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giovedì 29 febbraio 2024

130.ALLA SCOPERTA DEL MONDO. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi. Vol. 1: EUROPA – ASIA

 

Donna hawaiana (incisione da: Isabella Lucy Bird, The Hawaiian  Archipelago: Six Months among the Palm Groves, Coral Reefs, and Volcanoes of the Sandwich Islands, 1875)

Il presente volume è il primo di una tetralogia, dove trovano la loro collocazione gli Archeologi, Esploratori e Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, personaggi che non figurano nelle trilogie dei Navigatori e degli Antropologi. Li ho inseriti in ordine strettamente cronologico, in base ai continenti da loro “esplorati”.

  Ecco i 22 personaggi, che figurano nel I volume: EUROPA-ASIA

EUROPA

1. Il "padre" dell'etnologia italiana: Luigi Pigorini, grande studioso di scienze antropologiche e fondatore del Museo Nazionale di Preistoria ed Etnografia

2. Alla scoperta del mitico labirinto. È all'archeologo inglese Sir Arthur Evans cui si devono le principali scoperte della civiltà cretese

3. Vere Gordon Childe, il padre dell’archeologia preistorica. Uno dei massimi studiosi di scienze umane dell’età contemporanea

ASIA

4. Un francescano "ai confini del mondo": fra Giovanni da Pian del Carpine, esploratore e missionario in Mongolia

5. Il grande viaggiatore medievale di terra e di mare Abu Abdullah Muhammad Ibn Battuta, il "Marco Polo" dei Berberi

6. Le avventure di un bolognese alla scoperta dell'«Arabia felice». All’inizio del XVI secolo si compiva il viaggio leggendario in Oriente e “ai confini del mondo” di Ludovico de Varthema

7. La scoperta della Beringia (80 anni prima che si chiamasse così...) risale al cosacco Semion Ivanovich Dezhnev, che nel '600 raggiunse la punta estrema dell'Asia e i territori dell'Alaska 

8. Gli avventurosi viaggi attorno al mondo della signora viennese Ida Pfeiffer

9. "Assurbanipal abitava proprio lì”: quando il gentleman Sir Austen Layard, archeologo dilettante, scoprì le rovine di Ninive

10. La curiosità senza confini della viaggiatrice "vittoriana" Isabella Lucy Bird, la cui salute cagionevole non le impedì di esplorare Paesi ancora ignoti alla cultura occidentale

11. Ferdinand von Richthofenzio del “Barone Rosso”, il famoso asso dell’aviazione germanica della Grande Guerra, ma anche “maestro” di Sven Hedin a Berlino. A lui si deve il termine Seidenstraße, la “Via della Seta”. 7.000 km di vie carovaniere, che hanno unito Oriente e Occidente, il Pacifico al Mediterraneo

12. Charles Montagu Doughty, pioniere "cristiano” dell'esplorazione in Arabia e "musa ispiratrice" di Thomas Edward Lawrence (d’Arabia…)

13. Una piccola europea sul Tetto del Mondo: Annie Royle Taylor, missionaria e esploratrice inglese, prima occidentale a visitare il Tibet 

Musici girovaghi tibetani
(da:Annie Taylor, Pioneering in Tibet, Londra, s.d.)

14. Quei "raids” lungo i perduti tracciati della Via della Seta di Sir Aurel Stein, “colosso dell’archeologia e dell’esplorazione asiatica

   "Nel 1930 Sir Aurel Stein, un Grande dell’archeologia e dell’esplorazione, doveva effettuare quella che sarebbe stata la sua quarta spedizione in Asia centrale, alla ricerca di antiche strade carovaniere tra Cina e Occidente. Purtroppo fallì miseramente! Profondamente umiliato, Stein non scriverà, né farà mai riferimento ad essa, né sarà menzionata nel suo necrologio… 

   D'altronde non fu certo colpa sua se in Cina era scoppiata una rivalità, prima tra diplomatici britannici e statunitensi, poi tra il Fogg Museum (Harvard) e il British (Londra), infine tra i due sponsors di Harvard... Nel conto va anche aggiunto un tardivo risveglio nazionalistico, che bruscamente spariglierà le carte sulla tavola dell’archeologia, cambiando radicalmente le regole del gioco. Perché dalla metà degli anni ‘1920 la Cina aveva cominciato a mostrarsi assai sensibile all’ingresso degli stranieri e, raramente, rilasciava permessi di ricerca. Meno che mai a lui… A seconda dell’angolazione visiva, difatti il nostro personaggio ha una doppia reputazione.

   In Occidente è considerato uno dei più grandi archeologi, geografi ed esploratori del XX secolo e la massima Autorità nel campo degli studi centro-asiatici: “gli eccellenti lavori di Sir Aurel Stein contribuirono a far luce sull’archeologia dell’India, dell’Iran e dell’Asia centrale. Era un viaggiatore infaticabile”.

   In Cina è, invece, il più malvagio tra i “diavoli stranieri”, che razziarono i loro tesori. Un imperialista, che li aveva derubati della loro storia. Portando via enormi pitture murali, sculture, preziosi manoscritti e antiche sete. Oltre al primo libro stampato al mondo, oggi orgoglio della British Library. Anni addietro la BBC lo definiva: The original Chinese Takeaway: “l’originale porta-via cinese”!

   Dunque, Stein è un eroe, o un gran “ladrone”?

   Allora solo “sottovoce” si parlava di eventuali restituzioni del “maltolto”. Non essendoci richieste ufficiali da parte cinese. Anche se a partire dal 2014 la Cina ha cercato di “cambiare indirizzo”, per rientrare in possesso di ciò che appartiene al proprio Patrimonio storico, artistico e culturale. Purtroppo, rileva Peter Neville-Hadley nel suo illuminante articolo del 2017, quello cinese è solo un wishful thinking. Perché, anche avendo aderito nel 1989 alla Convenzione dell’UNESCO del 1970 sull’illecito trasferimento di “proprietà culturali rubate”, il periodo antecedente al 1970 è comunque escluso dall’accordo.

Stein al tavolo di lavoro, 1915. Spedizione del 1913-1916 
  (Pamir, Buhara,  Amudarja, Sistan, Afghanistan, Indo)

   Sempre tornando a parlare di Stein, va ricordato come gli stessi studiosi cinesi ammettano come lo sviluppo archeologico della regione debba essere ascritto proprio a lui. Pur criticandone, ovviamente, i metodi “distruttivi e di rapina”. D’altronde era del tutto “normale” ciò che all’epoca faceva Stein. L’alternativa era la distruzione della collezione. Mai si erano mossi i funzionari cinesi, che conoscevano bene le caverne di Tunhwang, oggetto del contendere. I reperti perciò potevano essere svenduti. Nel 1920 le caverne rimasero gravemente danneggiate dai Russi bianchi in fuga e negli anni ‘1930 la guerra sino-giapponese avrebbe fatto la sua parte...

Affresco murale buddista a Tunhwang
   Del resto l’unica aspirazione di Stein è quella di conoscere il passato delle grandi civiltà, “conducendo i raids più audaci e temerari nel mondo antico che qualsiasi archeologo abbia mai tentato”. Raids anche nel senso stretto di razzie... Perché Stein non è uomo da scavi senza fine, o da tavolino. Comunque ciò che riporta alla luce (e a casa) è per sempre assicurato all’Umanità… 
   Così riempirà le sale del British Museum e del National Museum di Delhi, ma suoi reperti si trovano oggi anche a Parigi, San Pietroburgo e Kyoto!
   (...) Sir Aurel Stein è stato molto più di un cercatore di tesori e di una mera pedina nel Great Game russo-britannico. È un archeologo genuino, che scopre i siti grazie a quanto ha appreso dai libri, compresi quelli di Marco Polo e di Hsüan-Tsang (Memorie sui paesi occidentali). Localizza la famosa Porta di Giada, che marcava la fine della Cina e l’inizio dei Reami Occidentali, nonché la cinta muraria di confine, costruita sotto la dinastia Ch’in (249-206 a.C.), per controllare i nomadi e proteggere le comunicazioni.
   Le sue spedizioni nella Serindia, la sterminata regione tra Cina ed India, che chiama così nel 1921, sono autentiche imprese epiche, effettuate principalmente lungo i dimenticati tracciati della Via della Seta, aperta all’epoca degli Han (viaggio di Chang Ch’ien del 138 a.C.). 
   Certosinamente ricostruisce le culture fiorite lungo un percorso, che vedrà il passaggio di sete orientali e di vetrerie europee, ma anche di religioni, lingue, arti, imperi, perfino epidemie. Tutto ebbe origine, o si propagò, lungo di essa: le diverse civiltà, i sincretismi indo-persiani, la Cina, il mondo ellenistico, turco, tibetano, le conquiste e il tracollo dei popoli nomadi, le conversioni religiose, gli intrighi politici. 
   Gradualmente il commercio, che la originò, preferirà utilizzare le più sicure vie marittime. Così la strada decadrà lentamente, per poi morire. Scomparendo nel nulla e nell’oblio delle genti. Sorte condivisa da città importanti, per secoli rimaste silenti sotto la spessa coltre di sabbie infuocate. Dove si preserveranno incredibilmente immacolate per i posteri indagatori...".

15. L'avventura di un inglese in Tibet: Francis Younghusband, tra i primi occidentali a entrare nella mitica città di Lhasa

16. Uno svedese sul "Tetto del Mondo": Sven Hedin, uno dei maggiori esploratori di tutti i tempi

Festa popolare a Shigatse, Tibet
(incisione dal libro di Sven HedinTranshimalaja. Entdeckungen und Abenteuer in Tibet, Lipsia, 3 voll., 1909-1912)

17. Nel complicato scacchiere dell'ex Impero Ottomano la "regina" era una temeraria archeologa inglese: l’esploratrice Gertrude Bell ebbe un ruolo di spicco nella storia mediorientale del primo Novecento

18. Alexandra David-Néelesploratrice, spiritualista, buddista, anarchica, libera pensatrice e… “vagabonda nell’anima”

19. Dalle cime del Karakoram alle sponde del Lago Tana: la lunga serie delle esplorazioni del geografo, alpinista e scrittore Giotto Dainelli

Danze sacre nel monastero tibetano di Prang
(Karakoram orientale, 1930). Foto Dainelli

20. L’archeologo inglese Leonard Woolley, tra le rovine di Ur dei Caldei, in Mesopotamia

21. L'ansia di viaggiare spinse la “nomade appassionata” Freya Stark, un blend tra Indiana Jones e Mata Hariverso l'«ignoto» geografico e l'«altro» culturale

22. Ella Maillart, avventurosa e straordinaria esploratrice, fotografa e scrittrice di viaggi

Ella Maillart e Peter Fleming a Gilgit, in India (1935)

                               "Cina e la Via della Seta, 1934-1935

   Nel 1934-35 il Petit Parisien, specializzato in grandi reportages, la invia in Cina per un’inchiesta sulla Manciuria occupata dai giapponesi. A Pechino incontra Peter Fleming, un brillante giornalista del Times di Londra, fratello del più celebre Ian, il creatore di James Bond. Ella è però interessata al Turkestan cinese (od orientale). Regione completamente interdetta agli stranieri. Nessuno sa ciò che vi è successo da quattro anni. Decide di andarci e di guadagnare l’India attraverso Sinkiang (Xīnjiāng) e Karakoram. Tra l’altro ha l’insperata opportunità di ottenere consigli dal celebre Sven Hedin, anche lui nella capitale cinese. 

   Assieme a Fleming, la Maillart dovrà passare per il nord del Tibet e dello Tsaidam (Cháidámù Péndì), percorrendo un itinerario talmente infido, da non essere neppure proibito dal governo cinese. Provvisti di permesso per la regione del Koko Nor (Qinghai Hu), i due lasciano Pechino per la Cina interna nel gennaio del 1935. 

   Da lì, cercando di eludere i controlli militari e le autorità governative, si lanceranno verso “l'inconnu démesuré”. A piedi e a dorso di mulo attraversano gli altopiani dello Tsaidam, caratterizzati dall’estremo: povertà e clima. Giunti nel Sinkiang (Xinjiang), si portano attraverso la storica Via della Seta nel Pamir. Otto mesi dopo sono a Srinagar, nel Kashmir indiano: hanno brillantemente attraversato una delle regioni più segrete del mondo…"

Da: ALLA SCOPERTA DEL MONDO. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi. 

Vol. 1: EUROPA – ASIA

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SOMMARIO

INTRODUZIONE

EUROPA 

1. LUIGI PIGORINI, 1842-1925 

Fondatore della Società Italiana di Antropologia, 1870 

Fondatore del Museo Nazionale di Preistoria ed Etnografia, 1876 

2. ARTHUR EVANS, 1851-1941 

Prologo 

Atto Unico 

Evans, Grecia e i Micenei, 1883 

Schliemann a Creta, 1883 

Evans a Creta, 1894 

Ritorno a Creta, 1900 (Campagne di scavo 1900-1913; 1922-1930) 

3. VERE GORDON CHILDE, 1892-1957

Lo scavo archeologico di Skara Brae, isole Orcadi, Scozia, 1928-1930 

ASIA 

4. FRA GIOVANNI DA PIAN DEL CÀRPINE, ca. 1180-1252 

Ambasciatore del Papa tra i Tatari del Gran Khan, 1245-1247 

Mongolia, 1246

Il ritorno, 1246-1247 

5. ABU ABDULLAH MUHAMMAD IBN BATTUTA, 1304-1369 

Africa, Asia, Europa, 1325-1353 

India, Ceylon, Maldive 

“Ai confini del mondo” della Dar al-Islām: Cina 

Marocco, 1349 e Mali, 1352-1353 

6. LUDOVICO DE VARTHEMA, ca. 1470-1517

Pellegrinaggio alla Mecca, 1503

Il viaggio ai “confini del mondo”, 1502-1508 

Yemen, India, Persia 

Ceylon, Birmania, Indonesia 

Rientro in Europa 

7. SEMION IVANOVICH DEZHNEV, ca. 1605-1673 

Siberia, 1630-1643 

Le esplorazioni del Far East siberiano, 1647, 1648-1664 

8. IDA PFEIFFER, 1797-1858 

In Terrasanta (Costantinopoli ed Egitto), 1842 

In Islanda, 1845

Il primo viaggio intorno al mondo, 1846-1848

In Brasile, 1846 

Continua il viaggio in Sud America, 1847

Tahiti, 1847 

In Cina (e i pirati), 1847 

Singapore, Ceylon, India, 1847,1848

In navigazione verso il Medio Oriente, scoppia il vaiolo a bordo, 1848

Russia e Turchia. Ancora in navigazione, scoppia il colera, 1848

Il secondo giro del mondo 1851-1854: Africa, Indie Orientali olandesi, Australia, Stati Uniti, Sud America

L’ultimo viaggio: Mauritius e Madagascar, 1856-1858

9. SIR AUSTEN HENRY LAYARD, 1817-1894 

I viaggi nel Vicino Oriente, 1839-1841 

Costantinopoli, Iraq (Nimrud), 1842-1847 

Babilonia, Ninive, 1848-1851

10. ISABELLA LUCY BIRD, 1831-1904 

In Nord America, 1854,1857 

La tempesta nel Pacifico, 1873 

Giappone, 1878 

In navigazione verso la Cina (pronti a difendersi dai pirati cinesi) e la Malesia, 1878,1879 

India e Ladakh, 1889 

Cina e Corea, 1894 

11. FERDINAND VON RICHTHOFEN, 1833-1905 

La Via della Seta 

L’enigma geografico del lago Lop Nor, il “lago errante” di Sven Hedin, e la diatriba Richthofen-Przhevalskii 

Ferdinand von Richthofen 

California, 1862-1868 

Sette spedizioni in Cina, 1868-1872 

La spedizione del 1871 

La carriera universitaria, 1872-1905 

La sua Opera Magna: China, 1887-1885 

12. CHARLES MONTAGU DOUGHTY, 1843-1926 

Il pellegrinaggio alla Mecca, 1876 

Il racconto 

13. ANNIE TAYLOR, 1855-1922 

Cina, 1884-1886 

Australia, India e Sikkim, 1888-1891 

Verso il Tibet (e Lhasa), 1891, 1892, 1893 

Sikkim, 1894 

14. SIR AUREL STEIN, 1862-1943 

In Asia: Oriental College (1888-1899), Spedizioni in Cina (1900, 1906-08, 1913-1916), Indian Archaeological Survey (1910-1929) 

15. FRANCIS EDWARD YOUNGHUSBAND, 1863-1942 

Himalaya, Manciuria, Gobi, Takla Makan, Karakoram, 1884, 1886, 1889 

Il Great Game russo-britannico versus Tibet, 1898-1904 

In Tibet, 1903-1904 

16. SVEN ANDERS HEDIN,1865-1952 

Persia e Turkestan occidentale, 1890-1891 

Lungo la Via della Seta, via Lop Nor e Tibet, fino a Pechino, 1893-1897 

Nel deserto del Takla Makan, 1899-1902 

Persia, India e otto traversate della Transhimalaya 

Cina, Mongolia, Tibet, 1926-1931 

Nel Sinkiang, 1933-1935 

17. GERTRUDE BELL, 1868-1926 

Un primo viaggio intorno al mondo è seguito da tours in Grecia e Medio Oriente, scalate sulle Alpi, poi Algeri, Napoli, Malta, Palestina, 1897-1902 

Un secondo giro del mondo. Quindi ancora Medio Oriente e, poi, Turchia e Mesopotamia. L’incontro con Thomas Edward Lawrence, 1903-1911 

Attraversato il deserto dell’Arabia, al Cairo entra a far parte dell’Arab Bureau, assieme a Lawrence, 1914-1917 

La Conferenza della Pace di Parigi, 1919 

18. ALEXANDRA DAVID-NÉEL, 1868-1969 

Ceylon, India, Belgio, Francia, Tonchino, Atene, Tunisi, 1891-1911 

Ceylon, India (Sikkim e Himalaia), 1911-1916 

Nel Tibet, 1916 

In Giappone, Cina e nuovamente in Tibet, a Lhasa, 1916-1924 

Francia, Russia, Cina, India, 1924-1946 

19. GIOTTO DAINELLI, 1878-1968 

Eritrea centrale e Dancalia, 1905 

Himalaya, Karakoram, 1913-1914 

Karakoram orientale, 1930 

Missione di Studio al Lago Tana, Etiopia, 1936 

20. LEONARD WOOLLEY, 1880-1960 

Nubia sudanese, 1907, 1911 

Scavi a Carchemish, Siria, 1912-1919 (con interruzioni: survey Palestinese, ufficiale dell’Intelligence, prigioniero di guerra in Turchia) 

Scavi a Tell el-Amarna, Egitto, 1921-22 

Dodici campagne ad Ur e Ubaid, Iraq, 1922-1934 

Al-Mina, Tell Atchana, 1936, 1937-39, 1946-49 

21. FREYA STARK, 1893-1993 

Parigi, Asolo, Londra, Bologna, Carso, Alpi, Londra, 1893-1925 

Libano e Siria, 1927,1928 

Iraq e Persia, alla ricerca della “Valle degli Assassini”, 1929, 1930 

Ancora in Iraq e Persia, 1931-1933 

Nell’Arabia Felix, 1935 

Lo Yemen e la Via dell’Incenso, 1937 

Aden, Egitto, Iraq, India, 1939-1943 

Asolo, Antigua, Cirenaica, Turchia, Cipro, Europa, Yemen, Persia, Usa, Asia Centrale, India, Nord-Africa, dal 1945 

22. ELLA MAILLART, 1903-1997 

Navigando nel Mediterraneo e in Atlantico, 1922-1924 

In Russia, 1930, 1932 

Cina e la Via della Seta, 1934-1935 

Libano, Turchia, India, Iran, Afghanistan, 1936, 1937; 1939-1945 

Nel Vallese e poi in Nepal, 1946, 1951 

BIBLIOGRAFIA

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PAGINA AUTORE ITALIA;

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129.VIAGGIO NELLE ATLANTICHE ISOLE FÆR ØER. IL PAESE DAI TETTI DI PRATO, CHE ONDEGGIANO AL VENTO

 

Primo piano di un interessante figura di anziano faroese, con la tradizionale bustina rosso-blu (húgva) come copricapo [Tórshavn, Manifestazione storica per la Festa Nazionale di St. Olav] (© Franco Pelliccioni)

 Dal diario di viaggio

Dal finestrino vedo le onde dell’Atlantico ribollire sotto di me. Dopo la ricerca dell’anno scorso, tra i minatori norvegesi e russi delle Artiche Svalbard, sto per dare avvio ad un’altra tappa, la sesta, del mio Programma sulle Comunità Marittime dell’Atlantico del Nord. La meta si sta ora approssimando. Se, come penso, rispetterà l’orario, il BAe 146 della compagnia aerea faroese Atlantic Airways (RC 0455), decollato alle 15 da Copenhagen, dove ho effettuato un breve soggiorno, atterrerà alle 16,25 nel piccolo aeroporto di Sørvágur, nell’isola di Vagar. Certo, ciò che si comincia qua e là a intravedere, attraverso le nuvole, non sembra molto invitante.

Eppure non vedo l’ora di stare laggiù, tra gli isolani. Autentici pronipoti dei Vichinghi, che ancora costruiscono barche con il know how norreno, utilizzano zolle di terra ed erba per i tetti delle case, cacciano uccelli con trappole e reti, “purtroppo” talvolta fanno stragi di balenottere e, nelle grandi occasioni, come la festa di St. Olav, che mi ha fatto venire qui alla fine del mese di luglio, si può perfino assistere a danze a catena medievali!

Kædedans på Færøerne (“Danza a catena nelle Fær Øer”), ca. 1930 (di Sophie Petersen, Nationalmuseet/Det Kongelige Danske Geografiske Selskab) 

A Copenhagen ho proseguito i miei contatti, già avviati da Roma. Indirettamente, tramite l’Ambasciata di Danimarca e il Ministero degli Esteri. Direttamente attraverso fax trasmessi nella capitale danese: Università, Rappresentanza delle Fær Øer, Ufficio del Turismo Danese. Un intenso lavoro propedeutico, che mi ha consentito di fare un po’ anche il turista in questa splendida capitale, e di visitare il Museo Nazionale, estremamente prezioso per tutto ciò che riguarda l’Artico groenlandese, gli Inuit e, naturalmente, i vichinghi. Andando immediatamente a rintracciare, tra i reperti esposti, una piccola pietra di circa dieci centimetri, con iscrizioni runiche apposte il 25 aprile del 1333 da tre di essi. Nel 1824 l’aveva scoperta un eschimese in un cairn, nella Groenlandia settentrionale, a Kingiktorssoak, isolotto a nord di Upernavik.

Pensavo a tutto ciò quando, nel corso del pranzo freddo servito a bordo, comincio maggiormente ad interessarmi a ciò che mi sta raccontando sull’arcipelago il vicino di seggiolino: è norvegese, si chiama Edvard ed ha sposato la figlia del proprietario di un cantiere navale delle isole.

All’aeroporto fotografo l’aereo. Ha un aspetto singolare: tozzo, con grandi ali, che puntano verso terra. Sembra un grande gabbiano, che stia per volar via. Lo si impiega preferibilmente per le piste corte e le sue tre ruote toccano simultaneamente terra.

Un paio di autobus, intervallati da un traghetto, tra le isole di Vágar e Streymoy, e già sono nella capitale Tórshavn, nel mio albergo. Il cui nome è sinonimo di mare, ma “profuma” anche di avventura. Perché il Tórshavnar Sjómansheim, di Tórsgøta 47, prenotato dai faroesi, è un semplice, decoroso e convenientissimo 2 stelle. Vicinissimo al cuore, al centro storico della città. Dove si servono i pasti su lunghi tavoli, che vanno condivisi con altri ospiti. Così sono contento di soggiornare in questa “strategica” Casa del Marinaio, risalente al 1923. Istituzione un tempo riservata ai soli naviganti. Perché qui, senza quasi alzarmi dalla sedia, posso avere ulteriori incontri con gli isolani.

7.2 Il grindadráp, la caccia comunitaria alle balene

Caccia alle balene nelle Fær Øer: Fiordo di Midvaag. Il principe ereditario danese Frederik osserva i globicefali, mentre si reca a Miðvágur, 1847. (Jeaffreson, J. R., The Faröe Islands…1898), British Library

Unica nell'Atlantico settentrionale, ancora oggi è effettuata la caccia comunitaria alle Pothead o Pilot Whales (balene di "media taglia": le globicephala melaena, localmente chiamate grind), con la tecnica del grindaraksur, al tempo delle loro trasmigrazioni estive. Quando i cetacei si trovano a non molta distanza dalle coste isolane. Fin dall’epoca vichinga, le varie fasi della caccia sono state accuratamente regolamentate. Ad iniziare dal primo avvistamento. Seguito dall'avviso a tutta la comunità della presenza delle pilot whales (grindaboð) e al loro sospingimento verso uno dei 21 luoghi autorizzati per lo spiaggiamento. Dove avverrà la loro rapida uccisione, con particolari tecniche e armi. L’ultima fase concerne la suddivisione di ciascuna quota di carne tra tutti i partecipanti al grindadráp e i membri della comunità. Per arrivare, in particolarissime e abbondanti cacce, all'intera isola, in qualche caso all'intero arcipelago.

Questa caccia, che non va contro le rigide regole dettate dall’International Whaling Committee, che le esclude dalla protezione, ha sempre rappresentato per i faroesi una delle poche possibilità di approvvigionamento aggiuntivo di grasso e carne. Grazie alle quali questa popolazione è riuscita a superare indenne i lunghi periodi di sotto-alimentazione e le carestie derivanti dalla non auto-sufficienza alimentare.

Numerose pubblicazioni mediche e nutrizionali concordano in pieno con quanto venivano affermando, nel lontano passato, i medici condotti danesi, circa l'opportunità e la necessità per ogni individuo di alimentarsi, anche saltuariamente, con la carne di balena. I cui apporti nutrizionali (vitaminici, "anticolesterolo", ecc.), per una popolazione, in cui per secoli la tavola era stata solo poveramente imbandita con le pietanze disponibili (patate, carne di pecora e di montone, pesce, carne di uccelli marini, uova, e poco altro). Attualmente questa carne rappresenta circa 1/4 del consumo totale di proteine animali dell'arcipelago.


Lisbeth L. Petersen, Sindaco (Byraðsformaður) di Tórshavn, nel suo ufficio (© Franco Pelliccioni)


(...) Giornata intensa, passata ad incontrare il Direttore della TV faroese, ma anche la zoologa danese Dorete Bloch del Museo di Storia Naturale. Esperta in barche vichinghe e caccia alle balene. Per concludere, verso sera vado alla Nordic House. Il tutto intervallato dall’interessante visita alla dirimpettaia isola di Nólsoy. Raggiunta in venti minuti con un ferry, salpato alle 12. Durante i quali il tempo è contraddistinto da una successione di pioggia, nebbia, sole e, all’arrivo, ancora nebbia. Sbarcato, oltrepasso un gigantesco arco formato da mascelle di un capodoglio. Pochi passi più in là, vedo la panchina del “parlamento” degli uomini. Il tempo di guardare le Niðastalon, la fila di case parallela al porto, osservare i miei primi puffini faroesi, mangiare un boccone nella Kaffistovan ed è già l’ora (15,45) di rientrare. Questa volta con il sole..."

Veduta del villaggio di Nólsoy nella nebbia (mjørki) con il caratteristico arco fatto da mascelle di un capodoglio (© Franco Pelliccioni)


11.1 La visita a Kirkjubøur, il “campo della chiesa”

Dal diario di viaggio

Lo raggiungo in poco più di mezz’ora, con l’autobus 101, della Bygdaleiðir, la linea blu intercomunitaria, poiché dista solo una quindicina di chilometri dal centro città.

Kirkjubøur, 1839 (da: Voyages de la Commission scientifique de Nord: en Scandinavie, en Laponie, au Spitzberg et aux Feroe, pendant les années 1838, 1839 et 1840, sur la corvette La Recherche, di Barthélemy Lauvergne)

Alla fine della visita dell'eccezionale sito storico, intirizzito dal freddo pungente e dalla pioggia, chiedo ospitalità all'interno dell'antica Roykstova, che sembra essere l'unica abitazione di legno al mondo ad essere stata continuativamente abitata da quasi mille anni. La mia cortese ospite, che dal giornale sa bene come io non sia un semplice turista, mi offre un assai apprezzato liquore dolce finlandese, con l'aggiunta di un forte snap, che poi raddoppio. E’ la Sig.ra Patursson, moglie del Kongsbóndi, un "fattore del re". Appartiene ad una delle famiglie storiche e più in vista delle isole, che da diciotto generazioni alleva pecore e coltiva la terra di quell'enorme fattoria. Il nonno Jóannes aveva partecipato all'edificazione dell'autonomia faroese. Fondando, poco dopo l'inizio del secolo, il Sjàlvstyrisflokkur, il partito autonomista faroese, il secondo delle isole e, nel 1939, un altro partito autonomista, il Fólkafìokkur.

Tróndur Patursson fotografato nel 2010 ( CC Some rights reserved Ronni Poulsen)

Suo cognato, apprendo, è Tróndur Patursson, fratello gemello del marito. Il famoso, eclettico, artista e viaggiatore. Dopo avermi fatto attentamente visitare l’interno della casa, con orgoglio mi mostra due vetrate realizzate dal cognato nel salotto e alcune foto scattate durante il viaggio in Italia di cinque anni prima. Nel corso del quale è stata ricevuta in udienza dal Papa. Con ardore mi parla dei colori, degli odori, ma anche dei sapori, dell'Italia. Di Roma, Napoli, Sorrento. Soprattutto di Capri, che aveva tanto amato. Con il marito era andata anche in Nuova Zelanda, dove aveva appreso l’uso delle recinzioni metalliche elettrificate. Infatti in precedenza avevo dovuto fotografare con il teleobiettivo la cattedrale non finita, perché circondata per tre lati dal filo.

Intorno a noi, al di fuori dell’antica abitazione, la pioggia ha finalmente cessato di battere insistentemente, come aveva rabbiosamente fatto per lunghissimo tempo. Ma le acque vicinissime dell'oceano stanno improvvisamente diventando sempre più bianche per la nebbia, che mano a mano tutto avvolge, tutto gradatamente nasconde. Specchio d'acqua, dopo specchio.

Ecco, mi trovo di fronte ad una persona che ama, quasi come nessun’altra, la propria terra e la sua gente, che è orgogliosa di appartenere ad una famiglia, che ha scritto la storia di questo paese e che ne ha ancora un ruolo guida. Poiché, giorno dopo giorno, continua a buttar giù altri paragrafi, forse meno esaltanti di un tempo, ma sempre pregni di valenze e di una continua dialettica tra tradizione e innovazione. Essa mi fa capire, da alcune espressioni verbali e dal suo bel viso, addolcito dai lunghi capelli biondi e dai profondi occhi azzurri, leggermente sfiorito dagli anni, triste e compunto, come il nuovo arrivo della nebbia per lei sia troppo! Poiché le provoca uno stato di spleen che io, come italiano e romano, forse non riesco a capire fino in fondo, fin dentro l'anima... La nebbia...

La rinnovata presenza della bruma, proveniente anche quel giorno dal mare, e la mia presenza avevano involontariamente innescato una profonda contraddizione spirituale nell'orgogliosa moglie del Patursson di Kirkjubøur. Provocando un "qualcosa", che non saprei spiegarmi... (...)

.............

12. UN’ESCURSIONE NELLE ISOLE DI STREYMOY ED EYSTUROY

Dal diario di viaggio

(...) Per passare su Eysturoy, ritorno indietro e attraverso il ponte, che la collega a Streymoy. Seguendo la 62, mi dirigo nuovamente verso nord, raggiungendo il villaggio di Eiði. Qui visito la chiesa del 1881 e fotografo i due modelli di imbarcazioni a vela, che pendono dal soffitto, uno per lato, con i bompressi rivolti verso l’altare. Poi lascio la costa, per inoltrarmi con la 662 nell’interno montuoso. La strada è stretta, ad una sola corsia. Di tanto in tanto caratterizzata da modestissimi slarghi, per consentire il passaggio ai veicoli, che procedono in senso contrario. Pochissimi sono i guard rails. Non sapevo, allora, che questo sarebbe stato il tratto più “pericoloso” dell’intero viaggio. Per la forte pendenza, in ascesa e in discesa, solo parzialmente mitigata da numerosi tornanti. Con precipizi e scarpate, tutti intorno e sotto di me. Oltre tutto viaggiando su una sede stradale, il cui piano non sempre è perfetto. Anzi... Per cui a tutti i costi cerco di non distrarmi. Inoltre la luce del giorno tende a diventare sempre più fioca, per la forte nuvolosità. Almeno non c’è la nebbia, che giocoforza mi avrebbe costretto a fermarmi sulla montagna, non si sa per quanto tempo!

Ormai il sole di Tjørnuvik è solo un pallido ricordo! Le forti raffiche di vento, che senza pietà colpiscono l’automobile, facendola oscillare, di certo non aiutano. Nonostante sia cupo e orrido, il panorama che, via via, si presenta davanti ai miei occhi, ha un suo indubbio e tenebroso fascino… Così, in una curva, forse affrontata non con troppa accortezza, probabilmente distratto da ciò che vedo, la macchina sbanda, va leggermente fuori strada. Per una frazione di secondo temo che per me sia finita… Invece riesco a riprendere il controllo e a fermarmi! Dopo di allora, per ammirare e fotografare l’incredibile scenario, mi arresterò un paio di volte. [Una volta a Tor scopro che la strada passa accanto al monte più alto dell’arcipelago, lo Slættaratindur (882 m)]. Quindi sulla più “umana” 632 (anche se la strada è sempre stretta, c’è un passo montano da superare, ma minore è l’altitudine media ed è anche meno tortuosa) proseguo fino alla mia nuova meta, Gjógv. Considerato il più bel villaggio delle Fær Øer, si trova in fondo ad una gola collegata al mare, lunga 188 m, dove osservo i binari dell’unica micro-ferrovia dell’arcipelago (...)

Da: VIAGGIO NELLE ATLANTICHE ISOLE FÆR ØER. IL PAESE DAI TETTI DI PRATO, CHE ONDEGGIANO AL VENTO 

E-Book, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 182 pp, 271 note, 180 immagini (139 sono mie) 


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SOMMARIO


1. PREMESSA 
Dal diario di viaggio 
La ricerca nelle isole 
2. INTRODUZIONE 
3. GEOGRAFIA, CLIMA, NATURA 
3.1 Flora 
3.2 Fauna 
4. STORIA 
4.1 Tra Mito e Storia: dalla Navigatio Sancti Brandano alle "Isole delle Pecore", all'età dei Vichinghi
4.2 Norvegesi, quindi dano-norvegesi 
4.3 Danesi 
4.4 In sintesi 
5. DEMOGRAFIA, ANTROPOLOGIA (FISICA) 
6. LINGUA E CULTURA DI UNA NAZIONE-COMUNITA’ 
La “scuola di vita” della roykstova 
Controllo sociale, alcoolismo 
7. ECONOMIA: IL PESCE, L'«ORO» DELLE FÆR ØER. UNA SOCIETÀ COSTRUITA SULLA PESCA 
7.1 Pesca e imbarcazioni 
7.2 Il grindadráp, la caccia comunitaria alle balene 
7.3 L'uccellagione: fygling, fleyging (e omanfleyg) 
7.4 Allevamento-Agricoltura
7.5 Il Turismo
8. IERI: LA GRANDE CRISI DEGLI ANNI '1990 
8.1 Si continua a pescare eccessivamente, senza fermo biologico 
8.2 L’imprinting vichingo, elemento costitutivo di una delle migliori marinerie atlantiche 
8.3. A livello individuale, comunitario e nazionale, i faroesi tentano di lasciarsi alle spalle il sofferto passato, ipotecando il futuro, con generalizzate richieste di prestiti e finanziamenti 
8.4 Un lungo periodo di austerity e di ricostruzione socio-economica 
9. OGGI: UNA RINASCITA SCANDITA DAL “VERDE” 
9.1 Economia, Trasporti, Infrastrutture, Turismo 
9.2 Un arcipelago totalmente “Green”. Ovvero, quando le negatività geo-climatiche faroesi diventano positive, grazie a Vento, Acqua, Maree, Correnti, Onde, Geotermia (e Sole) 
10. IL “PORTO DEL DIO TOR”, TÓRSHAVN, CAPITALE DELLE FÆR ØER 
Dal diario di viaggio 
10.1 Olavsøka, la festa di St. Olav : La sfilata popolare, il corteo delle autorità politiche e religiose, quello storico 
10.2 Il racconto di una dura ed eroica lotta per la sopravvivenza degli isolani nel Batasavnið, il Museo Marittimo faroese 
10.3 Norðurlandahúsið, la Casa Nordica 
11. IL CATTOLICESIMO NELLE ISOLE 
11.1 La visita a Kirkjubøur, il “campo della chiesa” 
Dal diario di viaggio 
11.2 Dalla riforma protestante, alla libertà di religione. La Mariukirkjan di Tórshavn 
12. UN’ESCURSIONE NELLE ISOLE DI STREYMOY ED EYSTUROY 
Dal diario di viaggio 
13. VÁGUR (LA "BAIA"), COMUNITÀ DI PESCATORI DELLA LONTANA ISOLA MERIDIONALE DI SUÐUROY
Dal diario di viaggio 
14. RITORNO A TOR E, POI, A COPENHAGEN 
Dal diario di viaggio 
15. APPENDICE 
15.1 Corsari e pirati nordafricani, francesi, inglesi, irlandesi 
15.2 L’isola che “non c’è”: la remota Mykines 
16. BIBLIOGRAFIA 
CARTE 

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PAGINA AUTORE ITALIA;

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venerdì 23 febbraio 2024

128. AI CONFINI D’EUROPA. VIAGGIO-RICERCA NELL’ISLANDA DEI VULCANI, DEI GHIACCIAI, DELLE SAGHE, DEL MONDO VICHINGO

 


Mappa dell'Islanda con l’itinerario seguito dall'A. Meno evidente è la linea che indica la rotta aerea tra Reykjavík e l'arcipelago delle Vestmannaeyjar, a sud-ovest dell'isola
 

L'ISLANDA
    Tra le isole e gli arcipelaghi inclusi nel mio Programma sulle Comunità Marittime dell’Atlantico Settentrionale avevo previsto un’indagine in un’isola-Stato, l’Islanda, appunto. Lavoro che avrebbe dovuto rappresentare lo sfondo, una sorta di “cornice-inventario” entro cui innestare una “ricerca sul campo” mirata, da realizzare nella piccola comunità di Heimaey, nell’omonima isola.

   L’Islanda è terra recente. Emergendo ca. 16 milioni di anni fa. Ed è paese giovane anche dal punto di vista politico. Non solo per l’indipendenza, conquistata non molti decenni addietro (1944).

 Prima dell’arrivo dei Vichinghi nell’874, l’isola era totalmente disabitata. Nei secoli il numero degli abitanti doveva fluttuare, e di molto. Anche a causa di una pressoché interminabile serie di catastrofi indotte dal rigido, spesso pericolosissimo, habitat. Tanto che alla fine del XVIII secolo la Danimarca pensò seriamente che sarebbe stato meglio far evacuare tutti gli abitanti superstiti dell’isola. Trasferendoli nella penisola continentale dello Jutland.

   Oggi lo sviluppo è totalmente incentrato sulla pesca, oltre che sullo sfruttamento delle risorse energetiche rinnovabili (le sorgenti naturali di acqua calda). A partire dalla metà del XX secolo, pesca e attività industriali correlate sono diventate la principale risorsa economica.

   Dal punto di vista linguistico, l’islandese ha mantenuto la sua forma originaria, cioè quella norvegese arcaica, nonostante il paese sia stato governato dalla Danimarca dal 1380 al 1918. Infatti la lingua è rimasta virtualmente non influenzata. La purezza della forma è stata assicurata grazie all’isolamento geo-spaziale e ad una solida tradizione letteraria. Ancora oggi l’Islandese differisce poco dal Vecchio Norvegese. Tanto che gli islandesi possono facilmente leggere le Edda medievali e le saghe. Perfino il glossario tende a rimanere puro. Poiché, a partire dal XVIII secolo, si è sempre accuratamente cercato di prevenire l’utilizzo di termini stranieri. Del resto oggi si tende ad evitare l’uso di terminologie scientifiche e tecnologiche comunemente diffuse in tutto il mondo. Rifiutando la globalizzazione lessicale, si adottano vocaboli alternativi originati da pre-esistenti forme islandesi. O se ne creano di nuovi, sempre però rispettosi delle antiche radici linguistiche.


                                            HEIMAEY

  Heimaey, nell’isola omonima, appartiene al gruppo delle Vestmannaeyjar (le "isole degli uomini occidentali", cioè gli schiavi di origine irlandese), localizzate al largo dell’Islanda centro-meridionale. Comunità scelta per le particolari caratteristiche geo-storiche e demografiche e per l’importanza che riveste nel panorama economico dello stato. E dire che gli isolani l’avevano dovuta forzatamente evacuare nel 1973 per un’improvvisa e drammatica eruzione vulcanica.

   La comunità presenta ancora altri motivi di interesse. Ad esempio dal punto di vista storico ricordo la "fondatrice" presenza degli schiavi irlandesi. Oppure le successive, inquietanti, distruttive, ripetute nel tempo, razzie dei corsari inglesi, che a partire dalla metà del XVI secolo vi si stabilirono per oltre un secolo. Fortificando con cura il loro insediamento. Fino a che furono scacciati dai commercianti danesi. E che dire delle incursioni dei pirati-corsari nord-africani (1627)?

   Infine, quale punto di osservazione migliore di quest’arcipelago si può individuare, in una terra, che sappiamo essere "relativamente" giovane geologicamente e tuttora in formazione? Pur non essendo un cultore delle scienze della terra, nello stesso tempo ero consapevole del fatto che tutte le sue diverse connotazioni geologiche e geo-topografiche non potevano, nei secoli, non aver inciso intimamente sul comportamento stesso dei suoi abitanti che, tra l’altro, nel 1963 furono attoniti spettatori della creazione di una nuova terra. Un’altra isola, che gradatamente prenderà forma sotto i loro occhi per l’eruzione (durata quattro anni) di un vulcano sottomarino. L’isola sarà chiamata Surtsey. Oggi ha una superficie di 3 Kmq e un’altezza massima di 150 m.

COSA TROVIAMO NEL LIBRO

   Premesso che tre capitoli sono dedicati ad Heimaey e all’arcipelago delle Vestmannaeyjar, il libro presenta vari spunti di interesse, non solo dal punto di vista storico ed etno-antropologico. 

Mucche al pascolo con lo Snæfellsnesjökull finalmente visibile sullo sfondo (© Franco Pelliccioni)
    Può essere visto, ad esempio, come un tour a tema vulcanico che, partendo dallo Snæfellsnesjökull, reso celebre da Verne nel suo Viaggio al centro della terra, dà modo al lettore di “avvicinare” altri dieci vulcani attivi (la metà di quelli esistenti nell’isola), uno dei quali sta ancora eruttando dall’agosto del 2014. Vulcani di cui, in un passato più o meno remoto, bastava solo pronunciarne il nome per venirne terrorizzati: Hekla, Laki, Askja. O come il Grímsvötn o l’Eyjafjökull, che ben più recentemente hanno provocato ingenti danni a terra e sconvolto per mesi, con le loro nubi di cenere, le rotte aeree euro-americane...

   Naturalmente è anche un viaggio in un mondo vichingo. Dove, grazie ai racconti delle saghe, possiamo ancora rintracciare luoghi e fattorie che hanno visto sia lo svolgersi delle azioni di “eroi culturali”, che l’insediamento dei coloni nordici in uno dei luoghi più duri e pericolosi del globo. Una terra poi che, dopo aver perso la propria indipendenza ed essere diventata una colonia, verrà trascurata e quasi “abbandonata” dalla madre patria, prima norvegese, poi danese. Diventando terra di conquista di pirati e schiavisti nordafricani e di corsari europeiSuccessivamente dominata da un avido monopolio commerciale senza scrupoli. Un’Islanda che per buona parte dell’anno resterà completamente isolata dal mondo. Spesso priva del necessario e dell’indispensabile per sopravvivere in un ambiente così drammaticamente ostile. Spietatamente più volte battuta da carestie, terremoti, eruzioni vulcaniche, finanche da una plurisecolare “Piccola Era Glaciale”...

   Visiteremo tre tra le città più interessanti d’Europa, anche dal punto di vista naturalistico. Un tempo autentici “rifugi” per la gente. Oggi “isole” naturalistiche circondate da fiumi e mari di lava: la capitale Reykjavík, l’attigua Hafnarfjördur, la nordica “simil-tropicale” Akureyri.

   Entreremo all’interno di quattro tra i più prestigiosi musei islandesi, incontrando perfino un pinguino del nord... Ma anche il “re merluzzo” sarà più volte oggetto di trattazione. Soprattutto quando sarà in grado di far scoppiare un’inconsueta guerra subartica. Ma sarà ancora la natura, spesso a braccetto con la storia, a fare sempre e comunque da padrona di casa. Perché, dove poteva essere situato l’Althing, il Parlamento degli Uomini Liberi vichinghi, se non laddove la gigantesca frattura tra la zolla continentale europea incontra quella americana? E che dire di quelle meravigliose straordinarie cascate di Gullfoss e Goðafoss, che nulla hanno da invidiare a quelle del Niagara?

  Poi, senza soluzione di continuità, storia, letteratura e tradizione si compenetreranno tra loro, alimentandosi a vicenda. Allorché si parlerà di personaggi come il bandito e fuorilegge Eirík il Rosso, un pluriassassino che ha fatto, incredibile a dirsi, perfino la Grande Storia. Spinto altrove, poiché esiliato dall’isola a causa delle sue nefandezze a ripetizione, sarà lui a scoprire una Groenlandia da colonizzare. Poi il figlio Leif, ricevuto dal padre il “testimone”, si porterà fino a Vínland, in un’America ancora precolombiana...

   Nelle pagine di questo libro non ci faremo mancare proprio nulla. Scopriremo, così, l’esistenza di un mostro omologo allo scozzese Nessie, come di pericolosissimi passi montuosi da superare

   “In diretta” attraverseremo in automobile il remoto e desertico centro dell’Islandapasseggiando poi, un brivido dopo l’altro (non solo per il continuo passare dal gelo al caldo), nel cratere di un vulcano capace di eruttare in qualsiasi momento

  Organizzeremo una mini-spedizione nel lunare vulcano Askja, dove apprenderemo della passata presenza degli astronauti dell’Apollo, come di misteriose sparizioni. 

   Ci imbatteremo in una Pompei in miniatura, la fattoria di Stöng dissepolta dalla cenere eruttata nel 1104 dall’Hekla e di come un’ascia ereditata, che era appartenuta al suo antico bóndi, abbia realizzato dall’altra parte dell’Atlantico, a distanza di circa duecento anni, le rune che decenni prima avevo osservato all’interno della straordinaria tomba ipogea di Maeshowe

   Lasceremo l’antica fattoria di Núpsstaður, non come si è sempre fatto per secoli, cioè a dorso di un pony islandese con l’aiuto delle guide della fattoria, e attraverseremo lo Skeiðarársandur, un'immensa pianura alluvionale (sandur) “tra le aree maggiormente desolate del mondo abitato”.

Ma c’è ancora dell’altro, che lascio ovviamente alla curiosità e all’interesse del lettore. Non senza infine ricordare come, tra i viaggiatori del passato, che si avventurarono in questa terra ai confini dell’Europa, c’è persino l’«uomo che volle diventare Re»...

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ATTRAVERSO IL DESERTICO SKEIÐARÁRSANDUR, UNA DELLE REGIONI PIÙ REMOTE DELL’ISLANDA, SI GIUNGE A SKAFTAFELL, LA PORTA D’ACCESSO AL PIÙ GRANDE GHIACCIAIO D'EUROPA, IL VATNAJÖKULL, CHE NASCONDE LA POTENZA DISTRUTTIVA DI TRE VULCANI

"Per un lunghissimo periodo di tempo questo era uno dei più remoti distretti dell'isola. Non a caso la principale strada ad anello dell'Islanda - la n.1 – venne completata solo nel 1974. Collegando l'Islanda orientale al resto del paese, grazie alle moderne tecnologie ingegneristico-costruttive, che resero possibile realizzare tre lunghissimi ponti nell'immensa area dello Skeiðarársandur.

Da uno dei ponti che attraversano la pianura alluvionale dello Skeiðarársandur, alcune delle dighe che hanno lo scopo di frenare la furia degli jökulhlaup. Sullo sfondo due ghiacciai del Vatnajökull
(© Franco Pelliccioni)

 

   Un terreno fino ad allora percorso dai coraggiosi viaggiatori, che lo attraversavano in sella ai forti ponies islandesi, servendosi soprattutto delle guide della fattoria di Núpsstaður. Come per secoli si era sempre fatto per poter arrivare nell'est, dall’altra parte dell'isola, seguendo il profilo costiero. Viaggiatori che, non volendo sobbarcarsi l'alternativo giro settentrionale lungo 1100 Km, sfidavano spesso la sorte effettuando l'infido attraversamento. Reso ancora più temibile, se possibile, da venti violenti e tempeste di sabbia o neve in ogni mese dell'anno...

Viaggiatori sostano in un villaggio. La donna seduta sul Kvensöðull, il sellino laterale, ha il tradizionale cappello “crestato”…

     (...) Da questa fattoria oggi, grazie alla Ring Road, ha inizio il mio attraversamento del più grande dei sandur meridionali (circa 1000 Kmq di fango, sabbia e ghiaia), nella regione quasi completamente desertica dell’Austur-Skaftafellssýsla, dove c’è il concreto rischio di venire attaccati, nel caso si ritengano minacciati, dai grandi e aggressivi stercorari (Stercorarius skua), che qui hanno uno dei luoghi preferiti di riproduzione.

   (...) Il geomorfologo e glaciologo Ives ricorda come durante gli anni 1930 diversi studiosi a dorso di ponies attraversarono lo Skeiðarársandur (le “sabbie” occidentali dell’Hérad milli sanda”) per recarsi a Skaftafell. In questo “gli agricoltori di Skaftafell con i loro famosi vatnahestar (“cavalli d’acqua”) erano vitali per riuscire a superare il pericoloso ostacolo dello Skeiðará (...) Gli uomini con i loro ponies viaggiavano attraverso sandur e fiumi un paio di volte l’anno, sia verso ovest, a Vík i Mýrdalur, che verso est, ad Vopnafjördur”. Viaggio per vendere i prodotti e acquistare provviste, che richiedeva giorni o addirittura settimane. Una dura necessità che terminò nel 1916, quando lo Skaftafellingar, piccola imbarcazione a motore, ancorandosi sul lato orientale di Ingólfshöfði, giungerà con le provviste da Reykjavík che, non senza qualche rischio, saranno portate a riva su piccole imbarcazioni a remi.

 

L’attraversamento a guado di un fiume. Dovevano essere come questi i vatnahestar dello Skaftafell, i famosi “cavalli d’acqua” menzionati dal glaciologo Ives (Incisione di F.W.W. Howell, 1893)

La spedizione dell’Università di Nottingham degli anni 1950

   Nel 1952 Ives arrivò a Skaftafell su un pony. Anche se il viaggio da Reykjavík, non solo sarebbe stato più breve del solito, ma soprattutto avrebbe evitato di attraversare lo Skeiðará. Grazie al volo settimanale del Douglas DC 3 Dakota delle Flugfélag Íslands, che dal 1946 atterrava su una primitiva pista sita sulla striscia di sabbia nera di Fagurholsmyri, nei pressi dell’omonima fattoria e del villaggio di Hof.

   Nel 1953, dopo un volo di 1,30 ore, i dieci membri della spedizione dell’Università di Nottingham e un paio di tonnellate di materiale “atterrarono su una piccola pista accanto ad una fattoria chiamata Fagursholmy, l’accampamento fu stabilito alcune miglia a sud del Vatnajökull e si fece un altro campo sul ghiacciaio. Le provviste e l’equipaggiamento furono caricate su un vecchio camion a sei ruote, i dieci si arrampicarono a bordo e partimmo diretti a nord attraverso il sandur, un’area composta da detriti fatti scendere nei secoli dagli sfoghi dei ghiacciai del Vatnajökull. Abbiamo impiegato 4 ore per fare 10 miglia lungo il lato orientale del sandur, passando una dozzina di piccole fattorie dislocate tra il sandur e le inospitali montagne, Il nostro progresso era impedito da fiumi e torrenti che precipitavano dalla calotta di ghiaccio. L’unica strada era una pista consumata sulle parti più asciutte e i fiumi turbinosi dovevano essere guadati dove il letto era più ampio e senza canali profondi. Ad un certo punto in questo viaggio tortuoso il camion si impantanò per un quarto d’ora, in mezzo ad uno dei fiumi più ampi. I letti dei fiumi cambiano giorno per giorno, perché i detriti sono trascinati via da un posto e depositati in un altro; spesso canali profondi sono scavati sul fondo dei fiumi ed è impossibile per i veicoli attraversare. I ponies sono gli unici mezzi di trasporto”.

Da: AI CONFINI D’EUROPA. VIAGGIO-RICERCA NELL’ISLANDA DEI VULCANI, DEI GHIACCIAI, DELLE SAGHE, DEL MONDO VICHINGO

E-Book, versione cartacea a colori e in bianco e nero, I e II ediz., 297 pp., 150 note, Bibliografia, Mini-Glossario geografico, 346 immagini, di cui 304 a colori (284 sono dell'A.)

 




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SOMMARIO

1.PREMESSA 

1.1 La Ricerca Antropologica 

1.2 Il “case-study” ad Heimaey 

1.3 I side-surveys islandesi 

1.4 Il side-survey groenlandese 

1.5 Il Libro 

1.6 Infine, un più che doveroso riconoscimento 

2. INTRODUZIONE ALL'ISLANDA. PARTE PRIMA: NATURA 

3. INTRODUZIONE ALL'ISLANDA. PARTE SECONDA: CULTURA 

3.1 Il “carattere nazionale” islandese 

3.2 La lingua 

3.3 La pesca e l’introduzione di imbarcazioni per la pesca in alto mare: la prima rivoluzione culturale 

3.4 L’Età della Vela e la pesca a squali e merluzzi 

3.5 Pre-urbanizzazione: nascita e sviluppo dei centri urbani costieri 

3.6 Le comunicazioni 

3.7  L’urbanizzazione

3.8 Il ruolo della fattoria

3.9 La crisi economica del 2008 colpisce duramente anche l’Islanda 

3.10 Un imprevedibile paese che non può che affascinare il viaggiatore

4. REYKJAVÍK, UN'OASI NEL DESERTO DI GHIACCIO 

4.1 L’arrivo nell’isola 

4.2 Nella capitale Reykjavík, “rifugio” degli islandesi 

4.3 Un’interessante e, per certi versi, imprevista relazione natura-cultura all’interno del tessuto urbano 

5. REYKJAVÍK: DA FATTORIA VICHINGA A CAPITALE DELLA REPUBBLICA ISLANDESE 

5.1 Il centro storico 

5.2 Da fattoria a villaggio 

5.3 Il porto, ieri e oggi 

5.4 L’antico monopolio danese e il commercio 

5.5 Prosegue la visita della città 

6. ÁRBÆJARSAFN, IL MUSEO ALL’APERTO DI REYKJAVÍK 

6.1 I musei all’aperto del Nord Europa 

6.2 Storie di vita ordinarie e “particolari” provenienti dal passato urbano 

6.3 Il villaggio 

6.4 La campagna 

6.5 Imbarcazioni e macchine 

7. IL ÞJÓÐMINJASAFNIÐ ÍSLANDS, Il MUSEO NAZIONALE ISLANDESE 

7.1 Il Museo islandese per antonomasia

7.2 Storia del Museo. Gli inizi 

7.3 La collezione permanente 

7.4 L’Etnografia 

8. NÁTTÚRUFRÆÐISTOFNUN ÍSLANDS, IL MUSEO DI STORIA NATURALE DI REYKJAVÍK E I PINGUINI DELL'EMISFERO SETTENTRIONALE 

8.1 Alla ricerca di un particolare “pinguino” 

8.2 Storia dell’alca gigante 

8.3 Lo sterminio di una razza dopo tre secoli di caccia senza pietà 

8.4 In Islanda gli ultimi esemplari di alche giganti verranno abbattuti nel 1844 

9. LA CITTA’ DI HAFNARFJÖRÐUR E LO SJÓMINJASAFN ÍSLANDS, IL MUSEO MARITTIMO ISLANDESE 

9.1 Viaggiando oggi sulle strade islandesi 

9.2 Nell’Islanda sud-occidentale: il Museo Marittimo Islandese 

9.3 La città di Hafnarfjörður 

9.4 Il porto di Hafnarfjörður 

9.5 Il Museo Marittimo 

10. SECOLI DI "GUERRA DEL MERLUZZO" TRA INGLESI E ISLANDESI NELL'ATLANTICO DEL NORD 

10.1 Una singolare guerra nordica

10.2 I precedenti storici 

10.3 La pesca oggi e il Sjómannadagurinn 

11. LO SNÆFELLSNESJÖKULL, PUNTO DI PARTENZA DELLE IMPRESE VICHINGHE IN TERRA AMERICANA 

11.1 Il vulcano islandese celebrato dalla narrazione del grande Jules Verne

11.2 Alla ricerca di una vecchia stazione baleniera 

11.3 Una doverosa sosta nel sito di Eiríksstaðir, dove scavi archeologici hanno riportato alla luce la fattoria di Eirík il Rosso 

11.4 Alle falde settentrionali del vulcano la base di partenza delle navi vichinghe verso la “Terra Verde” 

11.5 Lo Snæfellsnesjökull 

11.6 Viaggiando sul lato meridionale del vulcano 

12. I VULCANI HELGAFELL E ELDFELL A HEIMAEY, ARCIPELAGO DELLE ISOLE VESTMANNAYJAER: CRONACA DI UNA DRAMMATICA ERUZIONE ISLANDESE "A LIETO FINE" 

12.1 L’ultima comunità marittima interessata dal mio Programma nord-atlantico 

12.2 Un’improvvisa eruzione vulcanica in grado di annichilire l’isola e i suoi abitanti 

12.3 Le Vestmannaeyjar e l’isola di Heimaey: cenni geo-storici-economici 

13. LA GRANDE FESTA POPOLARE DI ÞHJÓÐHÁTÍÐ, HEIMAEY 

13.1 Storia di una straordinaria festa isolana, che ha una sua vita autonoma e “parallela” accanto a quella nazionale del 1874. I prodromi di fine XIX secolo. 

13.2 Þhjóðhátíð, la “Festa della Gente” oggi nell’isola di Heimaey 

13.3 Nell’Herjólfsdalur 

14. SURTSEY, L'ISOLA VENUTA DAL MARE 

14.1 L’arcipelago islandese meridionale delle Vestmannaeyjar dal 1963 conta un’isola in più: Surtsey 

14.2 “L’isola che c’è”: l’isolotto di Surtsey oggi, uno straordinario laboratorio all’aperto geologico e naturalistico 

14.3 “L’isola che non c’è”: iI precedente mediterraneo del XIX secolo (poi scomparso) e ciò che in un futuro, più o meno remoto, potrebbe accadere sempre nei nostri mari con il Marsili... 

15. NEL “TRIANGOLO D’ORO” ISLANDESE

15.1 Introduzione 

15.2 Nel “triangolo d’oro” islandese 

15.3 “Gli islandesi non hanno re, hanno solo la legge” (1075)

15.4 I geysers... di Geysir, la cascata di Gullfoss 

16. SKÁLHOLT, PRIMA SEDE EPISCOPALE DELL’ISOLA 

16.1 La cattedrale di Skálholt 

16.2 Storia di un autorevole e potente vescovado “ai confini del mondo” 

16.3 La Riforma 

16.4 Lo straordinario ruolo esercitato nel campo culturale da Skálholt e Hólar 

16.5 “Il miracolo islandese”: il diffuso interesse degli isolani per la storia, le tradizioni, la letteratura orale e, poi, scritta, la conoscenza in genere 

16.6 La letteratura scritta 

17. L'HEKLA: LA "PORTA" MEDIEVALE DELL'INFERNO 

17.1 L’Hekla, un’introduzione storica 

17.2 Viene scalato l’«orribile» vulcano 

17.3 L'Hekla e la “Pompei” islandese: la fattoria vichinga di Stöng 

18. NELL'ISLANDA MERIDIONALE, LA TERRA DELLE SAGHE E I VULCANI EYJAFJÖLL E KATLA 

18.1 Percorrendo la Ring Road, che si allunga parallela tra l’oceano e i massicci dell’Eyjafjökull e del Mýrdalsjökull, sotto i quali si celano altri due vulcani

18.2 Il vulcano Katla e l’eruzione dell’Eyjafjöll del 2010 

18.3 Il viaggio prosegue lungo la costa, tra riserve naturali, stupefacenti scogliere, territori abitati da elfi e trolls 

18.4 Il grandioso e naturale palcoscenico, dove un millennio fa si andarono dipanando le vicende scrupolosamente raccontate nella Saga di Njáll

19. LA CATASTROFICA ERUZIONE DEL LAKI DEL 1783-84 RISCHIÒ DI FAR SGOMBRARE L'INTERA ISOLA 

19.1 I "Fuochi dello Skaftafell" e la “Grande Catastrofe” dell’Islanda di fine XVIII secolo 

19.2 Si studia di evacuare tutti gli abitanti dell’Islanda 

19.3 Nei secoli terremoti, eruzioni, carestie, perfino una “Piccola Era Glaciale” incisero profondamente sulla vita degli abitanti dell’isola 

19.4 Kirkiubæjarklaustur 

20. SOTTO IL VATNAJÖKULL SI NASCONDE LA POTENZA DISTRUTTIVA DI TRE VULCANI 

20.1 Preambolo 

20.2 Nella regione dell'Austur-Skaftafellssýsla

20.3 Skaftafell nei secoli XIV-XX 

20.4 La spedizione dell’Università di Nottingham degli anni 1950

20.5 I tre vulcani: il Bárðarbunga, il Grímsvötn, l'Öræfajökull 

20.6 Solcando le acque della splendida laguna dello Jökulsárlón 

21. VIAGGIO AL CENTRO DELL’ISLANDA 

SULLA RING ROAD, DALLA COSTA MERIDIONALE AL LAGO MYVATN 

21.1 La “visione” del Vatnajökull e la “quasi scalata” da brivido del Passo dell’Almannaskarð 

21.2 Si torna sulla costa 

21.3 Verso Egilsstaðir e il lago dell’omologo islandese di Nessie 

21.4 Il lago Mývatn 

22. SPEDIZIONE NELLA REMOTA REGIONE ISLANDESE DELL'ASKJA: DA SECOLARE RIFUGIO DEI FUORILEGGE A PALESTRA DEGLI ASTRONAUTI STATUNITENSI DELL'APOLLO

23. NELLA STORIA DELLE ESPLORAZIONI SCIENTIFICHE DUE MISTERI "GEOLOGICI" TRA EUROPA E AFRICA 

23.1 Preambolo 

23.2 Ecco i fatti in ordine cronologico riguardanti il primo mistero 

23.3 Eccoci ora al nostro secondo mistero 

24. UNA "DISCESA" NELL'INFERNO DANTESCO DEL VULCANO KRAFLA IL LAGO MÝVATN. LA CASCATA DI GOÐAFOSS 

24.1 Passeggiando all’interno del Leirhnjúkur, uno dei crateri del Krafla 

24.2 Il vulcano Krafla 

24.3 Il lago Mývatn 

24.4 La cascata di Goðafoss 

25. ALLA SCOPERTA DELLA CITTA’ DI AKUREYRI, CARATTERIZZATA DA UN MICROCLIMA PARTICOLARMENTE MITE PER GLI STANDARD DELL'ISOLA 

25.1 In avvicinamento ad Akureyri 

25.2 Si entra in città 

25.3 Visitando la città

25.4 Cenni storici 

26. L’ISOLAMENTO GEO-STORICO DELL’ISLANDA 

26.1 L’isolamento geografico 

26.2 Le vicissitudini storico-politico-economiche. L’Islanda terra coloniale

26.3 Il “secolo inglese” (XV)

26.4 Il secolo “germanico” (XVI) 

26.5 Il monopolio danese (secoli XVII e XVIII) 

26.6 Epidemie, rigori climatici, terremoti, eruzioni vulcaniche 

26.7 La Grande Catastrofe e la Carestia della Nebbia. Si pensa allo sgombero totale degli isolani 

26.8 Inizia l’emigrazione verso sud e nord America 

26.9 Timidi interventi danesi a favore dell’Islanda 

27. VIAGGIATORI IN ISLANDA (XV-XVIII SECOLO) 

27.1 XV secolo 

27.2 XVI secolo

27.3 XVII secolo

27.4 XVIII secolo 

28. VIAGGIATORI IN ISLANDA DEL XIX SECOLO 

28.1 Prima Parte: 1800-1855 

28.2 Seconda Parte: 1856-Fine secolo 

29. ALL’INIZIO DEL XIX SECOLO GIUNGE UN VIAGGIATORE INVERO “SINGOLARE”: È HANS JONATAN, PRIMO UOMO DI COLORE IN ISLANDA 

29.1 Premessa 

29.2 Djúpivogur 

29.3 La vita 

29.4 In Islanda

29.5 Un moderno Íslendingabók, tra genetica, antropologia e storia 

30. RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 

31. MINI-GLOSSARIO GEOGRAFICO 

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PAGINA AUTORE ITALIA;

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