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domenica 3 marzo 2024

133.ALLA SCOPERTA DEL MONDO. ARCHEOLOGI, ESPLORATORI, GRANDI VIAGGIATORI, GEOLOGI, NATURALISTI, PALETNOLOGI. VOL. 4: AMERICA

 

Il gruppo di lavoro di Alfred P. Maudslay nella giungla di Quirigua (Guatemala), 1883

   20 sono i personaggi presenti in questo libro, andati alla ricerca di Conoscenza (geografica, storica e culturale), ma anche di Avventuradalla Groenlandia, alla Terra del Fuoco. Ed è stato l’amore per l’Avventura, coniugata sottilmente con la Conoscenza, che ha indissolubilmente legato tra loro queste figure. Dando vita ad uno straordinario filo conduttore, che si è andato snodando, dall’Artico fino a Capo Horn, attraverso epoche, culture, civiltà, popolazioni, territori, nel corso di una continua sfida dell’Uomo contro l’ignoto.

   Sette sono gli esploratori, quattro i naturalisti, sette sono anche gli archeologi, oltre a un geodeta e un geologo.

   Le loro nazionalità sono le più diverseAl pari delle epoche, nelle quali hanno vissuto e operato: dall’anno Mille, alla fine del II° millennio.

   Tra loro, i conquistadores spagnoli, addentrandosi nell’ignoto e navigando lungo fiumi impetuosi, scopriranno cose mirabili e nuove terre, anche se si dovranno confrontare contro donne guerriere.

    Altri, inoltrandosi nel fitto delle giungle del Centro e Sud America, scopriranno i resti di superbe civiltà antiche, di cui si ignorava l’esistenza.

   Poi, attraversando da est a ovest il continente, incontreranno, spesso per la prima volta, le numerose tribù pellerossa del Nord America. Mentre, spingendosi profondamente all’interno del Sud America, si imbatteranno nelle bande degli indios. Non sempre d‘indole pacifica, tanto che, in qualche caso, i loro attacchi dovranno essere purtroppo respinti a fucilate.

   Gradatamente, uno dopo l’altro, mondi nuovi e inaspettati continueranno a disvelarsi davanti agli occhi sbalorditi e curiosi degli esploratori e susciteranno l’interesse scientifico di studiosi e ricercatori.

   A volte sarà la natura in toto l’oggetto privilegiato del pluriennale studio di un paio di scienziati, il cui raggio d’azione avrà le dimensioni di mezzo continente. O sarà solo uno dei suoi molteplici aspetti, a far sì che un pittore si interesserà al variopinto universo degli uccelli.

   Alcuni di essi si muoveranno per scopi più concreti. Andando alla ricerca, a cavallo e a piedi: dell’oro, delle Sette Città di Cibola, dell’Eldorado, di fantastiche città perdute nella giungla. Mentre qualcuno a dispetto di fantasiosi miraggi, ne troverà realmente una... Arroccata sopra i pianori di alte e inaccessibili montagne. Per secoli difesa dalla cupidigia degli uomini, grazie alla sua remota posizione, circondata com’era da giungle impenetrabili e dalle tumultuose acque di un fiume.

   E che dire, poi, di coloro che scopriranno l’esistenza di intere civiltà, del tutto ignote fino ad allora? Oppure contribuiranno a farle conoscere per ciò che veramente sono, senza dare adito a immaginifiche e mirabolanti ricostruzioni storiche?

   O, andando testardamente appresso ad un plurisecolare mito, dopo aver vagato per anni da un luogo all’altro del continente, c’è chi si troverà letteralmente “sotto i piedi” ciò che cercava? È allora che la leggenda, “facendo capolino” da quello che era stato sempre ritenuto solo un “libro delle favole”, diventerà tangibile realtà. Subito “cooptata”, per entrare a pieno diritto nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Non a caso, il padre di colui che, a suo tempo, soffiò l’alito vitale al “mito”, è anch’esso presente nel libro

   Neppure vanno dimenticati coloro che dedicheranno molti anni della loro vita al sacro fuoco della scienza geodetica, specializzazione ai più del tutto sconosciuta. Poiché abbandoneranno patria e famiglia, per cimentarsi, in un remoto angolo del mondo, in osservazioni, che ancora oggi appaiono del tutto astruse. Inoltre, per misurare l’arco di meridiano all’Equatore, si dovranno improvvisare alpinisti e scalare alte montagne e minacciosi vulcani, portandosi appresso le pesanti attrezzature dell’epoca! Qualcun altro, ancora, vagherà per anni tra giungle, fiumi e montagne, per poter disegnare i confini politici, tra Stato e Stato.

   Alcuni, per finanziare le proprie imprese, spesso assai costose dal punto di vista logistico, dovranno fare affidamento solo sulle proprie risorse, o sui contributi di istituzioni, giornali e facoltosi amiciTre di loro sono invece benestanti. Anzi, due sono addirittura straricchi… Per cui il loro unico problema sarà quello di procurarsi sempre il miglior equipaggiamento esistente sul mercato. Così, negli anni ‘1920, ci sarà chi disporrà di: aereo, aerofotografia, radio rice-trasmittente

   Il libro narra anche di una spedizione scomparsa nel nulla, alla ricerca di un “sogno”, che un esploratore inglese aveva sempre tenuto gelosamente segretoMa anche delle decine e decine di missioni, andate invano a cercarla, per quasi un secolo.

   Il sogno riguardava l’esistenza di una città favolosadescritta da un’antica cronaca, probabilmente apocrifa, situata in una regione, dove l’unica civiltà visibile ancora oggi è quella dei villaggi degli indios, immersi nelle boscaglie e circondati dai fiumi.

   A questo punto, però, si impone un ma…! Perché proprio in questi ultimi tempi, un antropologo americano, che da tredici anni ricercava tra gli indios, aiutato da una buona dose di fortuna e dalla sua perspicacia, due doti invero non secondarie, che si sono aggiunte al fatto che era anche un archeologo, affermerà come quella lontana fantasticheria avesse un fondamento di verità. Presumibilmente derivante da leggende tramandate di generazione in generazione dagli indios… Poiché ha scoperto ben venti insediamenti risalenti all’800-1600 d.C., collegati da strade, con case costruite con il materiale esistente nella regione: terra, legno, palme. Ogni insediamento aveva dai 2.000 ai 5.000 abitanti. Cioè numeri ben superiori a quelli degli odierni villaggi, che sono nell’ordine delle centinaia di anime. Poiché le città risalgono a ben prima dell’avvento dei brancos, i bianchi, con le loro malattie e la loro “pacificatrice” violenza. Una scoperta, confermata anche dai radar, dalle rilevazioni satellitari, dai sensori remoti, che ha una portata incredibilmente rivoluzionaria, poiché ha sconvolto le fondamenta stesse dell’Archeologia precolombiana. Tanto che andrebbero, forse, rivalutate le stesse “cronache”, sulle quali si basò la ricerca dell’esploratore scomparso!

   E dire che negli anni ‘1950 il figlio aveva, senza successo, sorvolato la zona. Così la recente straordinaria scoperta potrebbe essere stata resa possibile, grazie al cambiamento climatico, che ha amplificato e moltiplicato gli incendi, anche delle boscaglie del Mato Grosso… 

Nord America

1. Eirík “Il Rosso” (Eirík Thorvaldsson “Rauði”) e la colonizzazione vichinga di Grænland, la “Terra Verde”

2. Francisco Vásquez de Coronado, cercando l'oro, scoprì uno straordinario "giacimento" archeologico e culturale

3. Meriwether Lewis e William Clark: l'avventurosa scoperta del Nord America lungo 11.265 chilometri di terra indiana

....

   "Prendete un pugno di uomini al comando di due soldati di professione. Aggiungete qualche guida, magari franco-canadese, capace di muoversi agevolmente, sia sui fiumi che sul terreno. Inserite uno schiavo negro come domestico e, infine, la moglie indiana di un trapper: ecco l’organigramma di quella che costituì la prima grandiosa traversata, da est a ovest, del continente nordamericano. Ma non basta... Pur essendo stati i primi ad oltrepassare le Montagne Rocciose, portandosi fin sulla sponda dell’Oceano Pacifico ed aver individuato numerose specie vegetali ed animali, il risultato "principe" della grandiosa, epica impresa non è stato, certo, il percorso seguito. Bensì l’incontro culturale (in un caso sarà purtroppo uno scontro fisico) con decine e decine di tribù di pellerossa, di cui per lo più si ignorava totalmente l'esistenza. Un “incontro” reciproco, naturalmente, perché saranno anche i primi bianchi (e negri) visti dalla maggior parte delle nazioni indiane…

(...) Dopo due anni, quattro mesi e dieci giorni ed aver percorso 11.265 chilometri di terre ignote, i Corps of North West Discovery raggiungono nuovamente St. Louis. Hanno scoperto duecento specie botaniche e contattato tribù indiane, i cui membri comprendevano, sia coloro che parlavano un inglese elementare e indossavano cappotti e cappelli regalati da capitani di navi europei, sia coloro che non avevano mai visto prima d’allora un uomo bianco.…

   Servendosi anche delle carte disegnate dagli indiani (su pelle o stuoie, o tridimensionali disegnate sulla sabbia, spesso non orientate a nord, ma al tramonto, o all’alba, o in direzione del viaggio e con le distanze misurate in giorni), mappe, schizzi e appunti daranno vita alla Mappa del Nord America occidentale. Inoltre l’Estimate of Eastern Indians (...) costituisce un considerevole sforzo euristico, sistematico e comparativo, su circa cinquanta tribù e bande di pellerossa, strutturato su diciannove domande: etnonimi, numero di villaggi, tende, guerrieri, abitanti, partners commerciali, località di scambio, nazioni nemiche, alleati, ecc… A Fort Clatsop è stato invece elaborato l’Estimate of the Western Indians (...) Entrambe comunque forniranno un quadro pressoché completo del panorama etnico amerindiano: dalle pianure del Canada al Texas settentrionale, dall’ovest dei Grandi Laghi alle Montagne Rocciose." 

4. L'ornitologo che faceva il pittore: l'americano John J. Audubon, naturalista e celebre disegnatore di uccelli

5. La scoperta di Vínland, l'America dei Vichinghi. Così Helge Marcus Ingstad, esploratore e archeologo norvegese, trasformò un mito in un fatto storico

Centro America

6. Da Wall Street alla scoperta della civiltà Maya: l’avvocato americano diventato archeologo, John Lloyd Stephens, autore della prima seria indagine nello Yucatán

Disegno di Catherwood del cenote di Bolonchén (Campeche). Gli indios scendevano nel pozzo naturale, grazie a questa gigantesca scala


Quarta di copertina: l’A.dall’alto della grande piramide Maya Nohoch Mul (42 m), di CobàQuintana Roo (penisola dello Yucatan), Messico. Stephens (cap.6) ne aveva sentito parlare nel 1842, ma la sua remota posizione gli impedì di raggiungerla, tanto che preferì studiare il sito Maya di Tulum, sulla costa del Mare dei Caraibi. L’archeologo Eric Thompson, maggiormente noto per lo straordinario lavoro (immersione compresa) effettuato nel cenote sacro di Chichén Itzá (cap. 8)visitò invece il sito diverse volte negli anni ‘1920-30 (© Franco Pelliccioni) 

7. Un perfezionista nella terra dei Maya: l'inglese Alfred P. Maudslay "padre dell'archeologia scientifica sul campo" in Mesoamerica

8. Tra i Maya e i loro discendenti: l’archeologo Alfred Marston Tozzer, il massimo studioso dell'antica civiltà mesoamericana

9. Quei "cabezones" degli Olmechi. Nel 1954 Matthew W. Stirling, l’uomo della Smithsonian, ultimava la sua ricerca su una delle più antiche civiltà mesoamericane da lui scoperta

Matthew Stirling accanto all’Altare 5 di La Venta
(dal documentario Exploring Hidden Mexico del 1943, Smithsonian Institute National Anthropological Archives)


Nel corso delle spedizioni effettuate da Matthew Williams Stirling nel 1938-46 nella regione degli Olmechi, Messico meridionale, vennero scoperte colossali teste in pietra vecchie di 2.500 anni. Come questa, una delle tre riportate alla luce presso il sito di La Venta. Probabilmente raffigurava una divinità o un potente condottiero

Sud America

10. Lungo il Rio delle Amazzoni. Fu il luogotenente di Pizarro, Francisco de Orellana, che per primo discese il grande fiume

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L’incontro-scontro con le Amazzoni, giugno 1542

  "Era una regione "bella dove crescevano querce sempreverdi e sugheri". Qui gli indios, e non solo loro… attaccarono gli spagnoli. Fra' Gaspar de Carvajal, cronista della spedizione, ricorderà come: "essi erano soggetti e tributari delle Amazzoni, e avendo saputo del nostro arrivo erano andati da quelle a chiedere aiuto, e qui vennero almeno dieci o dodici di esse, perché noi stessi vedemmo queste donne, che combattevano davanti a tutti gli indiani come donne capitane, ed esse si battevano così coraggiosamente che gli uomini non osavano fuggire e chiunque tentasse di fuggire lo uccidevano con le mazze (…) Queste donne sono assai bianche e grandi, e portano i capelli lunghissimi intrecciati e avvolti attorno al capo, e sono molto robuste [e vanno quasi nude, con le parti intime coperte], con le frecce e gli archi in mano, e combattono con vigore di dieci guerrieri indiani…".

Sono le leggendarie Amazzoni!"

11. Quell'irrequieto misuratore della terra: Charles-Marie de la Condamine, matematico, geodeta nonché avventuroso esploratore

12. I Tropici visti da un prussiano. Nel 1804 il Barone Friedrich Heinrich Alexander von Humboldt, naturalista e geografo, ultimava la sua storica esplorazione in Sudamerica

13. La vita avventurosa di un paleontologo: il francese Alcide d'Orbigny, viaggiatore, naturalista e padre della micropaleontologia

14. L'uomo che esplorò la Guyana: l'esploratore e naturalista sir Robert H. Schomburgk, prussiano di nascita, al servizio dell'Inghilterra

15. John Louis Rudolphe Agassiz, lo scienziato celebrato da Longfellow. Zoologo, naturalista, paleontologo, glaciologo svizzero-statunitense

16. I tesori dissepolti del Perù archeologico: Max Uhle, uno tra i principali studiosi delle antiche culture andine

17. Uno dei grandi misteri della storia delle esplorazioni. "L'archetipo di "Indiana Jones", il colonnello ed esploratore inglese Percy Harrison Fawcett, scomparve nel 1925, cercando una fantomatica città perduta nel Mato Grosso brasiliano

...

   "Il celebre esploratore britannico Percy Harrison Fawcett (1867-1925?) scomparve infatti nel nulla, quando nel 1925 si mise alla ricerca dei resti di una città leggendaria: forse parte dell'Atlantide?!    "Attraverseremo lo Xingú al decimo Parallelo e ci inoltreremo diritti verso est, attraverso il Tocantins. Superato questo, là dove s'incontrano gli Stati di Goiáz, Piauí e Baía, si trova "Z", il mio obiettivo principale... Quando avremo terminato le nostre ricerche ci sposteremo verso est fino al São Francisco (...) non molto lontano, dall'altra parte del fiume, si trova la città del 1753, che intendo visitare prima di uscire dalle zone selvagge a Salvador". Non sapeva che, dopo la sua sparizione, egli stesso sarebbe diventato una leggenda!

(...) Il 29 maggio del 1925 due mulattieri brasiliani rimandati indietro recano l'ultima lettera indirizzata alla moglie: "penso che verremo a contatto con gl'Indiani tra una settimana o una decina di giorni. Siamo qui al Campo del Cavallo morto, a 11°43' di latitudine Sud e 54°35 Ovest, esattamente nel punto in cui morì il mio cavallo nel 1920 (…) Non devi temere che non si riesca".

  "La spedizione, alla quale partecipano il figlio primogenito ventunenne Jack e il suo amico Raleigh Rimmel, è in procinto di lasciare le sorgenti dello Xingú, per inoltrarsi in terre sconosciute!

   Da quel momento non si saprà più nulla. Va ricordato come la spedizione fosse "leggera", cioè in grado di inoltrarsi più agevolmente nelle terre degli indios, senza tema di venire scambiati per invasori. Anche perché la loro stessa sopravvivenza era legata alle risorse dei luoghi."

   "Se non dovessimo tornare", aveva sostenuto, "non voglio che vengano a cercarci con spedizioni di soccorso. È troppo pericoloso. Se con tutta la mia esperienza, non riusciamo noi a farcela, che speranza può esserci per gli altri? Ecco perché non voglio dire esattamente dove andiamo. Sia che riusciamo a salvarci e ritornare, sia che lasciamo là le nostre ossa a marcire, una cosa è certa. La soluzione dell'enigma dell'antica America del Sud - e forse di tutto il mondo preistorico - si troverà solo quando le antiche città saranno ritrovate e aperte alla ricerca scientifica. Che queste città esistano, lo so con certezza...".

   “Se il viaggio non avrà successo, tutto il mio lavoro nell’America meridionale si concluderà con un fallimento, poiché non potrò fare più nulla. Sarò inevitabilmente screditato come visionario, accusato di volermi soltanto arricchire personalmente” (…)

ALLA RICERCA DI FAWCETT: IERI (1927-1957)

(...) Molti hanno supposto che gli indigeni locali li abbiano uccisi, poiché a quel tempo diverse tribù vivevano nelle vicinanze: i Kalapalo, che furono gli ultimi a vederli, o gli Arumá, i Suyá o i Xavante, nel cui territorio stavano penetrando. Entrambi i giovani erano malati e camminavano con difficoltà quando sono stati visti l'ultima volta, ma non ci sono prove che furono uccisi. È probabile che siano morti per cause naturali nella giungla brasiliana”.

   Si dovranno comunque aspettare oltre venticinque anni, per avere la conferma dell’inesistenza di quella città, almeno come l’aveva concepita Fawcett, grazie alle due spedizioni e relative ricognizioni aeree effettuate nel 1952-4 dal figlio Brian (1906-1984). Sarebbero infatti tutte fallite quelle che, a partire dal 1927, si organizzarono, per individuare le tracce del colonnello e dei suoi compagni. Incluse quelle dei singoli individui che, a vario titolo, in quegli anni già si trovavano, o si inoltrarono, nel Mato Grosso, per cercarlo, spesso perdendovi anche la vita."

(...) 1931

  "Nella regione del fiume Kuluene la spedizione antropologica dell’Università della Pennsylvania diretta da Vincent Petrullo (1906-1991) si imbatte in indios Kalapalo, che avevano incontrato i tre uomini scomparsi. A quanto pare i giovani erano malati e non volevano proseguire. Per cinque notti gli indios da lontano videro innalzarsi il fumo del loro accampamento, poi più nulla. Più tardi constateranno che l’accampamento era stato abbandonato. Questa sarà la versione “ufficiale”, più meno integrata da altri particolari, che da allora in poi sarà fornita dai Kalapalo sulla misteriosa scomparsa della spedizione…

Uomini della tribù Kalapalo

   Petrullo ritiene che Fawcett probabilmente “è morto di sete, fame o malattia. Da qualche parte nelle dense foreste ad est del fiume Kuluene. Credo sia impossibile per il colonnello Fawcett essere vivo in una regione che non si conosce. Là le notizie viaggiano velocemente. Specialmente se riguardano uomini bianchi, perché ce ne sono pochi”.

(...) 1932

   "A questa nobile “gara” prende parte anche un personaggio che, interessandomi a Ella Maillart, a suo tempo avevo debitamente citato: il giornalista del Times di Londra Peter Fleming (1907-1971), fratello del più noto Ian, il creatore di James Bond. Infatti la grande viaggiatrice e scrittrice svizzera lo incontrerà a Pechino nel 1935 ed effettuerà con lui uno straordinario viaggio fino in India."

(...) Dopo aver letto un’inserzione apparsa sul Times: “spedizione esplorativa e sportiva, con guida esperta, partente Inghilterra giugno per esplorare Brasile centrale, se possibile accertare fine colonnello Fawcett; caccia abbondante, piccola e grossa; pesca eccezionale; posto libero per due fucili; referenze reciproche”, come corrispondente del giornale partecipa alla spedizione organizzata da Robert Churchward. Raggiungendo con la guida di due indios Tapirapé l’Alto Xingú e il “Campo del Cavallo Morto”, l’ultima posizione conosciuta della spedizione. Purtroppo la missione è destinata a fallire, per i dissapori con il leader sul campo, il capitano Holmani”.

18. L'Amazzonia di Alexander Hamilton Rice. Una singolare figura di esploratore, medico e geografo statunitense nel Sudamerica degli anni venti

...

Il sanguinoso attacco dei Guaharibo (Yanoáma), 1920

   "Nel gennaio del 1920 Hamilton Rice è accampato, con la sua numerosa e bene armata spedizione, nei pressi delle rapide Guaharibo (Venezuela), tra Venezuela e Brasile, sul lato occidentale della Sierra Parima, al confine con il territorio degli indios Guaharibo (“le bianche scimmie urlatrici”). A piedi ha raggiunto faticosamente la zona, dopo aver lasciato l’Eleanor II, la sua imbarcazione di oltre 13 metri. E i Guaharibo costituiscono un gruppo Yanoáma, definito dall’antropologo Chagnon, che decenni dopo vi condurrà una ricerca, il “Popolo Feroce”, per la loro determinata resistenza agli stranieri. Oltre tutto discendono dai guerrieri che, meno di due secoli prima (1763), avevano selvaggiamente combattuto contro gli spagnoli...

   Subito si avvicina una banda di indios, dalle intenzioni non certo pacifiche. Provvisti, come sono, di lunghi archi, frecce e mazze. Si cerca perciò di parlamentare in spagnolo, ma anche in Tupí-Guaraní e Makiritari. Facendo il gesto di donare coltelli, ami e specchi. Atteggiamento che viene però frainteso e scambiato come segno di debolezza. Imbracciati archi e frecce, quattro indios sono pronti a colpire. Ritenendosi sotto attacco, gli esploratori, dotati di fucile, carabina e revolver, dapprima sparano in aria. Poi ad altezza d’uomo, dopo che una freccia al curaro, lunga 2 m, si infilza accanto ad Hamilton Rice. Così vengono uccisi due indios e l’assalto è respinto, ma la spedizione dovrà essere interrotta. Hamilton Rice più tardi scriverà: “non c'erano alternative, loro erano gli aggressori, sdegnando ogni tentativo di parlamentare o di tregua, ci hanno costretto alla difesa, cosa che risultò disastrosa per loro e una profonda delusione per me”.

19. Machu Picchu: la "Vecchia Cima" perduta tra le nuvole. La città degli Incas scoperta nel 1911 dall’archeologo americano Hiram Bingham

...

   "E dire che fino ad allora non si era molto fidato di quel ragazzino Quechua, che gli avevano affibbiato come guida… Poi, non essendo uno specialista nel campo, pensa che nessuno crederà mai alle sue parole. Fortuna che con sé ha una macchina fotografica. Potrà così riprendere ciò che incredibilmente ha davanti agli occhi: Machu Picchula città perduta degli Inca. Una maestosa città, dalla raffinata architettura, che impressiona per come è stata pianificata. Adattandosi perfettamente all’ambiente che la circonda, inclusi i due splendidi picchi, coperti da nuvole. Oltre tutto c’è uno straordinario panorama mozzafiato, visto il dislivello di oltre 300 m!"

Come si presentava Machu Picchu a Bingham nel 1912, dopo i primi lavori di pulitura (da: National Geographic, aprile 1913)

   20. Avventure etnologiche di un grande geologo. Versatile e intrepida figura quella di Victor Oppenheim, scienziato franco-lettone, studioso del Sudamerica

Da: ALLA SCOPERTA DEL MONDOARCHEOLOGI, ESPLORATORI, GRANDI VIAGGIATORI, GEOLOGI, NATURALISTI, PALETNOLOGI.  VOL. 4: AMERICA 

E-Book, versione cartacea in bianco e nero di grandi dimensioni (16,99 x 1,17 x 24,41), 253 pp, 243 note,  Bibliografia, 197 immagini (14 sono dell'A.), Appendice ("Narrazione Storica di una Grande, Nascosta Città Antichissima, Senza Abitanti. Che Venne Scoperta nel 1753", conservata con il n.512 nella Biblioteca Nazionale di Rio de Janeiro)





INTRODUZIONE 

NORD AMERICA 

1. EIRÍK “IL ROSSO” (EIRÍK THORVALDSSON “RAUÐI”), ca. 945-950- ca. 1002 

In Groenlandia 

In Islanda 

Si naviga verso la “Terra Verde” 

2. FRANCISCO VASQUEZ DE CORONADO, 1510-1554 

3. MERIWETHER LEWIS, 1774-1809 e WILLIAM CLARK, 1770-1838 

4. JOHN JAMES AUDUBON, 1785-1851 

5. HELGE INGSTAD, 1899-2001 

La visita di Anse-aux-Meadows (isola di Terranova), alla personale “scoperta” di Vínland 

Alla ricerca della mitica Vínland 

Biografia 

Governatore della Terra di Eirík il Rosso (1932-33), Groenlandia orientale, quindi Governatore delle Svalbard

Tra gli Apache, 1938; i Nunamiut alaskani, 1950-51; in Groenlandia, 1953 

CENTRO AMERICA 

6. JOHN LLOYD STEPHENS, 1805-1842 

L’incontro a Londra con l'artista e architetto Frederick Catherwood, 1836

Il contratto da firmare prima della partenza per il Messico, 1839 

La spedizione si inoltra nella regione dei Maya, 1839 

7. ALFRED PERCIVAL MAUDSLAY, 1850-1931 

Centro America, Indie occidentali, Queensland australiano, Polinesia 

Tra i Maya: Honduras britannico (Belize), Guatemala, Messico, 1880-1894 

8. ALFRED MARSTON TOZZER, 1877-1954 

Nello Yucatán, tra le rovine Maya e gli indios Lacandoni, 1902-1905 

In Guatemala, 1910-11 

9. MATTHEW W. STIRLING, 1896-1975 

Biografia 

Florida, Sud Dakota, Nuova Guinea, 1923-1927 

In Sud America, 1928-1932 

Mesoamerica e America Centrale: la scoperta delle “teste” degli Olmechi, 1938-1946 

Panama, Ecuador, Costarica, Jalisco (Messico), 1948-1967 

SUD AMERICA 

10. FRANCISCO DE ORELLANA, 1500-1545

L’incontro-scontro con le Amazzoni, giugno 1542 

Alla ricerca dell’Eldorado 

La spedizione lascia Quito, 1539 

Si naviga, prima lungo il Rio Napo, poi nel Rio “non ancora” delle Amazzoni… 

Le Amazzoni 

È raggiunta Nueva Cádiz, agosto 1542 

La seconda spedizione, 1545 

Le Amazzoni e gli indios Tupinambá 

11. CHARLES-MARIE DE LA CONDAMINE, 1701-1774 

Colombia, Panama, Ecuador, 1735-36 

Marzo 1743: “l’arco è misurato”… 

12. FRIEDRICH HEINRICH ALEXANDER VON HUMBOLDT, 1769-1859 

Parla Humboldt 

Cenni biografici 

13. ALCIDE CHARLES VICTOR MARIE DESSALINES D'ORBIGNY, 1802-1857 

In Sud America, tra pericoli di ogni natura, attacchi di pirati e corsari, percorre 3.500 km, ricercando nei più vari campi e collezionando un’immensa mole di materiali, 1826-1834 

Ritorno in Francia, 1834 

14. SIR ROBERT HERMANN SCHOMBURGK, 1804-1865 

Cartografo nelle isole Vergini, 1831-1835 

Nella Guyana britannica, 1835-1839 

Traccia i confini tra Guyana, Venezuela e Brasile, 1840-1844 

15. JEAN LOUIS RUDOLPHE AGASSIZ, 1807-1873 

Biografia 

Vienna, Parigi, Neuchâtel 

Tra i ghiacciai delle Alpi, 1837 

Tra i ghiacciai della Scozia, 1840 

Stati Uniti, dal 1846 

La spedizione Thayer (Brasile), 1865-66 e la crociera dell’Hassler, 1871-1872 

16. MAX UHLE, 1856-1944 

Argentina, Bolivia, Perù, 1892-1897 

Ancora in Perù, 1899-1901, 1903-1909 

In Cile, 1912-1918 

In Ecuador, 1919-1933 

Di nuovo in Perù, 1939-1942 

17. PERCY HARRISON FAWCETT, 1867-1925? 

L’autentico Indiana Jones, nel corso della sua ultima esplorazione sudamericana, alla ricerca di una civiltà perduta, scompare nel nulla (1925)

La biografia di un eccezionale, coraggioso, visionario include ben otto esplorazioni, tra Bolivia e Brasile 

Le ultime notizie dal Campo del Cavallo Morto: 29 maggio 1925 

La rivalità Fawcett-Alexander Hamilton Rice 

Una misteriosa scomparsa 

ALLA RICERCA DI FAWCETT: IERI (1927-1957) 

ALLA RICERCA DI FAWCETT: “OGGI” (1982-2005) 

L’incontro con l’esploratore Fawcett, secondo la narrazione tramandata oralmente dai Kalapalo 

La straordinaria scoperta nel Mato Grosso di una rete di città precolombiane: Kuhikugu. Fawcett aveva quindi ragione? 

18. ALEXANDER HAMILTON RICE JR., 1875-1956 

Una biografia “molto” al di sopra delle righe

Sette spedizioni in Amazzonia, 1901-1925 

Il sanguinoso attacco dei Guaharibo (Yanoáma), 1920 

Nel corso dell’ultima spedizione modernamente equipaggiata (utilizzo dell’aereo e dell’aerofotografia, disponibilità di una radio rice-trasmittente) viene girato il primo documentario sull’Amazzonia, 1924-1925 

19. HIRAM BINGHAM, 1875-1956 

L’incredibile scoperta sulle Ande peruviane, 1911 

Biografia 

Una prima spedizione sulle tracce di Bolivar (Venezuela, Colombia) è seguita da quella della strada spagnola, tra Argentina e Perù, 1906-1908 

La Yale University Peruvian Expedition e la scoperta di Machu Picchu, che ritiene essere Vilcabamba, 1911 

20. VICTOR OPPENHEIM, 1906-2005 

Biografia 

In Sud America 

Argentina, dal 1930 

Brasile e Perù, 1935-36 

Cinquanta spedizioni tra Ecuador (9 spedizioni), Colombia (23), Bolivia (8), Perù (10), 1937-1949 

Stati Uniti, e non solo… 

APPENDICE 

BIBLIOGRAFIA 

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PAGINA AUTORE ITALIA;

https://www.amazon.it/Franco-Pelliccioni/e/B01MRUJWH1/ref=dp_byline_cont_book_1

sabato 2 marzo 2024

132.ALLA SCOPERTA DEL MONDO. ESPLORATORI, GEOLOGI. VOL. 3: ARTICO – ANTARTICO

 

Slitta neozelandese con materiale (carburante, equipaggiamento) e cibo, da depositare lungo il percorso,
 Commonwealth Trans-Antarctic Expedition (CTAE), Polo Sud, 1957-1958

Ecco i nomi dei personaggi inclusi nel terzo volume della mia Tetralogia degli Esploratori: 

1. 37.000 chilometri a piedi tra i ghiacci, il "carnet" di viaggio dell’esploratore scozzese John Rae. Con le sue imprese, nel XIX secolo ha apportato un notevole contributo alla conoscenza del Grande Nord canadese. La grande esperienza accumulata nel Canada settentrionale gli consentì di muoversi utilizzando al meglio le tecniche di chi da sempre viveva nell'Artico, Indiani e Inuit (eschimesi), che impiegava come guide e interpreti. Indossava abiti di pelliccia. Si spostava con un equipaggiamento ridotto al minimo. Si procurava il cibo utilizzando le tecniche venatorie proprie degli "uomini dalle ombre lunghe".

2.. L'ultimo volo dell'«Aquila». Nella storia delle grandi esplorazioni, un posto del tutto singolare è occupato dalla spedizione al Polo Nord, sul finire del XIX secolo, dell’ingegnere svedese Salomon August Andrée che, a bordo di una mongolfiera, poi abbandonata, scomparve tra i ghiacci con i suoi due compagni di viaggio. Mistero che sarà svelato dopo 33 anni!

"La visita allo Scott Polar Research Institute di Cambridge

   Non posso credere ai miei occhi… Eppure all’interno di un’ultimissima vetrina posta all’ingresso, e dedicata alle comunicazioni polari, sembra che ci sia: un piccione! E dire che, entrando nel museo, desideroso com’ero di iniziare al più presto la sistematica e scrupolosa “ricognizione” delle straordinarie testimonianze polari britanniche dello Scott Polar Research Institute, mi era completamente sfuggita. Subito mi domando se è, come penso. Ma sì, è incredibile! Proprio davanti a me, con accanto il suo bravo “collarino” con il logo della spedizione, c’è uno dei piccioni viaggiatori che lo svedese Andrée si portò appresso, sul finire dell’ottocento, nella sua corsa aerea al Polo Nord. Ed è anche uno degli unici due che, nel tempo, si “ritrovarono” a suon di fucilate… Così la visita a Cambridge non può non farmi riandare con il pensiero a quella spaventosa, poi del tutto misteriosa, tragedia sui ghiacci.

La misteriosa scomparsa di un pallone aerostatico diretto al Polo Nord, 1897

   Nella storia dell’arcipelago artico delle Svalbard, che comprende anche i numerosi “attacchi” da qui sferrati per “conquistare” il Polo Nord, un posto del tutto singolare è infatti occupato dalla spedizione di un ingegnere svedese, che scomparve tra le brume e i ghiacci con i suoi due compagninel primo tentativo di raggiungere su un pallone aerostatico il Polo. Una missione sfortunata, che pretese il prezzo più alto: le giovani vite dei tre coraggiosi uomini.

   Fin qui non ci sarebbe alcunché da eccepire. La storia delle esplorazioni è costellata di nomi di ardimentosi mai più rintracciati. Come quello del colonnello Percy Fawcett. Nella “norma” rientra anche il fatto che subito si inviarono, seppure inutilmente, numerose missioni di soccorso: alle Svalbard, sulle coste siberiane e, nel 1899, nella Groenlandia orientale. Non si ritrovò quasi niente. Salvo alcuni messaggi lasciati andare fin dall’inizio. Inseriti nei gavitelli. O, come abbiamo visto, attaccati sotto l’ala di un paio di piccioni.

   Il tutto, però, continua ancora a far parte delle inesorabili regole del “gioco”… Fu così che il mistero della fine di Andrée e dei suoi compagni, prima di avventura, poi di sventura, si protrarrà integro per decenni. Commuovendo il mondo intero per quest’ennesima tragedia polare. Eppure c’era stato chi, ad appena un anno dalla misteriosa scomparsa degli aeronauti, si sarebbe trovato vicinissimo, non poteva neanche immaginare quanto, dallo svelare la verità su quel terribile accadimento. Anzi, ce l’aveva letteralmente sotto i piedi! Anche perché il viaggio in mongolfiera era stato, ma allora nessuno poteva esserne a conoscenza, di brevissima durata.

Le "fotografie ritrovate": 14 luglio 1897, l’Aquila dopo l’atterraggio forzato sui ghiacci della banchisa

   Nel 1898 il solito Nathorst sbarcava sull’Isola Bianca (Kvitøya), al largo delle Svalbard. A causa delle rigide condizioni climatiche non si accorse che proprio l’isola celava ciò che il mondo stava invano cercando, da tempo! Non si poté far altro, quindi, che rassegnarsi a quello che, di certo, era stato il loro infausto destino…

Il mistero svelato trentatré anni dopo, nel 1930

   Nel 1930, cioè una generazione dopo, si verrà infine a conoscere, per filo e per segno, del tutto inaspettatamente, ciò che era accaduto nel secolo precedente. Praticamente sapremo tutto! Uno dopo l’altro verranno ritrovati, a non molta distanza dal luogo di partenza della mongolfiera: corpi, oggetti, diari, perfino un’ineccepibile documentazione fotografica che, dopo oltre trent’anni, consentirà di vedere, tra lo stupefatto e il rattristato, le fasi finali del dramma consumatosi a quelle alte latitudini. Ecco perché la vicenda umana dello svedese Andrée, una storia che Verne avrebbe volentieri firmato, sia pure dandogli un esito positivo, è totalmente fuori del comune!"

2. Conquistare il Polo Nord: la "magnifica ossessione " di Robert Edwin Peary. L'esploratore statunitense sostenne di aver compiuto l'impresa, ma in realtà si fermò a pochi chilometri dalla meta

   "Più volte ho avuto modo di scrivere sulla non conquista del Polo Nord, nel 1909, da parte dell’americano Robert Peary. Come nel 1996, quando per la Rivista Aeronautica commemorai l’impresa del dirigibile Norge di Amundsen, Nobile, Ellsworth, a cui certamente va ascritto, sia pure dall’aria, quel primato…

Ritratto di Peary, 1907

   Indubbiamente è un personaggio assai controverso della storia delle esplorazioni. Poiché, salvo le due ultime spedizioni (1905-06 e 1908-09), i cui risultati si sono dimostrati inattendibili, è evidente come Peary abbia dimostrato al mondo un indomito coraggio e una capacità di accettare stoicamente la sofferenza. Perché è un uomo ostinato e sorretto da una volontà prodigiosa, animato da un corsaro spirito individualista e dotato di evidente carisma. Insomma un uomo d’acciaio che, ad ogni costo e con ogni mezzo, assume su di sé rischi incredibili, ricercando quella gloria che può raggiungere solo conquistando il Polo. “Io devo diventare famoso”, scriverà alla madre dopo la prima spedizione. Sarà purtroppo questa la sua “magnifica ossessione”

La “corsa al Polo”

   Sul finire del XIX secolo la “Conquista del Polo” è divenuta un’autentica e sfrenata gara internazionale, in cui si cimentano esploratori delle più diverse nazionalità, tra cui i più temibili sono i norvegesi. Per di più l’anno prima dell’ultima spedizione, sulla scena polare appare quel dottor Frederick A. Cook, che Peary aveva portato appresso da giovane in Groenlandia, in qualità di etnologo. Oltre tutto gli aveva anche sistemato la gamba spezzata. È partito l’anno precedente dagli Stati Uniti, e non si sa che fine abbia fatto. “Magari è già morto…”, avrà più volte pensato Peary! Comunque Cook è ormai diventato un pauroso incubo, che sempre ha presente dentro di sé. Proprio ora che anche lui è ormai là, a “pochi passi” dal Polo, che certo, prima o poi, raggiungerà… In cuor suo sa bene che ci deve riuscire, “comunque”! Dopo tutti i tentativi esperiti partendo dalla “via americana” (le regioni settentrionali di Groenlandia e dell’isola canadese di Ellesmere), utilizzando teams di supporto per stabilire depositi di provviste e costruire igloo, ricorrendo cioè al “suo” sistema.

   Purtroppo per Peary, l’incubo si materializzerà nel 1909, al suo rientro in patria dall’Artico...

Cape Columbia, Ellesmere settentrionale, punto di partenza verso il Polo Nord. Due Eschimesi Polari accanto al cairn, con i “cartelli indicatori” fatti apporre da Peary

(...) Quanto Peary fa tra il 1892 e il 1895 è eccezionale. Di per sé sufficiente ad annoverarlo tra i più grandi esploratori polari: utilizza i cani come forza motrice e come cibo, così che viaggia spedito, con poco peso, coprendo lunghi tragitti; si è spinto ben più in là di qualsiasi europeo; sperimenta e migliora il pemmican; costruisce igloo; indossa le pellicce eschimesi, che gli servono anche come giacigli e coperte; attraversa nel punto più ampio l’ilandsis; scopre la Terra più a nord del mondo. “Prendi questa bandiera e installala nel posto più a nord che riuscirai a raggiungere”, gli aveva detto nel 1891 Hubbard, primo presidente della National Geographic Society. Ebbene, lui sì, che ci è riuscito..."

4. Dalle isole Svalbard alla cima dell'Aconcagua: Sir William Martin Conway, esploratore, alpinista, storico dell'arte, scrittore, politico inglese

5. Tracciare una "rivoluzionaria" rotta aerea dall'Europa agli Usa: un sogno sepolto sotto gli spessi ghiacci della Groenlandia. Nel 1930 moriva per il freddo e la fatica Alfred Wegener, astronomo, meteorologo e geologo tedesco

6. La storia di un uomo tra due Poli: l'aviatore ed esploratore americano Lincoln Ellsworth, il cui nome è legato all'impresa del Norge, ma non solo…

7. La "donna di ghiaccio". Nel 1955 l'esploratrice statunitense Louise Arner Boyd sorvolava il Polo Nord, ma aveva già effettuato ben sette spedizioni nell’Artico

8. Novantanove giorni tra i ghiacci dell’Antartide, con la forza dell’esploratore e l’occhio dello scienziato. Il geologo Vivian Fuchs nel 1958 attraversava da parte a parte il Polo Sud per la prima volta nella storia


Fuchs scende dal trattore, al suo arrivo al punto esatto del Polo Sud

   (...)“Hallo Bunny? Felicissimo di vederti Ed…”.

   I due personaggi, che così si salutano, dopo essersi ritrovati il 19 gennaio 1958, “rinnovando” al Polo Sud l’archetipico incontro Stanley-Livingstone, sono il geologo ed esploratore britannico Fuchssoprannominato “coniglietto” fin dai tempi della scuola, e il conquistatore neozelandese dell’Everest (1953) Edmund Hillary, giunto inaspettatamente fin là 16 giorni prima… Infatti doveva essere solo Fuchs ad arrivarci, per poi proseguire fino alla parte opposta del continente, nel corso della Commonwealth Trans-Antartic Expedition del 1957-58.

   Ma cominciamo a raccontare dall’inizio la vicenda umana ed esplorativo-scientifica di quest’uomo, che è passato brillantemente dalle savane africane alle distese ghiacciate. Uno studioso che a suo tempo menzionai. Scrivendo sulla misteriosa scomparsa di alcuni geologi, avvenuta, sia nel lago Turkana (Kenya settentrionale), che nel cratere dell’Askja (Islanda) (...)

(...) L’organizzazione della spedizione

   Enorme il dispiegamento di mezzi ed equipaggiamenti modernissimi. Fuchs è ben conscio della rivoluzione tecnologica intercorsa dall’epoca delle eroiche spedizioni del passato. Quando si faceva affidamento su carattere e risorse interiori, proprie e dei compagni. Amundsen si affidava agli sci. Shackleton ai cani. Scott erroneamente ai ponies. Mentre lui si affiderà a 5 Snow Cats, 5 Weasel, 7 trattori Ferguson, 1 trattore Muskeg, slitte trainate da cani, piccoli aerei per le ricognizioni e la localizzazione dei depositi.

   In passato gli esploratori venivano completamente tagliati fuori dal mondo. Quando nel 1916 riemerse dall’Antartico, Shackleton riteneva la guerra terminata. La salma congelata di Scott sarà trovata mesi dopo, ma gli uomini di Fuchs comunicheranno telefonicamente con i loro cari…(,,,)

....

Da: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. Esploratori, Geologi. VOL. 3: ARTICO – ANTARTICO 

E-Book e versione cartacea in bianco e nero di grandi dimensioni (16,99 x 1,17 x 24,41), 133 pp., 84 note, Bibliografia, 116 immagini (8 sono dell'A.) 





SOMMARIO

INTRODUZIONE 

ARTICO 

1. JOHN RAE, 1813-1893 

Premessa: la scomparsa della spedizione Franklin alla ricerca del leggendario Passaggio a Nord-Ovest, 1847 

Il “personaggio”: un orcadiano al servizio della Compagnia della Baia di Hudson 

2. SALOMON AUGUST ANDRÉE, 1854-1897 

La visita allo Scott Polar Research Institute di Cambridge 

La misteriosa scomparsa di un pallone aerostatico diretto al Polo Nord, 1897 

Il mistero svelato trentatré anni dopo, nel 1930 

I personaggi della tragedia polare, direttamente o indirettamente coinvolti 

Biografia 

La partenza dell’Aquila: il breve volo e, poi, lo schianto sulla banchisa polare, 1897 .

La marcia dei tre esploratori sui ghiacci della banchisa 

Il ritrovamento della spedizione, 1930 

3. PEARY, 1856-1920 

3.1 La “corsa al Polo” 

3.2 Un ritratto di Peary

3.3 Polemiche, verifiche e una conferma

3.4 Biografia

3.4.1 Le Spedizioni, dal 1884-85 al 1898-1902: Nicaragua, Groenlandia, Ellesmere (Canada) 

3.4.2 La nave Roosevelt

3.4.3 Le Spedizioni, 1905-06: Ellesmere e verso il Polo Nord: 87° 6’ Lat N. La Roosevelt si spinge fino agli 82°20’ Lat N 

3.4.4 Le Spedizioni, 1908-09: la “Conquista del Polo”

3.4.5 Epilogo: tra trionfo e amarezza 

4. WILLIAM MARTIN CONWAY, 1856-1937 .

L’arrivo nelle Svalbard, 1896 

Biografia, la fase artistica 

La fotografia come documentazione delle sue spedizioni

Biografia, la fase alpinistica: Alpi, Karakorum, Himalaya, Ande, Terra del Fuoco 

5. ALFRED WEGENER, 1880-1930 

Lo tsunami del 2004, la teoria della deriva dei continenti e Wegener 

Biografia

Due spedizioni in Groenlandia: 1906-08 e 1912-13 

La terza (e ultima) spedizione in Groenlandia per installare, al centro della calotta glaciale (ilandsis), la base scientifica Eismitte, 1930 

Il progetto 

Le negatività presenti nel progetto: difficili condizioni climatiche, l’assenza di una solida leadership…

Un rientro fatale per Wegener 

6. LINCOLN ELLSWORTH, 1880-1951 

Biografia

Con Amundsen in aereo, 1925

A bordo del dirigibile Norge sorvola il Polo Nord, 1926 

A bordo del dirigibile Graf Zeppelin sorvola la Terra di Francesco Giuseppe, 1931 .

La prima traversata aerea del Polo Sud, 1935-36 

7. LOUISE ARNER BOYD, 1887-1972 

Dall’High Society… all’Artico 

Svalbard, Terra di Francesco Giuseppe, 1926 

Nell’Atlantico del Nord, 1928: dalla Terra di Francesco Giuseppe alla Groenlandia, alla ricerca di Amundsen 

Di nuovo nella Terra di Francesco Giuseppe, tra i Lapponi (Sami) della Scandinavia e nella Groenlandia orientale, 1930-1938

La missione strategico-militare nella Groenlandia nord-occidentale, 1941

Il volo sopra il Polo Nord, 1955 

ANTARTICO 

8. VIVIAN FUCHS, 1908-1999 

Biografia 

La spedizione nella Groenlandia orientale, 1929 

Kenya, Uganda-Zaire, Tanzania, 1930-31 

Lago Turkana, Kenya, 1934: la misteriosa scomparsa di due scienziati 

Tanzania, 1937-38 

Nelle Isole Falkland, 1947-1950 

La Grande Traversata Antartica, 1957-58: la Commonwealth Trans-Antarctic Expedition 

L’organizzazione della spedizione 

La realizzazione delle basi Shackleton, South Ice, Scott e di depositi sull’altopiano polare, 1955-57 

Inizia l’attraversamento dell’Antartico di Fuchs: 24 novembre 1957 

Al Polo Sud: 19 gennaio 1958 

BIBLIOGRAFIA

[Altre figure dell’esplorazione geografica ed etnico-culturale di Artico e Antartico sono presenti nelle mie due trilogieGrande Avventura dell’Antropologia e Masters & Commanders verso l’Ignoto.

 Nel primo volume della Grande Avventura dell’Antropologia figurano: la polacca Maria A. Czaplicka e il danese Peter Freuchen
   Nel secondo la missione interdisciplinare e internazionale Jesup, e i francesi Jean Malaurie Charles Rabot; nel terzo il danese Knud Rasmussen, l’islando-canadese Vilhjalmur Stefansson, il francese Paul-Émile Victor, lo statunitense Edward Moffat Weyer.
   Per quanto riguarda i navigatori-esploratori inclusi nella trilogia di Masters & Commanders verso l’Ignoto, gli inglesi John Davis ed Henry Hudson sono nel primo volume (XIV-XVIII secolo). 
  Lo scozzese John Ross, l’estone Fabian G.T. von Bellingshausen, l’inglese John Franklin - lo statunitense Elisha Kane, gli inglesi Robert McClure e Francis L. Mc Clintock -, gli inglesi William Scoresby e William E. Parry, il norvegese Elling Carlsen, lo svedese Nils Adolf E. Nordenskjöld, i norvegesi Otto Sverdrup e Fridtjof Nansen figurano nel secondo volume (XIX secolo). 
  Inoltre lo svedese Otto Nordenskjöld, i norvegesi Roald Amundsen e Gunnar Isachsen, l’italiano Duca degli Abruzzi, il francese Jean-Baptiste Charcot, lo statunitense Donald B. MacMillan sono inseriti nel volume terzo (XX secolo).
   Altre esplorazioni sono menzionate nel volume: Qui Base Artica Dirigibile Italia, nel capitolo: “Le prime grandi missioni etno-antropologiche e geografiche artiche.

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    Ricordo, infine, come nel più recente TRA I GHIACCI DEL PASSAGGIO A NORD-OVEST figurino 21 personaggi andati alla scoperta del Passaggio a Nord-Ovest, ma anche a disvelare la geografia fisica e antropica di un mondo fatto soprattutto di ghiaccio (Giovanni Caboto, Gaspar Corte-Real, Sir Francis Drake, John Davis, Henry Hudson, Samuel de Champlain, James Cook, George Vancouver, John Ross, William Edward Parry, Sir John Franklin, Elisha Kane, Robert McClure, Sir Francis Leopold Mc Clintock, John Rae, Otto Sverdrup, Roald Amundsen, Donald Baxter Macmillan, Peter Freuchen, Knud Rasmussen, Vilhjalmur Stefansson), Volume che include anche numerosi riferimenti ad altre 38 figure, non tutte di secondo piano: Martin Frobisher (XVI secolo), William Baffin, Robert Bylot, Semion Ivanovich Dezhnev, Luke Foxe, John Knight, George Weymouth (XVII secolo), Vitus Jonassen Bering, Samuel Hearne, James Knight, Alexander Mackenzie, Cristopher Middleton (XVIII secolo), Horatio Austin, George Back, Frederick W. Beechey, David Buchan, Richard Collinson, Samuel Gurney Cresswell, Henry Grinnell, Charles Francis Hall, Robert Hobson, Edward Augustus Inglefield, Francis George Lyon, George Frederick McDougall, Bedford Clapperton Trevelyan Pim, John Richardson, James Clark Ross, Frederick Gustavus Schwatka, William Allen Young (XIX secolo), Rudolph Martin Anderson, Robert Bartlett, Henri Beuchat, Kaj Birket-Smith, Robert Flaherty, Diamond Jenness, Henry Larsen, Therkel Mathiassen, Ejnar Mikkelsen (XX secolo). ]
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giovedì 29 febbraio 2024

131. ALLA SCOPERTA DEL MONDO. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori,Geologi, Naturalisti, Paletnologi. VOL.2 AFRICA

 

Le commandant Marchand et ses compagnons d'armes à travers l'Afrique di Michel Morphy (Gallica, BnF)
            

Questo secondo volume dedicato all’Africa comprende 17 esploratori, 6 archeologi, 1 naturalista, 1 paleontologo.

   Ho la presunzione di ritenere che gli esploratori qui presenti costituiscano una “squadra” non male. Anche se, tra le loro fila, non figurano personaggi del calibro di Livingstone. E dire che, grazie anche al consiglio di uno dei principali curatori, il Prof. Jan B. Thompson, geografo dell’Università di Glasgow, a lungo visitai il suo mulino a Blantyre (Scozia), oggi uno straordinario museo

   Ciascuna delle vicende esistenziali di quelli che considero i “miei” personaggi mi ha così entusiasmato ed appassionato, da rimanerne ogni volta coinvolto… Un filo empatico si è così inconsapevolmente intrecciato tra me e loro, tanto da oltrepassare la barriera del tempo e a legarmi indissolubilmente a ciascuna di queste straordinarie figure. Il cui sacro fuoco della conoscenza non si è mai sopito. Spronando questi autentici giganti sempre più in là, verso altre destinazioni, alla ricerca di nuove e più esaltanti mete! “C’è sempre qualcosa di nascosto! Vai, e scoprilo! Vai, e guarda oltre quelle barriere; v’è qualcosa che si cela al di là di quei monti. Una cosa perduta, che ti attende. Vai!” (Rudyard Kipling).

   Man mano che mi sono addentrato nelle loro vite, sono rimasto sempre più colpito e attratto dalle loro profonde passioni, che hanno saputo guidarli su eccezionali, se non unici, percorsi esistenziali e scientifici. Anche in altri tempi ed epoche. Quando pressoché tutto era difficoltoso, pionieristico, pericoloso, impossibile. Poiché, in terreni mai prima di allora violati, ci si doveva inoltrare con pochi mezzi. A volte anche con scarsi riconoscimenti. Riuscendo, comunque, ad apportare a scienza e conoscenza contributi straordinari e di rilievo.

   A volte alcuni di loro ci hanno lasciato la vitaEberhardt (annegata nel Sahara), Mungo Park (per sfuggire agli attacchi degli africani, annegato nel Niger), Hornemann (morto per dissenteria, Niger), Speke (suicida? in patria), Piaggia (febbri, in Sudan, al confine con l’Etiopia), De Brazzà (malattia, Dakar). Mentre altri sono riusciti a salvarsi aprendosi la strada a suon di fucilate e, in un caso, di mitragliatrice Maxim (Stanley).

   Continuando a parlare degli esploratori, il gruppo più numeroso è rappresentato dai francesi (Réné Caillé, Jean-Baptiste Marchand, Eberhardt, Roger Frison-Roche), ai quali si aggiunge l’italo-francese Pietro Savorgnan di Brazzà e il franco-americano Du Chaillu. A ruota li seguono i britannici (Mungo Park, Speke, Johnston), i tedeschi (Hornemann, Barth), ma c’è anche un celebre anglo-americano (Stanley). Oltre ad un italiano (Piaggia) e all’ungherese László Almásy, l’autentico “Paziente Inglese”, reso celebre dal film plurioscar del 1996. Per non parlare della Faraone-donna Ma'at-ka-Ra Hatshepsut, del Proconsole romano Lucio Cornelio Balbo Minore e del Berbero Leo Africanus.

   Nove tra loro si sono profondamente inoltrati all’interno del deserto del Sahara e/o hanno raggiunto la mitica TimbuctùCornelio Balbo Minore, Leo Africanus, Mungo Park, Hornemann, Caillé, Barth, Eberhardt, László Almásy, Roger Frison-Roche.

   Altri invece hanno ricercato le sorgenti del Nilo (Speke), si sono interessati al fiume Congo (Savorgnan di Brazzà). Oppure, dopo essersi imbattuto, nel remoto centro dell’Africa, nel misteriosamente scomparso… Dr. Livingstone?, alla quale domanda fa seguire immediatamente: I presume, attraverserà il Continente Nero. Prima da est a ovest, poi da est a nord-est (Stanley). Mentre, per cercare di intralciare l’avanzata della colonizzazione britannica nord-sud in Africa, c’è chi si si è spinto verso est e il Nilo Bianco dalle coste atlantiche (Marchand). Infine, nel folto delle foreste pluviali c’è pure chi si è messo testardamente alla ricerca di gorilla e pigmei (Du Chaillu) e di uno strano animale, metà zebra e metà giraffa (Johnston).

   Gli archeologi hanno ovviamente privilegiato l’antico Egitto. Fin dal tempo dell’inglese Pococke, che è riuscito a precedere l’arrivo dei savants della spedizione Napoleonica… L’italiano Rosellini dal canto suo coadiuverà egregiamente il lavoro del francese Champollion, che infine è riuscito a tradurre i geroglifici egizi. Poi c’è il francese Mariette, uno dei più grandi archeologi, che abbia avuto l’Egitto, dove fonderà il Museo Egizio del CairoTallonato dagli inglesi Petrie e Budge, nonché dallo statunitense Breasted.

  Infine gli ultimi due personaggi: il naturalista francese Monod, autore di audaci méharées nel Sahara lunghe migliaia di chilometri, e il paleontologo britannico-kenyota Leakey, le cui “scoperte fossili in Africa hanno rivoluzionato il nostro concetto dello sviluppo umano”.
Trattando di esplorazioni, non posso fare a meno di citare alcuni aneddoti che mi riguardano personalmente. A cominciare dal fatto che, sia pure on line, anni addietro sono stato accettato come membro dallo storico Explorer’s Club di New York.

   Il primo risale agli ultimi anni della collaborazione al mio giornale, l’Osservatore Romano. Quando inaspettatamente scoprii in redazione, con indubbia soddisfazione, come fossi considerato l’Indiana Jones del quotidiano della Santa Sede. 

   In quel momento il pensiero mi riportò indietro di oltre una ventina d’anni. Allorché nel 1979, al mio rientro a Khartoum dalla prima ricerca sul campo a Malakal, cittadina sul Nilo Bianco (non ancora Sud Sudan, ma semplicemente Sudan meridionale…), il Direttore dell’Agip Sudan Ltd. mi svelò come nell’ambiente degli expatriates europei, dopo la mia determinata partenza per l’ignoto…, ero stato soprannominato: “Dr. Livingstone”. In effetti loro, che si spostavano nelle vicine oasi con almeno un paio di fuoristrada, cuoco e kit d’emergenza medico-chirurgica al seguito, erano rimasti “sconvolti” per il fatto che, poco dopo essere giunto nella capitale sudanese, ero intenzionato a spingermi per 850 km a sud, con un paio di valigie e il borsone con la pesante attrezzatura fotografica di quei tempi e il registratore. Attraversando in jeep il deserto fino a Kosti, per un’intera giornata. Per poi risalire lentamente il Nilo Bianco su un vecchio battello a pale posteriori, per quattro lunghissimi e straordinari giorni…

In ordine cronologico i loro nomi:
1. Ma'at-ka-Ra Hatshepsut, potente Faraone-donna, propugnatrice dei viaggi degli Egizi nel paese tropicale di Punt (penisola sudarabica, Somalia, stretto di Bab el-Mandeb, Africa orientale?!
2. Con un esercito si inoltrò profondamente nel Sahara, per imporre la Pax Romana ai Garamanti, leggendari conduttori di quadrighe nel deserto: Lucio Cornelio Balbo Minore
3. Un "intellettuale di frontiera", esempio vivente dell’incontro tra la tradizione arabo-islamica e il cambiamento euro-occidentale: Leo Africanus
4. Il cartografo della “Valle dei Re”. Al pastore, viaggiatore Richard Pococke si devono i primi studi descrittivi dell'Egitto antico
5. Dalle rive del Niger a Timbuctù: il grande esploratore scozzese Mungo Park
6. Due anni e mezzo nel Deserto. Primo europeo ad attraversare il Sahara nord-orientale fu il tedesco Friedrich Konrad Hornemann
7. Una "favola" perduta nel cuore del Sahara. L'esploratore francese Réné Caillé nel 1828 raggiunse la mitica città di Timbuctú
8. Un toscano al seguito di Champollion. Allievo del decifratore della stele di Rosetta, Ippolito Rosellini può dirsi padre dell'Egittologia italiana
9. Heinrich Barth, pioniere dell'esplorazione scientifica. Dal 1850 al 1855 lo studioso tedesco compì uno straordinario viaggio alla scoperta dei tesori segreti dell'Africa sahariana
Alle porte di Timbuctú, incisione dai Travels and Discoveries in North and Central Africa (1857-58)

10. Il sepolcreto del Toro Api, una delle più singolari scoperte dell'Egitto antico, dovuta all'archeologo autodidatta Auguste Mariette
Seduti, da sinistra: Auguste Mariette, Dona Josefina da Fonseca Costa, lady-in-waiting dell’Imperatrice, il Barone Luís Pedreira do Couto Ferraz, l’Imperatrice Teresa Cristina, un uomo non identificato, l’Imperatore Dom Pedro II of Brazil, 1871(foto M. Delie & E. Bechard, Rio de Janeiro: Fundação Biblioteca Nacional)

11. Un unico obiettivo perseguito con tenacia: dare una risposta all'enigma delle sorgenti del Nilo: John Hanning Speke
12. Quell'intrepido toscano tra i cannibali Niam Niam: Carlo Piaggia, esploratore italiano, che visitò gran parte dell'Africa nilotica
13. Nella terra dei gorilla e dei pigmei, l'avventuroso ed enigmatico esploratore franco-americano Paul Belloni Du Chaillu
14. Alla scoperta dell'Africa con battelli pieghevoli, champagne e posate d'argento: Henry Morton Stanley
15. Oltre le cateratte del fiume Congo: il grande esploratore italiano, naturalizzato francese, Pietro Savorgnan di Brazzà
16. Un gigante dell'EgittologiaSir William M. F. Petrie, intrepido viaggiatore e autore di grandi imprese archeologiche
17. Bizzarrie di un egittologo: Ernest Alfred Wallis Budge, una delle più controverse figure dell’archeologia britannica
18. Un insolito esploratore in terra d'Africa: Harry H. Johnston, singolare figura di naturalista, linguista, pittore e scrittore
Coppia sposata appartenente ai Bantu Kavirondo. Foto Johnston
(da: Women of all nations, a record of their characteristics, habits, manners, customs and influence, 1908)
19. Seimila chilometri di giungla portando sulle spalle un battello a vapore smontato. Nel Sudan meridionale, sulle tracce dell'ottocentesca "Spedizione" di Jean-Baptiste Marchand

"JEAN-BAPTISTE MARCHAND, 1863-1934

   A volte la Storia con la S maiuscola è stata scritta in posti del tutto anonimi e remoti, sconosciuti e selvaggi, lontani dalla cosiddetta "civiltà". Spesso persino difficili da raggiungere, non solo per gli ostacoli che frappone la natura.

Improvvisamente ecco arrivare l'Evento

  È incredibile, ma riesce a trasformare quel luogo "impossibile" in un simbolo. Nel nostro caso anche straordinariamente affascinante. Certo, se le cose fossero andate differentemente, il tutto avrebbe potuto assumere tinte più forti e fosche, se non terribili. Poiché la sua carica dirompente avrebbe potuto coinvolgere tragicamente l'esistenza di milioni di persone...

   Ecco le coordinate geo-temporali della nostra località: un villaggio indigeno posto lungo il corso di un fiume importante, ma a diverse centinaia di chilometri di distanza dal primo centro urbano degno di questo nome e situato all'interno di una regione africana pressoché isolata dal mondo esterno. Da molti anni ormai è infatti sanguinosamente sfuggita di mano agli artigli delle potenze coloniali europee. In quell'epoca, perciò, il villaggio è totalmente irraggiungibile per gli esploratori e i militari europei.

   Poi, dopo una lunga stagnazione, ecco che tutto ad un tratto la storia si rimette in marcia, a nord come nel sud. Dapprima lentamente, poi sempre più freneticamente. L'abbrivo è forte. Gli attori sono diversi: sudanesi, egiziani, turchi, inglesi, francesi. La posta in gioco è altissima: la riconquista dell'immenso territorio del Sudan. Ma potrebbe essere ancora più elevata, quando in discussione sarà messo il prestigio di una grande e orgogliosa nazione come l'Inghilterra, per colpa di un pugno di eroici francesi, che hanno effettuato un'autentica Mission Impossible. La loro è stata realmente un'impresa incredibile... Espletata da uomini ben motivati e altamente addestrati che, partendo da molto lontano, dalle sponde dell'Atlantico, sono arrivati in quello sperduto villaggio del Sud Sudan.
La spedizione Marchand in marcia

   La non nascosta intenzione di quel pugno di arditi è di inchiodare un intero esercito europeo nel nord del paeseOstacolando seriamente la realizzazione del vecchio sogno imperialista inglese di costruire una via - e una colonizzazione - Cairo-Capo. E rimpinguando, in tal modo, il bottino coloniale del governo di Parigi, con un'omologa unificazione coloniale Dakar-Gibuti. Tutto ciò quando l'Inghilterra, a distanza di tredici anni, cerca di rimediare all'onta subita nel 1885 per la presa di Khartoum e l'uccisione del grande Gordon Pasha, ad opera dei seguaci del Mahdi - il “ben guidato”, il profeta - Mohammed Ahmed ibn Seyyid Abdullah. Va ricordato come per l'Africa intera l'epopea della Mahdiyya abbia rappresentato uno dei più grandi ed autentici fermenti nazional-religiosi a carattere anticoloniale del XIX secolo.

   Ma restiamo ai fatti:
   “Gli inglesi e i francesi stanno venendo sul Nilo Bianco da est e da ovest (...) Ho mandato il mio esercito lungo il Nilo Bianco, sii attento e non degnare di attenzione le storie di mercanti che hanno un loro (...) scopo (...) Sii forte e non permettere agli stranieri di farci disperare (...) Ti ho mandato un messaggero (…)

   Così lessi in un vecchio manoscritto arabo da me rintracciato nell'Archivio dell'Università di Durham (Inghilterra settentrionale). È una lettera di un capo mahdista del settembre del 1898 inviata ad Omdurman al Califfo Abd Allahi Muhammad Turshain, che nel 1885 aveva preso il posto del Mahdi deceduto. Sia pure in ritardo lo avvisa dell'avvicinarsi degli inglesi di Kitchener, che già occupano Omdurman, ma anche della straordinaria presenza nella regione del Nilo Superiore di un pugno di soldati francesi.

(...) Nella mia ultima sessione di ricerca nel Sud Sudan (1980-1981) ebbi la possibilità di recarmi a Fashoda (...)

La residenza del Capitano Marchand sulla sommità di una collinetta
(© Franco Pelliccioni)
(...) All'ispettore, che preventivamente lesse, approvandolo, il testo delle domande da rivolgere al monarca, manifestai il desiderio di visitare il forte Marchand, che secondo la mia carta topografica del 1975, doveva pur essere nei paraggi. Ad una cinquantina di metri dal Rural Council, dove in quel momento mi trovavo, cioè dal centro della cittadina, sorgeva infatti una bassa costruzione, non troppo mal ridotta e di puro stampo coloniale. Era tuttora abitata. Quella, mi riferì l'ispettore, era stata la residenza di Marchand (...) 
   In seguito verrò accompagnato al locale posto di polizia, cioè a quello che era stato il quartiere generale di Marchand. Dall'alto di una delle pareti esterne, una placca del 1898 ricordava la brillante impresa francese. Considerato l'assoluto divieto esistente in Sudan di fotografare edifici militari o della polizia, la potrò riprendere solo dopo che l'ispettore fornirà esaurienti spiegazioni, sulla mia presenza e su quelli che erano i miei scopi, ai poliziotti seduti nell'attigua veranda".  
20. Come l'antico Egitto incantò gli Stati Uniti: James Breasted, probabilmente il più grande egittologo che abbia avuto l'America
21. Tra passioni e avventure dipanatesi tra Europa e Nord-Africa il passaggio della misteriosa “meteora” Isabelle Eberhardt: sahariana e spia francese, scrittrice e corrispondente di guerra, agente della resistenza araba, fervente musulmana sufi
22. Alla ricerca dell’oasi perduta di Zerzura e dell’armata persiana di Cambise, scomparsa nel Deserto Libico nel 525 a.C. Le spedizioni di László Almásy, l’autentico “Paziente Inglese”, nel “Grande Mare di Sabbia” egiziano

"LÁSZLÓ ALMÁSY, 1895-1951

Al romanzo e al film pluri-Oscar Paziente Inglese non necessitavano, certo, “aggiunte” fantasiose. Bastando la vita reale, di per sé già così straordinaria, di questo singolare personaggio, giustamente ricordato nei libri di Storia delle Esplorazioni: László Almásy. Un borghese diventato Conte per aver cercato per due volte, nel 1921, di accompagnare a Budapest in macchina il successore di Francesco Giuseppe, Carlo I d’Asburgo. Intenzionato a restaurare la monarchia ungherese, non avendo abdicato, come re d’Ungheria, dopo la proclamazione della repubblica austriaca (1918)!

Appassionato di caccia, automobili e aerei, a lungo esplorerà il Sahara egiziano-sudanese. Andando instancabilmente alla ricerca del “paradiso perduto” del deserto: la «favolosa oasi» di Zerzura (“degli uccelli”), con la sua misteriosa città bianca e forzieri stracolmi di sfavillanti pietre preziose e di perle di incommensurabile valore. Tanto da essere inevitabilmente cooptato in un Club assai snob e particolare, avendo un mito come fine: lo Shepheard's Hotel del Cairo. Il luogo più famoso della città dopo le piramidi…. Un club esclusivo che, tra i suoi membri, ha nobili egiziani, esploratori, piloti d’aereo e archeologi.

Lo Shepheard's hotel (Cairo), inizio '900
.
Il tenente colonnello dell’aviazione britannica Penderel prossimo all’atterraggio a Jebel Kissu su un aereo da trasporto Vickers Victoria, utilizzato per ricognizioni aeree nel Gilf Kebir (1932). Membro del Club di Zerzura, sempre come pilota parteciperà a diverse spedizioni di Almásy

23. Il Vecchio" del deserto che scandagliò i mari: Théodore Monod, poliedrica e straordinaria figura di viaggiatore e di scienziato
24. Alla scoperta dell'ominide più antico: il paleontologo Louis Leakey, iniziatore degli studi nel celebre sito di Olduvai in Tanzania
25. L'invincibile attrazione per gli immensi spazi, dove assoluto domina il silenzio: Roger Frison-Roche

ALLA SCOPERTA DEL MONDO. VOL.2 AFRICA
Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori,Geologi, Naturalisti, Paletnologi
E.Book e versione cartacea in bianco e nero di grandi dimensioni (16,99 x 1,17 x 24,41), 224 pp., 109 note,  bibliografia, 179 immagini (20 sono dell'A.) 
SOMMARIO

INTRODUZIONE 

1. MA'AT-KA-RA HATSHEPSUT, 1501-1479 a. C.
Deir al-Bahri nei pressi di Luxor: una ricognizione delle pitture a rilievo che raccontano i viaggi degli antichi egizi 
Verso la Terra tropicale di Punt 
Il “racconto” continua sulle mura di Deir al-Bahri 

2. LUCIO CORNELIO BALBO MINORE, ca. 55-ca. 13 a.C. 
La spedizione punitiva contro i Garamanti nel Sahara 

3. LEO AFRICANUS (al-Hasan ben Muhammad el-Wazzân al-Fasi), 1494-1554 
Iniziano i viaggi 
Catturato dai corsari cristiani 
A Rodi e Roma 
La Descrizione dell’Africa…

4. RICHARD POCOCKE, 1704-1765 
Viaggio in Oriente, 1737-1742 

5. MUNGO PARK, 1771-1806 
Alla scoperta del fiume Niger, 1794-1797 
La seconda spedizione sul fiume Niger, 1805-1806 

6. FRIEDRICH KONRAD HORNEMANN, 1772-1801 
Nel Sahara, 1798-1801 

7. RENÉ CAILLÉ, 1800-1838 
Verso Timbuctú, 1827-1828 

8. IPPOLITO ROSELLINI, 1800-1843 
In Egitto con Champollion, 1828-29 
L’arrivo ad Abu Simbel, 1828 

9. HEINRICH BARTH, 1821-1865 
Spagna, Maghreb, Libia, Egitto, Palestina, Asia Minore, Grecia 
Nel Sahara, 1850-55 
La rivalutazione della storia e delle culture dell’Africa 

10. AUGUSTE MARIETTE, 1821-1881 
In Egitto tra gli antichi papiri egizi, 1850 
La scoperta del Serapeum 

11. JOHN HANNING SPEKE, 1827-1864 
Con Burton alla scoperta delle sorgenti del Nilo: i laghi Tanganyika e Vittoria 
Con Grant di nuovo al lago Vittoria, scopre infine la sorgente del Nilo 

12. CARLO PIAGGIA, 1827-1882 
Tunisia, Egitto e Sudan 
In Sudan, tra i “famigerati” cannibali Niam Niam 
Tra Eritrea, Etiopia e Sudan 
Ancora in Sudan 

13. PAUL BELLONI DU CHAILLU, 1835? -1903 
Nell’Africa Equatoriale Francese alla ricerca dei gorilla, 1855-59 
Di nuovo in Africa, 1863-65 
Scandinavia, Danimarca, Finlandia, Russia 

14. HENRY MORTON STANLEY, 1841-1904 
Combattente nella Guerra civile americana; giornalista nel West; corrispondente di guerra in Abissinia 
Il “binomio” Livingstone-Stanley 
“Ma trovate Livingstone”! 
Una traversata est-ovest del Continente Nero lunga 8.000 km 
Si parte da Zanzibar 114
In Congo al servizio del re del Belgio, 1879-1884 
2.400 chilometri per soccorrere Emin Pasha: Zanzibar, Congo, Ruwenzori, lago Alberto, 1887-1889 

15. PIETRO SAVORGNAN DI BRAZZA', 1852-1905 
In Gabon e, poi, la risalita del fiume Ogooué 
Ancora sull’Ogooué 
L’incontro con Stanley 
La Missione nell'Occidente Africano 
Commissario Generale di Gabon e Congo 

16. SIR WILLIAM MATTHEW FLINDERS PETRIE, 1853-1942 
Prima Stonehenge, poi Giza, in Egitto 
Egitto, Grecia e Palestina

17. SIR E. A. WALLIS BUDGE, 1857-1934 
Egitto, Sudan e Iraq 

18. HARRY HAMILTON JOHNSTON, 1858-1927 
Nord Africa, Africa occidentale portoghese, Congo, Tanzania, 1879-1884 
Camerun, Protettorato della Costa del Niger, Mozambico, spedizione ai laghi Nyasa e Tanganyika (e Protettorato dell'Africa Centrale Britannica), Reggenza di Tunisi, Special Commissioner del Protettorato dell'Uganda, 1885-1901 
Nelle giungle del Congo scopre l'Okapi Johnstoni, metà giraffa, metà zebra 
L’Okapi 

19. JEAN-BAPTISTE MARCHAND, 1863-1934 
La Mission Congo-Nil giunge a Fashoda, sul Nilo Bianco (Sudan) 
La visita di Fashoda nel corso della mia seconda sessione di ricerca antropologica sul campo a Malakal 

20. JAMES BREASTED, 1865-1935 
La spedizione epigrafica in Egitto e Sudan del 1905-07 
Primo survey archeologico di Egitto e Asia occidentale, 1919-20 
Spedizioni in Palestina e Turchia, 1925 

21. ISABELLE EBERHARDT, 1877-1904 
Tra Maghreb, Svizzera, Francia e Italia, 1897-1899 
In Algeria, 1900-1904 

22. LÁSZLÓ ALMÁSY, 1895-1951 
Tra Egitto e Sudan,1926-1927; la traversata Kenya-Sudan, 1929 
Nell’Egitto sudoccidentale alla ricerca di Zerzura, la favolosa “oasi delle tre valli”, 1930… 
Le spedizioni continuano, 1932-33, 1934-35 
Attraverso il Grande Mare di Sabbia, 1935 
L’incredibile operazione Salaam per conto dell’Afrika Korps di Rommel 

22.1. LA SCOMPARSA DELL’ARMATA DI CAMBISE NEL DESERTO LIBICO: LEGGENDA O REALTA’? 

23. THÉODORE MONOD, 1902-2000 
Mauritania e Sahara occidentale, 1922, 1927-28 
Sahara, 1929-1964

24. LOUIS LEAKEY, 1903-1972 
Le spedizioni paleontologiche in Africa, 1923, 1926-35 
La scoperta dello Zinjanthropus boisei, Tanzania, 1959 

25. ROGER FRISON-ROCHE, 1906-1999 
Alpi Savoiarde 
Sahara 
Ancora nel Sahara, 1948 e 1950; in Lapponia, 1956
Spedizione Berliet Ténéré-Ciad, 1959-1960
Artico canadese, 1966, 1969 
Sahara, 1975 

BIBLIOGRAFIA

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PAGINA AUTORE ITALIA;

https://www.amazon.it/Franco-Pelliccioni/e/B01MRUJWH1/ref=dp_byline_cont_book_1