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sabato 4 maggio 2024

143. RICORDANDO UNO DEI PIU’ GRANDI ANTROPOLOGI (ARTICI) FRANCESI, A TRE MESI DALLA SUA SCOMPARSA: JEAN MALAURIE, MAGONZA, 22 DICEMBRE 1922 – DIEPPE, 5 FEBBRAIO 2024

 

Jean Malaurie al Festival international de géographie 1996
(Ville de Saint-Dié-des-Vosges)
"Jean Malaurie riceve la medaglia d'onore della città di Strasburgo, 23 maggio 2013" (Claude Truong-Ngoc) 

Ieri, apprestandomi a inviare un post su Facebook riguardante il secondo volume della mia trilogia delle GRANDI AVVENTURE DELL’ANTROPOLOGIA, ho visto che tra i personaggi inseriti nel libro c’era anche il nome di Jean Malaurie. Nato nel 1922, all’epoca della pubblicazione era ancora vivo. Essendo da allora trascorsi sei anni, come è mia abitudine (i dati dei miei libri - e delle mie ricerche - sono aggiornati fino al momento della pubblicazione), un rapido controllo su Internet mi ha consentito di scoprire, purtroppo, che è deceduto all’inizio di febbraio, a quasi 102 anni d’età.

Se un paio dei suoi preziosi libri figurano nella mia biblioteca, sia pure indirettamente Malaurie mi conosceva. Perché la sig.ra Gertrude Stolp, vedova del Generale Umberto Nobile, a suo tempo mi aveva riferito come il grande amico di suo marito avesse apprezzato quanto scritto nel 1996. Infatti, in occasione del Settantesimo Anniversario della spedizione del dirigibile Norge, la Rivista Aeronautica aveva ospitato un mio articolo commemorativo sull’impresa: “70 Anni per la Verità” (n. 5, pp. 70-73), nel quale sostenevo come Nobile Amundsen ed Ellsworth fossero stati i primi, sia pure dall’aria, ad aver raggiunto il Polo Nord.

….

Ecco quanto Malaurie ebbe modo di scrivere su Peary, la Conquista del Polo e Nobile:

Ci vuole un Émile Zola americano...

Non ci si può non stupire del fatto che a tutt'oggi il governo americano non abbia ancora sollecitato un'istituzione scientifica indipendente e rispettata che stabilisca finalmente la verità storica. L'ostinazione delle più prestigiose enciclopedie nel conservare, senza riserve, il nome di Peary come conquistatore del Polo Nord lascia perplessi, e bisogna constatare come le voci dei critici che si sono levate (...) stranamente non abbiano trovato alcuna risonanza. L'America, che volle la bandiera stellata al Polo, sembra poco incline ad accordare a questo caro e rimpianto Umberto Nobile - sarà perché è italiano? - il titolo di primo conquistatore del Polo Nord (...) In questa storia polare manca un Zola americano. Non ci possono essere prescrizioni allorché si tratta di correggere un errore o un'impostura..." (J. MALAURIE, Ultima Thulé. Les Inuit nord-groenlandais face aux conquérants du Pôle (1818-1993), Paris: Bordas, 1993 (1990), 221.

…….

Dopo questa breve digressione, ricordo come Malaurie, un autentico "cittadino del mondo" (nato nel 1922 a Magonza, in Germania, da padre normanno e madre scozzese, trasferitosi ben presto in Francia), come ricercatore  non era certamente alle prime armi nella Groenlandia settentrionale

Nel carnet del giovane studioso c’erano già un paio di ricerche geomorfologiche nel Sahara algerino e marocchino. Oltre a due missioni, in qualità di geografo-fisico, sempre in Groenlandia, nell’ambito delle Expéditions Polaires Françaises (1948-1949) dirette dal celebre Paul-Emile Victor. 

Scopo delle E.P.F. era di costruire nel centro della più grande isola della terra, sull'inlandsis, a 400 km dalla costa e a 3.000 metri di quota, una stazione meteo e glaciologica detta "Stazione Centrale". Nello stesso luogo in cui per non molto tempo fu installata l'Eismitte di Wegener - il brillante teorico della deriva dei continenti -, che morirà per congelamento nella sfortunata spedizione del 1930, al ritorno dalla sua stazione.

Gli Inuit Polari, dove invece nel 1950-51 si recherà Malaurie, sono localizzati ben più a nord (76°). 

Questi Inuit, totalmente isolati dal resto del mondo fino all'arrivo di John Ross nel 1818, sono stati i soli non aver mai cacciato una balena. Non disponendo di arpioni adatti o di imbarcazioni collettive (umiaq). Mentre il kayak vi venne reintrodotto solo nel 1863.

 Umanaq, il principale villaggio, venne in seguito ribattezzato dai bianchi "Baia della Stella Polare". Mentre il mitico toponimo di Thule lo ebbe nel 1909 dal grande antropologo dano-groenlandese Knud Rasmussen, che vi fondò il primo spaccio Inuit.

Fino all’arrivo di Malaurie poche erano state le ricerche effettuate nella regione. La prima in assoluto fu la Missione Letteraria Danese del 1902-1904.

Nella missione a Thule del 1950-51, Malaurie consegue risultati di assoluto rilievo, non solo dal punto di vista più strettamente etno-antropologico.

Il 29 maggio 1951 su slitte trainate da cani raggiunge il Polo Magnetico (78° 29' N, 68°54' O). Nello stesso anno mappa 300 Km di coste delle desertiche Terre di Inglefield e di Washington. Battezzando baie e capi con toponimi francesi, Inuit, danesi.

  Tra il 1° ed il 3 giugno del 1951 da Capo Grinnel raggiunge il Fiordo Alessandra, in un viaggio ardimentoso con un team di tre slitte trainate da cani e accompagnato da due coppie di Inuit.

 Un'impresa eccezionale, la sua, realizzata attraversando i ghiacci della banchisa dello Smith Sound, che separa l'isola di Ellesmere (Canada) dalla Groenlandia nord-occidentale. Nel corso della sua permanenza in Groenlandia Malaurie percorrerà complessivamente circa 1.500 Km.

Isolato, come ama raccontare, tra i suoi compagni Inuit di Siorapaluk condivide interamente la loro vita di tutti i giorni. Dorme in un igloo di torba. Mangia i prodotti della caccia. 

Inoltre gli Inuit partecipano attivamente al suo lavoro scientifico, esercitando con ciò un ruolo non certo "gregario".

Facilitato dal molto tempo a disposizione che ha durante la lunga notte polare, effettua ampi studi genealogici.

Interessandosi anche alle risorse dell'habitat circostante, sottolineerà la loro capacità di aver saputo individuare il giusto punto di equilibrio tra i loro bisogni e le risorse naturali.

La lunga esperienza di vita passata in comune tra gli Anangnâmiutt, gli "Uomini del Nord", come si autodefiniscono questi Inuit, in particolare il duro sverno del 1950-51, affrontato senza equipaggiamento polare, né viveri portati da fuori, segnerà indelebilmente la sua vita. 

Da allora completamente dedicata all'approfondimento della conoscenza delle popolazioni del Grande Nord. Grazie anche all'ottimo volano rappresentato dal Centro di Studi Artici, che fonda nel 1958 a Parigi. 

Non limitandosi, quindi, a continuare lo studio di quel gruppo di cacciatori artici.

In circa quaranta anni di attività organizzerà altre trenta missioni, tra Artico centrale canadese, Siberia orientale, Alaska e la stessa Groenlandia. 

Diventando, in tal modo, un eccezionale testimone di un periodo estremamente fondamentale e critico per le culture di quei popoli tradizionali. Sottoposti a massicce e rinnovate ondate di cambiamento provenienti dall'esterno e dal sud.

Nel 1968-1969 fa parte della Commissione franco-québécoise per la creazione del Nouveau-Québec. Il dossier che ne scaturirà, assieme al forte impulso impresso dal senatore Inuit Charlie Watt [l’ho incontrato e intervistato a Fort Chimo (Kuujuaq), proprio nel Nouveau Québec, nel corso del mio survey in sei comunità Inuit dell’Artico canadese, nel settembre del 1983. Già allora era il leader indiscusso degli Inuit canadesi (aveva anche parlato all’ONU). Poi è stato eletto senatore (1984-marzo 2018). Il secondo Inuit in Canada ad avere questo privilegio], contribuirà a realizzare in futuro lo statuto dei territori dell’Artico canadese.

 Nel 1990 dirige la prima spedizione franco-sovietica in Siberia (Čukotka), dove lungo la spiaggia dell’isola di Yttygram “riscopre” il “Viale delle Balene” di origine sciamanica. Formato da crani, ossa e costole di cetacei.

Nel 1992 fonda l’Accademia Polare di Stato a San Pietroburgo (1.000 studenti siberiani, 5 facoltà, 45 etnie), di cui sarà Presidente d’onore a vita.  

Si è sempre battuto per i diritti delle minoranze artiche minacciate dall’industrializzazione, dallo sfruttamento petrolifero, dalla globalizzazione imperante e dalla conseguente omologazione culturale.

Nel 2007 l’UNESCO lo nomina “Ambasciatore di buona volontà” per l’Artico.

Nel 2009 presiede il Primo Congresso Internazionale per l’Artico dell’Agenzia ONU sul Climate change and Arctic sustainable development: scientific, social, cultural and educational challenges

"Jean Malaurie riceve la medaglia d'onore della città di Strasburgo, 23 maggio 2013" (Claude Truong-Ngoc) 










domenica 14 aprile 2024

142. A PROPOSITO DEL LAVORO ANTROPOLOGICO SUL CAMPO IN UN PAESE DEL TERZO MONDO: DIFFICOLTA’, IMPREVISTI, COMPLICAZIONI, PERICOLI NEL CORSO DELLA MIA SECONDA RICERCA IN UN SUD SUDAN, NON ANCORA INDIPENDENTE

Una piroga Shilluk (scherok) si porta velocemente verso il battello che sta lentamente risalendo il Nilo Bianco, per vendere qualche mango o per permettere ad un passeggero di imbarcarsi. Sud Sudan, 1979 (© Franco Pelliccioni)


Carta politica del Sudan del 1989 (University of Texas at Austin, Perry-Castañeda Library Map Collection)

Ieri mi è casualmente capitata tra le mani la relazione ufficiale della seconda ricerca sul campo effettuata nella cittadina multietnica di Malakal, capoluogo della Provincia del Nilo Superiore, a ca. 850 km a sud di Khartoum, lungo lo storico Nilo Bianco. Reso celebre dai libri dello scrittore australiano Alan Moorhead.
Raggiunta in aereo. Non come nel 1979, quando per un intero giorno attraversai in Land Rover il deserto, fino alla cittadina di Kosti. 
Dove il giorno dopo mi sarei imbarcato a bordo di un vetusto battello a pale posteriori, che sospingeva tre chiatte (di 3 classe), ed era affiancato da altre due (di 1 e 2 classe). 
Arrivando a destinazione dopo aver lentamente risalito il Nilo per quattro lunghi e straordinari giorni!

Dopo il primo giorno di navigazione, sulla riva est del Nilo Bianco sorge l'aurora, illuminando il cielo con i suoi colori magici,1979
(© Franco Pelliccioni)


Il rapporto era indirizzato alla Fondazione Alighiero Panzironi di Roma, al CNR (Comitato Nazionale per le Scienze Economiche Sociologiche e Statistiche), al Centro per le Relazioni Italo Arabe, al Ministero degli AA.EE., all’Ambasciata d’Italia a Khartoum.

Il battello che arriva da Juba discende lentamente il fiume. Si nota un coacervo di chiatte sospinte e/o affiancate, esattamente come il mio, 1979 (© Franco Pelliccioni)

Nella cabina di comando della nave, 1979 (© Franco Pelliccioni)
 

 Nella chiatta di seconda classe di un'altra nave, che discende il fiume diretta a Kosti, soldati in uniforme o indossanti la bianca jellabia, 1979 (© Franco Pelliccioni) 

Al punto 2 facevo notare che, grazie all'AGIP, avevo potuto disporre di due fusti di benzina a Malakal, che avrebbero consentito, a me e alla collega Cecilia Gatto Trocchi (allora all'Università di Perugia), che si era aggregata alla missione, di effettuare indagini collaterali, sia tra i Mesakin Nuba (sia pure minoritari, i Nuba delle montagne del vicino Kordofan meridionale [Dar Nuba], resi celebri dalle fotografie della Leni Riefenstahl, fanno parte integrante del panorama multietnico della cittadina), che tra i Nuer del fiume Sobat.

Surveys che avrei comunque dovuto realizzare da solo. Perché la mia compianta amica Cecilia era dovuta rientrare a Roma da Khartoum. 

E che comunque non si svolsero, per la “difficile situazione in cui versa tutto il medio corso del fiume Sobat e l’area di Nasir, a causa delle frequenti scorribande di elementi Anya-Nya - guerriglieri -, che non disdegnano di assaltare autoveicoli arabi e della polizia, provocando morti e feriti.

Ricomparsi nel 1979, in coincidenza con la mia prima ricerca sul campo, gli Anya-Nya hanno ricevuto vitalità dalla diatriba politica provocata dalle recenti scoperte petrolifere nell’ambito della Regione Autonoma Meridionale. 

Guerrieri Anya-Nya ("veleno di serpente")

Durante la mia ultima permanenza nel Nilo Superiore si erano verificati anche assalti a camion, che percorrevano la pista, che collega Malakal a Khartoum, a sud della città di Renk. 

Quindi, nonostante avessi a disposizione due preziosissimi fusti di benzina (…) ho forzatamente dovuto rinunciare ai surveys, poiché non è stato possibile ottenere qualsivoglia fuoristrada in dotazione alle pochissime agenzie internazionali operanti in città. 

Mentre il commerciante arabo, che detiene il monopolio dei pochi mezzi privati funzionanti in città, non ha voluto affittarmi un autoveicolo. Terrorizzato sia dall’idea di perderlo, che di avere l’autista (arabo) ferito o ucciso. Non nascondendo, per giunta, di temere per la mia stessa incolumità.

Altro punto del rapporto, forse ancora più interessante del precedente, è il 4:

Anche durante l’ultima sessione di ricerca [1980-81] ho avuto modo di constatare come la situazione locale, nonché quella dell’intera regione meridionale, fosse precaria e certamente al limite, in particolare nei confronti dei pochi residenti europei (missionari, fratelli laici, volontari, esperti) (…)
 
In una situazione del genere le  difficoltà che si incontrano giornalmente, direi passo passo, diventano enormi, spesso insormontabili ed ogni nuova acquisizione di dati, di elementi utili per comprendere il mondo che circonda chi si “immerge sul campo”, come l’antropologo che adopera l’osservazione partecipante come tecnica fondamentale di ricerca, costa, e molto, in termini di fatica, privazioni, ecc. 

Vanno superate epidermiche reazioni di diffidenza e persino di ostilità, quasi a livello istintivo, da parte di coloro che vengono in contatto con l’operatore della cultura, e ciò anche se in ogni modo ci si sforza di mantenere la calma e la predisposizione verso gli “altri”, che non “capiscono”. 

Del resto è chiaro, è umano, che in un situazione di perenne crisi esistenziale, qual è quella che giorno per giorno vive la stragrande maggioranza dei cittadini: 
(a) scarsità di cibo, fino ad arrivare a periodi di carestia e, quindi, alla morte per fame; 

b) isolamento geografico della città, anche a causa della lunga e pesante stagione delle grandi piogge

c) tribalismo urbano (durante il mio ultimo soggiorno per futilissimi morivi sono stati uccisi in pieno centro uno Shilluk e un Jellaba (arabo), proprio quando uno dei miei assistenti di ricerca, anch’egli Shilluk, si trovava in quei paraggi per lavoro, ecc.), risulta veramente difficile, quasi “pazzesco”, cercare di capire un khaga (bianco del nord), che continua a porre domande e ad osservare come la gente vive, lavora, o si ubriaca con la merissa e l’arachi [più forte]. 

Certamente non hanno torto se, a volte, si rifiutano di ascoltarmi o cacciano in malo modo uno dei miei assistenti africani. Potrei sempre essere identificato per una spia del governo, e simpatizzare, od essere io stesso un “odiato” Northener Jellaba

Dall’altro lato, quello governativo e dell’amministrazione, si colloca una simmetrica diffidenza. 
Sembra veramente strano e sospetto che un europeo, un italiano che non sia un missionario, vada a stare male laggiù, solo per porre domande – a volte senza senso apparente – alla gente, o per vedere come gli abitanti riescono a sopravvivere e a non morire in un posto dove c’è molto poco o niente, se non la miseria, la fame e il caldo ossessivo.

Malakal, particolare di un mercato, 1979 (© Franco Pelliccioni)

Un altro mercato di Malakal, 1979 (© Franco Pelliccioni) 

Il fatto che quella del 1980-81 fosse la continuazione e l’approfondimento di un’analisi antropologica iniziata nel 1979, ha fatto sì che dalla maggior parte dei cittadini di Malakal, comunque avvicinati, nonché da diversi settori dell’amministrazione locale, ci fosse un po’ di tolleranza, se non di simpatia, a volte perfino di stretta ed amichevole collaborazione, ai fini del buon esito della mia ricerca.

In piroga con i miei due assistenti Shilluk e due pagaiatori, anch'essi Shilluk, alla ricerca di testimonianze storiche lungo il Nilo Bianco, 1980 (© Franco Pelliccioni) 

Se ci sono stati rischi per la mia incolumità, essi sono venuti in particolare nel villaggio nei pressi di Tawfikyya [insediamento abbandonato, all'inizio del XX secolo aveva 300 abitanti ed era la residenza di un Mamur egiziano], ma si trattava solo di guerrieri Shilluk ubriachi ed esaltati. In possesso di lance acuminate, si sono sentiti in grado di disturbare la raccolta di informazioni storiche che andavo raccogliendo su quella località.

(…) altre difficoltà hanno contribuito a rendere incandescente, il momento della ricerca:

1)    Il problema delle frontiere tra le regioni del nord, arabe od arabizzate, e la regione autonoma meridionale. Con un colpo di mano parlamentare le aree petrolifere del sud dovevano passare al settentrione. Ho avuto modo di apprendere come, poco prima del mio arrivo a Malakal, ci doveva essere un ammutinamento delle truppe negre di stanza nei settori meridionali, previa uccisione degli ufficiali arabi. Fortunatamente non è avvenuto;

2)   Il problema del contrabbando di armi, anche pesanti, nelle regioni meridionali, provenienti da elementi del disciolto esercito ugandese di Idi Amin penetrati illegalmente in Sudan. 

GGià parecchi mesi prima del mio arrivo c’erano state diverse razzie e contro-razzie di bestiame, ad opera di nomadi equipaggiati con armamento automatico, che avevano causato numerose perdite di vite umane.

InInfine ricordo i tradizionali contrasti tra Nuer, Dinka e Shilluk, tanto da provocare l’indizione di una conferenza dei capi dei vari gruppi tribali, con la partecipazione dei Commissioners governativi. 

 














 

sabato 6 aprile 2024

141. I MIEI "ALTRI" LIBRI: COME AUTORE (EUROPA), COME COAUTORE (AFRICA, ARTICO)

 

Un Viaggio a Creta. Alla scoperta di reperti archeologici e di stupendi panorami paesaggistici, Rivista Marittima, 2007
(79 pp., 90 foto)

"I "PARKING BOYS" DI NAIROBI, UN "CASO" DI DEVIANZA SOCIALE IN UN TESSUTO URBANO AFRICANO", in STROPPA CLAUDIO (a cura di), I PROCESSI DI COMUNICAZIONE NELL'AMBITO URBANO, Patron, Bologna, 1979, 289-320.


 "TOWARDS THE NECESSITY OF A NEW "URGENT ANTHROPOLOGY": ARCTIC ANTHROPOLOGY AND THE "NEW" (BUT ANCIENT, BECAUSE TRADITIONAL) ECOLOGICAL INDICATORS", March 1998, 
  • In book: The Arctic and Global Change. Multidisciplinary approach and international efforts at Ny-Alesund, Svalbard, Proceedings from the Fourth Ny-Alesund Seminar, Ravello, Italy, 5-6 March 1998 (edited by Casacchia, Koutsileos, Morbidoni, Petrelli, Pettersen, Salvatori, Sparapani, Stoltz Larsen), 
  • Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto sull'Inquinamento Atmosferico, Segreteria Tecnico Scientifica per il Programma Antartide, NySMAC (Ny-Alesund Science Managers Committe), Publication #007, 135-141


  • martedì 2 aprile 2024

    140. TRA I GHIACCI DEL PASSAGGIO A NORD-OVEST. PROLOGO AD UNA RICERCA ANTROPOLOGICA TRA GLI INUIT DELL'ARTICO CANADESE

     

    La versione cartacea a colori

    "Con un piccolo numero di navi possono essere scoperte diverse nuove terre e regni (…) ai quali luoghi è rimasta una sola via da scoprire, che è verso il Nord…" . Così, nell’introduzione al capitolo “Alle spezierie, attraverso i nostri mari…”, Newby sintetizzava il pensiero preconizzatore del mercante e geografo inglese Robert Thorn (1991: 103). Esposto nella sua lunga lettera inviata nel 1527, da Siviglia, al Dr. Lee, Ambasciatore di Enrico VIII in Spagna (...).  Poi nel 1531 si rivolgerà direttamente al re. Esortandolo a prendere in mano la questione. Soprattutto perché, rispetto alle rotte spagnole e portoghesi, quella polare è più corta di 2.000 leghe. 
     Il libro contiene una galleria di 21 protagonisti dell’esplorazione (e dell’antropologia) andati alla scoperta del Passaggio a Nord-Ovest, ma anche a disvelare la geografia fisica e antropica di un mondo fatto soprattutto di ghiaccio. Quattro di essi si misero a ricercare le evanescenti tracce lasciate dalla grande spedizione Franklin, misteriosamente scomparsa nella metà del XIX secolo. 
    Ecco i loro nomi: Giovanni Caboto, Gaspar Corte-Real, Sir Francis Drake, John Davis, Henry Hudson, Samuel de Champlain, James Cook, George Vancouver, John Ross, William Edward Parry, Sir John Franklin, Elisha Kane, Robert McClure, Sir Francis Leopold Mc Clintock, John Rae, Otto Sverdrup, Roald Amundsen, Donald Baxter Macmillan, Peter Freuchen, Knud Rasmussen, Vilhjalmur Stefansson, 
    Il volume include numerosi riferimenti ad altre 38 figure, non tutte di secondo piano: Martin Frobisher (XVI secolo), William Baffin, Robert Bylot, Semion Ivanovich Dezhnev, Luke Foxe, John Knight, George Weymouth (XVII secolo), Vitus Jonassen Bering, Samuel Hearne, James Knight, Alexander Mackenzie, Cristopher Middleton (XVIII), Horatio Austin, George Back, Frederick W. Beechey, David Buchan, Richard Collinson, Samuel Gurney Cresswell, Henry Grinnell, Charles Francis Hall, Robert Hobson, Edward Augustus Inglefield, Francis George Lyon, George Frederick McDougall, Bedford Clapperton Trevelyan Pim, John Richardson, James Clark Ross, Frederick Gustavus Schwatka, William Allen Young (XIX), Rudolph Martin Anderson, Robert Bartlett, Henri Beuchat, Kaj Birket-Smith, Robert Flaherty, Diamond Jenness, Henry Larsen, Therkel Mathiassen, Ejnar Mikkelsen (XX). 
     Mi è sembrato infine opportuno inserire alcune osservazioni e fotografie tratte dal mio diario di viaggio, nonché dal ricco materiale etno-antropologico raccolto nel 1983, nel corso della mia ricerca effettuata in sei comunità Inuit . Un complesso lavoro sul campo, che mi ha condotto in quattro punti nevralgici del Passaggio. 
    La ricerca, unitamente al rapido cambiamento climatico in corso nel “Paese delle Ombre Lunghe”, costituirà l’oggetto del mio prossimo libro: Verso il Polo Magnetico. 
    .................................
    Per quasi quaranta anni mi sono occupato del Passaggio a Nord-Ovest. Scrivendo articoli, capitoli di libri e comunicazioni scientifiche, sia sul Grande Nord americano, che sugli intrepidi esploratori e navigatori europei che, spesso al prezzo di inenarrabili sacrifici, compresa la stessa loro vita, per secoli hanno cercato di scoprire una via, che li portasse verso l’Asia. Mi sono interessato a regioni intere, a luoghi in seguito divenuti storici, ma anche agli Inuit, perfino ai Vichinghi! A volte scendendo nei dettagli e nel particolare. Sempre tenendo bene in mente, però, il quadro complessivo. La cui cornice sul lato inferiore è delimitata dalle coste dell’Artico canadese. Oltrepassando le quali si accede all’interno, in una geografia dell’«immenso», caratterizzata da terre emerse pressoché prive di ogni specie di vita, ma cosparse a piene mani di fiumi, laghi ed acquitrini. Lande sferzate spesso dai blizzards e da tempeste di neve. Non a caso la regione ad occidente della Baia di Hudson, il Keewatin, nella lingua degli indiani Cree significa: “il luogo dove soffia il vento”. Poiché è parte integrante delle Barren Grounds, le “Terre Sterili”. Più di mezzo milione di miglia quadrate di “pianure ondulate, punteggiate di laghi, interrotte qua e là da catene di vecchie colline logore (...) Gli altri tre lati della cornice racchiudono, invece, arcipelaghi e gigantesche isole, isolotti e penisole, golfi e baie, canali e stretti, quasi sempre tutti ghiacciati. Quindi percorribili solo per brevi periodi dell’anno. Ciò almeno fino all’accelerazione del cambiamento climatico di questi ultimi decenni. Nella ricerca del Passaggio si cimenteranno i protagonisti più diversi, formando uno straordinario e variegato mondo di esploratori e navigatori. Tutti loro, gradatamente, faticosamente, molto lentamente, avanzando o retrocedendo, tassello dopo tassello disveleranno la Geografia del Grande Nord americano. Riuscendo, infine, ad individuare l’intero itinerario di un Passaggio ricercato fin dall’epoca (fine del XV secolo) dei Caboto, Giovanni e Sebastiano. Anche se bisognerà aspettare ancora sei lunghissimi secoli. I molteplici tentativi esperiti nel tempo contribuiranno a far sì che alcune sue parti diventassero note come le “Porte” Occidentali e Orientali. Ma il vero problema consisterà soprattutto nel saper raccordare correttamente la rotta tra l’una e l’altra…. 


    E-Book, Versione cartacea a colori e in bianco e nero
    di grandi dimensioni (16,99 x 24,4) 237 pp., 212 foto, 143 note.
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    La versione cartacea ha 37 pagine e 32 foto in più di quella digitale. In parte dovuti alla diversa impaginazione (i capitoli iniziano sempre sulla destra). Ma anche al fatto che ho inserito un’APPENDICE, che non c’è nell'E-Book: Ludvig Mylius-Erichsen, Peter Freuchen, Alfred Wegener e la prima automobile tra i ghiacci artici, Nella spedizione della Danimarca nel nord-est della Groenlandia (...)


     SOMMARIO

    PREMESSA

    PARTE I.      L’A. e il Passaggio a Nord-Ovest

    La scoperta involontaria dell’accesso orientale al Passaggio nel 1616

    L’anomia nell’Artico: corsari “on duty” e fuori servizio;

     ammutinamenti degli equipaggi

    Spedizioni pluriennali volontarie e non (per sverno o deriva dei

     ghiacci), o ripetute nel tempo

    Alla ricerca di montagne, isole e terre inesistenti

    Scoperta di nuove isole e “riscoperta” nel XX secolo di terre

     dimenticate

    Missioni solitarie, di gruppo, via terra, via mare

    Nel 1819 Parry riceve il premio per aver raggiunto la metà della

     distanza tra i due accessi (orientale e occidentale) del Passaggio

    Spedizioni scomparse nel nulla (XV-XVIII secolo)

    Il “mistero” per antonomasia della Storia delle Esplorazioni: la

     Grande Spedizione “perduta” di Sir John Franklin, 1845

    Nel 1854 il premio di 20.000 sterline spetta a McClure per la

     scoperta, da ovest ad est, del Passaggio

    Amundsen naviga il Passaggio da est a ovest nel 1903-1906. Nel

     1921-24, sia pure su slitte, il percorso è ripetuto dalla Quinta

     Spedizione Thule dell’etnologo Rasmussen

    Infine, sezione dopo sezione, l’itinerario del mitico Passaggio a Nord-Ovest


    PARTE II        Nel Passaggio a Nord-Ovest

    Tuktoyaktuk: Mare di Beaufort (Artico Occidentale, Northwest Territories)

    Resolute Bay (Qausuittuq): Stretto di Barrow (Artico Centrale-Alto Artico, Nunavut)

     Iqaluit (Frobisher Bay): Isola di Baffin, Artico Orientale, oggi Nunavut

    Pangnirtung (Cumberland Sound): Isola di Baffin, Artico Orientale, oggi Nunavut

    PARTE III   ALLA SCOPERTA DEL PASSAGGIO A NORD-OVEST:

     ESPLORATORI, NAVIGATORI, ANTROPOLOGI

    1. GIOVANNI CABOTO, 1450? - 1498

    Nell’outport di Bonavista, nell’isola canadese di Terranova

    La misteriosa scomparsa di Caboto e delle sue navi, 1498

    2. GASPAR CORTE-REAL, ca. 1450-1501

    I portoghesi si interessano ai banchi di merluzzo di Terranova

    I fratelli Gaspar e Miguel Corte-Real

    Gaspar Corte-Real e la prima spedizione del 1500

    La scomparsa di Gaspar Corte-Real nella spedizione del 1501

    3. SIR FRANCIS DRAKE, 1544-1596

    Nel 1577 una squadra al comando di Francis Drake salpa da 

     Plymouth, dando inizio alla prima circumnavigazione inglese della

     Terra

    Raggiunto il Pacifico, si risale la costa del Sud America (1578),

     attaccando a sorpresa navi e insediamenti spagnoli, per proseguire

     ancora verso nord, ma solo al 48° N, 1579

    4. JOHN DAVIS, 1550-1605

    La prima spedizione del 1585: Groenlandia e Baffin

    La seconda spedizione del 1586: Groenlandia e Labrador

    La terza spedizione, 1587: Groenlandia, ancora Baffin, Stretto di

     Hudson, Labrador

    5. HENRY HUDSON, 1570-1611

    La spedizione del 1607: Groenlandia, Svalbard, Jan Mayen

    Le spedizioni del 1608 e 1609: Nuova Zemlja, Terranova, Maine,

     Cape Cod, Manhattan

    L’ultima spedizione del 1610-11: Islanda, Groenlandia, Labrador,

     Baia di Hudson, l’ammutinamento e… la morte

    Uno straordinario insegnamento nautico

    6. SAMUEL DE CHAMPLAIN, ca. 1570-1635

    Il primo viaggio del 1603 serve anche per ricercare il Passaggio, che

     però non riesce a trovare…

    7. JAMES COOK, 1728-1779

    Il terzo, e ultimo, viaggio, 1776-79: lo Stretto di Bering

    8. GEORGE VANCOUVER, 1757-1798

    A bordo della Resolution e della Discovery con Cook, 1772-75 e

     1776-80

    La spedizione in Nord America, 1791-95

    9. JOHN ROSS, 1777-1856

    Stretto di Davis, Baia di Baffin, Lancaster Sound, le “Montagne di

     Crocker”, 1818

    Penisola e Golfo di Boothia, King William Island, quindi nella

     Penisola di Boothia viene raggiunto il Polo Magnetico Nord, 1829-

    1833

    Alla ricerca della Spedizione Franklin: Stretto di Lancaster, 1850-

    1851

    10. WILLIAM EDWARD PARRY, 1790-1855

    Con John Ross nel Lancaster Sound, 1818

    Lancaster Sound, Stretto di Barrow, Melville Sound. Nella Melville

     Island tocca i 110°Ovest: È a metà del Passaggio a Nord-Ovest.

    Quindi l’isola di Banks, 1819-1820

    Bacino di Foxe, Isola Southampton, Repulse Bay, Penisola di

     Melville, Igloolik, 1821-1823

    Canale del Principe Reggente, Stretto di Barrow, 1824-1825

    Verso il Polo Nord raggiunge gli 82° 45' N, 1827

    11. SIR JOHN FRANKLIN, 1786-1847

    Introduzione

    La Grande Spedizione di Franklin salpa alla ricerca del Passaggio a

     Nord-Ovest, 1845

    PRIMA FASE: Alla ricerca della spedizione, le missioni di soccorso

     e ricerca (1848-1880) scoprono materiali, tombe, resti umani

    11. 1 Alla ricerca via mare della Spedizione Franklin: Elisha Kane

     (1820-1857): 1850-51; 1853-55

    11. 2 Alla ricerca via mare della Spedizione Franklin: Robert

     McClure (1807-1873): 1850-54

    11. 3 Alla ricerca via mare della Spedizione Franklin: Sir Francis

     Leopold Mc Clintock (1819-1907): 1848-49; 1850-51; 1852-1855;

     1857-59

    11. 4 Alla ricerca via terra della Spedizione Franklin: John Rae

     (1813-1893):1848-49; 1850; 1850-51; 1853-54

    SECONDA FASE: alla fine di un decennio di ricognizioni sul

     terreno, di studi e analisi a tavolino e in laboratorio, negli anni ‘1980

     si ricostruiscono le cause del tragico fallimento di una delle più

     grandi imprese umane, che la storia dell'esplorazione ricordi

    TERZA FASE: anni ‘2000. il cambiamento climatico favorisce il

     ritrovamento sul fondo del Mar Glaciale Artico delle navi di

     Franklin: l’Erebus (2014) e la Terror (2016)

    La sopravvivenza nell'Artico: insegnamenti provenienti dalla cultura

     eschimese (Inuit) e dall'antropologia

    12. OTTO SVERDRUP, 1854-1930

    Con Nansen attraversa da est ad ovest l’ilandsis della Groenlandia

     con gli sci (1888)

    Con la Fram verso il Polo Nord su slitte trainate da cani. La

      Norwegian Arctic Expedition, 1898-1902

    13. ROALD AMUNDSEN, 1872-1928

    Alla conquista del Passaggio a Nord-Ovest, 1903-1906

    La Gjøa salpa da Cristiania (Oslo)

    14. DONALD BAXTER MACMILLAN, 1874-1970

    Un grande divulgatore scientifico

    Le prime spedizioni artiche (1908-1917)

    Le spedizioni polari con la Bowdoin (1921-1954)

    15. PETER FREUCHEN, 1886-1957

    Con Wegener nel nord-est della Groenlandia con la Spedizione

     Danese, 1906-1908

    Con Rasmussen Prima Spedizione di Thule, 1912

    Quinta Spedizione di Thule: Isola di Baffin, Penisola di Melville,

     Baia di Hudson Occidentale,1921-1924

    16. KNUD RASMUSSEN, 1879-1933

    La Danske Literaere Grönlands Ekspedition, Groenlandia 1902-1904

    La nascita in Groenlandia

    Lo Spaccio di Thule tra gli Eschimesi (Inuit) Polari, Groenlandia

     settentrionale

    Le Sette Spedizioni Thule

    Le prime quattro spedizioni: 1912-13, 1916-1917, 1919

    La Quinta Spedizione, la più grandiosa di tutte: Groenlandia-Siberia,

     1921-1924

    Dall’Isola dei Danesi: molteplici indagini etnografiche, etnologiche,

     archeologiche

    RASMUSSEN RACCONTA

    Sesta e Settima Spedizione: 1931, 1932-33

    17. VILHJALMUR STEFANSSON, 1879-1962

    Islanda, 1904-05; Alaska e Artico occidentale canadese, con la

     Anglo-American Polar Expedition, 1906-07

    Artico occidentale canadese, 1908-12: Eschimesi del Mackenzie e

     del Rame

    La Canadian Arctic Expedition (Cae), la più lunga esplorazione

     polare della storia, tra Alaska e Artico Canadese, 1913-18

    L’odissea della Karluk

    APPENDICE 

    AI MARGINI, MA NON TROPPO… 

    Ludvig Mylius-Erichsen, Peter Freuchen, Alfred Wegener e la prima automobile tra i ghiacci artici, Nella spedizione della Danimarca nel nord-est della Groenlandia (...)

    BIBLIOGRAFIA

    CARTE:

    ..............................

    PAGINA AUTORE ITALIA;

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    giovedì 28 marzo 2024

    139.I MIEI 34 LIBRI DI VIAGGI, AVVENTURA E ANTROPOLOGIA SUDDIVISI PER ARGOMENTO E AREE GEOGRAFICHE

     

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