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domenica 17 marzo 2024

135. MAASAI. GENTI E CULTURE DEL KENYA: E-BOOK, VERSIONE CARTACEA ILLUSTRATA DI GRANDI DIMENSIONI A COLORI E IN BIANCO E NERO, VERSIONE NON ILLUSTRATA

 

In copertina: bel primo piano di un danzatore-suonatore di tamburo Chuka, Mountain Kenya Safari Club, Nanyuki, 1980
(© Franco Pelliccioni) 

PRESENTAZIONE: IL PAESE, LE GENTI, IL LIBRO

IL LIBRO

   Il libro, come indicato dal sottotitolo, offre una panoramica generale sui popoli del Kenya. Il titolo "Maasai" è stato invece scelto per celebrare un popolo le cui imprese guerresche hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell'Africa e nell'immaginario collettivo europeo.

   Il libro presenta una rassegna etno-antropologica delle principali tribù kenyote, suddivise in base a diversi criteri, quali economia, lingua, rapporto con il territorio e con gli altri popoli, elementi culturali. Alcune di queste tribù sono trattate in modo più approfondito, sia per la loro cultura in generale, sia per alcuni aspetti specifici, che la rendono particolarmente interessante.

   Sfogliando le pagine del volume, dapprima testo e fotografie condurranno il lettore tra le fertili White Highlands, contrassegnate dalla presenza di estese piantagioni di caffè e tè. Poi, discendendo sul fondo della grandiosa Rift Valley, potrà vedere coltivazioni, savana, foreste e laghi, a volte anche di soda. Come il Magadi, al confine meridionale con la Tanzania, che si può addirittura attraversare in macchina!

   Dirigendosi verso il nord del paese, incontrerà invece steppa, deserti e lugga [Letti asciutti di corsi d’acqua].  Perché quelle sono le terre dei nomadi Nilo Camiti e Cusciti. Allevatori in particolare di dromedari. Il cui stile di vita è spesso scandito da razzie e contro razzie di bestiame, più o meno sanguinose.

   Dal punto di vista storico, un rapido excursus lo farà tornare molto indietro nel tempo. Sarà così che si imbatterà nelle straordinarie scoperte della famiglia Leakey, che hanno saputo disegnare nuove date per l’evoluzione dell’Uomo. Poi un grosso balzo in avanti nella storia gli farà incontrare i primi invasori. Vengono dall’Europa (portoghesi)[Preceduti da indonesiani, arabi e persiani], ma anche dall’Arabia (Omaniti). Questi ultimi, dopo essere stati costretti ad abolire la schiavitù, da Zanzibar saranno in grado di esercitare ancora la loro sovranità sul paese, sia pure nominale, fino all’indipendenza del Kenya.

   Nel frattempo, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, la ferrovia Mombasa-Kampala aprirà la strada alla colonizzazione britannica. Così un paio di testimoni saranno in grado di fornirgli qualche elemento in più su un’epoca nella quale molti africani non avevano mai visto un uomo bianco. Erano gli stessi tempi in cui si imponeva la Pax Britannica tra le varie tribù, organizzando spedizioni punitive. Come contro i Turkana del nord. Qualche decennio dopo, la fase terroristica dei Mau Mau sarà seguita dall’indipendenza (1963). 

. Carta politica, 1988
(University of Texas at Austin, Perry-Castañeda Map Collection) 

I capitoli antropologici

   La rassegna è aperta dalla “cultura mista costiera” dei Swahili. Appartengono ai Bantu, a parte alcune realtà minori (Arabi, Shirazi). La loro è una cultura sincretistica, che ha saputo realizzare un’interessante civiltà urbana, densa di sviluppi nel campo dell’architettura, dell’arte, della letteratura scritta in caratteri arabi.

   Subito dopo con gli agricoltori sedentari Bantu, come i Kikuyu, il lettore saprà come il pagamento della “ricchezza della sposa” non equivalga alla compera di una moglie. Qui si inoltrerà nel “Mondo perduto” dei pescatori Bagiuni, vessati da una lunga pulizia etnica da parte somala.

   Il testo del successivo capitolo è tra i più corposi. Riguarda i Nilo Camiti e, naturalmente, i famosi nomadi pastori Maasai. Ampiamente conosciuti attraverso la letteratura e la filmografia, costituirono una formidabile barriera fisica alla penetrazione, prima afro-araba, poi europea, dell’interno africano. Del resto le loro razzie li spingeranno, non solo a Mombasa sulla costa, ma anche a molta distanza dalla loro terra. Fino al lago Nyassa, a ben 800 km di distanza.

   Solo Joseph Thompson, un coraggioso giovanotto inglese, riuscirà ad attraversare per primo la loro pericolosa terra. Giungendo indenne fin sulla sponda del lago Victoria. Il capitolo include anche elementi e fatti poco noti e indubbiamente interessanti. Tra i quali il “complesso del bestiame”, del resto condiviso da altri gruppi di allevatori, e il “governo diffuso”. Senza trascurare le profezie, per lo più avveratesi, del grande laibon (mago professionista) Mbatian, il cui nome figura oggi sulla più alta vetta del monte Kenya.

   Le tribù di lingua cuscitica Somali, Borana, Rendille sono anch’esse composte da allevatori, soprattutto di dromedari. Un accenno (più che sufficiente!) al complicatissimo sistema sociale dei gada (classi d’età) per i Borana, è seguito dalla importantissima cerimonia collettiva del galgulumi per i Rendille, che ogni quattordici anni si tiene in un gigantesco insediamento, che vede riuniti tutti i clan, sulla sponda orientale del lago Turkana, alle pendici del monte Kulal.

   Cerimonia che purtroppo mi “perderò” nel 1980, poiché avverrà un mese dopo la mia partenza dal Kenya. Al termine di quella che è stata la mia seconda ricerca antropologica sul campo. Infatti nel 1980 mi trovavo proprio in quel desertico e settentrionale lago, a non molta distanza dal luogo prescelto per l’occasione. Tanto da poter osservare un notevole incremento della presenza Rendille. La mia prima ricerca risale invece al 1976, ed è stata effettuata nella cittadina multietnica e multiculturale di Isiolo, a nord del Monte Kenya [Situata a 1.106 m di quota, contava 8 201 abitanti all’ultimo censimento del 1969. Erano invece 45 989 nel 2009]Così ho ritenuto utile qui inserire estratti di entrambi i miei diari, Integrando, arricchendo e vivacizzando il testo, con narrazioni “dal vivo” di fatti, luoghi, situazioni, imprevisti, stati d’animo, emozioni, incontri con “l’altro da noi”.... 

Così questo è anche un libro sul Kenya, come l’ho conosciuto e apprezzato durante i miei due lunghi soggiorni: dai confini con la Tanzania, a sud (lago Magadi e Rift Valley), a quello con l’Etiopia, a nord-ovest (lago Turkana) e a nord (Marsabit), alle sponde dell’Oceano Indiano, ad est (Mombasa, Malindi, Gedi)

   La rassegna si conclude con i popoli considerati “marginali”. Pressoché sconosciuti al grosso pubblico, comprendono i cacciatori raccoglitori Bon delle intricate foreste costiere, ai confini con la Somalia; i Dorobo delle foreste dell’interno; i pescatori Elmolo del lago Turkana.

   Ho anche inserito brani dai libri, sia di Thompson, che di Teleki. Che con von Hohnel scoprì il lago oggi chiamato Turkana. Dandogli il nome di Rodolfo, in onore del Principe ereditario della Corona d'Austria[Meno di un anno dopo si sarebbe suicidato a Mayerling, assieme alla sua amante]Inoltre ho aggiunto un paio di paragrafi relativi alla “scoperta”, nel XIX secolo (e nel 1952), degli sfuggenti cacciatori Bon.

   In appendice una galleria “etnografico-artistica” espone le miniature di dipinti raffiguranti i membri di numerose tribù kenyote riportate su 22 carte da gioco. Indubbiamente si inspirano ai ritratti realizzati da Joy Adamson [L’autrice di Nata Libera]. per il governo del Kenya, a partire dal 1949. Per l’attenta cura di dettagli, particolari e paraphernalia tradizionali, sono in grado di contribuire alla maggiore comprensione della variegata umanità kenyota.   

   Il libro, 155 pp, 248 note, è corredato da 154 foto (69 sono mie). Tutte le altre sono d’epoca, alcune anche abbastanza rare. Come quella relativa ad un altro famoso laibon: Lenana, figlio di Mbatia(ca. 1890) [Avrà l’onore di figurare sulla terza vetta più alta del monte Kenya]. 


Le copertine delle quattro versioni del libro
E-Book:  https://www.amazon.it/dp/B0CP2Z7QT3

Versione cartacea a colori "premium":  
https://www.amazon.it/dp/B0CPSNZ9BW

versione cartacea in bianco e nero: https://www.amazon.it/dp/B0CPVC5QBM

versione cartacea non illustrata: https://www.amazon.it/dp/B0CQ7FTRZX


Quella non illustrata (contiene le seguenti carte: politica; fisica; demografica; etnografica; Periplo del Mare EritreoOperazione di “pattugliamento” militare tra i TurkanaPercorso della spedizione Teleki-von Hohnel ai laghi Rodolfo e Stefanie;  Distribuzione delle tribù Somale; Villaggi dei Bon nel distretto di Lamu; Mappa dell'area meridionale Galla e Waboni insieme ai paesi somali adiacenti: dopo i suoi viaggi del 1866 e 1867 di von R. Brenner"), di dimensioni ridotte (15,2 x 22,9) e più economica  potrebbe essere anche impiegata nei corsi di Antropologia Culturale, Etnologia, Storia dell'Africa, Storia e Istituzioni dei Paesi afro-asiatici, Geografia

SOMMARIO
PRESENTAZIONE 
IL PAESE 
LE GENTI 
IL LIBRO 
I capitoli antropologici 
Dal diario di ricerca, agosto 1980 
Escursione verso il sud della Rift Valley e il confine con la Tanzania: Masaailand, Lago Magadi, il sito paletnologico e paleontologico dell’Olorgesailie 
1. INTRODUZIONE STORICA 
UN SALTO NELLA PREISTORIA: SCOPERTE PALEONTOLOGICHE E PALETNOLOGICHE IN AFRICA ORIENTALE 
STORIA ANTICA
L’AZANIA, LA “TERRA DEGLI ZENG, O ZENJ” 
I PRIMI EUROPEI ARRIVANO DAL PORTOGALLO 
IL DOMINIO DEI SULTANI OMANITI
L’AVVENTO COLONIALE INGLESE: IMPERIAL BRITISH EAST AFRICA COMPANY (1887), PROTETTORATO DELL’AFRICA ORIENTALE BRITANNICA (1895), PROTETTORATO E COLONIA DEL KENYA (1920), RIVOLTA MAU MAU (1952-56). INDIPENDENZA (1963) .
Qualche approfondimento storico 
La creazione del Northern Frontier District (1909) 
Due testimoni dei prodromi della colonizzazione britannica .
Browne (1909-1916) 
Storia della fondazione di Fort Hall tra i Kikuyu e i Maasai (1900). Nel 1907 giunge Winston Churchill 
Yardley (1918), Kenya settentrionale: lago Rodolfo (oggi Turkana), Abissini [Merille?], Turkana, razzie, schiavitù, Somali .
2. INTRODUZIONE GEOGRAFICA, DEMOGRAFICA, ETNO-ANTROPOLOGICA 
Dal diario di ricerca del 1976 
Un'inopportuna escursione etnografica in un accampamento di razziatori Samburu (Nilo-Camiti), a nord della cittadina di Isiolo, Kenya settentrionale 
LA PREZIOSA GALLERIA DI DIPINTI ETNOGRAFICI DEL KENYA: 22 POPOLI IMMORTALATI SULLA TELA DALLA TALENTUOSA ARTISTA JOY ADAMSON 
3. LA “CULTURA MISTA COSTIERA”: I SWAHILI 
INTRODUZIONE: LE “CONTAMINAZIONI” ETNICO-LINGUISTICO-CULTURALI AFRO-ASIATICHE 
Una straordinaria fonte storica. Il Periplo del Mare Eritreo, Portolano Greco-Egiziano del I sec. D.C. 
L’Azania 
Contatti con l’Estremo Oriente: le esplorazioni medievali cinesi 
I Cinesi in Africa Orientale: le fonti scritte 
I Ming e le sette esplorazioni marittime di Cheng Ho (o Zheng He), l'«Eunuco dei Tre Gioielli». Fonti scritte e iscrizioni su pietra 
Tramonto di una straordinaria, avventurosa e misconosciuta epopea asiatica nell’Oceano Indiano 
Il contributo acculturativo portoghese 
Alla fine del xix secolo nel folto della foresta equatoriale costiera è scoperta la Macchu Picchu africana, la città medievale di Gedi
3.1 LA CULTURA SINCRETISTICA SWAHILI 
La lingua Swahili, il Kiswahili 
Utendi Wa Inkishafi, celebre poema che rimpiange i fasti del passato 
4. I BANTU, GLI “UOMINI”: GLI AGRICOLTORI SEDENTARI 
Migrazioni, Economia 
Una caratteristica culturale condivisa da numerosi popoli africani: 
la “ricchezza della sposa” 
4.1 I KIKUYU E LA RIBELLIONE ANTIBRITANNICA MAU MAU, PER RIAVERE LA TERRA DEGLI AVI 
Il mito delle origini e il perché dei nomi femminili del sistema clanico patrilineare Kikuyu 
4.2 I BAGIUNI 
Il “mondo perduto” dei Bagiuni, tra le omonime isole somale, l’arcipelago di Lamu, la costa del Kenya: una “pulizia etnica” lunga oltre trenta anni
5. I NILO-CAMITI: I NOMADI PASTORI 
Una caratteristica culturale: il “Complesso del Bestiame” tra i popoli allevatori dell’Africa Orientale 
5.1 I MAASAI 
Nell’immaginario collettivo europeo, arabo e africano 
Nelle terre dei Maasai: Joseph Thompson (1883); la spedizione Teleki-von Hohnel (1888); Charles William Hobley (1929) 
Una storia realmente bellicosa 
Sanguinosi conflitti intertribali (e intratribali: il “suicidio” collettivo Maasai) e la “Pax Britannica” 
Il “governo diffuso”, sistema politico della società acefala Maasai
Le profezie avverate del grande laibon Mbatian 
6. I NILOTICI 
6.1 I LUO 
Migrazioni dei Lwoo 
7. LE POPOLAZIONI DI LINGUA CUSCITICA 
7.1 SOMALI 
7.2 BORANA 
Il sistema sociale dei gada o classi d’età 
Dal diario di ricerca, 1976 
Un inaspettato incontro notturno sulla pista per Garba Tula (e la Somalia) 
7.3 RENDILLE 
Il ciclo della vita tra i Rendille 
Dal diario di ricerca, fine agosto 1980 
Loyangalani, Lago Turkana, Kenya settentrionale: la ricerca ha termine. Non sarà possibile assistere a settembre al Galgulumi Rendille
Un coup de théâtre. Sulla scena “irrompe” un lago il cui nome sembra uscire da un libro di favole, anziché da un testo geo-storico dell’Africa orientale: Lake Paradise 
Il mistero di un “bel nome”
8. LE CULTURE “MARGINALI”: I CACCIATORI RACCOGLITORI DOROBO E BON; I PESCATORI ELMOLO 
8.1 DOROBO, CACCIATORI-RACCOGLITORI DELLE FORESTE 
Il primo europeo ad incontrare i Dorobo, nel corso del suo coraggioso attraversamento della terra Maasai, è l’esploratore britannico Thompson (1883) 
8.2 GLI ELMOLO PESCATORI DEL LAGO TURKANA 
Gli Elmolo, dalla scoperta europea (1888) al 2020 
Alcune caratteristiche culturali 
Dal diario di ricerca, Lago Turkana, Kenya settentrionale, agosto 1980 
L’arrivo al lago, a ca. un secolo dalla sua scoperta e a ca. venti dai miei primi studi antropologici sui Turkana 
Loyangalani, un’oasi nella lava 
Il lodge gestito da un’intrepida donna vicentina
Contatti con la Missione
Con una barca, nonostante l’altezza delle onde del lago per il forte vento, raggiungo il vecchio villaggio degli Elmolo 
Nel villaggio 
Nel 2019 le piogge causate dal cambiamento climatico e la conseguente crescita del livello delle acque del lago hanno costretto gli Elmolo ad abbandonare il villaggio, per portarsi su terreni più’ elevati 
8.3 I BON (BONI, AWEER, WABONI), CACCIATORI-RACCOGLITORI DELLA FORESTA COSTIERA 
I Bon oggi 
Storia dell’avventurosa scoperta dei Bon nelle foreste costiere tra Somalia e Kenya .
Nel 1952 l’incontro dell’etnologo italiano Vinigi Grottanelli con i Bon 
9. APPENDICE 
DAL DIARIO DI RICERCA: UN’AVVENTUROSA “PRIMA” KENYOTA NEL CORSO DELLA MIA INIZIAZIONE ANTROPOLOGICA SUL CAMPO, GIUGNO 1976 
Laisamis, lungo la pista per ritornare ad Isiolo 
Un doveroso aggiornamento 
UNA GALLERIA ETNOGRAFICO-ARTISTICA “PARTICOLARE”
10.BIBLIOGRAFIA 
CARTE 
NOTE
 



venerdì 15 marzo 2024

134. ARCHIPELAGOS AND ISLANDS AT THE MIRROR. SEA-ONES (FAROE and MYKINES, DENMARK), LAND-ONES (CARNIA and SAURIS, ITALY)

 


Barthélemy Lauvergne: Tórshavn in 1839 
(from Voyages de la Commission scientifique de Nord: en Scandinavie, en Laponie, au Spitzberg et aux Feroe, pendant les années 1838, 1839 et 1849, sur la corvette La Recherche)

   The book has the following basic structure:
a) an historical, geo-climatically, administrative, ethno-anthropological and linguistic introduction to both Faroe Islands and Carnia;
b) the singling-out of the ethno-cultural identities of the two communities: 
Faroe, a small community-nation; Carnia, a strong regional identity.
c) the two communities amid tradition and change:

Samal Elias Joensen-Mikines: Pilot Whale hunt [grindadrap], 1942

- the Faroe Islands: the bygd and the traditional self-sufficient community economy (fishing, farming, cultivation, fowling, grindadrap). The changing economy connected to: 1) the sea: deep fishing, ship-building; 2) tending towards the new frontiers of tourism;

Carnia: a modern post-industrial economy, which keeps still strong ties with the mountain habitat (wood industry and handicraft, farming, cultivations), but that is also tending towards a stronger touristic development;

d)      the Great Faroe Crisis of the 1990s and emigration.

   Carnia, land of centuries old temporary and permanent emigration (till the 1960s and 1970s);

e) two case studies in comparison: 

the isolated communities of Mykines (Faroe) and Sauris (Carnia).

From the top of the winding access road, overlooking the extraordinary village of Tjørnuvik, Northern Streymoy, embedded in a typical Faroese botnur (narrow valley) (© Franco Pelliccioni)

Stavolo [shed] and in the background the bell tower and the church of S. OsvaldoSauris di Sotto (© Franco Pelliccioni)

   I should add something more about the last section of the book. 

I have naturally thought that it was necessary to focus some more details of the two situations. 

As we have just seen, our two "worlds", the Atlantic-one, and the Alpine-one, are enough comparable between them. According what represents their main characteristic: isolation in the course of ages. So, bringing selected pieces of different cultural realities, and trying to focus them, is a manner, according me, to try to reach a greater comprehensive picture of the entire frame.

   Isolation has strongly affected both the communities of the sea-island of Mykines and of the land-island of the valley of Sauris. 

And just for this reason, it has been practically impossible for me to reach that Faroe island. But not Sauris!

   Both places are heavily menaced by strong depopulation

Both are looking for a new chance to survive in a future selected tourism. 

Both are still experiencing a strong relation man-environment based upon respect. 

So strong is this attitude, that nature in Mykines must be still be valued in all its great importance!

   Both communities have complied totally with their traditional patterns of spontaneous architectures, perhaps more than other places, in the Faroe, as in Carnia.

   Both their peoples may tell outsiders their long, dramatic, life histories. Made of hardship for islanders and for somari (donkeys) - the Sauris men - and dangerous work (especially for the Mykines islanders and fishermen).

   Both have experienced weeks, sometimes months, or no contact at all with the outside world.

   Moreover, it should be also said, Sauris it is, not only an "island" and highland (the highest hamlet is located 1,400 metres above sea level) within the archipelago Carnia: in its turn made of several, little or wide, valleys, places, towns, villages, within the autonomous Friuli-Venezia Giulia region.

   Sauris, as a matter of fact, represents also an ethno-cultural and linguistic separateness from any other parts of Carnia. 

Because it is a German-speaking community, founded in the XIII century by Bavarian farmers

And the place was reached by a military road for the first time in the history only during the Great War. A normal road was builded later, in 1934

Because the four villages, who made this community, were so poor and so unimportant that they couldn't afford, not even with an outside help, the costs of a road!

...

   The distance of the Faroe islands from Denmark, and their rough and wild landscape, that have preserved them from an intense colonization from the European country, combines itself with the obstinacy, the perseverance, the courage, the attachment of the Faroese people to their own language and roots. 

And still: the notable isolation of the archipelago from the rest of the world, as well as of each village and island from all other villages and islands: all this meant that, respect to other archipelagos, the traditional heritage of the original culture, as well as the same life style of these small farmers-breeders and fishermen, have endured very well the wear and tear of time.

Faroese dance â Viðareidi [Island of Viðoy],
by Franz Emil Krause (1836 - 1900)

In the roykstova.
Photo of Johannes Klein. Nationalmuseet, Denmark

   Much is also owed to the oral tradition, an important “school of life”. That has been able to let go by, almost undamaged, the "witness": the past, the fantastic one, but also the real one. 

In the roykstova, in an intimate and moody atmosphere, between hot flashes and sparkles of flames, they would have been again alive the heroes of a mythical past, and those nearer to us and truer. All of them, however, would have offered to the bystanders a small gem of life, of culture, of what in the incoming times would still be the Faroese life style. 

Marked with wisdom, honesty, courage, yet perseverance. Here, between myth and reality, each new generation was informally inculturated

Slowly learning those that were the authentic values of the structure of the Faroese Atlantic Maritime Culture.

...

A Carnian cjargna (kitchen)

  Somebody has defined the Friulan-Carnian culture as a "civilization of the fogolâr" (fire-place). 

As a matter of fact, like in the Fær Øer, the kitchen with his fireplace has always had an important rôle in the community sphere. 

"The union, the meeting that happened between peoples of every age, and of more than a family, around a fire-place was and still partly is today a determinant element of our culture. 

Because in these evenings unions were consolidated and traditions were handed downThese meetings happened almost every evening during the winter periods (...) The host family (...) set out an ample kitchen and in this all settled (...) The men spoke about what did happened to them abroad, of the plans for the following year, of the jobs to do (…) the boys, that were busy with their games (...) instead were a sort of big sponges that absorbed everything!" 

   Just in those same occasions, but also in others, in the "fredde serate invernali trascorse nelle stalle a fare la "file" (vegliare) i vecchi, 

Dio li abbia in gloria, (che) narravano leggende e miti di cui la tradizione orale carnica è ricchissima" [in the cold winter evenings spent in the stables to make the "file" (“keep watch the old people”), God bless them, (that) recounted legends and myths of which the Carnian oral tradition is rich].

From: ARCHIPELAGOS AND ISLANDS AT THE MIRROR. SEA-ONES (FAROE and MYKINES, DENMARK), LAND-ONES (CARNIA AND SAURIS, ITALY)

E-Book, paper version in colour, I and II ed., and in black and white, 111 pages, 90 notes, 105 images (66 belong to the Photo Library of the A.)


Colour I Ed. : https://www.amazon.it/dp/1521472084


"black and white": https://www.amazon.it/dp/1095009621


AMAZON US AUTHOR PAGE: https://www.amazon.com/Franco-Pelliccioni/e/B01MRUJWH1/ref=ntt_dp_epwbk_0 


SUMMARY

1. Preface 

2. An ethno-anthropological approach to two cultural distances 

3. Historical-geographical introduction 

3.1. The archipelago of the Fær Øer

3.2. Carnia (Cjargne)

3.3. Discussion 

4. The ethnic-cultural and linguistic identities 

4.1. Fær Øer, a small "community-nation"

4.2. Carnia, a strong regional identity. 

4.3. Discussion 

5. Man-environment relationship 

5.1. In the Fær Øer: the sea and the islands

5.2. In Carnia: the wood and the mountain.

5.3. Discussion 

6. The two economies between tradition and change 

6.1. Fær Øer: the bygd and the traditional community subsistence economy 

6.1.1. Fishing and grindadrap (the community whale hunting), fowling, cultivation and breeding 

6.1.2 The changing economy: oceanic fishing, shipyards and tourism 

6.2. Carnia: the traditional economy, the alimentary self-sufficiency 

6.2.1. The Carnian modern economy and the wood: industry and craftsmanship; tourism

6.3. Discussion 

7. The great existential crisis of yesterday 

7.1. The great Faroese crisis of the 1990s and the emigration

7.2. Carnia land of temporary and permanent emigration up to the 1960s and 1970s 

7.3. Discussion 

8. Two “islands” at the mirror: Mykines (Fær Øer) and Sauris (Carnia) 

8.1. Mykines (Fær Øer) 

8.2. Sauris (Carnia)

9. Bibliography 

9.1. Fær Øer

9.2. Carnia

domenica 3 marzo 2024

133.ALLA SCOPERTA DEL MONDO. ARCHEOLOGI, ESPLORATORI, GRANDI VIAGGIATORI, GEOLOGI, NATURALISTI, PALETNOLOGI. VOL. 4: AMERICA

 

Il gruppo di lavoro di Alfred P. Maudslay nella giungla di Quirigua (Guatemala), 1883

   20 sono i personaggi presenti in questo libro, andati alla ricerca di Conoscenza (geografica, storica e culturale), ma anche di Avventuradalla Groenlandia, alla Terra del Fuoco. Ed è stato l’amore per l’Avventura, coniugata sottilmente con la Conoscenza, che ha indissolubilmente legato tra loro queste figure. Dando vita ad uno straordinario filo conduttore, che si è andato snodando, dall’Artico fino a Capo Horn, attraverso epoche, culture, civiltà, popolazioni, territori, nel corso di una continua sfida dell’Uomo contro l’ignoto.

   Sette sono gli esploratori, quattro i naturalisti, sette sono anche gli archeologi, oltre a un geodeta e un geologo.

   Le loro nazionalità sono le più diverseAl pari delle epoche, nelle quali hanno vissuto e operato: dall’anno Mille, alla fine del II° millennio.

   Tra loro, i conquistadores spagnoli, addentrandosi nell’ignoto e navigando lungo fiumi impetuosi, scopriranno cose mirabili e nuove terre, anche se si dovranno confrontare contro donne guerriere.

    Altri, inoltrandosi nel fitto delle giungle del Centro e Sud America, scopriranno i resti di superbe civiltà antiche, di cui si ignorava l’esistenza.

   Poi, attraversando da est a ovest il continente, incontreranno, spesso per la prima volta, le numerose tribù pellerossa del Nord America. Mentre, spingendosi profondamente all’interno del Sud America, si imbatteranno nelle bande degli indios. Non sempre d‘indole pacifica, tanto che, in qualche caso, i loro attacchi dovranno essere purtroppo respinti a fucilate.

   Gradatamente, uno dopo l’altro, mondi nuovi e inaspettati continueranno a disvelarsi davanti agli occhi sbalorditi e curiosi degli esploratori e susciteranno l’interesse scientifico di studiosi e ricercatori.

   A volte sarà la natura in toto l’oggetto privilegiato del pluriennale studio di un paio di scienziati, il cui raggio d’azione avrà le dimensioni di mezzo continente. O sarà solo uno dei suoi molteplici aspetti, a far sì che un pittore si interesserà al variopinto universo degli uccelli.

   Alcuni di essi si muoveranno per scopi più concreti. Andando alla ricerca, a cavallo e a piedi: dell’oro, delle Sette Città di Cibola, dell’Eldorado, di fantastiche città perdute nella giungla. Mentre qualcuno a dispetto di fantasiosi miraggi, ne troverà realmente una... Arroccata sopra i pianori di alte e inaccessibili montagne. Per secoli difesa dalla cupidigia degli uomini, grazie alla sua remota posizione, circondata com’era da giungle impenetrabili e dalle tumultuose acque di un fiume.

   E che dire, poi, di coloro che scopriranno l’esistenza di intere civiltà, del tutto ignote fino ad allora? Oppure contribuiranno a farle conoscere per ciò che veramente sono, senza dare adito a immaginifiche e mirabolanti ricostruzioni storiche?

   O, andando testardamente appresso ad un plurisecolare mito, dopo aver vagato per anni da un luogo all’altro del continente, c’è chi si troverà letteralmente “sotto i piedi” ciò che cercava? È allora che la leggenda, “facendo capolino” da quello che era stato sempre ritenuto solo un “libro delle favole”, diventerà tangibile realtà. Subito “cooptata”, per entrare a pieno diritto nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Non a caso, il padre di colui che, a suo tempo, soffiò l’alito vitale al “mito”, è anch’esso presente nel libro

   Neppure vanno dimenticati coloro che dedicheranno molti anni della loro vita al sacro fuoco della scienza geodetica, specializzazione ai più del tutto sconosciuta. Poiché abbandoneranno patria e famiglia, per cimentarsi, in un remoto angolo del mondo, in osservazioni, che ancora oggi appaiono del tutto astruse. Inoltre, per misurare l’arco di meridiano all’Equatore, si dovranno improvvisare alpinisti e scalare alte montagne e minacciosi vulcani, portandosi appresso le pesanti attrezzature dell’epoca! Qualcun altro, ancora, vagherà per anni tra giungle, fiumi e montagne, per poter disegnare i confini politici, tra Stato e Stato.

   Alcuni, per finanziare le proprie imprese, spesso assai costose dal punto di vista logistico, dovranno fare affidamento solo sulle proprie risorse, o sui contributi di istituzioni, giornali e facoltosi amiciTre di loro sono invece benestanti. Anzi, due sono addirittura straricchi… Per cui il loro unico problema sarà quello di procurarsi sempre il miglior equipaggiamento esistente sul mercato. Così, negli anni ‘1920, ci sarà chi disporrà di: aereo, aerofotografia, radio rice-trasmittente

   Il libro narra anche di una spedizione scomparsa nel nulla, alla ricerca di un “sogno”, che un esploratore inglese aveva sempre tenuto gelosamente segretoMa anche delle decine e decine di missioni, andate invano a cercarla, per quasi un secolo.

   Il sogno riguardava l’esistenza di una città favolosadescritta da un’antica cronaca, probabilmente apocrifa, situata in una regione, dove l’unica civiltà visibile ancora oggi è quella dei villaggi degli indios, immersi nelle boscaglie e circondati dai fiumi.

   A questo punto, però, si impone un ma…! Perché proprio in questi ultimi tempi, un antropologo americano, che da tredici anni ricercava tra gli indios, aiutato da una buona dose di fortuna e dalla sua perspicacia, due doti invero non secondarie, che si sono aggiunte al fatto che era anche un archeologo, affermerà come quella lontana fantasticheria avesse un fondamento di verità. Presumibilmente derivante da leggende tramandate di generazione in generazione dagli indios… Poiché ha scoperto ben venti insediamenti risalenti all’800-1600 d.C., collegati da strade, con case costruite con il materiale esistente nella regione: terra, legno, palme. Ogni insediamento aveva dai 2.000 ai 5.000 abitanti. Cioè numeri ben superiori a quelli degli odierni villaggi, che sono nell’ordine delle centinaia di anime. Poiché le città risalgono a ben prima dell’avvento dei brancos, i bianchi, con le loro malattie e la loro “pacificatrice” violenza. Una scoperta, confermata anche dai radar, dalle rilevazioni satellitari, dai sensori remoti, che ha una portata incredibilmente rivoluzionaria, poiché ha sconvolto le fondamenta stesse dell’Archeologia precolombiana. Tanto che andrebbero, forse, rivalutate le stesse “cronache”, sulle quali si basò la ricerca dell’esploratore scomparso!

   E dire che negli anni ‘1950 il figlio aveva, senza successo, sorvolato la zona. Così la recente straordinaria scoperta potrebbe essere stata resa possibile, grazie al cambiamento climatico, che ha amplificato e moltiplicato gli incendi, anche delle boscaglie del Mato Grosso… 

Nord America

1. Eirík “Il Rosso” (Eirík Thorvaldsson “Rauði”) e la colonizzazione vichinga di Grænland, la “Terra Verde”

2. Francisco Vásquez de Coronado, cercando l'oro, scoprì uno straordinario "giacimento" archeologico e culturale

3. Meriwether Lewis e William Clark: l'avventurosa scoperta del Nord America lungo 11.265 chilometri di terra indiana

....

   "Prendete un pugno di uomini al comando di due soldati di professione. Aggiungete qualche guida, magari franco-canadese, capace di muoversi agevolmente, sia sui fiumi che sul terreno. Inserite uno schiavo negro come domestico e, infine, la moglie indiana di un trapper: ecco l’organigramma di quella che costituì la prima grandiosa traversata, da est a ovest, del continente nordamericano. Ma non basta... Pur essendo stati i primi ad oltrepassare le Montagne Rocciose, portandosi fin sulla sponda dell’Oceano Pacifico ed aver individuato numerose specie vegetali ed animali, il risultato "principe" della grandiosa, epica impresa non è stato, certo, il percorso seguito. Bensì l’incontro culturale (in un caso sarà purtroppo uno scontro fisico) con decine e decine di tribù di pellerossa, di cui per lo più si ignorava totalmente l'esistenza. Un “incontro” reciproco, naturalmente, perché saranno anche i primi bianchi (e negri) visti dalla maggior parte delle nazioni indiane…

(...) Dopo due anni, quattro mesi e dieci giorni ed aver percorso 11.265 chilometri di terre ignote, i Corps of North West Discovery raggiungono nuovamente St. Louis. Hanno scoperto duecento specie botaniche e contattato tribù indiane, i cui membri comprendevano, sia coloro che parlavano un inglese elementare e indossavano cappotti e cappelli regalati da capitani di navi europei, sia coloro che non avevano mai visto prima d’allora un uomo bianco.…

   Servendosi anche delle carte disegnate dagli indiani (su pelle o stuoie, o tridimensionali disegnate sulla sabbia, spesso non orientate a nord, ma al tramonto, o all’alba, o in direzione del viaggio e con le distanze misurate in giorni), mappe, schizzi e appunti daranno vita alla Mappa del Nord America occidentale. Inoltre l’Estimate of Eastern Indians (...) costituisce un considerevole sforzo euristico, sistematico e comparativo, su circa cinquanta tribù e bande di pellerossa, strutturato su diciannove domande: etnonimi, numero di villaggi, tende, guerrieri, abitanti, partners commerciali, località di scambio, nazioni nemiche, alleati, ecc… A Fort Clatsop è stato invece elaborato l’Estimate of the Western Indians (...) Entrambe comunque forniranno un quadro pressoché completo del panorama etnico amerindiano: dalle pianure del Canada al Texas settentrionale, dall’ovest dei Grandi Laghi alle Montagne Rocciose." 

4. L'ornitologo che faceva il pittore: l'americano John J. Audubon, naturalista e celebre disegnatore di uccelli

5. La scoperta di Vínland, l'America dei Vichinghi. Così Helge Marcus Ingstad, esploratore e archeologo norvegese, trasformò un mito in un fatto storico

Centro America

6. Da Wall Street alla scoperta della civiltà Maya: l’avvocato americano diventato archeologo, John Lloyd Stephens, autore della prima seria indagine nello Yucatán

Disegno di Catherwood del cenote di Bolonchén (Campeche). Gli indios scendevano nel pozzo naturale, grazie a questa gigantesca scala


Quarta di copertina: l’A.dall’alto della grande piramide Maya Nohoch Mul (42 m), di CobàQuintana Roo (penisola dello Yucatan), Messico. Stephens (cap.6) ne aveva sentito parlare nel 1842, ma la sua remota posizione gli impedì di raggiungerla, tanto che preferì studiare il sito Maya di Tulum, sulla costa del Mare dei Caraibi. L’archeologo Eric Thompson, maggiormente noto per lo straordinario lavoro (immersione compresa) effettuato nel cenote sacro di Chichén Itzá (cap. 8)visitò invece il sito diverse volte negli anni ‘1920-30 (© Franco Pelliccioni) 

7. Un perfezionista nella terra dei Maya: l'inglese Alfred P. Maudslay "padre dell'archeologia scientifica sul campo" in Mesoamerica

8. Tra i Maya e i loro discendenti: l’archeologo Alfred Marston Tozzer, il massimo studioso dell'antica civiltà mesoamericana

9. Quei "cabezones" degli Olmechi. Nel 1954 Matthew W. Stirling, l’uomo della Smithsonian, ultimava la sua ricerca su una delle più antiche civiltà mesoamericane da lui scoperta

Matthew Stirling accanto all’Altare 5 di La Venta
(dal documentario Exploring Hidden Mexico del 1943, Smithsonian Institute National Anthropological Archives)


Nel corso delle spedizioni effettuate da Matthew Williams Stirling nel 1938-46 nella regione degli Olmechi, Messico meridionale, vennero scoperte colossali teste in pietra vecchie di 2.500 anni. Come questa, una delle tre riportate alla luce presso il sito di La Venta. Probabilmente raffigurava una divinità o un potente condottiero

Sud America

10. Lungo il Rio delle Amazzoni. Fu il luogotenente di Pizarro, Francisco de Orellana, che per primo discese il grande fiume

...

L’incontro-scontro con le Amazzoni, giugno 1542

  "Era una regione "bella dove crescevano querce sempreverdi e sugheri". Qui gli indios, e non solo loro… attaccarono gli spagnoli. Fra' Gaspar de Carvajal, cronista della spedizione, ricorderà come: "essi erano soggetti e tributari delle Amazzoni, e avendo saputo del nostro arrivo erano andati da quelle a chiedere aiuto, e qui vennero almeno dieci o dodici di esse, perché noi stessi vedemmo queste donne, che combattevano davanti a tutti gli indiani come donne capitane, ed esse si battevano così coraggiosamente che gli uomini non osavano fuggire e chiunque tentasse di fuggire lo uccidevano con le mazze (…) Queste donne sono assai bianche e grandi, e portano i capelli lunghissimi intrecciati e avvolti attorno al capo, e sono molto robuste [e vanno quasi nude, con le parti intime coperte], con le frecce e gli archi in mano, e combattono con vigore di dieci guerrieri indiani…".

Sono le leggendarie Amazzoni!"

11. Quell'irrequieto misuratore della terra: Charles-Marie de la Condamine, matematico, geodeta nonché avventuroso esploratore

12. I Tropici visti da un prussiano. Nel 1804 il Barone Friedrich Heinrich Alexander von Humboldt, naturalista e geografo, ultimava la sua storica esplorazione in Sudamerica

13. La vita avventurosa di un paleontologo: il francese Alcide d'Orbigny, viaggiatore, naturalista e padre della micropaleontologia

14. L'uomo che esplorò la Guyana: l'esploratore e naturalista sir Robert H. Schomburgk, prussiano di nascita, al servizio dell'Inghilterra

15. John Louis Rudolphe Agassiz, lo scienziato celebrato da Longfellow. Zoologo, naturalista, paleontologo, glaciologo svizzero-statunitense

16. I tesori dissepolti del Perù archeologico: Max Uhle, uno tra i principali studiosi delle antiche culture andine

17. Uno dei grandi misteri della storia delle esplorazioni. "L'archetipo di "Indiana Jones", il colonnello ed esploratore inglese Percy Harrison Fawcett, scomparve nel 1925, cercando una fantomatica città perduta nel Mato Grosso brasiliano

...

   "Il celebre esploratore britannico Percy Harrison Fawcett (1867-1925?) scomparve infatti nel nulla, quando nel 1925 si mise alla ricerca dei resti di una città leggendaria: forse parte dell'Atlantide?!    "Attraverseremo lo Xingú al decimo Parallelo e ci inoltreremo diritti verso est, attraverso il Tocantins. Superato questo, là dove s'incontrano gli Stati di Goiáz, Piauí e Baía, si trova "Z", il mio obiettivo principale... Quando avremo terminato le nostre ricerche ci sposteremo verso est fino al São Francisco (...) non molto lontano, dall'altra parte del fiume, si trova la città del 1753, che intendo visitare prima di uscire dalle zone selvagge a Salvador". Non sapeva che, dopo la sua sparizione, egli stesso sarebbe diventato una leggenda!

(...) Il 29 maggio del 1925 due mulattieri brasiliani rimandati indietro recano l'ultima lettera indirizzata alla moglie: "penso che verremo a contatto con gl'Indiani tra una settimana o una decina di giorni. Siamo qui al Campo del Cavallo morto, a 11°43' di latitudine Sud e 54°35 Ovest, esattamente nel punto in cui morì il mio cavallo nel 1920 (…) Non devi temere che non si riesca".

  "La spedizione, alla quale partecipano il figlio primogenito ventunenne Jack e il suo amico Raleigh Rimmel, è in procinto di lasciare le sorgenti dello Xingú, per inoltrarsi in terre sconosciute!

   Da quel momento non si saprà più nulla. Va ricordato come la spedizione fosse "leggera", cioè in grado di inoltrarsi più agevolmente nelle terre degli indios, senza tema di venire scambiati per invasori. Anche perché la loro stessa sopravvivenza era legata alle risorse dei luoghi."

   "Se non dovessimo tornare", aveva sostenuto, "non voglio che vengano a cercarci con spedizioni di soccorso. È troppo pericoloso. Se con tutta la mia esperienza, non riusciamo noi a farcela, che speranza può esserci per gli altri? Ecco perché non voglio dire esattamente dove andiamo. Sia che riusciamo a salvarci e ritornare, sia che lasciamo là le nostre ossa a marcire, una cosa è certa. La soluzione dell'enigma dell'antica America del Sud - e forse di tutto il mondo preistorico - si troverà solo quando le antiche città saranno ritrovate e aperte alla ricerca scientifica. Che queste città esistano, lo so con certezza...".

   “Se il viaggio non avrà successo, tutto il mio lavoro nell’America meridionale si concluderà con un fallimento, poiché non potrò fare più nulla. Sarò inevitabilmente screditato come visionario, accusato di volermi soltanto arricchire personalmente” (…)

ALLA RICERCA DI FAWCETT: IERI (1927-1957)

(...) Molti hanno supposto che gli indigeni locali li abbiano uccisi, poiché a quel tempo diverse tribù vivevano nelle vicinanze: i Kalapalo, che furono gli ultimi a vederli, o gli Arumá, i Suyá o i Xavante, nel cui territorio stavano penetrando. Entrambi i giovani erano malati e camminavano con difficoltà quando sono stati visti l'ultima volta, ma non ci sono prove che furono uccisi. È probabile che siano morti per cause naturali nella giungla brasiliana”.

   Si dovranno comunque aspettare oltre venticinque anni, per avere la conferma dell’inesistenza di quella città, almeno come l’aveva concepita Fawcett, grazie alle due spedizioni e relative ricognizioni aeree effettuate nel 1952-4 dal figlio Brian (1906-1984). Sarebbero infatti tutte fallite quelle che, a partire dal 1927, si organizzarono, per individuare le tracce del colonnello e dei suoi compagni. Incluse quelle dei singoli individui che, a vario titolo, in quegli anni già si trovavano, o si inoltrarono, nel Mato Grosso, per cercarlo, spesso perdendovi anche la vita."

(...) 1931

  "Nella regione del fiume Kuluene la spedizione antropologica dell’Università della Pennsylvania diretta da Vincent Petrullo (1906-1991) si imbatte in indios Kalapalo, che avevano incontrato i tre uomini scomparsi. A quanto pare i giovani erano malati e non volevano proseguire. Per cinque notti gli indios da lontano videro innalzarsi il fumo del loro accampamento, poi più nulla. Più tardi constateranno che l’accampamento era stato abbandonato. Questa sarà la versione “ufficiale”, più meno integrata da altri particolari, che da allora in poi sarà fornita dai Kalapalo sulla misteriosa scomparsa della spedizione…

Uomini della tribù Kalapalo

   Petrullo ritiene che Fawcett probabilmente “è morto di sete, fame o malattia. Da qualche parte nelle dense foreste ad est del fiume Kuluene. Credo sia impossibile per il colonnello Fawcett essere vivo in una regione che non si conosce. Là le notizie viaggiano velocemente. Specialmente se riguardano uomini bianchi, perché ce ne sono pochi”.

(...) 1932

   "A questa nobile “gara” prende parte anche un personaggio che, interessandomi a Ella Maillart, a suo tempo avevo debitamente citato: il giornalista del Times di Londra Peter Fleming (1907-1971), fratello del più noto Ian, il creatore di James Bond. Infatti la grande viaggiatrice e scrittrice svizzera lo incontrerà a Pechino nel 1935 ed effettuerà con lui uno straordinario viaggio fino in India."

(...) Dopo aver letto un’inserzione apparsa sul Times: “spedizione esplorativa e sportiva, con guida esperta, partente Inghilterra giugno per esplorare Brasile centrale, se possibile accertare fine colonnello Fawcett; caccia abbondante, piccola e grossa; pesca eccezionale; posto libero per due fucili; referenze reciproche”, come corrispondente del giornale partecipa alla spedizione organizzata da Robert Churchward. Raggiungendo con la guida di due indios Tapirapé l’Alto Xingú e il “Campo del Cavallo Morto”, l’ultima posizione conosciuta della spedizione. Purtroppo la missione è destinata a fallire, per i dissapori con il leader sul campo, il capitano Holmani”.

18. L'Amazzonia di Alexander Hamilton Rice. Una singolare figura di esploratore, medico e geografo statunitense nel Sudamerica degli anni venti

...

Il sanguinoso attacco dei Guaharibo (Yanoáma), 1920

   "Nel gennaio del 1920 Hamilton Rice è accampato, con la sua numerosa e bene armata spedizione, nei pressi delle rapide Guaharibo (Venezuela), tra Venezuela e Brasile, sul lato occidentale della Sierra Parima, al confine con il territorio degli indios Guaharibo (“le bianche scimmie urlatrici”). A piedi ha raggiunto faticosamente la zona, dopo aver lasciato l’Eleanor II, la sua imbarcazione di oltre 13 metri. E i Guaharibo costituiscono un gruppo Yanoáma, definito dall’antropologo Chagnon, che decenni dopo vi condurrà una ricerca, il “Popolo Feroce”, per la loro determinata resistenza agli stranieri. Oltre tutto discendono dai guerrieri che, meno di due secoli prima (1763), avevano selvaggiamente combattuto contro gli spagnoli...

   Subito si avvicina una banda di indios, dalle intenzioni non certo pacifiche. Provvisti, come sono, di lunghi archi, frecce e mazze. Si cerca perciò di parlamentare in spagnolo, ma anche in Tupí-Guaraní e Makiritari. Facendo il gesto di donare coltelli, ami e specchi. Atteggiamento che viene però frainteso e scambiato come segno di debolezza. Imbracciati archi e frecce, quattro indios sono pronti a colpire. Ritenendosi sotto attacco, gli esploratori, dotati di fucile, carabina e revolver, dapprima sparano in aria. Poi ad altezza d’uomo, dopo che una freccia al curaro, lunga 2 m, si infilza accanto ad Hamilton Rice. Così vengono uccisi due indios e l’assalto è respinto, ma la spedizione dovrà essere interrotta. Hamilton Rice più tardi scriverà: “non c'erano alternative, loro erano gli aggressori, sdegnando ogni tentativo di parlamentare o di tregua, ci hanno costretto alla difesa, cosa che risultò disastrosa per loro e una profonda delusione per me”.

19. Machu Picchu: la "Vecchia Cima" perduta tra le nuvole. La città degli Incas scoperta nel 1911 dall’archeologo americano Hiram Bingham

...

   "E dire che fino ad allora non si era molto fidato di quel ragazzino Quechua, che gli avevano affibbiato come guida… Poi, non essendo uno specialista nel campo, pensa che nessuno crederà mai alle sue parole. Fortuna che con sé ha una macchina fotografica. Potrà così riprendere ciò che incredibilmente ha davanti agli occhi: Machu Picchula città perduta degli Inca. Una maestosa città, dalla raffinata architettura, che impressiona per come è stata pianificata. Adattandosi perfettamente all’ambiente che la circonda, inclusi i due splendidi picchi, coperti da nuvole. Oltre tutto c’è uno straordinario panorama mozzafiato, visto il dislivello di oltre 300 m!"

Come si presentava Machu Picchu a Bingham nel 1912, dopo i primi lavori di pulitura (da: National Geographic, aprile 1913)

   20. Avventure etnologiche di un grande geologo. Versatile e intrepida figura quella di Victor Oppenheim, scienziato franco-lettone, studioso del Sudamerica

Da: ALLA SCOPERTA DEL MONDOARCHEOLOGI, ESPLORATORI, GRANDI VIAGGIATORI, GEOLOGI, NATURALISTI, PALETNOLOGI.  VOL. 4: AMERICA 

E-Book, versione cartacea in bianco e nero di grandi dimensioni (16,99 x 1,17 x 24,41), 253 pp, 243 note,  Bibliografia, 197 immagini (14 sono dell'A.), Appendice ("Narrazione Storica di una Grande, Nascosta Città Antichissima, Senza Abitanti. Che Venne Scoperta nel 1753", conservata con il n.512 nella Biblioteca Nazionale di Rio de Janeiro)





INTRODUZIONE 

NORD AMERICA 

1. EIRÍK “IL ROSSO” (EIRÍK THORVALDSSON “RAUÐI”), ca. 945-950- ca. 1002 

In Groenlandia 

In Islanda 

Si naviga verso la “Terra Verde” 

2. FRANCISCO VASQUEZ DE CORONADO, 1510-1554 

3. MERIWETHER LEWIS, 1774-1809 e WILLIAM CLARK, 1770-1838 

4. JOHN JAMES AUDUBON, 1785-1851 

5. HELGE INGSTAD, 1899-2001 

La visita di Anse-aux-Meadows (isola di Terranova), alla personale “scoperta” di Vínland 

Alla ricerca della mitica Vínland 

Biografia 

Governatore della Terra di Eirík il Rosso (1932-33), Groenlandia orientale, quindi Governatore delle Svalbard

Tra gli Apache, 1938; i Nunamiut alaskani, 1950-51; in Groenlandia, 1953 

CENTRO AMERICA 

6. JOHN LLOYD STEPHENS, 1805-1842 

L’incontro a Londra con l'artista e architetto Frederick Catherwood, 1836

Il contratto da firmare prima della partenza per il Messico, 1839 

La spedizione si inoltra nella regione dei Maya, 1839 

7. ALFRED PERCIVAL MAUDSLAY, 1850-1931 

Centro America, Indie occidentali, Queensland australiano, Polinesia 

Tra i Maya: Honduras britannico (Belize), Guatemala, Messico, 1880-1894 

8. ALFRED MARSTON TOZZER, 1877-1954 

Nello Yucatán, tra le rovine Maya e gli indios Lacandoni, 1902-1905 

In Guatemala, 1910-11 

9. MATTHEW W. STIRLING, 1896-1975 

Biografia 

Florida, Sud Dakota, Nuova Guinea, 1923-1927 

In Sud America, 1928-1932 

Mesoamerica e America Centrale: la scoperta delle “teste” degli Olmechi, 1938-1946 

Panama, Ecuador, Costarica, Jalisco (Messico), 1948-1967 

SUD AMERICA 

10. FRANCISCO DE ORELLANA, 1500-1545

L’incontro-scontro con le Amazzoni, giugno 1542 

Alla ricerca dell’Eldorado 

La spedizione lascia Quito, 1539 

Si naviga, prima lungo il Rio Napo, poi nel Rio “non ancora” delle Amazzoni… 

Le Amazzoni 

È raggiunta Nueva Cádiz, agosto 1542 

La seconda spedizione, 1545 

Le Amazzoni e gli indios Tupinambá 

11. CHARLES-MARIE DE LA CONDAMINE, 1701-1774 

Colombia, Panama, Ecuador, 1735-36 

Marzo 1743: “l’arco è misurato”… 

12. FRIEDRICH HEINRICH ALEXANDER VON HUMBOLDT, 1769-1859 

Parla Humboldt 

Cenni biografici 

13. ALCIDE CHARLES VICTOR MARIE DESSALINES D'ORBIGNY, 1802-1857 

In Sud America, tra pericoli di ogni natura, attacchi di pirati e corsari, percorre 3.500 km, ricercando nei più vari campi e collezionando un’immensa mole di materiali, 1826-1834 

Ritorno in Francia, 1834 

14. SIR ROBERT HERMANN SCHOMBURGK, 1804-1865 

Cartografo nelle isole Vergini, 1831-1835 

Nella Guyana britannica, 1835-1839 

Traccia i confini tra Guyana, Venezuela e Brasile, 1840-1844 

15. JEAN LOUIS RUDOLPHE AGASSIZ, 1807-1873 

Biografia 

Vienna, Parigi, Neuchâtel 

Tra i ghiacciai delle Alpi, 1837 

Tra i ghiacciai della Scozia, 1840 

Stati Uniti, dal 1846 

La spedizione Thayer (Brasile), 1865-66 e la crociera dell’Hassler, 1871-1872 

16. MAX UHLE, 1856-1944 

Argentina, Bolivia, Perù, 1892-1897 

Ancora in Perù, 1899-1901, 1903-1909 

In Cile, 1912-1918 

In Ecuador, 1919-1933 

Di nuovo in Perù, 1939-1942 

17. PERCY HARRISON FAWCETT, 1867-1925? 

L’autentico Indiana Jones, nel corso della sua ultima esplorazione sudamericana, alla ricerca di una civiltà perduta, scompare nel nulla (1925)

La biografia di un eccezionale, coraggioso, visionario include ben otto esplorazioni, tra Bolivia e Brasile 

Le ultime notizie dal Campo del Cavallo Morto: 29 maggio 1925 

La rivalità Fawcett-Alexander Hamilton Rice 

Una misteriosa scomparsa 

ALLA RICERCA DI FAWCETT: IERI (1927-1957) 

ALLA RICERCA DI FAWCETT: “OGGI” (1982-2005) 

L’incontro con l’esploratore Fawcett, secondo la narrazione tramandata oralmente dai Kalapalo 

La straordinaria scoperta nel Mato Grosso di una rete di città precolombiane: Kuhikugu. Fawcett aveva quindi ragione? 

18. ALEXANDER HAMILTON RICE JR., 1875-1956 

Una biografia “molto” al di sopra delle righe

Sette spedizioni in Amazzonia, 1901-1925 

Il sanguinoso attacco dei Guaharibo (Yanoáma), 1920 

Nel corso dell’ultima spedizione modernamente equipaggiata (utilizzo dell’aereo e dell’aerofotografia, disponibilità di una radio rice-trasmittente) viene girato il primo documentario sull’Amazzonia, 1924-1925 

19. HIRAM BINGHAM, 1875-1956 

L’incredibile scoperta sulle Ande peruviane, 1911 

Biografia 

Una prima spedizione sulle tracce di Bolivar (Venezuela, Colombia) è seguita da quella della strada spagnola, tra Argentina e Perù, 1906-1908 

La Yale University Peruvian Expedition e la scoperta di Machu Picchu, che ritiene essere Vilcabamba, 1911 

20. VICTOR OPPENHEIM, 1906-2005 

Biografia 

In Sud America 

Argentina, dal 1930 

Brasile e Perù, 1935-36 

Cinquanta spedizioni tra Ecuador (9 spedizioni), Colombia (23), Bolivia (8), Perù (10), 1937-1949 

Stati Uniti, e non solo… 

APPENDICE 

BIBLIOGRAFIA 

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PAGINA AUTORE ITALIA;

https://www.amazon.it/Franco-Pelliccioni/e/B01MRUJWH1/ref=dp_byline_cont_book_1