispone a mangiare la “mummia” legata in posizione fetale (Foto Edward S. Curtis, ca. 1911, Library of Congress)

   Poiché i Kwakiutl avevano un forte timore dei morti e la gente in condizione normale era disgustata da questo atto, era evidente che esso poteva essere compiuto solo quando l’Hāma’tsa era posseduto dagli spiriti” [Bancroft-Hunt, 1979: 116]. “Proprio la ripugnanza dei Kwakiutl per la carne umana faceva del cannibalismo una compiuta espressione della virtù dionisiaca insita nel terribile e nel proibito” [Benedict, 1960: 182-183].

   In proposito i membri di questa società hanno avuto nel tempo due modalità: mangiare uno schiavo, o “cibarsi” di una salma. In quest’ultimo caso erano sostanzialmente degli endocannibali [Panoff e Perrin nel loro dizionario rilevano come sia un cannibalismo in cui la vittima è un membro dello stesso gruppo, del quale si mangiano le ossa bruciate, ridotte in polvere (Panoff-Perrin, 1975: 53). L’esocannibalismo è invece il cannibalismo per necessità o per gusto [o “bellico”, aggiungo io]. Ma gli Indiani del Nord-Ovest, pescatori per definizione, in particolare di salmoni, non avevano certo alcun bisogno di integrare la loro dieta… Poiché, anche se non ingerivano le ceneri dei parenti defunti [Endocannibalismo praticato tuttora nel mondo da diversi gruppi umani, tra cui le tribù indie dell’Amazzonia. Come gli Yanoáma (oggi Yanomami) localizzati tra Venezuela e Brasile (Biocca, 1969: 226-240)], cosa forse ben più raccapricciante prendevano un boccone di un cadavere ormai mummificato, essendo trascorsi dalla sua morte almeno uno-due anni [I Kwakiutl esponevano i loro morti in una cassa appesa agli alberi. Dopo un lungo rito, la salma veniva preparata dall’Heliga, uno sciamano (Boas, 1893: 72). Poi l’Hāma’tsa l’affumicherà, accendendo un fuoco]. Anche se subito dopo assumevano un emetico per vomitare.

   L’iniziazione del nuovo Hāma’tsa dura ca. quattro anni [Sintetizzo qui le fasi del rituale “pubblico”, poiché l’intera procedura è ben più elaborata e complessa]. Negli ultimi quattro mesi il giyakila (novizio) va a nascondersi nudo nei boschi [Nonostante la latitudine, gli Indiani del Nord-Ovest erano nudi. Specialmente in estate, durante il lavoro o nel corso di alcune danze. In inverno gli uomini si coprivano con mantelli di pelli o di scorza di cedro. Lo stesso facevano le donne, che vi aggiungevano un ampio grembiule. Va anche ricordato come i settentrionali Chilkat Tlingit tessessero pregiate coperte con corteccia di cedro e lana di capra, caratterizzate da una tavola dipinta, che rappresentava gli stemmi di clan o lignaggi. Ricercatissime in tutta la regione, presto diventarono una vera e propria moneta di scambio intertribale], coperto solo da diversi “anelli di corteccia di cedro, realizzati appositamente per l'occasione, che passa sotto il braccio sinistro e sopra la spalla destra” [Jacobsen, 2010]. Si ritiene che sia stato portato nella dimora di Bagbakualanasinae (“Il Cannibale-dell’Estremo-Nord-del Mondo”), cioè lo Spirito Cannibale. Invece si trova a non molta distanza da casa, dove riceve precise istruzioni dalla società sui corretti comportamenti da seguire.

   Trascorso il periodo di isolamento, quando gli abitanti del villaggio sentono il grido “Hap!  Hap!” ripetuto più volte, capiscono che il cannibale sta tornando e cercano di fuggire, per non essere morsicati da lui, che è in pieno furore estatico. Ma ci sarà sempre qualcuno che non riuscirà a sfuggirgli! Almeno all’inizio del XX secolo, l’Hāma’tsa si limiterà a provocare con i denti piccole escoriazioni, per succhiare quanto più sangue possibile [Volhard, 1949: 377. Comunque lo sfortunato sarà ricompensato con quaranta coperte Chilkat (Jacobsen, 1983 (1884): 30)].

   A questo punto l’Hāma’tsa è titubante, poiché ancora non si decide ad entrare nella “grande casa”, dove l’attendono i vecchi Hāma’tsa, che vi si sono precipitati dentro nudi e dove si svolgerà il rito principale e segreto.

   L’Hāma’tsa, comunque, continua sempre più ad avvicinarsi. Accompagnato dall’assistente Kinqalalala, una parente, anch’essa nuda. Indossa una maschera e sulle braccia tiene un cadavere o la sua effigie, che raffigura “la schiava del mito di origine che attirava gli uomini nella casa di Bagbakualanasinae e poi li uccideva per il suo padrone” [Bancroft-Hunt, 1979: 114]. 

La Kinqalalala per calmare l’eccitazione del novizio ad un certo momento inizia a danzare. Indietreggiando lentamente verso la porta, in modo da portarlo all’interno. Infine l’aspirante Hāma’tsa entra nella casa…


da: VIAGGIO ATTRAVERSO L'INSIDE PASSAGE, NELLA TERRA DEGLI INDIANI DEI TOTEM E DELL’EX AMERICA RUSSA. SULLA COSTA DEL PACIFICO DELL’AMERICA DI NORD-OVEST, TRA COLOMBIA BRITANNICA E ALASKA (E-Book e versione cartacea, a colori e in bianco e nero, 192 pp., 191 foto)

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