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sabato 25 giugno 2022

38. UNA RASSEGNA E UN INVENTARIO CULTURALE DELLE POPOLAZIONI ARTICHE E SUBARTICHE DI ASIA, EUROPA E AMERICA

 

Oopungnewing, nei pressi dell’attuale Iqaluit (già Frobisher Bay, isola di Baffin, Canada), da: Arctic Researches and Life Among the Esquimaux: Being the Narrative of an Expedition in Search of Sir John Franklin in the Years 1860, 1861, and 1862, Charles Francis Hall (1865)

UNA DOVEROSA PREMESSA

Versione integrale della comunicazione “Le Scienze Umane e Geografiche nell'Artico, Priorità e Prospettive”  letta al Convegno Internazionale tenutosi a Ny Ålesund (Spitsbergen, Svalbard), nel corso dell’Inaugurazione Ufficiale della Base Artica Italiana del CNR "Dirigibile Italia" (1997).

L’arrivo dell’Italia di Nobile nella "Baia del Re" (Ny Ålesund, Svalbard),
6 maggio 1928

   Nonostante il tempo trascorso, ritengo tuttora valido quanto allora scrissi per l’importante e prestigiosa occasione, a proposito di quello che avrebbe dovuto rappresentare un robusto programma di ricerche artiche, da realizzare sia nella mia disciplina, che in quelle collaterali. Tutti studi sul campo da conseguire “partendo” da quella nostra straordinaria base alle Svalbard.

Le preziose armature dei Coriachi, Siberia. Jesup North Pacific Expedition
(1897-1902)
   Mi accinsi a compiere questa breve rassegna, sapendo benissimo come fosse solo un tentativo, un modesto approccio di un antropologo alle variegate realtà culturali dei popoli artici. Anche considerando il tempo limitatissimo avuto a disposizione per elaborarla. In altri tempi lo Schapera ebbe circa otto mesi per il suo Some Problems of Anthropological Research in Kenya Colony (1949). E dire che si trattava solo di un piccolo paese dell'East Africa, che ben conosco.

Jesup North Pacific Expedition (1897-1902): due giovani Tunguse (oggi Evenki), Siberia, In ossequio all’Antropologia Fisica ottocentesca la didascalia originale recita: “notare le proporzioni del corpo col grande volume della testa e del tronco

   Oggi sembra del tutto scontato ed ovvio affermare come quello di allora sia stato solo un grandioso sogno ad occhi aperti. Una sorta di wishful thinking, come dicono i britannici, del tutto utopistico e impossibile da concretizzare, sia pure in piccolissima parte, già ancor prima della crisi economica, in cui da anni versa il nostro paese. Poi, dopo che il mio “libro dei sogni” silente e modesto per lungo tempo è stato abbandonato in un cassetto, fin quasi ad essere dimenticato (nella Baia del Re avevo potuto leggere solo una sua breve “anticipazione” in inglese che, a mo’ di abstract, riporto in fondo al libro), ecco a ciel sereno arrivare un imprevisto input, che mi ha subito indotto a rileggere attentamente quelle neglette carte. Forse non è rigorosamente scientifico il dirlo, eppure in qualche modo la molla scattata in me l’ha innescata un’intervista televisiva rilasciata da un noto attore di un film di straordinario successo di pubblico. Allorché accennò alle isole Svalbard, alla nostra Base, agli orsi polari. Così, pagina dopo pagina, mi sono convinto della bontà del lavoro, della sua attualità e della sua struttura di allora, tanto da lasciarla pressoché intatta.

   Poi, pur rispettando la struttura integrale di buona parte del testo, indispensabili e continui controlli e verifiche mi hanno poi consigliato di apportare alcune modifiche, qualche novità (sul cambiamento climatico, ad esempio), numerosi aggiornamenti statistici, integrazioni e approfondimenti, un paio di nuovi capitoli, compreso quello riguardante l’algebra degli etnonimi (i nomi, passati e attuali, dei vari popoli artici e subartici), o sui “Tungusi Cavalieri”. Arruolatisi nei reggimenti cosacchi nel XVIII° e XIX° secolo. Inoltre è grazie al lavoro scientifico, che porto avanti ormai da oltre mezzo secolo, che devo la consuetudine di elaborare note definibili “di sostanza”. Alle numerose già scritte all’epoca (155), ne ho aggiunte un’altra cinquantina. Un apparato fotografico di tutto rispetto, proveniente sia dalla mia fototeca, che dal “dominio pubblico” (quelle storiche), impreziosiscono il testo. Anche loro sono arricchite da corpose didascalie, come amo fare da quando ho iniziato la mia attività pubblicistica.

IL LIBRO

   Il saggio ci parla dell’Artico, di esplorazioni geografiche e di ricerche scientifiche, nazionali e internazionali, regionali e intercontinentali. Grazie a un folto Gotha di esploratori e studiosi che, a ragione, sono entrati anche nella Storia con la S maiuscola. Ad iniziare dallo stesso Nobile e continuando con John Ross, Parry, Rae, Nansen, Duca degli Abruzzi, Amundsen, Nordenskiöld (per gli esploratori), ma anche Boas, Rasmussen, Stefansson, Paul-Emile Victor, Malaurie (per gli antropologi). Soprattutto offre un’autentica e ampia rassegna delle popolazioni artiche (e subartiche) autoctone di Asia, Europa e America, che spazia dalla Siberia all’Alaska, passando attraverso Russia Artica, Lapponia, Svalbard, Islanda, Groenlandia, Artico canadese.

   Una panoramica che naturalmente coinvolge la mia disciplina (l’etno-antropologia nelle sue varie differenziazioni, specializzazioni e coniugazioni), ma anche numerose altre. Come, ad esempio: archeologia, linguistica, ecologia. In cuor mio ritengo che il quadro messo a disposizione della curiosità e dell’interesse del lettore, sia esso “generico”, che specialistico, possa essere apprezzabile.

L’A. mostra i resti di un’abitazione (costole di una balena) di Thule. Pre-eschimesi dediti alla caccia ai grandi mammiferi marini. Oggi il sito è stato ricostruito dagli archeologi. Resolute Bay (oggi Qausuittuq), Cornwallis Island, Nunavut, Alto Artico canadese 
 Franco Pelliccioni

   Così, dopo aver raggiunto per nave Sitka, la capitale di quella che un tempo era stata l’America Russa, nell’Alaska sud-orientale, a bordo di un vetusto Dakota atterreremo ad Old Crow, tra gli indiani Gwich’in dello Yukon. Già chiamati Loucheux, cioè “strabici”, un termine che definire “stravagante” è poco... 

   Quindi ci porteremo sulle rive del Mar Glaciale Artico. Così, prima ad ovest nei Northwest Territories, poi ad est nell’autonomo Nunavut, avremo modo di visitare nell’Artico canadese alcune comunità Eschimesi (Inuit) e di osservare sezioni dello storico Passaggio a Nord-Ovest. Non senza aver prima raggiunto con un lungo balzo aereo Resolute Bay, nell’Alto Artico. Dove non saremo molto distanti dal Polo Magnetico. 

   Successivamente nella “Terra Verde”, la Groenlandia, riusciremo a dare una “sbirciata” alla fattoria del celebre fuorilegge e colonizzatore vichingo Eirík Raudi, alias Eirík “il Rosso”. 

  Continuando a spostarci nel nostro viaggio ancora più ad est, un accenno all’Islanda e già siamo nel Mar di Barents, pronti a sbarcare nelle polari isole Svalbard. Dove ancora oggi minatori norvegesi e russi estraggono carbone dalle viscere della terra. 

 Proseguendo nel nostro lunghissimo itinerario verso oriente, cercando sempre di mantenerci sulle alte latitudini, nel Nord Norge incontreremo i Lapponi (Sami) e visiteremo una loro antica fattoria. Anche se in seguito, nei musei all’aperto di Stoccolma e, quindi, di Helsinki, ci imbatteremo nuovamente nelle loro tradizionali abitazioni e fattorie e, in un caso, costruite anche dal popolo dei Careli

   Poi il vostro umilissimo “Virgilio” dovrà lasciare necessariamente il passo alla letteratura etno-antropologica: “ubi maior…” D’ora in avanti sarà infatti essa a guidare il nostro vagabondaggio artico. In particolare allorché ci addentreremo nella Russia artica e, poi, nell’immensa Siberia. 

   Infine, oltrepassato lo Stretto di Bering, ecco ricominciare il nostro tour del Tetto del Mondo. Poiché saremo arrivati nuovamente in Alaska! Perciò ci dovremo interessare ai popoli che vivono nelle tundre e nelle foreste di terre artiche e subartiche, composti da cacciatori di mammiferi marini e di animali per la carne e la pelliccia, di allevatori di renne, perfino di agricoltori, di cui l’A. non ha conoscenza diretta. Un’apparente dicotomia, questa, che però non risulterà evidente al lettore. Poiché regioni, popoli, tematiche e problematiche saranno avvicinate sempre in maniera sistematica e il più possibile onnicomprensiva.

Da: QUI BASE ARTICA DIRIGIBILE ITALIA, SVALBARD. DALLA TERRA DEGLI ORSI POLARI UNA RASSEGNA E UN INVENTARIO CULTURALE DEI POPOLI DEL GRANDE NORD

(E-Book, versione cartacea a colori e bianco e nero, I e II ediz., 243 pp., 204 note, 232 immagini, di cui 106 a colori (82 sono dell'A.) 

E-Book e versioni cartacee a colori e in bianco e nero, I ediz.

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Versioni cartacee a colori e in bianco e nero, II ediz.

https://www.amazon.it/dp/1790164621

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SOMMARIO

PREMESSA

1 L’INAUGURAZIONE A NY-ÅLESUND, LA STORICA “BAIA DEL RE” DI NOBILE E AMUNDSEN

1.1 In cammino verso il pilone dei dirigibili Norge e Italia

1.2 L’invito

1.3 Ny-Ålesund, la “Baia del Re”

1.4 La stazione di ricerca internazionale

1.5 La Base Dirigibile Italia

1.6 Ancora su Ny-Ålesund

2 LA COMUNICAZIONE PRESENTATA AL CONVEGNO: LE SCIENZE UMANE E GEOGRAFICHE NELL'ARTICO, PRIORITÀ E PROSPETTIVE

2.1 La Base "Dirigibile Italia"

2.2 Il contributo che l’Italia potrebbe apportare alla conoscenza dell'artico

2.3 Gli Italiani e l'Artico

3 LA RASSEGNA DEI POPOLI CIRCUMPOLARI, TRA EURASIA E AMERICA

3.1 L'Artico

3.2 I Popoli circumpolari

3.3 Rapido preambolo sui nomi dei popoli, gli etnonimi, per superare “quasi” indenni la confusione di identità etnico-linguistiche

3.3.1 Russia (e Siberia)

3.3.2 Finnmark

3.3.3 Inuit (Eschimesi) tra Siberia, Alaska, Canada, Groenlandia

3.3.4 Indiani in Alaska e Canada

3.4 Siberia (e Kamchatka)

3.4.1 Gruppo linguistico samoiedo:

3.4.2 Gruppo linguistico ugro-finnico:

3.4.3 Gruppo linguistico turco:

3.4.4 Gruppo linguistico tunguso:

3.4.5 Gruppo paleo-asiatico o paleo-siberiano:

3.5 Russia Artica

3.6 Fennoscandia

3.7 Islanda

3.8 Groenlandia

3.9 Artico Canadese

3.9.1 Inuit (Eschimesi)

3.9.2 Indiani (subartico occidentale e centrale),

3.9.3 Indiani Algonchini (subartico)

3.10 Alaska

3.10.1 Aleuti

3.10.2 Inuit (Eschimesi):

3.10.3 Indiani Athabaska:

4 GLI STUDI ETNO-ANTROPOLOGICI E GEOGRAFICI

5 LE PRIME GRANDI MISSIONI ETNO-ANTROPOLOGICHE E GEOGRAFICHE ARTICHE

5.1 Artico canadese e Groenlandia: Boas, Holm, Stefansson, Rasmussen e le sue sette “Spedizioni Thule”

5.2 Tra Asia e America: la Jesup North Pacific Expedition (1897-1902)

5.3 I Russi nelle Svalbard: la spedizione Cicagov (1764-66)

5.4 Le ricerche scientifiche nelle Svalbard: dal viaggio della Recherche, tra Lapponia, Islanda e Svalbard (1838-39)

6 SETTORI ARTICI DI INTERESSE PER EVENTUALI PROGRAMMI E PROGETTI DI RICERCA SINGOLA E PLURIDISCIPLINARE

6.1 Svalbard

Preistoria

Archeologia

Archeologia subacquea

Archeologia industriale 

Etnostoria

Antropologia urbana: storia degli insediamenti dal 1900 ad oggi

Antropologia dello Sviluppo  

Turismo

Il "Grande Cambiamento" nelle comunità norvegesi e russe avvenuto a partire dagli anni '1990

6.2 Fennoscandia settentrionale (e Penisola di Kola)

Lapponia

6.3 Russia Artica, Siberia, isole Siberiane

I Pomori del Mar Bianco

I Pomori e il commercio con la Norvegia

Rotta Marittima Settentrionale (Passaggio a Nord-Est)

6.4 Alaska continentale

6.5 Gli Aleuti (tra Alaska e Siberia)

6.6 Beringia Siberiana

6.7 Artico canadese

6.8 Groenlandia

6.9 Islanda

7 AREE PROBLEMATICHE DI POSSIBILE FUTURA RICERCA

7.1 Archeologia

7.2 Archeologia Subacquea

7.3 Etno-Antropologia

Antropologia politica

Il ruolo delle organizzazioni autoctone. Il problema dei diritti acquisiti tradizionali dei popoli artici sulla propria terra

Il Cambiamento Culturale e i nuovi problemi ambientali

Il ruolo dell'educazione e dell'insegnamento della lingua tra i popoli nordici

L'Ambiente e l'Uomo

Etnicità

Il Mito dell'Artico;

Acculturazione tra gli europei indotta dai popoli artici

7.4 Etnopsichiatria e Antropologia Psicologica Transculturale e non. I "disturbi etnici “storici e attuali

7.5 Etnoscienza tra i popoli nordici: la "nuova" frontiera dell'antropologia. La cartografia degli Inuit (Eschimesi)

7.6 Etnostoria

Le grandi migrazioni eschimesi del passato

Storia del contatto: incontro tra bianchi ed eschimesi. Il caso degli Eschimesi Polari della Groenlandia

Movimenti revivalistici: nativistici, messianici, millenaristici

8 L'ANTROPOLOGIA "RECIPROCA"

9 PREISTORIA

10 SOCIOLOGIA

Devianza sociale

11 TRA ETNOGRAFIA, ETNOLOGIA E ANTHROPOLOGY OF VISUAL COMMUNICATION

Arte

12 ARCHITETTURA NORDICA TRADIZIONALE E INNOVATIVA, AUTOCTONA E NON

Architettura tradizionale tra gli autoctoni

Architettura tradizionale norvegese

Impianti centralizzati di teleriscaldamento e servizi

Il cambiamento climatico e il caso delle costruzioni, che poggiano su un permafrost in via di graduale scioglimento

13 IL TRASPORTO NELL'ARTICO (VIA TERRA E VIA MARE): PERSISTENZA DEI MODELLI TRADIZIONALI, LE INNOVAZIONI TECNOLOGICHE

14 GEOGRAFIA POLITICA

La sovranità sulle terre artiche: statunitensi, danesi e norvegesi si contendono la sovranità sulle isole della Regina Elisabetta

Gli Statunitensi (Peary) e la Groenlandia settentrionale

Il caso della Groenlandia orientale e i norvegesi: un'altra No Man's Land.

14.1 Il ruolo delle organizzazioni internazionali nell'artico

Processo di Rovaniemi

Arctic Council

Northern Forum

IASC, International Arctic Science Committee

15 LINGUISTICA

16 ANTROPOLOGIA APPLICATA: LA DIVULGAZIONE SCIENTIFICA

Raccolta dati generali, areali, specialistici

I Musei Nordici

Università e Istituti di Ricerca Nordici: Alaska, Finlandia, Islanda, Norvegia, Russia, Svezia  

Alaska

Finlandia

Islanda

Norvegia

Russia

Svezia

Università, Istituti e Biblioteche con specializzazioni sull'Artico: Canada, Finlandia, Francia, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Norvegia, Russia, Stati Uniti, Svezia

Canada

Finlandia

Francia

Giappone

Gran Bretagna

Norvegia

Italia

Russia

Stati Uniti

Svezia

17 BIBLIOGRAFIA

17.1 Generale: Artico, Polo, Esplorazioni, Archeologia, Etno-antropologia

17.2 Artico, Cambiamento Climatico

17.3 Bibliografia areale

Alaska

Artico Canadese, Generale ed Esplorazioni (e Yukon)

Groenlandia, Generale, Vichinghi

Islanda

Pomori (Russi del Mar Bianco)

Fennoscandia e Lapponia (Sami - Lapponi, Kvens, Careli)

Russia Artica, Siberia e la Rotta Marittima Settentrionale (Passaggio a Nord-Est)

Svalbard

18 A NON CONVENTIONAL ENGLISH ABSTRACT: THE HUMAN AND GEOGRAPHICAL SCIENCES IN THE ARCTIC, PRIORITIES AND PERSPECTIVES: AN INTRODUCTORY OUTLINE

The Base "Dirigibile Italia"

The Contribution that Italy could bring to Arctic Knowledge

The Italians and the Arctic

The Arctic Peoples, between Europe, Asia, America

The Etno-Anthropological and Geographical Studies 


37. ANTROPOLOGIA, ARTICO E SUBARTICO, AVVENTURA, CITTA' MONDIALI, ESPLORAZIONI, "GIRO DEL MONDO", GRANDI VIAGGI, ISOLE E ARCIPELAGHI TRA ATLANTICO E MEDITERRANEO, NAVIGATORI, PAESI NON SOLO ESOTICI


Un "racconto" in 32 libri Amazon, sia E-Books Kindle, che in versione cartacea, a colori e/o in bianco e nero [il numero delle pagine e delle foto si riferisce alla versione cartacea]:

ANTROPOLOGIA
 - Le Grandi Avventure dell’Antropologia. Antropologi culturali, sociali, fisici, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 1 da Adolf Bastian a Vinigi Lorenzo Grottanelli, 171 pp., 145 foto; versione in bianco e nero.

- Le Grandi Avventure dell’Antropologia. Antropologi culturali, sociali, fisici, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 2 da Thor Heyerdahl ad Alfred Reginald Radcliffe-Brown, 181 pp., 163 foto; versione in bianco e nero.

- Le Grandi Avventure dell’Antropologia. Antropologi culturali, sociali, fisici, etnologi, etnografi, etnomusicologi, etnostorici. Vol. 3 da Knud Rasmussen a Rosebud Yellow Robe, versione cartacea in bianco e nero, 188 pp., 157 foto.


ARTICO E SUBARTICO 
- Qui Base Artica Dirigibile Italia, Svalbard. Dalla Terra degli orsi polari una Rassegna e un Inventario culturale dei Popoli del Grande Nord, 243 pp., 232 foto; versione a colori e in bianco e nero.


- Ai Confini d’Europa; Viaggio-Ricerca nell’Islanda dei Vulcani, dei Ghiacciai, delle Saghe, del Mondo Vichingo, 299 pp., 345 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Tra i Ghiacci del Passaggio a Nord-Ovest. Prologo ad una ricerca antropologica tra gli Inuit dell’artico canadese  268 pp., 174 note, 254 immagini, di cui 127 a colori, versione a colori e in bianco e nero 

AVVENTURA 
- L’Avventura al Femminile. Venti Ritratti di Donne Straordinarie, che hanno percorso le Vie del Mondo alla Ricerca di Conoscenza, 157 pp., 115 foto; versione in bianco e nero.

-
Grandi Raids Automobilistici della Storia. La Pechino-Parigi e le “Crociere” Citroen, Tra Africa, Asia e America del Nord, 109 pp., 104 foto, versione in bianco e nero.

CITTA' MONDIALI 
- Dalla Vichinga Dubh Linn alla Gaelica Bhaile Átha Cliath. “Passeggiando” per Dublino e oltre…, 116 pp., 104 foto; versione a colori e in bianco e nero.
- Esposizioni Universali, Coloniali e Internazionali di Parigi 1855-1937. Alla ricerca delle straordinarie testimonianze delle “Manifestazioni Massime” dell’Impero francese: Industria, Tecnologia, Invenzioni, Arte, Architettura, Paesi, Genti, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 118 pp., 146 foto.

- Lisbona, tra Tradizione e Modernità. Alla Scoperta di un’insolita “Capitale-Vetrina” Atlantica, versione cartacea illustrata a colori e in bianco e nero, 243 pp., 288 foto
- Lisbona, tra Tradizione e Modernità. Alla Scoperta di un’insolita “Capitale-Vetrina” Atlantica, versione cartacea non illustrata, 118 pp. ...

ESPLORAZIONI 
- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 1: Europa – Asia, versione cartacea in bianco e nero, 188 pp., 157 foto.
- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 2: Africa, versione cartacea in bianco e nero, 224 pp., 179 foto.

- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 3: Artico-Antartico, versione cartacea in bianco e nero, 134 pp., 116 foto.

- Alla Scoperta del Mondo. Archeologi, Esploratori, Grandi Viaggiatori, Geologi, Naturalisti, Paletnologi, Vol. 4: America, versione cartacea in bianco e nero, 219 pp., 166 foto.

"GIRO DEL MONDO" 
- Il Giro del Mondo… in 15 Treni. Transcontinentali e di lusso, di penetrazione coloniale e militare, dei cercatori d’oro, degli hajji, “alpinistici”, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 241 pp., 223 foto.

GRANDI VIAGGI 
- Viaggio attraverso l'Inside Passage, nella Terra degli Indiani dei Totem e dell’ex America Russa. Sulla costa del Pacifico dell’America di Nord-Ovest, tra Colombia Britannica e Alaska, versione cartacea illustrata a colori e in bianco e nero, 192 pp., 191 foto.

ISOLE E ARCIPELAGHI TRA ATLANTICO E MEDITERRANEO
- Nell'arcipelago degli “uomini-uccello” di St Kilda. Vita e Morte di una Remota Comunità Scozzese, 101 pp., 68 foto; versione a colori.

Archipelagos and Islands at the Mirror: Sea-Ones (Faroe and Mykines, Denmark), Land-Ones (Carnia and Sauris, Italy), 111 pp., 105 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Alla Scoperta di Megali Nísi, l’isola di Creta. Storia, Archeologia, Natura, Cultura, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 153 pp., 179 foto.

- Ultima Thule. Ricordi di un Viaggio di Studio Invernale nelle Isole Shetland, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 133 pp., 114 foto.

- Ultima Thule. Memories of a Winter Study Journey to the Shetland Islands, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 131 pp., 115 foto.

- Reminiscenze di un Viaggio nell’Arcipelago Scozzese delle Orcadi, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 178 pp., 172 foto.

- Viaggio nelle Atlantiche Isole Fær Øer. Il Paese dai tetti di prato, che ondeggiano al vento, versione cartacea illustrata a colori e in bianco e nero, 182 pp., 180 foto.

NAVIGATORI 

- Masters & Commanders Verso l’Ignoto. Navigazioni straordinarie ai confini della terra, Parte I: XIV-XVIII secolo, 170 pp., 130 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Masters & Commanders, Parte II: XIX secolo, 165 pp., 150 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Masters & Commanders, Parte III: XX secolo, 113 pp., 104 foto, versione a colori e in bianco e nero.

PAESI NON SOLO ESOTICI

Dal Tell al Sahara. Viaggi in Tunisia, tra le testimonianze archeologiche del passato e culturali arabo-berbere-islamiche odierne, 178 pp., 198 foto; versione a colori e in bianco e nero.
- Viaggi in Egitto 1980-2009. Crociera aerea e fluviale sul Nilo; ai confini con il Sudan, alla ricerca di Berenice Trogloditica e della “carovaniera degli 11 giorni”; nel Sinai, versione cartacea a colori e in bianco e nero, 238 pp., 271 foto

- Viaggi in Egitto 1980-2009. Crociera aerea e fluviale sul Nilo; ai confini con il Sudan, alla ricerca di Berenice Trogloditica e della “carovaniera degli 11 giorni”; nel Sinai, versione non illustrata, 133 pp.

- Immagini dall’Egitto. Images from Egypt. Companion Book di: Viaggi in Egitto 1980-2009, libro fotografico bilingue: italiano-inglese, 171 pp. 278 foto, di cui 277 a colori.

 - Nel West. Attraverso le Montagne Rocciose, il Sud-Ovest, I deserti della California meridionale, 116 pp., 76 foto; versione a colori e in bianco e nero.

- Companion Book di Nel West. Conquistadores, Esploratori, Naturalisti, Archeologi, Etnologi alla Scoperta del West, 108 pp., 47 foto, versione in bianco e nero.


Amazon Autore USA  

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O: amazon.com/author/francopelliccioni

Amazon Italia 

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Amazon United Kingdom 

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venerdì 21 gennaio 2022

8. A PROPOSITO DELLA FOTOGRAFIA (MA ANCHE DI CINEPRESE 8 E SUPER 8 MM, E DI TELECAMERE)

 

"Vedute d'Italia, Ariccia vicino Albano, nei dintorni di Roma", lastra di albumina, foto Ernest Eléonor Pierre Lamy, ca.1861 - 1878, Rijksmuseum, Amsterdam

A cavallo tra gli anni ’1970 e ’1980, le ricerche effettuate tra Africa orientale, nord-orientale, America e Artico avevano consentito di raccogliere una ricca messe di foto, che ritenevo per la maggior parte belle ed interessanti. Tanto da desiderare di metterle a disposizione del pubblico in un libro fotografico, che avrebbe spaziato dalla natura (ambiente, animali), all’etno-antropologia (“usi e costumi” dei popoli). Fotografie realizzate sin dal 1975, con quella che, all’epoca, forse costituiva la migliore attrezzatura in circolazione. Tanto che ci fu chi la definì la Rolls Royce delle macchine fotografiche, poiché faceva concorrenza alla Hasselblad, che con la missione Apollo era stata portata persino sulla Luna, ma le cui caratteristiche tecniche erano decisamente diverse. Sto parlando della Nikon F, con diversi accessori, tra cui un potente teleobiettivo da 300 mm. Dove caricavo esclusivamente rollini di diapositive Kodak Ektachrome 35 mm, da 64 a 400 ISO. Del resto molte mie foto già corredavano, integrandoli, gli articoli che andavo via via pubblicando su diverse riviste. Inoltre da “fotografo semiprofessionista” avevo venduto foto (Italia meridionale, Grecia, Stati Uniti, Messico) all’Enciclopedia della Curcio: La Grande Avventura dell’Archeologia (1980) e a Natura Oggi, la rivista della Rizzoli, da decenni scomparsa.
Le immagini fanno parte, assieme ai disegni, alle registrazioni sonore, ai diari, ai quaderni di ricerca e ai questionari, dell’indispensabile documentazione, che ogni buon antropologo raccoglie sul terreno. Inoltre non a caso negli anni ‘1980 ho fatto anche parte della Society for the Anthropology of Visual Communication di Washington. Del resto in tutti i miei “racconti”, sia articoli, che libri, ho sempre ritenuto essenziale integrare il più possibile i testi con le immagini.

Quella mia antica idea di realizzare un "book" fotografico presto si sarebbe dovuta scontrare con la dura realtà del mercato editoriale, anche a quei tempi particolarmente difficile, certo non come oggi... Sarei stato infatti caldamente sconsigliato dal farlo, nel corso di una lunga conversazione notturna, avuta casualmente con una famosa editrice siciliana, nel corridoio del vagone cuccetta del rapido, che dal nord mi riportava a Roma. 

Solo nel 2020 pubblicherò su Amazon il libro fotografico bilingue (E-Book e cartaceo): Immagini dall’Egitto. Images from Egypt. Companion book di: Viaggi in Egitto 1980-2009. Crociera aerea e fluviale sul Nilo; ai confini con il Sudan, alla ricerca di Berenice Trogloditica e della “carovaniera degli 11 giorni”; nel Sinai. In tutto 278 immagini, di cui 277 a colori. Foto riprese, nell’arco di quasi trent’anni, sulle due sponde di el-Bahr, il Nilo, e sulla costa del Mar Rosso, che arricchiscono e, in qualche caso, completano il ricco apparato fotografico già presente nei Viaggi in Egitto.

https://www.amazon.it/dp/B08DCZ7D9F ;
https://www.amazon.it/IMMAGINI-DALLEGITTO-IMAGES-EGYPT-COMPANION/dp/B08DGCFSDH/ref=tmm_pap_swatch_0?_encoding=UTF8&qid=&sr=


IL PONTE DI ARICCIA (RM)

La Comet III della Bencini, la mia prima macchina fotografica (1960)

  

Non potevo non incominciare questo post sulla fotografia, da me largamente utilizzata nel corso dei miei viaggi e delle ricerche antropologiche sul campo effettuate tra Vecchio e Nuovo Mondo, ricordando come ho iniziato ad usare una macchina fotografica. 

LE PRIME MACCHINE FOTOGRAFICHE, ANNI ‘1960


Alla fine degli anni ‘1950 rimasi molto turbato nell'apprendere dal giornale come un ragazzino si fosse lasciato andare nel baratro, dal ponte di Ariccia. Avvenimento che mi sconvolse moltissimo, anche perché aveva più o meno la mia età.
[Solo nel 2000 verranno apposte lungo tutto il ponte delle barriere in tensostruttura. A quanto pare non troppo funzionanti, se ancora nell’ottobre del 2021 si sono manifestati due suicidi (un ragazzo di 18 anni e uno psicoterapeuta di 43: Il Messaggero, Enrico Valentini, “Ponte di Ariccia, la triste conta dei suicidi. Le reti non bastano più, Trovato il corpo senza vita di un medico, pochi giorni fa si era gettato un 18enne”, 27 Ottobre 2021, Web Page 18.1.2022]

I cronisti, cercando di arricchire i loro servizi giornalistici, ricordarono come, nonostante l'età, il ragazzino fosse un appassionato di fotografia e l’apparecchio fotografico da lui utilizzato una Comet III Bencini. Pubblicarono anche una foto della sua macchina, che  mi apparve subito bella, anche per il suo corpo in lucente alluminio. Oltre tutto la sua verticalità la faceva assomigliare ad una cinepresa. Scopro oggi che aveva anche diverse ed interessanti caratteristiche. Pertanto, dopo aver messo da parte il denaro sufficiente per comprarla, nel 1960 avrò anch'io una Comet, quella riportata nelle tre immagini. Farò le prime foto a Fiumicino e a Porto Santo Stefano (Argentario), dove sono ritratto con i calzoncini corti, come si usava all’epoca. Era maneggevolissima, si potevano scattare 16 foto, la pellicola era di formato 127.

Anni dopo, grazie all'avvento della popolare ed economica Kodak Instamatic, mi sarei arreso alla comodità e rapidità del caricare il film (oggi diremmo con la facilità di un “click”), servendomi di una cartuccia di plastica. Realizzerò foto quadrate e a colori. In quel periodo (anni ‘1960) avrei anche effettuato le mie prime riprese "cinematografiche", utilizzando la 8 mm Kodak Brownie, mentre avrei sperimentato la Polaroid Land Camera Swinger 20, che non necessitava di camere oscure, perché le 8 piccole foto stampate (5,4 x 7,3 cm) si sviluppavano da sole. All’epoca un’autentica rivoluzione…

KENYA 1976. UTILIZZAZIONE DI UNA CINEPRESA SUPER 8 MM

Negli anni ‘1970 avrei acquisito una cinepresa Canon 518 Auto Zoom Super8, che utilizzerò anche durante la mia prima ricerca africana in Kenya nel 1976. Molto ingenuamente, pensavo di realizzare qualche piccolo documentario per la televisione. Così, oltre a tutta l’attrezzatura fotografica e di registrazione sonora, porterò con me anche un pesante treppiede d'alluminio. 

Le riprese furono poche. In pratica si limitarono a solamente due occasioni. La prima fu la visita al National Museum of Kenya e al suo straordinario serpentario, a Nairobi. Scortato e accompagnato, vista la mole e la pesantezza dell’attrezzatura di allora, ma anche  a causa di sempre possibili problemi di criminalità, da due inservienti africani del Flora Hostel, dove ero alloggiato: così aveva voluto la Madre Superiora...

La seconda occasione si manifesterà più tardi. Quando nel corso della mia ricerca nella cittadina multietnica di Isiolo, a nord del Monte Kenya, nel settentrione del paese, a bordo di una vecchia Land Rover parzialmente scoperta, guidata da un Turkana, un ex cacciatore di leoni, con uno dei  miei due assistenti di ricerca mi recherò nella Samburu Game Reserve. Allora il turismo di massa era solo nascente. In pratica durante tutto il corso di quella lunghissima e straordinaria giornata non vedrò l’ombra di un turista. Salvo quando andrò a mangiare nel Samburu Lodge. Le riprese cinematografiche saranno comunque varie (panorama, rinoceronte, elefanti, scimmie, gazzelle, giraffe e, incredibilmente, addirittura un leopardo, di giorno...). In quell'occasione scoprirò che era meglio dedicarmi totalmente alla fotografia. Poiché non era possibile, come dire, dividersi. Le “scoperte”, che farò nel corso di quella mia “iniziazione antropologica”, saranno in effetti due. A Roma avevo infatti cominciato a studiare il Kiswahili, la lingua franca dell’Africa orientale (e non solo), un vero e proprio passe-partout intertribale. Facendo esercizi su esercizi e cercando di imparare a memoria il glossario. Non avendo le parole alcunché in comune con quelle delle lingue europee. Così, anche in questo caso decisi che mi sarei limitato a fare l’antropologo. Lasciando l’apprendimento delle lingue ai glottologi. Perché, come molti altri colleghi, da allora in poi mi sarei servito del preziosissimo ausilio di interpreti ed assistenti africani, appartenenti anche a tribù diverse… 

LE RICERCHE ANTROPOLOGICHE E LA MIA PRIMA MACCHINA FOTOGRAFICA REFLEX PROFESSIONALE: NIKON, 1975-1987


Nel 1975 ecco arrivare la mia prima macchina "importante”, la Nikon F Photomic; obiettivo 50 mm Nikkor H.C 1:2; grandangolare Nikkor 28 mm, 1:28; teleobiettivo da 300 mm. Nikkor-H Auto, 1: 4,5; filtri skylight; diapositive Kodak Ektachrome. In quello stesso anno l’utilizzai nel corso dei miei viaggi e soggiorni a Parigi, in Grecia e nelle isole Tremiti. Era una fotocamera così importante (e costosa), che l'avrei assicurata in tutto il mondo (salvo Unione Sovietica, Cina e Corea del Nord), e per numerosi anni, con una società britannica,.al notevole costo di centomila lire l'anno. Nel caso di  un'eventuale perdita, danneggiamento o furto, era l'unica compagnia che, all'epoca, poteva rimborsarmi l'intero costo di una nuova fotocamera Nikon.    

Come macchina ausiliaria, in caso di anomalie della Nikon, alcuni anni dopo mi sarei servito anche di una Asahi Pentax, con un eccellente zoom della Tamron.  

KENYA Nel 1976 la Nikon sarà indispensabile durante la mia prima ricerca antropologica sul campo nel Kenya settentrionale.

MESSICO Nel 1978 sarà con me durante la mia ricerca tra gli indios Huave del piccolo villaggio di Santa Maria del Mar, nell’Istmo di Tehuantepec, Oaxaca, Messico.


SUDAN, 1979


Nikon, Polaroid EE100, Agfa pocket 2008.
Khartoum, Festa Nazionale Sudanese, Sergio Bonelli, Tex Willer, Gerardo Bamonte, Sahara, Hoggar, Fortini Legione Straniera, albero del Ténére, Chad, Fort Lamy, Ambasciatore Filippo Anfuso

Nel 1979, quando effettuai la mia prima ricerca nella cittadina multietnica di Malakal, nella Provincia del Nilo Superiore, nel Sudan meridionale, ad 850 km a sud di Khartoum, oltre alla Nikon mi sarei avvalso di altre due macchine fotografiche. 

La prima era la Polaroid EE100, con le sue foto colori (sempre in numero di 8), da consegnare alle persone da me ritratte. 

Recandomi in un paese islamico, oltre tutto sottoposto ad un regime dittatoriale (quello di Ja'far al-Nimeyri), dove  i divieti di fotografia erano numerosi la seconda era l’Agfa pocket 2008. Una macchina sottile da utilizzare, se necessario, senza dare troppo nell'occhio. In realtà userò solo un paio di rollini, per scattare foto in bianco e nero e a colori del tutto normali, certamente non alla "James Bond"

Fotografando una parata popolare della Festa Nazionale Sudanese (Indipendenza) a Khartoum. 

Festa Nazionale Sudanese, Khartoum, un momento della parata popolare

Poi in occasione di un party "molto informale", tenutosi nella frescura (tanto ricercata, vista la temperatura di oltre 40° all’ombra, di quel mese di febbraio…) dei giardini della nostra Ambasciata a Khartoum (e, visti i costumi da bagno, probabilmente accanto ad una piscina, di cui però non ho il ricordo...). Dove, oltre all'Ambasciatore Filippo Anfuso, incontrerò l’amico  Gerardo Bamonte, un antropologo "americanista", anche lui appena arrivato in Sudan, ma per via terra… Mi spiegherà che, assieme ad un suo amico paletnologo, presente anche lui al party, come del resto aveva fatto in precedenza (ricordo, ad esempio, il viaggio in India e, se non sbaglio, anche in Amazzonia), questa volta aveva accompagnato in jeep Sergio Bonelli, l’autore di Tex Willer, già rientrato a Roma. Perché Bonelli desiderava vedere i fortini della Legione Straniera. Così da Algeri avevano attraversato tutto il Sahara, imbattendosi lungo la pista anche in diverse roulotte (sic). Dopo aver raggiunto l'Hoggar ed aver oltrepassato il confine con il Mali, era "passato" per il famoso e solitario albero del deserto del Ténéré. In realtà una sua "controfigura" metallica. Perché, come sappiamo, l'acacia fu investita e abbattuta da un camionista ubriaco nel 1973.. Poi, viaggiando verso est in direzione del Sudan, nelle vicinanze dell’aeroporto di Fort Lamy, nel Chad erano riusciti fortunosamente a scampare ai colpi di mitragliatrice degli aerei dei ribelli, che stavano martellando le piste. 

Da sinistra: l'Ambasciatore Anfuso, il paletnologo, il compianto amico Gerardo Bamonte, infine il sottoscritto, prima della "cura dimagrante tropicale".

Un incontro, il nostro, del tutto inaspettato e indubbiamente carino, che ci vedeva insieme in un luogo insolito. E non ci eravamo incontrati in precedenza, perché loro stavano all'Hilton Hotel (leggermente decentrato rispetto al centro cittadino), mentre io avevo la camera all'Arak. Inoltre ero arrivato appena un paio di giorni prima a Khartoum, a bordo di un DC8 dell’Alitalia,  E dire che avevo lasciato Roma con la neve e per questo il decollo dell’aereo   era stato più volte rimandato. Tanto da temere che non sarei più partito per il Sudan, con tutte le conseguenze che ciò avrebbe potuto provocare!  Solo intorno alle 3 di notte arrivò la telefonata tanto attesa. Poiché, Inch'Allah!, annunciava la partenza dell'aereo per l'Africa… 

Nell’estate del 1980 utilizzerò la Nikon durante la mia seconda ricerca sul campo nel Kenya nord-occidentale (Elmolo del lago Turkana), mentre nel dicembre 1980-gennaio 1981 l'avrò a Malakal, nel Sud Sudan. 

Nikon che userò ancora nelle SHETLAND E ORCADI  (1982), nell'ARTICO CANADESE (1983) tra gli Inuit (eschimesi) e a  TERRANOVA E SAINT PIERRE ET MIQUELON (1987)


ISOLE SVALBARD 1994, ISOLE FAROER 1995, ISOLE EBRIDI ESTERNE (e St KILDA) 1997, ISLANDA E GROENLANDIA 1998: CANON EOS 500

Nel 1994 la Canon EOS 500 (zoom 35-80 1:4-5,6; zoom 100-300 mm ultrasonic 1:4,5.5,6; diapositive Kodak Ektachrome) sostituirà la vecchia e pesantissima Nikon. L’utilizzerò sia alle Svalbard, che alcuni anni dopo in Islanda.  In entrambe le occasioni avrei fatto anche delle registrazioni televisive con la mia videocamera Explorer della Philips VHS c VKR 6840 (acquisita all'inizio degli anni ‘1990). Alla quale, su prezioso suggerimento della dirigente della Philips di Roma, aggiunsi un ulteriore, potente teleobiettivo.  Le riprese nell’arcipelago artico norvegese furono, in realtà, poche, mentre quelle in Islanda, grazie al fatto che in quel viaggio di ricerca non ero solo, furono sufficientemente lunghe. In grado di arricchire ed integrare la documentazione raccolta nella Terra del Ghiaccio e del Fuoco.

Sull'Islanda il mio libro Amazon (E-Book e versione cartacea, a colori e in bianco e nero:

https://www.amazon.it/Franco-Pelliccioni/e/B01MRUJWH1/ref=dp_byline_cont_pop_book_1

Ai Confini d’Europa: Viaggio-Ricerca nell’Islanda dei Vulcani, dei Ghiacciai, delle Saghe, del Mondo Vichingo

                                       

 L’AVVENTO DEL DIGITALE, 2001

Nel 2001 ecco la prima macchina digitale, una Fuji (FinePix S 304; 3,2 Mega Picxels; Zoom ottico 6x, corrispondente a un 38-228 mm). L’userò per la prima volta nel corso del mio primo viaggio in Tunisia. Con la Canon che diventava la macchina ausiliaria, ma era estremamente utile per gli scatti rapidi - mercati, persone, bambini, animali -, per i grandi spazi, grazie al suo grandangolare, e per le foto a distanza, con il suo 300 mm). 

Una macchina straordinaria, quella digitale, che consentiva di conoscere immediatamente il risultato di ciascuna fotografia e di poter scattare foto in numero pressoché illimitato  Utilizzando le minuscole schede di memoria XD) con un ingombro decisamente inesistente. Rispetto al peso e alle dimensioni delle svariate decine di rollini di diapositive (in media ciascuna consentiva 36 scatti, ma potevano essere anche di più...), che mi sono sempre portato appresso per il mondo. Una straordinaria rivoluzione, se si considera anche il fatto che, specialmente ai tropici, i rollini delle diapositive nel lungo termine potevano subire inconvenienti dovuti a calore e umidità

Così che nel 1980 sviluppai subito le diapositive scattate in Kenya (lago Turkana) grazie alla Kodak (East Africa), al mio rientro a Nairobi.  Ma la mia nuova Fuji del 2001 aveva un problema non da poco. Abituato com'ero alla Nikon, ma soprattutto alla Canon,  e ai suoi due zoom ultrasonici, che consentivano scatti fulminei. Infatti con la mia prima fotocamera digitale dovevo calcolare con la maggiore esattezza possibile la corretta inquadratura dei soggetti che stavo riprendendo: in base al movimento di persone, animali, o del veicolo dove mi trovavo. Perché c’era sempre un non indifferente iato  tra l’istante dello scatto e l’inquadratura finale! .

La prima volta che vidi una piccola macchina digitale fu nel 1997. L'aveva l’amministratore della Base Dirigibile Italia nella Baia del Re, nelle artiche isole Svalbard, che avevamo da poco inaugurato. Mi disse che con quella fotocamera poteva mandare la documentazione fotografica direttamente al CNR a Roma, allegandola ad una E-Mail.

Ricordo ancora come, poco dopo l'acquisto della Fuji, parlando con il direttore artistico (laboratorio fotografico) del mio giornale e accennando alle sue caratteristiche, nonché al notevole costo, mi disse che la sua macchina, che era solo un paio d’anni più vecchia, non solo aveva peculiarità decisamente inferiori alla mia fotocamera, ma era anche costata molto, ma molto di più. Non potevo, quindi, lamentarmi!

Le mie altre macchine digitali acquisite nel corso del tempo:

Fuji FinePix S 304 6 X Optical Zoom, 3,2 Megapixel, 1:8,2; 

Fuji FinePix A 850, zoom ottico 3 X, 8,1 megapixel, 1:8.

Fuji FinePix A 900, 9 megapixel, zoom ottico 4 X 

Fuji FinePix S1500, Bridge, 10 megapixels, caratterizzata da un potente zoom: 12 X (33-396 mm). L'utilizzerò, ad esempio, nel corso del mio viaggio in Giordania.

Infine un'altra Nikon, ma digitale, che si tiene in un taschino! La Coolpix S 3200, Obiettivo Nikkor 6X Wide Optical Zoom VR, 26-156 mm , 4.6-27.6 mm, 1:3,5-6,5; 16,8 Megapixels  

TELECAMERA DIGITALE

Samsung  camcorder Varioplan 65 X Intelli-Zoom f=2,1-109.2 mm, F-1,8. 



Nell'innevata Foresta Pietrificata dell'Arizona scatto una foto con la Nikon e il tele da 300 mm, 1980

  

Riguardo alle foto subacquee: 

nel Mar Rosso meridionale, ai confini con Sudan, userò l'Amphibia underwater 35 mm motorizzata UW 303 della Vivitar e diapositive Kodak Ektachrome. Mentre nel Mar Rosso centrale avrò a disposizione la macchina fotografica digitale Fuji FinePix A 900, 9 megapixel, zoom ottico 4 X e custodia subacquea WP-FXA800, 1: 2,9;