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giovedì 29 febbraio 2024

131. ALLA SCOPERTA DEL MONDO. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori,Geologi, Naturalisti, Paletnologi. VOL.2 AFRICA

 

Le commandant Marchand et ses compagnons d'armes à travers l'Afrique di Michel Morphy (Gallica, BnF)
            

Questo secondo volume dedicato all’Africa comprende 17 esploratori, 6 archeologi, 1 naturalista, 1 paleontologo.

   Ho la presunzione di ritenere che gli esploratori qui presenti costituiscano una “squadra” non male. Anche se, tra le loro fila, non figurano personaggi del calibro di Livingstone. E dire che, grazie anche al consiglio di uno dei principali curatori, il Prof. Jan B. Thompson, geografo dell’Università di Glasgow, a lungo visitai il suo mulino a Blantyre (Scozia), oggi uno straordinario museo

   Ciascuna delle vicende esistenziali di quelli che considero i “miei” personaggi mi ha così entusiasmato ed appassionato, da rimanerne ogni volta coinvolto… Un filo empatico si è così inconsapevolmente intrecciato tra me e loro, tanto da oltrepassare la barriera del tempo e a legarmi indissolubilmente a ciascuna di queste straordinarie figure. Il cui sacro fuoco della conoscenza non si è mai sopito. Spronando questi autentici giganti sempre più in là, verso altre destinazioni, alla ricerca di nuove e più esaltanti mete! “C’è sempre qualcosa di nascosto! Vai, e scoprilo! Vai, e guarda oltre quelle barriere; v’è qualcosa che si cela al di là di quei monti. Una cosa perduta, che ti attende. Vai!” (Rudyard Kipling).

   Man mano che mi sono addentrato nelle loro vite, sono rimasto sempre più colpito e attratto dalle loro profonde passioni, che hanno saputo guidarli su eccezionali, se non unici, percorsi esistenziali e scientifici. Anche in altri tempi ed epoche. Quando pressoché tutto era difficoltoso, pionieristico, pericoloso, impossibile. Poiché, in terreni mai prima di allora violati, ci si doveva inoltrare con pochi mezzi. A volte anche con scarsi riconoscimenti. Riuscendo, comunque, ad apportare a scienza e conoscenza contributi straordinari e di rilievo.

   A volte alcuni di loro ci hanno lasciato la vitaEberhardt (annegata nel Sahara), Mungo Park (per sfuggire agli attacchi degli africani, annegato nel Niger), Hornemann (morto per dissenteria, Niger), Speke (suicida? in patria), Piaggia (febbri, in Sudan, al confine con l’Etiopia), De Brazzà (malattia, Dakar). Mentre altri sono riusciti a salvarsi aprendosi la strada a suon di fucilate e, in un caso, di mitragliatrice Maxim (Stanley).

   Continuando a parlare degli esploratori, il gruppo più numeroso è rappresentato dai francesi (Réné Caillé, Jean-Baptiste Marchand, Eberhardt, Roger Frison-Roche), ai quali si aggiunge l’italo-francese Pietro Savorgnan di Brazzà e il franco-americano Du Chaillu. A ruota li seguono i britannici (Mungo Park, Speke, Johnston), i tedeschi (Hornemann, Barth), ma c’è anche un celebre anglo-americano (Stanley). Oltre ad un italiano (Piaggia) e all’ungherese László Almásy, l’autentico “Paziente Inglese”, reso celebre dal film plurioscar del 1996. Per non parlare della Faraone-donna Ma'at-ka-Ra Hatshepsut, del Proconsole romano Lucio Cornelio Balbo Minore e del Berbero Leo Africanus.

   Nove tra loro si sono profondamente inoltrati all’interno del deserto del Sahara e/o hanno raggiunto la mitica TimbuctùCornelio Balbo Minore, Leo Africanus, Mungo Park, Hornemann, Caillé, Barth, Eberhardt, László Almásy, Roger Frison-Roche.

   Altri invece hanno ricercato le sorgenti del Nilo (Speke), si sono interessati al fiume Congo (Savorgnan di Brazzà). Oppure, dopo essersi imbattuto, nel remoto centro dell’Africa, nel misteriosamente scomparso… Dr. Livingstone?, alla quale domanda fa seguire immediatamente: I presume, attraverserà il Continente Nero. Prima da est a ovest, poi da est a nord-est (Stanley). Mentre, per cercare di intralciare l’avanzata della colonizzazione britannica nord-sud in Africa, c’è chi si si è spinto verso est e il Nilo Bianco dalle coste atlantiche (Marchand). Infine, nel folto delle foreste pluviali c’è pure chi si è messo testardamente alla ricerca di gorilla e pigmei (Du Chaillu) e di uno strano animale, metà zebra e metà giraffa (Johnston).

   Gli archeologi hanno ovviamente privilegiato l’antico Egitto. Fin dal tempo dell’inglese Pococke, che è riuscito a precedere l’arrivo dei savants della spedizione Napoleonica… L’italiano Rosellini dal canto suo coadiuverà egregiamente il lavoro del francese Champollion, che infine è riuscito a tradurre i geroglifici egizi. Poi c’è il francese Mariette, uno dei più grandi archeologi, che abbia avuto l’Egitto, dove fonderà il Museo Egizio del CairoTallonato dagli inglesi Petrie e Budge, nonché dallo statunitense Breasted.

  Infine gli ultimi due personaggi: il naturalista francese Monod, autore di audaci méharées nel Sahara lunghe migliaia di chilometri, e il paleontologo britannico-kenyota Leakey, le cui “scoperte fossili in Africa hanno rivoluzionato il nostro concetto dello sviluppo umano”.
Trattando di esplorazioni, non posso fare a meno di citare alcuni aneddoti che mi riguardano personalmente. A cominciare dal fatto che, sia pure on line, anni addietro sono stato accettato come membro dallo storico Explorer’s Club di New York.

   Il primo risale agli ultimi anni della collaborazione al mio giornale, l’Osservatore Romano. Quando inaspettatamente scoprii in redazione, con indubbia soddisfazione, come fossi considerato l’Indiana Jones del quotidiano della Santa Sede. 

   In quel momento il pensiero mi riportò indietro di oltre una ventina d’anni. Allorché nel 1979, al mio rientro a Khartoum dalla prima ricerca sul campo a Malakal, cittadina sul Nilo Bianco (non ancora Sud Sudan, ma semplicemente Sudan meridionale…), il Direttore dell’Agip Sudan Ltd. mi svelò come nell’ambiente degli expatriates europei, dopo la mia determinata partenza per l’ignoto…, ero stato soprannominato: “Dr. Livingstone”. In effetti loro, che si spostavano nelle vicine oasi con almeno un paio di fuoristrada, cuoco e kit d’emergenza medico-chirurgica al seguito, erano rimasti “sconvolti” per il fatto che, poco dopo essere giunto nella capitale sudanese, ero intenzionato a spingermi per 850 km a sud, con un paio di valigie e il borsone con la pesante attrezzatura fotografica di quei tempi e il registratore. Attraversando in jeep il deserto fino a Kosti, per un’intera giornata. Per poi risalire lentamente il Nilo Bianco su un vecchio battello a pale posteriori, per quattro lunghissimi e straordinari giorni…

In ordine cronologico i loro nomi:
1. Ma'at-ka-Ra Hatshepsut, potente Faraone-donna, propugnatrice dei viaggi degli Egizi nel paese tropicale di Punt (penisola sudarabica, Somalia, stretto di Bab el-Mandeb, Africa orientale?!
2. Con un esercito si inoltrò profondamente nel Sahara, per imporre la Pax Romana ai Garamanti, leggendari conduttori di quadrighe nel deserto: Lucio Cornelio Balbo Minore
3. Un "intellettuale di frontiera", esempio vivente dell’incontro tra la tradizione arabo-islamica e il cambiamento euro-occidentale: Leo Africanus
4. Il cartografo della “Valle dei Re”. Al pastore, viaggiatore Richard Pococke si devono i primi studi descrittivi dell'Egitto antico
5. Dalle rive del Niger a Timbuctù: il grande esploratore scozzese Mungo Park
6. Due anni e mezzo nel Deserto. Primo europeo ad attraversare il Sahara nord-orientale fu il tedesco Friedrich Konrad Hornemann
7. Una "favola" perduta nel cuore del Sahara. L'esploratore francese Réné Caillé nel 1828 raggiunse la mitica città di Timbuctú
8. Un toscano al seguito di Champollion. Allievo del decifratore della stele di Rosetta, Ippolito Rosellini può dirsi padre dell'Egittologia italiana
9. Heinrich Barth, pioniere dell'esplorazione scientifica. Dal 1850 al 1855 lo studioso tedesco compì uno straordinario viaggio alla scoperta dei tesori segreti dell'Africa sahariana
Alle porte di Timbuctú, incisione dai Travels and Discoveries in North and Central Africa (1857-58)

10. Il sepolcreto del Toro Api, una delle più singolari scoperte dell'Egitto antico, dovuta all'archeologo autodidatta Auguste Mariette
Seduti, da sinistra: Auguste Mariette, Dona Josefina da Fonseca Costa, lady-in-waiting dell’Imperatrice, il Barone Luís Pedreira do Couto Ferraz, l’Imperatrice Teresa Cristina, un uomo non identificato, l’Imperatore Dom Pedro II of Brazil, 1871(foto M. Delie & E. Bechard, Rio de Janeiro: Fundação Biblioteca Nacional)

11. Un unico obiettivo perseguito con tenacia: dare una risposta all'enigma delle sorgenti del Nilo: John Hanning Speke
12. Quell'intrepido toscano tra i cannibali Niam Niam: Carlo Piaggia, esploratore italiano, che visitò gran parte dell'Africa nilotica
13. Nella terra dei gorilla e dei pigmei, l'avventuroso ed enigmatico esploratore franco-americano Paul Belloni Du Chaillu
14. Alla scoperta dell'Africa con battelli pieghevoli, champagne e posate d'argento: Henry Morton Stanley
15. Oltre le cateratte del fiume Congo: il grande esploratore italiano, naturalizzato francese, Pietro Savorgnan di Brazzà
16. Un gigante dell'EgittologiaSir William M. F. Petrie, intrepido viaggiatore e autore di grandi imprese archeologiche
17. Bizzarrie di un egittologo: Ernest Alfred Wallis Budge, una delle più controverse figure dell’archeologia britannica
18. Un insolito esploratore in terra d'Africa: Harry H. Johnston, singolare figura di naturalista, linguista, pittore e scrittore
Coppia sposata appartenente ai Bantu Kavirondo. Foto Johnston
(da: Women of all nations, a record of their characteristics, habits, manners, customs and influence, 1908)
19. Seimila chilometri di giungla portando sulle spalle un battello a vapore smontato. Nel Sudan meridionale, sulle tracce dell'ottocentesca "Spedizione" di Jean-Baptiste Marchand

"JEAN-BAPTISTE MARCHAND, 1863-1934

   A volte la Storia con la S maiuscola è stata scritta in posti del tutto anonimi e remoti, sconosciuti e selvaggi, lontani dalla cosiddetta "civiltà". Spesso persino difficili da raggiungere, non solo per gli ostacoli che frappone la natura.

Improvvisamente ecco arrivare l'Evento

  È incredibile, ma riesce a trasformare quel luogo "impossibile" in un simbolo. Nel nostro caso anche straordinariamente affascinante. Certo, se le cose fossero andate differentemente, il tutto avrebbe potuto assumere tinte più forti e fosche, se non terribili. Poiché la sua carica dirompente avrebbe potuto coinvolgere tragicamente l'esistenza di milioni di persone...

   Ecco le coordinate geo-temporali della nostra località: un villaggio indigeno posto lungo il corso di un fiume importante, ma a diverse centinaia di chilometri di distanza dal primo centro urbano degno di questo nome e situato all'interno di una regione africana pressoché isolata dal mondo esterno. Da molti anni ormai è infatti sanguinosamente sfuggita di mano agli artigli delle potenze coloniali europee. In quell'epoca, perciò, il villaggio è totalmente irraggiungibile per gli esploratori e i militari europei.

   Poi, dopo una lunga stagnazione, ecco che tutto ad un tratto la storia si rimette in marcia, a nord come nel sud. Dapprima lentamente, poi sempre più freneticamente. L'abbrivo è forte. Gli attori sono diversi: sudanesi, egiziani, turchi, inglesi, francesi. La posta in gioco è altissima: la riconquista dell'immenso territorio del Sudan. Ma potrebbe essere ancora più elevata, quando in discussione sarà messo il prestigio di una grande e orgogliosa nazione come l'Inghilterra, per colpa di un pugno di eroici francesi, che hanno effettuato un'autentica Mission Impossible. La loro è stata realmente un'impresa incredibile... Espletata da uomini ben motivati e altamente addestrati che, partendo da molto lontano, dalle sponde dell'Atlantico, sono arrivati in quello sperduto villaggio del Sud Sudan.
La spedizione Marchand in marcia

   La non nascosta intenzione di quel pugno di arditi è di inchiodare un intero esercito europeo nel nord del paeseOstacolando seriamente la realizzazione del vecchio sogno imperialista inglese di costruire una via - e una colonizzazione - Cairo-Capo. E rimpinguando, in tal modo, il bottino coloniale del governo di Parigi, con un'omologa unificazione coloniale Dakar-Gibuti. Tutto ciò quando l'Inghilterra, a distanza di tredici anni, cerca di rimediare all'onta subita nel 1885 per la presa di Khartoum e l'uccisione del grande Gordon Pasha, ad opera dei seguaci del Mahdi - il “ben guidato”, il profeta - Mohammed Ahmed ibn Seyyid Abdullah. Va ricordato come per l'Africa intera l'epopea della Mahdiyya abbia rappresentato uno dei più grandi ed autentici fermenti nazional-religiosi a carattere anticoloniale del XIX secolo.

   Ma restiamo ai fatti:
   “Gli inglesi e i francesi stanno venendo sul Nilo Bianco da est e da ovest (...) Ho mandato il mio esercito lungo il Nilo Bianco, sii attento e non degnare di attenzione le storie di mercanti che hanno un loro (...) scopo (...) Sii forte e non permettere agli stranieri di farci disperare (...) Ti ho mandato un messaggero (…)

   Così lessi in un vecchio manoscritto arabo da me rintracciato nell'Archivio dell'Università di Durham (Inghilterra settentrionale). È una lettera di un capo mahdista del settembre del 1898 inviata ad Omdurman al Califfo Abd Allahi Muhammad Turshain, che nel 1885 aveva preso il posto del Mahdi deceduto. Sia pure in ritardo lo avvisa dell'avvicinarsi degli inglesi di Kitchener, che già occupano Omdurman, ma anche della straordinaria presenza nella regione del Nilo Superiore di un pugno di soldati francesi.

(...) Nella mia ultima sessione di ricerca nel Sud Sudan (1980-1981) ebbi la possibilità di recarmi a Fashoda (...)

La residenza del Capitano Marchand sulla sommità di una collinetta
(© Franco Pelliccioni)
(...) All'ispettore, che preventivamente lesse, approvandolo, il testo delle domande da rivolgere al monarca, manifestai il desiderio di visitare il forte Marchand, che secondo la mia carta topografica del 1975, doveva pur essere nei paraggi. Ad una cinquantina di metri dal Rural Council, dove in quel momento mi trovavo, cioè dal centro della cittadina, sorgeva infatti una bassa costruzione, non troppo mal ridotta e di puro stampo coloniale. Era tuttora abitata. Quella, mi riferì l'ispettore, era stata la residenza di Marchand (...) 
   In seguito verrò accompagnato al locale posto di polizia, cioè a quello che era stato il quartiere generale di Marchand. Dall'alto di una delle pareti esterne, una placca del 1898 ricordava la brillante impresa francese. Considerato l'assoluto divieto esistente in Sudan di fotografare edifici militari o della polizia, la potrò riprendere solo dopo che l'ispettore fornirà esaurienti spiegazioni, sulla mia presenza e su quelli che erano i miei scopi, ai poliziotti seduti nell'attigua veranda".  
20. Come l'antico Egitto incantò gli Stati Uniti: James Breasted, probabilmente il più grande egittologo che abbia avuto l'America
21. Tra passioni e avventure dipanatesi tra Europa e Nord-Africa il passaggio della misteriosa “meteora” Isabelle Eberhardt: sahariana e spia francese, scrittrice e corrispondente di guerra, agente della resistenza araba, fervente musulmana sufi
22. Alla ricerca dell’oasi perduta di Zerzura e dell’armata persiana di Cambise, scomparsa nel Deserto Libico nel 525 a.C. Le spedizioni di László Almásy, l’autentico “Paziente Inglese”, nel “Grande Mare di Sabbia” egiziano

"LÁSZLÓ ALMÁSY, 1895-1951

Al romanzo e al film pluri-Oscar Paziente Inglese non necessitavano, certo, “aggiunte” fantasiose. Bastando la vita reale, di per sé già così straordinaria, di questo singolare personaggio, giustamente ricordato nei libri di Storia delle Esplorazioni: László Almásy. Un borghese diventato Conte per aver cercato per due volte, nel 1921, di accompagnare a Budapest in macchina il successore di Francesco Giuseppe, Carlo I d’Asburgo. Intenzionato a restaurare la monarchia ungherese, non avendo abdicato, come re d’Ungheria, dopo la proclamazione della repubblica austriaca (1918)!

Appassionato di caccia, automobili e aerei, a lungo esplorerà il Sahara egiziano-sudanese. Andando instancabilmente alla ricerca del “paradiso perduto” del deserto: la «favolosa oasi» di Zerzura (“degli uccelli”), con la sua misteriosa città bianca e forzieri stracolmi di sfavillanti pietre preziose e di perle di incommensurabile valore. Tanto da essere inevitabilmente cooptato in un Club assai snob e particolare, avendo un mito come fine: lo Shepheard's Hotel del Cairo. Il luogo più famoso della città dopo le piramidi…. Un club esclusivo che, tra i suoi membri, ha nobili egiziani, esploratori, piloti d’aereo e archeologi.

Lo Shepheard's hotel (Cairo), inizio '900
.
Il tenente colonnello dell’aviazione britannica Penderel prossimo all’atterraggio a Jebel Kissu su un aereo da trasporto Vickers Victoria, utilizzato per ricognizioni aeree nel Gilf Kebir (1932). Membro del Club di Zerzura, sempre come pilota parteciperà a diverse spedizioni di Almásy

23. Il Vecchio" del deserto che scandagliò i mari: Théodore Monod, poliedrica e straordinaria figura di viaggiatore e di scienziato
24. Alla scoperta dell'ominide più antico: il paleontologo Louis Leakey, iniziatore degli studi nel celebre sito di Olduvai in Tanzania
25. L'invincibile attrazione per gli immensi spazi, dove assoluto domina il silenzio: Roger Frison-Roche

ALLA SCOPERTA DEL MONDO. VOL.2 AFRICA
Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori,Geologi, Naturalisti, Paletnologi
E.Book e versione cartacea in bianco e nero di grandi dimensioni (16,99 x 1,17 x 24,41), 224 pp., 109 note,  bibliografia, 179 immagini (20 sono dell'A.) 
SOMMARIO

INTRODUZIONE 

1. MA'AT-KA-RA HATSHEPSUT, 1501-1479 a. C.
Deir al-Bahri nei pressi di Luxor: una ricognizione delle pitture a rilievo che raccontano i viaggi degli antichi egizi 
Verso la Terra tropicale di Punt 
Il “racconto” continua sulle mura di Deir al-Bahri 

2. LUCIO CORNELIO BALBO MINORE, ca. 55-ca. 13 a.C. 
La spedizione punitiva contro i Garamanti nel Sahara 

3. LEO AFRICANUS (al-Hasan ben Muhammad el-Wazzân al-Fasi), 1494-1554 
Iniziano i viaggi 
Catturato dai corsari cristiani 
A Rodi e Roma 
La Descrizione dell’Africa…

4. RICHARD POCOCKE, 1704-1765 
Viaggio in Oriente, 1737-1742 

5. MUNGO PARK, 1771-1806 
Alla scoperta del fiume Niger, 1794-1797 
La seconda spedizione sul fiume Niger, 1805-1806 

6. FRIEDRICH KONRAD HORNEMANN, 1772-1801 
Nel Sahara, 1798-1801 

7. RENÉ CAILLÉ, 1800-1838 
Verso Timbuctú, 1827-1828 

8. IPPOLITO ROSELLINI, 1800-1843 
In Egitto con Champollion, 1828-29 
L’arrivo ad Abu Simbel, 1828 

9. HEINRICH BARTH, 1821-1865 
Spagna, Maghreb, Libia, Egitto, Palestina, Asia Minore, Grecia 
Nel Sahara, 1850-55 
La rivalutazione della storia e delle culture dell’Africa 

10. AUGUSTE MARIETTE, 1821-1881 
In Egitto tra gli antichi papiri egizi, 1850 
La scoperta del Serapeum 

11. JOHN HANNING SPEKE, 1827-1864 
Con Burton alla scoperta delle sorgenti del Nilo: i laghi Tanganyika e Vittoria 
Con Grant di nuovo al lago Vittoria, scopre infine la sorgente del Nilo 

12. CARLO PIAGGIA, 1827-1882 
Tunisia, Egitto e Sudan 
In Sudan, tra i “famigerati” cannibali Niam Niam 
Tra Eritrea, Etiopia e Sudan 
Ancora in Sudan 

13. PAUL BELLONI DU CHAILLU, 1835? -1903 
Nell’Africa Equatoriale Francese alla ricerca dei gorilla, 1855-59 
Di nuovo in Africa, 1863-65 
Scandinavia, Danimarca, Finlandia, Russia 

14. HENRY MORTON STANLEY, 1841-1904 
Combattente nella Guerra civile americana; giornalista nel West; corrispondente di guerra in Abissinia 
Il “binomio” Livingstone-Stanley 
“Ma trovate Livingstone”! 
Una traversata est-ovest del Continente Nero lunga 8.000 km 
Si parte da Zanzibar 114
In Congo al servizio del re del Belgio, 1879-1884 
2.400 chilometri per soccorrere Emin Pasha: Zanzibar, Congo, Ruwenzori, lago Alberto, 1887-1889 

15. PIETRO SAVORGNAN DI BRAZZA', 1852-1905 
In Gabon e, poi, la risalita del fiume Ogooué 
Ancora sull’Ogooué 
L’incontro con Stanley 
La Missione nell'Occidente Africano 
Commissario Generale di Gabon e Congo 

16. SIR WILLIAM MATTHEW FLINDERS PETRIE, 1853-1942 
Prima Stonehenge, poi Giza, in Egitto 
Egitto, Grecia e Palestina

17. SIR E. A. WALLIS BUDGE, 1857-1934 
Egitto, Sudan e Iraq 

18. HARRY HAMILTON JOHNSTON, 1858-1927 
Nord Africa, Africa occidentale portoghese, Congo, Tanzania, 1879-1884 
Camerun, Protettorato della Costa del Niger, Mozambico, spedizione ai laghi Nyasa e Tanganyika (e Protettorato dell'Africa Centrale Britannica), Reggenza di Tunisi, Special Commissioner del Protettorato dell'Uganda, 1885-1901 
Nelle giungle del Congo scopre l'Okapi Johnstoni, metà giraffa, metà zebra 
L’Okapi 

19. JEAN-BAPTISTE MARCHAND, 1863-1934 
La Mission Congo-Nil giunge a Fashoda, sul Nilo Bianco (Sudan) 
La visita di Fashoda nel corso della mia seconda sessione di ricerca antropologica sul campo a Malakal 

20. JAMES BREASTED, 1865-1935 
La spedizione epigrafica in Egitto e Sudan del 1905-07 
Primo survey archeologico di Egitto e Asia occidentale, 1919-20 
Spedizioni in Palestina e Turchia, 1925 

21. ISABELLE EBERHARDT, 1877-1904 
Tra Maghreb, Svizzera, Francia e Italia, 1897-1899 
In Algeria, 1900-1904 

22. LÁSZLÓ ALMÁSY, 1895-1951 
Tra Egitto e Sudan,1926-1927; la traversata Kenya-Sudan, 1929 
Nell’Egitto sudoccidentale alla ricerca di Zerzura, la favolosa “oasi delle tre valli”, 1930… 
Le spedizioni continuano, 1932-33, 1934-35 
Attraverso il Grande Mare di Sabbia, 1935 
L’incredibile operazione Salaam per conto dell’Afrika Korps di Rommel 

22.1. LA SCOMPARSA DELL’ARMATA DI CAMBISE NEL DESERTO LIBICO: LEGGENDA O REALTA’? 

23. THÉODORE MONOD, 1902-2000 
Mauritania e Sahara occidentale, 1922, 1927-28 
Sahara, 1929-1964

24. LOUIS LEAKEY, 1903-1972 
Le spedizioni paleontologiche in Africa, 1923, 1926-35 
La scoperta dello Zinjanthropus boisei, Tanzania, 1959 

25. ROGER FRISON-ROCHE, 1906-1999 
Alpi Savoiarde 
Sahara 
Ancora nel Sahara, 1948 e 1950; in Lapponia, 1956
Spedizione Berliet Ténéré-Ciad, 1959-1960
Artico canadese, 1966, 1969 
Sahara, 1975 

BIBLIOGRAFIA

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PAGINA AUTORE ITALIA;

https://www.amazon.it/Franco-Pelliccioni/e/B01MRUJWH1/ref=dp_byline_cont_book_1



 

130.ALLA SCOPERTA DEL MONDO. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi. Vol. 1: EUROPA – ASIA

 

Donna hawaiana (incisione da: Isabella Lucy Bird, The Hawaiian  Archipelago: Six Months among the Palm Groves, Coral Reefs, and Volcanoes of the Sandwich Islands, 1875)

Il presente volume è il primo di una tetralogia, dove trovano la loro collocazione gli Archeologi, Esploratori e Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, personaggi che non figurano nelle trilogie dei Navigatori e degli Antropologi. Li ho inseriti in ordine strettamente cronologico, in base ai continenti da loro “esplorati”.

  Ecco i 22 personaggi, che figurano nel I volume: EUROPA-ASIA

EUROPA

1. Il "padre" dell'etnologia italiana: Luigi Pigorini, grande studioso di scienze antropologiche e fondatore del Museo Nazionale di Preistoria ed Etnografia

2. Alla scoperta del mitico labirinto. È all'archeologo inglese Sir Arthur Evans cui si devono le principali scoperte della civiltà cretese

3. Vere Gordon Childe, il padre dell’archeologia preistorica. Uno dei massimi studiosi di scienze umane dell’età contemporanea

ASIA

4. Un francescano "ai confini del mondo": fra Giovanni da Pian del Carpine, esploratore e missionario in Mongolia

5. Il grande viaggiatore medievale di terra e di mare Abu Abdullah Muhammad Ibn Battuta, il "Marco Polo" dei Berberi

6. Le avventure di un bolognese alla scoperta dell'«Arabia felice». All’inizio del XVI secolo si compiva il viaggio leggendario in Oriente e “ai confini del mondo” di Ludovico de Varthema

7. La scoperta della Beringia (80 anni prima che si chiamasse così...) risale al cosacco Semion Ivanovich Dezhnev, che nel '600 raggiunse la punta estrema dell'Asia e i territori dell'Alaska 

8. Gli avventurosi viaggi attorno al mondo della signora viennese Ida Pfeiffer

9. "Assurbanipal abitava proprio lì”: quando il gentleman Sir Austen Layard, archeologo dilettante, scoprì le rovine di Ninive

10. La curiosità senza confini della viaggiatrice "vittoriana" Isabella Lucy Bird, la cui salute cagionevole non le impedì di esplorare Paesi ancora ignoti alla cultura occidentale

11. Ferdinand von Richthofenzio del “Barone Rosso”, il famoso asso dell’aviazione germanica della Grande Guerra, ma anche “maestro” di Sven Hedin a Berlino. A lui si deve il termine Seidenstraße, la “Via della Seta”. 7.000 km di vie carovaniere, che hanno unito Oriente e Occidente, il Pacifico al Mediterraneo

12. Charles Montagu Doughty, pioniere "cristiano” dell'esplorazione in Arabia e "musa ispiratrice" di Thomas Edward Lawrence (d’Arabia…)

13. Una piccola europea sul Tetto del Mondo: Annie Royle Taylor, missionaria e esploratrice inglese, prima occidentale a visitare il Tibet 

Musici girovaghi tibetani
(da:Annie Taylor, Pioneering in Tibet, Londra, s.d.)

14. Quei "raids” lungo i perduti tracciati della Via della Seta di Sir Aurel Stein, “colosso dell’archeologia e dell’esplorazione asiatica

   "Nel 1930 Sir Aurel Stein, un Grande dell’archeologia e dell’esplorazione, doveva effettuare quella che sarebbe stata la sua quarta spedizione in Asia centrale, alla ricerca di antiche strade carovaniere tra Cina e Occidente. Purtroppo fallì miseramente! Profondamente umiliato, Stein non scriverà, né farà mai riferimento ad essa, né sarà menzionata nel suo necrologio… 

   D'altronde non fu certo colpa sua se in Cina era scoppiata una rivalità, prima tra diplomatici britannici e statunitensi, poi tra il Fogg Museum (Harvard) e il British (Londra), infine tra i due sponsors di Harvard... Nel conto va anche aggiunto un tardivo risveglio nazionalistico, che bruscamente spariglierà le carte sulla tavola dell’archeologia, cambiando radicalmente le regole del gioco. Perché dalla metà degli anni ‘1920 la Cina aveva cominciato a mostrarsi assai sensibile all’ingresso degli stranieri e, raramente, rilasciava permessi di ricerca. Meno che mai a lui… A seconda dell’angolazione visiva, difatti il nostro personaggio ha una doppia reputazione.

   In Occidente è considerato uno dei più grandi archeologi, geografi ed esploratori del XX secolo e la massima Autorità nel campo degli studi centro-asiatici: “gli eccellenti lavori di Sir Aurel Stein contribuirono a far luce sull’archeologia dell’India, dell’Iran e dell’Asia centrale. Era un viaggiatore infaticabile”.

   In Cina è, invece, il più malvagio tra i “diavoli stranieri”, che razziarono i loro tesori. Un imperialista, che li aveva derubati della loro storia. Portando via enormi pitture murali, sculture, preziosi manoscritti e antiche sete. Oltre al primo libro stampato al mondo, oggi orgoglio della British Library. Anni addietro la BBC lo definiva: The original Chinese Takeaway: “l’originale porta-via cinese”!

   Dunque, Stein è un eroe, o un gran “ladrone”?

   Allora solo “sottovoce” si parlava di eventuali restituzioni del “maltolto”. Non essendoci richieste ufficiali da parte cinese. Anche se a partire dal 2014 la Cina ha cercato di “cambiare indirizzo”, per rientrare in possesso di ciò che appartiene al proprio Patrimonio storico, artistico e culturale. Purtroppo, rileva Peter Neville-Hadley nel suo illuminante articolo del 2017, quello cinese è solo un wishful thinking. Perché, anche avendo aderito nel 1989 alla Convenzione dell’UNESCO del 1970 sull’illecito trasferimento di “proprietà culturali rubate”, il periodo antecedente al 1970 è comunque escluso dall’accordo.

Stein al tavolo di lavoro, 1915. Spedizione del 1913-1916 
  (Pamir, Buhara,  Amudarja, Sistan, Afghanistan, Indo)

   Sempre tornando a parlare di Stein, va ricordato come gli stessi studiosi cinesi ammettano come lo sviluppo archeologico della regione debba essere ascritto proprio a lui. Pur criticandone, ovviamente, i metodi “distruttivi e di rapina”. D’altronde era del tutto “normale” ciò che all’epoca faceva Stein. L’alternativa era la distruzione della collezione. Mai si erano mossi i funzionari cinesi, che conoscevano bene le caverne di Tunhwang, oggetto del contendere. I reperti perciò potevano essere svenduti. Nel 1920 le caverne rimasero gravemente danneggiate dai Russi bianchi in fuga e negli anni ‘1930 la guerra sino-giapponese avrebbe fatto la sua parte...

Affresco murale buddista a Tunhwang
   Del resto l’unica aspirazione di Stein è quella di conoscere il passato delle grandi civiltà, “conducendo i raids più audaci e temerari nel mondo antico che qualsiasi archeologo abbia mai tentato”. Raids anche nel senso stretto di razzie... Perché Stein non è uomo da scavi senza fine, o da tavolino. Comunque ciò che riporta alla luce (e a casa) è per sempre assicurato all’Umanità… 
   Così riempirà le sale del British Museum e del National Museum di Delhi, ma suoi reperti si trovano oggi anche a Parigi, San Pietroburgo e Kyoto!
   (...) Sir Aurel Stein è stato molto più di un cercatore di tesori e di una mera pedina nel Great Game russo-britannico. È un archeologo genuino, che scopre i siti grazie a quanto ha appreso dai libri, compresi quelli di Marco Polo e di Hsüan-Tsang (Memorie sui paesi occidentali). Localizza la famosa Porta di Giada, che marcava la fine della Cina e l’inizio dei Reami Occidentali, nonché la cinta muraria di confine, costruita sotto la dinastia Ch’in (249-206 a.C.), per controllare i nomadi e proteggere le comunicazioni.
   Le sue spedizioni nella Serindia, la sterminata regione tra Cina ed India, che chiama così nel 1921, sono autentiche imprese epiche, effettuate principalmente lungo i dimenticati tracciati della Via della Seta, aperta all’epoca degli Han (viaggio di Chang Ch’ien del 138 a.C.). 
   Certosinamente ricostruisce le culture fiorite lungo un percorso, che vedrà il passaggio di sete orientali e di vetrerie europee, ma anche di religioni, lingue, arti, imperi, perfino epidemie. Tutto ebbe origine, o si propagò, lungo di essa: le diverse civiltà, i sincretismi indo-persiani, la Cina, il mondo ellenistico, turco, tibetano, le conquiste e il tracollo dei popoli nomadi, le conversioni religiose, gli intrighi politici. 
   Gradualmente il commercio, che la originò, preferirà utilizzare le più sicure vie marittime. Così la strada decadrà lentamente, per poi morire. Scomparendo nel nulla e nell’oblio delle genti. Sorte condivisa da città importanti, per secoli rimaste silenti sotto la spessa coltre di sabbie infuocate. Dove si preserveranno incredibilmente immacolate per i posteri indagatori...".

15. L'avventura di un inglese in Tibet: Francis Younghusband, tra i primi occidentali a entrare nella mitica città di Lhasa

16. Uno svedese sul "Tetto del Mondo": Sven Hedin, uno dei maggiori esploratori di tutti i tempi

Festa popolare a Shigatse, Tibet
(incisione dal libro di Sven HedinTranshimalaja. Entdeckungen und Abenteuer in Tibet, Lipsia, 3 voll., 1909-1912)

17. Nel complicato scacchiere dell'ex Impero Ottomano la "regina" era una temeraria archeologa inglese: l’esploratrice Gertrude Bell ebbe un ruolo di spicco nella storia mediorientale del primo Novecento

18. Alexandra David-Néelesploratrice, spiritualista, buddista, anarchica, libera pensatrice e… “vagabonda nell’anima”

19. Dalle cime del Karakoram alle sponde del Lago Tana: la lunga serie delle esplorazioni del geografo, alpinista e scrittore Giotto Dainelli

Danze sacre nel monastero tibetano di Prang
(Karakoram orientale, 1930). Foto Dainelli

20. L’archeologo inglese Leonard Woolley, tra le rovine di Ur dei Caldei, in Mesopotamia

21. L'ansia di viaggiare spinse la “nomade appassionata” Freya Stark, un blend tra Indiana Jones e Mata Hariverso l'«ignoto» geografico e l'«altro» culturale

22. Ella Maillart, avventurosa e straordinaria esploratrice, fotografa e scrittrice di viaggi

Ella Maillart e Peter Fleming a Gilgit, in India (1935)

                               "Cina e la Via della Seta, 1934-1935

   Nel 1934-35 il Petit Parisien, specializzato in grandi reportages, la invia in Cina per un’inchiesta sulla Manciuria occupata dai giapponesi. A Pechino incontra Peter Fleming, un brillante giornalista del Times di Londra, fratello del più celebre Ian, il creatore di James Bond. Ella è però interessata al Turkestan cinese (od orientale). Regione completamente interdetta agli stranieri. Nessuno sa ciò che vi è successo da quattro anni. Decide di andarci e di guadagnare l’India attraverso Sinkiang (Xīnjiāng) e Karakoram. Tra l’altro ha l’insperata opportunità di ottenere consigli dal celebre Sven Hedin, anche lui nella capitale cinese. 

   Assieme a Fleming, la Maillart dovrà passare per il nord del Tibet e dello Tsaidam (Cháidámù Péndì), percorrendo un itinerario talmente infido, da non essere neppure proibito dal governo cinese. Provvisti di permesso per la regione del Koko Nor (Qinghai Hu), i due lasciano Pechino per la Cina interna nel gennaio del 1935. 

   Da lì, cercando di eludere i controlli militari e le autorità governative, si lanceranno verso “l'inconnu démesuré”. A piedi e a dorso di mulo attraversano gli altopiani dello Tsaidam, caratterizzati dall’estremo: povertà e clima. Giunti nel Sinkiang (Xinjiang), si portano attraverso la storica Via della Seta nel Pamir. Otto mesi dopo sono a Srinagar, nel Kashmir indiano: hanno brillantemente attraversato una delle regioni più segrete del mondo…"

Da: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi. 

Vol. 1: EUROPA – ASIA

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SOMMARIO

INTRODUZIONE

EUROPA 

1. LUIGI PIGORINI, 1842-1925 

Fondatore della Società Italiana di Antropologia, 1870 

Fondatore del Museo Nazionale di Preistoria ed Etnografia, 1876 

2. ARTHUR EVANS, 1851-1941 

Prologo 

Atto Unico 

Evans, Grecia e i Micenei, 1883 

Schliemann a Creta, 1883 

Evans a Creta, 1894 

Ritorno a Creta, 1900 (Campagne di scavo 1900-1913; 1922-1930) 

3. VERE GORDON CHILDE, 1892-1957

Lo scavo archeologico di Skara Brae, isole Orcadi, Scozia, 1928-1930 

ASIA 

4. FRA GIOVANNI DA PIAN DEL CÀRPINE, ca. 1180-1252 

Ambasciatore del Papa tra i Tatari del Gran Khan, 1245-1247 

Mongolia, 1246

Il ritorno, 1246-1247 

5. ABU ABDULLAH MUHAMMAD IBN BATTUTA, 1304-1369 

Africa, Asia, Europa, 1325-1353 

India, Ceylon, Maldive 

“Ai confini del mondo” della Dar al-Islām: Cina 

Marocco, 1349 e Mali, 1352-1353 

6. LUDOVICO DE VARTHEMA, ca. 1470-1517

Pellegrinaggio alla Mecca, 1503

Il viaggio ai “confini del mondo”, 1502-1508 

Yemen, India, Persia 

Ceylon, Birmania, Indonesia 

Rientro in Europa 

7. SEMION IVANOVICH DEZHNEV, ca. 1605-1673 

Siberia, 1630-1643 

Le esplorazioni del Far East siberiano, 1647, 1648-1664 

8. IDA PFEIFFER, 1797-1858 

In Terrasanta (Costantinopoli ed Egitto), 1842 

In Islanda, 1845

Il primo viaggio intorno al mondo, 1846-1848

In Brasile, 1846 

Continua il viaggio in Sud America, 1847

Tahiti, 1847 

In Cina (e i pirati), 1847 

Singapore, Ceylon, India, 1847,1848

In navigazione verso il Medio Oriente, scoppia il vaiolo a bordo, 1848

Russia e Turchia. Ancora in navigazione, scoppia il colera, 1848

Il secondo giro del mondo 1851-1854: Africa, Indie Orientali olandesi, Australia, Stati Uniti, Sud America

L’ultimo viaggio: Mauritius e Madagascar, 1856-1858

9. SIR AUSTEN HENRY LAYARD, 1817-1894 

I viaggi nel Vicino Oriente, 1839-1841 

Costantinopoli, Iraq (Nimrud), 1842-1847 

Babilonia, Ninive, 1848-1851

10. ISABELLA LUCY BIRD, 1831-1904 

In Nord America, 1854,1857 

La tempesta nel Pacifico, 1873 

Giappone, 1878 

In navigazione verso la Cina (pronti a difendersi dai pirati cinesi) e la Malesia, 1878,1879 

India e Ladakh, 1889 

Cina e Corea, 1894 

11. FERDINAND VON RICHTHOFEN, 1833-1905 

La Via della Seta 

L’enigma geografico del lago Lop Nor, il “lago errante” di Sven Hedin, e la diatriba Richthofen-Przhevalskii 

Ferdinand von Richthofen 

California, 1862-1868 

Sette spedizioni in Cina, 1868-1872 

La spedizione del 1871 

La carriera universitaria, 1872-1905 

La sua Opera Magna: China, 1887-1885 

12. CHARLES MONTAGU DOUGHTY, 1843-1926 

Il pellegrinaggio alla Mecca, 1876 

Il racconto 

13. ANNIE TAYLOR, 1855-1922 

Cina, 1884-1886 

Australia, India e Sikkim, 1888-1891 

Verso il Tibet (e Lhasa), 1891, 1892, 1893 

Sikkim, 1894 

14. SIR AUREL STEIN, 1862-1943 

In Asia: Oriental College (1888-1899), Spedizioni in Cina (1900, 1906-08, 1913-1916), Indian Archaeological Survey (1910-1929) 

15. FRANCIS EDWARD YOUNGHUSBAND, 1863-1942 

Himalaya, Manciuria, Gobi, Takla Makan, Karakoram, 1884, 1886, 1889 

Il Great Game russo-britannico versus Tibet, 1898-1904 

In Tibet, 1903-1904 

16. SVEN ANDERS HEDIN,1865-1952 

Persia e Turkestan occidentale, 1890-1891 

Lungo la Via della Seta, via Lop Nor e Tibet, fino a Pechino, 1893-1897 

Nel deserto del Takla Makan, 1899-1902 

Persia, India e otto traversate della Transhimalaya 

Cina, Mongolia, Tibet, 1926-1931 

Nel Sinkiang, 1933-1935 

17. GERTRUDE BELL, 1868-1926 

Un primo viaggio intorno al mondo è seguito da tours in Grecia e Medio Oriente, scalate sulle Alpi, poi Algeri, Napoli, Malta, Palestina, 1897-1902 

Un secondo giro del mondo. Quindi ancora Medio Oriente e, poi, Turchia e Mesopotamia. L’incontro con Thomas Edward Lawrence, 1903-1911 

Attraversato il deserto dell’Arabia, al Cairo entra a far parte dell’Arab Bureau, assieme a Lawrence, 1914-1917 

La Conferenza della Pace di Parigi, 1919 

18. ALEXANDRA DAVID-NÉEL, 1868-1969 

Ceylon, India, Belgio, Francia, Tonchino, Atene, Tunisi, 1891-1911 

Ceylon, India (Sikkim e Himalaia), 1911-1916 

Nel Tibet, 1916 

In Giappone, Cina e nuovamente in Tibet, a Lhasa, 1916-1924 

Francia, Russia, Cina, India, 1924-1946 

19. GIOTTO DAINELLI, 1878-1968 

Eritrea centrale e Dancalia, 1905 

Himalaya, Karakoram, 1913-1914 

Karakoram orientale, 1930 

Missione di Studio al Lago Tana, Etiopia, 1936 

20. LEONARD WOOLLEY, 1880-1960 

Nubia sudanese, 1907, 1911 

Scavi a Carchemish, Siria, 1912-1919 (con interruzioni: survey Palestinese, ufficiale dell’Intelligence, prigioniero di guerra in Turchia) 

Scavi a Tell el-Amarna, Egitto, 1921-22 

Dodici campagne ad Ur e Ubaid, Iraq, 1922-1934 

Al-Mina, Tell Atchana, 1936, 1937-39, 1946-49 

21. FREYA STARK, 1893-1993 

Parigi, Asolo, Londra, Bologna, Carso, Alpi, Londra, 1893-1925 

Libano e Siria, 1927,1928 

Iraq e Persia, alla ricerca della “Valle degli Assassini”, 1929, 1930 

Ancora in Iraq e Persia, 1931-1933 

Nell’Arabia Felix, 1935 

Lo Yemen e la Via dell’Incenso, 1937 

Aden, Egitto, Iraq, India, 1939-1943 

Asolo, Antigua, Cirenaica, Turchia, Cipro, Europa, Yemen, Persia, Usa, Asia Centrale, India, Nord-Africa, dal 1945 

22. ELLA MAILLART, 1903-1997 

Navigando nel Mediterraneo e in Atlantico, 1922-1924 

In Russia, 1930, 1932 

Cina e la Via della Seta, 1934-1935 

Libano, Turchia, India, Iran, Afghanistan, 1936, 1937; 1939-1945 

Nel Vallese e poi in Nepal, 1946, 1951 

BIBLIOGRAFIA

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PAGINA AUTORE ITALIA;

https://www.amazon.it/Franco-Pelliccioni/e/B01MRUJWH1/ref=dp_byline_cont_book_1

129.VIAGGIO NELLE ATLANTICHE ISOLE FÆR ØER. IL PAESE DAI TETTI DI PRATO, CHE ONDEGGIANO AL VENTO

 

Primo piano di un interessante figura di anziano faroese, con la tradizionale bustina rosso-blu (húgva) come copricapo [Tórshavn, Manifestazione storica per la Festa Nazionale di St. Olav] (© Franco Pelliccioni)

 Dal diario di viaggio

Dal finestrino vedo le onde dell’Atlantico ribollire sotto di me. Dopo la ricerca dell’anno scorso, tra i minatori norvegesi e russi delle Artiche Svalbard, sto per dare avvio ad un’altra tappa, la sesta, del mio Programma sulle Comunità Marittime dell’Atlantico del Nord. La meta si sta ora approssimando. Se, come penso, rispetterà l’orario, il BAe 146 della compagnia aerea faroese Atlantic Airways (RC 0455), decollato alle 15 da Copenhagen, dove ho effettuato un breve soggiorno, atterrerà alle 16,25 nel piccolo aeroporto di Sørvágur, nell’isola di Vagar. Certo, ciò che si comincia qua e là a intravedere, attraverso le nuvole, non sembra molto invitante.

Eppure non vedo l’ora di stare laggiù, tra gli isolani. Autentici pronipoti dei Vichinghi, che ancora costruiscono barche con il know how norreno, utilizzano zolle di terra ed erba per i tetti delle case, cacciano uccelli con trappole e reti, “purtroppo” talvolta fanno stragi di balenottere e, nelle grandi occasioni, come la festa di St. Olav, che mi ha fatto venire qui alla fine del mese di luglio, si può perfino assistere a danze a catena medievali!

Kædedans på Færøerne (“Danza a catena nelle Fær Øer”), ca. 1930 (di Sophie Petersen, Nationalmuseet/Det Kongelige Danske Geografiske Selskab) 

A Copenhagen ho proseguito i miei contatti, già avviati da Roma. Indirettamente, tramite l’Ambasciata di Danimarca e il Ministero degli Esteri. Direttamente attraverso fax trasmessi nella capitale danese: Università, Rappresentanza delle Fær Øer, Ufficio del Turismo Danese. Un intenso lavoro propedeutico, che mi ha consentito di fare un po’ anche il turista in questa splendida capitale, e di visitare il Museo Nazionale, estremamente prezioso per tutto ciò che riguarda l’Artico groenlandese, gli Inuit e, naturalmente, i vichinghi. Andando immediatamente a rintracciare, tra i reperti esposti, una piccola pietra di circa dieci centimetri, con iscrizioni runiche apposte il 25 aprile del 1333 da tre di essi. Nel 1824 l’aveva scoperta un eschimese in un cairn, nella Groenlandia settentrionale, a Kingiktorssoak, isolotto a nord di Upernavik.

Pensavo a tutto ciò quando, nel corso del pranzo freddo servito a bordo, comincio maggiormente ad interessarmi a ciò che mi sta raccontando sull’arcipelago il vicino di seggiolino: è norvegese, si chiama Edvard ed ha sposato la figlia del proprietario di un cantiere navale delle isole.

All’aeroporto fotografo l’aereo. Ha un aspetto singolare: tozzo, con grandi ali, che puntano verso terra. Sembra un grande gabbiano, che stia per volar via. Lo si impiega preferibilmente per le piste corte e le sue tre ruote toccano simultaneamente terra.

Un paio di autobus, intervallati da un traghetto, tra le isole di Vágar e Streymoy, e già sono nella capitale Tórshavn, nel mio albergo. Il cui nome è sinonimo di mare, ma “profuma” anche di avventura. Perché il Tórshavnar Sjómansheim, di Tórsgøta 47, prenotato dai faroesi, è un semplice, decoroso e convenientissimo 2 stelle. Vicinissimo al cuore, al centro storico della città. Dove si servono i pasti su lunghi tavoli, che vanno condivisi con altri ospiti. Così sono contento di soggiornare in questa “strategica” Casa del Marinaio, risalente al 1923. Istituzione un tempo riservata ai soli naviganti. Perché qui, senza quasi alzarmi dalla sedia, posso avere ulteriori incontri con gli isolani.

7.2 Il grindadráp, la caccia comunitaria alle balene

Caccia alle balene nelle Fær Øer: Fiordo di Midvaag. Il principe ereditario danese Frederik osserva i globicefali, mentre si reca a Miðvágur, 1847. (Jeaffreson, J. R., The Faröe Islands…1898), British Library

Unica nell'Atlantico settentrionale, ancora oggi è effettuata la caccia comunitaria alle Pothead o Pilot Whales (balene di "media taglia": le globicephala melaena, localmente chiamate grind), con la tecnica del grindaraksur, al tempo delle loro trasmigrazioni estive. Quando i cetacei si trovano a non molta distanza dalle coste isolane. Fin dall’epoca vichinga, le varie fasi della caccia sono state accuratamente regolamentate. Ad iniziare dal primo avvistamento. Seguito dall'avviso a tutta la comunità della presenza delle pilot whales (grindaboð) e al loro sospingimento verso uno dei 21 luoghi autorizzati per lo spiaggiamento. Dove avverrà la loro rapida uccisione, con particolari tecniche e armi. L’ultima fase concerne la suddivisione di ciascuna quota di carne tra tutti i partecipanti al grindadráp e i membri della comunità. Per arrivare, in particolarissime e abbondanti cacce, all'intera isola, in qualche caso all'intero arcipelago.

Questa caccia, che non va contro le rigide regole dettate dall’International Whaling Committee, che le esclude dalla protezione, ha sempre rappresentato per i faroesi una delle poche possibilità di approvvigionamento aggiuntivo di grasso e carne. Grazie alle quali questa popolazione è riuscita a superare indenne i lunghi periodi di sotto-alimentazione e le carestie derivanti dalla non auto-sufficienza alimentare.

Numerose pubblicazioni mediche e nutrizionali concordano in pieno con quanto venivano affermando, nel lontano passato, i medici condotti danesi, circa l'opportunità e la necessità per ogni individuo di alimentarsi, anche saltuariamente, con la carne di balena. I cui apporti nutrizionali (vitaminici, "anticolesterolo", ecc.), per una popolazione, in cui per secoli la tavola era stata solo poveramente imbandita con le pietanze disponibili (patate, carne di pecora e di montone, pesce, carne di uccelli marini, uova, e poco altro). Attualmente questa carne rappresenta circa 1/4 del consumo totale di proteine animali dell'arcipelago.


Lisbeth L. Petersen, Sindaco (Byraðsformaður) di Tórshavn, nel suo ufficio (© Franco Pelliccioni)


(...) Giornata intensa, passata ad incontrare il Direttore della TV faroese, ma anche la zoologa danese Dorete Bloch del Museo di Storia Naturale. Esperta in barche vichinghe e caccia alle balene. Per concludere, verso sera vado alla Nordic House. Il tutto intervallato dall’interessante visita alla dirimpettaia isola di Nólsoy. Raggiunta in venti minuti con un ferry, salpato alle 12. Durante i quali il tempo è contraddistinto da una successione di pioggia, nebbia, sole e, all’arrivo, ancora nebbia. Sbarcato, oltrepasso un gigantesco arco formato da mascelle di un capodoglio. Pochi passi più in là, vedo la panchina del “parlamento” degli uomini. Il tempo di guardare le Niðastalon, la fila di case parallela al porto, osservare i miei primi puffini faroesi, mangiare un boccone nella Kaffistovan ed è già l’ora (15,45) di rientrare. Questa volta con il sole..."

Veduta del villaggio di Nólsoy nella nebbia (mjørki) con il caratteristico arco fatto da mascelle di un capodoglio (© Franco Pelliccioni)


11.1 La visita a Kirkjubøur, il “campo della chiesa”

Dal diario di viaggio

Lo raggiungo in poco più di mezz’ora, con l’autobus 101, della Bygdaleiðir, la linea blu intercomunitaria, poiché dista solo una quindicina di chilometri dal centro città.

Kirkjubøur, 1839 (da: Voyages de la Commission scientifique de Nord: en Scandinavie, en Laponie, au Spitzberg et aux Feroe, pendant les années 1838, 1839 et 1840, sur la corvette La Recherche, di Barthélemy Lauvergne)

Alla fine della visita dell'eccezionale sito storico, intirizzito dal freddo pungente e dalla pioggia, chiedo ospitalità all'interno dell'antica Roykstova, che sembra essere l'unica abitazione di legno al mondo ad essere stata continuativamente abitata da quasi mille anni. La mia cortese ospite, che dal giornale sa bene come io non sia un semplice turista, mi offre un assai apprezzato liquore dolce finlandese, con l'aggiunta di un forte snap, che poi raddoppio. E’ la Sig.ra Patursson, moglie del Kongsbóndi, un "fattore del re". Appartiene ad una delle famiglie storiche e più in vista delle isole, che da diciotto generazioni alleva pecore e coltiva la terra di quell'enorme fattoria. Il nonno Jóannes aveva partecipato all'edificazione dell'autonomia faroese. Fondando, poco dopo l'inizio del secolo, il Sjàlvstyrisflokkur, il partito autonomista faroese, il secondo delle isole e, nel 1939, un altro partito autonomista, il Fólkafìokkur.

Tróndur Patursson fotografato nel 2010 ( CC Some rights reserved Ronni Poulsen)

Suo cognato, apprendo, è Tróndur Patursson, fratello gemello del marito. Il famoso, eclettico, artista e viaggiatore. Dopo avermi fatto attentamente visitare l’interno della casa, con orgoglio mi mostra due vetrate realizzate dal cognato nel salotto e alcune foto scattate durante il viaggio in Italia di cinque anni prima. Nel corso del quale è stata ricevuta in udienza dal Papa. Con ardore mi parla dei colori, degli odori, ma anche dei sapori, dell'Italia. Di Roma, Napoli, Sorrento. Soprattutto di Capri, che aveva tanto amato. Con il marito era andata anche in Nuova Zelanda, dove aveva appreso l’uso delle recinzioni metalliche elettrificate. Infatti in precedenza avevo dovuto fotografare con il teleobiettivo la cattedrale non finita, perché circondata per tre lati dal filo.

Intorno a noi, al di fuori dell’antica abitazione, la pioggia ha finalmente cessato di battere insistentemente, come aveva rabbiosamente fatto per lunghissimo tempo. Ma le acque vicinissime dell'oceano stanno improvvisamente diventando sempre più bianche per la nebbia, che mano a mano tutto avvolge, tutto gradatamente nasconde. Specchio d'acqua, dopo specchio.

Ecco, mi trovo di fronte ad una persona che ama, quasi come nessun’altra, la propria terra e la sua gente, che è orgogliosa di appartenere ad una famiglia, che ha scritto la storia di questo paese e che ne ha ancora un ruolo guida. Poiché, giorno dopo giorno, continua a buttar giù altri paragrafi, forse meno esaltanti di un tempo, ma sempre pregni di valenze e di una continua dialettica tra tradizione e innovazione. Essa mi fa capire, da alcune espressioni verbali e dal suo bel viso, addolcito dai lunghi capelli biondi e dai profondi occhi azzurri, leggermente sfiorito dagli anni, triste e compunto, come il nuovo arrivo della nebbia per lei sia troppo! Poiché le provoca uno stato di spleen che io, come italiano e romano, forse non riesco a capire fino in fondo, fin dentro l'anima... La nebbia...

La rinnovata presenza della bruma, proveniente anche quel giorno dal mare, e la mia presenza avevano involontariamente innescato una profonda contraddizione spirituale nell'orgogliosa moglie del Patursson di Kirkjubøur. Provocando un "qualcosa", che non saprei spiegarmi... (...)

.............

12. UN’ESCURSIONE NELLE ISOLE DI STREYMOY ED EYSTUROY

Dal diario di viaggio

(...) Per passare su Eysturoy, ritorno indietro e attraverso il ponte, che la collega a Streymoy. Seguendo la 62, mi dirigo nuovamente verso nord, raggiungendo il villaggio di Eiði. Qui visito la chiesa del 1881 e fotografo i due modelli di imbarcazioni a vela, che pendono dal soffitto, uno per lato, con i bompressi rivolti verso l’altare. Poi lascio la costa, per inoltrarmi con la 662 nell’interno montuoso. La strada è stretta, ad una sola corsia. Di tanto in tanto caratterizzata da modestissimi slarghi, per consentire il passaggio ai veicoli, che procedono in senso contrario. Pochissimi sono i guard rails. Non sapevo, allora, che questo sarebbe stato il tratto più “pericoloso” dell’intero viaggio. Per la forte pendenza, in ascesa e in discesa, solo parzialmente mitigata da numerosi tornanti. Con precipizi e scarpate, tutti intorno e sotto di me. Oltre tutto viaggiando su una sede stradale, il cui piano non sempre è perfetto. Anzi... Per cui a tutti i costi cerco di non distrarmi. Inoltre la luce del giorno tende a diventare sempre più fioca, per la forte nuvolosità. Almeno non c’è la nebbia, che giocoforza mi avrebbe costretto a fermarmi sulla montagna, non si sa per quanto tempo!

Ormai il sole di Tjørnuvik è solo un pallido ricordo! Le forti raffiche di vento, che senza pietà colpiscono l’automobile, facendola oscillare, di certo non aiutano. Nonostante sia cupo e orrido, il panorama che, via via, si presenta davanti ai miei occhi, ha un suo indubbio e tenebroso fascino… Così, in una curva, forse affrontata non con troppa accortezza, probabilmente distratto da ciò che vedo, la macchina sbanda, va leggermente fuori strada. Per una frazione di secondo temo che per me sia finita… Invece riesco a riprendere il controllo e a fermarmi! Dopo di allora, per ammirare e fotografare l’incredibile scenario, mi arresterò un paio di volte. [Una volta a Tor scopro che la strada passa accanto al monte più alto dell’arcipelago, lo Slættaratindur (882 m)]. Quindi sulla più “umana” 632 (anche se la strada è sempre stretta, c’è un passo montano da superare, ma minore è l’altitudine media ed è anche meno tortuosa) proseguo fino alla mia nuova meta, Gjógv. Considerato il più bel villaggio delle Fær Øer, si trova in fondo ad una gola collegata al mare, lunga 188 m, dove osservo i binari dell’unica micro-ferrovia dell’arcipelago (...)

Da: VIAGGIO NELLE ATLANTICHE ISOLE FÆR ØER. IL PAESE DAI TETTI DI PRATO, CHE ONDEGGIANO AL VENTO 

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SOMMARIO


1. PREMESSA 
Dal diario di viaggio 
La ricerca nelle isole 
2. INTRODUZIONE 
3. GEOGRAFIA, CLIMA, NATURA 
3.1 Flora 
3.2 Fauna 
4. STORIA 
4.1 Tra Mito e Storia: dalla Navigatio Sancti Brandano alle "Isole delle Pecore", all'età dei Vichinghi
4.2 Norvegesi, quindi dano-norvegesi 
4.3 Danesi 
4.4 In sintesi 
5. DEMOGRAFIA, ANTROPOLOGIA (FISICA) 
6. LINGUA E CULTURA DI UNA NAZIONE-COMUNITA’ 
La “scuola di vita” della roykstova 
Controllo sociale, alcoolismo 
7. ECONOMIA: IL PESCE, L'«ORO» DELLE FÆR ØER. UNA SOCIETÀ COSTRUITA SULLA PESCA 
7.1 Pesca e imbarcazioni 
7.2 Il grindadráp, la caccia comunitaria alle balene 
7.3 L'uccellagione: fygling, fleyging (e omanfleyg) 
7.4 Allevamento-Agricoltura
7.5 Il Turismo
8. IERI: LA GRANDE CRISI DEGLI ANNI '1990 
8.1 Si continua a pescare eccessivamente, senza fermo biologico 
8.2 L’imprinting vichingo, elemento costitutivo di una delle migliori marinerie atlantiche 
8.3. A livello individuale, comunitario e nazionale, i faroesi tentano di lasciarsi alle spalle il sofferto passato, ipotecando il futuro, con generalizzate richieste di prestiti e finanziamenti 
8.4 Un lungo periodo di austerity e di ricostruzione socio-economica 
9. OGGI: UNA RINASCITA SCANDITA DAL “VERDE” 
9.1 Economia, Trasporti, Infrastrutture, Turismo 
9.2 Un arcipelago totalmente “Green”. Ovvero, quando le negatività geo-climatiche faroesi diventano positive, grazie a Vento, Acqua, Maree, Correnti, Onde, Geotermia (e Sole) 
10. IL “PORTO DEL DIO TOR”, TÓRSHAVN, CAPITALE DELLE FÆR ØER 
Dal diario di viaggio 
10.1 Olavsøka, la festa di St. Olav : La sfilata popolare, il corteo delle autorità politiche e religiose, quello storico 
10.2 Il racconto di una dura ed eroica lotta per la sopravvivenza degli isolani nel Batasavnið, il Museo Marittimo faroese 
10.3 Norðurlandahúsið, la Casa Nordica 
11. IL CATTOLICESIMO NELLE ISOLE 
11.1 La visita a Kirkjubøur, il “campo della chiesa” 
Dal diario di viaggio 
11.2 Dalla riforma protestante, alla libertà di religione. La Mariukirkjan di Tórshavn 
12. UN’ESCURSIONE NELLE ISOLE DI STREYMOY ED EYSTUROY 
Dal diario di viaggio 
13. VÁGUR (LA "BAIA"), COMUNITÀ DI PESCATORI DELLA LONTANA ISOLA MERIDIONALE DI SUÐUROY
Dal diario di viaggio 
14. RITORNO A TOR E, POI, A COPENHAGEN 
Dal diario di viaggio 
15. APPENDICE 
15.1 Corsari e pirati nordafricani, francesi, inglesi, irlandesi 
15.2 L’isola che “non c’è”: la remota Mykines 
16. BIBLIOGRAFIA 
CARTE 

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PAGINA AUTORE ITALIA;

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